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Metodi e didattica delle attività motorie e sportive, Dispense di Scienze Motorie

Metodi e didattiche delle attività motorie e sportive: Affronta principalmente 4 diversi temi: Metodi Didattiche Attività motorie Attività sportive 1- metodi: Metodo, inteso come ricerca - indagine - modo di ricerca. Ma anche percorso per raggiungere uno scopo, procedimento seguito per perseguire uno scopo. In esso rappresenta anche la regolarità costante in cui si procede.

Tipologia: Dispense

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Scarica Metodi e didattica delle attività motorie e sportive e più Dispense in PDF di Scienze Motorie solo su Docsity! Metodi e didattiche delle attività motorie e sportive: Affronta principalmente 4 diversi temi: 1) Metodi 2) Didattiche 3) Attività motorie 4) Attività sportive 1- metodi: Metodo, inteso come ricerca - indagine - modo di ricerca. Ma anche percorso per raggiungere uno scopo, procedimento seguito per perseguire uno scopo. In esso rappresenta anche la regolarità costante in cui si procede. Esplicita delle regole e tecniche particolari che presiedono a certi procedimenti che rinviano alle diverse concezioni filosofiche a cui un metodo è legato. 2- didattiche: si intende la parte dell’attività e teoria educativa che concerne i metodi di insegnamento. Si distingue: - didattica Generale: riferita a criteri e condizioni generali della pratica educativa - Didattica Speciale: riferita alle singole discipline d’insegnamento o alle caratteristiche particolari del soggetto dell’apprendimento. - Didattica Sperimentale: la quale si avvale di metodi e tecniche elaborati dalla psicologia e dalla statistica che vanno a misurare l’efficacia di specifiche modalità di intervento educativo. Quando un Metodo si applica all’insegnamento di qualcosa -> diventa un metodo d’insegnamento con lo scopo di far apprendere qualcosa = Didattica Quindi insegnare che cosa? Movimento e Sport possono essere insegnati attraverso metodi d’insegnamento -> didattiche Quali sono i metodi per apprendere il movimento e lo sport? Partendo dal presupposto che ognuno ha la propria individualità particolare, e chiedendo ad un individuo di riprodurre uno stesso movimento di un altro, il movimento sarebbe apparentemente simile, ma non uguale, poiché ciascuno cerca di interpretarlo a modo suo = unico e irripetibile. Motivo per cui l’attività dell’uomo è una continua creazione. Data la premessa : siamo unici e irripetibili = necessario conoscersi: - capire chi siamo - Da dove veniamo - Dove pensiamo di andare - Perché ci troviamo qui - Perché cerchiamo una determinata cosa - Per dovere? - Per il ruolo che ricopriamo? Si pone un interrogativo anche sul ruolo del docente, il quale si deve mettere in discussione riguardo proprio approccio, metodi e tecniche, poiché la vita è un continuo conoscere e conoscersi, sperimentarsi e migliorarsi, quindi l’insegnate dovrebbe imparare dagli studenti. Il ruolo dello studente a scuola: imparare dei. Materie, discipline per la sua futura professione, ma soprattutto perché sente che la vita è un fenomeno da scoprire, pouchè non c’è nulla di certo in quello che pensiamo di sapere. Questa materia si pone all’inizio di una fase importante della vita, poiché moralmente ed eticamente impegnata in riflessioni personali e collettive necessarie per comprendere degli aspetti problematici: - collocare il movimento nella vita e nella società - Riflettere riguardo “il movimento nella vita della gente e nella mia vita personale” Il movimento nella vita di una persona: 1 - rappresenta la consistenza - Il suo valore intrinseco rappresenta un fenomeno di rilievo nella vita delle persone - La sua utilità sociale lo rende oggetto di attività professionale - Il coinvolgimento complessivo può rappresentare il motivo di investimento della propria vita professionale: Tre aspetti hanno senso nelle vite professionali: • conoscenze • Vastità degli argomenti, i quali sono difficili da confinare e la visione finale sarà comunque incompleta • Complessità del concetto e della materia ( solo in Italia se ne occupano decine di Dipartimenti e Centri di Ricerca). Alcune discipline che si occupano del movimento: - movimento e filosofia - Movimento e biologia - Movimento e antropologia - Movimento e fisica - Movimento e chimica - Movimento e anatomia - Movimento e fisiologia - Movimento e neuroscienze FONDAZIONE BIOETICA DEL MOVIMENTO È possibile legare all’etica il movimento dell’uomo? Per comprendere il fenomeno movimento dobbiamo considerare vari aspetti particolari, ovvero il significato e la forma che assume nella vita odierna. Il movimento opera su due versanti distinti, ovvero, quello di chi lo esegue e quello di chi lo fa eseguire. Possiamo dire che abbraccia due sfere: il valore intrinseco del movimento nella vita delle persone e quello della bioetica. ETICA: “scienza normativa degli atti umani” vera e propria scienza che codifica atti e comportamenti umani dando loro un VALORE: vengono sentiti come propri, degni e se li condividiamo; DISVALORE: non sentiti propri, non condivisi. Questa scienza che pretende i dare un giudizio al comportamento delle persone. L’etica è nella vita delle persone (tutti emettono giudizi, positivi o meno, sui nostri comportamenti e degli altri). Ma quando riguarda la vita in senso stretto delle persone? Quando un mio comportamento danneggia la vita di un altro, in questo caso non si tratta solo di etica, bensì di un qualcosa più preciso e circoscritto, ovvero la BIO-ETICA. BIOETICA: la scienza che cerca di dare una risposta morale ai nuovi interrogativi morali, ovvero, quelli che nascono nella vita concreta delle persone (bios- vita; ethos-etica) = l’etica della vita. - Questi interrogativi nascono con la diffusione della conoscenza e dello sviluppo scientifico e tecnologico. - Quindi parliamo della scienza che si occupa dei comportamenti dell’uomo nei confronti degli altri. Proponiamo varie problematica esistenziali: - EUTANASIA - CLONAZIONE UMANA - TRAPIANTO DI TESTA - DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE SANITARIE: a chi la precedenza? Uomini o bambini? - PROBLEMATICHE DI INIZIO VITA; QUANDO SI PUO’ PARLARE DI VITA? PROBLEMATICHE VITA PERINATALE - PROBLEMATICHE DI FINE DELLA VITA; VITA TERMINALE - PROBLEMATICHE DI VITA = PROBLEMATICHE DI NATURA BIOETICA chi se ne occupa? BIOETICISTI 2 all’umanizzazione della medicina e particolarmente importante a seguito dei crimini medici commessi dal nazismo in Germania. Pensata come revisione del giuramento di Ippocrate e basata su verità morali comprensibili e riconoscibili modernamente. Alcuni emendamenti della dichiarazione sono stati criticati da alcuni medici cattolici, poiché urterebbero l’inviolabilità della vita umana. Secondo altri invece, sostengono che al suo interno ci siano delle frasi ideologiche e religiose che non dovrebbero esserci in un codice deontologico che rifiuta ideologie politiche, etniche, religiose,.. 1948 - Carta dei Diritti dell’uomo: espone i diritti dell’uomo, nella sua dignità, nel valore della persona umana, nell’eguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, promuove il progresso sociale, migliore tenore di vita e maggiore libertà. L’uomo nasce libero, con egual dignità e diritti, dotato ragione di coscienza ed azione secondo lo spirito di fratellanza. Ognuno ha il diritto alla vita, alla libertà e sicurezza. Non può essere tenuto in schiavitù, o trattamento di punizioni crudeli ed inumane. Ha diritto al riposo e allo svago. Ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere proprio e della sua famiglia. La maternità e l’infanzia hanno diritto a cure ed assistenza particolari. 1964 - Codice Internazionale di Etica Medica ( con Dichiarazione di Helsinki). Il dovere medico è quello di promuovere e salvaguardare la salute delle persone. La ricerca e sperimentazione su soggetti umani deve dare la precedenza al benessere del soggetto. Il soggetto di ricerca deve essere adeguatamente informato sugli scopi, metodi , possibili conflitti di interessi, benefici e rischi potenziali connessi allo studio e ai fastidì che può comportare. PROGRESSI DELLA BIOMEDICINA 1961- infezione dell’Emodialisi C’è da dire che ogni progresso umano comporta nuove problematiche di tipo etico: non tutti coloro che hanno bisogno dell’emodialisi possono accedervi, quindi, sorge l’interrogativo su come stabilire chi ne ha più bisogno rispetto ad un altro. Anni 60: - polemica riguardo l’aborto - Talidomide: farmaco introdotto nel 1960 e ritirato dal commercio un anno dopo. Serviva da sedativo, anti-nausea, ma ipnotico. Era rivolto alle donne in gravidanza. Si scoprì che fosse la causa di “teratogenesi”, ovvero lo sviluppo anomalo di alcuni organi del feto durante la gravidanza dovuti ad uno dei suoi enantiomeri: queste donne davano alla luce neonati con gravi alterazioni congenite riguardo lo sviluppo degli arti (amelia- assenza di arti; focomelia- riduzione delle ossa lunghe degli arti). - La paura della donna e la corsa all’aborto 1966- libro denuncia di esperimenti con evidenti abusi: esperimenti senza consenso su anziani e bambini con handicap ( sperimentazione per es. di sostanze cancerogene). Tuskegee Study of Untreated Syphilis in the Negro male: studio di osservazione della storia naturale della sifilide non trattata: uno gruppo di uomini di colore vennero arruolati per questo esperimento, anche dopo la scoperta della penicillina (1947), non venne loro somministrata. Questi uomini vennero trattati con metodi blandi ed inefficaci. Vennero informati della loro condizione e venne detto loro che avevano “il sangue malato” e che erano necessari periodici prelievi di midollo spinale. Negli anni 40, anche se per legge le persone positive avevano diritto alla somministrazione della penicillina, non fu data loro. Ci furono 8 sopravvissuti a questo esperimento su 399 soggetti, i restanti morirono o per la malattia in sé o per complicanze dovute da essa. Soltanto il 16 maggi del 1997 il Presidente Bill Clinton chiedeva pubblicamente scusa ai sopravvissuti. 1967- primo successo di trapianto di cuore 1968 - problema della definizione di “morte” - Commissione di Harvard e criterio della Morte celebrale 5 - sviluppo della genetica: il sogno di poter manipolare l’inizio della vita biologica - Sviluppo della psichiatria: sogno di manipolare l’intimità psichica della persona In sintesi: 1. la bioetica studia le ricadute etiche della condotta umana nella vita delle persone 2. La bioetica è lo studio sistematico della condotta umana, dal punto di vista etico, nell’area delle scienze della vita La Bioetica è scienza antica e moderna I. È antica perché da sempre gli uomini (filosofi, scienziati, pensatori comuni) riflettono – bene o male – sui loro comportamenti verso gli altri uomini. La Bioetica è scienza antica e moderna II. È moderna perché si costituisce come scienza circa 40 anni fa (Potter; il Kennedy Institute). Da sempre essa oscilla tra due posizioni: • quella che assoggetta l’uomo all’uomo (in varie forme) e rende l’uomo disponibile per gli interessi di un altro (l’utile prevale su tutto il resto: l’utilitarismo); • quella che nasce e finisce con il concetto di persona (la persona non è mai disponibile: il personalismo) La Bioetica prese le mosse, raccogliendo tutto il passato ed anche (e soprattutto) quel presente tragico, dallo shock di Norimberga (1946) e utilizzò lo slogan: “Mai più!”. Lo slogan fu posto a perenne monito nel futuro: “dobbiamo trattare gli uomini come persone degne della massima attenzione e del massimo rispetto” Ma tutto continuò, se non come prima, quasi come prima: e ancora l’uomo continuò ad approfittarsi, per un suo interesse o perché costretto dagli eventi, di altri uomini. È però interessante che sempre, in ogni luogo ed in ogni epoca, si parlasse di interesse per l’uomo e per la sua dignità (magari appartenente ad un gruppo privilegiato). Così nacquero le Scuole di Bioetica, ciascuna con suoi adepti, esponenti di fama, difensori, teorizzatori, manifesti culturali, ecc. SCUOLE TTUALI DI BIOETICA Non-cognitivismo: (legge di Hume) valori e norme morali non sono fatti oggettivi e non sono dimostrabili. Modello socio-biologista: tutto evolve e cambia, anche la società e i valori morali. Ogni cosa è relativa. Modello soggettivista o liberal-radicale: l’individuo è sopra ogni cosa e l’autonomia decisionale del soggetto è un punto fondamentale che va salvaguardato. Modello pragmatico-utilitarista o contrattualismo: si intende la bioetica di tipo pubblico che vuole raggiungere dei “minimi etici” con significato pratico da condividere. Parla di quattro principi che devono illuminare le nostre scelte: - rispettare le scelte autonome di ognuno - Non causare danno a nessuno ( sperimentazione) - Agire in modo che le proprie azioni producano del bene, prevenire danni o procurare assistenza - Anche per quanto riguarda la distribuzione di risorse. Modello personalista: persona al centro di tutto, fattore non negoziabile. 6 Cosa scegliere? Utilitarismo e\o relativismo: - non si può parlare di morale, perché non fa parte del mondo reale - La morale è un fatti relativo alle circostanze : visione relativistica - Solo apparentemente in difesa dell’uomo: visione relativistica - Quando si parla di minimi valori in un compromesso che dovrebbe servire alla vita e ci rimette l’uomo Personalismo: La difesa sempre e comunque della vita dell’uomo CHE COS’E’ IL MOVIMENTO? - spostamento di qualcosa, è uno spostamento visibile - Non è soltanto spontaneo - È comunque una modificazione di qualcosa = il movimento è modifica: movimento dell’anima è uno stato d’animo che cambia e posassimo dire che lo vediamo Le modifiche avvengono: - nel tempo e - Nello spazio I quali sono due grandi contenitori del movimento. Il movimento, anch’esso si esprime nel tempo e nello spazio. Da sempre è così: se pensiamo al Big Bang anch’esso è il movimento all’origine di tutto. Anche per quanto riguarda una ipotesi creazionista: l’atto creativo di Dio è la creazione del movimento. Per quanto riguarda il moto, ci sono delle modificazioni he non si vedono. Infatti, non vediamo tutto ciò che si muove ( si pensi alla Terra, astri e stelle cadenti). Nel tempo che trascorre ogni movimento si realizza anche se non visibile. Infatti, il movimento è anche il tempo che passa. Attraverso questo criterio si può definire il cambiamento, infatti, esso è movimento. Il vivente è movimento, è continuo cambiamento, vive finché c’è cambiamento, la fine di esso è la fine della vita. La vita è : movimento, cambiamento e trasformazione allo stesso tempo. Il mutamento che porta avanti la vita delle persone è quella dell’intero universo. Intesa come divenire, il quale è difficile da cogliere, il “carpe diem” - attimo fuggente. - è sempre un’altra cosa mentre la osserviamo. A) teoria del movimento B) Significato antropologico - valore biologico del corpo in movimento C) Valori personali - spirituali (intesi come dello spirito) che ne sono implicati D) Movimento nelle diverse età della vita E) Movimento come Mezzo di Educazione F) Storia del concetto di movimento Significati del movimento: - muovere qualcosa o compiere un movimento = imprimere un moto - mettersi in moto (anche nel senso figurale) - Fisiologia: movimenti fini = movimenti sinergici, coordinati, tipici dell’età della completa mielinizzazione delle fibre nervose di moto. - In senso figurato = moto dell’anima: affetto, passione - Movimento politico-operaio-studntescolo-contadino-femminista- partito= azione convergente, organizzata e finalizzata nei vari scopi - movimento inteso come qualcosa che unisce - Economia - ragioneria = movimento di capitali - un movimento contabile - Statistica = fenomeno di movimento: naturale, sociale 7 Si intende il complesso delle istituzioni sociali, politiche, economiche delle attività artistiche e scientifiche, di manifestazioni religiose che caratterizzano la vita di una determinata società in un preciso momento storico. Insieme di cognizioni intellettuali di un popolo, le quali si traducono in linguaggio, modo di pensare, partecipazione emotiva e formulazione di giudizio etico ed estetico. Nella formulazione di un giudizio - visione etica della vita- si considerano valori- disvalori. Infatti se andiamo ad analizzare le varie culture ci renderemo conto che tra un paese e l’altro ci sono dei fattori-caratteristiche che cambiano. Esistono 3 caratteristiche principali del movimento e di chi lo pratica: - gusto - Abitudine - Necessità In Italia si prendono come riferimento: - piramide alimentare = modello grafico di riferimento per orientare le scelte nutrizionali nel corso della settimana o della giornata - Piramide del movimento = agonismo esasperato - aspettative e pressioni eccessive - motivi che a volte allontanano i giovani dallo sport. Necessario: valorizzare di più l’attività fisica anche non strutturata e pratica sportiva non agonistica. ( 1 ora al giorno - 1 volta a settimana - 3\4 volte settimana - ogni giorno ) MOVIMENTO - ESERCIZIO FISICO - SPORT Strumenti importanti della professione Movimento = percorso di definizione dei caratteri di questo termine. Espressione fondamentale della vita. Raccoglie il mondo che ci esprime ( vivente - universo - nostre conoscenze). Lo scopo è far conoscere l’esercizio fisico e conoscere lo sport. Attività motorie = al plurale perché racchiude un insieme di concetti - ambito più definito e circoscritto - al suo interno ci sono le attività umana più o meno strutturate basate sul movimento (la passeggiata, il gioco, corsa..). A queste diamo il significato di attività strutturata, poiché espressione più o meno libera, più o meno obbligata, a volte indipendenti , a volte obbligate dalla vita. Le ritroviamo in 4 ambiti: - nel tempo libero - svago - piacere di muoversi = piacere - Rientranti nello stile di vita : mi muovo per dare importanza alla cura - prevenzione del proprio corpo = prevenire - Rientranti in cure speciali o terapie : es. cure specifiche - movimento organizzato per persone che soffrono di diabete = terapia - Obbligatorie per riabilitazione a seguito di un trauma o malattia : per un benessere fisico e psichico = riabilitazione Quindi: Attività motorie contribuiscono alla salute fisica e mentale delle persone - contribuiscono al benessere della persona: possono accrescere la qualità della vita, ma soltanto a condizione che sono liberamente e consapevolmente scelte e praticate. Il movimento si può organizzare, strutturare, definire e proporlo alla persona in base alle sue esigenze. Chi organizza - propone deve saperlo fare, quindi deve possedere: - cognizione di causa - sa’ di cosa si tratta - Specifica competenza - sa’ come agire sul fenomeno Anche perché riflettendoci bene, si tratta sempre di un problema di bioetica - di valore che si attribuisce all’altro. Quindi: esercizio fisico aiuta a Dre alle attività motorie il significato di movimento organizzato e strutturato. Esercizio fisico è sinonimo di esercitazione fisica o esercitazione = esecuzione motoria - di movimenti con fine educativo. Parlare di educazione fisica significa educare attraverso il 10 movimento, strumento essenziale per educare. Esistono esercizi fisici di diverse categorie ed il ricorso a queste consente di misurare se stessi. Strutturare esercizi significa introdurre un elemento di organizzazione nel mondo del movimento = movimento organizzato. Esistono grandi famiglie di esercizi o esercitazioni fisiche. CONCETTO DI SPORT = gioco motorio finalizzato all’agonismo e fondato sulle regole e principi dell’olimpismo; CONCETTO DI GIOCO = è quella attività, scelta liberamente, verso la quale l’uomo, in ogni periodo della sua vita, è istintivamente portato. Esso peculiarmente si manifesta in gratuità, nella massima naturalezza esecutiva e con il fine di ricreare CONCETTO DI GIOCO MOTORIO = che si basa sul e che contiene il movimento è un formidabile ed irrinunciabile strumento di formazione della persona! Pieter Bruegel il Vecchio (1525-1569) Un celebre quadro del 1560, “I giochi dei fanciulli”, dove appaiono più di 100 partecipanti alle prese con diversi materiali e con diverse attività di gioco: piastrelle, maschere, altalena, biglie, acchiappino, saltacavallo, trampoli, birilli, trottole, girandole, mulinelli, carrettini, cavalli di legno, bambole di pezza, cerchi e bocce. (Giochi di bambini è un dipinto a olio su tavola (118x161 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio che è conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna) Tre diverse sollecitazioni e considerazioni: A. il piacere del movimento, dunque del gioco motorio B. la competizione con se stessi e con gli altri C. gusto della creatività PLATONE Attribuisce la valenza della creatività al gioco. «è naturale – egli osserva – che l’anima del fanciullo abbia bisogno di gioco. I fanciulli sono per natura portati ad inventare giochi e basta che si ritrovino insieme perché il più delle volte ne scoprano uno». Aristotele Assegna al gioco dei bambini una finalità particolare: essere l’imitazione delle successive occupazioni della vita più adulta. Inteso in questo senso : addestramento alle future mansioni. Per lui il bambino è una realtà imperfetta, la quale deve essere portata alla perfetta realtà rappresentata dalla vita adulta : dall’imperfezione alla perfezione. Il gioco che diventa addestramento, gli viene tolta la spontaneità di cui ha bisogno. Tommaso Egli rappresenta la cultura medioevale; egli libera il gioco da finalità pratiche, infatti mette in evidenza che ciò che realmente conta è il bene stesso di colui che gioca e giocando si diverte. Michel de Montaigne Parla dell’educazione dello stile di vita; parla dei giochi dei bambini che vanno considerati come le loro azioni più serie. 