Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Metodologia della ricerca sociale, Sintesi del corso di Metodologia E Tecniche Di Ricerca Sociale

sono appunti semplicissimi da capire

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 02/07/2024

daniela-oliva-19
daniela-oliva-19 🇮🇹

5 documenti

1 / 10

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Metodologia della ricerca sociale e più Sintesi del corso in PDF di Metodologia E Tecniche Di Ricerca Sociale solo su Docsity! Metodologia della ricerca sociale CAPITOLO 1. IL PERCORSO DELLA RICERCA Definizione di Cardano: la ricerca sociale è un agire strategico con cui il ricercatore elabora una o più risposte a una domanda relativa ad un fenomeno sociale. La ricerca sociale parte da una o più domande che riguardano un aspetto della realtà sociale. In un primo caso l’obiettivo della ricerca è ampliare la conoscenza su un certo fenomeno, nel secondo è usare la conoscenza per dare indicazioni su come intervenire sulla realtà per migliorarla. Le risposte della ricerca sociale vanno documentate partendo da “prove”, dati raccolti nel corso della ricerca che siano in grado di sostenerle, possono essere: in forma di numeri (es. dati ISTAT) o di testi (trascrizioni delle interviste). Nella ricerca sociale ci sono delle “regole metodologiche” che fanno in modo che alla ricerca condotta possa essere riconosciuto un valore scientifico. Esistono diversi modi di fare ricerca e si dividono in due approcci: - Ricerca quantitativa o standard: essa raccoglie i dati necessari su un numero elevato di casi, le prove empiriche raccolte devono essere uguali per tutti i casi in vista di una comparazione e generalizzazione dei risultati, cioè estensione a casi non coinvolti nella ricerca. - Ricerca qualitativa o non standard: restringe il numero dei casi e i dati sono raccolti in modo individuale e profondi, rinunciando ad ampie generalizzazioni e comparazioni. La ricerca empirica si divide in diverse fasi: 1. Progettazione o disegno di ricerca: prendere le decisioni che lo condurranno a trovare risposte agli interrogativi di partenza. Consiste in una prefigurazione ed immagina l’itinerario in modo lineare, nel quale le decisioni iniziali producono una “cascata” che determina altre conseguenti decisioni. Il disegno di ricerca va riadattato ogni volta che la ricerca lo renderà necessario. 2. Costruzione della documentazione empirica: prevede la messa sul campo, i dati empirici non hanno alcuna evidenza ma sono il risultato della combinazione tra oggetto di studio e sguardo del ricercatore. Il prodotto di questa fase sarà una matrice dei dati (ricerca standard) o raccolta di testi o audiovisivi, diari, ecc. (ricerca non standard) 3. Analisi della documentazione empirica: i dati di matrice sono sottoposti ad un’analisi statistica, i dati in forma di testo possono essere analizzati attraverso tecniche artigianali di lettura ed interpretazione o tramite software specifici. 4. Comunicazione dei risultati: si ricostruisce l’intero percorso a partire dal disegno iniziale con le eventuali modifiche. CAPITOLO 2: CONOSCENZA SCIENTIFICA E METODO DELLA RICERCA Il fondamento della conoscenza non è più religioso o magico, ma risiede nell’osservazione e nel confronto con la realtà oggettiva. Per Galileo la scienza deve formulare, controllare e decidere gli asserti che descrivono le relazioni matematiche esistenti tra le proprietà quantificabili degli oggetti, decisi in modo impersonale. La natura è considerata un ordine necessario oggettivo, matematicamente strutturata e riconoscibile dalla scienza: può essere studiata attraverso l’osservazione per ricostruire le sue “connessioni causali”. Galileo introduce il concetto di misurazione secondo il quale è necessario dare traduzione matematica a ciò che si osserva; nasce da qui il metodo sperimentale che si articola di misura, ipotesi e cimento (verifica validità delle ipotesi), con esso la scienza mira alla formulazione di leggi scientifiche in linguaggio matematico, procedendo in modo induttivo (da situazioni particolari ad universali basandosi sull’esperienza). Si afferma in seguito il metodo scientifico, ovvero un programma che stabilisce in anticipo una serie non modificabile di operazioni che conducono alla conoscenza scientifica; è unico e fondato sulla matematica, universale e applicata a tutti i campi della conoscenza. (con esso si accentua la cumulatività del sapere scientifico, ovvero si hanno sempre più risultati che si aggiungono a quelli che già si avevano). Ciò secondo anche il Positivismo ottocentesco, erede dell’illuminismo e dominato dalla fiducia nel progresso della scienza, le sue caratteristiche sono: - Esiste una realtà indipendente da chi la studia (oggettività); - Il metodo è sperimentale e mira a formulazione di leggi universalmente valide espresse in linguaggio matematico; - Obiettivo della scienza è spiegare i fenomeni in termini di nessi causali; - I concetti chiave su cui si vuole indagare; - Le unità d’analisi; - Le situazioni in cui verranno raccolte le informazioni (laboratorio, interviste, ecc.) Quando si passa da piano teorico ad empirico bisogna esprimersi utilizzando indicatori, tra cui si ipotizzano correlazioni che vengono controllati su casi particolari. In questo passaggio vanno affrontate 3 questioni: definizione operativa dei concetti, controllo e rappresentatività. La teoria si fonda su concetti tra i quali si ipotizzano relazioni, per giungere ad asserti i quali devono trovare un riscontro empirico. I concetti devono essere osservabili e rilevabili, per poi scomporlo in una serie di concetti più semplici ed infine assicurarsi che i casi considerati siano scelti in modo da rappresentare la totalità delle persone. Nella ricerca qualitativa è meno rigida l’esigenza di definire