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Metodi e didattica delle attività sportive, Appunti di Scienze Motorie

Appunti corso di formazione primaria prof Mascherini

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 15/01/2023

Nala1990
Nala1990 🇮🇹

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Scarica Metodi e didattica delle attività sportive e più Appunti in PDF di Scienze Motorie solo su Docsity! MOTORIA Schemi motori di base: gli schemi motori di base sono le unità di base della struttura del movimento volontario finalizzato (compaiono per primi nello sviluppo). Sono costituiti da tutte le forme fondamentali e naturali del movimento e dalle loro combinazioni più spontanee. Questi permettono di spostarsi nello spazio (camminare, saltare, rotolare, sollevare, correre, lanciare, afferrare, strisciare ecc) e possono essere attivati e sviluppati attraverso cambiamenti e combinazioni nell’esecuzione del movimento da definire in rapporto a varianti di tipo spaziale (avanti, indietro, vicino, lontano, sopra, sotto ecc), temporale quantitativo (tanto, poco, tutto), qualitativo (pesante, leggero, veloce, liscio, ruvido, lento). L’arricchimento degli schemi motori è continuo e dura tutta la vita, si passa infatti da gesti motori semplici ad altri più articolati e complessi. Gli schemi maturano e si sviluppano secondo un processo ben definito di stadi progressivi in riferimento a una determinata età motoria. I ritmi di sviluppo possono variare da soggetto a soggetto. Attività fisica definizione FITT: attività fisica finalizzata, pianificata, strutturata e ripetitiva. Ha come obiettivo migliorare la fitness fisica (capacità di svolgere con vigore, prontezza e senza sforzi eccessivi attività quotidiane) Deve durare nel tempo e seguire dei parametri riconducibili alla sigla FITT: frequenza settimanale di esercizio, intensità/forza/resistenza, tempo (quanto dura l’allenamento), tipologia. Varie componenti delle scienze motorie e autori: nelle scienze motorie si intrecciano costantemente aspetti di natura biologica, psicopedagogica, socioculturale. Le scienze biologiche apportano nozioni riferite alle leggi generali che regolano l’esistenza dei viventi (scienze anatomiche, fisiologiche ecc)- autore più importante Bernstein ( mette in relazione le neuroscienze con l’apprendimento). Le scienze psicopedagogiche si basano sulla relazione corpo/mente dove il corpo e l’azione motoria hanno un’influenza diretta sull’educazione e sull’apprendimento. Ci mostrano come attraverso il corpo sia possibile attuare una didattica più efficace- autore principale Meinel (primo a teorizzare l’uso del movimento come strumento di insegnamento). Le scienze socioculturali apportano importanti contributi sui valori costantemente presenti nelle scienze motorie in termini di rappresentazioni interpersonali, dinamiche di gruppo ecc – autore principale Renson (coniò il termine chinantropologia, portando aventi il concetto di homo muvens che si evolverà successivamente nella cultura del movimento) 4 ambiti (domini) della cultura del movimento: dominio del gioco (appartiene all’homo ludens. Il gioco è autodeterminato, fine a se stesso e deve portare piacere dunque autotelico. È possibile effettuare giochi di movimento generici in cui lo sport può essere un modo di giocare), dominio strumentale (appartiene all’ homo exercens (sostituisce l’homo faber in cui il movimento veniva svolto per lavoro). Il movimento del corpo viene osservato dal punto di vista della cultura del fisico. Le abilità motorie vengono allenate attraverso l’esercizio fisico fino alla competizione atletica), dominio agonistico ( homo agonizens, contesto della competizione fisica), dominio dell’ espressione ( homo exhibens, movimento come attività espressiva utilizzata per comunicare qualcosa – danza, teatro, ginnastica ritmica, nuoto sincronizzato, acrobati, bodybuilding) RELAZIONE MENTE CORPO Dualismo e concetto olistico: Tale relazione si inserisce nell’ambiente didattico nella logica del corpo che apprende e dell’apprendimento tramite il corpo. Il concetto dualistico vede in mente e corpo due entità distinte mentre il concetto olistico li vede come un’unica unità dotata di interconnessioni funzionali. Storicamente siamo riusciti a superare tale dualismo grazie alle osservazioni di Parè sull’arto fantasma (la mente percepisce delle zone del corpo mancante nonostante vi sia un’interruzione delle vie nervose). Il concetto olistico consente approcci educativi in grado di sfruttare il corpo e il movimento in numerosi ambiti didattici. È possibile distinguere 4 tipologie di dualismo: - Obiettivo: nell’uomo mente e corpo sono due entità distinte. Gli insegnanti di educazione fisica educano il corpo e non la mente - Valoriale: la mente pensante è superiore al movimento del corpo. La vera educazione è quella intellettuale - Comportamentale: tutti i movimenti sono preceduti dal pensiero. Il pensiero è sopra al fare ed è indipendete dall’azione - Linguistico: i simboli del linguaggio sono superiori agli altri simboli. Il linguaggio verbale è superiore al linguaggio non verbale (si trascura il movimento come forma di comunicazione) Atto motorio: è dato da un’interazione continua tra interno e esterno. Viene programmato sulla base delle informazioni che il corpo riceve dall’esterno ma allo stesso tempo il movimento stesso apporta ulteriori informazioni sul proprio corpo. Si crea così un circolo virtuoso in cui il corpo diviene mezzo di esecuzione e apprendimento allo stesso tempo. Le informazioni arrivano da più dimensioni e vanno distinte in: - Sensazioni: i sistemi sensoriali (organi di senso) registrano gli stimoli ambientali e li trasmettono al cervello - Percezioni: si elaborano e si codificano le sensazioni in base alla memoria ma non solo - Rappresentazioni: la percezione viene immagazzinata nella memoria che le renderà disponibili all’occorrenza Neuroni specchio: sono alla base dell’apprendimento per imitazione per quelle forme di movimento non geneticamente determinate. La loro scoperta esalta il concetto dell’apprendimento tramite l’osservazione del movimento altrui. Osservare l’esecuzione di un gesto attiva gli stessi neuroni del gesto compiuto in prima persona. A tal riguardo appare evidente come le azioni del docente possiedono intrinsecamente un potenziale di educazione, l’atto motorio di quest’ultimo sarà infatti oggetto di imitazione e apprendimento. APPRENDIMENTO IN MOVIMENTO Modello di Kretchmar: per superare il concetto dualistico Kretchmar propone una visione orizzontale in contrapposizione alla visione verticale che vede la mente pensante collocata superiormente al corpo esecutore. Egli parte dal presupposto che le influenze fisiche e cognitive sono sempre presenti e correlate tra loro, tuttavia dal punto di vista cognitivo avremo attività che richiedono più intuito, adattabilità e complessità e attività più semplici e rigide da eseguire mentre in senso motorio avremo attività con grande richiesta muscolare e attività più sedentarie. Nel suo modello troviamo un connubio tra cognitivo e fisico in cui le due componenti si intersecano formando 4 quadranti a seconda di attività ad alto o basso insight e sedentarie o ad alto impegno muscolare. Ad esempio potremo descrivere l’attività di scrivere una poesia come un’attività ad alto Indicazioni nazionali: fisicamente educati: l’attività didattica, in linea con le indicazioni nazionali deve promuovere bambini fisicamente educati. È fisicamente educato colui che è fisicamente in forma, partecipa regolarmente ad attività fisiche, conosce implicazioni e benefici legati all’impegno nelle attività fisiche, valorizza l’attività fisica, ha appreso le abilità necessarie per partecipare ad un’ampia gamma di attività. GIOCO MOTORIO Gioco e arousal: in alcuni casi il gioco riduce lo stato di attivazione (arousal), ciò consente al bambino di esprimere le proprie potenzialità ad un livello psicofisico ottimale senza compromettere le prestazioni. Il termine arousal (dall'inglese eccitazione, risveglio) indica l’intensità dell’attivazione psicofisiologica di un organismo. Al livello sportivo prima di una prestazione il nostro organismo, nella sua accezione di unità "mente-corpo", si prepara ad affrontarla attraverso un’attivazione psicofisiologica che comprende vari passaggi (aumento della vigilanza, attivazione del sistema muscolo scheletrico ecc). Esiste un rapporto molto stretto tra questa attivazione psicofisica e la riuscita in una prestazione. Teoria di Yerkes e Dodson: il livello della prestazione segue l’andamento di una u rovesciata ( bassa attivazione: prestazione scarsa, iperattivazione: prestazione scarsa, nel mezzo ci sta la buona prestazione. L’arousal non deve essere né troppo alto né troppo basso). Parlare del gioco motorio: il gioco accomuna tutto il genere umano e può assumere forti valenze educative. In particolare, il gioco motorio può essere usato in età evolutiva come attività privilegiata per avvicinare il bambino al movimento ma non solo infatti questo svolge numerose funzioni: - Al livello motorio, contribuisce al miglioramento di organi ed apparati e al conseguente sviluppo degli schemi motori di base - Al livello cognitivo, stimola la memoria, l’attenzione e la concentrazione, la perseveranza e la creatività. Il bambino si allontana dalla realtà per entrare in una sfera personale e temporanea con finalità proprie. Impara a conoscere il proprio corpo, a esplorare l’ambiente e a comunicare in maniera non verbale - Al livello emotivo e affettivo il gioco motorio mette alla prova i propri sentimenti (sconfitte, vittorie, ansie, paure) e riesce a scaricare aggressività e tensioni accumulate agevolando il processo di apprendimento - Al livello socializzante il gioco è un’esperienza di interazione piacevole per il bambino. Favorisce lo sviluppo di una rete di regole implicite che aiutano nel decentramento utile a comprendere il punto di vista dell’altro. Il gioco collettivo, ad esempio, consente di sperimentare ruoli diversi. - Al livello morale, contribuisce a formare il senso di responsabilità, onestà, e socialità. Le regole rappresentano il punto fondamentale per una convivenza democratica, non per limitare il bambino ma per consentire a tutti di esprimersi al meglio. Queste possono essere fornite dall’esterno o decise dai bambini e devono essere vissute e non subite. Che funzioni ha il gioco? Funzioni motorie, cognitive, emotive- affettive, socializzanti, morali (vedi domanda sopra per approfondimenti). Gioco e funzioni cognitive: (approfondimento rispetto alla domanda sopra)durante il gioco vengono stimolate le strutture nervose. In particolare, il gioco stimola: - La flessibilità cognitiva: capacità di spostare l’attenzione su un nuovo criterio per risolvere un compito - L’aggiornamento della memoria: capacità di tenere a mente e aggiornare informazioni - L’inibizione: capacità di sopprimere risposte abituali Gioco e educazione fisica: nell’ambito dell’educazione fisica, il gioco può essere considerato contenuto e metodo. Il