3 AUTORI MODERNI CHE SI SONO OCCUPATI DEL GIOCO Rousseau - Froebel - Maria Montessori Tutti considerano fondamentale il rapporto dei bambini con la natura fin dai primi anni - vita dentro la natura in senso più ampio - fondamentale partecipazione attiva al processo educativo, intesa come irrinunciabile. Elemento che rende davvero conto del “ valore” di ogni soggetto. Rousseau - Emilio È il capostipite della pedagogia moderna: ispirò molti educatori delle epoche successive. Egli sosteneva “l’educazione naturale” nel duplice senso di: 11 - a contatto: con la natura e lontano dalla società corrotta degli adulti; I bambini imparano soltanto facendo - il contatto con la natura permette di esercitare i sensi e consentono esperienze di sperimentazione, sviluppo delle sequenze motorie fino al loro completo padroneggiamento. - Seguendo il ritmo dello sviluppo intellettuale e delle caratteristiche psichiche delle fasi della crescita ( prima infanzia - seconda infanzia - fanciullezza - adolescenza) Froebel A questo pedagogista si deve la fondazione del primo “giardino generale tedesco dell’infanzia” Infatti, il gioco e l’infanzia sono i nodi centrali del suo pensiero: - infanzia: corrisponde alla prima fase educativa - prima educazione - inizia nel nel momento in cui il bambino comincia a rappresentare spontaneamente l’interno nell’esterno. - Spontaneità: va salvaguardata a ogni costo - nel processo educativo e in questo contesto si introduce il gioco come strumento educativo. - Gioco: attività fondamentale del bambino - strumento principe che favorisce l’espressione e la rappresentazione della sua interiorità in maniera creativa tramite il supporto del linguaggio - momento in cui il bambino sperimenta il concetto di unità, la quale permette di penetrare nelle cose facendole sue, attribuendo loro dei significati, come nel gioco di finzione. Montessori Maria Montessori colloca il movimento e le esperienze sensoriali al centro di un metodo pedagogico centrato sul bambino: «aiutami a fare da solo!» Il bambino è contento di agire - conoscere - esplorare. Egli prova gioia nel fare delle scoperte e lo incoraggiano a farne altre. «Il gioco è il lavoro del bambino» affermazione che esprime a pieno l’impegno diretto e la partecipazione intensa del bambino all’interno dell’ambiente che lo circonda, un ambiente a misura del bambino. Dewey Anticipa il rischio del mondo troppo tecnologico che avrebbe portato: - esperienze primarie, quindi, vedere - sentire - ascoltare - spostarsi - percorrere - assaggiare - odorare, queste esperienze sarebbero state sostituite in blocco dalle - “esperienze secondarie”: Sono quelle di seconda mano - mediate da altri - elaborate in diversi contesti - non fruite in prima persona in maniera attiva e partecipata. Piaget Fu il fondatore dell’epistemologia genetica: lo studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo. Gioco: contribuisce a definire l’unità del gioco nella formazione del bambino -vedeva in tale attività un addestramento al futuro. Attraverso l’osservazione delle attività di gioco dei suoi figli, riesce ad identificare tre fasi essenziali: - giochi percettivo-motori = sono tipici dei primi anni di vita del bambino - aiutano nello sviluppo dell’intelligenza sensitivo-motoria - bambino si diverte a imitare - sperimentare gesti, movimenti, espressioni del viso - impara a percepire le sensazioni e orientandosi nel mondo - Giochi simbolici = tappa che inizia intorno ai 5 anni - bambino impara a trasformare la realtà in simboli - età delle favole e giochi simulati - giochi di finzione - tappa fondamentale per capire la distinzione tra reale e percepito da ciò che è immaginato. 12 • Il gioco dei bambini è caratterizzato dal fatto di essere ripetitivo - soprattutto giochi strutturati | con regole si assiste alla ripetizione ossessiva di gesti e situazioni = Freud sostiene che questa ripetizione sia collegata alla gestione dell’angoscia di morte, poiché ripetere e muoversi in un contesto di regole garantisce e proteggersi dall’uccidersi anche fisicamente. Caillois 1958 - “i giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine” Opera punto di riferimento per molti autori. Essa racchiude il pensiero dell’autore: Prima parte: - definizione del gioco - Classificazione dei giochi - Vocazione sociale dei giochi - Degenerazione dei giochi - Per una sociologia che parta dai giochi Parte seconda: - teoria allargata dei giochi - Simulacro e vertigine - Competizione e caso - Reviviscenze del mondo moderno Supplemento : - importanza dei giochi - Dalla pedagogia alla matematica Quindi : Gioco ha 6 caratteristiche: - libertà : in sua assenza il gioco perde la sua natura di divertimento attraente - Separato: circoscritta entro precisi limiti di tempo e spazio - incerto: lo svolgimento non può essere determinato - non possiamo avere un risultato preliminare - è caratterizzato dalla necessità di inventare, poiché l’iniziativa è lasciata al giocatore. - Improduttivo: non crea beni - ricchezze - elementi nuovi - più che altro notiamo uno spostamento di proprietà al suo interno tale da riportare ad una situazione identica a quella di partenza - Regolata : instaurano momentaneamente una legislazione nuova, rispetto a quella convenzionale - Fittizia : accompagnata da consapevolezza specifica di una diversa realtà o di una totale irrealtà rispetto alla vita normale Diverse tipologie di gioco possono essere raggruppate in 4 tipologie : - agone: giochi bastati sulla competizione - Alea: giochi di abilità dove il giocatore è messo alla prova con le leggi del caso - Mimesi : caratteristica principale sono imitazione e cambiamento di ruolo - Ilix: giochi di vertigini dove abilità principale è data dal mantenimento armonico dell’equilibrio corporeo. Quindi: Il gioco svolge un’importante funzione per lo sviluppo del sistema cognitivo, emotivo e sociale dell’individuo. Esso è un comportamento che sottosta alle leggi motivazionali di base di qualsiasi altro comportamento umano. Le prime spinte motivazionali che stimolano il bambino a praticare i primi giochi di esercizio sono di natura cognitiva. I giochi di esercizio del bambino sono risposte comportamentali alle sue motivazioni cognitive di base: egli ha la necessità innata di entrare in contatto con il mondo circostante, attuando una serie di esercizi che gli consentono di fare esperienze. Le sue routine motorie hanno una specifica 15 valenza sperimentale: il bambino costruisce un’idea di sé e del mondo, proprio a partire da queste prime esperienze comportamentali e percettive. Il gioco subisce altre trasformazioni. Nel momento in cui si inizia a padroneggiare degli oggetti e dello schema corporeo, il bambino inizia a costruire un proprio mondo rappresentativo e immaginativo e comincia ad attuare un gioco di tipo simbolico. Il gioco normativo è l’evoluzione del gioco simbolico, quando viene centrato su regole codificate. Qui assume un ruolo importante la motivazione cooperativa ed agonistica. Il gioco adulto ha tutte le caratteristiche del gioco sportivo: il gioco verrebbe prima dello sport come il sesso verrebbe prima della sessualità. L’agonismo risponde all’esigenza spontanea dell’uomo di misurarsi con la natura, con gli altri e con se stesso. Si estrinseca nella ricerca di situazioni di esame il cui superamento acquista un significato di rassicurazione e diventa un attestato di valore individuale. L’agonismo indica anche quel raffinamento razionale, specifico ed intenzionale dell’aggressività, che consente all’atleta di applicarsi alla gara.L’agonismo non è da tutti e non è per tutti. L’agonismo = forma di aggressività socializzata, questa aggressività può avere potenzialità asociali poiché può contenere cariche e tensioni negative. Però, non l’agonismo che porta all’interno di sé dei limiti di aggressività socialmente accettabili. J. Huizinga Homo ludens: il più grande contributo di filosofia del XX secolo: Opera fondamentale per comprendere quel secolo e affrontare l’argomento del gioco in modo compiuto. Funzione del gioco ricondotta alla giustificazione delle manifestazioni più elevate della vita e della convivenza sociale, quindi cultura, giustizia, ma anche poesia. Homo Ludens = cultura come gioco = cultura in quanto gioco dello spirito Ludens = riferito all’uomo perché lo spirito è umano Huizinga nonostante la formazione intellettuale ricevuta e le tendenze conservatrici, fin dal 1933 il periodo del nazismo che avrebbe rappresentato per l’Europa e per la civiltà umana. Apparve la prima volta in Italia nel 1946 presso Einaudi prendendo piede piano piano. Prefazione: La civiltà umana sorge e si sviluppa nel gioco come gioco. L’autore affronta il tema di cosa sia il gioco e da cosa sia composto ( serietà - ordine - solennità - delimitazione spazio | tempo). Questi stessi elementi giocano alla base delle forme competitive della guerra, ma anche dalle manifestazioni della vita spirituale dell’uomo (riti - cultura- sapere- giustizia - poesia)- - matura e significato del gioco come fenomeno culturale : (capisaldi della riflessione sul gioco) egli sostiene che l’uomo che gioca svolge la funzione essenziale del fare - definizione allargata del senso di libertà che matura dentro il senso della storia.- gioco come analoghi della libertà di pensiero e di critica della ragione. • Anche nelle forme più semplici e nella vita animale, il gioco rappresenta un fenomeno puramente fisiologico = reazione psichica fisiologicamente determinata. • L’origine e la base del gioco si è pensato di circoscriverle nella forza vitale superfluo che fuoriesce. Altri sostengono l’essere umano che gioca obbedisce al gusto innato dell’imitazione. - soddisfa il bisogno di rilassamento - esercizio preparatorio all’operosità che esigerà della vita da lui - allenamento dell’autocontrollo- bisogno connaturato di causare o essere capace di qualche cosa, ansia di dominare o concorrere - innocua 16 evacuazione di istinti nocivi - appagamento attraverso finzione di desideri in realtà inappagabili. Due poli: • gioco deve necessariamente avvenire in funzione di qualcosa anche abbia un’utilità biologica. • Ma perché? A quale fine si gioca? Ci sono molti fini Oppure: • nessuno si chiede cosa sia il gioco in se • A tutti sembra sfuggire la fondamentale qualità estetica del gioco e la sua intensità: il gusto del gioco. Oppure : • non è legato a nessuna concezione di vita e grado di civiltà, ci è dato dalla natura • È innegabile: possiamo negare tutte le astrazioni come la giustizia, la bellezza, la verità, la bontà, lo spirito, ma non il gioco Oppure: • giocare - il gioco è irrazionale • Si distingue dalla vita ordinaria - trasfigura la realtà - allo stesso tempo intesse di sé le grandi attività originali della società ( linguaggio - mito - culto) - è un fattore decisivo di cultura e della cultura. Questo autore ha dimostrato di racchiudere all’interno della sua conoscenza del gioco gli elementi fondamentali che hanno caratterizzato questo fenomeno nel tempo, tuto ciò attraverso conoscenza delle varie scuole di pensiero e de diversi autori. Egli supera questa visone parziale interpretando in modo calzante il ruolo che il gioco ricopre come fenomeno creatore di cultura e comuni denominatore della società. Il gioco non racchiude funzione morale, non si collega né al vero né al buono, ma per capire come si collega al bello dobbiamo affrontare il rapporto fondamentale tra gioco e bellezza. Alcune forme primitive del gioco si uniscono con la gentilezza e la grazia, ma perché? La bellezza del corpo umano in movimento trova la sua massima espressione nel gioco. Il gioco è innanzitutto un atto libero, è libertà - non è vita ordinaria o vera -ha carattere disinteressato - si isola dalla vita ordinaria nel luogo e durata - è ordine e crea ordine, poiché realizza una perfezione temporanea limitata, impone ordine assoluto senza possibili deviazioni che ne farebbero perdere il valore, motivo che lo rende bello e per cui si parla in termini di estetica - il gioco ha tensione ed è tensione - ha delle regole - è mistero e la misteriosità gli appartiene. Prima definizione di gioco = Si può «chiamare il gioco un’azione libera; conscia di non essere presa «sul serio» e situata al di fuori della vita consueta, che nondimeno può impossessarsi totalmente del giocatore; azione a cui in sé non è congiunto un interesse materiale, da cui non proviene vantaggio [disinteressato], che si compie entro un tempo e uno spazio definiti di proposito, che si svolge con ordine secondo date regole, e suscita rapporti sociali che facilmente si circondano di mistero o accentuano mediante travestimento la loro diversità dal mondo solito». • «Il gioco è una lotta per qualche cosa ... è una gara tra chi meglio rappresenti qualche cosa». «La società primitiva gioca ..... Quel gioco è sin dall’inizio pieno degli elementi propri del gioco: ordine, tensione, movimento, solennità fervore. ... Dentro il gioco viene incuneandosi a mano a mano il senso di un «atto» sacro. Il culto s’innesta al gioco. Però giocare in sé fu il fatto primario» • «Il bambino gioca con perfetta ... serietà. Pure gioca e sa di giocare. Lo sportivo gioca con abbandono e serietà e col coraggio dell’esaltato. Eppure gioca, e sa di giocare. L’attore suole darsi completamente quando recita. Nondimeno gioca, e si rende conto del gioco. Il violinista prova le più sante emozioni, entra a far parte di un mondo che è sopra e al di fuori del mondo comune; pure il suo agire resta un gioco. Il carattere ludico può essere inerente alle azioni più elevate - Nozione del gioco nella lingua : nuova definizione di gioco, relativa a come esso ci appare e a come ci è familiare. «Gioco è un’azione, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi 17 - Regola del gioco : «se non venisse posto e non venisse accettato alcun vincolo, non si potrebbe nemmeno giocare. E tuttavia la regola del gioco non è una legge». «Giocare è una creazione, con caratteri di finitezza, nella magica dimensione dell’apparenza». «Il gioco dell’uomo è (anche se ormai da molto tempo non ne teniamo più conto) l’azione simbolica di una rappresentazione del senso del mondo e della vita». Fink si pone una domanda «audace» ed «azzardata»: «il gioco diventa allora forse la rappresentazione allegorica del tutto, una metafora chiarificatrice e speculativa del mondo? E risponde: «questo pensiero audace ed azzardato è stato realmente pensato. Alle origini aurorali del pensiero europeo, Eraclito afferma: “il tempo è un fanciullo che giuoca spostando i dadi: il regno di un fanciullo”». E risponde: «E dopo venticinque secoli di storia del pensiero, in Nietzsche troviamo: «Un nascere e un perire, un costruire e un distruggere, che siano privi di ogni imputabilità morale e si svolgano in un’innocenza eternamente uguale – si ritrovano in questo mondo solo attraverso il gioco dell’artista e del fanciullo» - il mondo è il giuoco di Zeus». Così si chiude – mirabilmente – il piccolo (ma grande!) saggio di Fink sul gioco: «Dato che pensatori e poeti ci rimandano in modo così umanamente profondo al potente significato del gioco, dovremmo ricordarci ancora di quelle parole [Matteo 18, 3] secondo le quali non possiamo entrare nel regno dei cieli se prima non diventiamo come i bambini». Bettelheim Bruno Fu docente di psicoanalisi e di psichiatria all’Università di Chicago, autore negli anni di testi fondamentali, veri e propri classici della materia. Il lavoro psicoanalitico con i bambini gravemente sofferenti lo avviò al tentativo di ricostruire i traumi infantili potenzialmente responsabili di innescare il processo che nel corso degli anni può sfociare in gravi forme di malattie mentali. era fortemente interessato a capire come lo stile educativo influenzi lo sviluppo del bambino e perciò scelse di recarsi nei kibbutz israeliani per studiare le ricadute sul processo di crescita delle insolite scelte pedagogiche che governavano la vita quotidiana dei bambini ospiti. Era fortemente interessato a capire come lo stile educativo influenzi lo sviluppo del bambino e perciò scelse di recarsi nei kibbutz israeliani per studiare le ricadute sul processo di crescita delle insolite scelte pedagogiche che governavano la vita quotidiana dei bambini ospiti. Potè concludere che l’ambiente del kibbutz favorisce una scarsa motivazione a definire l’identità personale, l’intimità emotiva e l’autorganizzazione individuale, mentre sviluppa una ottima identificazione con il gruppo e con l’impegno nelle realizzazioni collettive. Egli aveva sperimentato personalmente come un ambiente violento possa indurre trasformazioni profonde del funzionamento mentale delle persone. La memoria dell’orribile esperienza dell’internamento in un campo di concentramento nazista gli poneva davanti la realtà di molti internati che rifiutavano la propria umanità rifugiandosi nella psicosi. Era convinto che lo stesso può succedere anche ai bambini se si sentono minacciati nella soddisfazione dei loro bisogni [si legga anche “gioco”] e desideri vitali di relazione e di protezione. Era pertanto essenziale operare per creare attorno al corpo e alla mente del bambino e dell’adolescente un ambiente capace di decifrare i loro a volte enigmatici bisogni, le richieste sottaciute, i comportamenti talora trasgressivi, organizzando una risposta educativa competente. C’è un ruolo per il gioco? A più di 80 anni di età, nel 1987, BB pubblica un libro davvero chiave, che reca il curioso - ma emblematico - titolo «A Good Enough Parent», tradotto nello stesso anno in italiano con il titolo (in realtà, da spiegare bene) 20 «Un genitore quasi perfetto» (Gian Giacomo Feltrinelli Editore, Milano) Colora Giovanni Antonio La professione di maestro non gli impedì di dedicarsi ad altre attività culturali. Dal 1881 in poi infatti egli pubblicò numerosi articoli e recensioni su varie riviste, quali la Rassegna critica di opere filosofiche, scientifiche e letterarie di Napoli, Il Nuovo Educatore di Roma, Il Risveglio educativo di Milano; inoltre si iscrisse all'università di Napoli ove, preso da interessi e suggestioni di varia natura, frequentò le lezioni dei più eminenti professori di diverse materie, tra cui medicina, diritto e filosofia. Su quest'ultima concentrò però buona parte dei suoi studi e divenne ben presto il miglior discepolo dell'Angiulli, allora docente di pedagogia e di etica. In questi anni giovanili condivise le dottrine positiviste del maestro, di cui fu un interprete originale. Frattanto continuava l'insegnamento nelle scuole elementari e presso le normali. Pur senza laurea infatti ottenne i certificati, allora necessari, per accedere all'insegnamento in queste ultime. Tra il 1883 e il 1885 fu incaricato di lingua italiana, storia, geografia, matematica, pedagogia, psicologia, etica e storia della ginnastica. Nel 1885 infine ottenne l'abilitazione all'insegnamento della pedagogia nelle scuole private e nell'89 questa fu estesa alle scuole normali del regno. Intanto, dal 1887, era divenuto assistente dell'Angiulli presso il Museo pedagogico dell'università di Napoli ed alla morte del maestro, avvenuta nel 1890, subentrò al suo posto nella cattedra di etica e psicologia presso il liceo "Vittorio Emanuele II". In questo periodo egli pubblicò alcuni studi di notevole interesse pedagogico: del 1881 è l'opera Questioni pedagogiche: potere dell'educazione, del 1885 il Saggio di pedagogia comparata del 1895 e infine Il giuoco nella psicologia e nella pedagogia. In questi saggi il C., sulle orme dell'Angiulli, tentò di delineare una teoria pedagogica fondata su basi strettamente scientifiche, come veniva indicato dalla filosofia positivista. L'educazione, secondo il C., deve tener conto dei rapporti che legano l'individuo sia al mondo naturale sia al mondo sociale in cui esso vive e deve indicare la via per il suo inserimento nel più ampio processo di evoluzione biologica e storico-culturale dell'umanità. Nel Saggio di pedagogia comparata, in particolare, ogni momento dell'educazione e della formazione dell'individuo è tenuto in stretto contatto con il mondo naturale a cui ci si riferisce sempre e il cui studio è un elemento importante e irrinunciabile per comprendere e orientare il comportamento umano. Sempre basandosi sulla teoria evoluzionista, l'uomo è considerato quale ultimo e più elevato gradino di una scala in ascesa verso vette sempre maggiori di perfezione. L'uomo è superiore dunque a tutti gli altri esseri animali, ma non per motivi spirituali ed irrazionali, che il C. considera superati, bensì per meriti naturali ed oggettivi. E se esiste una scala tra le specie animali, esiste anche tra gli uomini e proprio a questo proposito ha importanza l'educazione. Secondo il C., infatti, questa ha il potere di elevare i singoli individui ed in generale le razze inferiori verso i più alti gradini di civiltà. "L'educatore deve scendere fino all'educando essendo un'assurdità pretendere che questi si elevi dal bel principio fino a quegli" (p. 54). Nella sua speculazione il C. aveva spinto la teoria evoluzionista alle interpretazioni più estreme, fino ad ipotizzare l'ereditarietà e la trasmissibilità dei risultati del processo educativo. Nei primi anni del '900, ormai sottratto all'influenza dell'Angiulli, il C. trovò un'autonoma collocazione nel mondo accademico e culturale. Nel 1900 conseguì per titoli la libera docenza in pedagogia presso l'università di Napoli. Partecipò quindi al concorso per la cattedra di pedagogia all'università di Palermo rimasta vacante: risultò primo e con decr. 15 febbr. 1903 fu nominato professore straordinario presso quell'ateneo. Iniziò così l'insegnamento universitario, che doveva durare fino al 1927 e al quale dedicò gran parte delle sue forze e del suo impegno. Nel corso di questi anni ebbe anche altri incarichi quale ispettore scolastico, giudice in commissioni di esame, membro di comitati. La sua produzione fu cospicua e testimonia l'evolversi del suo pensiero e dell'attività di ricerca in un progressivo distacco dalla corrente positivista per avvicinarsi sempre più alle posizioni 21 idealiste. La meditazione: appunti di psicologia, del 1903, è la prima opera nella quale si nota questa evoluzione verso una sintesi tra le due correnti filosofiche. Tenendo ferme, infatti, le implicazioni di carattere naturalista e scientifico il C. riteneva necessario prendere in considerazione quell'anelito spirituale che egli stimava ora essere caratteristica precipua dell'uomo. Il risultato pratico delle sue ricerche furono numerose pubblicazioni, tra cui la più significativa è Psicologia e pedagogia dello sforzo. La mia fede e il mio ideale educativo, elaborata nei primi anni del '900, ma pubblicata nel 1951. Nel 1927, giunto ai limiti della carriera, lasciò l'insegnamento e si estraniò dal mondo della cultura per ritirarsi a Napoli. Nei quindici anni successivi la sua produzione scientifica non offre nulla di nuovo. Nel 1940, all'entrata in guerra dell'Italia, tornò al suo paese natale, Frosolone, dove morì il 13 nov. 1943. La pratica motoria intesa come pratica del gioco motorio “Il gioco è quell’attività, scelta liberamente, verso la quale l’uomo, in ogni periodo della vita, è istintivamente portato. Esso peculiarmente si manifesta in gratuità, nella massima naturalezza esecutiva e col fine di ricreare”. “Il gioco è la principale attività del bambino nella sua prima infanzia. Esso non ha finalità utilitaristiche ed è un fenomeno spontaneo. Il gioco rappresenta per il bambino non solo ciò che nell’uomo è l’attività cosciente, bensì anche una gamma estesa di manifestazioni della vita infantile quali, la curiosità, la combattività, l’imitazione. Il gioco, quindi, è un fenomeno essenzialmente umano che si manifesta con attività originate da un bisogno naturale di operare, di cimentarsi, di affrontare difficoltà, di riuscire a compiere determinate imprese, di contrapporsi al proprio simile, di superare con la tenacia o con l’astuzia o con qualità motorie ostacoli o quant’altro possa costituire un obiettivo ambito o piacevole o difficile o fantasioso. Sotto il profilo motorio, il gioco rappresenta un’attività motoria spontanea, libera da schemi ben definiti, con un forte potenziale educativo”. DI QUALI BAMBINI STIAMO PARLANDO? LAVORIAMO CON UNA FASCIA D’ETÀ CRUCIALE, PERCHÈ NON SI TROVA NÈ ALL’INIZIO NÈ ALLA FINE DELLO SVILUPPO (MOTORIO E COGNITIVO). Fase dello sviluppo Età cronologica (anni) 22 (preoccupazioni per le modifiche corporee, inizio vita di gruppo, ricerca indipendenza dalla famiglia). Da un punto di vista motorio, si ricerca un miglioramento delle capacità organico- muscolari e una stabilizzazione o graduale miglioramento delle capacità coordinative (Weineck J, 2013) Seconda eta puberale La seconda età puberale o adolescenza, inizia a 13/14 anni nelle femmine e a14/15 anni nei maschi e dura, rispettivamente, fino a 17/18 e 18/19 anni. Questa fase rappresenta la conclusione del processo che va dal bambino all’adulto ed è caratterizzata da una diminuzione di tutti i parametri della crescita e dello sviluppo. Da un punto di vista motorio, dopo la seconda età scolare, rappresenta di nuovo una fase di elevato miglioramento delle prestazioni motorie, nella quale si apprendono e si memorizzano rapidamente anche movimenti molto difficili e complessi (Weineck J, 2013). Dai Traguardi di Sviluppo delle Competenze dei diversi Campi di Esperienza della scuola dell’Infanzia: “Il bambino gioca in modo costruttivo e creativo con gli altri ...; si muove con crescente sicurezza e autonomia negli spazi che gli sono familiari, modulando progressivamente voce e movimento anche in rapporto con gli altri e con le regole condivise ...; vive pienamente la sua corporeità, ne percepisce il potenziale comunicativo ed espressivo ...; riconosce i segnali e i ritmi del proprio corpo ...; prova piacere nel movimento e sperimenta schemi posturali e motori che applica nei giochi individuali e di gruppo, anche con l’uso di piccoli attrezzi ...; controlla l’esecuzione del gesto ...; utilizza le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente ...; raggruppa e ordina oggetti e materiali secondo criteri diversi ...; sa collocare le azioni quotidiane nel tempo...; osserva con attenzione il suo corpo ...; individua le posizioni di oggetti e persone nello spazio, usando termini come avanti/dietro, sopra/sotto, destra/sinistra, e segue correttamente un percorso sulla base di indicazioni verbali ”. (MIUR, Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, 2012). Ora alcune definizioni, semplici definizioni, assolutamente non esaustive definizioni, forse anche non pienamente adatte a valorizzare l’estrema complessità dell’essere in movimento; ciò di cui più comunemente si sente parlare, si legge – specialmente in Italia – e viene riportato per iscritto nelle documentazioni scolastiche relativamente ad alcuni aspetti che caratterizzano la motricità umana. Solo alcuni aspetti per due motivi: ● per affrontarli tutti avremmo bisogno di tempo inquantificabile; ● con alcuni ci cimenteremo. Schemi motori e postulati Schemi Motori e Posturali di Base: sono le “forme” di coordinazione di base su cui si costruiscono le abilità motorie più complesse e specifiche (Pesce et al, 2015). Sono gli elementi semplici del movimento umano, che si manifestano sin dalla nascita come componente delle attività della vita quotidiana. Essi costituiscono un patrimonio motorio innato ed ereditario, la cui espressione quali-quantitativa è però determinata dalla ricchezza e dalla varietà delle esperienze di movimento. Possono riferirsi tanto a posture quanto a movimenti nello spazio dei diversi segmenti corporei o dell’intero corpo in concomitanza o successione temporale. Questo patrimonio viene definito “di base” perché su di esso si produrranno tutti i movimenti appresi nel corso della vita, necessari all’uomo per adattarsi attivamente all’ambiente. Possono 25 essere classificati come statici (posture), statico-dinamici (flettere, addurre, abdurre, ecc.), dinamici (camminare, correre, saltare, afferrare, lanciare, rotolare, ecc) Si possono definire anche abilità motorie di base/fondamentali e si possono dividere in: ● abilità locomotorie (ad esempio, camminare, correre, saltare); ● abilità non locomotorie (ad esempio, flettersi, ruotare, bilanciarsi); ● abilità di controllo degli oggetti (ad esempio, manipolare, lanciare, intercettare). Abilità locomotorie: abilità di spostarsi nello spazio. Si distinguono in: ● locomozione bipodalica (camminare, correre, saltare); ● altre forme di locomozione (strisciare, spostarsi in quadrupedia). Capacità motorie Sono tratti stabili e generali, in larga parte geneticamente determinati, ma anche allenabili, che sottendono l’apprendimento e l’esecuzione delle abilità motorie. Si distinguono in capacità organico-muscolari o dimensioni dell’efficienza fisica e capacità coordinative di controllo motorio e adattamento percettivo-motorio (Pesce et al, 2015). Possono essere considerate come le “specifiche” funzionali degli organi e apparati effettori del movimento. Capacità coordinative CONTROLLO MOTORIO : • differenziazione cinestestica = regolare con precisione parametri spaziali e dinamici dei movimenti = osservabile nell’esecuzione esecutiva nel realizzare vari movimenti in diverse direzioni, ampiezza e velocità • Combinazione motoria = capacità di coordinare movimenti di distretti diversi = velocità e precisione nell’apprendere sequenze motorie lunghe e complesse CAPACITA’ DI ADATTAMENTO PERCETTIVO-MOTORIO: • reazione motoria = capacità di reagire a segnali più o meno complessi con azioni motorie adeguate = osservabile dalla velocità di reazione e adeguatezza della risposta motoria alla situazione • Trasformazione motoria = capacità di modificare un’azione nel corso della sua esecuzione per adattarla a varie situazioni ambientali o sostituirla con una più adatta = precisione e tempestività della modificazione o sostituzione azione in corso CAPACITA’ CONTROLLO E ADATTAMENTO • Ritmo = capacità di riprodurre con il movimento un ritmo dato e produrre movimenti interiorizzando il ritmo esecutivo esatto = osservabile dalla pressione dell’esecuzione del movimento su base musicale e velocità e precisione nell’apprendere movimenti caratterizzati da ritmi esecutivi diversificati • Orientamento = capacità di modificate la posizione e il movimento del corpo nello spazio e nel tempo all’interno del campo d’azione = precisione spostamenti nello spazio e adeguatezza rispetto ai punti di riferimento fissi e mobili • Equilibrio = capacità di mantenere il corpo in equilibrio all’interno della sua base d’appoggio (equilibrio statico) o mantenere o ristabilire l’equilibrio durante e dopo ampi spostamenti del 26 corpo (equilibrio dinamico) = osservabile la durata del mantenimento dell’equilibrio su basi di appoggio ridotte o instabili e velocità e precisione nel ristabilire l’equilibrio dopo perturbazioni Capacità senso-percettive Sono le capacità che consentono di discriminare, identificare e ricordare le informazioni visive, uditive, tattili, labirintiche e cinestesiche. Sono all’origine della consapevolezza del corpo, dello spazio, del tempo e delle reazioni ambientali. Sono legate all’attività degli analizzatori sensoriali (visivo, acustico, tattile, cinestesico, vestibolare). Il comportamento motorio nasce dall’acquisizione e dalla percezione di stimoli interni ed esterni, che vengono elaborati per dar luogo a una risposta di movimento (Dioguardi F, Paola D, Reggiani E, 2005). Grazie a queste capacità è garantita la funzione di adattare il movimento ai mutevoli parametri spazio-temporali. La lateralizzazione Quel processo neurofisiologico che determina la conoscenza della propria destra e della propria sinistra (lateralità), la discriminazione laterale dello spazio (direzionalità) e l’uso privilegiato di un lato del corpo (dominanza laterale). Contribuisce all’acquisizione dello schema corporeo e alla coordinazione motoria e ad essa si devono l’integrazione degli atti motori e la sinergia dei vari segmenti. Il bambino non nasce lateralizzato ma lo diventa con la maturazione delle strutture nervose che viene favorita da una vasta gamma di esperienze cognitivo-motorie (Dioguardi F, Paola D, Reggiani E, 2005). Anche l’orientamento nello spazio grafico è strettamente dipendente da una sicura lateralizzazione, in quanto la destra e la sinistra del foglio non sono altro che la trasposizione della propria destra e della propria sinistra sul foglio stesso (CAPDI & LSM, Confederazione Associazioni Diplomati Isef & Laureati Scienze Motorie, 2013). Lo schema corporeo Immagine, consapevolezza e coscienza che ciascuno ha del proprio corpo. Potrebbe essere definito come l’impalcatura generale della motricità, all’interno della quale vengono coordinate e variamente combinate le sue unità elementari, cioè gli schemi motori e posturali di base. Viene inteso, abitualmente, come l’immagine tridimensionale, statica e dinamica, che l’individuo ha del proprio corpo e dei segmenti che lo costituiscono. Le percezioni spaziale e temporale sono implicite nella strutturazione dello schema corporeo. Si struttura attraverso l’organizzazione delle sensazioni relative al corpo rispetto ai dati dell’ambiente interno ed esterno. E’ pertanto il risultato dell’esperienza del corpo e del suo porsi in relazione con l’ambiente attraverso l’agire (Dioguardi F, Paola D, Reggiani E, 2005). Abilità motorie Sono le “forme” più evolute, ma anche usuali, del movimento venendo coinvolte in maniera assai diversificata in tutte le attività dell’uomo (Dioguardi F, Paola D, Reggiani E, 2005). Sono specifiche, acquisite mediante l’apprendimento e l’esperienza e quindi altamente allenabili, e consentono di conseguire obiettivi di prestazione motoria (non necessariamente legati allo sport) con massima precisione e minimo dispendio di tempo ed energia (Pesce et al, 2015). Sono schemi motori specializzati perché orientati ad uno scopo. A differenza degli schemi motori di base, sono infinite perché si riferiscono a molteplici situazioni e contesti della vita. 27 AL. Gli alunni partecipano se consultati. Individualmente e complessivamente le loro capacità determinano la scelta delle attività. Se l’organizzazione delle attività lo consente, la partecipazione degli alunni è molto attiva e condivisa sul piano sociale. Metodi induttivi • risoluzione problemi INS. L’insegnante determina gli obiettivi educativi e didattici, le attività e la sequenza delle stesse, non determina la quantità, la qualità, l’organizzazione delle attività. L’insegnante presenta il problema, sollecita la ricerca delle soluzioni attraverso opportune domande, non fornisce modelli esecutivi non interrompe le attività. AL. Gli alunni non partecipano alla determinazione degli obiettivi ma vi possono apportare modifiche attraverso l’espletamento delle attività. Determinano l’organizzazione. Gli alunni recepiscono il problema posto e ricercano le risposte a livello cognitivo e motorio. L’interazione verbale li aiuta a interiorizzare le esperienze. • scoperta guidata INS. Come per il metodo della risoluzione di problemi. Determina inoltre taluni ambiti esecutivi entro i quali dovranno interagire gli alunni. L’insegnante presenta la situazione stimolo prescelta, semplifica o modifica la stessa per rendere possibile la scoperta delle diverse esecuzioni. Induce l’autocorrezione. AL. Come per il metodo della risoluzione di problemi. Non determinano l’organizzazione ma si lasciano guidare alla scoperta delle attività. Gli alunni partecipano attivamente, lasciandosi guidare. Le loro risposte sono determinate nell’indirizzare le scelte successive dell’insegnante. • libera esplorazione INS. L’insegnante determina solo gli obiettivi educativi, semmai segnala centri d’interesse da affrontare. L’insegnante segue le attività che gli alunni effettuano, suggerendo momenti di riflessione e di attenzione su determinati aspetti che essi stessi hanno ritenuto significativi, utilizzandoli. AL. In relazione alle motivazioni suscitate determinano gli obiettivi didattici, i contenuti e i mezzi delle attività. Gli alunni eseguono le attività secondo proprie motivazioni, regolando la loro quantità e qualità. Metodi deduttivi : limiti e potenzialità - prescrittivo - direttivo: Limiti : • Eccessiva prescrittività e direttività; • sopprime la creatività e la spontaneità degli alunni; • fornisce modelli esecutivi la cui correttezza è tutta da 30 dimostrare; • ha scarsi o nulli effetti sulle funzioni emotive, affettive e sociali; • è scarsamente motivante specialmente nelle fasce d’età inferiori. Potenzialità : • Consente un continuo controllo dei singoli e del gruppo; • consente di programmare, somministrare e controllare sempre il carico delle attività; • dà grande rilievo, quando ci sono, alle competenze e alla personalità dell’insegnante. - misto: Limiti • Significativi fino ai 6-7 anni; • trascurabili in età successive; • reali competenze dell’insegnante; • rischio di eccessivo tecnicismo. Potenzialità • Facilita futuri orientamenti degli alunni; • favorisce l’apprendimento di sequenze motorie complesse; • fornisce buone spinte motivazionali; • coinvolge più funzioni, non solo motorie. - assegnazione compiti Limiti • Rischio di scarsa spontaneità degli alunni; • approssimazione esecutiva se lasciata molto libera; • rischi di sovraccarico se non vengono rispettate le alternanze tra carico e recupero; • eccessiva ripetitività se si intende al perfezionamento esecutivo. Potenzialità • Offre agli alunni vasta possibilità di autonomia nell’attività; • stimola la cooperazione e la collaborazione in vista dei compiti comuni da realizzare di volta in volta; • offre varietà di stimoli; • favorisce fantasia, spontaneità e creatività; • Stimola le funzioni di diverse aree nel rispetto del principio della polivalenza; • Ricerca dell’autocorrezione in funzione della esecuzione migliore, attraverso il confronto con gli altri. Metodi induttivi : limiti e potenzialità - risoluzione problemi Limiti Rischio di rallentamenti negli apprendimenti di abilità motorie; • difficoltà nel controllo del carico delle attività rispetto agli effetti fisiologici; • tendenza all’eccessiva verbalizzazione. 31 Potenzialità • Sollecita gli alunni alla personale scoperta; • ciascuno partecipa alle attività secondo le proprie possibilità; • favorisce, attraverso la verbalizzazione, l’interiorizzazione delle esperienze vissute; • sviluppa la fantasia e la creatività degli alunni; • determina notevoli influssi sullo sviluppo di numerose funzioni delle aree della personalità. - scoperta guidata Limiti • In parte simili a quelli del metodo della risoluzione di problemi; • rischio di rallentare lo sviluppo le capacità motorie soprattutto di tipo organico-muscolare; • abuso di verbalizzazione a scapito della significatività motoria dell’attività; • difficoltà di controllo del carico motorio. Potenzialità • Molto stimolante sul piano cognitivo; • favorisce l’individualizzazione dell’insegnamento; • favorisce l’interazione sociale; • molto motivante sul piano emotivo; • promuove la creatività e la fantasia degli alunni; • di notevole significato polivalente. - scoperta guidata Limiti Rischio di attivare «anarchia motoria e comportamentale»; • ritardi negli apprendimenti ipotizzati; Potenzialità • Significativi collegamenti tra attività motorie e altre attività; • valorizzazione della spontaneità degli alunni; • non direttività degli interventi; • Sviluppo della creatività e della fantasia Discorso della ragionevolezza Non esiste uno stile o metodo unico e nemmeno uno stile o un metodo per eccellenza. Tutto è legato alle diverse situazioni, contesti e obiettivi. Non bisogna mai dimenticare che il gioco motorio stimola lo sviluppo motorio, cognitivo, emotivo, sociale. Tutto in uno Il gioco motorio, quindi, può essere – al tempo stesso – mezzo, strumento, metodo, strategia, intervento didattico, volto a soddisfare le necessità cognitive, affettive, emotive e sociali, oltre che motorie, del bambino, stimolandone la curiosità e il desiderio di appagamento. Il bambino deve essere messo in condizione di giocare GIOCO LIBERO/SPONTANEO 32 ambiti che, per comodità, manteniamo separati, ma che formano un tutt’uno sempre integrato: movimento come piacere, per un maggiore benessere; poi movimento come stile di vita per prevenire malattie e favorire il benessere; poi il movimento proprio come terapia per m a l a t t i e , assai spesso croniche, e dunque per ritrovare e mantenere il benessere; ancora il movimento come riabilitazione da m a l a t t i e gravi ed invalidanti, per ritrovare - almeno in parte - il benessere fisico e psichico. Quindi, movimento e benessere, movimento per il benessere, per raggiungere il benessere, per perseguirlo, per preservarlo e per ritrovarlo: movimento e qualità della vita! Le attività motorie innalzano la qualità della vita, se sono liberamente e consapevolmente scelte e praticate. Le attività motorie comprendono anche lo sport. Lo abbiamo definito come un gioco motorio orientato all’agonismo e fondato sull’olimpismo (cioè sul fair play, sul “giocare pulito”). Ci interessava definire rapidamente per introdurre il concetto, così importante, così essenziale, così vitale, così intrinseco ed immanente nell’uomo, rappresentato dal gioco. Prima di passare al gioco ecco un’altra (utile) definizione di sport: «Lo sport è un mezzo di educazione e di formazione integrale e, perciò, di reale iniziazione e preparazione alla vita, con il quale, facendo ricorso – opportunamente collegandoli e dosandoli–atreaspetti basilari, costitutivi dell’essere uomo e dell’essere donna: il movimento, il gioco e l’agonismo, si realizza la sintesi, che è mirabile, del gioco motorio finalizzato all’espressione consapevole e all’emergere compiuto della persona». Il gioco possiamo definirlo così: “Il gioco è quella attività, scelta liberamente, verso la quale l’uomo, in ogni periodo della sua vita, è istintivamente portato. Esso peculiarmente si manifesta in gratuità, nella massima naturalezza esecutiva e con il fine di ricreare”. Una bella definizione, in cui sono presenti t u t t i i suoi tratti fondamentali e che vale la pena di ricordare, non per l’esame, piuttosto per la vita! Tantissimi autori (da Platone ed Aristotele, a Winnicott, a Freud, a Caillois, a Fink, ecc. ecc. ecc.) hanno parlato del gioco e lo hanno studiato e ne hanno evidenziato i tantissimi meriti, in specie quello di preparare alla vita. Abbiamo ricordato l’Homo Ludens di Johan Huizinga e molti altri (il gioco che viene prima della cultura, il gioco che è un atto di libertà, il suo carattere disinteressato, il gioco come tensione che crea). Anche Maria Montessori abbiamo ricordato (solo ricordato), altra italiana di valore.... Una definizione di gioco (egli ne dà diverse) in Huizinga: «Gioco è un’azione, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi limiti di tempo e di spazio, secondo una regola volontariamente assunta, e che tuttavia impegna in maniera assoluta, che ha un fine in se stessa; accompagnata da un senso di tensione e di gioia, e dalla coscienza di «essere diversi» dalla «vita ordinaria». Così determinata, la nozione sembra adatta a comprendere tutto ciò che chiamiamo gioco, di animali, di bambini, di adulti: giochi di abilità, di forza, d’intelligenza, d’azzardo, rappresentazioni ed esecuzioni. [Si può] ... considerare questa categoria «gioco» quale uno dei fondamentali elementi spirituali della vita». Provato», possiamo dire solo così, «hanno provato a normare», poiché praticamente da sempre (nonostante le buone intenzioni e nonostante la percezione che ci si trova davanti ad una realtà che non si può e non si deve ignorare e si deve piuttosto incentivare il più possibile, indipendentemente da tutto il resto della vita di un bambino/bambina e di un ragazzo/ragazza) le Linee Guida, le Indicazioni, le Raccomandazioni, le Prese di posizione, le Affermazioni di Principio si sono il più delle volte risolte in «belle parole» con poco seguito o senza alcun seguito, con scarso recepimento dalle realtà nazionali (gli Stati), anche quando il punto di partenza era rappresentato da un’istanza superiore (come l’ONU o l’OMS).Abbiamo anche considerato che i bambini giocano tutti con gli stessi giochi, in qualsiasi epoca ed in qualsiasi luogo della terra. Il gioco è dovunque lo stesso, perché connaturato all’uomo e non legato ad un momento storico, non ad un luogo. I giochi che si facevano un tempo ed ancora si fanno o si vorrebbe si facessero ancora oggi vengono chiamati tradizionali: sono invece i giochi di sempre, i giochi che sono tipici dell’uomo.Abbiamo anche considerato che i bambini giocano tutti con gli stessi giochi, in qualsiasi epoca ed in qualsiasi luogo della terra. Il gioco è dovunque lo stesso, 35 perché connaturato all’uomo e non legato ad un momento storico, non ad un luogo. I giochi che si facevano un tempo ed ancora si fanno o si vorrebbe si facessero ancora oggi vengono chiamati tradizionali: sono invece i giochi di sempre, i giochi che sono tipici dell’uomo.Al di là dei metodi e delle didattiche, quello che conta di più è «Mettersi a giocare», mettersi a giocare con i bambini, metterli al centro ed agire davvero con loro, metterli al centro e così lasciarli fare, lasciarli liberi di esprimersi e solo aiutarli a tirare fuori ciò che già hanno di connaturato dentro. Cogliere da loro la profondità del gioco, la sua serietà, l’invenzione della vita che sanno fare e la preparazione a questa. Perché i bambini giocano? Quali sono le caratteristiche dei giochi? 1) Abbandonarsi agli effetti della predisposizione naturale che intende soddisfare il bisogno biologico di movimento 2) Sviluppare competenze applicabili immediatamente o differite. Permettono l’adattamento al mondo 3) Mettere in funzione le strutture cognitive fissare obiettivi, risolvere problemi, prendere decisioni, essere creativi , acquisire senso critico 4) Esplorare aspetti significativi che riguardano i rapporti tra se e l’ambiente che li circonda. Come si è tramandato il gioco tradizionale? CREAZIONE/IMITAZIONE TRASFORMAZIONE /EVOLUZIONE/ SELEZIONE/ADEGUATEZZA PROPAGAZIONE ETNOMOTRICITA’ Non tutti i giochi popolari sono territorio esclusivo dell’infanzia La storia ci racconta.......... • L'atterramento degli ometti o birilli, rievoca l'effetto di rovina e di devastazione determinata dalla forza d'urto di pesanti corpi sferici, fatti oscillare o rotolare per scompaginare le forze avverse schierate. Il gioco, diffuso in tutti gli strati sociali e documentato soprattutto a partire dal xv secolo. Il gioco e il suo funzionamento - con chi si gioca - A cosa e con cosa - Come - Dove - Quando e quanto si gioca 36 1) A cosa e con cosa si gioca : • giochi di contrasto, – di opposizione, – di lotta , – di inseguimento; • giochi di lancio • giochi con i salti • giochi di abilità e destrezza • giochi di ebbrezza - rischio 2) come si gioca : Modalità : - durata - Esecuzione - Complessità - Comportamenti da adottare - Condizioni di gioco Stati dinamici - eliminazione , singola prova, serie di esecuzioni, alternanza - Semplice - complessa - In funzione delle competenze dei giocatori - Adattabili al contesto ( fuga rincorsa lancio salti destrezza ) - Stabilità - variabilità incertezza La finalità del gioco è lo sviluppo , il miglioramento attraverso vari processi che prevedono sfide e risoluzioni dei problemi. Lo stesso gioco non è mai lo stesso gioco, nel contenitore sono previste diverse variazioni. 