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MIRRA DI VITTORIO ALFIERI, Appunti di Italiano

Trama e analisi dell'opera tragica "Mirra" di Vittorio Alfieri

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 14/10/2020

elisa_battuello
elisa_battuello 🇮🇹

4.5

(28)

32 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica MIRRA DI VITTORIO ALFIERI e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! MIRRA DI VITTORIO ALFIERI In questa tragedia si porta a compimento l’interiorizzazione del dramma. Il dramma si consuma nella psiche e nell’anima di Mirra. Generalmente nella tragedia classica vi erano dei personaggi, che erano degli antagonisti, invece in questo caso il dramma è tutto interno alla protagonista. Mirra è l’ultima tragedia, dopo il Saul, scritta tra il 1784 e il 1786. Alfieri prende spunto dalle Metamorfosi di Ovidio (Libro X) dove viene narrata la passione di Mirra per il padre Ciniro. Nelle Metamorfosi la giovane, aiutata dalla nutrice, inganna il padre, consuma l’incesto e viene trasformata nell’albero della mirra, dal quale nasce Adone. Nella versione di Alfieri la passione incestuosa è suscitata da Venere che vuole punire la madre di Mirra per avere giudicato la bellezza della figlia superiore a quella della deaNella tragedia di Alfieri Mirra non consuma l’incesto e per tutta la tragedia non si conosce la ragione dell’angoscia della giovane. . La grande differenza tra la tragedia alfieriana e le Metamorfosi di Ovidio è che nella prima versione Mirra prova un gran senso di colpa. Il conflitto interiore che si viene ad instaurare è quello tra la passione incestuosa e la natura, in quanto è assurdo che una figlia si innamori del padre In questo espediente narrativo va ravvisato l’intento di Alfieri “di confrontarsi con dei modelli considerati eccellenti” ma allo stesso tempo di lanciare “una sfida”. La Mirra si presenta come una variante più trasgressiva del mito di Fedra, innamorata del figliastro Ippolito, Alfieri si propone come “un giocatore di poker di rilanciare la posta in gioco assumendo una situazione più trasgressiva (l’incesto figlia-padre è più grave, ovviamente, dell’incesto matrigna-figliastro). La scommessa da vincere consiste nel dimostrare che si può scegliere anche un argomento moralmente pericoloso riuscendo a creare un testo moralmente accettabile”. E Alfieri vince la scommessa creando “una paradossale figura di vergine dell’incesto (…) perchè per cinque atti il personaggio non confessa mai la sua passione tremenda. Per cinque atti parla e parla, parla e piange, ma nessuno ( e tanto meno lo spettatore) riesce a capire il motivo della sua sofferenza, tanto più inesplicabile perché tutto avviene alla vigilia delle nozze con un giovane principe scelto da lei” (Roberto Alonge, La Mirra di Alfieri in Roma oltre Roma. Il teatro). Nella Mirra Alfieri, che si definiva uno studioso della “scienza dell’uomo”, indaga l’oscuro potere dell’irrazionale che muove gli uomini aldilà e nonostante la ragione. Per Alfieri Mirra è innocente in quanto il sentimento non è causato da lei. L’originalità della tragedia risiede nel fatto che Mirra non confessa il suo tormento. Nella Mirra di Alfieri non ci sono monologhi e tutti i pensieri di Mirra vengono fuori dai dialoghi. TRAMA: La vicenda è strutturata in 5 atti e si svolge nella Reggia di Cipro. Mira è dominata da un dolore sconosciuto e nessuno è in grado di scoprirne l’origine. La sua nutrice e tutti i suoi parenti sono affettuosi con lei e cercano di scoprire e sanare il male che la affligge. - Primo Atto: Sia nel primo atto del Saul che nel primo atto della Mirra il protagonista non compare: il primo atto è tutto costruito su dialoghi tra i personaggi , che si chiedono come mai Mirra sia così triste. - Secondo Atto: Vi è un dialogo tra Pereo e Ciniro, nel quale Ciniro chiede al futuro sposo della figlia se sia sicuro dell’amore di Mirra nei suoi confronti. Successivamente, vi è un dialogo tra Mirra e Pereo: lui si rende conto che lei non sembra felice delle sue scelte, mentre lei decide di sposarsi proprio il giorno stesso, in quanto spera di dimenticare l’amore che prova nei confronti del padre allontanandosi da Cipro. Dopodichè Mirra incontra Euriclea, con cui si sfoga ed invoca la morte per se stessa. - Terzo atto: Cecri si convince che Mirra non ama Pereo e quindi i due genitori decidono di avere un colloquio con la figlia. Lei continua ad essere sovrastata dalle angosce, ma conferma di voler celebrare il matrimonio il giorno stesso. Cecri confessa al marito di aver insultato Venere tempo prima e di essersi accorta che le sciagure di Mirra iniziarono proprio in seguito a quell’episodio. - Quarto atto: Durante il rito nuziale, Mirra è in preda al panico, comincia a delirare e annuncia che le Furie si sono impossessate del suo corpo. Quando Mirra si riprende, la madre chiede di poter parlare con lei: la figlia la accusa di tutti i suoi mali, ma subito dopo ritira ciò, dicendo che una forza misteriosa si è impossessata di lei. - Quinto atto: L’atto si apre con Ciniro che , addolorato viene a sapere della morte di Pereo, trafittosi con la spada. Ciniro resta convinto che Mirra sia innamorata di un altro uomo e la rassicura che accetterà questo sconosciuto se solo rivelerà la sua identità. Mirra: “Un dolore costretto al silenzio”: questo titolo è significativo in quanto il 700 è l’epoca dei lumi e cioè della parola che porta alla luce, razionalizza e spiega. Tutti i personaggi della tragedia ci appaiono come razionali. L’unico personaggio irrazionale è appunto Mirra. Con Alfieri si assiste al superamento dell’Illuminismo: è considerato un pre -romantico, in quanto secondo lui i sentimenti non possono essere espressi con la ragione. Sia nel primo atto del Saul che nel primo atto della Mirra il protagonista non compare: il primo atto è tutto costruito su dialoghi tra i personaggi , che si chiedono come mai Mirra sia così triste. Allora mandano da lei Pereo , disperato per la tristezza della ragazza, in quanto crede di esserne il motivo. Gli altri personaggi sono personaggi buoni e sono disposti a mettersi da parte affinché mirra sia felice, a mettere da parte anche le loro aspirazioni. Ad esempio, il padre Ciniro aveva bisogno per questioni politiche di questo matrimonio ma era disposto a rinunciarvi per la felicità della figlia. L’ambientazione non ha tanto i caratteri di una reggia, sempre più quella di una famiglia borghese. La lingua sostanziale ed elevata delle altre tragedie alfieriane, ma è più tenue, frivola. Dopo questa tragedia, Alfieri non scriverà più tragedie, ma si dedicherà alla commedia. Con la madre i sentimenti sono contrastanti: “ora la abbraccia e parla con lei, ora s’adira con lei, la chiama cagione della sua sventura e dice e fa cose non concepibili alla madre”. Ci si riferisce al fatto che è stata la madre a scatenare l’ira della Dea. Atto V Scena II: Pereo si è suicidato v. 60-61: “ Al mondo favola hai fatto i genitori tuoi, quanto te stessa” : hai reso ridicoli agli occhi del mondo i tuoi genitori, così quanto te stessa in quanto tutti ora sono a conoscenza del fatto che tu non amassi il tuo sposo. Questa frase ha dei precedenti illustri: c’è un richiamo al Canzoniere di Petrarca ( “Al popol tutto/ favola fui gran tempo) e alle Odi di Orazio ( “Heu me, fabula quanta fui”. ) v. 98: “ Più il nieghi tu, più ne son io convinto”: ci si riferisce al fatto che ormai hanno capito tutti che Mirra è innamorata di un’altra persona. Definisce appunto “oscura fiamma” l’amore che è ormai certo che la figlia nutra per un’altra persona. Si tratta di un’espressione molto forte, è un ossimoro. Alfieri prende quest’espressione da un altro drammaturgo : Racine, che scrisse la Fedra.
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