Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Metodologie dell'Evidence Based Policy e dell'Evidence Based Education Movement, Appunti di Metodologia della ricerca

Una riflessione sulla relazione tra ricerca scientifica e politiche pubbliche in ambito educativo. Si analizzano i concetti di evidenza, teoria, scienza e pratica e si approfondisce il modello dell'Evidence Based Education Movement. Si discute inoltre dell'importanza della ricerca educativa per sostenere la funzione orientativa del sistema di istruzione e per migliorare il passaggio dal sistema formativo al mondo del lavoro.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 27/09/2023

lamerinos
lamerinos 🇮🇹

4.4

(47)

80 documenti

1 / 11

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Metodologie dell'Evidence Based Policy e dell'Evidence Based Education Movement e più Appunti in PDF di Metodologia della ricerca solo su Docsity! METODOLOGIE - DOMANDE E RISPOSTE 1. EVIDENCE BASED POLICY Sostiene che la ricerca possa offrire un importante contributo per migliorare i processi decisionali e la pratica. Ma per far sì che questo avvenga sono necessarie ricerche scientificamente valide e facilmente interpretabili su programmi educativi fattibili e replicabili. È necessario chiarire a quale evidenza scientifica può arrivare la ricerca e con quali metodi e strumenti così che possa essere usata come un criterio per le politiche pubbliche. Bisogna chiedersi come comunicarle e diffonderle e quale è l’attuabilità nel sistema di formazione e qual è l’applicabilità dei cambiamenti da essa prospettati. 2. EVIDENCE BASED EDUCATION MOVEMENT Si tratta di un valido supporto per la riflessione intorno alla ricerca educativa come strumento di avvaloramento dell'attività di orientamento nelle istituzioni scolastiche. Modello elaborato dal WING INSTITUTE, si suddivide in 4 fasi: - Efficacia (Cosa funziona?) - Effetti (Quando funziona?) - Implementazione (Come lo facciamo funzionare?) - Monitoraggio (Funziona nel tempo?) 3. COSA SIGNIFICA EVIDENZA? EVIDENCE-BASED = EVIDENZA: La ricerca offre delle evidenze, delle opportunità di riflessione, qualcosa di tangibile su cui andare poi a modificare, a elaborare etc. Inoltre, un'altra riflessione importante riguarda l'evidenza come riferimento per le politiche educative e le riforme scolastiche. La tesi fondamentale dell'evidence based policy moviment cita che la ricerca può offrire un contributo per migliorare i processi decisionali e la pratica. La possibilità di un evidence-based policy è data dall'esistenza di una ricerca che risulti scientificamente valida e interpretabile,ma flessibile, fatta su programmi e progetti educativi fattibili e replicabili. (specifica per la pedagogia). 4. ERRORE MINIMO E PROGRAMMAZIONE DIDATTICA Fa parte della macro tematica del secondo livello di strutturazione dell’orientamento (= la ricerca educativa può costituire una risorsa per sostenere la funzione orientativa del sistema di istruzione). E’ l'obiettivo della ricerca: tenta di migliorare sempre di più il passaggio dal sistema formativo al mondo del lavoro, Auspica: - una maggiore consapevolezza nella progettualità esistenziale dell’individuo (l'ordinamento e i percorsi curricolari devono essere costituiti da un'offerta di opzioni e diversi indirizzi che permettano al soggetto di acquisire progressivamente le competenze, facilitando un'eventuale modifica in itinere delle scelte effettuate) - si ripromette di controllare la dispersione scolastica (per esempio con azioni di tutorato orientativo che accompagnano la formazione del soggetto e promuovono una preparazione ed educazione alle scelte scolastico- professionali, atte a garantire la prevenzione dell’insuccesso). 