3) dove si gioca - la complessità del gioco è rispettosa delle competenze dei partecipanti, le relazioni tra i giocatori non prevedono contatti diretti, l’ambiente di gioco è confortevole - le condizioni mutevoli proprie del contesto richiedono attenzione ed impegno creativo da parte dei partecipanti; nel confronto tra i contendenti prevalgono situazioni dove è necessario dimostrare bravura ed efficienza, energia e vigore - si distinguono per l’opposizione diretta tra i giocatori a fine competitivo, finalizzata alla contesa di un risultato, al possesso di un territorio o a dispute dove è necessaria efficienza prestativa e che si svolgono spesso sotto pressione temporale I luoghi del gioco : • Ogni gioco possiede la prerogativa di adeguarsi a qualsiasi ambiente, ad uno spazio limitato o ad una semplice componente di arredo. • È un “non luogo” , uno spazio misterioso, a volte proibito , da addomesticare mettendo alla prova la propria audacia 4) quando e quanto si gioca Quando : - autonomia \ indipendenza limitate : forte dipendenza dagli adulti - Tempi della giornata : sono regolati e coordinati ( vive un tempo organizzato) - Utilizzo del tempo : pochi tempi vuoti - Attività motoria? Pratica giochi strutturati e istituzionalizzati volti ad apprendere Quanto : 37 In comune - prassi - Regole - Liturgia - Obiettivo - Registrazione eventi Gioco tradizionale Attività ludica con prassi non istituzionalizzata Gioco tradizionale folklore Birilli farigliano - tella Gioco sportivo: regole - competizione • gioco tradizionale : - balineto ruzzola - Trottola birilli - Palla prigioniera - Zachegn rana • quasi sport : gioco sportivo semi istituzionalizzato - tamburello - Palla pugno - Pelota scianco - Giochi valdostani • sport : gioco sportivo istituzionalizzato - FSN\CONI - Tennis - Golf - Pallavolo - Nuoto - Ciclismo - Sci - Atletica - Bocce - scherma - Bowling • quasi gioco sportivo : attività libera e informale senza regole e competizione - nuoto - Sci - Ciclismo - Running - Pattini 40 Metodi e didattiche delle attività motorie e sportive Abbiamo iniziato presentando una materia con un titolo per noi particolare, che non condividiamo del tutto. Noi volentieri avremmo cancellato «e sportive» ed accettato - e saremmo stati anzi contenti - di: «Metodi e didattiche delle attività motorie» Invece, abbiamo scelto la strada del mettere tra parentesi lo sport, dicendovi a più riprese che era meglio così (in Italia non lo fa nessuno, sostanzialmente per ignoranza del problema). Metodi e didattiche delle attività motorie [e sportive] E così mentre vi abbiamo detto che lo sport non è affatto una prerogativa delle fasce di età che ci interessano, non abbiamo rinunciato a parlarvene e ve ne parleremo. Ma forse così: «Metodi e didattiche delle attività motorie e pre-sportive» Vi diremo perché: «no lo sport!» e perché (forse): «sì, il pre-sport» Il pre- sport Cioè la strategia per definirlo bene ed applicarne i principi correttamente ai giovani di cui ci occupiamo. Rimanendo sulla denominazione del corso : «Metodi e didattiche delle attività motorie e sportive» Abbiamo considerato, all’interno del Corso, il ruolo grande dell’aspetto «motorio» nella vita dell’uomo, cioè del movimento come aspetto essenziale dell’esistenza delle persone!Lo abbiamo esaminato da tanti punti di vista e ci siamo resi conto di tanti significati e ruoli che riveste nella vita, anche quello di far stare bene le persone (piacere di muoversi, conservazione della salute, prevenzione di malattie, vera e propria terapia). E poi, è vero, il movimento caratterizza anche lo sport degli adulti Sul ruolo e sul significato del gioco motorio, sulle sue caratteristiche (libertà, spontaneità, creatività, istintività, gratuità) e sulle modalità della sua attuazione, abbiamo molto parlato ed ancora parleremo. ( E poi, è vero, il movimento caratterizza anche il gioco dei bambini!) Il gioco motorio, quando c’è, è il segno distintivo della civiltà e del rispetto per il presente e per il futuro delle Nazioni! Intanto, non abbiamo nemmeno una meta da raggiungere. Molto (quasi tutto) dipenderà dalla particolare interazione che ci sarà tra noi, poiché la strada che faremo non è prevedibile ad oggi ed io ne conosco solo un aspetto iniziale, un punto di partenza. Misterioso punto, ma pieno di possibili sviluppi. Dunque, in un punto ci sarebbero delle “cose” particolari? Come può essere? E se a questa domanda vi rispondessi che «un punto è tutto», che «nel punto» c’è tutto, cioè tutto l’universo, ci credereste, mi seguireste ….? Vogliamo, in realtà, fare il punto su un problema importante (il più importante di quelli che possono avere esperti della formazione come NOI tutti qui), ma possiamo solo se lo condividiamo e ci arriviamo insieme! Altrimenti: tempo perso - il nostro - poiché resteremo dove siamo ora, al punto di partenza! Ma quanta attività occorre fare per garantire un sano sviluppo motorio, prevenire le malattie, favorire il benessere e assicurare una qualità della vita elevata? Da una breve analisi di alcune delle principali disposizioni che regolamentano e riconoscono un valore fondamentale all’attività motoria, avevamo visto che a quest’ultima viene attribuito un ruolo molto importante, a volte addirittura determinante. Ad esempio, il ruolo chiave dell’attività motoria nel raggiungimento di alcuni dei principali obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU (Dichiarazione di Bangkok sull’attività fisica per la salute globale e lo sviluppo sostenibile, 2016). 41 Ricordiamo che di fronte all’argomento attività motorie e bambini (nel mondo della scuola e non solo) siamo chiamati sempre a fare delle scelte concrete che, come abbiamo in parte visto e continueremo ad analizzare nel nostro cammino, influenzano la vita di un essere umano, cioè di una «persona», condizionandone il benessere e la qualità della vita stessa. Imbattendoci in scelte importanti - potremmo fare delle riflessioni come: 1. Di cosa si tratterà mai? In fondo stiamo discutendo sul come far giocare dei bambini una volta ogni tanto! 2. Ho visto e vedo insegnanti che se ne disinteressano quasi totalmente: perché non posso fare lo stesso? Oppure (che è quello che auspichiamo – fortemente auspichiamo! – accada): 1. Mi occupo degli anni fondamentali e basilari, cruciali per lo sviluppo complessivo, perciò non devo per nulla sottovalutare l’importanza del movimento! Ma quanta attività occorre fare per garantire un sano sviluppo motorio, prevenire le malattie, favorire il benessere e assicurare una qualità della vita elevata? In realtà, no! Ad esempio, bisognerebbe chiedersi anche: hanno tutti bisogno della stessa quantità di attività motoria? La risposta la scopriremo passando in rassegna alcune documentazioni e alcune dichiarazioni di principio nazionali, internazionali e mondiali: atti davvero molto importanti. Ci occuperemo di diverse fasce d’età, ma, per iniziare, partiremo dai primi giorni e dai primi anni di vita, quelli in cui tutto ciò che viene a mancare (e ci dovrebbe invece essere) non si recupererà mai più! [SCUSATE: NON SI RE-CU-PE-RE-RÀ MAI PIÙ! Il movimento per tutta la vita: si può? Il nostro punto di partenza per rispondere alle diverse domande è rappresentato dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Varate nell’aprile del 2019 sotto forma di linee guida e corredate dalle evidenze scientifiche più aggiornate sul movimento e sugli effetti che esso provoca nel bambino e, di conseguenza, nell’adulto del futuro, costituiscono il documento che va a completare il discorso avviato nel 2010, e riguardante le altre fasce di età (che, per dare un ordine al discorso generale, analizzeremo in seguito) sui livelli minimi di attività motoria raccomandati. Come si vede dal titolo, qui non si tratta solo di attività motoria, ma anche di comportamento sedentario e di sonno. Prima di entrare, però, nel merito di tali linee guida è utile familiarizzare rapidamente e succintamente con una parte della terminologia utilizzata e con alcuni concetti. Non una definizione esaustiva, ma comunque un buon punto di partenza in cui vengono messi in luce componenti essenziali del gioco: l’assenza di un obiettivo specifico (l’obiettivo del gioco è il gioco!), la volontarietà, la creatività e la fantasia, lo svolgimento da soli o insieme ad altri, l’utilizzo o meno di oggetti, l’acquisizione e il consolidamento di fondamentali capacità e abilità di sviluppo. Viene definito comportamento sedentario ogni comportamento da svegli che sia caratterizzato da una spesa energetica di ≤1.5 equivalenti metabolici (METs), dalla posizione di seduti, reclinati o sdraiati. [Si tratta, come si può immaginare, di una spesa energetica davvero minima!] Per bambini sotto i 5 anni, include il tempo trascorso seduto in auto, su seggioloni, carrozzine, passeggini o qualsiasi dispositivo di trasporto o sulle spalle di qualcuno. Include però anche il tempo trascorso da seduti, tranquilli, ad ascoltare una storia o una fiaba. 42 video o facendo giochi al computer). Di meno è meglio. Se in atteggiamento sedentario, meglio leggere e raccontare storie Sonno di buona qualità: 10-13 ore Assicurare un sonno di buona qualità di 10-13 ore, inclusi sonnellini, con tempi di sonno regolare e fasi di veglia Altre indicazioni Prima della pubblicazione del documento dell’OMS, esistevano già Dichiarazioni di altri Enti e Organismi e Linee Guida di altri Paesi che anticiparono l’OMS e contribuirono, in seguito, alla creazione delle raccomandazioni dell’OMS. I primi a porsi il problema dell’attività motoria delle primissime fasce di età, studiandolo e affrontandolo con estrema cognizione di causa, sono stati i Paesi di matrice anglosassone. Il fenomeno dei bambini è una questione culturale! Occuparsi fin da subito dell’aspetto motorio dei bambini, e di quelli ad esso connessi, vuol dire prendersi cura della persona quando è bambino del presente e poi adulto del futuro. Non ci stancheremo mai di ripeterlo che esistono precisi momenti della vita in cui si apprendono i comportamenti che influenzano il benessere e la qualità della vita di tutto il futuro. Non è solo una questione di salute e benessere, poiché questi Paesi, molto probabilmente, hanno anche compreso che, per avviarsi nel tempo in un percorso sportivo (qualora lo si scegliesse!), e quindi specializzarsi o iniziare a specializzarsi in una o in una serie di attività, è fondamentale possedere un’ampia base di esperienze motorie, da costruire fin da subito, sulla quale appoggiare e far crescere la cosiddetta prestazione sportiva (la massima consentita ad un soggetto). Nel 2002 la NASPE (National Association for Sport and Physical Education), una delle Organizzazioni dell’attuale SHAPE AMERICA (Society of Health and Physical Educators), pubblica un documento denominato "Active Start: A Statement of Physical Activity Guidelines for Children Birth to Five Years”, in cui vengono definite le linee guida per l’attività motoria dei bambini dalla nascita fino a 5 anni. Tali linee guida sono divise in tre parti: - linee guida per bambini da 0-12 mesi (infants); - linee guida per bambini da 1 a 3 anni (toddlers); - linee guida per bambini da 3 a 5 anni (preschoolers). 0-12 mesi I bambini dovrebbero interagire con genitori e caregiver nelle attività fisiche quotidiane che promuovono l'esplorazione del loro ambiente. I bambini devono essere collocati in ambienti sicuri che facilitino l'attività fisica e non limitino i movimenti per periodi di tempo prolungati. L'attività motoria dei bambini dovrebbe promuovere lo sviluppo di capacità e abilità motorie.I neonati devono avere un ambiente che soddisfi o superi gli standard di sicurezza raccomandati per svolgere attività motorie che impegnano grandi masse muscolari. Le persone responsabili del benessere dei bambini dovrebbero favorire lo sviluppo di abilità motorie fondamentali del bambino. 12-36 mesi I bambini dovrebbero accumulare quotidianamente almeno 30’ di attività fisica strutturata.I bambini piccoli dovrebbero impegnarsi almeno 60’ e per diverse ore al giorno in attività fisica non strutturate e non devono essere sedentari per più di 60’, tranne quando dormono.I più piccoli dovrebbero sviluppare abilità di movimento che sono i mattoni per compiti motori più complessi.I bambini dovrebbero disporre di aree interne ed esterne che soddisfino gli standard di sicurezza per lo svolgimento di attività che impegnano grandi masse muscolari.Le persone responsabili del 45 benessere dei bambini dovrebbero favorire lo sviluppo di abilità motorie fondamentali del bambino. 3-5 anni I bambini dovrebbero accumulare quotidianamente almeno 60’ di attività fisica strutturata.I bambini in età prescolare dovrebbero impegnarsi almeno 60’ e per diverse ore al giorno in attività fisica non strutturate e non devono essere sedentari per più di 60’, tranne quando dormono.I bambini in età prescolare dovrebbero sviluppare le competenze motorie fondamentali, che sono i mattoni per compiti motori più complessi. I bambini in età prescolare dovrebbero disporre di aree interne ed esterne che soddisfino gli standard di sicurezza per lo svolgimento di attività che impegnano grandi masse muscolari.Le persone responsabili del benessere dei bambini dovrebbero favorire lo sviluppo di abilità motorie fondamentali del bambino. Ancora NASPE (2009), indicazioni su abilità motorie fondamentali da sviluppare, benefici per la salute, attrezzi e giocattoli da poter utilizzare, giochi da svolgere. Tutti i bambini dalla nascita all'età di 5 anni dovrebbero impegnarsi in attività fisiche quotidiane che promuovano lo sviluppo di capacità e abilità di movimento e di basi dell’efficienza fisica correlata allo stato di salute. Afferrare, rilanciare, inseguire, stare a penzoloni, saltare (in modi diversi), correre, pattinare, strisciare, colpire, lanciare, muoversi in punta di piedi, ecc. Favorisce la salute cardiaca e lo sviluppo sociale attraverso il gioco, sviluppa la capacità di risolvere i problemi, sviluppa e migliora la coordinazione motoria, incrementa attenzione e concentrazione e sviluppa l’autostima. Bici con rotelle, funi per arrampicarsi, palle di spugna, cavalli a dondolo e piccoli scooter, materassini per il gioco della campana, funi per saltare; palle per bambini da: calcio, basket, pallavolo, football americano; aquiloni, palline da tennis, trampoli bassi, tappeti vari, ecc. OBIETTIVI: crea obiettivi creativi per giochi di lancio: disegnare o tagliare buchi in scatole di cartone, allineare bottiglie di plastica. MOVIMENTI: usa un grande calendario mensile e chiedi a tuo figlio di aiutarti a compilare ogni blocco giornaliero con una diversa abilità motoria. GIOCOLERIA CON PALLONCINI E PARTI DEL CORPO: lancia un palloncino in aria e chiama la parte del corpo da utilizzare per colpirlo (ginocchio, piede e gomito). Il pallone può anche essere battuto, calciato o fatto rimbalzare tra due giocatori. AAP (American Academy of Pediatrics) Contributo molto interessante è anche quello dell’Accademia Americana di Pediatria, le cui linee guida sono suddivise in tre fasce di età (0-12 mesi, 1-3 anni, 3-5 anni) e contengono al loro interno un riferimento continuo al gioco motorio. Gioco motorio libero 0-12 mesi Dedicare ogni giorno del tempo al gioco motorio. Limitare il tempo trascorso in seggiolini auto, passeggini, seggioloni, ecc. 1-3 anni Dedicare ogni giorno del tempo al gioco motorio. 3-5 anni Inserire nella propria routine giornaliera del tempo da dedicare al gioco motorio. 46 Tempo trascorso davanti allo schermo 0-12 mesi Limitare il tempo di esposizione alla TV. L’obiettivo è evitare totalmente l’ esposizione alla TV. Evitare il posizionamento della TV in camera da letto. 1-3 anni Limitare il tempo di esposizione alla TV a 2 ore/giorno. Evitare pubblicità e annunci pubblicitari. Evitare il posizionamento della TV in camera da letto. 3-5 anni Limitare il tempo di esposizione alla TV a 2 ore/giorno. Evitare pubblicità e annunci pubblicitari. Evitare il posizionamento della TV in camera da letto ed evitare di mangiare mentre si guarda la TV. Un sito davvero interessante, creato dalla AAP per i genitori. Ci sono indicazioni su diverse tematiche, compreso lo sviluppo motorio (ma non solo) e un’indicazione delle sue tappe di sviluppo per tutte le fasce d’età della popolazione americana. Linee guida americane Un documento del 2018 che aggiorna le precedenti linee guida del 2008. Il testo è composto da otto capitoli, un glossario e due appendici, ben organizzato e con informazioni e indicazioni divise per gruppi di età e indirizzato alla popolazione Americana. Il terzo capitolo è rivolto all’attività giovanile e riporta raccomandazioni per giovani in età prescolare, in età scolare e adolescenti. Bambini di età 3-5 anni I bambini in età prescolare (da 3 a 5 anni) dovrebbero essere fisicamente attivi durante il giorno per migliorare la crescita e lo sviluppo. Dovrebbero essere incoraggiati a muoversi e impegnarsi nel gioco libero e in attività strutturate, come giochi di lancio, andare in bici o guidare un triciclo. Per rinforzare le ossa, i bambini piccoli dovrebbero svolgere attività a base di salti e saltelli vari, rotolamenti, acrobatica. Sebbene la quantità specifica di attività necessaria per migliorare la salute delle ossa ed evitare l'eccesso di grasso nei bambini piccoli non sia ben definita, un obiettivo ragionevole può essere di 3 ore al giorno di attività di tutte le intensità: leggera, moderata e vigorosa. Continua il nostro percorso alla scoperta delle raccomandazioni sull’attività motoria per le prime fasce di età in alcuni Paesi del Mondo. Seguiranno alcuni documenti di valore elevatissimo (ripetiamo, valore elevatissimo!), in cui le informazioni contenute al loro interno, ben supportate dalle principali evidenze scientifiche riguardanti il tema del movimento di giovani e giovanissimi, sono molto precise e dettagliate, direttamente applicabili nella pratica quotidiana a scuola, in famiglia e anche nelle associazioni e società che si occupano di attività motoria giovanile. 1. La presentazione è in sé lunga, complessa, piena di concetti essenziali e richiede del tempo (anche lungo) per essere compresa appieno. 2. Non bere alcolici prima di studiare (ah ah ah, si fa per ridere!). 3. Fare 15’ di sano esercizio fisico. 4. Prepararsi per tempo e vestirsi sobriamente, ma elegantemente (la serietà del compito lo richiede...). 5. Mangiare un frutto, anche due. 6. Un giorno, studiare dalla slide 1 alla 27 (non di più) e soffermarsi sulle immagini! 7. Ascoltare della buona musica a piacere. 8. Riflettere sui punti 1-7. 9. Il giorno dopo, studiare dalla slide 28 alla 52, soffermandosi sempre sulle 47 Le competenze motorie fondamentali da sviluppare con il gioco motorio durante il periodo dell’infanzia, ma in particolare fino ai 5 anni, possono essere suddivise in tre aree: 1. Competenze di stabilità ed equilibrio: muoversi o rimanere in equilibrio su gradini, assi, travi o altre strutture con base ristretta; allungarsi, flettersi, ruotare, roteare, rotolare o scivolare; eseguire attività di pre-acrobatica in appoggio su testa o mani (capovolte, ruote, verticali, ecc.); camminare su superfici irregolari, ad esempio su piste di cespugli o su rocce. 2. Competenze di locomozione: camminare, correre, galoppare, saltare (in diversi modi e in diverse direzioni), arrampicarsi, muoversi su base musicale, muoversi e spostarsi sulle braccia (ad esempio, la carriola umana). 3. Competenze di manipolazione e controllo degli oggetti: lanciare, afferrare, palleggiare (con mani o piedi) una palla; colpire un oggetto (come una palla) con una mazza o una racchetta; scavare nella terra, in una cava di sabbia o sulla spiaggia. Tutte queste competenze devono essere sviluppate mediante occasioni di gioco libero o strutturato. Il gioco libero, inoltre, consente di sviluppare capacità ed abilità emotive, cognitive e di comunicazione, che assicurano il successo scolastico. Le attività strutturate, in particolare per i più piccoli, devono essere mediate dagli adulti per offrire la possibilità ai bambini di provare giochi che prevedano un certo grado di rischio, ma fondamentali per lo sviluppo della fiducia in se stessi. Infine, vanno incentivate soprattutto le attività all’aperto. Linee guida Finlandesi Probabilmente il documento più interessante di quelli presenti in letteratura. 9 capitoli e 2 appendici, per un totale di sole 48 pagine, che contengono all’interno le evidenze scientifiche più importanti ed aggiornate sull’attività motoria delle primissime fasce d’età e numerose riflessioni di natura applicativa. Un popolo all’avanguardia, che fa dell’attività motoria un must della propria cultura. Anzi, per meglio dire, un popolo che fa dell’attività motoria scolastica un must della propria cultura educativa. Un popolo – aggiungiamo – che riconosce la cultura nel gioco e nel movimento! Non passano, infatti, in secondo piano due aspetti: 1. Il titolo: tre parole e tre concetti fondamentali, gioia/felicità, gioco di movimento e fare insieme, ossia cooperare e collaborare. Quindi, giocare, muovendosi, e farlo insieme per essere felici. 2. Le raccomandazioni portano la firma del Ministero dell’Istruzione e della Cultura, che ribadisce il ruolo fondamentale della scuola in tal senso. 9 (e non solo) concetti fondamentali in 9 capitoli: 1. Quanta attività motoria giornaliera. 2. Il ruolo della famiglia. 3. Ascoltare i bisogni dei bambini. 4. Apprendere facendo sempre diversamente. 5. L’attività all’aperto. 6. La funzione di giocattoli e attrezzi vari. 7. L’attività fisica guidata. 8. Il diritto al gioco nell’infanzia. 9. I vincoli politici (positivi) della comunità 50 1. Almeno tre ore algiorno... 2. Genitori attivi = figli attivi (lo confermano diverse ricerche). 3. Vogliamo che i bambini sviluppino fiducia in se stessi, empatia, auto efficacia, ecc.? Allora, ascoltiamoli! 4. Fare sempre cose nuove: il cervello riconosce solo il nuovo! 5. La natura offre tante e diversificate occasioni di apprendimento. 6. Meglio conoscerli per adoperarli al meglio. 7. Guidare non significa sostituire ma condurre a sperimentare in maniera sicura nuove occasioni di apprendimento. 8. Non lo dimentichiamo mai e ripetetelo a chi non lo conosce: IL GIOCO É UN DIRITTO DEL BAMBINO! 