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Guide e consigli
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Modelli di intervento e strumenti per l'inclusione, Appunti di Didattica generale e speciale

Appunti di modelli di intervento e strumenti per l'inclusione

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 30/05/2021

sabrina.rossi
sabrina.rossi 🇮🇹

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Scarica Modelli di intervento e strumenti per l'inclusione e più Appunti in PDF di Didattica generale e speciale solo su Docsity! Modelli di intervento e strumenti per l’inclusione Prof. Alessandra Romano Anno 2019/2020 Le Tipologie di disabilità intellettive • Sindromi e sindromi rare • Disturbi dello spettro autistico (F84-89) • Ritardo evolutivo • Disabilità verbale • Borderline Disabilità Intellettive - Ritardo Mentale - Disabilità Intellettive (DSM 5) Alterazioni permanente dello sviluppo che si manifestano come sindromi globali, legate al deficit di sviluppo delle funzioni astrattive della conoscenza, sociali e dell’adattamento che originano prima dei 18 anni di età (Luckassonet al 2002). Criteri (DSM IV TR, DSM 5) 1. Funzionamento intellettivo < 70 2. Funzionamento adattativo in almeno 2 aree 3. Età evolutiva Più si va avanti e si aspetta, più le disabilità intellettive peggiorano. Età Livello QI Cosa sa fare e cosa non sa fare il soggetto Diagnosi Strutture di sostegno (strumenti e ausili) Soluzioni - dai 2-6 anni: è possibile ipotizzare la presenza di una disabilità intellettiva - dai 4 anni: è possibile formulare anche una diagnosi di gravità Il 60% dei soggetti rimane nel tempo nella stessa fascia di gravità, il 30% slitta in quella meno grave e 10% in quella più grave. Disturbi del neurosviluppo: disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) La disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) è un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo sia adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici. Devono essere soddisfatti i seguenti tre criteri: • deficit delle funzioni intellettive, come ragionamento, problem solving, pianificazione, pensiero astratto, capacità di giudizio, apprendimento scolastico e apprendimento dall’esperienza, confermati sia da una valutazione clinica sia da test di intelligenza individualizzati, standardizzati • deficit del funzionamento adattivo che porta al mancato raggiungimento degli standard di sviluppo e socioculturali di autonomia e di responsabilità sociale. Senza un supporto costante, i deficit adattivi limitano il funzionamento in una o più attività della vita quotidiana, come la comunicazione, la partecipazione sociale e la vita autonoma, attraverso molteplici ambienti quali casa, scuola, ambiente lavorativo e comunità • esordio dei deficit intellettivi e adattivi durante il periodo di sviluppo Il termine diagnostico disabilità intellettiva è equivalente al termine disturbi dello sviluppo intellettivo per la diagnosi ICD-11. Nonostante in questo manuale sia utilizzato il termine disabilità intellettiva, nel titolo sono utilizzati entrambi i termini per chiarire i rapporti con gli altri sistemi di classificazione. Inoltre, una legge federale degli Stati Uniti (Public Law 111-256, Rosa’s Law) sostituisce il termine ritardo mentale con il termine disabilità intellettiva, e la letteratura scientifica utilizza il termine disabilità intellettiva. Pertanto, disabilità intellettiva è il termine di uso comune da parte di medici, educatori e altri professionisti e da parte degli utenti non esperti e dei gruppi di difesa dei diritti dei malati. Specificare la gravità attuale: - Lieve - Moderata - Grave - Estrema La comunicazione “Se non è possibile parlare, è comunque possibile comunicare” Principali cambiamenti nel DSM-5 rispetto al DSM-IV I cambiamenti apportati ai criteri diagnostici e ai testi del DSM-5 vengono descritti in questo capitolo nello stesso ordine in cui appaiono nella classificazione del DSM-5. Questa descrizione riassuntiva ha lo scopo di illustrare ai lettori solo i cambiamenti più significativi per ciascuna categoria di disturbo. Una descrizione dettagliata di quasi tutti i cambiamenti (eccettuati quelli minori apportati al testo o a singole parole, necessari per una maggiore chiarezza) è disponibile online (www.psychiatry.org/dsm5). Si noti, inoltre, che la Sezione I contiene una descrizione dei cambiamenti relativi all’organizzazione dei capitoli del DSM-5, al sistema multiassiale e all’introduzione delle scale di valutazione dimensionali. Disturbi del neurosviluppo Nel DSM-IV veniva utilizzato il termine ritardo mentale. Tuttavia, disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) è il termine divenuto di uso comune negli ultimi vent’anni tra medici, insegnanti e altri professionisti, nonché presso il grande pubblico e i gruppi di tutela della salute. I criteri diagnostici mettono in evidenza la necessità di una valutazione sia della capacità cognitiva (QI) sia del funzionamento adattivo. La gravità è determinata più dal funzionamento adattivo che dal punteggio QI. I disturbi della comunicazione, che sono stati rinominati a partire dal disturbo della fonazione e dalla balbuzie del DSM-IV, comprendono il disturbo del linguaggio (che unisce i precedenti disturbo della espressione del linguaggio e disturbo misto della espressione e della ricezione del linguaggio), il disturbo fonetico-fonologico (in precedenza, disturbo della fonazione) e il disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (in precedenza, balbuzie). È compreso anche il disturbo della comunicazione sociale (pragmatica), una nuova condizione che comporta persistenti difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale. Il disturbo dello spettro dell’autismo è un nuovo disturbo del DSM-5, che riunisce il disturbo autistico (autismo), il disturbo di Asperger, il disturbo disintegrativo dell’infanzia, il disturbo di Rett e il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato, precedentemente descritti nel DSM-IV. È caratterizzato da deficit in due ambiti principali: 1) deficit nella comunicazione sociale e nelle interazioni sociali 2) pattern di comportamento, interessi e attività limitati e ripetitivi Molti cambiamenti sono stati apportati ai criteri diagnostici del disturbo da deficit di attenzione/iperattività (DDAI). Sono stati aggiunti degli esempi alle voci del criterio per facilitare l’applicazione nell’arco di vita; la descrizione dell’età di esordio è stata modificata (da “alcuni sintomi di iperattivà-impulsività o di disattenzione che causano menomazione devono essere stati presenti prima dei 7 anni di età” a “diversi sintomi di disattenzione o di iperattività-impulsività erano presenti prima dei 12 anni”); i sottotipi sono stati sostituiti da specificatori della manifestazione che corrispondono direttamente ai sottotipi precedenti; ora è permessa una diagnosi in comorbilità con un disturbo dello spettro dell’autismo; per gli adulti è stata modificata la soglia sintomatologica, a riflettere l’evidenza sostanziale di una compromissione da DDAI clinicamente significativa, con il cutoff per DDAI di cinque sintomi, invece dei sei richiesti per gli individui più giovani, sia per la disattenzione sia per l’iperattività e l’impulsività. Il disturbo specifico dell’apprendimento unisce le diagnosi del DSM-IV di disturbo della lettura, disturbo del calcolo, disturbo dell’espressione scritta e disturbo dell’apprendimento non altrimenti specificato. I deficit di apprendimento nelle aree della lettura, dell’espressione scritta e del calcolo sono codificati come specificatori separati. Nel testo si specifica che alcuni tipi di deficit di lettura vengono descritti a livello internazionale come dislessia e alcuni tipi di deficit matematici come discalculia. Nel DSM-5 sono compresi i seguenti disturbi del movimento: disturbo dello sviluppo della coordinazione, disturbo da movimento stereotipato, disturbo di Tourette, disturbo persistente (cronico) da tic motori o vocali, disturbo transitorio da tic, disturbo da tic con altra specificazione e disturbo da tic senza specificazione. I criteri dei tic sono stati standardizzati trasversalmente a tutti questi disturbi. Disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici Sono stati operati due cambiamenti al Criterio A per la schizofrenia: 1) l’eliminazione dell’attribuzione speciale di deliri bizzarri e allucinazioni uditive schneideriane di primo ordine (per es., due o più voci che conversano), che porta alla richiesta di almeno due sintomi del Criterio A per una diagnosi di schizofrenia 2) l’aggiunta della richiesta che almeno uno dei sintomi del Criterio A debba essere deliri, allucinazioni o eloquio disorganizzato I sottotipi della schizofrenia del DSM-IV sono stati eliminati a causa della loro limitata stabilità, della poca attendibilità e della scarsa validità diagnostiche Per contro, nella Sezione III del DSM-5 è compreso un approccio dimensionale che valuta la gravità dei principali sintomi della schizofrenia, al fine di cogliere la rilevante eterogeneità di sintomi e gravità manifestata dagli individui con disturbi psicotici. Il disturbo schizoaffettivo viene riconcettualizzato in termini di diagnosi longitudinale anziché di osservazione trasversale (più simile a schizofrenia, disturbo bipolare e disturbo depressivo maggiore, che sono collegati in questa condizione) e richiede che un episodio dell’umore maggiore sia presente per la maggior parte della durata totale del disturbo dopo che il Criterio A è stato soddisfatto. Il Criterio A per il disturbo delirante non richiede più che i deliri non siano bizzarri; ora, per mantenere la continuità con il DSM-IV è compreso uno specificatore per i deliri di tipo bizzarro. I criteri per la catatonia sono descritti in modo uniforme nel DSM-5. Inoltre, la catatonia può essere diagnosticata con uno specificatore (per i disturbi depressivi, bipolari e psicotici, compresa la schizofrenia), nel contesto di una condizione medica nota o come diagnosi con altra specificazione. La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute: ICF L’ICF appartiene alla famiglia delle classificazioni internazionali sviluppate dall’OMS. Nell’ICF vengono classificati il funzionamento e la disabilità associate alle condizioni di salute. L’ICF non è una classificazione delle persone: è una classificazione delle caratteristiche della salute della persona all’interno del contesto delle loro situazioni di vita individuali e degli impatti ambientali. L’ICF abroga il costrutto di handicap e lo trasforma includendolo in quello di disabilità. Nella nuova concezione la disabilità viene definita come il risultato di una discrepanza tra le richieste dell’ambiente e le prestazioni del singolo individuo. Lo scopo è quello di fornire un linguaggio standard e unificato. L’ ICF è una cornice per organizzare e documentare informazioni sul funzionamento e sulla disabilità. Il ricorso all’ICF può avvenire per il perseguimento di scopi diversi quali: • la raccolta di dati di tipo statistico • la valutazione dei risultati • l’analisi dei bisogni • l’individuazione delle priorità • la progettazione delle attività formative I principi base dell’ICF: • modello OMS di salute • concetto di disabilità • modello bio-psico-sociale di disabilità in ICF La salute secondo l’OMS: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità” (OMS, 1948). Concetto di salute OMS: • intera persona • tutte le dimensioni del funzionamento umano: fisico, psicologico, personale, familiare e sociale • ambiente La disabilità in ICF è una difficoltà nel funzionamento a livello fisico, personale o sociale, in uno o più domini principali di vita, che una persona in una certa condizione di salute trova nell’interazione con i fattori contestuali. La rivoluzione concettuale dell’ICF L’ICF pone l’attenzione sulla salute e sul funzionamento, quindi sulle risorse dell’individuo, non sulla disabilità. Guarda all’uomo come a colui che può trovarsi per qualsiasi vicissitudine della vita ad avere una qualsiasi condizione di salute che, in un ambiente fisico o sociale non favorevole, può divenire disabilità. La disabilità diventa attività e partecipazione della persona che non è più stigmatizzata con le parole disabile, handicappato, ma può mantenere il proprio ruolo, la propria indipendenza e avere un inserimento o un reinserimento sociale. L’ICF (2001) nasce successivamente alle classificazioni ICD e ICDH e si distingue da queste. Il modello concettuale dell’ICD è il modello eziopatogenetico: è una classificazione della malattia che ha una sua eziopatogenesi ed una sua manifestazione. Non informa sui bisogni della persona, sui servizi necessari, sulle necessità di assistenza. La classificazione ICDH (1980) ha una visione derivata dal modello medico (lineare o consequenziale): CONDIZIONE DI Ei AV ana MALATTIA/DISTURBO Lie: Funzioni e strutture del corpo partecipazione ee iI ata] Dimensioni di funzionamento e disabilità Cambiano i significati ➔ Menomazione: perdita o anomalia di una funzione o struttura fisica o psichica. Non coincide con la patologia ➔ Disabilità: è il risultato di un’interazione fra condizione corporee e fattori ambientali. La parola handicap viene eliminata L’ICF è una classificazione. Non è uno strumento di valutazione o di misurazione… né di categorizzazione. Classifica la salute e gli stati di salute ad essa correlati. Non etichetta le persone e non stabilisce chi è normale e chi è disabile. Non classifica le conseguenze delle malattie come nel modello ICIDH. È una classificazione gerarchica. L’ICF non è uno strumento per un singolo professionista. È uno strumento per un’équipe. L’ICF può essere usato per condividere il funzionamento, gli obiettivi, i piani terapeutici e gli interventi tra operatori e tra servizi. Costrutti e qualificatori di attività e partecipazione • Capacità: è il livello di funzionamento di un soggetto in assenza di facilitatori o barriere, in una condizione di valutazione “neutrale” o “standard” • Performance: descrive ciò che una persona fa nel suo ambiente attuale CAPACITA’ PERFORMANCE PERFORMANCE CON ASSISTENZA Presuppone un ambiente standard (che non facilita e non ostacola) e considera il funzionamento della persona in quel contesto Descrive e misura il livello di performance della persona nell’ambiente reale in cui vive (casa, scuola, lavoro, comunità, ecc…) Descrive ciò che una persona fa nel suo ambiente attuale contemplando l’ausilio dei fattori ambientali (es: operatori) Possono essere anche presenti: • irregolarità nella respirazione • epilessia (oltre il 50% delle persone affette ha avuto almeno una crisi • epilettica) • aumento della rigidità muscolare con l'età, che può anche provocare • deformità e atrofie muscolari • deambulazione a base allargata (in circa il 50% dei soggetti) • ritardo della crescita Il disturbo disintegrativo dell’infanzia Il disturbo disintegrativo dell'infanzia viene anche chiamato sindrome di Heller, demenza infantile o psicosi disintegrativa. Il bambino colpito da questa sindrome va incontro, dopo i primi 2 anni di vita ma sempre prima dei 10, ad una perdita significativa di capacità acquisite in precedenza in almeno due delle seguenti aree: • linguaggio • relazioni sociali • controllo degli sfinteri • capacità motorie • Il disturbo disintegrativo dell'infanzia spesso è associato al ritardo • mentale grave Sviluppo apparentemente normale per almeno due anni dopo la nascita, come manifestato dalla presenza di comunicazione verbale e non verbale, relazioni sociali, gioco e comportamento adattivo adeguate all’età. Perdita clinicamente significativa di capacità di prestazione già acquisite in precedenza (prima di 10 anni) in almeno due delle seguenti aree: • espressione o ricezione del linguaggio • capacità sociali o comportamento adattivo • controllo della defecazione o della minzione • gioco Anomalie nel funzionamento in almeno due delle seguenti aree: • compromissione qualitativa dell’interazione sociale (per esempio compromissione dei comportamenti non verbali, in capacità di sviluppare relazioni con i coetanei, mancanza di reciprocità sociale o emotiva) • compromissioni qualitative della comunicazione (ritardo o mancanza del linguaggio parlato, in capacità di iniziare o di sostenere una conversazione, uso stereotipate ripetitivo del linguaggio, mancanza di giochi vari di imitazione) • modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati, incluse stereotipia motorie e manierismi L’anomalia non è media attribuibile ad un altro specifico disturbo generalizzato dello sviluppo o alla schizofrenia. I sintomi premonitori possono includere: • aumentati livelli di attività • irritabilità e ansia, seguiti da una perdita del linguaggio o delle altre capacità di prestazione La sindrome di Asperger La Sindrome di Asperger è comunemente considerata una forma dello spettro autistico "ad alto funzionamento". Il termine "Sindrome di Asperger" venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una rivista medica del 1981; la chiamò così in onore di Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni Novanta. Gli individui portatori di questa sindrome (la cui eziologia è ancora ignota) sono caratterizzati dall'avere una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Diversamente dall'autismo classico, non si verificano significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo. Alcuni sintomi di questa Sindrome sono correlati ad altri disturbi, come ad esempio il disturbo dell'apprendimento non-verbale (Nonverbal learning disorder), la fobia sociale o il disturbo schizoide di personalità. La Sindrome di Asperger non viene diagnosticata solo con le proprie caratteristiche, ma anche con una vasta gamma di condizioni di comorbilità. Disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD-NOS) C’è una grave e generalizzata compromissione dello sviluppo dell’interazione sociale associata con una compromissione delle capacità di comunicazione o con la presenza di attività stereotipate, ma non risultano soddisfatti i criteri per alcun disturbo specifico (per es. Autismo atipico, che ha un’insorgenza tardiva). Il disturbo autistico (o autismo) - Bleuler (1911) nell’ambito della schizofrenia per indicare un comportamento rappresentato da chiusura, evitamento dell’altro ed isolamento - Kanner (1943) descrizione di un’entità nosografica (Autismo infantile) • Etiologia sconosciuta • Insorgenza precoce • Tendenza all’isolamento • Bisogno di immutabilità • Assenza di segni neurologici • Genitori “freddi”(“genitori frigorifero”) Modello psicodinamico (negli anni successivi): - l’autismo rappresentava una difesa contro l’angoscia derivante da un fallimento delle prime relazioni oggettuali Negli ultimi anni questo tipo di approccio è stato oggetto di numerose valutazioni critiche: - il riscontro di alterazioni organiche in numero sempre maggiore di bambini autistici - la definizione di modelli neuropsicologici sempre più convincenti (human information processing, Teoria della Mente, ecc.) → da cui deriva che le cause del disturbo autistico sono da ricercare all’interno del bambino e non più all’esterno Il Disturbo Autistico (dal greco autòs, che significa “sé”) è uno dei più gravi disturbi psichiatrici dell’età evolutiva. Con il termine Autismo si intende “il restringimento delle relazioni con le persone e con il mondo esterno, un restringimento talmente estremo da escludere qualsiasi cosa eccetto il proprio sé”. Le cause risultano attualmente sconosciute. Esso rientra nell’ambito dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, termine utilizzato dai due principali sistemi di nosografia codificata, il DSM-IV e l’ICD- 10. Il Disturbo Autistico viene detto anche Autismo Infantile, Autismo di Kanner o Sindrome Autistica. Le caratteristiche generali di questa patologia sono: • una menomazione qualitativa (significativa per l’età cronologica) nell’interazione sociale • una menomazione qualitativa (significativa per l’età cronologica) nella comunicazione verbale e non verbale e nell’attività immaginativa • una marcata limitazione del repertorio di attività e di interessi
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