contenuto del gioco può essere descritto come l’insieme delle azioni motorie che ogni bambino compie in riferimento agli obiettivi didattici che vogliamo perseguire. Allo stesso modo se l’obiettivo è il movimento, il gioco può essere considerato come un metodo, uno strumento attraverso cui raggiungere l’obiettivo. Il “metodo gioco” sono i modi di giocare, inizialmente si inizia per piacere, successivamente è necessario attribuire all’esperienza un sognificato. Il gioco può evolvere (si possono proporre varianti) e apporta risultati ottimali. IL LINGUAGGIO DEL CORPO La capacità di comunicare non è affidata solo alla forma verbale, scritta e multimediale. L’espressione a parole è spesso corredata da gesti per dare risalto ai nostri pensieri. Attribuire significati specifici a movimenti del corpo è una capacità innata che si sviluppa durante la crescita. La cinestetica è la scienza che studia il linguaggio del corpo. Esistono due aspetti principali in questo genere di linguaggio: - La comunicazione non verbale, finalizzata al dialogo - L’espressione corporea, finalizzata a comunicare idee e emozioni tramite il corpo Per far divenire l’espressione corporea una tecnica di comunicazione consapevole è necessaria una presa di coscienza circa le capacità comunicative del nostro corpo approfondendo il vissuto motorio dello studente (percezione del movimento senza modelli a cui tendere, apprendimento volto alla personalità dello studente). L’allievo deve essere visto nella sua interezza. Gli aspetti corporei principali che entrano in tutta la questione dell’espressione corporea sono: - Mimica: del volto - Gestualità: delle mani - Pantomimica: del corpo - Atteggiamenti: posture L’obiettivo è dunque quello di ampliare il repertorio personale comunicativo attraverso esperienze motorie quali: - Improvvisazione: vengono messe da parte le abilità acquisite precedentemente per elaborare un nuovo sapere nato dalla spontaneità. Non si tratta di anarchia di movimento, ogni percorso mira infatti ad un maggior controllo del corpo che si apre a nuove dimensioni. - Teatro: attraverso questo il bambino può riconoscere le proprie emozioni, accettare le diversità, superare le inibizioni, canalizzare adeguatamente eventuali forme di aggressività. Il travestimento, il fare finta di, la sperimentazione di personaggi diversi, sollecita la spontaneità e l’esplorazione emozionale. - Fiaba motoria - Danza Che giochi si possono proporre per sviluppare il linguaggio del corpo: si possono proporre attività sulla percezione di sé nello spazio (diverse posture, relazione con oggetti immaginari, imitazione delle posture dei compagni, spostamenti) attività pantomimiche (riproduzione a specchio delle azioni di un compagno), produzione di scene di una storia attraverso il corpo, attività che integrano panto e mimo (diverse posture e espressioni in base al tema assegnato. Durante le lezioni dovranno essere prese in considerazione non solo il confronto con se stessi ma anche quello con l’altro, con l’ambiente, con il gruppo. Temi del linguaggio del corpo: la fiaba motoria: si può leggere una storia ai bambini e chiedere di riprodurre ciò che viene raccontato. L’ utilizzo della fiaba aiuta il bambino a collegare il mondo fantastico al movimento, ad immedesimarsi in un personaggio e di conseguenza a vivere l’esperienza con un coinvolgimento entusiasmante. In tale contesto si possono progettare attività sfruttando temi tecnici contrastanti ( vicino/lontano, dentro/fuori ecc), temi astratti (fingere di volare), temi concreti della vita quotidiana facendoli rivivere e raccontare attraverso il corpo. Danza cosa abbiamo detto? Attraverso la danza è possibile sfruttare la creatività soggettiva e favorire lo sviluppo di una consapevolezza individuale. La danza media la dimensione fisica con quella emotiva, cognitiva, relazionale per uno sviluppo armonico della persona. Attraverso la danza il bambino può apprendere e mostrare quanto appreso. Questa permette inoltre una crescita corporea e emotiva grazie: - All’esperienza che il proprio corpo esercita per imparare il movimento - All’espressività corporea che diviene un mezzo di comunicazione con gli altri Il ritmo della danza non deve essere dato esteriormente ma è dettato da necessità interiori. APPRENDIMENTO MOTORIO Apprendere a muoversi: la promozione degli apprendimenti di abilità e capacità motorie può avvenire tramite proposte di educazione fisica. Per fare una buona proposta è necessario partire dalla valutazione dello stato iniziale che andrà valutato in termini di: - Capacità motorie - Abilità motorie - Possibilità di sviluppo (liv. Di sviluppo auxologico) - Livelli cognitivi per comprendere il compito motorio da eseguire - Adeguati livelli di attenzione e motivazione per lo sviluppo di nuove abilità L’apprendimento motorio segue uno sviluppo progressivo: capacità, abilità, atteggiamenti, conoscenze, competenze, padronanza. CAPACITA’ MOTORIE: si tratta di capacità definite, non possono essere incrementate nella numerosità ma possono esserlo dal punto di vista qualitativo con l’allenamento. Sono collegate ad aspetti organici e modificabili con l’allenamento. Si tratta di tratti ereditari di base di risorse dell’organismo disponibili per l’esecuzione della prestazione motoria. Si dividono in: - Capacità senso percettive - Capacità coordinative - Capacità condizionali Capacità senso percettive: sono relative all’acquisizione di informazioni sia dall’ambiente che dal nostro corpo attraverso: - Esterocettori (occhio, orecchio, recettori