9. L’attività motoria riguarda tutti, anche quelli che costruiscono condomini e ne definiscono i regolamenti... Tutti concetti che non possono essere messi da parte quando si parla della felicità e del benessere dei bambini del presente e degli adulti del futuro. La scuola ha un ruolo determinante in questo, così come la famiglia e la società. Essere a conoscenza dell’importanza dell’attività motoria, soprattutto sottoforma di gioco, è il punto di partenza di tutti i discorsi a seguire. In questo, il popolo finlandese è stato ed è un esempio di cultura in Europa e nel Mondo. Attività motoria vigorosa per bambini: correre veloce, giocare ad acchiapparella, saltare su un trampolino, spingere un oggetto grande, arrampicarsi su una collina, lottare, nuotare, sciare o salire le scale. Attività motoria moderata per bambini: camminare a passo svelto, usare uno monopattino/triciclo, andare in bicicletta, pattinare, ballare con musica veloce e ritmata, giocare a palla o utilizzare una grande pala. Attività motoria leggera per bambini: camminare lentamente, giocare a giochi che implicano un basso livello di attività fisica, lanciare e prendere una palla, dondolarsi su un'altalena e mantenere l'equilibrio, ballare con musica lenta e pacifica, giocare a giochi di ruolo o esegui le normali faccende quotidiane come vestirsi, svestirsi o organizzare giocattoli e cose. Attività motoria molto leggera: stare seduti, disegnare, guardare foto e leggere, fare torte di sabbia sulla sabbiera, guardare la televisione o usare un computer, costruire strutture usando blocchi di costruzione, risolvere un puzzle, giocare con piccoli oggetti o mangiare Almeno tre ore di attività fisica al giorno di cui: - Attività intensa: giocare a rincorrersi, saltare su un trampolino elastico, arrampicarsi, nuotare, sciare - Attività leggere: giochi di equilibrio, lanciare una palla, ecc. Attività divertenti all’aperto: pattinare, andare in bici, ecc. - Le restanti ore impegnarsi in attività quotidiane tranquille: giocare con automobili, blocchi, bambole, studiare, mettere a posto gli indumenti, mangiare. - Dormire e riposare il giusto. In Italia In Italia ci sono delle linee guida (unico documento ufficiale sul tema dell’attività motoria!) ma non si rivolgono alle primissime fasce di età (nulla di nuovo, dunque!). Esistono alcune singole iniziative, non pubblicizzate in maniera massiva, che molto spesso trattano il fenomeno senza far riferimento a raccomandazioni e ad evidenze scientifiche. 51 Tra le poche iniziative valide esiste un sito informativo rivolto ai genitori, denominato «Piccoli più In Forma», nato nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio. Un progetto innovativo (per noi!) che tratta due aspetti connessi, alimentazione e attività di movimento, che contribuiscono allo sviluppo di modelli di comportamento utili al benessere e al mantenimento dello stato di salute. Il sito ha alcune pagine dedicate ai due aspetti e, al menu dedicato al movimento, fornisce un elenco di attività e giochi per i bambini, utili allo sviluppo di competenze motorie. Qualcosa di nuovo, molto migliorabile (nessun riferimento, al momento, ai bambini piccolissimi ed informazioni rivolte solo a genitori e non ad insegnanti) ma comunque un’iniziativa che dimostra un primo, seppur lieve, interessamento al fenomeno. In questi giorni caratterizzati dal distanziamento sociale e dal lungo tempo da trascorrere in casa imposto dallo Stato, a causa del famigerato Coronavirus, uno dei problemi principali è la riduzione e, in alcuni casi, l’assenza di attività motoria per tutti, bambini compresi. Si rischia di passare la maggior parte del tempo in attività sedentarie, come lo stare a letto, alla TV o al PC o, peggio, mangiare e stare fermi davanti a uno schermo. Si vengono a creare (e, se già esistenti, si aggravano) una lunga serie di problemi di carattere psicologico (stress, ansia, disturbi del sonno, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ecc.), biologico (malfunzionamento di organi ed apparati, squilibri muscolari e posture errate), legati alla salute (soprattutto, dolori osteoarticolari e muscolari, sovrappeso) e si gettano le basi per l’acquisizione o il consolidamento di modelli di comportamento – motori e non motori – errati. Diventa, dunque, necessario creare più occasioni di movimento quotidiano, possibilmente, anche più volte nella stessa giornata. Tuttavia, se per gli adulti diventa abbastanza semplice organizzare la propria routine giornaliera e includere alcune attività motorie da fare, per i bambini molto piccoli la situazione contingente amplifica il problema! 1) Cosa fare, allora? 2) Chi deve guidare i bambini, in questo caso? 3) Esistono delle indicazioni a riguardo 1) Organizzare giochi di movimento, più o meno strutturati, è la soluzione. Ad esempio: • attività di movimento libero: ballo, salti, capovolte, stretching, per migliorare la coordinazione dei movimenti; • attività accompagnata e scandita dalla musica, per favorire il movimento/coordinazione e stimolare il linguaggio, l’apprendimento; • attività di disegno e manipolazione con paste modellabili per stimolare la creatività, la motricità fine e diversi aspetti sensoriali; • attività di lettura comune ad alta voce e poi autonoma, per stimolare il linguaggio, l’apprendimento e l’interazione. 2) La famiglia (principalmente i genitori, ma anche fratelli e sorelle) ha il compito di guidare i bambini e lo può fare: • dando l’esempio: se i genitori sono attivi anche i figli lo saranno • scegliendo attività adeguate all’età e allo sviluppo; • creando luoghi sicuri in cui giocare; • evitando l’utilizzo di televisori, tablet e cellulari per i bambini fino a 4 anni. Limitando per i bambini e i ragazzi l’utilizzo dei device a determinate ore del giorno e per un massimo di 2 ore al giorno, oltre al tempo necessario per lo svolgimento dell’attività didattica. 52 5–17 years old; 18–64 years old; and 65 years old and above.The Global Recommendations on Physical Activity for Health aim to provide guidance on the dose-response relationship between physical activity and health benefits (i.e. frequenza, durata, intensità (livello di impegno/sforzo), tipologia and quantità totale di attività motorie needed for health enhancement and prevention of NCDs). Le raccomandazioni contenute nel documento riguardano tre fasce di età: 5–17 anni; 18–64 anni; dai 65 anni in poi. Giovani ed adolescenti (5-17 anni) 1. Giovani ed adolescenti dovrebbero accumulare almeno 60 minuti al giorno di attività di intensità da moderata a vigorosa. 2. I 60 minuti giornalieri vanno intesi come un limite minimo: quantità maggiori consentono di ottenere ulteriori benefici per la salute. 3. La maggior parte dell’attività giornaliera deve essere di tipo aerobico. Dovrebbero essere previste, inoltre, attività di intensità moderata e vigorosa, incluse quelle che rinforzano muscoli ed ossa, almeno 3 volte a settimana. 4. L’attività fisica per questa fascia d’età prevede la partecipazione a: giochi liberi, giochi strutturati, sport, camminare, andare in bici, con monopattini, pattinare, attività ricreative, educazione fisica o attività fisica pianificata, nel contesto delle attività familiari, scolastiche e comunitarie. 5. I livelli raccomandati di attività fisica per giovani ed adolescenti devono essere considerati in aggiunta alla quantità dell'attività fisica accumulata nel corso delle normali attività quotidiane non ricreative. Adulti (18-64 anni) 1. Gli adulti dovrebbero svolgere almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata o 75 minuti di attività aerobica vigorosa o combinazioni equivalenti delle due in sessioni di almeno 10 minuti per volta. 2. Per ottenere ulteriori benefici per la salute, gli adulti dovrebbero aumentare la quantità di attività fisica aerobica di intensità moderata fino a 300 minuti a settimana o impegnarsi in 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa a settimana o in una combinazione equivalente di attività di intensità moderata e vigorosa. 3. Due o più volte a settimana dovrebbero essere svolte anche attività di efficienza muscolare per i principali gruppi muscolari. 4. L’attività fisica per questa fascia d’età include: attività fisica svolta nel tempo libero, camminare, andare in bici, attività lavorativa, le faccende di casa, il gioco libero o strutturato, lo sport o l’attività fisica pianificata, nel contesto delle attività familiari e comunitarie. Anziani (65 anni) 1. Gli adulti [di questa fascia d’età] dovrebbero svolgere almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata o 75 minuti di attività aerobica vigorosa o combinazioni equivalenti delle due in sessioni di almeno 10 minuti per volta. 2. Per ottenere ulteriori benefici per la salute, gli adulti dovrebbero aumentare la quantità di attività fisica aerobica di intensità moderata fino a 300 minuti a settimana o impegnarsi in 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa a settimana o in una combinazione equivalente di attività di intensità moderata e vigorosa. 3. Due o più volte a settimana dovrebbero essere svolte attività di efficienza muscolare per i principali gruppi muscolari. Gli anziani con ridotta mobilità dovrebbero svolgere anche esercizi/ attività di equilibrio tre o più volte a settimana per prevenire le cadute. Per i soggetti impossibilitati 55 a seguire queste raccomandazioni, si consiglia di adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni. Raccomandazioni OMS (2010) Ripetiamo, perché costituiscono due aspetti da ricordare (sempre!) e da non dimenticare (mai!), che: 1. in tutte le età, i livelli raccomandati vanno intesi come un limite minimo: superandoli si ottengono ulteriori benefici per la salute (e, di conseguenza, una migliore qualità di vita!). 2. I livelli raccomandati di attività fisica (soprattutto per i giovani ma non solo) devono essere considerati in aggiunta alla quantità dell'attività fisica accumulata nel corso delle normali attività quotidiane non ricreative. Linee guida canadesi Ancora una volta i canadesi, e ancora una volta con una capacità comunicativa di valore elevato, in grado di trasmettere concetti fondamentali utilizzando immagini e parole chiave! Le raccomandazioni Canadesi del 2002 (!) per bambini hanno contribuito certamente alla creazione delle linee guida dell’OMS del 2010. È interessante notare che nell’edizione del 2017 non si faccia riferimento esclusivamente alla quantità e alla tipologia di attività motoria, ma – per il ruolo che possono rivestire – anche al comportamento sedentario e al sonno. - Accumulare almeno 60’ al giorno di attività fisica di intensità da moderata a vigorosa. Attività vigorosa e attività di rinforzo muscolare e osseo per 3 volte a settimana, almeno! - Impegnarsi molte ore in diverse attività fisiche, sia strutturate sia non strutturate. - 5-13 anni: dormire dalle 9 alle 11 ore di sonno ininterrotto a notte; 14-17 anni: dormire dalle 8 alle 10 ore di sonno ininterrotto a notte. In entrambi i casi, mantenere costanti i tempi di sonno e veglia. - Non trascorrere più di 2 ore al giorno di tempo davanti a uno schermo; limitare il tempo passato da seduti. Linee guida australiane • La pallacanestro, il calcio, il netball, il nuoto, il saltellare e la corsa sono tutte ottime modalità per aggiungere/includere intensità nelle attività di ogni giorno. Non devono essere attività organizzate o pagate per essere svolte, possono essere semplici giochi come lanciare e afferrare una palla o rincorrere un amico e correre al parco. Tutto ciò che conta è far stancare per bene i bambini, fino a farli boccheggiare ! • Aggiungere alla quantità totale giornaliera di attività motoria delle attività di intensità moderata come andare in bici, sul monopattino o con lo skateboard. Scambia un giro in auto verso i negozi locali o la biblioteca con un giro in bici o con il monopattino! • Camminare tranquillamente o giocare a pallamano sono degli esempi di attività motoria di intensità bassa. Portare a spasso il cane o andare a scuola a piedi rappresentano delle buone modalità per aumentare la quantità di attività motoria di tipo leggero. Fare poca attività è meglio di niente! • Saltellare, correre, fare yoga, saltare, eseguire dei piegamenti sulle braccia ed esercizi per i muscoli addominali (sit-up), sollevare pesi, eseguire degli affondi e/o degli squat, arrampicarsi sugli alberi o dondolarsi a una sbarra sono delle eccellenti opzioni per rafforzare muscoli e ossa. • Provare a non stare seduti ma essere attivi. Incoraggiare i bambini a scendere dall'autobus una fermata prima o a incontrare gli amici per una partita nel parco, piuttosto che passare del tempo libero in maniera sedentaria davanti a uno schermo. Questi piccoli cambiamenti produrranno benefici per la salute, ma ricordati di mantenere un sonno sufficiente. 56 • Insegnanti: puoi aiutare gli studenti ad aggiungere attività vigorose, integrando attività aerobiche brevi e intense durante le lezioni di educazione fisica e all'interno della classe, come salti continui verso l’alto o semplici e divertenti routine di danza. Molto interessanti, allo stesso modo delle raccomandazioni per bambini ed adolescenti, sono le linee guida per soggetti adulti. Infatti, in esse vengono spiegati gli effetti negativi per la salute derivanti dall’inattività fisica e quelli positivi derivanti, invece, da uno stile di vita attivo, vengono fornite indicazioni sul tipo di attività da svolgere e, soprattutto, ormai un tratto distintivo della modalità di fare comunicazione degli australiani, una serie di idee e suggerimenti per rendere la vita più attiva e meno sedentaria! Alcune idee e suggerimenti alla portata di tutti... Ne riportiamo degli esempi da documento: 1. Per spostamenti brevi, cammina o utilizza la bici e lascia l’auto a casa. 2. Usa le scale ed evita l’ascensore. 3. Parcheggia l’auto distante 5-10 minuti di cammino dal luogo di lavoro. 4. A pranzo, allontanati dalla scrivania del tuo posto di lavoro (o dal banco universitario!) e fai una breve passeggiata all’esterno. 5. Raggiungi gli amici per fare una passeggiata, piuttosto che stare seduta/o a chattare. 6. Parla con il tuo medico o con un esperto che si occupa di salute ed esercizio fisico, se vuoi inizare un programma di attività fisica, se hai problemi di salute o vuoi raccogliere informazioni riguardanti la tua sicurezza nell’essere più attivi. Di nuovo, un Popolo (con la P maiuscola!) all’avanguardia nel versante dell’attività motoria, e uno Stato che fa di tutto per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. Ma perché? Essere attivi aiuta a stare meglio? Rende più felici? Migliora le relazioni? Incrementa addirittura la produttività lavorativa e favorisce il successo scolastico? Alcuni interrogativi (ce ne sarebbero tanti altri) che meritano una sola risposta: SÌ! Le immagini che seguono, sono prese dalle linee guida del 2008 e sono rivolte alla popolazione anziana. Guardare per credere. Registrare le attività svolte su un diario e conservare le informazioni, è un sistema che nel lungo periodo garantisce il raggiungimento di un risultato di successo. Provare a sfruttare l’idea per creare un sistema simile da utilizzare a scuola con gli alunni, può essere realizzabile? Linee guida americane Ne avevamo già parlato riferendoci all’attività motoria in età prescolare (3-5 anni) e avevamo affermato che il documento conteneva una serie di indicazioni anche per gli atri gruppi di età. La maggior parte dei 60 minuti può essere di attività aerobica moderata, cioè tutto quello che fa battere il tuo cuore più velocemente. Incoraggiare i bambini a svolgere attività aerobiche di intensità vigorosa almeno 3 volte a settimana. Bambini ed adolescenti hanno necessità di svolgere, all’interno dei 60 minuti giornalieri, anche attività di rinforzo muscolare e osseo almeno 3 volte a settimana. Attività di rinforzo muscolare sono tutte quelle che fanno «lavorare» i muscoli del corpo, come arrampicarsi e dondolarsi a una sbarra. 57 cornice delineata dal “Piano d’azione globale sull'attività fisica per gli anni 2018-2030” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (i cui obiettivi per la promozione dell’attività fisica prevedono, 1) costruire società attive, 2) costruire ambienti di vita attivi, 3) promuovere stili di vita attivi, 4)orientare i sistemi di governo alla promozione dell’attività fisica e della salute). A livello internazionale, le linee guida italiane si inseriscono anche all’interno della Strategia della Regione europea OMS per l’attività fisica 2016-2025 (il cui obiettivo principale è la riduzione della prevalenza di insufficiente attività motoria entro il 2025) mentre, a livello nazionale, fanno riferimento ai principi definiti dal programma ministeriale “Guadagnare Salute” (D.P.C.M. del 4 maggio 2007) e dal Piano nazionale della prevenzione (Pnp) (2014-2018, prorogato fino al 2019) I due programmi italiani a cui le nuove linee guida fanno riferimento, riconoscono (o meglio, riconoscevano già, anticipando alcuni discorsi!) all’attività motoria, a tutti i livelli e per tutte le età, un ruolo di estrema importanza. Infatti, l’obiettivo principale in essi previsto è investire nella prevenzione primaria e secondaria e nel controllo delle malattie croniche per migliorare la qualità della vita e il benessere degli individui e della società in generale, attraverso la promozione di stili di vita sani ed attivi.Partendo dall’idea che l’attività fisica è importante in tutte le età e che chiunque può praticarla (tenendo ovviamente conto delle diverse esigenze personali), le Linee di indirizzo illustrano i benefici dell’esercizio fisico, le raccomandazioni dell’OMS sui livelli raccomandati e i modi per raggiungerli (non aggiungendo nulla di nuovo, in questo!), oltre alle varie fasi della vita, si rivolgono a specifiche situazioni fisiologiche e ad alcune condizione patologiche in sottogruppi di popolazione (in questo, invece, aggiungendo e specificando rispetto ad altri documenti già analizzati!). Nello specifico, le linee di indirizzo si riferiscono a: • bambini e adolescenti; • adulti; • anziani; • donne in gravidanza e allattamento; • bambini affetti da patologie croniche; • persone con disabilità, disagio e disturbo mentale; • persone trapiantate; • persone con diabete mellito di tipo 2; • persone obese; • persone con neoplasie; • donne con carcinoma mammario. Al capitolo dedicato a bambini e adolescenti (5-17 anni), oltre a riportare gli effetti legati a uno stile di vita attivo e i livelli raccomandati dall’OMS (ormai noti!), le linee di indirizzo rivolgono l’attenzione anche al mondo della scuola nella promozione dell’attività fisica. In particolare, la scuola ha il dovere (usiamo la parola dovere e non compito perché ci riferiamo ad aspetti di ordine morale e bioetico e non solo istituzionalmente definiti): • sviluppare interventi educativi di promozione dell’attività fisica e sportiva progettati in raccordo tra settore scolastico e sanitario; • assecondare la tendenza di bambini e ragazzi a muoversi attraverso giochi di movimento e “pause attive”; • facilitarel’inclusionedeglialunnidisabili. «Durante la scuola dell’infanzia, in considerazione del fatto che il bambino ha uno spiccato interesse per il proprio corpo, l'azione educativa deve tendere, innanzitutto, a mantenere un atteggiamento positivo verso di esso, ad averne cura e a prenderne coscienza sempre più chiara (strutturazione dello schema corporeo, controllo degli equilibri e della lateralità, coordinazione spaziotemporale, controllo della respirazione, capacità di rilassamento, controllo posturale). Deve esser favorita quindi la tendenza dei bambini a muoversi rispetto agli oggetti e l'azione educativa tenderà a migliorare tale capacità favorendo attività di libera espressione corporea, anche su basi ritmiche e musicali, e proponendo attività che aiutano la maturazione degli schemi motori 60 (afferrare, lanciare, rotolarsi, strisciare, camminare, correre, saltare, arrampicarsi, dondolarsi, nuotare). La scuola ha un ruolo decisivo nel proporre, per tutte le attività didattiche, percorsi connotati dal “piacere di...” al fine di mettere una positiva ipoteca sul futuro di adulti sani. L'attività fisica deve, pertanto, mantenere costantemente il carattere gioioso tipico della scuola dell’infanzia e del gioco». «Durante la scuola primaria di primo grado, è indispensabile un adeguato svolgimento dell’attività fisica per affinare e arricchire i vari schemi motori: giochi di movimento, camminare, correre, saltare, lanciare, afferrare, battere, calciare, rotolarsi, nuotare, nonché danza e giochi popolari. Nel contesto dell’educazione fisica della prima età scolare, l’esercizio basato su elevate forze di impatto ottenute mediante l’utilizzo di balzi, rappresenta uno strumento importante per la prevenzione precoce dell’osteoporosi e gli adattamenti strutturali sull’osso ottenuti nel corso dell’infanzia sembrano persistere durante la pubertà e l’età adulta». «In aggiunta all’educazione fisica inclusa nei programmi curriculari, l’attività motoria a scuola può essere promossa attraverso pause rivolte a favorire il movimento spontaneo o strutturato. [...] Le cosiddette “pause attive”, o di attività fisica, rappresentano quindi preziose opportunità per aumentare i livelli di attività fisica sia all’interno che all’esterno della classe scolastica. Un possibile approccio prevede l’utilizzo di pause dall’attività scolastica curricolare, per ricavare del tempo per il gioco libero, con vantaggi sul piano fisico, sociale, emotivo e cognitivo. Tale modalità di intervento non è solitamente connessa al contenuto degli insegnamenti ed è facilmente applicabile anche in contesti caratterizzati da modeste possibilità economiche, classi sovraffollate e scarsa disponibilità di insegnanti con specifiche competenze. Più recentemente, invece, le pause attive (solitamente della durata di 10 minuti) sono state proposte anche come occasioni per incorporare l’attività fisica all’interno delle lezioni, evitando di sottrarre minuti al tempo di insegnamento delle materie curriculari». «Altre buone pratiche da incentivare sono quelle per favorire il movimento nei giovani studenti nel percorso casa-scuola, quali il pedibus per la scuola primaria e il bicibus per la scuola secondaria. Andare a scuola a piedi o in bicicletta rappresenta infatti per gli studenti la possibilità di effettuare attività fisica regolare, gratuita, e per molti unica occasione di effettuare del movimento. [...] Alcune esperienze pilota hanno introdotto forme di mobilità interna all’Istituto, riorganizzando gli spazi di apprendimento, permettendo ai ragazzi di spostarsi nell’edificio per recarsi nell’aula tematico/disciplinare, modificando il modello tradizionale di classe fissa anche in vista di una migliore concentrazione e disponibilità ad apprendere. Altre esperienze pilota permettono, in orario scolastico, l’uscita delle classi, accompagnate dagli insegnanti, con l’obiettivo di percorrere un miglio (circa 1600 metri) a passo svelto. L’attività, che necessita solo di un abbigliamento comodo, permette di allenare il fisico e stimolare la mente, contrastando la sedentarietà e offrendo a insegnanti e ragazzi uno spazio nuovo in cui inserire anche elementi di didattica». «[...] Nell’ambito dell’attività fisica scolastica, così legata alla socialità e alla salute, opportuna sottolineatura va dedicata all’inclusione degli alunni disabili, percorso che necessita di attenzione e riflessioni per proporre modelli trasferibili a cui fare riferimento, affinché sia evitato il rischio che le limitazioni fisiche e/o cognitive degli alunni divengano motivo di esclusione ed emarginazione. A tal fine sono fondamentali la formazione di tutti i docenti e la collegialità dell’approccio». Anche se rappresentano un primo passo ufficiale verso il riconoscimento dell’importanza dell’attività motoria, le linee di indirizzo italiane costituiscono in se stesse un documento di assoluto valore. Tra i diversi aspetti importanti in esse sottolineati, è molto interessante il valore che viene attribuito alla scuola – soprattutto quella dei primi anni di vita (il primo decennio), quelli fondamentali in cui si apprendono le basi della vita – nello sviluppo complessivo della persona, compreso lo sviluppo motorio. Giunti a questo punto occorre chiedersi quale è il ruolo dell’attività motoria in età giovanile e quali sono gli effetti che la stessa ha sull’organismo in fase di sviluppo, per comprendere appieno quali sono le conseguenze che influenzeranno in maniera rilevante – addirittura decisiva – tutto il divenire motorio della persona. 