5. COMPLESSITA’ DELLA COMPLESSITA’ Dopo la spiegazione dei tre termini —> Complessità della complessità si riferisce al rapporto tra ricerca scientifica e politiche pubbliche, in riferimento all'adeguatezza dei modelli interpretativi, all'epistemologia pedagogica e alle condizioni peculiari della situazione educativa. Perché la relazione tra i due termini è complessa, è complessa la loro interpretazione, la definizione data ai due termini da parte della pedagogia è complessa, e anche il modo in cui vengono affiancati alla situazione educativa. Il rapporto tra ricerca scientifica e politiche pubbliche è complesso perché da un lato si conciliano e si richiamano ma dall'altro la ricerca si vuole liberare l'intromissione della politica che pone su di essa dei limiti mentre la politica si rivolge alla ricerca solo per questioni legate al progresso. Vi è l'urgenza di superare la reciproca diffidenza per valorizzare il contributo che la ricerca può fornire alle politiche pubbliche. Infatti non possiamo fare ricerca solo perché c'è un'attività politica da governare e dall'altro lato non possiamo pretendere che l'attività politica abbia come unico interlocutore la ricerca e che le risultanze della ricerca siano l'unico elemento che la politica debba tenere in considerazione. 6. I TRE TERMINI TERZI (TEORIA, SCIENZA E PRATICA) La relazione ricerca-politica è analizzata in riferimento a termini terzi che servono per chiarire e descrivere la natura complessa: teoria, scienza e pratica. Si può rappresentare graficamente la natura complessa di questo rapporto tenendo in considerazione i 3 termini terzi: teoria (principi generali), scienza (sapere rigoroso e sistemico), pratica (processo che si rapporta con la teoria e con cui diamo significato alle cose). Per osservare la complessità mettiamo la lente di ingrandimento su ogni termine: - TEORIA: insieme di principi generali di riferimento organicamente connessi e fra loro coerenti alla luce dei quali è formulata una spiegazione sistematica di un insieme di fenomeni e delle leggi che governano questi fenomeni. - SCIENZA : sapere fondato con metodo rigoroso ed esposto in maniera sistematica. Problema della scienza: la ricerca pedagogica non viene considerata una vera e propria scienza, è considerata un sapere non oggettivo. Bisogna abbandonare questa concezione semplicistica. La ricerca dovrebbe considerarsi una scienza anche se tratta dinamiche variabili. - PRATICA: processo dalla quale possiamo dare significato al mondo e al rapporto con esso. La pratica riguarda il significato come esperienza della vita quotidiana. Ancora oggi si parla del rapporto tra pratica e ricerca. Molti contributi vengono dal paradigma riflessivo e dalla definizione di insegnante come professionista riflessivo , e dalla pratica riflessiva come ricerca educativa dell'insegnante. ricerca-azione (approccio qualitativo) , il suo obiettivo non è conoscere, ma operare, agire, migliorare le azioni cioè produrre il cambiamento. Assume particolare importanza la capacità della ricerca educativa di porsi come interlocutore di chi prende le decisioni in materia di innovazione scolastica per identificare i bisogni degli istituti; occorrono ricerche educative con un'impostazione metodologica adeguata e rigorosa per valutare le innovazioni introdotte nelle scuole e per orientare le decisioni. Il successo dell’innovazione, però, dipende in larga parte da circostanze locali, quindi è più importante diffondere la capacità di innovazione che divulgare le innovazioni stesse. 11. DOCENTI = INNOVAZIONE Circa l’agire quotidiano nella scuola, A. Cavalli stigmatizza in termini di anomalie del nostro sistema scolastico la carenza o l’inadeguatezza della formazione degli insegnanti e la scarsa propensione all’innovazione didattica. Sotto il profilo pedagogico, ciò sollecita a considerare la necessità di un effettivo ed efficace rinnovamento della formazione degli insegnanti a fronte delle difficoltà connesse con le attuali problematiche del mondo della scuola, affinché possa dare agli insegnanti «un maggiore senso di sicurezza sulle proprie capacità professionali e quindi maggiore fiducia sulle possibilità di affrontarli senza ansia». Vi è uno stretto rapporto fra concezione della professionalità docente e modello di innovazione. «A una professionalità delineata in termini esecutivi corrisponde un’innovazione intesa come consegna proveniente dal sistema, dal modello organizzativo vigente, dagli esperti che definiscono il processo di produzione e strutturano obiettivi da raggiungere e compito da svolgere». Al contrario, se a tale concezione di mestiere esecutivo è sostituita la visione di una professionalità di natura riflessiva, «il professionista costituisce il vero e proprio motore dell’innovazione durante tutto il processo». In proposito, «non si può dire che le condizioni del contesto siano state particolarmente favorevoli alla diffusione dell’innovazione». 12. GROUNDED THEORY Ci sono modi diversi di approcciare l'innovazione scolastica (ci si riferisce all’innovazione tecnologica e alle scoperte scientifiche di cui deve beneficiare il sistema scolastico, quindi di risorse e strumenti e per poter aggiornare i programmi disciplinari) e uno vede la possibilità di avere una teoria che precede il metodo o una teoria formulata a partire dall'analisi dei dati. Consiste nel non iniziare la ricerca con una teoria, ma è una teoria generata induttivamente attraverso un dialogo tra la raccolta e analisi dei dati per interpretare il fenomeno. 13. TRE NODI GORDIANI DELLE RIFORME Riguardano l’opinione del Capano il quale pone in luce le loro caratteristiche: - il problema della leadership istituzionianale connesso con autonomia didattica organizzativa delle istituzioni scolastiche è i processi decisionali di governo interno; - la coerenza del disegno istituzionale del sistema poiché in passato si è verificata una diminuzione del tasso di centralismo e un aumento consistente del quadro di decentramento; - la questione degli insegnanti nei termini di risorsa strategica dei processi formativi. - 14. MACRODIDATTICA Studia il fenomeno educativo che viene osservato, misurato, spiegato e interpretato nella sua qualità e quantità da un lato farà attenzione ai sistemi formativi nel loro complesso e dall’altro deve conoscere le componenti storiche e politiche dei sistemi. 15. RAPPORTO TRA RICERCA EDUCATIVA E POLITICHE PUBBLICHE Il rapporto fra ricerca scientifica e politiche pubbliche è assai complesso in tutti gli ambiti del sapere: da un lato, la politica rivolge la sua attenzione alla ricerca in ordine all’innovazione e al progresso, dall’altro la ricerca aspira legittimamente a vedere diffuse e applicate le proprie conquiste di là dai confini della comunità scientifica o accademica. Non mancano aspetti critici e situazioni di conflitto per limitare l'autonomia della ricerca. Tale complessità attiene anche ai temi dell’istruzione, della formazione, del lavoro, in particolare in merito dell’orientamento occorre prestare attenzione alle proposte formulate in nome della scienza o dei risultati della ricerca. È necessario tener conto l’importanza e l’urgenza di superare la reciproca diffidenza per porre in evidenza il contributo che la ricerca scientifica può dare alle politiche pubbliche. 16. PERCHE’ LA RICERCA EDUCATIVA PUO’ AVVALORARE LE PRATICHE DI ORIENTAMENTO? Il tema dell’orientamento è un elemento rilevante per il rapporto tra ricerca educativa e politiche pubbliche. La scuola è uno dei luoghi più importanti e strategici per l’orientamento, essa aiuta l’allievo a individuare e riconoscere i propri interessi, capacità, bisogni, valori, verificare vincoli e risorse dia in ordine materiale che emotivo, da tener presente al fine di compiere una scelta che sia autonoma e che rispetti appunto le proprie ideologie. Nel documento Ministeriale, che riguarda le linee guide per l’orientamento lungo tutto l’arco della vita, viene affermato il ruolo del docente come orientatore e le iniziative di orientamento che si sviluppando in particolari momenti nella vita dello studente. Bisogna tener presente però alcuni aspetti, come ad esempio che la scuola non deve essere l’ambito esclusivo a cui viene demandata l’azione orientativa, ma deve esserci una rete di agenzie educative. Accade infatti che l’altra agenzia educativa fondamentale, la