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corso di varini letteratura modulo c vittorio alfieri 2020-2021, Appunti di Letteratura Italiana

modulo C corso di varini 2020-2021 su vittorio alfieri la Vita

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 13/06/2021

ottapazza
ottapazza 🇮🇹

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Scarica corso di varini letteratura modulo c vittorio alfieri 2020-2021 e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! VITTORIO ALFIERI 22.4 Esperienza di parini legato riformismo teresiano ,vecchio regime cerca sopravvivere se stesso e andando contro idea diritto di cittadinanza .monarchia cerca di democratizzarsi in un operazione condotta sul filo della contraddizione. 1789 esperienza decisiva per vittorio Alfieri VITTORIO ALFERI esperienza anti tirannico e libertario . alfieri è lettore appassionato di Macchiavelli e ci sono possibilità di declinare di discorso di M scegliendo direttrice e sacrificandone altre. M trova Posizione repubblicana , è patrono del repubblicanesimo nel 700 . idea repubblica degli uguali e ordinamento statale è la repubblica. Maniera organizzare rapp. dentro istituzione antitetica all’idea aristocratica, nella repubblica si è liberi cittadini e tutti uguali. Alfieri larga parte della sua vita pensa politica e rapp. dentro lo stato. Esperienza del 1789 rivoluzione giacobina per lui è traumatica Accompagnata da Contraddizione . alfieri non fa mancare ai giacobini una simpatia forte che trasmette in un opera Parigi sbastigliato presa del potere dei giacobini abbattono monarchia Luigi XVI che lo porteranno sotto ghigliottina Alfieri osserva degenerare dell’esperienza giacobina, violenza estrema che lo sgomenta che gli offre il senso della trasformazione di un esperienza che nasceva come libertaria e portatrice istanze democratiche da luogo agli anni del terrore, Giacobinismo tra 89 e 92 si apre anni del terrone . esperienza che lascia sgomenti e carichi di inquietudini che guarda anni decisivi. Giacobini ricominciano a dilaniare se stessi, capi della rivoluzione giacobina da Robespierre finiscono macinati da un esperienza che divora per se stessa. Giro per pochi anni ritorno monarchia imperiale con napoleone Bonaparte prende potere a parigi . alfieri guarda evoluzione e cambia idea dell’aristocrazia e nobiltà e riscrive es parti della vita e cap iniziale della vita cambiando giudizio sulla nobiltà, ragionando da un concetto stesso di nobiltà: non banda nascendo da una famiglia nobiliare e lasciando questa cosa in secondo piano e passando oltre  Edizione scritta nella prima stesura 1790 scritta in maniera furiosa ed entusiasmo. Prima stesura: manoscritto laurenziano alfieri 14, prima stesura della vita. Noi leggiamo la terza stesura di vita, ultima volontà autore, passando da una scrittura parziale da ripensamento radicale in forma diversa integrata non marginali cambiamenti. interviene 1792 e 1798 siamo negli anni in cui alfieri guarda anche politica parigina in Europa e poi ultima stesura che poi conclude nella data fra 1800-1803 scrive ultima versione che noi vediamo. Operazione Riscrittura e ripensamento della propria esperienza . Terza ed.: alfieri fa pace con propria con premesse nobiliare insite nella sua biografia. nato marchese. Messa fuoco sul modo correttamente inteso di concepire concetto di nobiltà. Mette strategia che riformula definizione nobiltà togliendo prospettiva dibattito che mette al centro questioni antiche, idea discussione del significato nobiltà era già una preoccupazione preminente per dante e suoi amici esperienza dello stilnovo. Alfieri è un poeta della libertà. Idea ossessiva e unica preoccupazione. grande poeta tragico . realizzare obbiettivo che ad un certo punto penserà di aver preso corpo , esperienza che gli sembra maturare che arriverà alla fine alfieri inventerà circolo poetico raccolto a omero , in questo circolo alfieri vedrà se stesso come segretario di consesso. Vede in questo circolo Migliori voci della poesia . progetto totale e immagina della sua vita. Gli serve per affermare Vocazione. Rilegata spazio marginale e sbrigata conta rapp con queste immagini e tentativo di adeguarsi a un progetto. primo ostacolo è inventare lingua. Deve diventare la sua lingua dentro spazio della poesia e spazio tragico e biografia e racconta tentativo angosce e viaggio glorioso. Biografia sembra agiografia, (simile alle biografia Della vita dei santi). Racconto autobiografico che descrive se stesso come uomo votato in maniera votata alla santità laica della poesia. Giacomo de benedetti era critico. Rivista piero bonetti aveva cominciato a scrivere saggi e fa punto su quello che succede letteratura nel presente e alle proposte nuove che riguarda joyce, cosidetto modernismo. Sente richiamo per l’antico. saggi di Michael Quante scrittore francese, poesia aforistica. Ha ossessione di diventar autore e poeta, vedere esperienza nell’esercizio poesia e scrittura . fosse marginale , opera come secretum. Sant’Agostino interroga come francesco Petrarca e lo provoca parlare di parlare esperienza e legata sua esperienza concreata come uomo. suo muove come altri uomini. Non legata all’unicità dell’essere poeta e respirare esperienza poesia Scrive vocazione di vittorio alfieri, corpo libro ha a che fare con pagine Bendetti mette insieme negli anni drammatici (guerra civile) Alfieri incapace di parlare presente, riscopre una sua vitalita e capacita di comunicare con presente. Alfieri concepiva vita come coronamento di un carriera ch’era centrata esperienza del genere tragedia che dava significati Alfieri a reinventato un genere nel 700 , la tragedia classica, è diventato un grande tragico, rimettere senso di classicità nel presente ed è un Teatro ricco di risultati e incapace fuoriuscire dal proprio tempo. Teatro di poesia che non riesce a trovare con istante drammaturgiche . è un teatro che funziona per letteratura ma funziona male. Possibilità di trasformarlo in un spettacolo. . Vita apre al meccanismo dell’introspezione. esplora se stesso e comincia muovere nello spazio dell’interiorità. spazio se stesso, Specie esercizio di introspezione , esercizio continuato non ha mai interruzioni e alfieri procedesse dissezione di se su tavolo anatomico e parlando di se e dando luogo a un indagine che tende ad accusare propria inadeguata e salvazione alle proprie debolezza dentro progetto in divenire. Auto accusarsi e trovare via fuga finisce di essere movimenti drammaturgico , specie contrapposizione fra due voci che parlano, Una parte di alfieri accusa l’altra trova giustificazione e rivendica propria debolezza . dentro giustificazione che alfiere per questo esercizio ha che fare co amore di se e qualcosa che in termini potremmo riformulare parlando di narcisismo, condizione narcissica , di alfieri ed è del poeta . mito narciso ha che fare con figura mitologica che si specchia e si innamora di se stesso fissando… Mito consegna a specie di apologo, piccola storiella che ha significato percepibile e quasi esplicito . Mito sembra indicarci da un alto questa pulsione di essere umani a rinnamorarsi qualcosa di se e anche distruttivo e insito idea chiudere idea lo spazio delle relazioni con altro di se e specie di esercito che è Petrarca chiamerebbe “esercizio del soliloquio “ , del parlar con se . Vita di alfieri è monologo ed è animato da una specie di consapevolezza che questa voce come oratore di teatro. Luce arriva su di lui e sfondo nero, alfieri al centro da solo e racconta sua vita. La vita attraversata da esperienze singolari e mossa da una sorta impulso a viaggiare , segno di frenesia, passa in paese e in paese . Avviato vita militare... luogo costruttivi per suo orizzonte. Quando si libera lo fa accompagnano racconto e maturare vocazione poetica, prima latente e poi consuma scatto e diventa progetto riconosciuto senso . passa per una crisi riconosciuta senso inadeguata e sentir ignorante. Comincia studiare davvero, tratti satirici seconda parte del libro. Scrive a 50 anni il libro, sono esperienze filtrate alla luce della memoria, è un esercizio necessario ma produce effetti strani e spiazzanti. Sbaglia cominciando nel cap 1 e raccontando sbagliando giorno perche era nato 16 e non 17. Memoria manipola il passato e attribuisce consapevolezza che è frutto della maturità che non c’era nel tempo reale. Per lui conta vissuto nel momento che deve raccontare le cose, fara anche un altro scrittore Casanova. Alfieri usa memoria per ripercorrere tutto e mette filtraggio quello che c’è stato prima. Nel 1790 scrive prima versione opera. Avverte legame totale con sua famiglia, specialmente con sua sorella. Difficolta nel dare una spiegazione razionale aperta che sente inconscio. Introduzione è composta da una giustificazione scritta anteriori a quanto alfieri aveva organizzato, comincia con una citazione di Tacito sulla vita agricola: “molti ritennero che fosse fiducia narrare la propria vita dei propri molto piu che non arroganza…”. Giustificazione di tacito che racconta la vita di un politico romano importante, interroga sulla difficoltà di scrivere la al presente e intervenire nel presente biografia. Movimento legato a parare colpo non ancora arrivato a alfieri vede profilarsi nel momento che vede parlarsi di se e mettere avanti se stesso come materia dell’opera sembra sorta di arbitrio, violarlo organizzando discorso attorno parola “io”, invece dovrebbe essere lasciato per ragioni di buongusto dietro Lingua è ancora impacciata, con patina toscanizzante molto moderna. Lingua parlata ancora utopia che rimarrà fino a 800 e una parte del 900. Alfieri studia italiano nei libri e gli piace la lingua parlata nel toscano, soprattutto di siena che non quello di Firenze. A Siena ha amicizie piu durature nel tempo. “…né false o illusorie ragioni, le quali non mi verrebbero a ogni modo punto credute da altri ; e della mia futura veracità in questo mio scritto assai mal saggio darebbero.” Null’affatto credute da altri, darebbero testimonianza assai precaria traballante in questa mia deposizione Preme idea questo racconto autobiografico ha che fare con deposizione, dichiarazione spontanea a un lettore. Ingenuamente= candidamente V 10 Confessare a scopo di difesa questo carattere narcissico di occuparsi di se e proprio legame di affezione con la propria persona. Mossa retorica … quel dono cioè, che la natura in maggiore o minor dose concede agli uomini tutti, ed in soverchia dose agli scrittori, principalissimamente poi ai poeti, od a quelli che tali si tengono. questo amore di se con propria persona, costitutivo di qualunque essere umano appartiene a tutti in dose massiccia. Specie correctio, è una figura retorica è la correzione, messa a fuoco, accumulo nel quale ogni elemento precisa altro ulteriormente. Tengono: deponziare specie climax clima ascendente, precipita a che fare col sospetto di ironia. Titolo essere poeta figure che ambizione di definirsi tale dopo esito artistico. E dice che ci sono altri poeti non bravi… Mossa ironica. Amore per se stessi. ed un illuminato trasporto pel vero ed il bello, …. mossa disprezzatura, lasciare elemento terzo elemento di parte, arte del far passare leggeri le cose . sa che il vero, il giusto e bello sono la stessa cosa e il terzo elemento il giusti lo ha intenzionalmente lasciato cadere. Sono 3 elementi di costellazione unitaria. Bello e vero richiamano il giusto.liberta ha a che fare con la giustizia, con la bellezza e con la verità che tutte le riassume. PRIMA PAGINA: Cit. di Pindaro: Sogno d’ombra è un sogno di un sogno, come un sonnambulo è presente ma pensa che tutta la realtà potrebbe essere un sogno. è un modo di dire che i vivi sono morti o che i morti sono vivi, meditazione sulle cose umane. Alfieri: faccio la storia del presente come se fossi morto o la descrivo come se non l’avessi vissuta io, vuole offrire un'idea drammatica (c’è di mezzo il teatro) e conflittuale di quello che dirà. La lingua usata da Alfieri è una lingua mobile, moderna ma toscaneggiante, l’italiano parlato è un’utopia per tutto l’800 e fino alla metà del ‘900, vi è ancora un divario fra la lingua scritta e quella parlata, ci sarà fino al (1954 fondata la Rai) 1960 quando la televisione arriva nelle case degli italiani e l’italiano diventa una lingua condivisa e parlata da tutti, prima l’italiano letterario, all’epoca di Alfieri l’italiano scritto comprendono quelli che hanno studiato la lingua sui libri. a lui piace l’italiano di Siena perché ha alcune delle amicizie più durature nel tempo. Questo mio scritto: visto come una dichiarazione spontanea ad un lettore, come in tribunale si fanno le deposizioni. Per disattivare un’accusa scrive: L’amore di me medesimo, amore proprio che è di qualsiasi essere umano “correctio”: messa a fuoco progressiva, specie di climax che si conclude con una sorte di ironia: “od a quelli che tali si tengono”, non basta dirsi poeti per esserlo. Lui dice che è un poeta vero, quindi, può esagerare esibendo troppo amore di me stesso, lo testimonia la mia opera. Baldassarre Castiglione è il teorizzatore della sprezzatura: atteggiamento studiato e voluto di piena disinvoltura e spontaneità volto a ostentare una sicurezza assoluta. Quando Alfieri scrive “vero e bello” omette “giusto” però le tre parole sono un tutt’uno e sa che, anche omettendone una, al lettore verrà in mente lo stesso. 23^LEZIONE-5/5/2021: Iniziamo la lezione introducendo due questioni: Il rapporto tra la tentazione al suicidio di Alfieri ha a che fare con la temperie romantica in cui Alfieri si muove e, dall’altro lato, però, c’è anche un attaccamento alla vita da parte dell’autore, il che è una contraddizione molto interessante. L’altra questione è il rapporto del nostro conte astigiano con le donne cortigiane. Entrambe le questioni sono accomunate da una sostanziale leggibilità in chiave psicoanalitica: i due rilievi messi in campo ci mostrano come Alfieri sia leggibile, a posteriori, con elementi psicoanalitici, il che ci permette di inquadrare il rapporto dell’autore tra la sua interiorità e il mondo esterno. Alfieri è un coacervo di questioni che sembrano risolte nella sua autobiografia, però si capisce che, invece, in lui c’è un continuo e piacevole contraddirsi, così come in tanti altri autori ma, forse, Alfieri è leggibile in chiave psicoanalitica più degli altri. Nel quadro dell’opera di Alfieri, pur essendo evidente l’attenzione alla forma in molti versi, c’è un qualcosa di immediato e sottratto agli arzigogoli dello scrivere pensando ossessivamente alla forma dell’autobiografia. Alfieri dice: non voglio “proemizzare” troppo il senso della mia operazione ma, nel dirlo, utilizza il verbo “proemizzare”, che è un verbo di origine alfieriana, un “hapax legomenon”, il che non fa che rafforzare quella contraddizione di cui prima parlavamo. Alfieri usa quest’espressione quasi per via di un nervosismo, ovvero: quando dice che non vuole “tenerla lunga” scrivendo, ovviamente vuole evitare di dirlo in maniera poco veloce e, per dirla, appunto, nel modo più rapido possibile, utilizza questo termine che, come detto, nasce da un personale fastidio/nervosismo. Alfieri pensa che la letteratura, e specie la letteratura italiana del suo tempo, abbia bisogno di ritrovare un rapporto con le “cose”, con le esperienze reali, uscendo dai ricami formalistici e dalle fantasticherie che avevano costituito ragione d’interesse per la letteratura fino a quel momento (condizione amorosa, ruolo della donna, sensazione data dall’innamoramento e altre cose simili), in quanto in questa dimensione è facile ricadere sempre nel raccontare le stesse cose nello stesso modo. Alfieri, dunque, ha smania di viaggiare e di aprirsi ad un ventaglio di possibilità di argomenti più ampio, e ciò si vede bene nell’opera fino alla parte terza, in cui, tra una pagina e l’altra, continua a ripetere di non voler stare fermo, bensì di voler continuare a fare esperienze, senza però sapere come fare se non partendo dalla cultura. Ad un certo punto, proprio in virtù di questo, Alfieri decide di fermarsi e di studiare, ma proprio per la sua caratteristica di essere estremo in ogni cosa, studia in vista di diventare il più colto di tutti, non solo facendosi una buona cultura generale. Quando Alfieri è in giro a peregrinare, prima ancora di compiere i suoi 19 anni, con un po’ di soldi in tasca, dice di scoprirsi improvvisamente spilorcio e taccagno per poi, con un movimento strano, la taccagneria viene ricondotta a un meccanismo più razionale di parsimonia nello sperperare i suoi averi, e lo fa citando una famosa pagina di Aristotele che, nell’Etica Nicomachea e nell’Etica Eudemia, parla della distanza e della distinzione fra il vizio e la virtù, la quale spesso è una distinzione di carattere quantitativo. Cosa separa la parsimonia dalla taccagneria? Una differenza di carattere quantitativo: l’uomo parsimonioso è attento a non cadere nell’errore e nel peccato che Dante, nell’inferno, riconduce ai prodighi, mentre l’uomo che estremizza questo meccanismo allora cade nell’errore e diventa un taccagno. Aristotele non parla di questo a riguardo del denaro, bensì riguardo alla guerra parlando, a proposito di essa, del coraggio e dell’audacia: il coraggioso lo è in piena coscienza di sé, l’audace si butta nel vuoto senza sapere che può nascondere un baratro. Alfieri si mette in rapporto, dal punto di vista intertestuale, con vari riferimenti alla letteratura e alla filosofia che, però, non confessa, ma la cultura è presente in ogni pagina del suo racconto. Alfieri, in ogni, luogo, è perennemente scontento e, ora, sta prendendo, da Genova, la rotta per la Francia. C’è una parte interessante nell’opera: il capitolo quarto della parte terza dell’opera di Alfieri: Fine del viaggio d’Italia; e mio primo arrivo a Parigi. Ad Alfieri, nella sua prima parte di vita, piacciono le città di mare, e dice di apprezzare Genova e Livorno che, a lui, ricorda Torino (il che è stravagante… forse centrano solo per l’impianto monumentale di tipo barocco di Torino e per il fatto che Livorno è condizionata da una forte impronta militare e portuale). Alfieri, muovendo da Torino verso giù, visita molte città che però producono in lui noia e nient’altro, se non per qualche raro caso come, ad esempio, la città di Pisa, che in un attimo lo rapisce, se non altro per la lingua. Non è casuale che ad Alfieri piacciano le città di mare (Genova, Livorno e in un primo momento Napoli, anche se poi dice che quella città ha un nonsoché di sudicio, forse per via dei commerci). Ritorniamo al punto: quando da Genova decide di andare in Francia, il nostro Alfieri racconta di prendere la via per mare e di arrivare a Marsiglia, arrivo che sarà sconcertante per quello che ne viene, ossia un’impossibilità di trovare contenuti e cose per riempire il suo discorso di sostanza. (pagina 78 della versione gratuita del libro su Google) Partito da Genova, Alfieri dice di viaggiare su una piccola nave (=feluchetta) alla volta di “Antibo”, e gli sembrava di andare per le Indie. Alfieri con queste parole sta prendendo in giro la propria ignoranza giovanile, che è il bersaglio polemico della prima parte dell’opera. Allo stesso tempo, però, sta anche guardando gioiosamente all’ingenuità dei suoi vent’anni. Quando Alfieri è costretto a constatare che la sua illusione di partire non per le Indie ma per Marsiglia fermandosi a Savona per il vento siamo davanti a una sorta di risvolto comico-grottesco. Questo ritardo dovuto al fatto di fermare la navigazione a Savona, Alfieri confessa che lo annoiò, nel senso che gli recò profondo fastidio, dicendo che non uscì mai di casa, nemmeno per visitare la famosa madonna di Savona. In questa comicità involontaria c’è un principio d’indeterminazione: non si può, nello stesso momento, identificare la posizione di una particella e insieme la sua velocità di spostamento… uguale per la comicità: essa arriva prima, e se proviamo a comunicarla a qualcuno che non stava ridendo in quel momento, allora l’effetto diventa penoso. Il riso e la comicità sono portatori di un elemento che recalcitra rispetto alla realtà: se proviamo a mettere sotto la lente le ragioni del riso, quest’ultimo e la comicità stessa evaporano. Con Alfieri le cose sono relativamente facili, in quanto lui non ha volontà di farci ridere, però si mette a nudo nei meccanismi dei suoi slanci giovanili, nella sua condizione di noia e nella sua condizione di insoddisfazione, il che apre sia uno squarcio sul presente (il tema della noia di tutti o dello “spleen” di Baudelaire), sia arriva ad un risultato non ricercato dallo stesso autore, ovvero il riso. In questa stizza data dal fatto di stare a Savona, nonostante gli abbiano detto di visitare il monumento famoso della città, decide di rinchiudersi in casa, il che ci fa ragionare, nuovamente, sulla lettura psicoanalitica dell’Alfieri: è evidente che Alfieri non voglia far ridere, ma risulta, suo malgrado, comico molto spesso… e dove arrivano questi elementi comici il critico psicoanalitico (potenzialmente tutti i lettori) si interroga sul cosa faccia ridere, arrivando a capire che è il modo in cui Alfieri racconta e, di nuovo, interrogandosi sul perché allora Alfieri racconta le cose proprio in questo modo. Alfieri allora dice che non avrebbe più voluto vedere né sentire nessun luogo d’Italia e che non aspettava altro che arrivare in Francia, la quale gli piace solo nel momento in cui la sogna, ma non quando effettivamente ci arriva (e qui si ritorna al tema della noia del tutto, oltre che poter prendere come paragone alcune parti dello “Zibaldone” di