tattili) - Propriocettori (responsabili della cinestesia- vestibolare, fuso neuromuscolare, muscolo tendineo del golgi) - Enterocettori ( recettori viscerali) Attività: staffetta, acchiapparello, guardia e ladri, bandierina, tocca colori Flessibilità/mobilità articolare: possibilità di movimento attorno ad un’articolazione. Si suddivide in mobilità attiva o passiva a seconda che il movimento sia effettuato dalla nostra muscolatura o da un aiuto esterno (attrezzo, compagno). Il valore massimo registrato passivamente è superiore a quello attivo. Non è un obiettivo primario alla scuola primaria ma il suo inserimento in alcune sedute di ed. fisica fa parte di una buona pratica. Può essere esercitata con tecniche statiche, dinamiche o PNF. ABILITA’ MOTORIE: per abilità si intende saper svolgere con efficacia un determinato compito motorio. Le abilità motorie sono infinite e numerose di queste possono diventare abitudini una volta consolidate e automatizzate. Abilità fondamentali - schemi motori di base: sono innati, non sono il frutto di apprendimento ma di processi di maturazione psicofisica e dello sviluppo, attraverso questi, avviene lo sviluppo iniziale delle capacità motorie (camminare, correre, saltare, strisciare, rotolare, afferrare ecc). Le abilità motorie derivano dalla combinazione tra schemi motori e capacità motorie, sono degli schemi di movimento che attraverso la ripetizione possono essere affinati ed automatizzati. Per esempio: saper tirare un pugno, un calcio, o una combinazione di essi, sono tutte abilità motorie essenziali per un praticante di Karate. Lo sviluppo delle capacità motorie determina il livello di apprendimento delle abilità motorie; tornando all’esempio del Karate: avere un buon equilibrio (capacità coordinativa) ed un buon livello di forza (capacità condizionale) permette una maggiore facilità nell’esecuzione di alcune tecniche. Le varianti esecutive vanno stimolate, non inibite (esercitazioni con varianti coordinative e spazio-temporali) Abilità motorie semplici: combinazione di più schemi motori di base Abilità motorie complesse: combinazione di più abilità semplici tra loro o di abilità semplici più schemi motori di base. Classificazione unidimensionale delle abilità motorie: prende in considerazione una sola variabile 1) Variabilità ambientale: a seconda di questa avremo abilità motorie aperte oppure chiuse. - Abilità aperte: essenziali negli sport di situazione dove l’ambiente è spesso imprevedibile a causa degli avversari. È necessaria una buona capacità di reazione perché l’azione deve modificarsi in base alle situazioni che si vengono a creare (es. pallanuoto) - Abilità chiuse: l’esecuzione del gesto motorio non è influenzato dall’ambiente che essendo prevedibile consente di pianificare in anticipo i movimenti da eseguire durante la prestazione (es. nuoto, corsa su pista) 2) Prevalenza del carico: varia in base al tipo di attività da svolgere e fa riferimento alla prevalenza del carico cognitivo o motorio in un’attività (ed esempio durante una partita di basket ha più importanza passare la palla al compagno giusto al momento giusto che la perfezione del gesto tecnico, dunque il carico cognitivo – capacità decisionali e risoluzione di problemi- appare più importante al contrario nel salto in alto la presa di decisione è minima mentre il controllo motorio è massimo) 3) La forma che assume l’attività in relazione alla presenza di un inizio e una fine. Secondo questo parametro troviamo 3 tipologie di abilità: - Discrete: prevedono un inizo e una fine ben definite in un azione (capovolta, calcio, pugno) - Seriali: sequenze di abilità discreta al fine di formare un’azione complessa e protratta nel tempo ( combinazioni di colpi negli sport da combattimento) - Continue: non è possibile determinare un inizio e una fine dell’azione la quale è ripetitiva e di ampia durata ( ciclismo, corsa, nuoto) 4) Quanti e quali gruppi muscolari vengono attivati: è possibile distinguere abilità grosso motorie e abilità fino motorie 5) Tipo di movimento: - Manipolative: prevedono l’utilizzo degli arti (calciare, afferrare, lanciare) - Locomotorie: avviene uno spostamento nello spazio - Non locomotorie: non prevedono uno spostamento nello spazio, sono riferite ad aspetti quali la postura o gli atteggiamenti Classificazione bi-dimensionale delle attività motorie: è un sistema a 2 dimensioni che tiene in considerazione sia la tipologia del compito che le richieste dell’ambiente Atteggiamenti: sono le posizioni che il corpo assume nello spazio, possono essere intesi sotto il punto di vista strutturale come postura e possono essere interpretati in chiave psicologica come linguaggio del corpo Conoscenze: saperi, informazioni e concetti che permettono insieme alle abilità e agli atteggiamenti di accedere alla competenza e eventualmente alla padronanza. Si tratta della teoria Competenze: saper fare, organizzazione e strutturazione di più abilità complesse che unite alle conoscenze consentono di ottenere risultati utili nei diversi contesti ambientali. Padronanza: competenza eccellente che può essere generalizzata a più contesti ambientali, permette di rappresentare sé stessi e gli altri a livello metacognitivo sulla prestazione motoria, permette lo sviluppo di compiti sociali. COMPITO MOTORIO: è la specifica esperienza di movimento che costituisce l’apprendimento in educazione fisica. È composto da - Contenuto: movimento richiesto allo studente - Orientamento: obiettivo del movimento anche in termini di qualità esecutive - Organizzazione: è in riferimento al tempo, allo spazio, alle altre persone La variazione di questi paramenti consente la modulazione della proposta motoria. Teorie del comportamento/apprendimento motorio: - Teorie dirette, strutturali, neuropsicologiche: si concentrano sulle leggi che regolano il processo e i rapporti durante l’apprendimento. Leggi e meccanismi dedicati al controllo motorio con separazione tra schemi percettivi, motori e cognitivi secondo un’organizzazione gerarchica e sequenziale - Teorie indirette, ecologiche, ambientali: ignorano le strutture, i meccanismi sono sviluppati partendo da schemi generali che si evolvono e si adattano alle diverse condizioni dell’ambiente. Criteri per presentare un compito motorio Per analizzare il compito possiamo distinguere: - Criteri relativi alla percezione: condizioni ambientali, tipologia di stimoli, scopo del movimento - Criteri relativi alla presa di decisione: numero di alternative, tempo a disposizione, livello di rischio - Criteri relativi all’esecuzione: gruppi muscolari implicati, velocità di esecuzione, livello di allenamento e di precisione richiesto Apprendimento motorio: è un processo di acquisizione, perfezionamento, stabilizzazione per l’utilizzo di nuove abilità motorie allo scopo di adattarsi all’ambiente. Il processo di apprendimento prevede un’evoluzione in tappe successive: 1) Comprensione verbale cognitiva del compito 2) Comprensione motoria approfondita e buona esecuzione 3) Automatismi Il passaggio da una fase all’altra non avviene in maniera lineare ma può prevedere momenti di stasi e altri di miglioramento 3 stadi dell’apprendimento motorio: 1) Stadio della coordinazione grezza: il primo problema è comprendere il compito da eseguire, a tal riguardo è utile semplificare il più possibile la spiegazione fornendo esempi già noti e orientando l’azione ad un obiettivo chiaro. Il bambino svolge l’azione con l’attenzione focalizzata a quello che sta facendo, aiutandosi a ricordare ogni passaggio tramite verbalizzazioni sub vocali durante l’esecuzione ( notevole dispendio di energie, prestazione scadente, alta tensione muscolare, limitate possibilità di ricevere altre informazioni ecc). La permanenza a questo stadio è quella di minor durata e i miglioramenti sono più facilmente osservabili. 2) Stadio della coordinazione fine: il compito è compreso a fondo, la prestazione motoria migliora e l’utilizzo dei feedback avviene con successo. La verbalizzazione viene in parte abbandonata. Abbiamo in questa fase una migliore qualità dell’azione e maggiore fluidità grazie ad un’evoluzione dell’analizzatore cinestetico (miglioramenti nella rappresentazione mentale del compito e nella capacità di percepire stimoli), iniziale capacità di anticipazione. In condizioni favorevoli la prestazione appare corretta mentre in caso di imprevisti ricompare l’errore. Didatticamente è importante variare le condizioni ambientali. In questa fase i cambiamenti sono più lenti rispetto allo stato precedente 3) Stadio della disponibilità variabile: viene raggiunto dopo una notevole pratica (alla primaria potrà avvenire solo per determinate e sempici abilità motorie). È lo stadio che caratterizza la pratica sportiva e non si esaurisce mai in quanto il perfezionamento dei gesti motori avviene per tutta la vita. L’azione si presenta fluida e controllata, eseguita soggetto in prima persona ad eseguire il compito), esterne ( come vedersi eseguire il compito dall’esterno). Inizialmente si sviluppano più facilmente quelle esterne grazie alla presentazione del compito effettuata dal docente, in seguito, si svilupperà anche la rappresentazione interna grazie allo sviluppo delle percezioni cinestetiche. - Autovalutazione: dovrà essere sviluppata nel processo di apprendimento e consente di gestire in maniera sempre più autonoma il training. Per una corretta autovalutazione è necessario il confronto con dati il più oggettivi possibile. Tale metastrategia può essere sviluppata precocemente. Tali metastrategie possono essere utilizzate prima della prestazione motoria sia in abilità chiuse che aperte. Abilità chiuse: - Approcciarsi alla prestazione con atteggiamento ottimale sotto il profilo emozionale e motivazionale - Immaginare l’esecuzione completa con esito positivo - Porre attenzione agli aspetti cruciali del compito - Eseguire in modalità automatica senza pensare al risultato - Valutare la prestazione Abilità aperte: - Ricerca visiva degli aspetti più importanti dell’ambiente - Anticipazione di eventuali azioni in base alla probabilità ( anticipare significa eseguire il compito motorio scelto prima dell’avversario in termini di cosa effettuare, dove e quando) - Presa di decisione su cosa fare - Eseguire la risposta LA PRATICA L’ argomento della pratica, è il cuore dell’esecuzione della didattica. Le due ore settimanali non sono esaustive per un organismo affamato di movimento come quello dei bambini e per la vastità dei contenuti da affrontare. In questa ottica è fondamentale ottimizzare i tempi a disposizione tramite: - Riduzione dei tempi di spiegazione - Lavoro in gruppi e sottogruppi per aumentare il tempo di esecuzione pratica - Proposte di lavoro individualizzate per promuovere sia il lavoro autonomo che la progressione didattica in base ai tempi di ciascuno - Nei momenti di inattività impegnare i bambini nell’osservazione dei compagni e nell’autovalutazione. La gestione delle pause può essere descritta come: Pratica ammassata: pause brevi, le pause sono già previste per la tipologia di abilità su cui si lavora (lanci, salti, ecc)  abilità discrete Pratica distribuita: pause più frequenti o più lunghe. È consigliata nelle attività continue in cui avviene sia il riposo che l’analisi della prestazione  abilità continue Andando poi ad analizzare quella che è l’esecuzione delle abilità motorie, queste possono essere eseguite in maniera completa dall’inizio alla fine del compito con una pratica globale o in maniera segmentata attraverso una pratica per parti. La decisione rispetto a quale pratica utilizzare dipende dalla tipologia del compito motorio (se è suddivisibile oppure no), dalla difficoltà del compito, dallo stadio di apprendimento motorio relativamente al compito da eseguire. Quando possibile è preferibile una pratica globale per comprendere e eseguire il compito nella sua interezza (rimettere insieme le varie parti è molto dispendioso e non sempre la somma delle parti è uguale al gesto intero). Nei primi stadi dell’apprendimento sono consigliate abilità semplici da effettuare in modo globale. Di fronte ad un’esecuzione negli stadi autonomi dell’esecuzione sarà possibile somministrare la pratica per parti andando a migliorare in maniera analitica i dettagli o gli errori per poi ricostruire in maniera globale il compito. Semplificazione: è un ulteriore modo per mantenere globale un’attività che potrebbe essere troppo difficile all’inizio dell’apprendimento. Propone la riduzione della difficoltà per mantenere integro il compito (uso di strumenti più maneggevoli, riduzione della velocità di esecuzione o delle dimensioni del campo). Variabilità della pratica: è intuibile come una maggiore alternanza/variabilità di esperienze apporti un maggiore bagaglio motorio al giovane. La variabilità deve ovviamente essere contestualizzata all’età del bambino (3/6 anni: schemi motori di base, 7/11 anni: promozione delle capacità coordinative). Per organizzare questa variabilità e promuovere l’apprendimento a lungo termine di numerose abilità in diversi contesti si distinguono le seguenti pratiche: - Pratica per blocchi: prevede di esercitare un’abilità alla volta prima di passare alla successiva. Indica una sequenza di esercizi nei quali si ripete più volte lo stesso compito. Questa proposta può essere fatta in lezioni diverse o nella stessa lezione - Pratica per blocchi seriale: si promuovono più abilità, una dopo l’altra nella stessa lezione - Pratica randomizzata: prevede l’alternarsi da un’abilità all’altra in maniera casuale, evitando o riducendo al minimo le ripetizioni consecutive di ogni compito. L’utilizzo della pratica randomizzata contribuisce a creare l’effetto conosciuto come interferenza contestuale. I continui cambi di attività sviluppano le funzioni cognitive e consentono una continua rielaborazione delle informazioni afferenti che promuovono apprendimenti a lungo termine e una maggior efficacia del transfer di apprendimento. Si possono proporre inferenze tra abilità simili ( palleggio alto, basso, lungo) o tra abilità diverse (palleggio, bagher, schiacciata). Per spiegare l’efficacia dell’interferenza sono state elaborate due ipotesi: Ricostruzione dei piani di azione: il bambino passa continuamente da un’attività all’altra esercitando una elevata attività cognitiva inibitoria sulla precedente e di organizzazione sul compito successivo e questo richiede alti livelli di attenzione esecutiva. I continui cambi di compito e ricostruzioni, seppur dispendiosi, approfondiscono la conoscenza del problema a differenza della pratica a blocchi dove il problema è posto solo all’inizio Dell’elaborazione: svolgere a breve termine due azioni porta a un confronto tra le memorie di lavoro delle due attività trovando differenze e similitudini, questo non avviene nelle ripetizioni a blocchi in quanto le abilità vengono esercitate separatamente. Vantaggi e svantaggi della pratica per blocchi e della pratica randomizzata: Pratica per blocchi: - Ripetere continuamente un compito apporta sicuramente miglioramenti molto evidenti nell’esecuzione dello stesso in breve tempo; tuttavia, è stato dimostrato come questa strategia abbia una maggiore efficacia solo nel breve termine - Non consente il confronto tra diverse attività in quanto queste avvengono separatamente - Il problema viene posto solo all’inizio Pratica randomizzata: - Promuove l’interferenza contestuale e il transfer di apprendimento - Promuove il confronto tra le diverse attività in termini di differenze e similitudini - Promuove la motivazione al miglioramento - In un primo stadio dell’apprendimento potrebbe generare confusione e rallentare i primi apprendimenti grezzi Se consideriamo l’età con cui abbiamo a che fare, è evidente come vi siano una varietà di proposte motorie necessarie. Fino ai 6 anni è necessario far sviluppare le abilità motorie fondamentali, dunque, più schemi motori possibili. Il passaggio alla scuola primaria segna anche il passaggio alla possibilità di ulteriori elaborazioni ovvero alle attività motorie specifiche. Il primo passo per inserire nuove abilità è quello di unire più abilità conosciute in maniera casuale anche attraverso richieste di passaggio da un’attività all’altra improvvise. Un’ulteriore evoluzione a questa proposta di cambio attività è quella di richiedere la soluzione di un problema ambientale improvviso scegliendo tra i programmi motori posseduti o generandone di nuovi da stabilizzare (Destrezza, Bornstein). L’azione destra è caratterizzata da due livelli: - Livello base: supporta la nuova abilità - Livello dell’attività specifica destra: azione flessibile, ingegnosa, eseguita rapidamente Dovrà essere fornita la possibilità di esplorare nuove soluzioni pertinenti a situazioni contingenti cercando così di ampliare la quantità di abilità motorie specifiche. Sarà dunque opportuno nella scuola primaria, promuovere un’educazione euristica, induttiva, di stampo ecologico che promuova flessibilità cognitiva con variabilità delle proposte per ampliare la base dei programmi motori a disposizione del bambino in un’ottica di ripetere delle proposte didattiche senza la certezza di ripetere la soluzione motoria (ripetere senza ripetere) STILI DI INSEGNAMENTO Nella didattica dell’educazione fisica, un aspetto da considerare riguarda la scelta sulle modalità con cui il docente decide di svolgere le lezioni. Gli stili di insegnamento sono molteplici, si va da una massima direttività del docente (l’insegnante controlla sempre il gruppo e dirige l’attività che si svolge con il massimo controllo. Questo modello non spinge al raggiungimento di una propria autonomia e può determinare un basso livello di consapevolezza) alle forme di autoapprendimento in cui il percorso è gestito dal discente. Nell’insegnamento non direttivo: l’insegnante propone un’attività, ma sono gli alunni che scoprono autonomamente le conoscenze e con la guida dell’insegnante fanno esperienze adeguate ai diversi stati evolutivi raggiunti. Non esiste uno stile migliore di un altro, la scelta dipende sempre dagli obiettivi delle attività, dalle caratteristiche degli allievi, dalle caratteristiche dell’insegnante e dal contesto. Molto spesso pensiamo all’educazione fisica con un atteggiamento che prevede lo stile di massima direttività, dove il docente spiega, dimostra, corregge e controlla; tuttavia, è stato dimostrato come nella scuola primaria, vista l’età degli alunni e gli obiettivi da raggiungere ulteriori approcci sarebbero auspicabili, promuovere stili meno direttivi consente ai bambini di non sentirsi frustrati in caso di non riuscita e di valorizzare la creatività tramite soluzioni diverse. Il docente dovrebbe scegliere lo stile evitando di fare scelte preconcette ma basandosi su: - Competenze maturate, possedute - Esperienze vissute - Conoscenza possedute - Caratteristiche personali - Predisposizione al nuovo e al miglioramento In quest’ottica, l’insegnante non dovrà possedere un unico stile ma un ventaglio da cui scegliere quello più pertinente alla situazione. - Tenere una discussione al termine dell’esperienza sulle sensazioni, atteggiamento precedente e successivo percepito verso tale disabilità, accorgimenti presi - Confrontare le reazioni del simulatore con chi ha osservato Le attività simulate devono essere pertinenti all’obiettivo che si vuole raggiungere. Possono essere proposte sia al gruppo classe per una maggiore integrazione sia al gruppo docente per una migliore proposta didattica. LA VALUTAZIONE Molto spesso se pensiamo al giudizio finale in educazione fisica, viene in mente una valutazione sulle capacità ed abilità motorie del bambino in senso generale, non vengono fatte prove test ecc. In questo contesto, esistono due grandi tipologie di valutazione: - Valutazione implicita: negli anni si è abusato di questa. Si rifà a criteri personali in maniera non sistematica e preconcetta. - Valutazione esplicita: è dichiarata e può essere svolta in maniera sistematica (vengono definiti tempi e modalità della valutazione dando il tempo al bambino di organizzare e elaborare il feedback- la prova fa parte di un percorso educativo), oppure occasionale (viene effettuata in situazioni non preventivate, quali colloquio con i bambini, ricreazione, rispetto delle tegole). È fondamentale che tali procedure vengano dichiarate (almeno a sé stessi come docenti) per evitare che la valutazione riprenda un connotato implicito. Fasi della valutazione: 1) Selezione: prima di procedere alla valutazione è necessario scegliere cosa vogliamo valutare, quali comportamenti saranno oggetto di valutazione. Tale scelta, deve perseguire gli obiettivi della didattica educativa dunque: - Il corpo e la sua relazione con lo spazio/tempo - Il linguaggio del corpo e le modalità comunicative/espressive - Gioco, sport, regole e fair play - Sicurezza e prevenzione, salute e benessere 2) Raccolta dati: prevede 2 sottofasi che possono essere svolte in momenti separati della valutazione: - Codificazione dei comportamenti: registrazione di quello che viene valutato compilando o predisponendo un documento in base alla metodologia scelta. Tale codifica può essere fatta con simboli (smile, x ecc) o con numeri e si occuperà di registrare eventi positivi o errori durante compiti specifici - Misura dei codici: attribuzione di un valore ai codici registrati durante la valutazione. Le misurazioni saranno rapportate a scale di tipo nominale non gerarchico (assente/presente, maschi/femmine), a scale ordinali/gerarchiche per ranghi ( 2=alcuni errori, 3= qualche incertezza, 4= corretto, 5= perfetto), a intervalli (ordinate con unità di misura costante, numero di comportamenti corretti in rapporto a un numero massimo osservato), a rapporto ( scala in cui è presente un punto 0 come distanza, peso, tempo) 3) Analisi dei risultati: vengono messi a confronto i dati raccolti con scale di riferimento che possono essere standard oppure gradi di raggiungimento prefissati su obiettivi definiti. I risultati ottenuti dai bambini possono essere confrontati con: - Bambini di riferimento di età e sesso specifici - Valutazioni precedenti