famiglia, deleghi alla scuola l’azione orientativa. La ricerca educativa è risorsa per l’orientamento per tre ragioni: - per avvalorare le esperienze di orientamento nella scuola. La ricerca educativa permette alle singole esperienze di essere oggettivate e divenire comunicabili facilitandone la socializzazione nella comunità professionale. I progetti orientativi nel sistema di istruzione devono trasformarsi in ricerca educativa; questo permette di porre già dall’inizio il problema della comunicazione del processo e della diffusione degli esiti. La ricerca educativa deve usare metodi/strumenti adeguati ad indagini che non si situano non «prima» o «dopo» ma nelle pratiche orientative. Nel progettare ed attuare azioni/iniziative di orientamento deve diffondersi un HABITUS EURISTICO che previene «un procedere acritico subordinato alle pressioni che di volta in volta prevarranno su altre: mode, tendenze culturali diffuse, enfasi mediatica, condizioni politici o di mercato. Un insieme di schemi, metodologie e concetti che rappresentano punti di partenza per indurre altra ricerca utile per la programmazione scolastica. Si profila così un sistema aperto in cui si ha ricerca nella ricerca; - sostenere la funzione orientativa del sistema istruzione; - formare le politiche pubbliche in materia di orientamento. 17. HABITUS EURISTICO Insieme di schemi, metodologie e concetti che rappresentano punti di partenza per produrre altra ricerca. Utile alla programmazione scolastica. L’HABITUS EURISTICO È UN SISTEMA APERTO = RICERCA DELLA RICERCA MORTARI: LA “BANALITA’ DELLA RICERCA EDUCATIVA. LE ATTESE DI EDUCATRICI E INSEGNANTI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA Identificare l’oggetto della ricerca educativa La ricerca educativa si occupa dell'oggetto definito come "educazione", che è una pratica volta a favorire lo sviluppo delle capacità delle persone. L'oggetto di studio della ricerca educativa sono le pratiche educative e le domande di ricerca riguardano la qualità di tali pratiche per migliorarle. Questo si basa sull'idea che l'apprendimento è centrale nell'educazione. Tuttavia, non esiste un accordo universale su cosa costituisca un apprendimento valido nell'ambito dell'educazione e quali pratiche educative siano più efficaci. Queste questioni sono influenzate dalle diverse culture e prospettive. Alcuni vedono l'educazione come principalmente legata all'alfabetizzazione, mentre altri la collegano al pensiero creativo o critico, alle scienze o alle arti, e persino alla dimensione politica. A causa di questa mancanza di consenso sull'oggetto dell'educazione e sui suoi obiettivi, la pedagogia non può essere considerata una scienza in senso stretto ma piuttosto un sapere pratico o esperienziale. Il suo obiettivo principale è orientare l'azione educativa piuttosto che costruire un sapere teorico su di essa. La ricerca educativa ha lo scopo di comprendere e fornire strumenti per migliorare le pratiche educative, contribuendo così a cambiare la realtà educativa. Pertanto, la scienza dell'educazione è un sapere pratico che cerca di orientare la pratica educativa verso risultati migliori. Per indagare la prospettiva delle educatrici, è stata creata una scheda esplorativa contenente quattro domande aperte: Che tipo di ricerca educativa vorresti nella tua scuola? (con richiesta di specificare almeno 3 temi che richiedono riflessione, ciò che si aspettano dai risultati della ricerca e il tipo di supporto dalla ricerca universitaria desiderato). Quali sono le fonti (come colleghi, libri, riviste, associazioni, siti web, forum online) che utilizzi per apprendere nuove conoscenze o migliorare la tua pratica professionale? Questa scheda è stata progettata come uno strumento per raccogliere risposte qualitative e comprendere come le educatrici percepiscono la ricerca educativa, senza focalizzarsi su frequenze o parametri statistici. È stata strutturata in modo da essere breve, per agevolare la partecipazione delle educatrici, dato il loro carico di lavoro e il poco tempo libero a disposizione. - Metodo di analisi Le schede sono state analizzate nel seguente modo: a) È stato condotto un processo di lettura delle risposte senza preconcetti teorici, al fine di comprendere il loro contenuto. b) Per ciascuna risposta, sono state identificate etichette che riflettono la qualità della risposta in relazione alla domanda posta. Queste etichette sono state annotate accanto alle parti rilevanti del testo. c) Successivamente, le etichette sono state confrontate con il testo per garantire un'adeguata corrispondenza tra le etichette descrittive e le evidenze testuali. d) Il sistema di codifica risultante ha fornito un'etichettatura descrittiva delle risposte. e) Le etichette simili sono state raggruppate in categorie concettuali. È stata anche condotta un'analisi quantitativa per determinare la frequenza di ciascuna categoria nelle risposte delle educatrici e degli insegnanti della scuola dell'infanzia. In questo modo, è stata creata una teoria descrittiva basata sulle categorie concettuali identificate nell'analisi delle risposte. Risultati Nell'analisi qualitativa delle risposte alla domanda sulla visione delle educatrici e insegnanti riguardo ai risultati attesi dalla ricerca educativa, sono emerse quattro categorie principali: - Incidenza nella pratica (60%): La maggior parte delle risposte evidenzia l'aspettativa che la ricerca educativa influenzi direttamente la pratica quotidiana, fornendo strumenti e conoscenze utili per migliorare l'educazione dei bambini. - Crescita della professionalità educativa (33%): Un'altra importante aspettativa è legata alla crescita professionale degli educatori e degli insegnanti. Si spera che la ricerca educativa contribuisca a sviluppare competenze e abilità che migliorino la loro pratica. - Offrire una diversa visione delle cose (29%): Alcune risposte indicano che ci si aspetta che la ricerca educativa offra prospettive diverse e nuove interpretazioni dei fenomeni educativi, contribuendo a cambiare la percezione delle pratiche educative. - Non autoreferenzialità: costruzione di un sapere condiviso (22%): Infine, alcune risposte sottolineano l'importanza che la ricerca educativa non sia autoreferenziale ma contribuisca a costruire un sapere condiviso, basato su evidenze e conoscenze condivise tra educatori e ricercatori. Questi risultati riflettono le aspettative delle educatrici e degli insegnanti rispetto alla ricerca educativa e come essa dovrebbe influenzare la loro pratica e sviluppare la loro professionalità. Conclusioni Questo studio evidenzia diverse preoccupazioni e critiche nei confronti della ricerca educativa, in particolare riguardo alla sua distanza dalle domande reali degli educatori e degli insegnanti e alla percezione di autoreferenzialità dovuta a linguaggio e metodologie poco comprensibili. Tuttavia, emerge anche una visione positiva della ricerca educativa come uno strumento in grado di supportare gli educatori nel comprendere meglio i problemi che affrontano e nell'espandere la loro professionalità. Le conclusioni suggeriscono che la ricerca educativa dovrebbe partire dai problemi reali e cercare forme di incontro con i pratici, senza appiattirsi ma potenziando la sua capacità di interpretare l'esperienza. Come la ricerca clinica migliora le pratiche terapeutiche, la ricerca in educazione dovrebbe fornire indicazioni operative per arricchire le pratiche educative e consentire lo sviluppo di nuove conoscenze. Inoltre, si solleva la questione della mission della ricerca educativa: dovrebbe essere solo teorica o interpretativa, oppure anche pratica? La tesi sottolineata è che la ricerca educativa dovrebbe avere un obiettivo pratico, fornendo indicazioni per migliorare la pratica educativa e valutare il suo impatto sulla stessa. Valutare l'impatto non significa solo cercare traduzioni immediate in pratica, ma anche permettere ai pratici di analizzare l'esperienza, identificare criticità e scoprire nuove vie educative.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved