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Metodo clil - tesina, Sintesi del corso di Metodi di Insegnamento

Tesina per il corso Clil con università telematica Pegaso

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022
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Caricato il 21/04/2022

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Scarica Metodo clil - tesina e più Sintesi del corso in PDF di Metodi di Insegnamento solo su Docsity! 1 Università Telematica Pegaso La metodologia CLIL per la didattica delle discipline non linguistiche in lingua straniera Perf 263 Titolo LA METODOLOGIA CLIL Anno Accademico 2021-2022 RELATORE: CANDIDATO: Assunta Pagana 2 INDICE 1. Cosa è il CLIL? 1.1 Perché fare il clil? 1.2 Caratteristiche del Clil 1.3 Il CLIL è per tutti i docenti? 2. Riferimenti teorici 2.1 La grammatica universale di Noam Chomsky 2.2 L’interlingua di Larry Selinker 2.3 Acquisizione e apprendimento secondo Krashen 3. I criteri necessari per attuare la metodologia CLIL 3.1 tempi, la scelta della classe e le valutazioni. 3.2 Motivazioni, coinvolgimento e ruolo del docente. 3.3 Strumenti e modalità 5 di quanto non accada in una lezione in lingua madre e questo è strettamente legato alla procedura, che è necessariamente più lenta e graduale.3 1.2 Caratteristiche del Clil Il CLIL non è una nuova metodologia, essendo stata introdotta negli anni ’90. Non è fare lezione in lingua straniera: è un insegnamento integrato di lingua e concetti disciplinari; è un’integrazione tra lingua e contenuti; è un modo diverso di insegnare in cui la lingua straniera è usata come strumento di comunicazione autentico; si insegna «con» e «attraverso» la lingua straniera; il docente DNL non può utilizzare la solita modalità operativa. Non ci sono discipline privilegiate, non ci sono discipline che funzionano aprioristicamente, non ci sono contenuti più adatti, più semplici; possono trovare una più semplice applicazione materie basate sulla comunicazione verbale, l’efficacia dipende dal docente e dagli strumenti utilizzati. Più che semplificare si dovrebbe individuare i nuclei fondanti della disciplina, i nodi irrinunciabili che si ritiene debbano essere trattati assolutamente, facendo una selezione ragionata delle problematiche da affrontare in classe, tenendo presente i tempi più lunghi che la metodologia CLIL può richiedere. 4 Tutte le discipline possono essere coinvolte ed essere impartite in metodologia CLIL, da quelle umanistiche a quelle matematico-scientifiche, motorie e tecnico- pratiche. Partendo dal presupposto che tutte le discipline hanno particolari caratteristiche e nuclei fondanti e un proprio microlinguaggio, la scelta di quali discipline veicolare in modalità CLIL dipenderà dalle caratteristiche della classe in cui si intende realizzare il modulo o l’attività. Non è un’esclusiva della lingua inglese, l’esclusività della lingua inglese non ha nessun fondamento 3 Anna D’Alessio, CLIL, una metodologia vincente nell’ottica del lifelong learning, 2018. 4 Anna D’Alessio, CLIL, una metodologia vincente nell’ottica del lifelong learning, 2018. 6 pedagogico, ma solo dovuto alla limitata offerta formativa in altre lingue, si dovrà cercare di incentivare la diversificazione linguistica, la scelta dovrà tenere presente le risorse a disposizione della scuola. Ogni attività dovrebbe essere riferita a 4 componenti, come vere e proprie “driving forces”, o frameworks, che dovrebbero guidare la pianificazione di un’attività CLIL Questi componenti sono riassunti con la sigla “le 4 C”: 5 - CONTENUTO: contenuto del CLIL non è la lingua, bensì conoscenze inerenti alle discipline non linguistiche e competenze cross-curriculari e globali, legate al “saper fare” e “saper imparare”. - COMUNICAZIONE: il CLIL presuppone un momento di “presentazione” e quindi di produzione (orale o scritta ) in lingua. Ma la comunicazione non è solo quella alunni- insegnante, bensì anche quella tra pari. IL CLIL ha un focus sul lavoro in team, quindi biosgna dedicare tempo e risorse anche alla valorizzazione alla lingua di comunicazione nella coppia o piccolo gruppo di studenti. La comunicazione deve essere valutata, non solo per la sua qualità (accuracy linguistica), ma anche per la sua efficacia (fluency, ma anche nella sua efficacia pragmatica). 6 - COGNIZIONE: Per approcciarsi agli argomenti da imparare in lingua, gli alunni devono essere coinvolti dal punto di vista cognitivo, puntando allo sviluppo di abilità metacognitive permettendo loro di “imparare ad imparare”. Si tratta quindi di coinvolgere, attraverso il pensiero creativo, promuovendo il raggiungimento di capacità di ragionamento di ordine più elevato. Lavori di gruppo, domande, e problem solving che promuovono sfide, a cui gli alunni sono chiamati ad entrare in gioco fattivamente, possono coinvolgerli in modo particolare. La cognizione è infatti un insieme di tutte le abilità mentali e processi collegati alla conoscenza, come attenzione, memoria, capacità di giudizio e di valutazione, 5 Ibidem 6 https://www.open-minds.it/blog/4c-clil-contenuto-comunicazione-cognizione-cultura/ 7 ragionamento e calcolo, risoluzione di problemi e presa di decisione, comprensione e produzione di linguaggio. 7 - CULTURA: Il CLIL è per definizione transculturale e ha tra i suoi espliciti obiettivi tra valorizzazione di un modello mentale multiculturale, aperto e tollerante. 8 1.3 Il CLIL è per tutti i docenti? Al momento della formazione di una classe CLIL, è preferibile che, se possibile, si preveda una collaborazione tra i docenti di materia e i docenti di lingua. Tuttavia questo non è sempre possibile e spesso i docenti CLIL si ritrovano ad insegnare sia la lingua che la materia. Questa situazione può creare disagio e ansie nei docenti che conoscono bene la propria materia ma che non hanno le necessarie competenze linguistiche. Quanto segue è un tipico commento di un docente di materia: “Sono un docente di materia CLIL e so quale contenuto voglio che i miei studenti imparino. Ma come faccio a sapere qual è il linguaggio giusto da insegnare loro?” I docenti CLIL non insegnano il tipo di lingua che di solito gli studenti imparano in un corso di lingua. • Gli studenti CLIL non seguono un programma che si basa sullo sviluppo della grammatica. • Gli studenti CLIL non imparano le frasi tipiche del turista, tipo ‘Mi può indicare la strada per la torre Eiffel?’ oppure ‘Quanto costa questa maglietta? • Gli studenti CLIL non imparano la lingua attraverso il tipo di argomenti che di soli to si trova sui libri di testo come ad esempio ‘La mia famiglia’, ’Viaggi’ o ’Pubblicità’. In altre parole i docenti CLIL non insegnano le “abilità comunicative interpersonali di base” (in inglese BICS- 7 Anna D’Alessio, CLIL, una metodologia vincente nell’ottica del lifelong learning, 2018. 8 https://www.open-minds.it/blog/4c-clil-contenuto-comunicazione-cognizione-cultura/ 10 Questa teoria nasce per descrivere l’acquisizione del linguaggio e per rispondere al cosiddetto argomento della povertà dello stimolo ovvero: come può un bambino imparare così bene la sua lingua madre e in così poco tempo? 10 Secondo Chomsky, l’uomo ha un dono che nessun altro essere vivente possiede: un linguaggio con una complessa sintassi e una ricca semantica che può essere continuamente arricchita. Per l’autore l’uomo, a differenza degli animali, possiede una sorta di ricetta, una grammatica, che gli permette di elaborare un linguaggio ricco e dalla potenzialità d’espressione infinita. 11 Questa grammatica deve essere universale, perché ogni bambino è in grado di acquisire in pochissimo tempo il linguaggio complesso degli adulti e di esprimere enunciati nuovi e mai appresi prima. La Grammatica Universale fornisce al bambino un consistente scheletro di strutture sintattiche che permettono al processo di acquisizione di prendere avvio. Si tratta di un repertorio di presupposti universali (circa le possibili unità e loro mutue relazioni, a disposizione di tutte le lingue umane) con in più una specie di menù che aiuta chi apprende a orientarsi fra le varie opzioni. Apprendere una lingua consiste quindi nell’imparare il modo in cui i principi della Grammatica Universale si applicano a una lingua specifica e i valori che i parametri vi assumono. In sintesi, per Chomsky, l’acquisizione linguistica non è il risultato d’imitazione o abitudine, ma un processo creativo che fa capo a un dispositivo innato; è un meccanismo della mente umana, che consente al bambino di imparare una lingua in un periodo di tempo relativamente breve, sulla base di dati finiti e frammentati.12 10 Gobber, G., Appunti sulle Lezioni di Linguistica Generale: Il semestre dell'anno accademico 2008-2009, EDUCatt Università Cattolica, 2009, pag 20. 11 Ibidem 12 Ibidem, pag 21. 11 Il dispositivo innato in questione è il LAD (Language Acquistion Device). Mi rifaccio qui alla metafora proposta da Santipolo. Pensiamo al sistema linguistico come ad un albero, le cui foglie, sono rigogliose. Le foglie rappresentano il LAD: a mano a mano che l’albero apprende quella che sta diventando la sua lingua materna, per così dire, “disattiva” in qualche misura le foglie che non corrispondono a strutture presenti nella sua L1. 13 Quando poi più avanti si accosterà all’acquisizione di un’altra o di altre lingue sarà necessario che riattivi le “foglie” (parzialmente) atrofizzate corrispondenti a strutture presenti nelle nuove lingue, ma non nella sua L1. Ecco perché, metaforicamente parlando, quanto prima avviene questa riattivazione, tanto meno faticoso è il processo di acquisizione delle lingue straniere. Ecco anche perché i bilingui sono facilitati nell’acquisizione di ulteriori idiomi: il numero di “foglie” che hanno conservate attive fin da subito è superiore rispetto a quelle dei monolingui. 14 13 Ibidem 14 http://www.unife.it/letterefilosofia/comunicazione/insegnamenti/fondamenti_comunicazione_musicale/materiale_didatt ico/comunicazione-musicale-2013-2014-materiali-per-la-prima-parte/breve-riassunto-della-teoria-chomskyana-del- linguaggio. 12 2.2 L’interlingua di Larry Selinker Il gradino successivo nella storia della teoria sull’apprendimento delle lingue è costituito dall’articolo ”Interlanguage” di Selinker, che nel 1972 elabora il concetto di interlingua. Esso descrive un processo in cui l’apprendente, attraverso vari stadi di competenza linguistica, si avvicina progressivamente alla lingua-obiettivo. Questo concetto dà conto del fatto che l’acquisizione della seconda lingua non è immediata, ma dura parecchi anni, se non tutta la vita. È interessante notare come fino ad alcuni decenni prima, l’unico modo per descrivere la lingua degli apprendenti era in termini di errori e deviazioni rispetto alla L2: «il metro di riferimento era sempre la L2 nella sua varietà standard, corretta, alla quale gli apprendenti si avvicinavano più o meno; in quest’ottica gli errori che commettevano parevano essere solo fastidiosi inciampi da cui liberarsi il più presto possibile». L’idea di interlingua parte da una prospettiva radicalmente diversa, quella dell’apprendente visto come soggetto attivo che formula ipotesi sulla lingua d’arrivo, cercando di costruire sistemi linguistici transitori, basati sui pochi mezzi che ha a disposizione, ma pur sempre dotati di una logica, di una funzionalità, di una coerenza interna. 15 Gli “errori” diventano allora interessanti in quanto non sono solo deviazioni caotiche dalla norma della L2, ma indicatori di regolarità all’interno del sistema interlinguistico con il quale l’apprendente cerca di soddisfare, in un determinato momento, le proprie necessità comunicative. Secondo Selinker, sono proprio gli errori ad essere lo specchio in cui si 15 Pallotti, G., La seconda lingua, Bompiani, 2014. 15 2.L’ipotesi dell’ordine naturale Secondo questa ipotesi, l’acquisizione delle regole grammaticali di L2 avviene mediante un ordine fisso, attraverso naturali universali e prevedibili (come in L1), uguali per tutti gli apprendenti e indipendentemente dall’ordine in cui sono state insegnate.19 3. L’ipotesi del monitor Il monitor è un dispositivo interno che elabora e controlla le produzioni linguistiche derivanti dallo studio della grammatica e visibile nelle auto correzioni. È molto attivo nell’apprendimento linguistico consapevole e non contribuisce all’acquisizione, bensì alla revisione conscia dell’output. Influiscono sul monitor l’età, la personalità (orientata più alla norma o alla comunicazione: gli insicuri sentono il bisogno di aggrapparsi a regole esplicite) e il tipo di compito verbale richiesto. 4.L’ipotesi dell’input comprensibile Questa ipotesi è centrale per Krashen, dato che l’unico vero responsabile dell’acquisizione è un dispositivo innato. È importante sottolineare come l’acquisizione della L2 passi proprio attraverso l’interiorizzazione di un input comprensibile, dato che il linguaggio che non viene capito non può essere appreso. L’input è comprensibile quando si colloca ad uno stadio immediatamente successivo rispetto al livello di competenza in L2.20 19 Ibidem 20 Ibidem 16 5. L’ipotesi del filtro affettivo Il filtro socio affettivo regola il grado di apertura e l’atteggiamento dell’allievo. Esso si attiva nell’interazione tra apprendente ed input, lasciando passare i dati linguistici in arrivo in base alla motivazione, ai bisogni, all’atteggiamento e alla personalità di chi apprende. Esso sta ad indicare l’altezza delle barriere motivazionali ed emotive che impediscono o favoriscono il progredire dell’apprendimento. Perché l’input sia rielaborato e interiorizzato, è necessario che il filtro affettivo non sia bloccato, che non ci siano ansia né problemi legati all’autostima o a varie motivazioni. La teoria del monitor è stata criticata perché carente da più punti di vista (chiarezza, potere esplicativo e predittivo, coerenza, falsificabilità), per la scarsa documentabilità della differenza fra acquisizione e apprendimento, delle ipotesi del filtro affettivo e dell’input e perché trascura il processo e gli stadi intermedi dell’acquisizione oltre agli effetti dell’istruzione. Ho ritenuto tuttavia utile presentarla, perché a mio avviso fornisce degli spunti da non sottovalutare nell’insegnamento di una L2: -è necessario rispettare il naturale processo d’acquisizione linguistica -bisogna creare occasioni naturali di comunicazione in L2 fornendo input adeguati -bisogna ridurre l’ansia, incentivare l’autostima e la motivazione.21 21 https://www.ilfogliopsichiatrico.it/2018/05/24/0019/. 17 3. I criteri necessari per attuare la metodologia CLIL 3.1 tempi, la scelta della classe e le valutazioni. Il primo passo prima di cominciare è stato di fissare dei criteri su cui fondare tutta l’attività di sperimentazione. Esistono 8 criteri da tenere presente durante l’intera sperimentazione. I tempi E’ bene che la sperimentazione sia programmata e svolta come normale attività curriculare e coinvolga l’intero gruppo classe. L’approccio CLIL è una buona “pratica di qualità d’aula” e quindi non ha senso pensare di svolgere l’attività in orario extracurriculare e/o per sottogruppi scelti del gruppo classe. La qualità d’aula va realizzata in aula! 22 La scelta della classe Per la scelta della classe bisogna tenere in considerazione uno dei principi portanti del metodo CLIL: “un percorso didattico deve sempre iniziare dai concetti elementari e basilari per poi affinarsi “step by step” fino ai concetti più complessi ed articolati.” Questo vuol dire che è meglio cominciare dal principio ossia dalla prima classe, poi negli anni affineremo il percorso. È pura utopia iniziare dalla quinta classe, senza una formazione propedeutica degli allievi, anche se viene indicato in alcune norme della “riforma” di partire dall’ultima classe. Le valutazioni Le competenze e le conoscenze acquisite durante la sperimentazione devono essere oggetto di valutazione curriculare. Ribadendo che la sperimentazione deve rientrare nelle 22 http://www.clil4children.eu/wp-content/uploads/2018/05/Guide_Addressed_to_Teachers_Vol01_ITA.pdf.
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