dello stesso alunno - Media della classe - Obiettivo finale per verificarne il raggiungimento 4) Attribuzione del giudizio: potrebbe essere formalizzato attraverso la differenza tra il comportamento realizzato e il comportamento ipotizzato dall’insegnante. Per tale fase sono possibili le seguenti modalità: - Semplice espressione delle misure rilevate in cui il giudizio rimane implicito - Differenze tra due prove successive, il giudizio è nella direzione della differenza e nell’ampiezza della variazione - Voto su una scala di valori Tutte le volte che attribuiamo ad una persona un valore lo facciamo effettuando un confronto su una scala: dovrà essere reso esplicito agli studenti il criterio seguito per tale attribuzione. Dinamiche sociali nella valutazione: spesso si da per scontato che a valutazione avvenga dal docente al discente, in realtà gli elementi in azione sono tre (docente, allievo, gruppo di allievi) e tra loro vi sono relazioni continue. Il docente dovrà tenere conto di queste dinamiche e guidarle soprattutto durante la fase di comunicazione del giudizio in quanto qui avviene implicitamente un’azione di autovalutazione nell’allievo. Connesso a ciò è necessario rendere esplicito il fatto che il giudizio non identifica la persona ma un’abilità. Tempi della valutazione: 1) Valutazione iniziale: necessaria per rilevare le informazioni che permettono di effettuare la programmazione didattica in base agli obiettivi da raggiungere e ai livelli iniziali del bambino. Può concludersi senza l’attribuzione di un giudizio e essere utilizzata per stabilire il punto di partenza e lo stile di insegnamento da adottare 2) Valutazione formativa/in itinere: tiene informati docenti e studenti sui progressi nelle varie aree didattiche, spesso avviene in maniera implicita ma la modalità deve essere nota (almeno al docente) per non incorrere in valutazioni approssimative. Si può rendere noto l’esito allo studente per aumentarne la capacità auto valutativa 3) Valutazione terminale: può essere sommativa di varie valutazioni in itinere raccogliendo i vari esiti e interpretando i risultati in maniera globale (non si tratta di una somma matematica ma di un processo di integrazione delle varie informazioni raccolte nelle precedenti valutazioni che rendono un quadro generale del percorso effettuato dallo studente) Strumenti di valutazione: - Diari, registri: annotazioni scritte durante l’azione e valutate retrospettivamente permettono di valutare il progresso se confrontate con annotazioni precedenti. Narrazione di comportamenti e situazioni che possono ricorrere (presenze, atteggiamenti, ecc) - Certificazioni simboliche: si utilizzano simboli che corrispondono a significati prestabiliti. Particolarmente utili per codificare abilità motorie seriali. - Schemi grafici: rappresentazioni per aumentare la leggibilità delle dinamiche di gruppo (sociogramma creato in base alle preferenze di compagni per appartenere a un gruppo) oppure aspetti tattici dei giochi di squadra - Inventari/checklist: liste di comportamenti che identificano un comportamento. Utili per la valutazione della comunicazione non verbale - Griglie di osservazione: servono per attribuire codici agli indicatori previsti. Utili per la valutazione qualitativa - Questionari/interviste: utile e versatile per una valutazione soggettiva. È necessario spiegare il motivo e le modalità, proporre un numero ridotto di domande con un linguaggio chiaro, sequenza logica a imbuto) - Portfolio: raccolta di documenti, video elaborati dallo studente. Fa parte della categoria della valutazione autentica in quanto si ritiene che la valutazione debba dimostrare la capacità di generalizzare e trasferire gli apprendimenti. - Test e prove oggettive: molto utilizzati nel mondo dello sport. Alla scuola primaria devono essere contestualizzati in base agli obiettivi della valutazione. I criteri dell’oggettività sono validità ( l’indicatore misura realmente l’abilità che si vuole valutare), attendibilità ( la ripetizione della prova porta i medesimi risultati), oggettività (misurazioni non variano al variare del docente cha valuta). TEM- test di efficienza motoria ( durata 2 minuti) Percorso composto da 4 stazioni e 4 andature che, in un arco di tempo di 2 minuti consente di valutare le capacità e le abilità motorie di ragazzi di età compresa tra i 10 e i 14 anni. Il risultato della prova deriva dalla “velocità”e d a l l a “ p re c i s i o n e ” ( a b i l i t à ) nell’eseguire stazioni del circuito. Andatura “A”: corsa frontale girando sempre per lo stesso verso intorno ai cerchi; Stazione 2: 10’’ in equilibrio monopodico su rialzo (non poggia mai l’arto in sospensione a terra; nel caso venga poggiato dovrà continuare la prova fino allo scadere dei 10 sec.); Andatura “B”: balzi bipodalici e monopodalici nei cerchi (superato se svolto bene); Stazione 3: 10 balzi laterali bipodalici con saltello di controllo tra un balzo e l’altro. (il test è superato se non vengono fatti cadere o spostati gli ostacolino alti al max 25 cm); Andatura “C”: Andatura quadrupedica fino alla stazione successiva; Stazione 4: lanciare 3 palle diverse cercando di fare centro nel cerchio posto a metà dell’andatura “D” (un lancio per ogni palla: ogni centro vale 1 punto) Andatura “D”: Corsa indietro fino alla stazione successiva; Stazione 1: lanciare la palla cercando di fare centro nell’obiettivo facendo però prima rimbalzare la palla nel cerchio (un lancio: se centro vale 1 punto);
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