61 Alcuni effetti sulle caratteristiche biologiche • apparato locomotore ❖Maggior resistenza delle ossa ai carichi meccanici e alle forze di trazione e strappo; ❖miglioramento del tono muscolare; ❖crescita della massa muscolare; ❖aumento del tasso di forza muscolare; ❖aumento della mobilità articolare e della estensibilità muscolare; ❖aumento dell’efficienza muscolare; ❖sviluppo equilibrato della muscolatura posturale. • apparato cardiovascolare ❖Cambiamenti morfologici del cuore; ❖miglioramento dei parametri funzionali cardiaci; ❖aumento della capacità di lavoro del cuore e dell’efficienza cardiovascolare. • sistema respiratorio ❖Espansione della gabbia toracica; ❖miglioramento dei parametri funzionali respiratori associati a una maggiore economia della respirazione; ❖maggior capacità di recupero • sistema immunitario ❖Maggior resistenza alle diverse patologie infettive. • composizione corporea ❖Miglioramento del rapporto tra percentuali di massa grassa e massa magra. Alcuni effetti sulle funzioni cognitive Fin dal secolo scorso, sono stati diversi gli scienziati che hanno messo in luce la stretta relazione tra sviluppo motorio e cognitivo della persona, riconoscendo al movimento un ruolo fondamentale nell’apprendimento. Detto in maniera molto semplice, gli stimoli motori concorrono all’apprendimento stimolando la sinaptogenesi, ossia la formazione di legami sinaptici che portano alla formazione di nuove reti di collegamenti neuronali. - le funzioni esecutive Queste funzioni rappresentano il “direttore d’orchestra della mente” e sono responsabili della capacità di inibire pensieri e comportamenti routinari per esplorare nuove vie, pianificare azioni, essere creativi e adattare flessibilmente il proprio comportamento al variare delle situazioni (Diamond, 2013). Le tre funzioni esecutive fondamentali sono: la funzione inibitoria, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva. Esse concorrono alla capacità del bambino di gestire efficacemente la propria attenzione (Pesce et al, 2015). In più, sono anche i mattoni fondamentali con cui il bambino costruisce le proprie capacità meta- cognitive, che le/gli danno consapevolezza di ciò che sa e di come usare questa conoscenza per regolare il proprio comportamento (Pesce et al, 2015). Per questi motivi, tali funzioni sono alla base della capacità di prendere decisioni, risolvere problemi, individuare obiettivi, essere creativi e, soprattutto in età adolescenziale, rappresentano un utile strumento di prevenzione di comportamenti a rischio (Marchetti et al, 2016). Tali funzioni cominciano ad emergere presto, già durante l’infanzia, e raggiungono il livello principale di maturazione tra la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Diverse evidenze suggeriscono che possono migliorare fin da subito con strategie differenti, e che tali miglioramenti 62 - Il sé e l’altro - Il corpo e il movimento - Immagini, suoni, colori - I discorsi e le parole - La conoscenza del mondo. Quindi non vi è un quadro orario definito delle attività proposte. Dalla C.M. n.29 di Marzo 2004 «All’interno della prevista fascia oraria complessiva, che nella scansione settimanale si può considerare compresa tra un minimo di 25 ed un massimo di 48-49 ore per 35 settimane all’anno, possono essere delineati [...], modelli-orario riferiti [...] ad un servizio medio di 40 ore [...]». Facciamo i conti: ▪ Settimana scolastica: ? ore su 40 = ? ▪ Settimana di vita: ? ore su 168 = ? ▪ In un anno scolastico: ? su 1400 = ? ▪ In un anno di vita: ? su 8760 = ? RISULTATO CHIARO: L’ATTIVITÀ FISICA SCOLASTICA NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA È UGUALE A ? • la scuola primaria : finalità «La scuola primaria, accogliendo e valorizzando le diversità individuali, ivi comprese quelle derivanti dalle disabilità, promuove, nel rispetto delle diversità individuali, lo sviluppo della personalità, ed ha il fine di far acquisire e sviluppare le conoscenze e le abilità di base, ivi comprese quelle relative all’alfabetizzazione informatica, fino alle prime sistemazioni logico- critiche, di fare apprendere i mezzi espressivi, la lingua italiana e l’alfabetizzazione nella lingua inglese, di porre le basi per l’utilizzazione di metodologie scientifiche nello studio del mondo naturale, dei suoi fenomeni e delle sue leggi, di valorizzare le capacità relazionali e di orientamento nello spazio e nel tempo, di educare ai principi fondamentali della convivenza civile». DOVE STA IL «MOTORIO»?????? Dal D.P.R. n.89/2009, Art.4: «Il tempo scuola della primaria è svolto ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, [...] secondo le differenti articolazioni dell'orario scolastico settimanale a 24, 27, e sino a 30 ore, nei limiti delle risorse dell'organico assegnato; è previsto altresì il modello delle 40 ore, corrispondente al tempo pieno. Tali articolazioni riguardano a regime l'intero percorso della scuola primaria [...]» Dal D.Lgs. N.59/2004, Art. 7 «[...] l’orario annuale delle lezioni nella scuola primaria [...] è di 891 ore [...]. Le istituzioni scolastiche [...] organizzano [...] attività e insegnamenti [...] per ulteriori 99 ore annue […]». Il D.M. 254/2012 ha individuato le discipline di studio per gli alunni delle scuole primarie (obbligatorie dall’a.s. 2013/2014: Italiano, Lingua Inglese, Storia, Geografia, Matematica, Scienze, Musica, Arte e Immagine, Educazione fisica, Tecnologia. Facciamo i conti: ▪ Settimana scolastica: 2 ore su 30 = 0,06 (cioè 6%) ▪ Settimana di vita: 2 ore su 168 = 0,011 (cioè 1,1%) ▪ In un anno scolastico: 66 su 990 = 0,06 (cioè 6%) ▪ In un anno di vita: 66 su 8760 = 0,007 (cioè 0,7%) RISULTATO CHIARO: L’ATTIVITÀ FISICA SCOLASTICA NELLA SCUOLA PRIMARIA È UGUALE A 0 LE POSSIBILI SOLUZIONI – 1 65 ▪ Art.87 C.C.N.L. (Attività complementari di educazione fisica) «[...] Le ore eccedenti le 18 settimanali effettuabili, fino ad un massimo di 6 settimanali, del personale insegnante di educazione fisica nell’avviamento alla pratica sportiva, vanno individuate ed erogate nell’ambito di uno specifico progetto contenuto nel POF, progetto che può riguardare anche la prevenzione di paramorfismi fisici degli studenti [...]» ▪ Dal D.M n. 254/2009 (Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione – NOTE) «[...] L’autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere. Essa si sostanzia nella scelta libera e programmata di metodologie, strumenti, organizzazione e tempi di insegnamento, da adottare nel rispetto della possibile pluralità di opzioni metodologiche, e in ogni iniziativa che sia espressione di libertà progettuale, compresa l’eventuale offerta di insegnamenti opzionali, facoltativi o aggiuntivi e nel rispetto delle esigenze formative degli studenti [...]. Nell’esercizio dell’autonomia organizzativa e didattica le istituzioni scolastiche realizzano, sia singolarmente che in forme consorziate, ampliamenti dell’offerta formativa […]». LE POSSIBILI SOLUZIONI – 2 Certo, si tratta sia di porsi responsabilmente il problema, sia di mettere in moto la fantasia, la creatività, l’ingegno – come abbiamo detto nelle lezioni pratiche – cercando, in tutti i gradi di scuola, di proporre gli argomenti di studio e di conoscenza di tutte le discipline attraverso il movimento, con il gioco motorio. È difficile? Forse sì, perché si pensa di non essere capaci, invece non bisogna spaventarsi, non bisogna disperare e credere in un ostacolo apparente perché «il gioco è un fenomeno della vita che ognuno conosce dall’interno. Ognuno ha giocato e quindi può parlare del gioco a partire dalla propria esperienza [...]. Ciascuno di noi conosce il giocare e una molteplicità di modi di giocare, e ciò in base alla testimonianza del suo stesso vissuto; ognuno di noi è stato un giocatore [...].» (Oasi del gioco – Fink E, Raffaello Cortina Editore, 2008). Un esempio a testimonianza che si può: https://www.youtube.com/watch?v=9_Ah_VyUeNM (LA SCUOLA IN MOVIMENTO) Alla luce di tutto questo, e venendo ai nostri giovani, cosa è dunque previsto nella loro età della formazione? Tanto studio e pochissimo movimento. Del pochissimo movimento, la quasi totalità è gestita discutibilmente!!! «A scuola è importante, anzitutto, accumulare nozioni ed imparare bene la materia che viene insegnata. Ma raramente si cerca di mostrare ai giovani come si debba affrontare la vita» (da «Il fanciullo e lo sport di alta prestazione» Società Stampa Sportiva, 1990, p.85 «L’educazione fisica nelle scuole non è in grado di fare quanto si ipotizzava fosse capace [...]. Di conseguenza, le famiglie che se lo possono permettere, sono costrette a pagare forme private di attività fisica [...]. L’educazione fisica non è al passo con i tempi [...]. Al momento, sull’avviamento a sulla pratica dello sport viene posta un’enfasi eccessiva […].» QUATTRO RIFLESSIONI CHE CI SEMBRANO CHIAVE RIFLESSIONE nr. 1 Il movimento è necessario alla vita! Esso non è solo l’aspetto funzionale del corpo umano ma costituisce anche una componente fondamentale dello sviluppo cognitivo e dell’espressione della sfera psico-emotiva dell’uomo. Da tempo – praticamente da sempre – la fisiologia, la pedagogia, la sociologia, la psicologia, le scienze e le dottrine tutte, lo affermano, lo confermano, lo sottolineano. Ma, allora, se tutto questo è vero, una domanda sorge spontanea: come mai, nei luoghi della formazione e dell’educazione degli esseri umani – almeno in Italia – che sono obbligatoriamente di 66 tutti e per tutti, questo bisogno primario – il movimento, nelle sue forme prettamente ludiche – viene poco o per niente garantito? È meno importante della lettura, della scrittura e del far di conto? Però, in fin dei conti, un’obiezione plausibile potrebbe essere che «è vero, a scuola si fa ben poco, ma c’è l’attività sportiva pomeridiana», una manna dal cielo! E, a questo punto, un’altra domanda è d’obbligo: l’attività sportiva pomeridiana riesce, può e vuole, soddisfare i molteplici e variegati bisogni di formazione motoria di base di giovani esseri in crescita? RIFLESSIONE nr. 2 ▪Quali sono, quali possono essere gli obiettivi dell’attività sportiva che oggi viene proposta ai giovani? ▪ Soprattutto, quali sono gli obiettivi, le priorità, i modelli per i nostri giovani? ▪Tutti noi cosiddetti «professionisti dell’educazione» e la società intera che, comunque, a vario titolo, ha a che fare con l’educazione dell’altro, oggi – l’oggi serve al domani è il «pre-domani» – verso quali modelli e obiettivi vogliamo accompagnare i nostri giovani? E in che modo? ▪ Certo, superficialmente si potrebbe obiettare «ma di cosa stiamo parlando, del futuro motorio o della futura vita?». C’è confusione in questo? Se si, è proprio questo il problema. Sempre più spesso sentiamo dire che l’EDUCAZIONE deve stare al passo con i tempi, deve rispettare i bisogni della società. COSA SIGNIFICA? OGGI, COSA VUOL DIRE?. 1. Significa procedere con la prassi consolidata e automatizzata, a livello scolastico, di insegnamenti già fatti, già detti, già visti, senza sorpresa, senza imprevisto? INSEGNAMENTI MUMMIFICATI (ovvero, anche, insegnamenti inutili e dannosi) 2. Significa procedere con la prassi consolidata di proporre attività (anche motorie, anzi no, solo sportive), sin dalle fasce più giovanili di età, finalizzate all’acquisizione di competenze per primeggiare nel «moderno» «sistema-vita prestativo»? INSEGNAMENTI SCELLERATI (ovvero, anche, insegnamenti da proibire e da sanzionare) RIFLESSIONE nr. 3 (a proposito dell’attività sportiva) Ad oggi, sembra essere l’unica, costante e frequente, possibilità che viene data ai giovani di fare attività motoria. ▪ siamo sicuri che ciò che viene proposto normalmente, incarni il vero ed autentico significato di sport, cioè «mezzo di educazione e di formazione integrale e, perciò, di reale iniziazione e preparazione alla vita, con il quale, facendo ricorso – opportunamente collegandoli e dosandoli – a tre aspetti basilari della vita, costitutivi dell’essere uomo e dell’essere donna: il movimento, il gioco e l’agonismo, si realizza la sintesi, che è mirabile, del gioco motorio finalizzato all’espressione consapevole e all’emergere compiuto della persona» (P. Bellotti)? ▪ E se così fosse, siamo sicuri che la pratica sportiva, che naturalmente è protesa verso la prestazione sportiva la quale, a sua volta, necessità della maestria di pochi e sempre gli stessi gesti motori, non diversi, specifici e collegati tecnicamente l’un l’altro, sia la soluzione adatta per giovani esseri in fase di formazione che, invece, necessitano di tanta e tanta diversità? E se così fosse, siamo sicuri che la pratica sportiva, che naturalmente è protesa verso la prestazione sportiva la quale, a sua volta, necessità della maestria di pochi e sempre gli stessi 67 rapide e, soprattutto, economicamente gratificanti [...]. («L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento» Recalcati M., Einaudi editore). «Gli istruttori e gli allenatori e, forse, più spesso i genitori, non riescono a comprendere fino in fondo la visione a lungo termine della preparazione né le esigenze specifiche delle diverse età. Tutto questo non sempre permette di resistere alla tentazione di ottenere tutto e subito attraverso una preparazione specializzata precoce» («Crescita, adolescenza e sport» Ed. Centro Studi Auxologici, atti del Convegno Nazionale di Auxologia Sociale, 1985, p.64) SPECIALIZZAZIONE PRECOCE – 2 «L’opinione pubblica considera la specializzazione precoce il modo per migliorare le prestazioni e per aumentare la probabilità di praticare, un determinato sport, a livelli elevati. Tuttavia, molti nella medicina dello sport e nelle comunità mediche hanno mostrato preoccupazione per quanto riguarda la specializzazione in uno sport unico considerandola come fattore potenziale per l’aumento del rischio di infortuni e del fenomeno del burnout» (Buckley et al, 2017). «La specializzazione precoce è il risultato, negativo di questo modo di concepire lo sport dei giovanissimi. Questa esasperata tendenza comporta che le prestazioni dei giovani, in una prima fase migliorino rapidamente mentre, nella stra-grande maggioranza dei casi, in una seconda ristagnino. Conseguentemente si assiste al fenomeno, sempre più frequente, dell’abbandono precoce (drop-out) della pratica sportiva». (AA VV, 1985). «Specializzazione precoce non è sinonimo di iniziazione o di avviamento allo sport, ma costituisce un modello di preparazione rigido legato unicamente all’incremento della prestazione, con cicli di preparazione di medio-lungo periodo» (AA VV, 1985). «Il percorso della specializzazione precoce è caratterizzato da alti volumi di pratica deliberata in un singolo sport (attività molto strutturate, praticamente allenamento vero e proprio) e da una bassa quantità di gioco deliberato, ed è focalizzato sulla prestazione sin dall’età di sei o sette anni» (Cotè et al., 2009). RISCHI della Specializzazione precoce La componente passiva dell’apparato locomotore è sicuramente quella più a rischio se sollecitata non adeguatamente in età giovanile. Tante possono essere le problematiche dovute al sovraccarico e all’eccessivo (troppo intenso e troppo voluminoso) stress fisico, derivanti da proposte motorie, valide per gli adulti ed adattate su strutture immature e in rapida e continua crescita come quelle dei giovani (infiammazioni croniche, rischio di fratture, lesioni ripetute, atteggiamenti posturali scorretti, ecc.). Oltre ai potenziali danni al sistema muscolo-scheletrico bisogna tenere presente tutto quello che afferisce alla sfera psico-sociale, come, ad esempio, la delusione del fallimento per non aver raggiunto quanto sperato e desiderato, il senso di inadeguatezza, la sensazione di aver dedicato e, quindi, perso tanto tempo, il senso di inferiorità rispetto ai pari, il decadimento dell’autostima, ecc. ■ PRE = SCOPRIRE SUBITO, PRE-VEDERE Il pensiero comune di chi non conosce il mondo sportivo è che sin da subito bisogna vedere se il giovane ha le qualità, le caratteristiche per emergere. ❖ È importante individuare il prima possibile il talento, il futuro campione? ❖ Non farselo scappare, è per il suo bene o per il bene di qualcun altro? ❖ Statisticamente parlando, è meglio avere tanti giovani o pochi giovani, considerando il fatto che quando si ha tanta «scelta» è più facile che spuntino fuori i talenti? (e, allora, via alla corsa a chi se ne accaparra di più). ✓ In buona fede, si potrebbe credere che, la decisione di far iniziare l’attività sportiva così presto, sia fondata sulla speranza di assicurare un futuro di grandi successi nel mondo dello sport professionistico di alto livello in quanto la preparazione è maggiore e migliore. 70 ✓In cattiva fede, invece, sembra un’onda ottimamente cavalcata dal mondo sportivo per garantire i propri interessi, sia in termini di numeri (tanti iscritti, tanti soldi) sia nella fortuna della scoperta del «campione» (l’ho scoperto io, è un prodotto mio). ✓Una specializzazione precoce può certamente produrre rapidi successi iniziali, per i quali si impegnano molti allenatori, solo per accrescere il proprio prestigio. Ma ciò facendo riescono solo a sollecitare eccessivamente i loro atleti, sia da un punto di vista fisico che psichico. Attualmente numerose Federazioni Sportive Nazionali e molti allenatori fanno l’errore di volere troppo e troppo presto dai giovani atleti, per varie ragioni. Ne deriva che i giovani atleti interrompono precocemente la loro carriera, prima ancora di aver raggiunto il culmine della loro maturità fisica in quanto, se si considera la struttura della loro personalità, non hanno ancora potuto acquisire la stabilità psicologica, oltre che fisiologica, necessaria per reggere a tutte le pressioni alle quali sono sottoposti. Ed ecco il DROP-OUT! Va aggiunto che diverse evidenze scientifiche (AA VV, 1990; Buckley et al, 2017) confermano che i talenti scoperti troppo presto, che hanno iniziato precocemente la loro carriera sportiva, in molti sport hanno poche possibilità di ottenere successi futuri rilevanti. Sulla base di queste convinzioni si può affermare che prima viene scoperto un atleta, prima inizia la sua avventura nell’attività sportiva di livello, prima finisce la sua carriera. Ed ecco il BURN-OUT! Evidentemente questo PRE, anzi, questo modo di fare lo sport non porta i frutti desiderati! RIFLESSIONE nr. 4 Ammesso che cercare subito, intravedere immediatamente, pre-visionare particolari qualità - che possano lasciare presagire un futuro sportivo brillante, che possano far pensare ad un terreno fertile per coltivare una carriera sportiva straordinaria - sia cosa buona e giusta, bisogna tenere in considerazione alcune cose importanti che potrebbero vanificare questa fretta. Per quanto le proposte di «allenamento» siano corrette ed opportune, per quanto i sistemi di valutazione di capacità, abilità e progressi siano accurati ed efficaci, bisogna fare i conti – nel caso di giovani in età evolutiva – con esseri umani (organismi umani) in pieno e massiccio periodo di cambiamenti. Inoltre, come confermano numerose ricerche scientifiche, sia prima che durante lo sviluppo puberale è impossibile determinare con qualsiasi tipo di test, motori e non, quali potranno essere le prestazioni in età adulta (Coté et al, 2009). La possibile contro-battuta a quanto affermato potrebbe essere: tutto vero, ma se non si tenta, se non si mette alla prova, se non si comincia, come si fa a poter capire se è possibile sviluppare una fiorente carriera nello sport? E, a quel punto, la risposta dettata dal buon senso, dal «buon essere», è: perché non aspettare che tutto sia un po’ più certo, più definito, più consolidato, più evidente? Non sarebbe azzardato, anzi criminale, provare, tentare - per poi, magari, non riuscire (pochissimi riescono nello «sport» che tutti noi oggi conosciamo) – sulla pelle dei nostri giovani? COSA SI EVINCE? QUESTO PRE-SPORT, IL PRE-SPORT COME INTESO OGGI, NON HA SENSO, È UN NON SENSO, QUINDI NON ESISTE!!! È SPORT! (è lo «spettacolo sportivo viziato» di oggi) Oggi assistiamo ad un continuo richiamo del temine sport, ad un ignorante abuso. Questo viene usato per sostituire, a mo’ di sinonimo, quello di educazione fisica, attività fisica, attività motoria, anche e soprattutto nelle fasce giovanili (per le quali, come detto, per alleggerirne colpevolmente la carica negativa, vengono usati termini impropri, senza senso). Ebbene, non esiste errore più grave di questo: confondere le finalità culturali e formative di due ambiti e fenomeni molto diversi tra loro – la formazione motoria di base (auspicabilmente attraverso l’educazione fisica) e l’attività 71 sportiva. Il primo fondamentale, il secondo – importante, se eseguito nella sua accezione originaria – assolutamente facoltativo. Nell’età evolutiva questa diversità, deve assumere l’aspetto di netta separazione. È comprensibile che l’opinione pubblica non sappia la differenza tra formazione motoria di base e sport (e surrogati) e che tenda a confonderli. Ma per i professionisti che si occupano di formazione, istruzione, educazione e salute delle fasce giovanili, questa conoscenza è obbligatoria. Se questa differenziazione, in tutti i suoi aspetti, non è compresa dagli «addetti ai lavori», si continuerà ad assistere all’ingresso, nella vita dei nostri giovani, di esempi di monocultura sportiva, tecnicismo precoce e – cosa ancor più grave – al non perseguimento di una essenziale formazione motoria di base. Fenomeni a confronto Formazione motoria di base • Multilateralità • Polivalenza • Poli-sportività • Formazione • Competizione come mezzo • Gioco motorio Sport • Unilateralità • Specializzazione • Unico Sport • Allenamento • Competizione come fine • Esercitazioni CONCLUSIONI ■ Il pre-sport come oggi è concepito non ha senso, rientra in quel fenomeno sportivo che le masse conoscono, per il quale vanno in visibilio, che non deve riguardare le fasce giovanili, in quanto non serve a preparare per la vita i nostri giovani, perché in una cosa così tecnica, così specifica, così ristretta e, per certi versi, così vana, non può esserci il tutto di cui la vita necessita. ■ Il pre-sport avrebbe senso di esistere solo come una delle mille possibilità che si offre al bambino, la possibilità di imitare gli adulti in forma ludica, con gestualità motorie semplici e fondamentali che rimandano, in buona sostanza, ai giochi tradizionali, all’interno della Formazione Motoria di Base. ■ Oggi, obiettivamente, le condizioni di vita diventano sempre più complesse e le costrizioni che ci impongono sono sempre più imprevedibili. Quindi ciò che deve imparare un soggetto in crescita è un bagaglio sempre più aperto e variabile se vuole controllare quale sarà il suo avvenire. Una delle funzioni essenziali del gioco è proprio quella di sviluppare modelli d’azione adatti ad ogni situazione, a differenza di ciò che fornisce l’odierna attività sportiva (o pre-sportiva, che dir si voglia). ■ L’attuale pre-sport, cioè «l’attuale sport», a differenza di una formazione motoria ben fatta, come abbiamo visto, non fornisce la gioia di praticare il movimento per tutta la vita, il piacere di suonare uno strumento, il piacere di apprezzare ed esprimere ogni ritmo dell’esistenza, il piacere di giocare, il piacere, anche, di praticare uno sport e magari di emergere (P. Bellotti). 