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Guide e consigli
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Metodi e tecniche 1 servizio sociale, Sintesi del corso di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale

buon riassunto per superare l'esame.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 05/05/2019

emanuele.rinald1
emanuele.rinald1 🇮🇹

10 documenti

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Scarica Metodi e tecniche 1 servizio sociale e più Sintesi del corso in PDF di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale solo su Docsity! IL GRUPPO!!! I CAMBIAMENTI DELLO SCENARIO ISTITUZIONALE I cambiamenti dello scenario istituzionale sollecitano preoccupazioni e dubbi negli operatori che sono chiamati a garantire modalità operative in grado di sviluppare processi di autonomia e incrementare responsabilità nell’utenza. I cambiamenti dello scenario istituzionale derivano da 2 fattori: 1. Crescita dei bisogni e aggravamento degli stessi anche sul piano qualitativo; il Welfare State che per molti anni ha elargito risposte ad ogni tipo di bisogno, è entrato in crisi. I fattori che hanno messo in discussione il Welfare State sono di ordine politico (disuguaglianze, ingiustizie, crisi fiscale e finanziaria); sociale (scarsa inclusività dei soggetti nelle scelte socio-assistenziali-sanitarie, mutamenti demografici, immigrazione..); psicologici (individualismo e chiusura nelle proprie mura domestiche). Per ridefinire il Welfare State è necessario pensare a strategie per trasformare la società attuale del lavoro in una società che possiamo definire dell’inserimento (dei giovani nel mondo del lavoro, riequilibrio della dimensione lavorativa ecc..) tutto questo recuperando e valorizzando le risorse del territorio, selezionando i bisogni, collaborando e creando nuove attività. Il lavoro di gruppo ci appare determinante per poter offrire una risposta concreta e costruire proposte innovative sul territorio. 2. Crisi del lavoro individuale sul caso che ha prodotto la cronicizzazione del bisogno poichè l’operatore si è trovato a lavorare con soggetti poco motivati ad affrontare e risolvere il proprio problema. Il nuovo modello di Welfare che si sta delineando è il Welfare Mix che richiede di passare dalla logica del contrasto a quella della partnership. Un esempio di operatività innovativa è la costruzione di percorsi che si ispirano al lavoro di rete attraverso la costruzione di progetti per la dimensione sia individuale che collettiva. Il territorio è il contesto privilegiato in cui definire obiettivi, dove le persone conivolte siano motivate e impegnate a costruire reti sociali a sostegno della comunità. Gli A.S. sanno quanto sia indispensabile nella costruzione della relazione d’aiuto osservare la persona nel proprio contesto abituale per poter conoscere le risorse del territorio, i legami che il soggetto ha instaurato ecc.. Per realizzare certi obiettivi occorre ridisegnare il ruolo strategico dei servizi di base, delle equipe e dei lavori di gruppo attraverso la riorganizzazione dei servizi, la collaborazione, le capacità relazionali, decisionali e negoziali. La realtà istituzionale si sta progressivamente modificando; nella società esistono soltanto tre sfere da cui si possono ottenere risorse: il mercato, lo Stato e la famiglia. L’obiettivo è quello di superare l’assistenzialismo passivo e promuovere relazioni d’aiuto in cui è la partecipazione a motivare le persone ad agire consapevolmente. È la partecipazione il processo che muove e coinvolge le persone ad assumersi direttamente responsabilità; i cittadini, se sviluppano un forte senso di appartenenza alla comunità locale e fiducia nelle istituzioni, si muoveranno in processi dinamici e circolari e trasmetteranno ipotesi di intervento per proporre iniziative di comunità. IL RUOLO DEL SERVIZIO SOCIALE In passato lo Stato, in modo esclusivo, erogava servizi riconoscendosi come l’unico responsabile dell’offerta/gestione di tutte le prestazioni sociali. Oggi gli interventi vanno considerati un bene pubblico e la risoluzione di problemi soggettivi riguarda PAGE 1 tutta la comunità. La collaborazione e la partecipazione sociale tra soggetti diversi dovrebbe permettere un’integrazione fra tutti gli attori sociali coinvolti. Il senso di comunità sviluppa nelle persone un sentimento di appartenenza che genera solidarietà e qualifica positivamente le relazioni interpersonali. Il Servizio Sociale è chiamato a riprogettare l’offerta dei servizi, attraverso azioni che motivino a collaborare e a partecipare alle attività di sviluppo dei servizi per la persona e per la comunità. PREVENIRE IL DISAGIO E PROMUOVERE IL CAMBIAMENTO Gli operatori sociali sono impegnati a valorizzare tutti quegli interventi di promozione e prevenzione del disagio non più riferiti solo al caso individuale ma rivolti alla collettività in generale. Per favorire la crescita comunitaria occorre pensare ad interventi mirati a potenziare negli individui le capacità di fronteggiare le situazioni problematiche e di stress affinché si sviluppino delle competenze dei membri delle comunità stesse. Per prevenire il disagio occorre prendere in considerazione: • Prevenzione primaria: rivolta a tutti per migliorare la qualità della vita. • Prevenzione secondaria: interventi rivolti a soggetti/gruppi in cui sono evidenti situazioni di disagio. • Prevenzione terziaria: azioni/interventi finalizzati a “curare” i danni di una situazione disfunzionale attraverso la presa in carico del soggetto. IL COINVOLGIMENTO E LA PARTECIPAZIONE ALLA PROGETTAZIONE SOCIALE Il coinvolgimento consiste nel far entrare/far aderire qualcuno in qualcosa di predeterminato e confezionato. La partecipazione è quel processo in cui i soggetti interessati ad affrontare situazioni più o meno problematiche, definiscono in modo reciproco gli obiettivi, i metodi e le azioni costruendo situazioni di collaborazione. Nel processo di partecipazione le persone percepiscono di essere aiutate a esprimere i bisogni sentiti. PROGETTARE L’ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI E IL RUOLO DEGLI OPERATORI Progettare l’organizzazione prevede l’individuazione di azioni orientate a favorire un cambiamento sociale della struttura e dei rapporti all’interno della comunità per ridurre le fonti di stress a cui sono sottoposti i membri e per rendere più qualitativi i servizi rivolti alla persona. Occorre promuovere i processi di umanizzazione della vita sociale poiché c’è interdipendenza tra il benessere soggettivo e la qualità della vita dell’intera comunità. L’ A.S. è impegnato a svolgere un lavoro sempre più professionale ì, coerente con i principi e valori base della professione. Gli interventi devono essere strutturati a rete; ogni attore sociale necessita di formazione personale, ha bisogno di acquisire le conoscenze e le competenze per costruire il ben-essere. EMPOWERMENT: RAFFORZARE LE CAPACITA’ DI SCELTA DELL’UTENTE La lettura del territorio ci mostra 2 importanti livelli di conoscenza che orientano l’operatore nel definire i progetti/interventi: • L’elemento spaziale-fisico • L’elemento psico-relazionale PAGE 1 Se si vuole realmente consolidare l’idea della qualità di vita come obiettivo di vita individuale e di comunità, occorre considerare come le relazioni primarie e secondarie “sane” sono alla base per sviluppare e produrre ben-essere. Gli operatori devono considerare che si trovano ad affrontare un gruppo-famiglia molto diverso rispetto al passato (famiglie ricostituite, di fatto, monoparentali ecc..). le difficoltà che possono incontrare gli operatori sono nell’inserirsi nelle dinamiche famigliari e nel condurre i conflitti. LA DINAMICA DI GRUPPO Quando si parla di gruppo ci si riferisce a uno spazio mentale e fisico in cui le persone si incontrano e si riconoscono come parte di un tutto; parlare di dinamica vuol dire esplorare in particolare l’interazione come processo di scambio e di reciprocità tra la soggettività e la pluralità. Gli elementi principali che caratterizzano le dinamiche di gruppo sono: • La coesione: fenomeno che facilita la costruzione di legami tra le persone tramite la condivisione di valori, motivazioni ecc.. • Il conformismo: atteggiamento che orienta i membri a condividere le regole comportamentali funzionali. • Atteggiamenti di spinta e resistenza al cambiamento: apprendere nuove modalità di comportamento, avere rapporti sociali plurali sollecitano le persone a mutare comportamenti e pensieri. • La distribuzione dei ruoli: il gruppo deve valorizzare e riconoscere al proprio interno le differenze dei soggetti considerandole come risorse per il gruppo. • La leadership: atteggiamento di guida, di influenza che ognuno deve esprimere nella dimensione “gruppo”. • L’affettività e i legami collettivi di gruppo: bisogni, sentimenti, emozioni conflitti ecc.. Bion propone due livelli di lettura del gruppo: uno oggettivo, legato alla razionalità, alla realtà, orientato al compito cioè il gruppo di lavoro; l’altro connesso all’area dell’emotività ovvero il gruppo di base. Il lavoro di gruppo è una proposta che s’inserisce nelle ipotesi di intervento , spesso non contemplata dall’utente, per promuovere il cambiamento o semplicemente per fornire informazioni e nuovi saperi. Il conduttore del gruppo tenta di fare osservare le relazioni che legano gli individui e il significato individuale e collettivo dei propri comportamenti e di indurre i soggetti ad attivarsi personalmente nella direzione del cambiamento. L’attivazione di gruppi richiede una chiarezza di definizione degli obiettivi, l’individuazione dei destinatari dell’intervento, i bisogni e le risorse utilizzabili. L’A.S. definisce la composizione del gruppo in funzione degli obiettivi che intende perseguire, strategia che detta le basi per sviluppare collaborazione e solidarietà. Esistono diverse tipologie di gruppi: • Gruppi di informazione: nascono per offrire o ricevere notizie. • Gruppi di osservazione • Gruppi di valutazione • Gruppi di sostegno/aiuto per il cambiamento • Gruppi di discussione • Gruppi di decisione • Gruppi di orientamento PAGE 1 • Gruppi di ricerca • Gruppi di educazione al benessere Una seconda classificazione è relativa all’obiettivo specifico del lavoro di gruppo deriva dalla tipologia di argomenti da affrontare: • Gruppi centrati su argomenti di interesse generale • Gruppi centrati su argomenti di interesse diretto dei partecipanti Terza classificazione legata ai destinatari del gruppo: • Gruppi di utenti • Gruppi di cittadini • Gruppi di volontari • Gruppi di operatori TIPI DI GRUPPO: ASPETTI METODOLOGICI E ORGANIZZATIVI LA RIUNIONE: incontro tra più persone che condividono un unico scopo, è uno strumento di reciproco influenzamento ed è utilizzata in ogni realtà organizzativa, sociale, politica: è la sede in cui si prendono decisioni, si assumono informazioni, si esercita leadership e potere. La riunione, nell’ambito del servizio sociale, ha come obiettivo generale quello di favorire l’interazione di percezioni e opinioni diverse per sviluppare collaborazione. Nella riunione si motivano i partecipanti a “prendersi cura” dell’obiettivo stabilito, attraverso coinvolgimento e partecipazione. Lo svolgimento della riunione deve articolarsi in 3 fasi: • Fase informativa • Fase elaborativa • Fase decisionale I GRUPPI DI FORMAZIONE: “Formare” significa fornire ai partecipanti le conoscenze e gli strumenti per migliorare parti di sé/ del proprio ruolo sociale. Consentono di apprendere comportamenti per vivere meglio la dimensione gruppale e soggettiva e promuovere consapevolezza e partecipazione su tematiche di rilievo sociale. I partecipanti sono sollecitati e non obbligati a partecipare e questo orienta il conduttore a riflettere sulla propria motivazione a promuovere un lavoro formativo. GRUPPI DI LAVORO ALL’INTERNO DI STRUTTURE PROTETTE/COMUNITA’: le comunità sono sorte con l’obiettivo di fornire servizi e interventi di cura e di recupero per soggetti in difficoltà e per aiutare i soggetti a ricercare un percorso di cambiamento. Esistono diversi tipi di comunità: • Comunità di accoglienza • Comunità riabilitativa • Comunità terapeutica Lo strumento gruppo è utilizzato quotidianamente e ripropone e amplifica le dinamiche di conduzione e gestione dell’organizzazione di comunità. GRUPPI DI AUTO-AIUTO: è il gruppo in cui gli utenti si autogestiscono, in cui la relazione stessa tra le persone è una risorsa in grado di offrire aiuto. La dimensione gruppale favorisce lo scambio di relazioni e di esperienze tra persone che vivono e sperimentano situazioni di disagio, sviluppa capacità di dialogo e costruisce partecipazione e solidarietà. Il gruppo di auto-aiuto è un gruppo di piccole dimensioni PAGE 1 costituito per offrire aiuto psicologico e percorsi di autonomia . l’A.S. può avere il compito importante di attivare le reti di supporto al disagio mentre nella gestione dei gruppi può avere il ruolo di animatore e coordinatore. In questi gruppi tutti i partecipanti sono su pari livello. LA PROGETTAZIONE DELL’INTERVENTO SOCIALE ATTRAVERSO LA DIMENSIONE DEL GRUPPO Gli obiettivi generali del lavoro sociale necessitano di competenza, professionalità e soprattutto di strategia operativa orientata a migliorare la condizione del singolo, della coppia, della famiglia o del gruppo. L’A.S. quando ricopre il ruolo di conduttore di gruppo, svolge prevalentemente una funzione di stimolo, di facilitatore, ponendosi come elemento motivante ”garante” per i singoli componenti e per il gruppo, attivandosi per promuovere processi comunicazionali. L’operatore durante la conduzione, riconoscerà sempre più autonomia ai partecipanti, trasferendo loro la “responsabilità di gestione” dei processi. Nella gestione dei gruppi emergono spesso elementi disfunzionali che vanno accolti e compresi quando si presentano, per promuovere interventi nel “qui ed ora” degli incontri. Le dimensioni a cui porre attenzione sono quella: tecnica (tempi e orari non rispettati, conduzione lenta o veloce); relazionale (carenza di info, conflitti, poco ascolto..); organizzativa (materiale e risorse insufficienti, carenza di supporti); ambientale (sede non adeguata). IL LAVORO CON I COLLEGHI: L’A.S. spesso si trova a dover effettuare interventi indiretti ovvero: colloqui, visite domiciliari ecc. La presa in carico e la gestione di una situazione prevede non solo il lavoro con la persona, ma impegna l’operatore in rapporti professionali che attivino reti solidali o di sostegno al progetto di aiuto. Tutti gli interventi pensati e realizzati non direttamente con il cliente come coinvolgere altre risorse istituzionali, sociali e sanitarie, lavorare in équipe.. rientrano nella definizione di “interventi indiretti”. Chi lavora nei servizi socio-assistenziali o sanitari appartiene ad una organizzazione complessa, in cui l’operatore sociale è una parte dell’organizzazione che si connette in relazione con le altre parti rappresentate. L’operatore quindi non può comportarsi come se fosse libero ma deve avere la consapevolezza che ogni suo comportamento ha una ricaduta sull’intera organizzazione. Il percepirsi e il percepire l’altro come complementare, attiva processi di maggior coinvolgimento, di partecipazione e di motivazione al lavoro insieme, nella condivisione non solo di obiettivi ma anche di metodologie di lavoro e di spazi relazionali in cui le differenze soggettive sono riconosciute e accettate. La collaborazione con altri operatori, direttamente o indirettamente interessati nel progetto d’aiuto, attiva il responsabile del caso a coinvolgere tutti a partecipare a incontri/riunioni, per fissare obiettivi specifici e strategici riguardo al problema, nel rispetto delle differenze di ruolo. L’incontro di gruppo con i colleghi può essere svolto in ambito: • Mono-professionale: sono coinvolti altri assistenti sociali per esempio per invio di caso. • Pluri-professionale: sono coinvolti professionisti diversi. • Misto: sono coinvolti più servizi. L’EQUIPE: è un tipo particolare di gruppo di lavoro che ha specifiche peculiarità; è un gruppo di compito, dove le persone consapevolmente, devono integrare le differenze sia professionali che operative. L’equipe in genere è multidisciplinare; i componenti si esprimono singolarmente ma si influenzano tra di loro; si incontrano periodicamente; è un metodo per unire le risorse e favorire il confronto. Sono gruppi di lavoro PAGE 1
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