Leopardi). La stessa cosa, più o meno, accade all’inizio: quando Alfieri non sopporta l’idea di doversi per forza mettere una reticella, decide di “giocare d’anticipo” e mettersela da solo, così da schermare in partenza l’attacco che potrebbe arrivare dall’esterno. (Termine sesquipedale = esageratamente lungo). Per rendere più drammatica l’idea del ritrovare sé stesso nel corso dell’opera, è come se Alfieri avesse bisogno di caricare di drammaticità e noia la prima parte della sua vita. Ora saltiamo avanti = arrivo di Alfieri a Marsiglia: pagina 80-81 versione gratuita su internet: Alfieri dice che, oltre al teatro, un altro suo divertimento era quello di bagnarsi quasi ogni sera nel mare. “Mi era venuto trovato” (=espressione dialettale ridicola e comica) un posto grazioso fuori dal porto che, da uno scoglio, mi toglieva ogni vista della terra e non vedevo altro che mare e cielo. Quest’immagine ha a che fare con l’Idillio che, in greco, è una scena nella quale tutto si propone in termini insieme perfetti e del tutto pacificati… una sorta di fusione tra il personaggio (in questo caso Alfieri) e il paesaggio. Questo luogo, secondo Alfieri, gli ha riempito l’animo di cose da raccontare in poesia o in prosa, anche se in realtà gli mancano i contenuti, la lingua e, dunque, il modo di scrivere in prosa o in poesia, poiché si rende conto che la poesia non vive di emozioni assolute vissute nel momento, bensì della capacità di rendere queste emozioni parole e di trasmetterle efficacemente agli altri (il viaggio lo vivi ed è bello, ma non sempre riesci a raccontarlo agli altri per come lo hai vissuto, almeno che tu non abbia quella capacità tipica degli autori della letteratura odeporica o che, comunque, tu sia bravo ad esprimerti in prosa o poesia, ed è per questo che chi legge il milione di Marco Polo ha quasi l’impressione di esser stato in Cina, per la capacità che l’autore ha di farti viaggiare sulle ali della fantasia). Per trasformare le cose in parole, Alfieri si ricorda, caratteristica dell’opera come lo è stata sempre nelle sue altre, anche se in realtà lui non è mai stato troppo breve ma, in questo caso, la brevità riprende il concetto di “brevitas”, ovvero di scrivere sentenze lapidarie, le quali arrivano e sono definitive, non lasciano spazio per una replica. Ecco, Alfieri pensa al suo teatro come lapidario, ed è in questo senso che usa il termine brevità. Alfieri, però, si rende conto che l’autobiografia non funziona così… in quanto l’autobiografia si basa su esperienze non assolute e definitive, bensì quotidiane e che hanno bisogno di immersione e del giusto tempo per essere raccontate e condivise… o uno racconta o uno è lapidario, le due cose non possono coesistere in sostanza, perché la forma dello storytelling è il contrario della lapidarietà, prevede il tornare indietro, l’inciampare e via discorrendo. Alfieri dice una cosa paradossale: l’infanzia non conta niente. Per lui l’infanzia è insieme il serbatoio di molte esperienze e, inoltre, un territorio sottratto alla cultura e, perciò, non gli interessa. Per Alfieri quella parte di vita può essere anche saltata da un lettore che non ha voglia di leggerla, anche se in realtà poi non è così perché un’opera va letta per intero e l’infanzia getta le fondamenta per tutta l’opera di Alfieri. Quello che l’autore dice, dunque, fa parte di un armamentario retorico. Alfieri poi, a pagina 4 arriva a chiudere il discorso: non posso essere breve, e se avrò ancora tempo di vivere dopo che consegnerò quest’opera, vivrò altri fatti e se scriverò un’appendice di questo libro oltre a non essere breve farò ciò che è tipico degli anziani, ovvero il chiacchierare, spesso di cose inutili. Anche il termine che usa, “chiacchiere”, ha nuovamente a che fare con un approdo comicizzante, perché vuole far ragionare sul fatto che l’opera, iniziando con un registro alto, potrebbe finire con un registro meno alto e anzi, comico. Proprio per chiudere, chiede al lettore di perdonarlo se mai scriverà quell’appendice di cui sopra parlavamo, e di “punirlo” non leggendola proprio. Il nostro soffermarsi su questa porzione ha un valore metodologico per verificare quanto Alfieri, nella sua dimensione di autore che parla di sé stesso e che monologa, finisca per essere preda di tutti quelli che, monologando per soliloquio come fa lui, diventano assurdi, ed è infatti assurdo l’approdo a cui arriva in questa pagina 4 ragionando sull’appendice che ancora non ha scritto, in quanto produce davvero una sorta di “gag” il ragionamento alfieriano, anche perché Alfieri raccomanda al lettore di saltare delle parti, ma in realtà non vuole che il lettore lo faccia e sa che il lettore non lo prenderà sul serio, perché lui concepisce alla sua opera come unitaria e da seguire nella sua totalità. 25^LEZIONE-10/5/2021: Alfieri non sembra attendibile. L’operazione dell’autobiografia mette avanti la memoria, ed è normale che ci siano vuoti, perché la memoria totale non esiste. La volta scorsa abbiamo concluso parlando di autori del Novecento e, prima di ricominciare a leggere, è bene dire che il tema del tempo è centrale anzitutto per i due autori che si immergono nel genere del romanzo a inizio Novecento: Proust (Alla ricerca del tempo perduto), il quale mette al centro della sua opera l’idea per cui il tempo è liquido, in una dimensione che mette a confronto l’attimo e l’eternità. Lo stesso tema è ritrovabile anche in un altro autore: Joyce (Ulisse). Nella sua opera, Joyce, racconta non, come sembrerebbe supporre il titolo, il lungo viaggio di ritorno di Ulisse, bensì il tema per cui anche il perdersi, come si perde Ulisse nel tornare a Itaca, può essere un’esperienza… anche il perdersi nel proprio quartiere (nel caso dell’opera di Joyce quello di Dublino del protagonista Leopold Bloom), in cui, ovviamente, la dimensione dell’avventura non è presente, bensì è negata, al contrario di ciò che accade ad Ulisse nell’Odissea, in cui l’avventura è più che centrale. Allora Joyce come fa a tenere vivo un romanzo per 1000 pagine senza una materia narrativa? Dilata e modifica il tempo, per cui un solo giorno della vita di Bloom e un’intera esistenza del romanzo di Proust diventano la stessa cosa. Il tempo, dunque, è come una fisarmonica: può dilatarsi o compattarsi o, come diceva Montale, il tempo è reversibile come il nastro di una macchina da scrivere (il nastro, quando è usurato, si può girare). Non è casuale che questa maniera di accostarsi al tema del tempo faccia ritornare dei temi, perché settimane fa parlavamo proprio della relatività. Ora ci riaccostiamo ad Alfieri e, per farlo, partiamo da una cosa: noi siamo di fronte a un autore settecentesco che utilizza una sorta di meccanismo di amnesie di volta in volta involontarie o volontarie, in cui la memoria cancella oppure aggrega degli eventi del passato modificando la loro faccia. La memoria poi, con un meccanismo selettivo, sceglie ciò che è più importante e condanna il resto all’oblio. L’autore, dunque, nel muoversi nel suo passato, finisce per essere un vero e proprio sperimentatore perché, ricordiamolo, siamo pur sempre nel 1700. Siamo dunque chiamati a leggere questo libro quasi sentendoci obbligati a vestirci da psicoanalisti e a far accomodare Alfieri sul lettino, così da poterlo far parlare di sé e leggere in maniera psicoanalitica i suoi ricordi, un po’ come accade, seppur in maniera diversa, ne “La coscienza di Zeno” di Svevo o ne “Il Male Oscuro” di Giuseppe Berto, uno dei libri italiani più belli della seconda metà del Novecento. Berto, ad esempio, nella sua opera, racconta di uno psicoanalista che assegna un compito al paziente: raccontare, durante la seduta, i suoi sogni. Il problema è che il personaggio di Berto non ricorda i sogni e, dunque, se ne inventa uno solo per poter non arrivare alla seduta a mani vuote. Nel fabbricarsi il sogno, il protagonista dà vita a un qualcosa che prima di allora non aveva calcolato e, dunque, pur non avendo fatto un sogno in maniera irriflessa ma essendoselo inventato, capisce qualcosa in più di sé. Borges, a tal proposito, disse che si è necessariamente autobiografici anche quando non si ha intenzione di parlare di sé, involontariamente. Questo ci ricollega al discorso su Alfieri, perché, se ci si pensa, tutta questa materia in lui comincia a premere e a diventare materia d’azione. La letteratura, in Alfieri, comincia a mettere in discussione anche sé stessa fondamentalmente. Rispetto ai discorsi fatti la volta scorsa parlando della “noia”, allora che spazio ha la noia in questi libri (Vita di Alfieri, opera di Proust e quella di Berto)? Sicuramente la noia ha spazio in questi libri… è una dimensione inglobata nel racconto di ognuno di questi autori, la quale è una dimensione che ha a che fare con l’onirico, una dimensione cullata da una parola quasi “amniotica” e ipnotizzante in cui la noia è sicuramente presente e calcolata. La noia grava dentro qualunque discorso, anche dentro al nostro, perché in fondo è la differenza tra quello che succede a lezione per noi e tra quello che succede all’esterno come, ad esempio, la dimensione festivaliera. Quando si comincia a leggere il libro e questo ha il sapore della verità, allora questo non è un libro che fa perdere tempo e che mette in crisi il lettore, oltre, ovviamente, a farlo accrescere o a provocarlo. Il lettore, in sostanza, deve andare alla ricerca della verità e della presenza di essa in uno scrittore, ma per uno scrittore (e di conseguenza per Alfieri), non esiste una verità assoluta e unica, bensì si tratta spesso di costruire e di trovare una propria personale verità nel mentre del ricercare sé stesso. Ciò vale per tutti o solo per gli autobiografi? Probabilmente vale per tutti, anche se è chiaro che nell’autobiografia ciò diventa palese, in quanto il genere si basa proprio sul raccontare un’esperienza personalmente e realmente vissuta. Per riprendere il discorso, ed eventualmente chiarirlo citando Nietzsche, il filosofo tedesco a un certo punto cosa dice: “non esistono fatti, soltanto interpretazioni”. In ciò, che è ovviamente una provocazione, c’è l’idea che nel modo con cui noi interpretiamo i fatti ci sia sempre uno sguardo personale e, di conseguenza, unico e non valevole nemmeno per i nostri simili, e questo cosa c’entra con Alfieri e col discorso dell’autobiografia? C’entra forse per confermare ancor più il discorso per cui un autore, volente o nolente, spesso parla di sé, anche quando il suo intento non è autobiografico. Quando Alfieri ragiona fuori dal teatro, in cui l’idea di una verità unica è sicuramente presente, quest’idea di verità non c’è… in quanto sarebbe come una sorta di filtro per individuare la realtà che, per sua natura, è molteplice. LEGGIAMO: DA PAGINA 4 DELLA VERSIONE GRATUITA SU INTERNET. (Da “aggiungerò nondimeno…”). Qui Alfieri afferma di non volersi dilungare su cose inutili, ma che non nega di potersi soffermare molto su particolari che, raccontati, possono essere utili allo studio dell’uomo in generale e, in questo, Alfieri ha il carattere dell’apologo. Perché apologo? Perché Alfieri, durante l’opera, racconta episodi minuti della propria vita (rifiutare un regalo che la nonna materna gli sta offrendo e chiudersi in un orgoglioso silenzio), i quali riguardano momenti particolari della sua intera vita. Questi vari episodi vengono introdotti nel discorso alfieriano perché egli pensa che lì, in quel piccolo particolare, si sta rivelando un’importante caratteristica di sé (nell’episodio della nonna, ad esempio, la sua caratteristica di essere orgoglioso almeno in parte). Quando Alfieri ci dice queste cose, ovviamente, si aprono molteplici interpretazioni di episodi e fatti, e se io lettore pensassi “per me non vuol dire nulla”, saremmo di fronte a una stasi, in quanto Alfieri non ci ha esplicitato in maniera chiara una parte del suo carattere o della sua persona, ha semplicemente fatto un accenno o un’ipotesi al fatto che un piccolo particolare della sua vita, anche in età infantile, potrebbe essere cruciale per capire chi egli stesso è diventato da adulto. Nel finale della pagina c’è poi una sorta di dichiarazione di intenti: Alfieri, paradossalmente (in quanto parte da una premessa del tutto personale e singolare), dice che l’opera è diretta allo studio dell’uomo in generale (parte dal particolare = sé stesso, e arriva al generale = tutti). Alfieri, poi, dice: “e di chi è più opportuno parlare se non di noi stessi?”, questa e le altre che fa in questa sezione della pagina 4 sono domande retoriche… all’interno c’è già la risposta ed è un sì netto. Ancora una volta, specie nelle parole in cui Alfieri cita le sue “viscere” in questa pagina 4, siamo di fronte all’attenzione quasi maniacale del modo in cui approcciamo questi testi, quasi a voler costruire un mondo intero all’interno o al di sopra di una sola frase, perché, da sempre, le parole, tutte, in letteratura non sono mai scelte a caso, ognuna ha un suo peso e un suo particolare significato, persino le virgole e la punteggiatura (nella disciplina dell’ecdotica [disciplina che riguarda la restituzione filologica di un testo] uno dei compiti meno banali e più importanti è il restaurare correttamente e rimettere a posto proprio la punteggiatura). In letteratura, dunque, a differenza del discorso a voce, non vale l’idea per cui ogni parola che abbia un sinonimo può essere utilizzata indifferentemente da quella che ha lo stesso significato… assolutamente no! In letteratura c’è sempre una parola che si avvicina di più al vero rispetto a quelle con un significato a lei simile; queste ultime, pertanto, sono tutte fuori fuoco, una ne serve e una bisogna sceglierne… c’è davvero una dedizione assoluta alla verità, la quale è mediata dalle parole. DEDIZIONE ALLA VERITA’ MEDIATA DALLE PAROLE. CON LA LETTURA CI SIAMO FERMATI ESATTAMENTE ALLA FINE DI PAGINA 4. La dichiarazione che c’è a fine pagina è una sorta di maniera di Alfieri di scusarsi rispetto a quello che scrive in quanto “lascia correre la penna” (operazione contraria a chi vuole scrivere un libro che, sempre, è un progetto). Le ultime righe, dunque, ci fanno chiudere la lezione come l’abbiamo iniziata, ovvero ritornando sul tema dell’attendibilità di Alfieri, come se lui avesse il bisogno di nascondersi… come se fosse un mentitore senza, però, esserne consapevole ovviamente. “Triviale” per Alfieri vuol dire quotidiano in queste ultime righe. “Triviale” e “spontanea”, qui, vogliono dire la stessa cosa: è una dittologia sinonimica, ovvero due parole che significano la stessa cosa rafforzano l’idea che l’autore vuole trasmettere. La pagina si chiude, dunque, con una sorta di bugia: “quest’opera è dettata dal cuore e non dall’ingegno ed è un’opera umile”. Alfieri ci dice che quest’opera è dettata dal cuore e non dall’ingegno… questo è inattendibile: perché altrimenti non ci sarebbe un’attenzione maniacale e sorvegliata alla struttura e al progetto di questo libro. Allo stesso tempo è vero, l’opera è scritta dal cuore, perché ha al suo centro la memoria affettiva, la cui sede, metaforicamente, è effettivamente il cuore. Come diceva Prezzolini: la funzione della memoria è dimenticare. 12/5 Steiner scrive di questi problemi vere presenza , saggio molto polemico e carico proposte metodologiche che risponde a domanda come ci rapportiamo con testi classici. Mediazione fra esigenza tentativo attingere presenza di alfieri e il fatto che non possiamo farlo ingenuamente, senza far fare fatica ascolto di altri prima di noi su un oggetto. Vive sorta stasi creativa. Alfieri riparte se stesso per servire sua immagine monumentale, dopo teatro. Progetto in quanto uomo di teatro. Alfieri ricerca tempo perduto, presenza del proprio passato dentro proprio presente nel proprio divenire dentro esperienza. CAPITOLO 1 P 21 9 anni canonico , puo rappresentare anche un episodio. Ha a che fare con numero autorizzato, numero pitagorico e dantesco Vegetazione : ha che fare con dimensione fisiologica e non attraversata dalla pienezza della coscienza. Produce immagine limitativa dell’infanzia e si lega al carattere limitativo e negativo del verbo vegetare. Ha a che fare con essere bloccato in una dimensione vegetale. Alfieri dice che bambino non è uomo. Vita infantile ha a che fare con emozione diramata. Sottotitolo si puo dire nascita e genitori. La riscritta nella terza versione 1803 e l’ha piu allungata. Fa qui un ragionamento per recuperare con versione precedente. Prima versione 1790 sentiva nascita di radice nobile come ragione di imbarazzo. Esito rivoluzione francese e giacobismo, Alfieri guarda alle premesse e consapevole per salvare proprio essere nobile, ridefinire la categoria nobilta e mettere giustificazione di non vergognarsi piu di essere nato in una famiglia nobile. Ragionamento è segmentava problema, deve cavarne delle deduzioni. Da un lato essere nobile ha un vantaggio di poter criticare dall’interno la condizione nobiliare senza esporsi facile contestazione di essere mosso dal proiettarsi del sentimento dell’individia o risentimento. Se fossi cosi sarebbe il segno di una invidia che toglie valore filosofico a questa contestazione. La nobiltà gli offre vantaggio di potersi muovere in liberta anche in materiale. Tre aggettvi : agiato , libero e puro. Libera vuol dire anche totale e assoluta Ragionamento ha quasi tratti sillogistico. idea artista che arriva a realizzare e che croce direbbe una sintesi a priori. Proviamo a decostruire testo, ci rendiamo com’era fatto. Ingorgo, romanticismo di alfieri lo porta immaginare lui da bambino immerso in un clima che desidera la morte riconoscendo in questo polo una specie di fascino. Bambino è come una lastra impressionabile nel bene e nel male tutte esperienze che lo intercorrono. Bambino percettivo e vulnerabile. Intercettano formula eufemistica per formulare lutto, prende orrizonte pensando che lui è risultato desiderabile. Problema mal di bondi in possibilità realizzata positivamente. 2° patre ha a che vedere con la sorella Giulia e con il rapp. familiare con lei. P 26 Sua sorella andata al monastero. Alfieri va in custodia ad un buon prete, chiamato Don Ivaldi, che lo insegna ad asteggiare (mettere parola ortograficamente corretta) e leggere. Cornelio Nipote storico che scrive in latino. Alfieri da commento agli scritti con fare con elemento polemico, prete scambia alfieri per genio. Bilanciamento per prete ignorante, parenti sono ignorantissimi. Bilanciamento dal meno al piu, meccanismo retorico per teatralizzare pagina perche si crea un escalation. P 27 CAPITOLO TERZO. Primi sintomi di carattere appassionato Sintomi ha una valenza neutra , manifestazioni di un carattere appassionato. Primi manifestazione patologico di un carattere appassionato tendente assolutezza della passioni. Disinteressato a mediare, vede potenziale rivelarsi di quell’adulto che sarebbe diventato. Dolore lascia a dismisura una forma di malinconia, che ha carattere della tristezza silenziosa. Sorella al monastero nella sua solitudine. P 28 Abbiamo senso di esperienza che si imprime all’esterno in possibile da razionalizzare e ha un forte rapp sfera visiva e mette in relazione l’amore per la sorella e un altro tipo preannuncio di affettività, racconto di un equivoco che si proietta dentro spazio dell’infanzia ritrovata quando alfieri pensa al proprio vivere in maniera estremizzata a tutte le passioni come gia detto sua carattere appassionato e amore assoluto sua sorella, un altro turbamento che non riesce a razionalizzare e ha che fare con prime esperienza del mondo degli altri, su questo equivoco proietta suo turbamento che gli deriva dall’entrare chiesa del carmine dove vede frati e pero viene portato a sviluppare un sentimento impossibile da spiegare che lo turba profondamente e potenziato in quella messa, alfieri vede il venire avanti elemento teatrale, liturgia è una cerimonia di tipo teatrale punteggiata dalla musica. Da bambino non riesce a razionalizzare, si ricorda per la prima volta di aver fatto esperienza con il teatro. Istinto animale ha che fare dal punto di vista della percezione, ma non leggibile dalla razionalità che ci spiega in che modo avvengono le cose. Frate come una figura assimilabile a certi frati che fanno ridere nel boccaccio di decameron, figura religiosa e ambigua. Bisogna nobilitare e quindi farla passare da frate fratello prete padre, apre spazio interpretazione psicanalitica. Ignoto interamente a se stesso: sintagma , si riferisce all’amore ignoto P 29 Guardare se stesso guardare introspettivamente, gli sembra guardare uno sconosciuto. Figura del doppio fondamentale nella modernità es dostojevski il sosia. Siamo partiti da tema del sintomo. Si accorge che c’è patologia. Felicita è congelata nella sua perfezione, ma non ci interessa. È infelicità, il rapp. viene mosso dalla catastrofe. Qua c’è il piacere di brucare l’erba che è amara, cicuta è una pianta velenosa e mangiata da Socrate , disse che non aveva intenzione di morire ma smentiva perché nella pagina precedente diceva che voleva morire. Alfieri nel momento in cui sta male e deve vomitare, scappa dagli occhi per evitare assaporare senso della colpa. Scappa perche sente orgogli di non farsi vedere. Scappare è manifestazione archetipo che ci sara nelle successive pagine. Fine raccontata velocemente come se fosse una scena di tipo teatrale , elementi di tipo tragicomico dai dolori del ventre , nausea… e anche da movimento indagatore della madre. C’è un crollo della catarsi. Poi ad alfieri gli hanno dato un rimedio. 17/5 Guarda 'Riunione in "General" ' | Microsoft Stream Meccanismo intervenendo memoria, ha a che vedere con parola “inconscio” interno memoria, si proietta sul passato e seleziona dei frammenti. Meccanismo interviene ritagliando pezzi del passato con significato premiante. Meccanismo ambivalente: da un lato autore sceglie razionalmente e risponde a se stesso della logica interna a queste scelte e non autocensurarsi. Due esigenze compresenti, ciascuna della quale sembrano riducibili all’una all’altra. Accusatore di se stesso in un Gioco di autoaccusarsi che diventa meccanismo simile alla diatriba: contesa fra due parti dentro discussione , da una parte C’è alfieri che si autoaccusa e dall’altra voce dell’autore che fa una ripresa, mondo dentro movimento che è narcisistico Esperienza del vivere è l’esperienza della libertà, suo tempo sembra negare la libertà , la sua lotta l’essere umano che vuole avvertire finisce col rappresentare se stesso come un disadattato, una persona che ha un difetto di adattamento. Alfieri cerca aprirsi al mondo facendo esperienze del reale viaggiando… dall’altra tende ritrarsi a questo scenario del mondo, capisce che il rapp con altri è difficile. In lui è forte idea che la salute e la malattia siano parti non contrapposte ma che siano due modalità condizione umana. Strategia di alfieri è trincerarsi dietro forma con una specie di understatement ed è indicato da fatterelli. Idea capacita razionale viene formandosi velocemente e da idea bambino un essere privo di ragione. Quando arriva ragione preesiste alla razionalità e ha anche da vedere con indole Alfieri ha agito in Anamnesi: verbo che significa ricordare. Ha a che vedere parola memoria. Mettere in mani nel passato, risultato ha serie di ipotesi. Alfieri capisce relazione fra salute e malattia quando guarda la sua vita. Siamo in un Interludio dal punto di vista teatrale e musicale, snodo fra un prima e un dopo. Zona di passaggio di sospensione abbiamo una serie possibilità potenziate. Interno meccanismi regolano la narrazione nella quale perdere la strada , elemento potenzia la curiosità, P 30 CAPITOLO 4 Sviluppo dell'indole indicato da alcuni fattarelli. Ci riconduce ad Ariosto, idea caos organizzato , idea riconoscere capire cosa succede dentro passaggio del testo, ma non capire quel blocco episodio incastonato dentro una mappa del mondo. Aristo è uno dei padri della modernità letteraria. idea di alfieri di essere eccesivo, incline agli estremi contrari. Rivendicazione di essere eccessivo ha che fare con idea dell’eccesso che sia testimoniabile originalità dell’individuo, con un parola del 700 è il genio. Temperamento riconoscere nell’eccesso un difetto c’è la Rivendicazione è marchio verso quale originalità si rendono riconoscibili. P 31 Storia per se trascurabili, Premesse di questo episodio sono trascurabili tanto da averle dimenticate. Non vale pena spiegare cosa ha portato punizione. Interessante è spostare in avanti verso vicenda, Vicenda lascia traccia incancellabile nel senso vergogna rispetto di essere trascinato in una chiesa Carmine, da illudersi persone poche stanno osservando scena che lo umilia e a giudicarlo. Idea di essere osservato e colto situazione degradante. Per tre mesi rimase irremensibilie, diventato ineccepibile ,paralizzato dalla vergogna finisce con il non avere interesse ed esuberanza infantile. Sconcio: dittologia sinonimica Essere diverso dagli altri diventa per alfieri un elemento capace di innescare una sofferenza Sconcio: disdicevole e strampalato Forma senso episodio che per alfieri da bambino è tragedia Animo di alfieri proiettato a ricostruire il modo nel quale il bambino cercava di dare conto a se stesso un senso di vergogna e imbarazzo penoso Alfieri cerca di riportare situazione al presente e richiamare una sproporzione al bambino, premessa assurda dentro chiesa del Carmine fedeli nessuno aveva guardato reticella . Movimento assolutizza che Mondo esiste nei termini in cui alfieri lo immagina e relaziona al mondo che lo circonda. Pensa che gli occhi siano puntati su di lui P 32 Altra vergogna nell’essere visto da quei novizi da cui si era invaghito. - Morale che si inscrive sul rapporto tra il bambino e adulto , tende proiettarsi tema indagato nel 700 da rosseau. l’idea questo fatterello infantile proietti luce sull’esperienza potenzialmente viva in tutti e qualche episodio della propria biografia per tutti , tentativo complicità con lettore e di richiamare ciascun lettore potrà andare a indagare nel proprio passato e ritrovare corrispettivo della propria vicenda ricavando analogia fra quello che Alfieri racconta e quello che potrebbe essere stato vissuto da ciascuno dei vari lettori. Idea esiste qualcosa di comune esperienza di tutti , legato al perpetuarsi di situazioni infantili e drammi riprese dall’infanzia dentro terreno coscienza adulta. A Offre riparo di aver raccontato vicenda privata. Lo mette per spigare alla fine. Inventa parola reticellato, carattere invenzioni usato da dante , è un agg. Modellato su un nome , un denominale e forma carica comicità , sconcio. risveglio pensa di essere condannato mandato al patibolo. Essere trascinato dal maestro mentre fa resistenza ha a che vedere con attivarsi similitudine come bestie vengono trascinate dal recinto. Alfieri pensando maniera infantile tipo situazione, da idea tipo tragico e senza possibilità di rimedi P32 Vuoto attraversamento strade della memoria . fase nella quale mondo è vuoto, non si ricorda di aver incontrato qualcuno e di non aver piu sollecitazioni uditive. Quando si ritorna vicino alla chiesa , ha specie intuizione e fa mossa politica fra tattica e astuzia e capisce deve ridarsi da solo anche nel caso di accerchiamento di contegno per garantire se stesso un riparo rispetto al timore e alla certezza di risultare ridicolo agli occhi dei passanti in lui scatta una specie di inibizione che lo rende tacito e lo fa cessare dal piangere. Raccontando fatterello infantile proietta dentro il suo racconto un suggerimento, consapevole autori chiamarsi alla necessità di non essere empori neanche situazioni peggiori tentativo di riprendere possesso anche quando vedeva se stesso scivolare verso catatrosfe. Questa auto diagnosi sarebbe la autoanmesi, continuità fra prima e dopo. P 33 Chiuse gli occhi fino ad arrivare luogo dove si fa messa in chiesa. Quando apre gli occhi vede frammentata , non vede intorno a se e ha deciso di non sfruttare campo visivo. c’è illusione di non essere visto. Discorso finisce nell’essere riportato a una specie morale e di punto di conciliazione fra la futilità dell’aneddoto, sensi che si ricava, c’è un istinto a riscattare la negatività della reticella trasformandola in un elemento positivo. sincerità di alfieri è riferita ad auto attribuzione. Ritrovare una razionalizzazione del trauma, tentativo trovare negatività del trauma. vergogna patita nel 1756 capace di innescare trauma nel presente, coscienza forte nell’emotività di alfieri, richiama carattere ambiguo sincerità nella letteratura perche scrittore puo dire cose false. Sincerità in lett. Ha a che vedere con coscienza di chi parla e la persuasione che in un scrittore viene avanti che puo essere totalmente veridico, rapp totale alla verità. Meta romanzo: è un romanzo dove si racconta si mette al centro della trama il farsi stesso del romanzo. Servitore Elia di alfieri Figura positivo , caratteristiche pragmatismo, lucidità … , è il corrispettivo . nel suo rapp con realtà del mondo è paradossale. Vita è reticente es ad un certo punto frequenta case di tolleranza e contrae malattia. Servo è semicolto raccolta altra faccia di alfieri che è piena di difetti. Immagine vista di alfieri parziale e precario. In termini didascalici ragione attiene carattere duplice della razionalità umana riguarda a un'altra dicotomia es rapp. corpo e anima Cap 6 ballo, non si sente adeguato. Sua leggerezza non è la sua virtù. Rapp con la danza e il ballo è quasi un invettiva contro la danza. Leggerezza lo mette in allarme. Siamo spazio dentro neoclassicismo, rif opere di canova (Tomba monumentale di Vittorio Alfieri, 1804-1810 di canova). Fa un viaggio in Olanda e conosce esperienza dell’innamoramento che lo porta via dalla pianezza delle proprie facoltà. CAPITOLO DECIMO Secondo fierissimo intoppo amoroso a Londra p 149 Intoppo ha a che vere con incidente, termine comico e segnala un arresto. Avventura legata allo scoprire alla vita ha arresto con esperienza dell’innamoramento Comincia a raccontare con gusto torrenziale. Anno 1771 e alfieri ha 21 anni. Capitolo ha dimensione macroscopica, capitolo piu lungo. Saltati i paragrafi, come se non bloccasse il movimento della memoria che è torrenziale e lutulento. Metafora lutento . non va neanche a capo. 1803 ha storicizzato quello scritto nel 1784 , movimento del risistemare , è un movimento che congela il racconto quando aveva 45 anni e ha scritto tutta la vita. Primarie : complemento partitivo, classe sociale piu alta. Amore come una trappola ordita a tavolino. Contrasto fra rabbrividire, tornare movimento memoria e avere brivido piacevole e terrificante, attiene al sublime. Alfieri ritorna a essere presente brivido innamoramento con la signoria e poi la mette di fianco al gelo, idea 45 gia minacciato dal gelo della morte. Specie simmetria dentro la frase. Secondo intoppo amoroso dell’innamoramento di questa nobile inglese Penelope Pitt moglie di Lord Ligonier ufficiale della cerchia del re d’inghilterra. Elementi che ha a che vedere con la novellistica. Confliggente con carattere nobile e consapevole. Tresca ha a che vedere con teatro comico. P 151 Passa per il luogo teatro dell’opera. Prime prese di contatto dentro teatro. Pratica del palco. Rapp clandestini fra due amanti. Alfieri sta ironizzando con ironismo con il quale 20 anni insiste idea vedere penelope stia per finire la stessa vita. Sembrava incline a scartare ogni mediazione mediana e prudenza. Situazione comica: di salvezza o di rovina. Marito arriva quando situazione è aggravata, passibile di non fare finta di nulla, risultato comico e grottesco viene minacciato dal marito dell’amante, costretto pensare che il marito chiederà conto di questo strano comportamento e corteggiamento assai indiscreto verso la moglie . alfieri pensa che è ottimo. Produce crisi dentro stasi, si è stancato di questa specie di scandalo. 5 mesi sono lunghi e danno carattere infinito, scoppia bomba. Quando deve produrre un rapp sui luoghi e sulla considerazione architettonica , c’è tipologia del luoghi. Ragiona come un disegnatore che potrebbe produrre come una pianta dei luoghi che sono vividi nella memoria come se andasse a produrre un immagine veribile. P 152 Contrabbando carattere furtivo del nottempo . il fatto che fosse andato bene esito ci diede animo di continuare. Lui faceva visite notturne a casa sua e accendeva la passione. Nessuan riuscita in questo sotterfugio nessuna uscita dava soddisfazione. Situazione comica dell’agire contrabbando e carattere novellistico e messa inscena turlupinare marito un po distratto. Alfieri capisce che è tragicomico. Appello fa a che ha provato qualcosa di simile ma è anche raffreddato da una ostentazione. P 153 ma essendo io mezzo alienato, e poco badando a dare in tempo i debiti aiuti e la mano al cavallo :Perifrasi , essendo un cattivo cavaliere con le redini. Caduto e adrenalina l’ha protetto ha sentire dolore, sembra sospettabili di andare verso distruzione verso pena infinita di non essere congiunto alla penelope Spettatore Caraccioli non ha fatto in tempo vedere alfieri precipitare , alfieri si è gia alzato e non ha graffo Carraccioli prova a dire di non fare nulla. Comico precipitare situazione. Alfieri cerco sanare ferita e rimontare sul cavallo e rifare esercizio correttamente. 154 Dolore andava crescando Straziare: carattere comico Semi aglio: servo dell’istitutore , lo indirizza verso esuberanza Idea di entrare soletto in una vettura presa a molo. Decisce di lasciare carozza e fa tragitto a piedi con la spada come un ladro a l’occhio chi avesse visto Spada è uno dei componenti dell’abbigliamento. Idea discorso vada alimentare equivoci. alfieri costretto ad arrivare come se fosse un bandito , situazione ridicola. Ossazione spalla non si è mai più guarita, da questa esperienza d’amore conseguenze croniche ma nulla era significazione , lo rendeva felice avvicinando a casa di lei. Costretto arrampicare sullo steccato a cavalcioni perché non riesce ad aprire la porticella. Seconda volta è piu comica della prima , marito era andato a dormire. Si capisce che marito e servitore stanno realizzando una contro trappola ai due chiudendo la porta. La notte che trascorrono insieme, tenendo di non essere visto da nessuno. Alba riporta due diversi dolori che si sommano. Testa che fa prefigura su tutto e non si preoccupa su nulla, due strani modi percepire quello che accade. Non gli interessa piu far guarire la spalla. C’è una pausa ed entra a teatro e lì entrando nel palchetto alfieri immagina autoironicamente di avere accesso di prima oasi di pace. Musica ha ruolo ambiguo verso suo turbamento, calma ed esaspera di questo furore esperienza d’amore. Sente pronunciare suo nome e ha agitazione. Situazione comicità “marito della mia donna” . idea di vedere alfieri vitale e contradittorio di quanta immagine statuaria della scuola, inchioda monumentalità nobile e fredda. Espressione “sono ad udirla” è qualcosa di burocratico p 156 Tipo perifrasi . racconto è diventato specie di sfida fra i due contendenti dentro teatro di marionette, marito non è disponibile chiedere un chiarimento perche sarebbe disdicevole per un orizzonte per un codice ricevuto. Alfieri risponde uno che era preparato attacco. P 157 Colonello non ha una spada e deve andare a noleggiarlo da uno spadaio, mentre alfieri che non è militare e non dovrebbe essere armato perche è un giovane che prende una pausa dalle sue pene d’amore. Pronti a sguainare la spada come due marionette Tema bugia per alfieri bambino dire la verita era un impegno derogabile, bugia peccato assoluto. Da adulto nega all’evidenzia e anche di fronte al marito, passione amorosa e razionale sospende anche la morale. Dice di fronte al colonello e poi crolla che suo desiderio rivelare colpa o esito quale che sia. Fra verita e bugia , continua a muoversi Pensando che la realizzazione di questo rapporto è una realizzazione paradossale aperta a tutti equivoci.
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