72 IL RADICAMENTO DELLO SPORT NELLA SOCIETÀ ITALIANA Lo sviluppo della pratica sportiva in Italia - I soggetti che vi hanno (a vario titolo, poco o molto) concorso: ◦ CONI, FSN e DSA, ◦ Enti di Promozione Sportiva, ◦ Scuola, ◦ Regioni, Enti Locali, ◦ varie Forze Sociali, ◦ Altri - i fattori sociali: ◦ sviluppo economico; ◦ maggiore tempo libero; ◦ reazione a sedentarietà e a stress; ◦ riscoperta della natura; ◦ caduta di pregiudizi verso lo sport; ◦ valorizzazione della corporeità; ◦ sport come bisogno-diritto dei cittadini; ◦ per lo sviluppo corretto e completo dei bambini; ◦ per una maggiore attenzione agli anziani; ◦ per l’emancipazione femminile; ◦ sport come difesa e prevenzione delle deviazioni; ◦ bisogno-diritto allo sport delle persone portatrici di disabilità. Che cosa è lo sport? A che serve lo sport? A chi si rivolge lo sport? Come si fa lo Sport? Dall’oasi che era lo sport, oggi il catalogo dei problemi DALL’OASI CHE ERA UN GIORNO Giornali, mass media; Politica e politici Interessi commerciali e sponsor SPORT E SUOI FATTORI COSTITUTIVI Sport costituito da cosa? Vale oggi come allora? GIOVANI: QUALE SPORT? Uno sport da piccoli adulti? Da “adultini”? ADULTI: QUALE SPORT? Uno sport caratterizzato da: “sempre più!” TERZA E QUARTA ETÀ : QUALE SPORT? Uno sport per superare l’età o uno sport dentro l’età, adeguato all’età? ALLENAMENTO DI BAMBINI E DI ADULTI Responsabilità dei mass media Responsabilità politiche (il Paese; lo spettacolo) Responsabilità degli sponsor 75 QUANTO ALLENAMENTO? Attuali impensabili livelli nei giovani Attuali impensabili livelli negli adulti Il troppo allenamento ed il carico eccessivo: dove si arriva? ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO Ormai quasi impossibile Manca tranquillità C’è troppa concorrenza Si compete sempre (calendari troppo fitti) RIVISITARE IL CONCETTO DI SPORT Nuova teoria, nuove forme, nuovi metodi Chi rivisita il concetto di sport? A chi spetta? Cosa è sport? È assai difficile, controverso e contraddittorio, dire oggi cosa sia lo sport Lo sport non è l’educazione fisica, per esempio. Il significato di educazione fisica, nel passato ed oggi: punti di contatto e differenze: Maniera di intendere l’educazione fisica , alla “francese” 1- ginnastica 2- giochi 3- sport 4- attività fisica in ambiente naturale Attività fisica e ginnastica - non sono sinonimi - Ginnastica è una parte dell’educazione fisica Educazione fisica e sport Punti di contatto e differenze nella concezione del passato ed in quella moderna Educazione fisica vs sport 1 sussidiaria del processo educativo generale di un individuo mira al risultato, alla prestazione massima possibile 2 deve essere universale, cioè rivolto a tutti non può essere rivolto a tutti 3 mira allo standard dell’efficienza fisica per tutti mira al superamento dei limiti individuali 4 si prefigge lo sviluppo armonico, eumorfico può non raggiungere l’obiettivo dell’eumorfismo 5 dovrebbe essere continua nella vita (razionale, graduale e progressiva) può non essere continuo (ed in genere non lo è) nella vita 6 Ideale per i bambini, se fosse anche divertente .... NON VA BENE PER I BAMBINI. NON APPARTIENE LORO! Materia di riflessione per porsi in condizione di cogliere e di comprendere le mille sfaccettature del complesso fenomeno che è lo sport, nel bene e nel male che esso - oggi - presenta. Sport come “tema de nuestro tiempo” secondo Ortega Y Gasset. Complessità e multiformità dello sport 76 Sport come “luogo” di grandi azioni dimostrative o di stridenti contrasti: Monaco ’72 e la strage degli atleti israeliani: rivendicazioni politiche! La contestazione degli atleti di colore nel 1968: rivendicazioni sociali! Boicottaggio contro Mosca ’80: ancora politica! La scelta di Atlanta, la città della Coca- Cola, per i Giochi del 1996: il potere del danaro! 1972- attentato del Commando Settembre Nero Monaco, 5 settembre 1972, alle 4,30 del mattino, un commando di 8 palestinesi appartenenti all'organizzazione estremista Black September, irruppe nel padiglione 31 di un villaggio olimpico. Contro gli 11 sportivi israeliani presi in ostaggio, i palestinesi hanno chiesto il rilascio di 200 prigionieri arabi detenuti nelle carceri di Israele. Il programma sportivo previsto per quel giorno normalmente sarebbe durato fino alle 4 del mattino. dopo elicotteri sono volati all'aeroporto di Fürstenfeldbrück dove aspettavano un aereo diretto al Cairo e 5 cecchini della polizia di Monaco. Il piano fallì miseramente. Ne è derivato il massacro di ostaggi, nonché la morte di 5 degli 8 palestinesi e di un poliziotto (16 morti). Alla fine, 11 israeliani (2 lottatori, 2 sollevatori di pesi, 1 atleta, 2 arbitri e 4 allenatori) sono morti in questo tragico incidente. Dopo un breve discorso di Avery Brundage (Presidente CIO) deve andare avanti “ Classi. Mezzogiorno. Alle 10 di sera, 3 "i giochi, riprendono le Olimpiadi. 1968- Utilizzazione dei Giochi Olimpici come tribuna politica La scelta di Città del Messico per i Giochi del 1968 suscitò molte polemiche. La brutale repressione di una manifestazione studentesca Place des Trois (quasi 300 morti e 4 volte più feriti) non ha impedito l'apertura con grande clamore, dieci giorni dopo, con la benedizione del presidente del CIO, Avery Brundage. Le partite del Messico sono state dominate dal successo dei campioni neri (Tommie Smith e John Carlos ...). Soprattutto, il mondo ha trattenuto i pugni alzati in guanti neri mentre suonava l'inno americano. i 2 corridori sono stati esclusi dalla squadra americana. Altri attivisti Black Power, Evans, James e Freeman, vincitori dei 400 m, hanno preso il sopravvento e hanno dimostrato sul podio contro il razzismo e - Cultures, 3 ottobre segregazione razziale negli stati. I due americani chinano la testa, alzando i pugni chiusi. Indossavano "Progetto olimpico per i diritti umani”. un tesserino - Unito. Lo sport, infatti, non è : ... l’avvenimento sportivo, l’episodica sportiva, la cronaca delle gare e delle partite; ... una parola né un concetto di origine inglese; ... un’oasi all’interno della società; ... l’educazione fisica; ... il gioco dei bambini (per fortuna) ... il movimento dei muscoli ... qualcosa di diverso dalla vita ... solamente uno spettacolo ... l’oppio dei popoli 77 Tempi moderni: - Pierre Fredy de Coubertin : è un sognatore - Pensiero rivoluzionario : “l’importante è”.. - Grave equivoco il suo citius, altius, fortius - Incomprensione : in realtà lo sport nasce e quasi subito muore nello spirito Quale il suo ruolo reale nella nascita dei Giochi Olimpici? Quale la reale influenza che esercitò sulla nascita dello sport moderno? Che cosa resta di lui e del suo pensiero? Vanno evidenziati alcuni aspetti salienti della sua vita, per avere un quadro della sua “personalità”. • Il barone Pierre Fredy de Coubertin (1863-1937) era nato a Parigi • Educato in un collegio ecclesiastico e avviato alla carriera militare all’Accademia di S. Cyr • All’Università seguì i corsi di Scienze Politiche e di Filosofia • Parlava di una “pedagogia sportiva” che avrebbe voluto vedere attuata nelle scuole francesi • A 20 anni visita i colleges di Eton e Rugby: resta affascinato dai metodi pedagogici di Thomas Arnold (era quanto aveva letto da ragazzo ne “I giorni di scuola di Tom Brown”, di Thomas Hughes). • In USA e Canada, dove viaggiò, ebbe le conferme di quanto aveva visto in Inghilterra. • Rientrato in Francia, si pose il problema della lotta al surmenage intellettuale che da anni illustri fisiologi stigmatizzavano in Francia. • I suoi capisaldi iniziali: - lo Sport per tutti; - la democratizzazione dello Sport; - l’internazionalismo dello Sport (lo avrebbe consentito lo sviluppo dei trasporti dell’epoca) (rivoluzione della pedagogia e dello sport) • 1891: viene nominato Segretario Generale dell’Unione delle Società Francesi di Sport Atletici (USFSA) • 1892: organizza un convegno alla Sorbona e svolge una relazione sul valore degli esercizi fisici nel mondo moderno • 1894: è un anno chiave per la rinascita dei Giochi Olimpici - Lettera con appunti di Guglielmo Marconi, 1894 (sono quegli anni …) • Congresso di Parigi su professionismo e dilettantismo. • All’8° punto dell’Ordine del Giorno, de Coubertin fece inserire “il ripristino dei Giochi Olimpici”, per l’epoca una idea considerata velleitaria. • Una Commissione internazionale vi lavorò: Charles Herbert, Segretario dell’Amateur Athletic Association(Londra),William Sloane dell’Università di Princeton e lo stesso de Coubertin. • La preparazione del Congresso fu ostacolata da nazionalismi, contrasti politici, molte diffidenze: gli inglesi non si impegnarono granché; i francesi erano politicamente contro i tedeschi; i belgi non vedevano affatto una unione di sport e ginnastica. Aderirono Svezia, Nuova Zelanda e ... Giamaica • Il Congresso fu convocato per il 16 giugno 1894, alla Sorbona • Vi intervennero, comunque: 5 sovrani; • 79 delegati di società sportive ed universitarie da 13 Paesi; • molti nobili, ministri, accademici, diplomatici. • I lavori si svolsero in 8 giorni, con due Commissioni all’opera: una sul dilettantismo, l’altra sul ripristino dei Giochi (presieduta dal greco Vikelas, che sarà il primo Presidente del CIO). • Erano presenti due italiani: il conte Lucchesi-Palli, vice-console a Parigi, e il duca D’Andria Carafa, per la Federazione Ginnastica 80 • Si decise di ripristinare i Giochi Olimpici • Si decise di creare un Comitato Olimpico Internazionale, il CIO (IOC), per curarne l’organizzazione • Furono nominati i primi membri del CIO: • Il congresso del 1894: - Vikelas (Grecia) - gen. de Boutowski (Russia) - cap. Balck (Svezia) - Kémény (Ungheria) - Guth (Boemia) - Zubiaur (Uruguay • In seguito si aggiunsero: il conte Lucchesi-Palli e il duca D’Andria Carafa, per l’Italia e il conte de Bousies (Belgio) e Gebhardt (Germania). • La sede del CIO fu fissata a Parigi. • Si sposterà, nel 1915, a Losanna, in Svizzera, Paese neutrale, per restarvi fino ad oggi. • De Coubertin Muore a Losanna nel 1937, all’età di 73 anni. Fu sepolto al Bois de Vaux, vicino alla sede del CIO, ma egli stesso chiese che il suo cuore fosse seppellito ad Olimpia, dove tuttora si trova in una stele del parco dell’Accademia Olimpica Internazionale. Comitato olimpico internazionale - CIO I compiti del CIO furono, in seguito, sintetizzati così: «Il Comitato Olimpico Internazionale, al quale il Congresso di Parigi il 23 giugno 1894 affidò il controllo e lo sviluppo dei moderni Giochi Olimpici, è responsabile per: 1) la regolare effettuazione dei Giochi; 2) rendere i Giochi sempre più degni della loro gloriosa storia e degli alti ideali che ispirarono la loro rinascita per opera del barone Pierre de Coubertin e dei suoi colleghi; 3) incoraggiare l’organizzazione delle competizioni negli sport dilettantistici; 4) guidare, dirigere lo sport dilettantistico nelle giuste direzioni, promuovendo così e rafforzando l’amicizia tra gli sportivi di tutte le nazioni». Il congresso del 1894 Nacque, in sostanza, l’olimpismo, vero e proprio stato d’animo, non tipico di un’epoca né di una razza, piuttosto vera apertura del mondo sportivo alla umanità intera. Proprio l’universalismo gli consentirà di sopravvivere (anche se con difficoltà di ogni tipo) fino ai nostri giorni. 1896: Atene • Il 5 aprile 1896 si inaugurarono i primi Giochi dell’era moderna (si chiuderanno il 15 aprile). • Recuperati alcuni aspetti “formali” dei giochi dell’antichità: ritualità del cerimoniale; giuramento degli atleti e dei giudici; esclusione delle donne; presenza di ispettori (éfori), giudici (ellanodìci) e un direttore di gara (alitarco) • Tali aspetti formali durarono poco e i Giochi presto di adegueranno alle esigenze della modernità. Resterà (in apparenza) il senso di pace e di fratellanza tra i popoli (cfr. ekecheiria, tregua sacra), non già il carattere di sacralità e di manifestazione religiosa; in epoca moderna, solo lotte “pacifiche e cortesi” che pacifiche e cortesi non sono, ed un internazionalismo di facciata! • Giochi della Prima Olimpiade dell’era moderna • 3 Nazioni partecipanti • meno di 300 atleti (295, tutti uomini), la maggior parte Greci • premiati i primi e i secondi di ogni gara, con medaglie di argento e di bronzo 81 • L’apertura della prima Olimpiade dell’era moderna fu molto solenne. Allo stadio di Atene, lo stesso di Pericle, ricostruito grazie ad una sottoscrizione pubblica e al mecenatismo di Giorgio Averoff, tutta la Grecia era presente con oltre cinquantamila spettatori. • Re Giorgio I, accompagnato dalla moglie e dai figli, dichiarò aperti i giochi e pronunciò quella breve formula destinata a rimanere inalterata nel tempo: "Dichiaro aperti i Giochi della Ia Olimpiade dell’era moderna”. • L'Italia non prese parte a questa prima edizione dei Giochi Moderni. Le Nazioni partecipanti furono 13, di cui 11 europee; e precisamente: Austria - Bulgaria - Danimarca - Francia - Germania - Gran Bretagna - Grecia - Irlanda - Svezia - Svizzera - Ungheria - Australia - Stati Uniti d’America. • L’Italia, che non partecipò, fu però rappresentata nel CIO da due membri, il conte Lucchesi Palli e il Duca Carafa D’Andria. I concorrenti in gara 245 di cui 160 greci. I giochi si svolsero dal 6 al 15 aprile 1896 e le discipline in gara furono le seguenti: Atletica leggera, Ciclismo, Ginnastica, Lotta Greco Romana, Scherma, Nuoto, Tiro, Sollevamento pesi, Tennis • Sarà lo statunitense James Brendan Connolly ad ottenere la prima vittoria, nel salto triplo. Al tedesco Carl Schuhmann, spetta il riconoscimento di atleta più titolato, con ben quattro vittorie • Il greco Spiridion Louis, vincitore della maratona, diventa l’Eroe dei Giochi nell’immaginazione popolare: il suo arrivo solitario fa impazzire la folla e lo stesso re Giorgio si alza in piedi sventolando il cappello. • Ogni vincitore viene cinto con rami d’ulivo, premiato con medaglie e invitato a compiere il giro d’onore, mentre centinaia di colombi vengono fatti volare in cielo. Occorre sottolineare che questi primi Giochi, così come accadeva per le Olimpiadi dell’antica Grecia, furono riservati esclusivamente agli uomini. 1900: Parigi - giochi della II olimpiade dell’era moderna (20.05.1900 - 28.10.1900) • A latere della Esposizione Universale 21 Nazioni partecipanti • 1077 atleti (1066 M + 11F) • Le prime donne (tennis e golf) • Italia: 1 oro e 1 argento 1904: Saint Louis- giochi della III Olimpiade dell’era moderna (dal 01.07.1904 - 23.09.1904) • Viene ricordata come una brutta edizione dei Giochi. • Gli atleti si cimentarono in gare assai poco olimpiche: battaglia con palle di fango, corse nei barili e gli immancabili rodei americani. L’edizione vanta anche il “merito” del primo caso di doping conosciuto alle Olimpiadi: il maratoneta Thomas Hicks aveva assunto un miscuglio di solfato di stricnina, brandy e uova. • Il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt preferisce a Chicago la città di Saint Louis, cent’anni prima annessa agli Stati Uniti. • La maratona olimpica: una bella competizione nello spirito olimpico: L’americano Fred Lorz , a 15 Km dall’arrivo si ritira per crampi e sale su una vettura poi, a 8 Km dall’arrivo si sente meglio, scende dalla macchina e ricomincia a correre, fino a presentarsi da solo nello stadio, dove viene acclamato come primo; nel frattempo arriva il reale vincitore, l’altro statunitense Thomas Hicks il cui allenatore, Charles Lucas, subito racconta, vantandosene, ai giornalisti: “a 10 miglia dall’arrivo Thomas è andato in crisi, prima fermandosi e poi accasciandosi al suolo; gli ho allora iniettato 1 milligrammo di solfato di stricnina e gli ho fatto bere parecchi sorsi di brandy, ha ripreso a correre discretamente ma a 4 miglia dal traguardo si è arrestato di nuovo per cui ho dovuto praticargli una seconda iniezione ed ha ripreso fino all’arrivo”. Pierre De Coubertin commentò con molta amarezza il fatto, osservando che “alcuni aspetti di questi Giochi debbono farci riflettere: una performance è truccata quando è il 82 • Ebbero una curiosa appendice a Stoccolma (dal 10 al 17 giugno del 1957), per le gare degli sport equestri. Una legge australiana imponeva, infatti, una quarantena di 6 mesi a tutti i cavalli importati 1960: Roma - XVII olimpiade dell’era moderna 25.08.60 al 11.09.60 • La Grande Olimpiade (film di Romolo Marcellini) • Ultimi Giochi, così si disse in seguito, a misura d’uomo • Bellezza degli scenari, organizzazione efficiente e rispettosa delle esigenze degli atleti e del pubblico • Spirito olimpico li contraddistinse • Televisione impiegata per la prima volta per la cronaca delle gare (da questa edizione sarà determinante per il successo e la diffusione e la popolarità dei Giochi) • Contributo notevole alla diffusione dello sport in Italia (per praticanti, per impianti, ecc.) • 82 Nazioni partecipanti • 5396 atleti (4859 M + 537 F) • Italia: 13 ori, 10 argenti, 13 bronzi • Furono gli ultimi Giochi ad essere caratterizzati dalla “massima dignità” (possibile ...) dello spirito olimpico: da allora i Giochi furono utilizzati per rivendicazioni politiche e sociali di vario tipo, anche violente, sempre devastanti per l’intero Movimento Olimpico. • Furono gli ultimi Giochi “a misura d’uomo”, anche per il fatto che - da allora in poi - cresceranno a dismisura (problema del “gigantismo” e del “mastodontismo” con il quale il CIO attualmente si trova ad avere a che fare, nel tentativo di ridimensionare, dare una dimensione umana ai Giochi. • Furono gli ultimi davvero ... • I quattro grandi problemi • (insoluti?) del CIO dopo Roma: • A) il gigantismo • B) il nazionalismo • C) il doping • D) la corruzione • IL NEO! «Neo della manifestazione la morte del danese Knud Jensen, atleta della 100 chilometri a squadre di ciclismo, che cadde improvvisamente a terra per poi spirare un'ora più tardi all'ospedale. Primo imputato della vicenda fu il caldo torrido che accompagnò la manifestazione, dopo l'autopsia però, venne riscontrato un abuso di stimolanti (amfetamine e acido nicotinico, NdC). Probabilmente il primo caso di morte per doping durante le olimpiadi». 85 I mali di oggi.. Dopo il 1960: dopo i giochi di Roma: Furono gli ultimi Giochi umani ... Le edizioni dei GO continuarono e con alterne vicende (e scandali vari) si arrivò all’anno 2000, dopo i Giochi del Centenario che spettavano ad Atene ed andarono – invece! – ad Atlanta, patria della Coca-Cola! I quattro grandi problemi (insoluti?) del CIO dopo Roma: A) il gigantismo B) il nazionalismo C) il doping D) la corruzione L’organizzazione mondiale attuale Il sistema sportivo internazionale: gli attori principali • CIO - comitato internazionale olimpico • CNO - comitati nazionali olimpici • ASSOCIAZIONI CONTINENTALI CNO • FEDERAZIONI OLIMPICHE INTERN. • GRANDI SPONSOR DEI GIOCHI • WADA Facciamo riferimento al CIO per due diversi aspetti, in forte contrapposizione tra loro: • dichiarazioni di principio - carta olimpica • I fatti - percettibili - Carta olimpica La Carta Olimpica è il Codice dei Principi fondamentali, dei Regolamenti e dei dispositivi di applicazione adottati dal Comitato Olimpico Internazionale. Essa regola l’organizzazione ed il funzionamento di tutto il Movimento Olimpico e fissa le condizioni della celebrazione dei Giochi Olimpici. Suddivisa in 5 capitoli: 1° - Il Movimento Olimpico; 2° - Il Comitato Olimpico Internazionale; 3° - Le Federazioni Internazionali; 4° - I Comitati Olimpici Nazionali; 5° - I Giochi Olimpici Tutto ciò è preceduto da 9 cosiddetti Principi Fondamentali: 1. L’Olimpismo moderno fu concepito da Pierre de Coubertin, su iniziativa del quale si riunì, nel giugno del 1894, il Congresso Atletico Internazionale di Parigi. Il 23 giugno 1894 fu costituito il Comitato Internazionale Olimpico (CIO). Nell’agosto del 1994 fu celebrato a Parigi il XII Congresso Olimpico, Congresso Olimpico del Centenario, denominato Congresso dell’Unità. 2. L’Olimpismo è una filosofia di vita, che esalta in un insieme armonico le qualità del corpo, la volontà e lo spirito. Nell’associare lo sport alla cultura ed all’educazione, l’Olimpismo si propone di creare uno stile di vita basato sulla gioia dello sforzo, sul valore educativo del buon esempio e sul rispetto dei principi etici fondamentali universali. 3. Lo scopo dell’Olimpismo è di mettere ovunque lo sport al servizio dello sviluppo armonico dell’uomo, per favorire l’avvento di una società pacifica, impegnata a difendere la dignità umana. Con tale proposito, il Movimento Olimpico svolge, solo e in collaborazione con altri organismi e nell’ambito delle proprie possibilità, azioni volte a favorire la pace. 4. Dall’Olimpismo moderno è nato il Movimento Olimpico, diretto dal CIO. 5. Il Movimento Olimpico raggruppa sotto l’autorità suprema del CIO le organizzazioni, gli atleti e tutti coloro che accettino di essere guidati dalla Carta Olimpica. Il criterio di 86 appartenenza al Movimento Olimpico consiste nel riconoscimento da parte del CIO. L’organizzazione e la gestione dello sport devono essere controllate da organismi sportivi indipendenti, riconosciuti come tali. 6. Il Movimento Olimpico ha come scopo di contribuire alla costruzione di un mondo migliore e più pacifico, educando la gioventù per mezzo dello sport, praticato senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair- play. 7. L’attività del Movimento Olimpico, simbolizzata dai cinque anelli intrecciati, è universale e permanente. Essa abbraccia i cinque continenti e raggiunge il suo punto culminante in occasione del raduno di atleti di tutto il mondo per il grande festival dello sport che sono i Giochi Olimpici. 8. La pratica dello sport è un diritto dell’uomo.Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport secondo le proprie esigenze. 9. La Carta Olimpica è il Codice che riassume i Principi Fondamentali, le regole e le Norme di Applicazione adottati dal CIO.Essa sovrintende alla organizzazione ed al funzionamento del Movimento Olimpico; essa fissa, inoltre, le condizioni per la celebrazione dei Giochi Olimpici. Perciò, una cosa sembrerebbe il Movimento Olimpico, altra cosa quanto si osserva oggigiorno e che il CIO stesso, dopo decenni di colpevole silenzio, non ha potuto fare a meno di stigmatizzare. Ovvero, il CIO é stato costretto a dichiarare di trovarsi a fronteggiare – oggi – 4 grandi malesseri, che minano lo sport dalle fondamenta: • gigantismo : per esempio, quello delle grandi competizioni mondiali, come i Giochi Olimpici, dove il valore commerciale dell’impresa – stratosferico valore –, sopravanza e soffoca il senso ed il significato dell’incontro per competere senza scontro; • nazionalismo: per esempio, delle nazioni che puntano al successo nello sport, costi quello che costi, per vantare campioni nell’arena delle rivalità internazionali e riscuotere crediti all’estero come all’interno, perché il livello dello sport di un Paese, il numero dei campioni e delle medaglie costituirebbe l’espressione della bontà di un sistema, anche politico, di gestire; • corruzione: per esempio, quella di alcuni degli stessi membri del CIO, incredibilmente mandati via – nel recente passato – per il diretto coinvolgimento in scandali connessi all’assegnazione dei Giochi Olimpici ad una città candidata piuttosto che ad un’altra; • doping: infine, terribile piaga impossibile da eliminare, che in molti fanno finta di non vedere e moltissimi, per comodità e per ignoranza, cercano di ridurre ai minimi termini di attenzione (del tipo: «ma che volete che sia?». Una sorpresa del 2018: e- games : summit a Losanna, storica apertura del CIO Dopo l’ultimo Summit a Losanna, c’è stata una storica apertura del CIO agli e-sport. Per la prima volta, il Comitato Olimpico Internazionale sostiene ufficialmente che i videogiochi possono essere considerati delle discipline agonistiche vere e proprie, e quindi "un'attività sportiva". Per essere pienamente riconosciuti dovranno rispettare i valori olimpici e dotarsi di strutture per i controlli antidoping e la repressione delle scommesse”. “ Il comitato olimpico internazionale a Losanna per la prima volta ha discusso di e-sport ed ha aperto alla possibilità che i videogame diventino discipline olimpiche. Che cos’è un e-sport? Di fatto potremo considerarlo lo sport di giocare ai videogame. Da soli o in gruppo, con squadre che si allenano insieme e si affollano in tornei. Ci sono tornei dei maggiori giochi in circolazione: Fifa per gli amanti di calcio, Call of Durty per gli amanti di giochi di guerra o giochi di strategia meno noti al grande pubblico ma molto apprezzati nel settore come il fantasy Warcraft”. 87 Fattori socio-economici e di politica sportiva, coinvolti nell’incremento delle pratiche doping 1. commercializzazione 2. Citius - Altius - Fortius 3. Il cambiamento della società 1. commercializzazione: compensi economici sempre più frequenti e sempre più rilevanti. Situazione ambientale di inclinazione/ propensione al doping (“doping- prone environment”)? Lo sport è ormai (diventato) spettacolo. I suoi consumatori sembrano avere un illimitato bisogno di vedere, ascoltare e leggere di sport di alto livello. Ciò rende lo sport un fondamentale veicolo di comunicazione per sponsor ed il nucleo degli affari di molte società di comunicazione (i “media”). La presenza dello sport nei media attrae l’attenzione di sponsor privati e di governi, che sono spinti ad investire sempre maggiori quantità di danaro proprio nello sport. 2. “Citius – Altius – Fortius” numero di competizioni e tornei, già elevatissimo ed apparentemente insostenibile per gli atleti, sembra essere ancora in crescita. Atleti costretti a ricorrere al doping? Nella corsa ad attrarre l’attenzione degli spettatori, gli sport si sono infatti modificati: più occasioni di gare e più tornei, con maggiore competizione ed esaltazione. In definitiva, lo sport di alto livello sta diventando assai più esigente dal punto di vista della prestanza fisica. Sono richiesti un maggiore volume dell’allenamento; allenamento meglio congegnato; preparazione mentale; migliore alimentazione; innovazione tecnica e tecnologica; doping, deliberata assunzione di farmaci in grado di influenzare la prestazione. 3. La società si sta modificando vi è da chiedersi se essa non stia per caso cambiando in una maniera per cui, l’atteggiamento delle persone riguardo al doping si sta modificando. Discreta dose di ipocrisia. Da una parte, la società mostra una crescente propensione all’uso di “polverine” e di “pillole” per star bene e per “apparire belli”; dall’altra, si continuano a condannare gli atleti che assumono sostanze per fronteggiare le pressioni fisiche dello sport d’èlite. Pressioni fisiche che, si badi bene, oltre tutto è la società stessa a esercitare sugli atleti! Analisi socioeconomica del doping nello sport di alto livello, promossa nel 2002 dalla Commissione Europea – Direzione Generale per l’educazione e la cultura •Il suddetto rapporto, richiesto dalla Commissione Europea – Direzione Generale per l’educazione e la cultura, si conclude con 21 raccomandazioni indirizzate alla Commissione stessa, ai Governi nazionali e alle Federazioni sportive. • Meritano di essere citate – per il loro contenuto – la prima e la seconda: “Accettare il potere del danaro”, ovvero prendere coscienza della situazione di fatto che lo sport di alto livello è attualmente un affare; e “Prendere coscienza del fatto che la lotta al doping richiede la conoscenza dell’economia” che regge la società. • Per scoraggiante che possa apparire, la storia insegna che a questi poteri è quasi impossibile resistere . Tentare di tenere l’economia fuori dallo sport non rappre- senta, perciò, una valida alternativa. Piuttosto, occorre focalizzare l’at- tenzione proprio sulla comprensione delle leggi dell’economia, per cercare di tenere i suoi inevitabili effetti sotto un pieno controllo. 90 Lo sport dei bambini è perciò un “non senso” • i bambini hanno bisogno del movimento • Hanno bisogno del gioco • Hanno bisogno del gioco motorio • Quando? Sempre, quando ne hanno voglia e finché ne hanno voglia • Hanno bisogno di fare un numero di esperienze motorie più ampio possibile Idee cardine sul movimento dei giovani 1. Ogni età (fino da 0 anni) deve avere suoi contenuti (ma innumerevoli) e sue proposte adatte (ma molte) 2. Il carattere ludico e la concomitante spontaneità vanno enfatizzati regolarmente e sempre 3. Creare occasioni molte volte per settimana e per molti minuti ogni volta (10-12 ore per settimana) 4. Favorire che si arrivi alla stanchezza, sempre segno di una fatica che provoca crescita 5. Valorizzare con oculatezza il confronto, specie con il se stesso di ieri 6. Non una, ma cento specializzazioni per avere, così, ..... nessuna specializzazione I diritti disattesi dei bambini BASTI DIRE CHE SENZA DI QUESTI NON SI VA LONTANO; SE NON CI SI CREDE,TUTTO FALLISCE; SE NON SI DÀ LORO SPAZIO, NON HA ALCUN SENSO ALCUNA ATTIVITÀ MOTORIA DEL GIOVANE E DEL GIOVANISSIMO. 1. DIRITTO AL GIOCO ED AL GIOCO SPONTANEO: Il gioco motorio spontaneo deve essere favorito. Studiato ed assecondato: diritto della persona, perché ad essa connaturato ed indispensabile al suo divenire. Questo è l’assunto, non v’è altro da aggiungere. L’altro sarebbe un insieme di banalità! 2. AUTONOMA SCELTA SE PRATICARE O MENO UNO SPORT: Se il movimento ben fatto è obbligo per tutti (e lo Stato deve farsene addirittura garante), non si può dire lo stesso dello sport, anche se ben fatto: lo sport appartiene a chi sceglie di dedicarvisi, consapevole anche dei rischi che vi sono insiti. 3. DIRITTO ALL’INFOR- MAZIONE IN ALLENAMENTO E SPORT: Molti e diversi contenuti informativi: il senso della proposta motoria, il significato del movimento nella vita delle persone, la sua dimensione non materiale, il suo ruolo di linguaggio dell’anima, il suo collegamento con il benessere complessivo delle persone sempre, il significato di salute ed il ruolo fondamentale di tutto ciò che ciascuno può fare da sé, occupandosi della propria salute. 4. DIRITTO ALLA PAR TECIPAZIONE ALLE SCELTE DI FORMAZIONE: Fondamentale il rapporto di scambio e di comunicazione reciproca tra chi guida e chi si fa guidare, quando si instaura davvero, progressivamente modificandosi nel tempo nel senso di rendere chi guida oggi colui che sarà guidato dall’atleta stesso, domani, verso scelte più sicure e più utili. L’atleta che guiderà il lavoro dell’allenatore un giorno: il più bel risultato dell’evoluzione del rapporto nel tempo. 5. DIRITTO AD ESSERE DIFESI E PROTETTI DAI GRANDI: Inevitabile diritto, non avremmo tutte le spaventose crudeli testimonianze che abbiamo se tale diritto fosse almeno un poco garantito. Significa anche, nella società di oggi, essere difesi da chi ci riempie di merendine e da chi ci spinge alla vittoria olimpica a pochi anni di età e da chi annega la bellezza del muoversi nel numero delle vasche da fare in una piscina e da chi toglie spazio alla pratica nella scuola che deve essere giornaliera; giornaliera: non ci sono alternative. 91 Joy of Moving CHE COS’È JOY OF MOVING Joy of moving è - prima di ogni altra cosa - un metodo: un metodo di insegnamento del movimento a fini educativi (potremmo dire dell’educazione fisica) che pone al centro del discorso il bambino e la variabilità della pratica. Ø la sua finalità è la formazione del corpo in movimento, ovvero la formazione delle abilità di vita del cittadino, passando per la naturale gioia di muoversi dei bambini. Ø Joy of moving è un valore assai grande, considerando che i bisogni dei bambini di ieri, di oggi e di domani sono sempre gli stessi e che giocando si cresce.Joy of moving è un valore assai grande, considerando che i bisogni dei bambini di ieri, di oggi e di domani sono sempre gli stessi e che giocando si cresce e che crescendo si diventa adulti e si dovrebbe continuare a giocare insieme, anche se con un impegno e una partecipazione un po’diversa, il gioco della vita! Ø JoM intende promuovere lo sviluppo motorio, cognitivo e del cittadino alla luce del diritto al gioco del bambino. (questo è proprio quello che il nostro metodo si prefigge di ottenere). Ø Questo diritto, più volte sancito e troppo spesso richiamato e citato, è piuttosto un’utopia che una realtà … Il manuale Ø Il manuale è stato curato da Caterina Pesce, Rosalba Marchetti, Anna Motta e Mario Bellucci. Ø Esso è diviso in due parti: nella prima (pp. 1-157) viene illustrato l’impianto metodologico, nella seconda (pp. 159- 603) 80 modelli di gioco (replicabili, modificabili o reinventabili nei differenti contesti nei quali possono essere proposti. Ø Alla fine, anche un assai utile Glossario (pp. 619-633) Ø JoM è un modello di educazione motoria che parte dalle esigenze del bambino, valorizza le differenze e - attraverso il gioco e il divertimento - stimola le abilità motorie, le funzioni cognitive, la creatività e le abilità di vita. Ø L’approccio educativo che JoM suggerisce contribuisce a far crescere i cittadini di domani, attivi, competenti, autonomi e capaci di relazioni costruttive. Ø Il metodo poggia su quattro fondamentali pilastri. Quattro pilastri fondamentali: 1. Efficienza fisica: ovvero la capacità di sostenere lo sforzo fisico. 2. Coordinazione motoria: ovvero la capacità di compiere movimenti complessi e adattabili. 3. Funzioni cognitive e creatività: ovvero la capacità di pianificare, memorizzare, trovare soluzioni, decidere ed agire. 4. Abilità di vita: ovvero la capacità di definire obiettivi, esprimere e controllare le emozioni, comunicare in modo efficace. JoM è la riscoperta del piacere del gioco e del movimento in maniera giocosa e senza lo stress della pratica prematura di uno specifico sport. JoM si basa sulla multi-disciplinarietà e sulla variabilità della pratica dei giochi di movimento, che consentono ai bambini di fare esperienze diverse, evitando peraltro la cosiddetta specializzazione precoce in uno sport. JoM pone, considera come centrale nel processo di crescita dei bambini il piacere del movimento, che dovrebbe accompagnare chi lo ha sperimentato(cfr. gusto/abitudine/ necessità), per tutto il resto della vita. Le caratteristiche che abbiamo individuato nel gioco: LIBERTÀ’, SPONTANEITÀ’, GRATUITA’, ISTINTIVITÀ’, CREATIVITÀ’ 92 Inoltre, la vita attiva e all’aria aperta è in grado di prevenire malattie respiratorie, frequenti nei bambini che vivono in ambiti urbani fortemente inquinati. 2. AMBITO/DOMINIO COMPORTAMENTALE: giocando ci si abitua a regolare l’espressione delle emozioni e le azioni conseguenti. Mettersi alla prova in confronti ludici e regolati all’insegna a controllare le proprie reazioni anche nei tanti possibili conflitti della vita reale. esprimere le emozioni è importante. I bambini vanno lasciati esultare e gratificati per la vittoria purché non si ingeneri la convinzione (a volte stimolata dai genitori) che vincere è un obbligo. La sconfitta fa parte del gioco. Non è un modo di dire, ma un punto centrale dell’insegnamento motorio. Si perde perché si deve migliorare a partire dall’analisi delle mancanze della propria prestazione (o del gruppo/squadra), o perché l’avversario - sul campo - è stato più bravo. Questo devono significare i piccoli gesti importanti come darsi la mano prima e dopo la partita. 3. AMBITO/DOMINIO SOCIALE: giocando si sviluppa empatia, ci si abitua a comprendere e a tener conto del sentire degli altri e ad interagire in modo efficace e cooperativo. La mancanza di empatia è una delle caratteristiche del leader negativo quale è spesso il “bullo” e il cyberbullo”, ma anche degli spettatori-complici di atti di bullismo. Giocando prima in gruppo di gioco, poi in una squadra di gioco sportivo, i bambini maturano consapevolezza che la vittoria è legata al ruolo positivo del leader e dei componenti del gruppo che sanno intervenire, senza rimanere spettatori passivi, per modificare situazioni compromesse. 4. AMBITO/DOMINIO COGNITIVO: il gioco di tipo sportivo ha un obiettivo preciso, quello della vittoria. Questo impone a tutti di prendere decisioni e risolvere problemi via via che si presentano. Per prevenirli e trovare il modo migliore di raggiungere l’obiettivo si esercitano competenze tattiche e strategiche. Va messo fortemente l’accento sulla necessità di preparare ogni studente, fin dai primi gradi scolastici, a un futuro da cittadini e lavoratori in un mondo che cambia. Per affrontare l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali professionali presenti e futuri, le “Life Skill” esercitate nel gioco sono una risorsa davvero prioritaria. 95 SINTESI Un metodo per far apprendere la didattica: in cerca di un metodo e di una didattica • che cos’è metodo? Ci siamo messi per strada” definendo il termine “metodo” (ovvero, ogni procedimento seguito nel perseguire uno scopo, nello svolgere una qualsiasi attività, secondo un ordine e un piano prestabiliti, in vista del fine che s’intende raggiungere) e chiarendo subito che quando un metodo si applica all’insegnamento di qualcosa e diventa perciò un metodo di insegnamento per far apprendere qualcosa, si chiama didattica. • apprendimento di cosa? Il nostro metodo e la nostra didattica è finalizzata sostanzialmente all’apprendimento (parola assai importante, perché assume tante diverse forme e nel bambino ne ha una particolare) del movimento (questa poi è la nostra parola chiave!). Il movimento è un complessivo prendersi cura di sé e degli altri: il movimento riguarda anche il prendersi cura di • Vita = Movimento Vita, uguale movimento, uguale cambiamento, uguale trasformazione, uguale particolari e speciali effetti sulle persone, anzi su ogni persona, • Ogni persona è unica! perché ognuna è a sé, unica e non ripetibile, preziosa e da salvaguardare, sempre e comunque da prendere in cura. Il movimento è costitutivo dell’uomo ed è sua essenza: perciò è «essenziale». Dunque, il movimento è costitutivo della persona, qualcosa di connaturato e di profondo, è l’essenza, la sua essenza, in quanto espressione di contenuti fisici e psichici e, per questo, anche morali, anche etici, anche bioetici. Il movimento è essenziale alla vita della persona: imprescindibile, immancabile, immanente, ineliminabile, ineludibile. Il movimento è quasi tutto: il movimento è verso qualcosa, verso qualcuno, è il nostro rivolgere gli occhi, la mente, il cuore, il corpo, verso un fine, verso un ideale, verso il raggiungimento di un bisogno. Non vi pare? Il movimento è un valore per l’uomo: parlarne è un «fatto ed un atto morale» Siamo andati addirittura in cerca di una fondazione bioetica del movimento ed abbiamo inizialmente definito l’etica una vera e propria scienza che codifica gli atti e i comportamenti umani, dando loro un “valore” (se li sentiamo come propri, come degni, se insomma li condividiamo), oppure un “disvalore” (se li rifiutiamo, perché non li condividiamo). Alcuni autori definiscono, perciò, l’etica come la “scienza normativa degli atti umani”, quella scienza che pretende di dare giudizi sui comportamenti delle persone (una cosa che facciamo sempre, in ogni momento della vita, riconoscendoci o meno in ciò che vediamo o sentiamo o facciamo noi stessi...). Per una bioetica del movimento Siamo anche passati alla definizione di bioetica ed abbiamo detto che se facciamo qualcosa che influenza la vita soprattutto biologica – ma non solo – di un’altra persona, il nostro comportamento è valutabile (si dice così) bioeticamente. Ecco la bioetica: l’etica nella vita, l’etica della vita delle persone. Vi rientrano, tra molti aspetti e molti problemi tipici dell’inizio vita e del fine vita e della vita in sé, anche la cura della salute e del corpo, l’allenamento sportivo (di cui non ci siamo affatto occupati) e l’attività motoria degli adulti di tutte le età (di cui abbiamo espresso alcuni semplici, ma fondamentali, concetti), incluse le 96 disabilità, inclusa la importantissima (doverosa, obbligatoria) formazione motoria di base dei bambini (cfr. oltre), anche la medicina dello sport e purtroppo anche il doping (una forma di frode cui dare un giudizio bioetico estremamente negativo). L’utilitarismo in bioetica. Il personalismo in bioetica. Scelte di campo cruciali. Alla domanda: ma quante bioetiche ci sono nel mondo?, si potrebbe rispondere: “tante, tante quante sono gli uomini, anche se si può arrivare a raggruppare le principali visioni in scuole di pensiero (alcune scuole, alcune tendenze, alcune idee prevalenti), anche se, sostanzialmente, sono due le visioni bioetiche fondamentali, nel mondo, a cui tutte le altre si possono ricondurre. Queste due visioni si definiscono così: visione utilitaristica o relativistica e visione del personalismo. O tutto è relativo, anche le persone, ogni cosa che si fa, anche ogni pensiero…. La prima afferma il primato dell’utile su tutto il resto e concepisce, pertanto, l’uomo come uomo-oggetto, uomo- mezzo, uomo da sacrificare allo Stato, uomo da privilegiare se rientrante nel gruppo dei più, da rendere felici, uomo da scartare se rientrante nel gruppo dei pochi, dei meno forti. Relativismo etico vuol dire proprio questo: che non ci sono valori o norme permanenti. Per l’appunto, tutto è relativo. E le persone sono perciò “disponibili”. Oppure tutto ci conduce alla persona, protagonista sempre, inizio e fine di ogni discorso e progetto. Il Personalismo afferma, invece, il primato della persona umana in quanto uomo-valore, uomo-persona, uomo-fine, mai strumentalizzabile, sempre da riconoscersi dotato di intrinseca dignità, come soggetto che è fine in se stesso, fine primario e fine ultimo. Centralità, dunque, della persona umana e della sua conservazione, della sua dignità e del suo sviluppo. La persona, dice il personalismo, è “indisponibile”: possiamo prendercene cura nel suo esclusivo interesse, con l’obiettivo di arrecarle il maggior bene possibile. Tutti i diritti della persona. Abbiamo ricordato che la bioetica non è di oggi, ma è di sempre: nasce quando l’uomo ha cominciato a riflettere su un altro uomo e poi sul significato di agire su un altro uomo e poi sulle diverse possibilità e sui fini delle azioni. Abbiamo anche ricordato il “Mai più!” dello Shock di Norimberga e, tra gli altri celebri documenti, anche la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Per una cultura del movimento. La cultura e il movimento, ovvero la cultura del movimento. C’è, non c’è? Se c’è, dove c’è? Una problematica vasta, ma emblematica (ricordiamo il Let’s move degli USA; ricordiamo la triade Gusto, abitudine, necessità del movimento del mondo francese; ricordiamo anche [ma amaramente], per l’Italia, le Disposizioni del Ministro Francesco De Sanctis del 1879). Movimento come piacere, come stile di vita, come terapia, come riabilitazione. Ci siamo poi soffermati sulle attività motorie, le attività di movimento nella vita delle persone ed abbiamo individuato 4 fondamentali ambiti, che per comodità, separiamo, ma che formano un tutt’uno sempre integrato: movimento come piacere, per un maggiore benessere; poi movimento come stile di vita per prevenire malattie e favorire il benessere; poi il movimento proprio come terapia per malattie, assai spesso croniche, e dunque per ritrovare e mantenere il benessere; ancora il movimento come riabilitazione da malattie gravi ed invalidanti, per ritrovare - almeno in parte - il benessere fisico e psichico. Quindi, movimento e benessere, movimento per il benessere, per raggiungere il benessere, per perseguirlo, per preservarlo e per ritrovarlo: movimento e qualità della vita! Le attività motorie innalzano la qualità della vita, se sono liberamente e consapevolmente scelte e praticate. 97
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