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Moda: Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, Dispense di Ideazione, progettazione e industrializzazione dei prodotti moda

Descrive l'evoluzione degli stili giovanili dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 27/01/2024

anna_graziapalm
anna_graziapalm 🇮🇹

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Scarica Moda: Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri e più Dispense in PDF di Ideazione, progettazione e industrializzazione dei prodotti moda solo su Docsity! Dalla beat generation (anni Cinquanta) ai giorni nostri  In Occidente risale agli anni Cinquanta il grande moltiplicarsi delle mode giovanili: è il periodo della beat generation, un movimento intellettuale, letterario e di costume, che condizionerà in maniera determinante la civiltà contemporanea. La Beat Generation infatti non era altro che un gruppo di amici che condividevano la stessa passione per la letteratura, lo stesso sentimento di disgusto e la sfrenata voglia di evadere da quelli che erano i principi cardine della società in cui si sono ritrovati a vivere. L’incontro tra Jack Kerouac e Allen Ginsberg, entrambi studenti della Colombia University, portò alla formazione di un gruppo di amici con ispirazioni anticonformiste e di distacco dalla società newyorkese di quel periodo che nel 1948 si tradusse in un vero e proprio movimento letterario denominato dallo stesso Kerouac “Beat Generation”. Essi cercano verità alternative attraverso esperienze quali il viaggio, la droga, la confusione sessuale, le filosofie orientali. Lo stile dei beatnik è volutamente trasandato e nei loro abiti predomina il nero. Le donne indossano camicie da uomo, pantaloni sportivi a metà polpaccio e portano i capelli corti. Gli anni Sessanta sono teatro di significativi stravolgimenti politici, sociali e culturali. Sono gli anni del pacifismo, della non violenza, di una nuova libertà sessuale: gli anni in cui si sviluppa la cultura hippie. Per la prima volta i giovani diventano protagonisti assoluti della moda. L’abito femminile si trasforma in una tavolozza su cui sperimentare le più audaci fantasie e combinazioni di colori e tessuti. La seduzione scopre un nuovo punto focale: le gambe. Per la prima volta nella storia, le gambe femminili vengono esibite con orgoglio. I collant in nylon, realizzati alla fine degli anni Cinquanta, diventano un accessorio indispensabile: si colorano in modo sgargiante, si ornano di fiori e disegni fantasiosi. Anche le calzature si adattano alla nuova visibilità delle gambe. E’ l’epoca dello stivale. Se le ragazze sperimentano la gioia dei colori e delle gambe scoperte, trovando uno stile consono alla loro voglia di libertà, i ragazzi non stanno certo a guardare. Gli adolescenti inglesi, all’inizio degli anni Sessanta, elaborano una moda personale, intrisa di regole severe: chi non le rispetta non può essere definito un “mod”. Il loro slogan è “vivere elegantemente in circostanze difficili”: sono ribelli, ma non cercano una via di fuga dal contesto sociale e per questo si definiscono “modernisti”, da cui “mod”. I mods, come i dandy ottocenteschi, curano in modo ossessivo il proprio vestiario. Chi può permetterselo sfoggia abiti sartoriali fatti su misura, i capelli sono corti e ordinati, i mocassini sono di marca, indispensabile è il parka verde militare. Gli anni Settanta riflettono una società dominata dall’incertezza. Sovrasta lo spettro della crisi economica, la disoccupazione cresce e le fasce sociali più deboli danno vita a iniziative di protesta. Nella moda sembra arrivato il momento di abbandonarsi ad ogni tipo di esagerazione. Per gli uomini le giacche diventano corte, strette e svasate, i pantaloni scampanati, le cravatte larghe e corte. I capelli, di media lunghezza, incorniciano il viso anche di chi non è più giovanissimo. Le donne traggono ispirazione dalla cultura nomade (gonne a balze, fantasie patchwork, scialli colorati) ed orientale (turbanti, parei, kaftani, pantaloni alla turca). Gli anni Settanta sono anche gli anni del “glam” (da glamorous, fascinoso, eccitante), delle tendenze al travestimento e all’ambiguità sessuale. Emblema del glam è David Bowie. L’eccentrico artista elimina l’essenza nella pura apparenza, esalta l’artificiale, rifiuta il dogma dell’abito come espressione della personalità, perché non esiste personalità unica e costante. Gli anni Ottanta sono stati definiti l’epoca dei progressi tecnologici, della ricchezza diffusa ed ostentata, dell’individualismo, dell’edonismo e soprattutto della tirannia dell’immagine. Il consumo di “marca” è una delle sue manifestazioni più significative: non si valuta il prodotto in ragione del rapporto qualità/prezzo, bensì del prestigio del marchio. La fine del millennio ha visto lo sviluppo di dottrine orientali tese a garantire il benessere individuale. Ciascuno può cercare un percorso di vita senza identificarsi, almeno apparentemente, con un gruppo. L’obiettivo è differenziarsi, darsi una forma ed un obiettivo per costruire un’identità. Paradossalmente la nuova frontiera dell’identità e della moda è poter essere multietnici, non avere punti di riferimento precisi e, forse, non essere alla moda.
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