concetti e ipotesi prima del lavoro di campo, si parla di una focalizzazione progressiva dei problemi fino ad arrivare ad ipotesi specifiche. Nel disegno di ricerca dell’approcci standard, al quale possiamo dare il nome di linguaggio delle variabili, assume che la ricerca sociologica si fonda sullo studio delle relazioni tra concetti tradotti in variabili numeriche. Partendo da un concetto, bisogna chiedersi se esso riguarda l’oggetto dell’analisi (es. giovane) o le sue proprietà (es. il suo genere, la sua residenza). Anche il termine giovane ha bisogno di una definizione operativa per cui bisognerà stabilire una fascia d’età nella quale un individuo può essere definito giovane. Bisognerà poi selezionare un numero ristretto su cui andare a rilevare le proprietà che ci interessano, cioè i casi dell’indagine. Le proprietà dell’oggetto d’indagine (es. genere dei giovani) hanno bisogno di definizione operativa, e per ciascuna selezionale degli indicatori: per rilevare ad es. la condizione familiare (proprietà), potremmo scegliere come indicatori il reddito del capofamiglia. Occorre tener conto dell’ordine temporale delle variabili (es. Napoli, 2022) e possiamo distinguere studi trasversali, cioè in cui ci si limita a rilevare le proprie info nello stesso momento su un singolo campione (es. nei sondaggi d’opinione) raccolgono molte info in poco tempo, e studi longitudinali in cui un fenomeno viene studiato in un periodo di tempo più lungo, ma più in profondità Lo studio di un fenomeno in un periodo maggiore si può ottenere con: - Disegni a serie temporale: vengono contattati i campioni in diversi momenti di tempo; - Disegni a contatti ripetuti: gli stessi soggetti vengono intervistati con cadenza regolare. Il primo quesito per rendere rilevabile il concetto o le sue proprietà è: - Se il concetto viene declinato a partire dall’oggetto, per passare da oggetti a casi concreti, rispondiamo alla domanda “a chi?” (procedura di campionamento) - Se il concetto viene declinato a partire dalla sua proprietà, allora si passa dalla proprietà alle variabili per definire “come?” rilevare le info di cui abbiamo bisogno. I tipi di oggetti di studio prendono il nome di unità d’analisi, è il tipo di oggetto di cui si occupa una ricerca, è singolare e astratta, è quindi necessario identificare gli esemplari concreti su cui rilevare i dati, vale a dire: I CASI. Essi sono gli oggetti concreti di una determinata unità di analisi sui quali si rilevano le info, gli oggetti specifici di cui si occupa una ricerca scientifica. Quando le proprietà rilevate si riferiscono direttamente all’unità, si parlerà di unità di analisi (o riferimento). Quando le proprietà sono invece aggregative, si parlerà di unità di raccolta (o rilevamento). Distinguiamo 4 tipi di unità: 1. Individuo: l’unità a cui la maggior parte delle ricerche fa riferimento, non è scomponibile e costituisce l’unità elementare delle unità aggregate. 2. L’aggregato: è scomponibile in unità più piccole, nella ricerca sociale si individuano 3 tipi di aggregati: - Aggregato in cui le info vengono rilevate a livello individuale, es. la famiglia - Unità ecologiche o territoriali, in cui le info vengono rilevate a livello territoriale, es. città, provincie. - Ente, tutti i gruppi, organizzazioni e istituzioni che hanno un obiettivo comune, una struttura fortemente organizzata. 3. Evento sociale: fa riferimento ad accadimenti periodici unici, es. elezioni politiche, scioperi, cortei. 4. Prodotto culturale: o rappresentazione simbolica, se l’indagine si pone l’obiettivo di studiare un fenomeno attraverso l’analisi di messaggi di comunicazioni di massa, giornali, libri ecc. Ora ci occupiamo della traduzione dei concetti e delle proprietà in variabili: una proprietà dev’essere tradotta in una variabile dai valori rilevabili attraverso il processo di operativizzazione (in quanto al concetto viene data una definizione operativa). I concetti e le proprietà sono in principio molto generali, hanno cioè un’estensione di significato, in questi casi si ricorre ad una semplificazione, vale a dire ad un indicatore, un concetto di proprietà che fornisce info su un altro concetto di proprietà più generale. Un indicatore è sempre un elemento manifesto che dà info su qualcosa di non manifesto. Nel caso di concetti complessi è necessario individuare più indicatore, e uno stesso indicatore può rappresentare più concetti differenti tra loro. Per scegliere gli indicatori più adeguati il ricercatore utilizza sia le conoscenze precedenti che le eventuali analisi preliminari sul tema dell’indagine. Lazarsfeld individua 4 fasi del processo traduzione: 1. La rappresentazione figurata del concetto 2. La specificazione dello stesso concetto 3. La scelta degli indicatori empirici per le dimensioni considerate 4. La sintesi delle info raccolte in un indice che rientra nella matrice dei dati. Nel processo che porta alla formulazione di un concetto alla definizione della variabile corrispondente possono risultare degli errori, è necessario quindi valutarne: - Validità: grado col quale una certa procedura di traduzione, effettivamente rileva il concetto che si intende rilevare. - Attendibilità: consiste nel grado con cui tale procedura produce gli stessi risultati in prove ripetute, con lo stesso strumento o strumenti equivalente; attiene alla traduzione dell’indicatore in variabile attraverso la definizione operativa. CAPITOLO 4. IL PROBLEMA DELLA MISURA NELLA RICERCA SOCIALE Il passo successivo è quello che dagli indicatori conduce alle variabili. Una variabile è una proprietà di cui sia stata data una definizione operativa, permettendo così di trasformare una serie di situazioni reali (stati) in una serie di dati su colonna di matrice dei dati.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved