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Monarchie e imperi tra XV e XVI secolo, Appunti di Storia Moderna

Appunti di storia moderna ricavati grazie alle lezioni in classe del prof Pasta e al manuale di Capra ( Storia Moderna 1492 - 1848)

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 18/01/2020

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Scarica Monarchie e imperi tra XV e XVI secolo e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! MONARCHIE E IMPERI TRA XV E XVI SECOLO Francia La monarchia francese, sotto Carlo VIII (1483-1498) e i suoi successori: Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515-1547) continuò la tendenza all’accentramento del potere nelle mani del re e dei collaboratori da lui scelti. Fu rafforzata l’amministrazione finanziaria, imperniata sull’esazione della taglia (un’imposta sui redditi da cui erano esenti nobiltà e clero) e sulla suddivisione del paese in circoscrizioni fiscali dette généralités; crebbe l’autorità del Consiglio del re, mentre si riunirono con sempre minore frequenza gli Stati Generali; si affermarono in ambito giudiziario l’azione del Gran Consiglio e quella dei Parlamenti, tribunali d’appello eretti a Parigi e nei principali centri provinciali e formati da giuristi di origine borghese. Nel 1522 venne riconosciuto ufficialmente il meccanismo della vendita delle cariche pubbliche > che portò alla formazione di una nobiltà di toga (le cariche più elevate nobilitavano i loro titolari) rivale della più antica, ma più rozza, nobiltà di spada. Nel 1516: Francesco I stipulò con papa Leone X il concordato a Bologna > con il quale veniva lasciata cadere l’affermazione della superiorità del concilio sul pontefice, ma in cambio il re di Francia si vedeva riconoscere il diritto di nomina su tutti i vescovati e gli arcivescovati, sulle abbazie e su priorati nel proprio territorio. Comunque la monarchia francese non esercitava un’autorità assoluta e uniforme su tutto il territorio nazionale > i grandi feudatari mantenevano un considerevole potere locale, e le province di recente annessione (Pays d’états) avevano le loro assemblee di “stati”; la legislazione regia regolava solo alcune materie, mentre per il resto vigeva un diritto consuetudinario diverso da luogo a luogo. Spagna il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona (1469) preparò il regno congiunto dei due sovrani; fu soprattutto la Castiglia, la regione più ricca e più popolosa, a costituire oggetto delle cure di governo dei due monarchi. L’amministrazione delle città venne posta sotto tutela con la nomina di funzionari regi detti corregidores, le cortes (rappresentanze del clero, della nobiltà e delle città) furono convocate di rado e indotte senza troppa fatica ad approvare le richieste finanziarie della corona. La sottomissione della nobiltà fu agevolata dalla politica di concessioni e di favori di Ferdinando. Le tre province componenti il Regno d’Aragona (Aragona, Catalogna, Valenza) mantennero invece inalterati i propri privilegi e le proprie autonomie. Poiché Ferdinando risiedeva normalmente in Castiglia, anche in Aragona (come già da tempo in Sicilia e Sardegna, domini aragonesi fin dal XIV secolo) venne nominato un viceré, e nel 1494 venne istituito anche un Consiglio d’Aragona. Nel 1492 fu conquistato definitivamente anche il Regno di Granada, l’ultimo avanzo del dominio musulmano in Spagna. Nel 1504 la morte di Isabella > portò a una crisi dinastica: a causa della pazzia della figlia Giovanna, Ferdinando riprese in mano le redini del potere che tenne fino alla morte (1516). Tra i suoi suoi successi: ricordiamo le conquiste italiane e annessione del Regno pirenaico di Navarra. Inghilterra Nel 1498: Savonarola fu processato e giustiziato e l’aristocrazia fiorentina riprese gradualmente il potere perduto. Venezia > nel 1498 concluse con Luigi XII re di Francia (successore di Carlo VIII) un trattato di alleanza che le garantiva Cremona e la Ghiara d’Adda in cambio del suo appoggio alla conquista francese dello Stato di Milano. 1499: Milano fu occupata e il Moro fu fatto prigioniero in Francia. Cesare Borgia (il Valentino), figlio di Alessandro VI, si ritagliò un dominio personale nella Romagna e nelle Marche > ma nel 1503 il papa muore. Nuovo papa Giulio II (1503-1512) > organizzò spedizioni militari contro vari signori e promosse un’alleanza antiveneziana (perché Venezia non si ritirava da Rimini e Faenza), che fu firmata a Cambrai alla fine del 1508 dai rappresentanti dell’imperatore Massimiliano, del re di Francia e del re di Spagna. 1509: esercito veneziano sconfitto ad Agnadello (Crema). Ben presto però sorse disaccordo tra gli alleati > il papa, soddisfatto, tolse la scomunica che aveva scagliato contro la Repubblica e si ritirò dalla Lega, promuovendone un’altra, detta Lega santa, contro la Francia, riuscendo ad attrarre in essa Spagna, Inghilterra e gli svizzeri. conseguenze: il ritorno a Firenze dei Medici, con l’appoggio delle armi spagnole, e l’occupazione dello Stato di Milano da parte delle truppe svizzere; la Francia si riappacificò con Venezia, che promise il proprio aiuto contro gli svizzeri. 1515: nuovo re di Francia Francesco I > organizzò una nuova spedizione in Italia, entrando da trionfatore a Milano. Nel 1516: la pace di Noyon > concesse agli spagnoli il Regno di Napoli, e a Francesco il Ducato di Milano. CARLO V: IL SOGNO DI UNA MONARCHIA UNIVERSALE Nel 1516: dopo la morte di Ferdinando il Cattolico, il nipote Carlo d’Asburgo eredita la corona di Spagna. 1519: muore anche l’imperatore Massimiliano I > Carlo quindi era uno dei possibili candidati al ruolo di imperatore insieme al re di Francia Francesco I Carlo viene eletto all’unanimità dalla Dieta riunita a Francoforte e diventa quindi imperatore. 1517-20: durante il triennale soggiorno in Spagna > Carlo aveva scontentato la nobiltà locale distribuendo molte cariche ecclesiastiche e laiche ai gentiluomini fiamminghi e borgognoni del suo seguito, e aveva irritato le città della Castiglia con la richiesta di nuove tasse per pagare le spese dell’incoronazione imperiale. Nel 1520: (dopo la sua partenza per la Germania) scoppiò quindi la rivolta dei comuneros (cittadini) che rivendicavano l’autorità delle città > sconfitti da un esercito in prevalenza nobiliare a Villalar nel 1521. La rivoltà però servi come lezione per Carlo, che imperò a ad avere maggiore rispetto per l’orgoglio dei suoi sudditi spagnoli. Fu infatti tra di loro che scelse la maggior parte dei suoi capitani e dei suoi consiglieri. Nel 1526 si sposò con l’infanta del Portogallo, Isabella, alla quale era affidata la reggenza quando il monarca era assente. I castigliani portarono il maggior peso finanziario delle guerre di Carlo, ma ne trassero i maggiori benefici > l’onere della politica imperiale non era ancora sproporzionato alle risorse del paese, come poi avverrà sotto Filippo II. ASBURGO CONTRO VALOIS: LA RIPRESA DELLE GUERRE IN ITALIA. In Germania Carlo V si trovò subito a fare i conti con il problema luterano, ma dopo il 1520 la sua attenzione fu assorbita soprattutto dalle questioni italiane > dato che nelle condizioni in cuoi ci si trovava era abbastanza ovvio che la pace non sarebbe durata a lungo: La francia voleva rimpere i domini asburgici (quindi di carlo V), mentre per l’impero era arrivato il momento di strappare all’avversario il milanese e la Borgogna – territori situati entro i confini dell’impero e di grande importanza strategica – Milano fu strappata ai francesi già nella primavera del 1521 E per i francesi la situazione si complicò ulteriormente con l’elezione di papa Adriano VI, ex precettore fiammingo di Carlo V, e con il passaggio al campo imperiale di Enrico VIII d’Inghilterra e della Repubblica di Venezia. Francesco I cercò di riconquistare Milano, ma venne sconfitto e fatto prigioniero > 1526: trattato di Madrid > si impegnava a rinunciare per sempre al Milanese e a consegnare all’imperatore la Borgogna. Promesse ovviamente non mantenute. Fu stipulata a Cognac una lega difensiva tra Francia, nuovo papa Clemente VII (Medici), Firenze e Venezia, nel frattempo i turchi, alleati di Francesco I, avanzavano in Ungheria. Ma 1527: lanzichenecchi al servizio di Carlo V saccheggiano Roma, costringendo il papa a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo. I fiorentini approfittarono della disgrazia del pontefice per sollevarsi contro la signoria dei Medici e ristabilire un governo repubblicano. Un esercito francese mosse contro Napoli, occupando al passaggio Genova > qui l’armatore Andrea Doria, fino allora alleato dei francesi, improvvisamente passò con le sue galere dalla parte dell’imperatore e impose ai suoi concittadini una riforma costituzionale in senso oligarchico. Nel 1529: Carlo V firmò con il pontefice la pace di Barcellona, poi a Cambrai si riconciliò anche con Francesco I, che rinunciava ai domini italiani ma si teneva la Borgogna. Pochi mesi dopo Carlo V e Clemente VII si incontrarono a Bologna per definire le questioni italiane ancora in sospeso> a Milano fu insediato dovettero i perfezionamenti che fecero della caravella lo strumento ideale per la navigazione oceanica. L’espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta, a sud dello stretto di Gibilterra, nel 1415, e proseguì nel XV secolo con l’occupazione dell’isola di Madera e delle Azzorre e con la scoperta delle isole di Capo Verde e del golfo di Guinea. Non era solo una curiosità scientifica quella dei portoghesi, già dagli anni 40 le navi iniziarono a tornare cariche di Schiavi neri e oro. > per agevolare questi traffici vennero costruite le prime fortezze portoghesi lungo le coste africane. L’obiettivo di Giovanni II (1481-1495), re del Portogallo, era quello di circumnavigare l’Africa > un importante passo in tal senso fu fatto da Bartolomeo Diaz, che alla fine del 1487 doppiò l’estremità meridionale del continente nero, da lui battezzata Capo di Buona Speranza. A Giovanni II si era rivolto anche un navigatore genovese, Cristoforo Colombo> il suo progetto era quello di raggiungere l’oriente circumnavigando la Terra verso occidente. Poiché la corte portoghese si era mostrata scettica, Colombo si rivolse alla monarchia spagnola > vennero firmate dai “re cattolici” le capitolazioni di Santa Fé (1492): oltre a una parte della somma di denaro necessaria a finanziare l’impresa, la regina Isabella concedeva a Colombo il titolo di “ammiraglio del mare Oceano”, la carica di viceré e di governatore delle terre eventualmente scoperte, una compartecipazione agli utili che ne sarebbero derivati e privilegi di nobiltà trasmissibili agli eredi. Il 3 agosto 1492 tre velieri partirono dal porto atlantico di Palos > edopo mesi di navigazione arrivarono nell’isola di Watling, nelle Bahamas, battezzata da Colombo San Salvador. Le isole di Cuba e di Haiti, successivamente esplorate, furono scambiate per le isole del Giappone. Tornato in patria con qualche indigeno, oro, e animali esotici Colombo riuscì’ a farsi finanziare una seconda spedizione molto più consistente > dalla quale rientò senza ricchezze, solo con schiavi. Altre due spedizioni furono organizzate nel 1498 e nel 1502. Le imprese di Colombo ispirarono altre iniziative: Due spedizioni del veneziano Giovanni Caboto (1497 e 1498) per conto della corona inglese E la ricognizione di quasi tutta la costa atlantica dell’America meridionale compiuta dal fiorentino Amerigo Vespucci, al servizio prima della Spagna, poi del Portogallo > Vespucci fi il primo a capire che si trattava di un nuovo continente, che in suo onore sarà chiamato America Disputa tra Spagna e Portogallo in merito alla spartizione delle scoperte si risolse con > trattato di Tordesillas (1494): fu fissata una linea divisoria 370 leghe a ovest delle isole di Capo Verde, il che renderà possibile al Portogallo rivendicare la proprietà del Brasile, scoperto da Cabral nel 1500. Portogallo > decise di portare a termine il progetto di circumnavigare l’Africa per raggiungere le Indie orientali. Il comando della spedizione venne affidato a Vasco da Gama (1497) che, doppiato Capo di Buona Spe, riuscì ad arrivare a Calicut. (Tornò in patia due anni dopo con spezie e pietre preziose) Pedro Alvares Cabral: prese possesso del Brasile in nome del re del Portogallo, e in più raggiunse l’India, ripetendo il viaggio di Vasco da Gama. Nei primi anni del nuovo secolo l’obiettivo principale fu quello di trovare un passaggio che permettesse di andare oltre l’America e di trovare finalmente la rotta marittima per l’Asia > Fu Ferdinando Magellano, portoghese al servizio del re di Spagna, a riuscirci, partendo da Siviglia nel 1519 > circumnavigando il globo e attraccando nelle Filippine, delle quali prese possesso per conto della Spagna Spezie e cannoni: Gli sforzi del Portogallo furono concentrati nello sfruttamento a fini commerciali della via marittima verso le Indie orientali > anche nell’Africa orientale e nell’Asia meridionale furono costruite fortezze e feitorias (empori commerciali) in luoghi strategici, e furono stipulati accordi con i sovrani locali; lotte contro i concorrenti (es. sovrano mamelucco dell’Egitto). Tranne che nell’Estremo Oriente, il commercio era strettamente controllato dalla corona attraverso la Casa da India di Lisbona, che prelevava il 30% delle importazioni; mentre un’altra parte dei guadagni finiva nelle mani dei finanziatori delle spedizioni > i profitti del lucroso traffico delle spezie solo in parte arricchivano il Portogallo, a cui toccavano peraltro gli oneri della difesa e del mantenimento dell’impero afro-asiatico. Sorta di spartizione del mercato europeo tra Venezia da un lato, i portoghesi e i loro alleati dall’altro. Le imprese dei conquistadores spagnoli: Nel 1517 ebbe inizio l’esplorazione della terraferma da parte dei conquistadores. Nel 1519: Hernan Cortés, un hidalgo, procedette verso il centro dell’Impero azteco e fece prigioniero il sovrano Montezuma II, ma lo scoppio di una rivolta s gli spagnoli a ritirarsi. Cortés ritornò nel 1521, distruggendo Tenochtitlan e fondando una nuova città sul modello spagnolo, Mexico (Città del Messico). Nel 1522 un editto emanato da Carlo V a Valladolid nominava Cortés governatore della Nuova Spagna, di lì a poco eretta vicereame. Impresa di Francisco Pizarro e Diego Almagro portò alla distruzione dell’Impero inca, nacque al suo posto il vicereame spagnolo del Perù (1544). TENSIONI RELGIOSE ALLA FINE DEL MEDIOEVO: ERASMO DA ROTTERDAM. La cultura rinascimentale era fortemente impregnata di valori laici e terreni e piuttosto indifferente alle dispute dottrinali e teologiche. La compenetrazione tra umanesimo ed evangelismo è tipica piuttosto di altri paesi europei. Alle origini del movimento che verrà detto “protestante” stava anche la volontà “umanistica” di ristabilire l’autenticità del messaggio cristiano attraverso lo studio diretto dei testi sacri. Vi era il bisogno di una religiosità più intensa, di una vita più conforme alle massime evangeliche. L’esponente più autorevole dell’umanesimo cristiano fu l’olandese Erasmo da Rotterdam (1469-1536) > educato agli ideali di vita religiosa della Devotio moderna, entrò, come poi farà Lutero, in un convento agostiniano, ma poi lasciò la vita del chiostro per seguire liberamente la sua inclinazione agli studi. Tra le sue opere: Elogio della pazzia e Dialoghi, opere satiriche i cui bersagli sono pedanteria, intolleranza, fanatismo, astrusità teologiche, eccessi di devozione, superstizioni, fratismo, e tutte le ipocrisie di una religione tutta esteriore. Il contributo maggiore di Erasmo a questo ritorno alle fonti del cristianesimo fu l’edizione critica del testo greco e latino del Nuovo Testamento, che servirà poi a Lutero per la traduzione della Bibbia in tedesco. Il cristianesimo di Erasmo era tuttavia un ideale di vita pratica piuttosto che un insieme di dogmi, e per questo egli non volle mai separarsi dalla Chiesa cattolica, anche se le sue opere verranno messe all’Indice dalla Chiesa di Roma. MARTIN LUTERO: Lutero nacque nel 1483 ad Eisleben, (cittadina della Turingia, Germania) dove dominava una religiosità ancora medievale. Dopo gli studi di giurisprudenza decise farsi monaco. Durante questa esperienza fu colpito da una crisi interiore: ciò che lo tormentava era la sensazione di inadeguatezza di fronte ai comandamenti divini, la paura del peccato e della dannazione eterna. Lutero cercò la risposta ai propri dubbi negli studi teologici: conseguito il grado di dottore, assunse l’insegnamento teologico a Wittenberg, in Sassonia. Nel 1515-16 tenne un corso sull’Epistola ai Romani di san Paolo, e fu proprio l’interpretazione di un passo di questo testo a fornirgli la chiave per la soluzione dell’angoscioso problema della salvezza: La giustizia divina, secondo Lutero, va intesa non come giudizio e punizione, ma come giustificazione, come il dono della grazia offerto, mediante il sacrificio di Cristo, al peccatore che riconosca la propria indegnità e si affidi alla sua misericordia. Anche secondo la tradizionale visione della Chiesa la grazia era indispensabile, ma l’uomo poteva meritarsela con le buone opere e così contribuire alla propria salvezza. Invece per Lutero la natura umana è intrinsecamente malvagia, corrotta dal peccato originale, e nulla può fare da sé > l’accento esclusivo posto sulla fede, e il pessimismo sulla natura umana saranno ribaditi da Lutero nel De servo arbitrio, in polemica con Erasmo, autore del De libero arbitrio che sosteneva la validità dell’iniziativa umana. La Sacra Scrittura doveva essere letta e spiegata senza tenere alcun conto delle interpretazioni ufficiali > L’autorità esclusiva attribuita alla Rivelazione contenuta nei testi sacri cancellava di colpo il magistero della Chiesa in materia teologica, così come la dottrina della giustificazione per fede ne annullava la funzione di intermediaria tra uomo e Dio. In più era negata la possibilità di scorciatoie mistiche. Sacramenti, battesimo e eucarestia: Importante la soppressione del sacramento dell’Ordine > ne conseguiva il sacerdozio universale dei laici, l’idea cioè che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Era una negazione ulteriore del ruolo della Chiesa come istituzione divina distinta dalla semplice comunità dei cristiani. La rottura con Roma e le ripercussioni in Germania: Ciò che indusse Lutero a venire allo scoperto: fu l’episodio in cui Alberto di Hohenzollern, già titolare di due vescovati, aspirava a diventare anche arcivescovo di Magonza > papa Leone X accettò di conferirgli la nomina dietro pagamento di 10000 ducati per la dispensa della norma del diritto canonico che vietava il cumulo di cariche. Per metterlo in grado di raccogliere l’ingente somma, il pontefice gli concesse l’appalto di una vendita di indulgenze, bandita in tutta la Germania allo scopo di finanziare la costruzione della basilica di San Pietro: metà del ricavato sarebbe rimasta ad Alberto, l’altra metà sarebbe toccata alla Camera apostolica. Il 31 ottobre 1517: Lutero inviò ad Alberto 95 tesi, che secondo la tradizione affisse anche alla porta della chiesa del castello di Wittenberg Nelle tesi era fortemente criticato il traffico delle indulgenze e vi era negata la facoltà del pontefice di rimettere le pene, al di fuori di quelle da lui stesso inflitte. All’insaputa del proponente le tesi furono stampate e riscossero grande successo in tutta la Germania. Nel 1520 Leone X emanò la bolla Exsurge Domine, che lasciava a Lutero 60 giorni per ritrattare, pena: la scomunica Lutero bruciò pubblicamente la bolla insieme ai libri del diritto canonico e quindi fu scomunicato. Il nuovo imperatore Carlo V, eletto nel 1519, aveva promesso a Federico il Saggio, elettore di Sassonia e protettore di Lutero, che avrebbe consentito a quest’ultimo di giustificarsi alla sua presenza, ma durante la Dieta imperiale di Worms ascoltato ciò che Lutero aveva da dire L’imperatore promulga l’editto di Worms: che dichiarava Lutero al bando dell’Impero > Lutero si rifugia nel castello della Wartburg, dove traduce in tedesco il Nuovo Testamento. Nel 1551 fu stipulato un accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito il suo appoggio diplomatico e militare ai principi protestanti in cambio dell’acquisto dei vescovati di Metz, Toul e Verdun > Carlo V fu costretto alla fuga, ma questo non portò a niente di rilevante, anche perché ai principi tedeschi stava a cuore, più che la vittoria della Francia, un’intesa con l’imperatore che salvaguardasse la loro autonomia politica e religiosa. 25 settembre 1555: pace di Augusta > venne riconosciuta l’esistenza in Germania delle due diverse fedi religiose; mentre nelle città imperiali era ammessa la loro convivenza, i principi territoriali potevano imporre il proprio credo ai sudditi. Le secolarizzazioni dei beni ecclesiastici erano confermate fino al 1552. Ciò però portò a un grave indebolimento dell’autorità imperiale, i veri vincitori quindi risultarono i principi. La decisione di Carlo V di spartire il suo immenso impero tra Ferdinando e il figlio Filippo II divenne effettiva nel 1555 con la sua abdicazione a tutti i titoli. Il fratello Ferdinando > divenne imperatore del Sacro Romano Impero con il titolo di Ferdinando I, ed ereditava le corone di Boemia e di Ungheria e i ducati austriaci. Filippo II > ereditò la corona di Spagna con tutte le sue colonie, Paesi Bassi, Franca Contea, e in Italia Regno di Napoli, Sicilia, Sardegna e Ducato di Milano. DA ZWINGLI A CALVINO: IL GOVERNO DEISANTI Ulrich Zwingli > la sua esperienza fu parallela a quella di Lutero, ma ebbe caratteri in parte diversi, legati alla sua formazione umanistica e al vivace clima politico-intellettuale dei liberi cantoni della Svizzera tedesca, resisi del tutto indipendenti alla fine del XV secolo. Diventato cappellano della cattedrale di Zurigo, si staccò progressivamente dalla fede tradizionale e riuscì a convincere il Consiglio cittadino ad abolire la messa, a riformare la liturgia e a imporre la Bibbia come unica fonte di autorità in campo religioso; le immagini sacre vennero distrutte come veicoli di idolatria. La Riforma si estese rapidamente, ma non a Lucerna e nei cantoni “originari > gli zwingliani cercarono l’appoggio dei luterani tedeschi, ma fu impossibile raggiungere un accordo sul problema teologico dell’eucarestia Nel 1531 i protestanti furono sconfitti da un esercito cattolico, Zwingli morì. La sua eredità fu raccolta dal calvinismo. Giovanni Calvino (1509-1564) > nato nella Francia del Nord, di fronte a un’ondata di persecuzione degli “eretici” scatenata da Francesco I, fuggì all’estero, riparando prima a Strasburgo, poi a Basilea. Qui fu pubblicata la sua ‘Istituzione della religione cristiana’, una guida alla lettura e alla comprensione della Bibbia. Molti punti della dottrina luterana sono condivisi da Calvino, a cominciare dall’autorità esclusiva della Sacra Scrittura e dalla giustificazione per fede, ma il Dio di Calvino è più il Dio del Vecchio che del Nuovo Testamento. In più la predestinazione in Calvino non elimina la responsabilità del peccatore (l’uomo incespica se l’ha ordinato Dio, ma incespica a causa del suo vizio). Il concetto di “vocazione”, già presente in Lutero e applicato a qualunque professione e mestiere, viene ancor più fortemente sottolineato da Calvino. L’opera di Calv. ebbe una forte impronta attivistica, accresciuta dal bisogno psicologico del fedele di uscire dall’angoscioso dubbio circa il proprio destino ultraterreno. Anche le opere furono rivalutate e intese come strumento per onorare Dio. Altra differenza tra luteranesimo e calvinismo fu nella concezione del rapporto tra Chiesa e Stato > rispetto alla “Chiesa invisibile” di Lutero, assume importanza nel pensiero di Calvino la “Chiesa visibile”, ovvero la congregazione dei fedeli legati dalla comune pratica del culto e dalla comune appartenenza a uno Stato o a una città. L’autorità civile deve promuovere il bene spirituale dei sudditi in accordo con la Chiesa visibile; è legittima la resistenza contro un sovrano malvagio, purché essa sia guidata dai magistrati e non assuma un carattere anarchico. Soggiorno a Ginevra > con la sua autorità morale la Chiesa ginevrina venne riorganizzata, l’organo supremo era il Concistoro. Fu adottata una disciplina ferrea, che comportava la proibizione delle osterie, dei balli, dei nomi di battesimo non contenuti nella Bibbia, e prevedeva pene severe per ogni infrazione alla dottrina e alla morale. LA DIFFUSIONE IN EUROPA DEL PROTESTANTESIMO: Le principali aree europee di diffusione del calvinismo furono: Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Europa orientale Sia in Inghilterra sia nei paesi scandinavi i mutamenti in campo religioso sono inscindibilmente legati al processo di costruzione di un’unità nazionale e di un forte potere monarchico. Neil 1528 il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor, alleato della Francia nella Lega di Cognac contro l’imperatore, chiese al pontefice l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona, zia di Carlo V, che non gli aveva dato il sospirato erede maschio. Clemente VII non si sentì di accogliere la domanda, e allora Enrico, pungolato anche dall’infatuazione per una dama di corte, Anna Bolena, decise di fare da sé. 1529 Convocò un Parlamento da cui ottenne non solo l’annullamento del matrimonio, ma anche la rottura di tutti i vincoli di dipendenza da Roma e l’approvazione dell’Atto di supremazia (1534), che lo dichiarava “capo supremo” della Chiesa d’Inghilterra. in Italia per tentennamenti e posizioni intermedie. L’unica alternativa alla pratica del nicodemismo era l’esilio volontario Il concilio ecumenico, sollecitato dall’imperatore, che sperava in un riassorbimento dello scisma protestante, ma procrastinato per ragioni politiche da Paolo III, che voleva assicurarsene lo stretto controllo, fu infine indetto nel 1542 a Trento. A causa della riapertura delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il concilio poté riunirsi effettivamente solo nel 1545 (scarsa frequenza). L’imperatore avrebbe voluto che si affrontassero in primo luogo le questioni disciplinari, ma di fatto ebbe la priorità la definizione dei punti dogmatici più controversi, quali gli effetti del peccato originale e il principio della giustificazione per sola fede, che venne condannato come eretico > solco incolmabile e definitivo tra le posizioni della Chiesa cattolica e quelle delle confessioni protestanti. Trasferito nel 1547 a Bologna, a causa del timore della peste, e riconvocato a Trento per la primavera del 1551 dal nuovo papa Giulio III (1550-55), il concilio fu nuovamente interrotto nel 1552 a causa della ripresa delle ostilità tra l’Impero e la Francia, e rimarrà sospeso per ben dieci anni anche in seguito all’avvento sul soglio pontificio di Paolo IV (1555-59) > politicamente avverso all’imperatore e da sempre ostile al concilio. Paolo IV estese i poteri dell’Inquisizione, sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore e promulgò il primo Indice dei libri proibiti, in cui venne inserita l’intera opera di Erasmo. Toccò al nuovo papa Pio IV l’incarico di rilanciare il concilio e condurlo a fine (1563).  Fu riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della Chiesa cattolica (superiorità del pontefice sul concilio e sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni).  Fu riaffermato il valore delle opere ai fini della salvezza  Fu ripristinata la la Chiesa accanto alla Sacra Scrittura come fonte della verità  Fu dato particolare rilievo ai sacramenti dell’eucarestia e dell’ordine  Furono ribadite l’esistenza del Purgatorio, la validità delle indulgenze, il culto dei santi e della Vergine.  Fu vietato il cumulo di benefici  Fu fatto obbligo ai vescovi di risiedere nella propria diocesi. L’applicazione dei decreti tridentini non fu immediata e, soprattutto fuori d’Italia, dovette fare i conti con la volontà dei sovrani cattolici di mantenere il controllo sulle rispettive Chiese. Comunque il concilio di Trento segna la ripresa in grande stile della Chiesa cattolica. Papa Pio V > ispiratore dello spietato massacro di circa 2000 valdesi in Calabria, ha contributo alla vittoria cristiana di Lepanto contro i turchi (1571), e alla ripubblicazione della medievale bolla In Coena Domini (supremazia del papa sui sovrani temporali). È lui che ha attuato la scomunica della regina d’Inghilterra Elisabetta I. Gregorio XIII (1572-85) > riformatore del calendario. Sisto V (1585-90) > diede nuovo impulso all’attività missionaria e alla controffensiva cattolica nell’Europa centrosettentrionale, attuò una profonda riorganizzazione della curia romana (il collegio cardinalizio non rappresentava più un contrappeso e un limite all’autorità del pontefice, ma diveniva uno strumento del suo potere). Clemente VIII (1592-1605) > All’estinzione della discendenza degli Este, Ferrara venne annessa allo Stato della Chiesa. L’EGEMONIA SPAGNOLA IN ITALIA La pace di Cateau-Cambrésis, stipulata tra Francia e Spagna nel 1559, sancì un’egemonia spagnola destinata a durare fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava direttamente quasi metà del territorio italiano (Napoli, Sicilia, Sardegna, Milano, Stato dei Presidi); degli altri Stati, solo Venezia poteva considerarsi veramente indipendente, giacché i sovrani di Savoia e di Toscana dovevano a Carlo V e a Filippo II i loro titoli, Genova era legata a filo doppio a Madrid a causa dei suoi interessi finanziari, mentre i Ducati padani erano troppo piccoli per contare sulla scena politica. Per lo Stato pontificio era inevitabile l’alleanza con la monarchia spagnola, che in Europa e nel Mediterraneo rappresentava il maggiore baluardo del cattolicesimo. La stabilizzazione dell’assetto politico-territoriale conseguente alla vittoria della Spagna sulla Francia favorì all’interno dei singoli Stati un’opera di rafforzamento e ammodernamento delle strutture istituzionali e di ricomposizione delle classi dirigenti. Possedimenti diretti della Spagna > l’autorità sovrana era rappresentata da un viceré o da un governatore (a Milano) e dai comandanti dell’esercito, generalmente provenienti dall’alta nobiltà spagnola, ma le magistrature giudiziarie e finanziarie erano in misura preponderante formate da elementi indigeni, che riuscivano spesso a contrapporsi vittoriosamente al rappresentante del sovrano. A Napoli grande autorità e prestigio aveva il Consiglio collaterale; a Milano era il tribunale supremo, il Senato, a svolgere il ruolo di interlocutore principale dell’autorità sovrana. Più accentuata fu l’evoluzione verso lo Stato assoluto in Toscana e in Piemonte, dove il principe risiedeva in loco e agiva direttamente e non attraverso rappresentanti. A Firenze > dove i Medici erano granduchi di Toscana, e dove erano sati creati il Consiglio dei duecento e il Consiglio dei quarantotto (Senato). Con Madrid, dove il sovrano si fece costruire una grandiosa residenza estiva, l’Escorial. Filippo II rimase sempre fedele alla concezione imperiale di Carlo V, secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere la propria individualità e i propri ordinamenti ed essere unito agli altri solo nella persona del sovrano. Venne esteso e perfezionato il sistema dei Consigli (es. Consigli preposti ai diversi complessi territoriali). 1580: in seguito all’estinzione della dinastia regnante, il Portogallo con i suoi vasti possedimenti coloniali fu annesso alla corona spagnola, ma mantenne inalterate la sua forma di governo e le sue leggi. Rimase del tutto separata l’amministrazione dell’Aragona, dove nel 1591 Filippo II fu costretto a intervenire militarmente per sedare una rivolta fomentata dai signori feudali > il separatismo aragonese, pericoloso in quanto poteva trovare facili appoggi nella vicina Francia, rimarrà sempre una spina nel fianco della potenza spagnola. Castiglia > qui furono richiesti sacrifici sempre più gravosi in termini di uomini e di denaro; il sistema tributario era congegnato in modo da penalizzare i ceti produttivi e da privilegiare le rendite parassitarie e i denari prelevati erano spesi in gran parte altrove, a causa degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri paesi. LA BATTAGLIA DI LEPANTO Per i suoi domini Filippo II, aveva una posizione dominante nel Mediterraneo > ma era esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e della potenza ottomana. Dopo un tentativo fallito di prendere Malta, la flotta ottomana al comando di Selim II (successore di solimano il magnifico), sferrò nel 1570 un improvviso attacco contro l’isola di Cipro, avamposto orientale di Venezia e della cristinità. Nel frattempo Tunisi, espugnata da Carlo V nel 1535, cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano. Papa Pio V (1566-72) > formò allora la “santa lega” con Venezia, Spagna, Repubblica di Genova, duca di Savoia e ordine di Malta. Il 7 ottobre 1571 la flotta cristiana al comando di don Giovanni d’Austria (un figlio naturale di Carlo V) e quella ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto, all’imboccatura del golfo di Corinto > la battagla si concluse con la schiacciante vittoria delle forze cristiane. I risultati sul piano politico e militare furono modesti, anche per i dissidi subito insorti fra gli alleati > Venezia firmò una pace separata, rinunciando a Cipro e tornando alla sua tradizionale politica di buon vicinato con Istanbul. Negli anni successivi il re di Spagna e il sultano dovettero rivolgere la loro attenzione l’uno alle vicende nord-europee, l’altro al rinnovato conflitto con la Persia > la tregua del 1578 durò fino al termine del secolo. Il Mediterraneo rimase per tutto il 500 un crocevia di scambi e di traffici > proprio questa perdurante prosperità rendeva più aggressiva e più intensa l’attività piratesca. La guerra di corsa (rivolta contro un paese nemico e autorizzata dal proprio governo) era esercitata non soltanto dagli Stati barbareschi, ma da navigli maltesi, genovesi, toscani e uscocchi, pirati di razza slava che operavano, con la protezione dell’imperatore, lungo la costa dalmata. LA RIVOLTA DEI PAESI BASSI L’impegno militare maggiore del regno di Filippo II fu quello profuso per sedare la rivolta nei paesi bassi Alle origini dell’insurrezione olandese contro la Spagna, che è stata definita la prima rivoluzione borghese dell’età moderna, vi furono essenzialmente tre fattori:  Fattore religioso > alla diffusione delle dottrine riformate, in particolare del calvinismo seguì la risposta repressiva di Filippo II.  Fattore politico > il monarca aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita, moglie del duca di Parma Ottavio Farnese, ma al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta contro l’eresia rafforzando l’Inquisizione e mostrando scarso rispetto per le autonomie cittadine e per gli Stati provinciali > ciò portò a un’opposizione dei patriziati urbani e dell’alta nobiltà > malgrado l’allontanamento del Granvelle, i nobili fiamminghi invasero in armi il palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi contro i protestanti  Fattore economico > crisi che verso la metà degli anni 60 colpì i centri urbani e soprattutto Anversa, a causa del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese e della temporanea chiusura del Baltico legata a una guerra in corso tra Svezia e Danimarca > nell’estate del 1566 ad Anversa e in altre città, folle di calvinisti devastarono le chiese distrussero le immagini sacre. Filippo II inviò nelle Fiandre un esercito al comando del terribile duca d’Alba > che fece arrestare i capi dell’opposizione e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei torbidi, che in pochi mesi pronunciò oltre un migliaio di condanne a morte. I metodi spietati del duca di ferro parvero in un primo momento avere successo ma nel 1569 una nuova ondata di malcontento fu suscitata dall’imposizione di tasse per mantenere l’esercito spagnolo, e in particolare dall’istituzione di un’imposta del 10% su tutte le transazioni commerciali. Il principe Guglielmo di Orange allestì quindi una flotta e invase le province settentrionali dal mare, facendosi proclamare nel 1572 statolder (cioè governatore militare) delle province di Olanda e di Zelanda e convertendosi al calvinismo. Ugonotti francesi e protestanti inglesi e tedeschi si unirono ai rivoltosi > 1575: Filippo II fece bancarotta > i soldati si ammutinarono e saccheggiarono orribilmente Anversa. LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA 1559: Alla morte di Enrico II > Caterina de’ Medici, la vedova, diventa reggente, perché era morto il primogenito Francesco II e Carlo IX e Enrico III erano incapaci di governare. Il calvinismo andava facendo proseliti soprattutto nelle regioni del sud e dell’ovest e tra le file della nobiltà (calvinisti francesi = ugonotti). Erano in lotta tre grandi casate in lotta: I Guisa, capi naturali dei cattolici intransigenti. I Borbone, i cui domini erano concentrati nel sud-ovest, esponenti del partito ugonotto. I Montmorency-Chatillon, il cui membro più autorevole, l’ammiraglio Gaspard de Coligny, era convertito al calvinismo. Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina de’ Medici fu indotta a fare concessioni agli ugonotti con l’editto di San Germano (1562) > Ma quando i partecipanti a una riunione protestante a Vassy furono massacrati dai seguaci del duca di Guisa > ebbe inizio la prima fase di guerre civili, conclusa nel 1570 dalla seconda pace di San Germano, che ribadiva e allargava le precedenti concessioni agli ugonotti. Nei due anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny, che riuscì a conquistare la fiducia di Carlo IX e ad ottenere per Enrico di Borbone re di Navarra, ugonotto, la mano della sorella del re, Margherita di Valois > durante i festeggiamenti per le nozze, Caterina de’ Medici, preoccupata per la crescente influenza del Coligny sul figlio, diede mano libera alla fazione dei Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante > nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di san Bartolomeo, più di 2000 ugonotti, tra i quali lo stesso Coligny, vennero trucidati. La salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali trovò un capo prestigioso in Enrico di Borbone > all’organizzazione protestante si oppose allora la Lega santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica e dalla città di Parigi. Con la morte del duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II, divenne erede presuntivo al trono Enrico di Borbone > Inizio così un’ulteriore fase del conflitto, la “guerra dei tre Enrichi”: che vide protagonisti il re Enrico III, Enrico di Borbone e il giovane duca Enrico di Guisa, capo della Lega cattolica. Nel corso del 1587-88 la Lega sostituì di fatto la propria autorità a quella del monarca > il re fece assassinare il duca di Guisa e il cardinale di Lorena> alleandosi col Borbone, insieme al quale strinse d’assedio Parigi. Nel luglio 1589 > il re viene ucciso, ma prima di morire designa suo successore Enrico di Borbone, che diventa così Enrico IV. Egli non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una figlia di Filippo II di Spagna, Isabella > truppe spagnole penetrarono in Francia dai Paesi Bassi e dai Pirenei per imporla sul trono. La guerra civile si trasformò in guerra contro lo straniero > Enrico IV ottenne l’appoggio del partito dei politiques, cattolici moderati La pubblica conversione di Enrico IV, il suo ingresso trionfale a Parigi, e l’assoluzione pronunciata da papa Clemente VIII > posero fine alla guerra con la sconfitta di Filippo II, che firmò la pace di Vervins (1598). Enrico IV promulgò l’editto di Nantes > sanciva la pace religiosa mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di Stato, ma riconoscendo agli ugonotti il diritto di praticare il loro culto (tranne che a Parigi e in pochi altri luoghi) e la facoltà di presidiare militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della libertà religiosa. L’EUROPA ORIENTALE Il territorio europeo al di là della linea tra Baltico occidentale e mar Nero nella seconda metà del 500 era diviso tra due sole formazioni statali: Regno polacco-lituano e Russia moscovita. Polonia > era un crogiolo di popoli (polacchi, lituani, ucraini, tedeschi…) e di fedi religiose (cattolica, greco-ortodossa, luterana, calvinista, anabattista). Benché una vigorosa controffensiva cattolica fosse in atto nella seconda metà del 500, il principio della libertà religiosa venne ribadito ancora nel 1573. Qui fu difficile l’affermazione di una forte autorità statale, anche per la presenza di una nobiltà numerosa e attaccata ai propri privilegi e alle tradizioni militari > a causa di ciò si era creato un asservimento durissimo dei contadini e il potere della monarchia si stava indebolendo >1572: muore senza eredi l’ultimo re Jagellone, Sigismondo II fu eletto nuovo re > si afferma il carattere elettivo e non ereditario della aristocratica. Russia > concentrazione di tutti i poteri nelle mani del monarca, nei cui confronti gli stessi nobili erano in uno stato di soggezione servile inconcepibile nel resto dell’Europa (ruolo cruciale della Chiesa ortodossa nel rendere sacra la figura dello zar). Sotto Ivan III il Grande e Basilio III > la russia conobbe un’espansione territoriale, una stretta associazione tra Chiesa e Stato, e la creazione di una nuova nobiltà che in cambio della concessione di terre assicurava alla corona il servizio militare e civile. Ivan IV > attuò una politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ceti inferiori in funzione antinobiliare. Rafforzò i rapporti commerciali con le potenze occidentali e condusse vittoriose campagne militari 1560: Ivan IV diventa matto > terrore. Oneri sempre più gravi della lunga guerra contro Polonia e Svezia, che si concluse nel 1582 con la sconfitta della Russia e la rinuncia forzata allo sbocco sul Baltico. I detentori di uffici venali si videro riconoscere nel 1604, dietro il pagamento di una moderata tassa annua, il diritto di trasmettere ereditariamente la loro carica >il che portò alla formazione di una nobiltà di toga. Nel 1601: con il trattato di Lione dopo una breve guerra con il Piemonte sabaudo > Enrico IV ottenne la Bresse e il Bugey in cambio della cessione del Marchesato di Saluzzo. Si accingeva a muovere guerra agli Asburgo d’Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate fanatico (1610). L’Erede Luigi XIII aveva solo 9 anni > reggenza della vedova Maria de’ Medici, che inaugurò una politica filospagnola. Come sempre durante le reggenze rialzarono la testa i principi di sangue reale che cercavano di riguadagnare il potere politico perduto. Maria de’ Medici affidò le redini del governo a Concino Concini, che però fu assassinato per ordine del giovane re. A mediare tra Luigi XIII e la madre si impose un giovane vescovo, duca di Richelieu > Luigi XIII ottenne per lui la nomina a cardinale e lo inserì nel Consiglio della corona, all’interno del quale egli raggiunse in pochi mesi una posizione dominante accentrando nelle proprie mani la direzione della politica francese interna ed estera. Richelieu aveva due scelte, appoggiare gli Asburgo o contrapporsi al loro disegno egemonico? scelse la 2. Il ritorno a una politica estera aggressiva presupponeva il rafforzamento dell’autorità monarchica all’interno del paese e l’eliminazione di ogni potenziale focolaio d’opposizione. Furono quindi stroncate le manifestazioni di anarchia feudale e fu debellata l’organizzazione politico-militare degli ugonotti. ai protestanti venne concessa una “pace di grazia”, che manteneva la libertà di culto nei limiti sanciti dall’editto di Nantes, ma toglieva di mezzo le garanzie politiche e militari da questo previste. La campagna contro gli ugonotti e il progressivo coinvolgimento della Francia nei teatri di guerra tedesco e italiano ebbero come conseguenza un rapido aumento della pressione fiscale che gravava quasi esclusivamente sulle campagne A partire dal 1625 si assistette a una grande ondata di rivolte popolari > che portò all’ estensione a tutto il paese degli intendenti di giustizia, polizia e finanza, che si avviarono a diventare le principali cinghie di trasmissione della volontà sovrana nelle province del paese. Fu dato Impulso al commercio, con l’istituzione di Compagnie privilegiate e le costruzioni navali, e alla penetrazione coloniale francese in Africa, nelle Antille e nel Canada. LA SPAGNA, DA FILIPPO II AL DUCA DI OLIVARES Con Filippo III (1598-1621) si inaugura in Spagna l’era dei privados o validos, cioè dei favoriti, a cui sovrani incapaci di governare delegano tutti i poteri> il suo favorito fu il duca di Lerma: che pose fine alle guerre in corso stipulando la pace con l’Inghilterra (1604) e la tregua di dodici anni con le Province Unite (1609), e espulse i moriscos, (sudditi di origine araba convertiti al cristianesimo) (> declino economico e demografico). Filippo IV (1621-65), ebbe come favorito Gaspar de Guzman, conte di Olivares > che oltre ad appoggiare militarmente la controffensiva degli Asburgo di Vienna contro gli insorti boemi, decise a Madrid di non rinnovare la tregua con le Province Unite, che scadeva nel 1621. Nel 1626: Olivares presentò al re un progetto noto come Union de las armas, che assegnava a ciascuna provincia un contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a proprie spese. Le operazioni militari avviate contro l’Olanda e contro i protestanti tedeschi avevano un andamento favorevole e la situazione debitoria della corona venne alleggerita nel 1627 con una nuova bancarotta > ma nel 1628: l’ apertura di un nuovo fronte in Italia (guerra per la successione di Mantova), la cattura da parte degli olandesi della flotta che trasportava l’argento americano, e l’opposizione all’Union de las armas > potreranno a una serie di rivolte e al definitivo declino della monarchia spagnola. L’IMPERO GERMANICO E L’ASCESA DELLA SVEZIA. Alla morte di Ferdinando I (1564) > la dignità imperiale passò a Massimiliano II e poi a > Rodolfo II (1576-1612). Quest’ultimo, rigido assertore del cattolicesimo, dovette far fronte a una larghissima diffusione del luteranesimo e, in Ungheria e Boemia, anche del calvinismo. Ai primi segni di squilibrio mentale > i nobili del Regno di Boemia lo costrinsero a firmare una Lettera di maestà, che concedeva loro piena libertà religiosa > Nel 1611: venne deposto, e la corona di Boemia venne cinta dal fratello Mattia, che l’anno successivo fu anche eletto imperatore. La Germania > era logorata dai contrasti tra cattolici e protestanti > Nel 1608: i principi luterani e calvinisti conclusero un’alleanza difensiva (l’Unione evangelica), cui in seguito si aggregarono anche molte città imperiali > a questa si contrappose l’anno seguente una Lega cattolica. Polonia-Lituania > 1592: Sigismondo Vasa (già eletto re di Polonia nel 1587) ereditò anche la corona di Svezia > suo zio, Carlo, si oppose – guerra civile – 1604 Carlo assunse la corona col nome di Carlo IX. Le mire espansionistiche di Carlo IX , s epur infruttuose, aprirono la via alle imprese del figlio e successore Gustavo Adolfo (1611-32), che in soli vent’anni riuscirà a imporre la supremazia svedese su tutto il Baltico. Ù La Svezia possedeva estesi giacimenti di ferro e di rame e godeva di un rapporto di collaborazione tra aristocrazia e monarchia, sancito nel 1612 da una specie di carta costituzionale. difendere la causa protestante, ma affermare definitivamente l’egemonia svedese nel Baltico > Adolfo riportò una serie di vittorie – ma durante uno scontro, vittorioso, Gustavo Adolfo morì sul campo. In aiuto dell’imperatore la Spagna inviò un esercito: imperiali e spagnoli inflissero agli svedesi una grave sconfitta a Nordlingen (1634). A questo punto i principi protestanti si affrettarono a concludere la pace con l’imperatore (1635); e anche la Svezia si preparava ad abbandonare la lotta Quando un evento riaccese gli animi: l’intervento diretto della Francia. Lo scopo del cardinale Richelieu, nel muovere guerra alla Spagna e all’Impero a fianco dei protestanti di Germania (lui, un principe della Santa Romana Chiesa), era chiaramente quello di impedire il consolidamento della potenza imperiale in Germania. L’intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia e delle Province Unite > la flotta spagnola venne distrutta dagli olandesi nella battaglia delle Dune (1639), e gli svedesi continuarono nelle loro devastazioni in Germania. L’esercito francese, dal canto suo, ottenne una grande vittoria su quello spagnolo nella battaglia di Rocroi (1643). La guerra si concluse nel 1648 con la pace di Vestfalia > 1. La spagna riconobbe l’indipendenza delle province unite 2. La Francia otteneva il possesso definitivo dei vescovati di Metz, Toul e Verdun, di gran parte dell’Alsazia e di altre piazzeforti sul Reno e in Piemonte (Pinerolo) 3. La Svezia perfezionò il proprio dominio sul Baltico . 4. La situazione religiosa dell’Impero fu modificata, rispetto alla pace di Augusta, fu infatti ammesso anche il calvinismo. Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna, conclusa solo nel 1659 dalla pace dei Pirenei. XIII. RIVOLUZIONI E RIVOLTE L’Inghilterra sotto la dinastia Stuart: Giacomo I Stuart (1603-25) era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. L’unione nella stessa persona delle due corone non comportò la fusione dei due paesi sotto il profilo politico e amministrativo, fusione che verrà avviata soltanto con l’unificazione dei due Parlamenti nel 1707. Giacomo fu un sovrano impopolare presso gli inglesi. Si ripresentarono durante il suo regno le due questioni che già negli ultimi tempi di Elisabetta avevano reso difficili i rapporti tra corona e Parlamento: questione religiosa e questione finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava a far saltare in aria il primo Parlamento convocato da Giacomo (Congiura delle polveri, 1605). Nei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo si diffuse sempre più largamente (VS corte sfarzosa e corrotta) > emigrazione nell’America settentrionale, i padri pellegrini nel 1620, a bordo della nave Mayflower, fondarono la colonia del Massachusetts. I costi della guerra contro la Spagna avevano creato una difficile situazione finanziaria, che neppure la pace stipulata da Giacomo I nel 1604 riuscì ad alleviare > ogni forma stabile di imposta fondiari, necessaria per risollevare il bilancio, trovava un ostacolo insuperabile nel Parlamento. A ciò si aggiungeva una congiuntura economica negativa. Il problema finanziario divenne un problema politico > da un lato mancavano gli strumenti necessari per imporre ai sudditi un aumento della pressione fiscale, dall’altro vi era l’impossibilità di munirsi di tali strumenti a causa della mancanza di denaro. Non riuscendo ad ottenere le concessioni legali da paret del parlamento per imporre delle tasse Giacomo I ricorse a vendite di uffici e di titoli nobiliari (nuovo titolo di baronetto). Il Figlio e successore di Giacomo, Carlo I (1625-49) > nel tentativo di guadagnare il sostegno dei puritani, dichiarò guerra alla Spagna e organizzò una spedizione navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle > disastroso fallimento. El 1628: il Parlamento fece accettare al re la Petizione di diritto, che dichiarava illegali le tasse imposte senza il consenso del Parlamento stesso, gli arresti arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l’acquartieramento forzoso di soldati in case private. Il Parlamento continò imperterrito ad attaccare tutta la politica di Carlo I Stanco della situazione nel 1629 Carlo decise di sciogliere il parlamento e governò senza di esso fino al appoggiandosi al Consiglio privato della corona e all’azione dei tribunali regi che giudicavano i reati di lesa maestà. Emanò nel frattempo utili riforme, che eliminarono parte delle inefficienze e degli sprechi ereditati dal regno di Giacomo I (es. Ship money). Parallelamente William Laud (arcivescovo Canetrbury) procedeva a riorganizzare la Chiesa secondo linee gerarchiche e autoritarie Vigeva però il sospetto che si volesse preparare un ritorno al cattolicesimo, alimentato dall’ascendente che su Carlo I esercitava la moglie francese Enrichetta Maria, che professava il culto cattolico Nel 1638: le novità religiose suscitarono una rivolta nella Scozia presbiteriana > VS olandesi, che esercitavano su larga scala il commercio d’intermediazione > prima delle tre guerre navali anglo-olandesi (1652- 54, 1665-67, 1672-74), che finiranno per sancire la superiorità marittima britannica. Nel 1655° seguito di una guerra contro la Spagna > Inghilterra ottiene l’isola di Giamaica. Politica interna > nel 1653 venne sciolto il “Lungo Parlamento” e venne insediata un’assemblea di 144 membri, tutti scelti dai capi dell’esercito: “Parlamento Barebone”, che durò solo cinque mesi – stesa una carta costituzionale che proclamò Cromwell Lord protettore del Commonwealth. Il potere militare si identificava strettamente con il potere politico. Con il protettorato ebbe fine la relativa libertà di cui aveva fino allora goduto la stampa e anche il dissenso religioso cominciò ad essere perseguitato. Alla morte di Cromwell – gli succede il figlio Richard, che abdicò viste le scarse qualità politiche. Fu quindi richiamato al potere Carlo II Stuart > che con con la dichiarazione di Breda (1660) si impegnò a governare con il Parlamento, a concedere una larga amnistia e a tollerare una certa libertà religiosa. LA FRANCHIA DI META’ 600, MAZZARINO Alla morte di Richelieu e Luigi XIII (1642-43) – si ebbe nuovamente un periodo di reggenza con la vedova Anna d’Austria > che affidò la direzione degli affari al cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino, che si mantenne nel complesso fedele agli indirizzi politici di Richelieu. I principi del sangue e i nobili, come sempre durante le reggenze, presero ad agitarsi e a complottare per impadronirsi del potere politico. La situazione diventò esplosiva nel 1648, l’anno stesso in cui si avviava a conclusione la guerra dei Trent’anni > di fronte a un nuovo pacchetto di misure fiscali, il Parlamento di Parigi prese la testa del movimento di opposizione e concertò con le altre corti sovrane risiedenti nella capitale un comune programma di riforme > 27 articoli nel quale si imponeva: la soppressione degli intendenti, diminuzione delle imposte, rifiuto del sistema degli appalti, invalidità di ogni tassa che non avesse ottenuto l’assenso dei Parlamenti, illegalità degli arresti arbitrari. La regina e Mazzarino decretano l’arresto di uno degli esponenti della magistratura parigina, Pierre Broussel – ma le conseguenti rivolte costrinsero la corte lasciare la capitale e a piegarsi alle richieste del Parlamento. 1649: pace di Saint-Germain, che chiude la Fronda “parlamentare” > ma si accende la “Fronda dei principi” (1650-53) (che a differenza dell’altra non aveva un disegno politico organico) > fu alla fine l’esaurimento generale a riportare la pace nel paese e a consentire a Mazzarino e alla reggente di rientrare trionfalmente nella capitale. Ancora aperta la guerra con la Spagna > grazie anche all’intervento militare dell’Inghilterra di Cromwell, Mazzarino fu in grado di imporre alla corte di Madrid la pace dei Pirenei (1659), e venne stipulato il matrimonio di Luigi XIV con la figlia di Filippo IV Maria Teresa. LE RIVOLTE NELLA PENISOLA IBERICA Rivolte scoppiate quasi simultaneamente in Catalogna e in Portogallo. 1640: la Catalogna insorse e chiese l’appoggio della Francia 1641: venne proclamata la sua unione alla monarchia dei Borbone, pur col mantenimento delle sue istituzioni e delle sue leggi. 1640: in risposta a un ordine di Madrid che chiamava la nobiltà portoghese alle armi, una ben organizzata insurrezione portò alla proclamazione dell’indipendenza e pose sul trono, col nome di Giovanni IV, il duca Giovanni di Braganza. La monarchia spagnola non era più in grado di reagire, e Filippo IV fu costretto a licenziare l’Olivares. 1647: anche nel Regno di Napoli scoppiò una rivolta, mentre velleità separatiste affioravano in Aragona e il governo era costretto a dichiarare la bancarotta Nel 1649: ci fu una terribile pestilenza che ridusse di un terzo la popolazione della Castiglia. La riconquista della Catalogna fu possibile per il mutamento della situazione internazionale (pace di Vestfalia del 1648 e disordini della Fronda in Francia), ma soprattutto per i timori dell’aristocrazia catalana di fronte al radicalizzarsi della lotta sociale > un esercito castigliano entrò a Barcellona nel 1652. Del tutto vani furono invece gli sforzi di Madrid per ricondurre all’obbedienza il Portogallo, la cui indipendenza verrà formalmente riconosciuta, dopo una lunga guerra, nel 1668. XIV. L’ITALIA DEL 600 Demografia e vita economica sono i settori in cui più evidenti appaiono le tendenze involutive che investirono la penisola italiana nel XVII secolo. Si assistette infatti a un grave declino del settore laniero, a una fortissima contrazione complessiva delle lavorazioni industriali rivolte all’esportazione e a una forte perdita in campo commerciale, assicurativo e bancario legata al movimento delle merci > da paese sviluppato prevalentemente importatore di materie prime ed esportatore di manufatti, l’Italia stava quindi diventando un paese sottosviluppato prevalentemente importatore di manufatti ed esportatore di materie prime. Tra le cause di ciò c’era la concorrenza dei produttori dell’Europa nord-occidentale. Non meno importanti furono gli effetti devastanti della guerra dei Trent’anni nell’Italia settentrionale e in Germania (uno dei mercati tradizionalmente più importanti per gli esportatori della penisola) e le gravissime pestilenze che colpirono la penisola. In questo clima l’agricoltura resse molto meglio dell’industria e del commercio alle In Sardegna > analogie con l’evoluzione siciliana, ma più povera e meno popolata. Le rivolte antispagnole a Napoli e in Sicilia 1647: Il fermento popolare a Palermo fu causato da una grave carestia e dal malcontento creato dal fiscalismo spagnolo. Nello stesso anno ci fu anche una rivolta a Napoli (causa immediata: nuova gabella che colpiva la vendita della frutta) > la direzione del movimento fu assunta dal popolano Masaniello, che venne ucciso dai suoi stessi seguaci > ma la rivolta proseguì, tenuto in scacco il viceré duca d’Arcos gli insorti napoletani proclamarono la repubblica e invocarono la protezione del re di Francia – il cardinale Mazzarino però non voleva impegnarsi –. Per placare le rivolte fu inviata una flotta spagnola, che fece capitolare la repubblica nel 1648. Tutto un fallimento, ma i viceré spagnoli che si succedettero nella seconda metà del 600 condussero un’azione di contenimento della prepotenza baronale, di repressione del banditismo e di promozione del ceto civile e ministeriale. Un ultimo tentativo rivoluzionario ebbe luogo a Messina negli anni 70 > fallimento. Ducato di Savoia > durante il lungo regno di Carlo Emanuele I (1580- 1630) > conobbe iniziative espansionistiche e il rafforzamento interno dello Stato che portò alla costruzione di un forte apparato militare e fiscale. Nel 1601 con il trattato di Lione > erano stati ceduti al re di Francia la Bresse, il Bugey e altri territori transalpini e ottenendo in cambio il Marchesato di Saluzzo. Tra gli interessi dei Savoia c’era anche il Monferrato > il trattato di Cherasco, firmato nel 1631 dal nuovo duca Vittorio Amedeo I (1630-37), sancì l’acquisizione di un certo numero di terre del Monferrato, ma al prezzo assai pesante della cessione alla Francia della fortezza di Pinerolo. Lo stato sabaudo affrontò però una crisi economico-sociale e dinastica dopo la morte di Vittorio Amedeo I > la feudalità ne approfittò per estendere i suoi poteri e i suoi privilegi > ma una volta preso potere Carlo Emanuele II (1663-75), risollevò l’economia. Granducato di Toscana > i progressi compiuti in direzione dello Stato moderno sotto Cosimo I, Francesco I e Ferdinando I si arrestarono sotto i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà fiorentina e ai tradizionali legami della casata medicea con la Santa Sede. Porto franco di Livorno: divenne perno dei traffici marittimi nel Mediterraneo e sede di una fiorente comunità mercantile, in buona parte composta di ebrei. Repubblica di Venezia > a Venezia stavano crescendo le tensioni con la Santa Sede che sfociarono nell’arresto di due religiosi colpevoli di reati comuni – il nuovo papa Paolo V scomunicò i governanti e scagliò l’interdetto (1606), cioè la proibizione di celebrare qualunque funzione ecclesiastica in terra veneta. Il clero veneto non ubbidì. L’intervento delle maggiori potenze cattoliche, Francia e Spagna, portò a una soluzione di compromesso che permise a Venezia di uscirne a testa alta. 1615-17 con la guerra di Gradisca > gli Asburgo d’Austria tolsero il loro appoggio agli uscocchi. 1645-69: Venezia fu impegnata nella lunga e costosa guerra di Candia (Creta) contro l’Impero ottomano > l’isola dovette essere evacuata. Di più breve durata si rivelerà la conquista del Peloponneso sancita dalla pace di Carlowitz del 1699, dopo un nuovo conflitto sostenuto da Venezia contro i turchi a fianco degli Asburgo d’Austria. Stato pontificio > anche qui si va esaurendo la precedente spinta a un maggior accentramento e a un più saldo controllo delle province. Nella seconda metà del 600, con la fine delle guerre di religione e l’attenuarsi progressivo del rigore controriformistico, il prestigio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più evidenti i difetti di un governo temporale caratterizzato al tempo stesso dall’accentramento del potere nel sovrano e dalla mancanza di continuità dinastica. XV. IMPERI E CIVILTA’ DELL’ASIA TRA XVI E XVII SECOLO La Cina > sotto le dinastie Ming e Manciù “Celeste Impero” cinese, nell’età moderna raggiunse la sua massima estensione. Dinastia Ming (1368-1644), inizialmente regnò in condizioni di pace e stabilità. Ma poi il crescente prelievo fiscale e l’incremento demografico portarono a un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, aggravate, nel XVII secolo, da una serie di terribili carestie > rivolte contadine. Di questa situazione di anarchia approfittarono i manciù (abitanti della Manciuria) per invadere la Cina e occupare Pechino, dove l’ultimo imperatore Ming si diede la morte nel 1644 > inizia la dinastia Q’ing, destinata a regnare fino al crollo dell’Impero nel 1911. La popolazione riprese a crescere, nuove colture, ecc. > ma irrigidimento crescente delle strutture economiche e sociali, esasperato tradizionalismo così nella sfera intellettuale come in campo tecnologico, che finirà per condannare alla stagnazione e al declino quella grande civiltà. Il Giappone > nell’“era Tokugawa” 1603: il titolo di shogun (“generalissimo” che troviamo accanto all’imperatore, mikado) fu assunto da Tokugawa Ieyasu, che lo trasmise ai suoi discendenti fino al 1867 > “era Tokugawa”. Fu caratterizzata dalla persistenza delle strutture feudali e al tempo stesso da un forte accentramento statale – chiusura delle frontiere verso l’esterno (ma questo non impedì all’economia di continuare a svilupparsi, dato che il mercato interno era abbastanza vasto) – si accentuava nei villaggi il divario tra i coltivatori più facoltosi e Quando il cardinale Mazzarino spirò, il giovane manifestò subito la propria volontà di governare da solo, senza più delegare a nessuno il proprio potere. Preferì servirsi di ministri di nascita modesta, che a lui solo dovessero la propria elevazione e fossero quindi più docili ai suoi voleri > es. Colbert (figlio di un mercante): controllore delle finanze – poi “superministro” dell’economia e degli affari interni. Importante il ruolo del Consiglio, o piuttosto dei Consigli in cui questo si articolava (superiore, dei dispacci, delle parti, delle finanze). Gli intendenti, preposti alle généralités nelle quali era suddivisa la Francia ai fini amministrativi, avevano una carica più lunga e rafforzarono il proprio potere, la loro autorità quindi si estende ai settori più svariati > nominati dal re e revocabili a suo piacimento, gli intendenti sono per eccellenza le cinghie di trasmissione della volontà regale, gli occhi e le mani dell’amministrazione centrale nelle province, ma sono al tempo stesso i portavoce degli interessi locali, in particolare di quelli delle élite sociali, di fronte all’amministrazione centrale. Officiers> erano invece i detentori di uffici venali > rientrano in questa categoria i consiglieri e i presidenti dei tribunali superiori e dei Parlamenti (corti d’appello) – i quali in teoria potevano sospendere l’entrata in vigore di leggi a loro sgradite, presentando delle rimostranze al re; ma Luigi XIV impose loro di registrare le leggi prima di fare eventuali rimostranze. In campo amministrativo e fiscale, gli Stati provinciali (assemblee composte da alto clero, nobiltà e rappresentanti delle città) dei pays d’états conservarono importanti poteri, come la possibilità di contrattare con la corona l’ammontare delle imposte da pagare e di provvedere poi alla ripartizione e alla riscossione mediante propri organi. Per volere di Luigi la corte si trasferì a Versailles (giunsero ad essere ospitate quasi 10000 persone). Questo soggiorno si trasformava per la nobiltà francese in una prigionia dorata. Il re costringendo la nobiltà a vivere sotto i suoi occhi ne controllava le azioni e ne allentava i legami con le clientele e i territori d’origine, riducendone l’indipendenza e le possibilità di azione politica > durante il regno di Luigi XIV non si avranno più episodi di anarchia nobiliare come la Fronda; Fuori dallo sfarzo di Versailles però oltre l’80% della popolazione viveva sulla terra e della terra, spesso riuscendo a malapena a mantenere alla propria sussistenza. La scarsa produttività dell’agricoltura era legata alla struttura della proprietà, alle forme di conduzione prevalenti (mezzadria, piccolo affitto) e all’entità del prelievo che gravava sui coltivatori del suolo. Ad aggravare la situazione furono le carestie, gli effetti negativi delle lunghe guerre, lo scarso dinamismo delle attività industriali. La sfavorevole congiuntura internazionale, caratterizzata da un regime di bassi prezzi. La direzione dell’economia fu affidata a Colbert, che aveva 2 obiettivi: 1) rimediare al grave dissesto dei conti pubblici 2) rilanciare la stagnante economia francese. Con la creazione di una Camera di giustizia straordinaria per indagare sugli illeciti arricchimenti di finanzieri, appaltatori, ricevitori delle imposte> venne raggiunto un sostanziale pareggio tra entrate e uscite nel decennio 1662-71, prima che le spese militari riportassero nuovamente in rosso i bilanci. Visione di Colbert tipicamente mercantilista > agricoltura in posizione subalterna, lo sforzo principale era concentrato sulle manifatture che lavoravano per l’esportazione e sul commercio con l’estero, al fine di accrescere la massa di denaro circolante all’interno del paese. Furono concesse sovvenzioni agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami d’industria e furono create imprese con capitale pubblico (manifatture regie). Protezionismo doganale. Compagnie privilegiate (delle Indie orientali e occidentali, del Levante) venne inoltre dato impulso dato alla colonizzazione del Canada, della Louisiana e delle Antille. Si sviluppò la marina mercantile e da guerra e furono potenziatele infrastrutture. Nell’immediato i successi di Colbert non si poterono apprezzare, ma molte di queste iniziative avrebbero fruttato a distanza di tempo, nel più favorevole clima politico ed economico del regno di Luigi XV. In campo religioso Luigi XIV dovette affrontare tre ordini di problemi: la diffusione in taluni ambienti ecclesiastici e laici della capitale della corrente giansenista, i contrasti con Roma e la questione ugonotta. I giansenisti ponevano l’accento sull’interiorità della fede e svalutavano l’apparato delle devozioni esteriori tipico del cattolicesimo post- tridentino; dal punto di vista dottrinale seguivano sant’Agostino e sostenevano l’importanza fondamentale della grazia, un dono concesso da Dio a pochi, per la salvezza ultraterrena. Roccaforte del movimento giansenista a Parigi era diventato il monastero di Port Royal > 1711: condanna definitiva da parte della Santa Sede, dispersione dei portorealisti e distruzione del convento – il giansenismo si era però nel frattempo largamente diffuso. L’ altro problema era il conflitto che oppose la monarchia alla curia di Roma a proposito della cosiddetta régale (diritto sancito dal concordato di Bologna del 1516). A peggiorare la situazione nel 1682 una dichiarazione in 4 articoli firmata da un’assemblea straordinaria del clero francese che affermava la superiorità del concilio sul pontefice e negava l’infallibilità di quest’ultimo. Questione ugonotta > 1685: venne emanato l’editto di Fontainebleau, che annullava di fatto l’editto di Nantes e faceva obbligo a tutti i francesi di riconoscere e praticare il culto cattolico. Oltre 200000 ugonotti scelsero la via dell’esilio. Le inclinazioni filocattoliche del monarca suscitarono ben presto i sospetti e l’ostilità di un’opinione pubblica molto sensibile al pericolo del papismo. 1673: il Parlamento votò un Test Act, che subordinava l’assunzione di cariche civili o militari a una professione di fede anglicana. I timori erano accentuati dal fatto che Carlo II non aveva figli maschi e l’erede al trono era quindi il fratello Giacomo, fervente cattolico. Di fronte ai problemi religiosi e dinastici si crearono due schieramenti politici:  Tories > rappresentanti degli interessi agrari della gentry, fautori della monarchia di diritto divino, del legittimismo dinastico, della Chiesa anglicana.  Whigs > rappresentavano interessi del ceto urbanoe commerciale, sostenitori del Parlamento e di un più vasto fronte protestante comprendente le sette dissenzienti dalla Chiesa d’Inghilterra. Dopo il 1680 la politica regia, sotto la crescente influenza di Giacomo, si sviluppò in senso chiaramente assolutistico. Salito al trono alla morte del fratello, Giacomo II (1685-88) si adoperò subito per il rafforzamento dell’esercito; le disposizioni del Test Act vennero annullate. Ebbe un figlio maschio. I maggiori esponenti whig e tory si accordarono per rivolgere un appello allo statolder d’Olanda Guglielmo III, che aveva sposato una figlia di Giacomo II, Maria Stuart > Guglielmo organizzò una spedizione militare, mentre Giacomo II fuggì in Francia > un “Parlamento di convenzione” dichiarò il trono vacante e offerse la corona congiuntamente a Guglielmo e a Maria, che si impegnarono a osservare una Dichiarazione dei diritti da esso votata (1689). L’edificio costituzionale inglese verrà poi completato con il Triennial Act – che imponeva la convocazione del parlamento almeno ogni 3 anni e aboliva la censura della stampa; e l’Act of Settlement – che fissava l’ordine di successione al trono in modo da escluderne i cattolici). “Gloriosa rivoluzione” del 1688-89 fu la svolta che sbarrò per sempre la strada dell’assolutismo e aprì la via verso un governo di tipo parlamentare. Il mutamento al vertice della monarchia inglese ebbe come conseguenza immediata il suo ingresso nella coalizione europea che nel 1689 aprì le ostilità contro la Francia; i conflitti con la maggiore potenza continentale durarono quasi ininterrottamente fino al 1713. L’espansione senza precedenti delle spese militari contribuì a determinare una serie di importanti novità in campo fiscale e amministrativo. 1690-1710: la monarchia si appoggiò sui whigs > per consentire l’avanzata di una politica estera aggressiva. Si spiega così la contrapposizione tra il “partito del paese”(Tories), sempre pronto a denunciare le spese eccessive, gli arbitri e la corruzione del governo centrale, e il “partito della corte”(Whigs), formato da coloro che di volta in volta beneficiavano del favore del re e dei suoi ministri. L’economia continuò a svilupparsi a ritmi sostenuti. L’ESPANSIONE DELLA MONARCHIA AUSTRICA Nel corso della guerra dei Trent’anni era stato sconfitto il disegno di restaurazione cattolica e imperiale coltivato dagli Asburgo d’Austria; in compenso, però, la sottomissione dei “ceti” nei ducati austriaci e nel Regno di Boemia, la sostituzione di gran parte della nobiltà e l’opera di ricattolicizzazione forzata condotta avanti col concorso determinante dei gesuiti avevano dato ai loro Stati ereditari una compattezza nuova, basata sulla fedeltà dinastica e sul sentimento religioso tipico della Controriforma. Da questa comunità politico-culturale rimaneva esclusa l’Ungheria (di cui una parte era soggetta al dominio ottomano o al principe di Transilvania, l’atra era “Ungheria imperiale”) Nel 1678: una vasta ribellione scoppiò nella parte imperiale quando l’imperatore Leopoldo I (1658-1705) cercò di stroncare l’opposizione della nobiltà al potere monarchico, sospendendo le libertà costituzionali e avviando una persecuzione contro i protestanti – i rivoltosi chiesero aiuto all’Impero ottomano che inviò un esercito di oltre 100.000 uomini a assediare Vienna; dall’altro lato solo il re di Polonia rispose all’appello del Papa a intervenire in difesa della cristianità – le truppe polacche, insieme agli austriaci misero in fuga gli ottomani e spezzò l’assedio (vittoria del Kahlenberg 1683) Nel frattempo i veneziani entrati in guerra a fianco degli Asburgo riuscirono a espellere i turchi dal Peloponneso – Conseguenza della pace di Carlowitz (1699) fu il grave arretramento dell’Impero ottomano, che dovette cedere agli Asburgo l’Ungheria e la Transilvania, e a Venezia il Peloponneso. Nuovo imperatore Carlo VI (1711-40) > emanò la Prammatica sanzione (1713, con riconoscimento delle Diete dei vari territori), che sanciva l’indivisibilità dei domini asburgici e stabiliva l’ordine di successione al trono. LA GUERRA DI SUCESSIONE SPAGNOLA E I REGNI IBERICI. Nel 1700 muore senza lasciare eredi l’ultimo Asburgo della linea spagnola, Carlo II > un accordo stipulato fra le maggiori potenze assegnava la corona di Spagna, con i Paesi Bassi e le colonie americane, a Carlo, secondogenito dell’imperatore Leopoldo I, mentre a Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV, sarebbero andati i domini italiani > ma l’idea di una spartizione dell’eredità suscitava forti ostilità a Madrid e un mese prima di morire Carlo II si lasciò convincere a redigere un testamento che proclamava erede universale il duca d’Angiò, che assunse il titolo di Filippo V re di Spagna, con la condizione di una sua rinuncia perpetua ai diritti di successione in Francia. Il comportamento di Luigi XIV nei mesi seguenti fu però tale da fare apparire illusoria la separazione tra le due corone di Francia e di Spagna > Questa crisi fu aggravata da una pestilenza scoppiata nel 1654 e dal grande scisma religioso che negli anni 60 seguì alle innovazioni liturgiche introdotte dal patriarca di Mosca Nikon. 1689: lo zar Pietro (il grande) figlio di secondo letto di Alessio > voleva modernizzare il suo paese sull’esempio dell’Occidente europeo. La trasformazione della società era finalizzata nella mente di Pietro innanzitutto al rafforzamento militare, e in cima ai suoi obiettivi era la conquista di uno sbocco sul Baltico – ma le regioni estese lungo le coste orientali del Baltico erano soggette alla corona di Svezia, che aveva affermato la propria supremazia in quest’area con le vittoriose campagne militari condotte da Carlo X (1654-60) contro la Polonia e la Danimarca e si era rafforzata ancora con il successore Carlo XI (1660-97) Pietro il Grande decise nel 1700 di entrare in guerra a fianco della Danimarca e della Polonia contro il nuovo re di Svezia Carlo XII > si parla di “grande guerra del Nord”, 1700-21. Inizialmente le battaglie sembravano volgere a favore di Carlo, ma la guerra si risolse in favore di Pietro > pace di Nystadt (1721). Allo zar andarono: Livonia, Estonia, Ingria e parte della Carelia Prussia e Danimarca annetterono rispettivamente il grosso della Pomerania svedese e il Ducato di Schleswig-Holstein. Svezia> Il predominio della Svezia nel Baltico era finito, e la sconfitta esterna trascinò con sé anche quella dell’assolutismo all’interno del paese > Dopo la morte in combattimento di Carlo XII, nel 1720 ebbe inizio l’“era della libertà”, basata su un equilibrio costituzionale tra la monarchia, un Parlamento composto dai quattro ordini del regno e un Consiglio di Stato di cui faceva parte il re ma che prendeva le sue decisioni a maggioranza. Russia> Gli sforzi di Pietro furono diretti al potenziamento dell’esercito e della marina (esteso a tutta la popolazione l’obbligo del servizio militare). Il commercio con i paesi occidentali ebbe un certo sviluppo, ma l’economia russa rimaneva fondamentalmente. Le maggiori innovazioni furono introdotte negli organi di governo centrali (Consiglio nominato dallo zar al posto della vecchia Duma dei boiari) + provvedimenti volti a spezzare l’opposizione del clero alla politica di modernizzazione (abolito il patriarca di Mosca). Per i quadri dell’amministrazione civile così come dell’esercito, in mancanza di una borghesia colta, si fece ricorso alla nobiltà. LA NASCITA DELLO STATO PRUSSIANO 1660: l’elettore Federico Guglielmo di Hohenzollern, approfittando delle sconfitte inflitte alla Polonia dalla Svezia, acquisì con la pace di Oliva la piena sovranità sulla Prussia. Nelle campagne brandeburghesi e prussiane i grandi proprietari fondiari (junker) esercitavano un dominio pressoché assoluto sui contadini > in cambio della disponibilità ad accettare un maggior accentramento dei poteri nella persona del sovrano, gli Junker videro rafforzati i loro privilegi. Esercito fu accresciuto. Per mettere la propria forza militare al servizio della coalizione antifrancese nella guerra di successione spagnola, il figlio di Federico Guglielmo chiese e ottenne dall’imperatore il titolo di re di Prussia come Federico I (1701). Le premesse per la spettacolare ascesa della potenza prussiana furono poste soprattutto dal successore Federico Guglielmo I (1713-40), il “re sergente” > sistema di coscrizione obbligatoria. La burocrazia era reclutata per lo più tra la borghesia colta ed era sottoposta alla volontà dispotica del sovrano > assolutismo di impronta burocratico- militare. XVIII. UNA NUOVA EPOCA DI ESPANSIONE A metà 700 tutto il vecchio continente fu trascinato in un moto espansivo che si manifestò in ogni settore, dalla demografia alla produzione agricola, dalle manifatture al commercio, in particolare quello coloniale e transoceanico, che delinea ormai i tratti di un’economia mondiale. Rispetto ai secoli precedenti si allargarono nel 700 le aree in cui si praticava un’agricoltura più intensiva e produttiva. Il fenomeno delle “recinzioni” (enclosures), iniziato nell’Inghilterra dei Tudor e proseguito lungo tutto il XVII secolo, conobbe il momento di maggiore intensità tra la metà del 700 e il 1815, quando la superficie agricola coltivata col sistema dei campi aperti si ridusse dalla metà a un quarto circa del totale. L’universale interesse per l’agricoltura che si manifesta nella seconda metà del 700 si spiega in parte con la tendenza all’ascesa dei prezzi e quindi con l’aumento dei profitti e dei redditi legati alla commercializzazione delle derrate e al possesso della terra. Nella rincorsa tra prezzi e salari, questi ultimi rimasero nettamente indietro, come già nel XVI secolo. All’origine del rialzo dei prezzi agricoli vi è l’aumento della domanda legato all’incremento demografico. L’incremento della popolazione si risolse in molte aree in un processo di impoverimento e di proletarizzazione di vasti strati sociali. Aumento della massa di metalli preziosi in circolazione – stabilizzazione della moneta nei maggiori paesi europei – miglioramento dei trasporti. LO SVILUPPO DELL’AMERICA LATINA Il XVIII secolo fu un’età aurea per il commercio internazionale. Il contributo maggiore allo sviluppo dei traffici venne dall’oceano Indiano e dall’Atlantico, grazie soprattutto all’espansione del commercio inglese e francese con le colonie. La parte centro-meridionale del continente americano rimase divisa tra due soli padroni, Spagna e Portogallo. Il complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti, determinò un profondo e irreversibile mutamento nei consumi, nel modo di vita e nei rapporti sociali. Diffusione su larga scala di macchine azionate da energia inanimata, concentrazione del lavoro nelle fabbriche, rapido e brillantemente seppe orchestrare la campagna contro “l’infame” (lo spirito di intolleranza della Chiesa di Roma) fu Voltaire (1694-1778). Sensismo> filosofia che riconduce alle percezioni dei sensi tutte le cognizioni umane. Utilitarismo. “La massima felicità per il maggior numero”. Esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura inanimata e anche i meccanismi della vita. Isaac Newton (1642- 1727). “pubblica felicità” Idee condivise: tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re, idea che il potere deve essere esercitato nell’interesse comune dei sudditi, al fine di realizzare la “pubblica felicità”, delimitazione di una sfera più o meno ampia di libertà privata, in cui l’autorità sovrana non ha il diritto di ingerirsi. Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748). Assolutismo o dispotismo “illuminato” > aveva, agli occhi di molti, il pregio di combattere i particolarismi e i privilegi locali e di ceto; solo chi è al di sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire senza essere condizionato da egoismi e da ostacoli di varia natura. Si giustificava così la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di un monarca saggio e “illuminato”. Rousseau, esponente dell’orientamento democratico. Contratto sociale (1762). Nei paesi di lingua tedesca rimane viva per tutto il 700 la corrente, di origine secentesca, del giusnaturalismo, che sosteneva l’esistenza di un diritto naturale comune a tutti gli uomini e anteriore al costituirsi delle società politiche. Beccaria, Dei delitti e delle pene (1764). Una nuova scienza: l’economia. Francia, scuola fisiocratica fondata da François Quesnay > 1767: Fisiocrazia (“regno della natura”). Presupposti: Convinzione che solo l’agricoltura sia produttrice di nuova ricchezza, mentre le manifatture e il commercio si limitano a trasformare quella esistente e a trasferire i prodotti. Circolazione delle idee illuministe circolòin strati sociali molto più ampi che non per il passato e formazione di un’opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione e nel progresso. Largamente dominate dalla tradizione rimasero le istituzioni scolastiche e in particolare le università, dove si mantenne la vecchia tripartizione nelle facoltà di Teologia, Giurisprudenza e Medicina; tuttavia qua e là si fondarono nuove cattedre e si ammodernarono i contenuti e i metodi dell’insegnamento. L’espressione più caratteristica della Civiltà dei Lumi sono i nuovi centri di aggregazione sociale: salotti, accademie, logge massoniche. La prima vera associazione massonica fu la Grande Loggia di Londra, fondata nel 1717 da due pastori protestanti. 1738: prima condanna da parte della Chiesa di Roma. XX.FRANCIA E INGHILTERRA NEL 700, UN DUELLO SECOLARE Alla morte di Luigi XIV, l’erede al trono Luigi XV era poco più che un bambino, si rese quindi necessaria una reggenza. Fu nominato reggente Filippo d’Orléans (nipote del defunto monarca), che restituì ai Parlamenti la facoltà di avanzare rimostranze prima di registrare gli editti del re. Questo periodo fu caratterizzato da una relativa libertà di opinione e di critica e segnò l’inizio dell’Illuminismo in Francia. Per la Francia in quel momento il problema più assillante era quello finanziario > per risolvere le questioni il reggente si affidò a John Law, che presentò una serie di arditi progetti di risanamento finanziario (“sistema di Law”). > Tra 1716 e 1719 creò una banca, che ottenne il diritto esclusivo di emettere banconote, e una Compagnia di commercio, che assorbì tutte le compagnie privilegiate esistenti e assunse la denominazione di Compagnia delle Indie. Low venne nominato controllore generale delle finanze. Ci si accorse però che la Compagnia delle Indie non distribuiva gli utili sperati – I possessori delle azioni iniziarono quindi a venderle, e in poco tempo tra gli investitori si creò una situazione di panico. Law fuggì all’estero. 1726: Terminata la reggenza, alla morte di Filippo, Luigi XV, ormai maggiorenne, accordò la sua fiducia a un ecclesiastico che era stato suo precettore, Fleury > il suo governo fermo e prudente assicurò alla Francia un lungo periodo di pace, interrotto solo dalla breve e vittoriosa campagna contro l’Austria nella guerra di Successione polacca che fruttò l’annessione della Lorena. La moneta fu stabilizzata, le finanze riportate in pareggio, e l’economia del paese visse una fase di netta crescita. Tuttavia già negli ultimi anni di ‘governo’di Fleury, soprattutto quando una bolla conto i giansenisti fu proclamata legge dello stato, si inizò a delineare quel contrasto tra corona e Parlamenti che avrebbe finito con l’avvelenare tutta la seconda parte del regno di Luigi XV. LA GRAN BRETAGNA NELL’ ETA’ DI WALPOLE Alla morte della regina Anna – salì al trono l’elettore di Hannover Giorgio I (1714-27). Con Giorgio I e poi Giorgio II si realizzò l’unione parlamentare e amministrativa tra Scozia e Inghilterra. ma all’eredità asburgica miravano anche gli elettori di Baviera e di Sassonia, che avevano sposato due figlie del precedente imperatore Giuseppe I, mentre i Borbone di Francia e di Spagna non volevano lasciarsi sfuggire l’occasione per infliggere un colpo decisivo alla dinastia tradizionalmente nemica. All’inizio Maria Teresa ottenne solo aiuti finanziari dall’Inghilterra – poi Federico II, pago della conquista della Slesia, si ritirò dalla guerra, il re di Sardegna intervenne a fianco dell’Austria in cambio della promessa di nuovi territori appartenenti alla Lombardia austriaca, e l’Inghilterra si impegnò più decisamente dopo la caduta di Walpole (1742) Nel 1744: Luigi XV dichiarò guerra all’Inghilterra. 1748: pace di Aquisgrana > sancì il possesso prussiano della Slesia e la cessione da parte di Maria Teresa dei Ducati di Parma e Piacenza a Filippo di Borbone (secondo figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese), ma lasciò per il resto inalterata la situazione preesistente. Nessun vantaggio territoriale per la Francia. 1743: muore Fleury > Luigi XV assunse personalmente le redini del governo. A un trattato d’alleanza stipulato nel 1756 tra Inghilterra e Prussia, l’abile diplomazia del cancelliere austriaco Kaunitz, deciso a strappare la Slesia a Federico II, riuscì a contrapporre uno schieramento composto da Austria, Francia e Russia, cui si unirono in seguito Svezia e Polonia > “rovesciamento delle alleanze”, che pose fine alla tradizionale inimicizia tra le dinastie degli Asburgo e dei Borbone e che segnò l’inizio della guerra dei Sette anni (1756-63). 1757 La chiamata a Londra di William Pitt al ministero degli affari esteri > segnò un cambiamento di rotta nella conduzione della guerra da parte inglese: a favore di un disimpegno dalle questioni continentali e lotta in difesa dei propri interessi marittimi e commerciali. La francia fu sconfitta in America settentrionale e India 1763: trattato di Parigi > la Francia doveva dare via libera all’espansione britannica in India e si vedeva completamente estromessa dall’America settentrionale. 1763: pace di Hubertusburg > confermò il dominio di Federico II sulla Slesia. FALLIMENTO DELLE RIFORME IN FRANCIA Le riforme di cui si sentiva il bisogno fallirono quasi sempre sotto il fuoco incrociato della nobiltà di corte, del clero, dei Parlamenti, che difendevano i loro privilegi, e di un’opinione pubblica illuminata che in misura crescente metteva in discussione le basi stesse del potere assoluto. Alla fine degli anni 60 scoppiarono agitazioni popolari in conseguenza del rincaro dei prezzi legato a un cattivo raccolto. In questa situazione maturò l’esperienza del “Colpo di Stato” del cancelliere Maupeou > il re decise di sopprimere il Parlamento di Parigi e di smembrarne la giurisdizione, che copriva oltre un terzo della Francia, in sei circoscrizioni giudiziarie affidate a Consigli superiori di nomina regia (1771) – Analoghe decisioni furono prese dai parlamenti indocili: il governo venne assunto da un “triumvirato” composto da Aiguillon, Maupeou e dal controllore delle finanze Terray, che con misure autoritarie riuscì a operare una forte riduzione del deficit. Nel 1774: muore Luigi XV, al quale succedette il nipote Luigi XVI > che per ingraziarsi l’opinione pubblica richiamò i vecchi Parlamenti. Nominò controllore delle finanze un esponente di spicco del movimento illuminista, Turgot – programma fisiocratico (ma un po’ un fallimento) – dimissioni nel 1776. GIORGIO III IN INGHILTERRA Il Nuovo re inglese Giorgio III (1760-1820) > aveva intenzione di esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionale, suscitando l’opposizione del Parlamento e della pubblica opinione. Accanto all’opposizione whig, si formò una corrente più radicale, che contestava lo stesso ordine politico uscito dalla “gloriosa rivoluzione” e si agitava per una redistribuzione dei seggi parlamentari, per un allargamento del suffragio e per un’estensione delle libertà religiose e civili – portavoce più popolare: John Wilkes. Altra causa del malessere politico fu la disastrosa conduzione della crisi nordamericana da parte del governo di lord North (1770-82) > la vittoriosa lotta per l’indipendenza dei coloni stimolò le rivendicazioni autonomistiche degli irlandesi. Giorgio III affidò quindi la formazione di un nuovo governo a William Pitt il Giovane (figlio) > che invece fu promotore di una notevole attività riformatrice. XXI. ASSOLUTISMO ILLUMINATO E RIFORME Il più famoso fra i despoti illuminati fu il re di Prussia Federico II il Grande (1740-86) > si rifaceva al “contratto sociale” e dichiarava che il re “è solo il primo servitore dello Stato”; d’altra parte proseguì consapevolmente la politica paterna di rafforzamento militare e burocratico, mantenne la servitù della gleba e preferì costantemente i nobili per le cariche militari e civili. Incrementò il suo esercito e ottenne un nuovo importante ingrandimento territoriale in occasione della prima spartizione della Polonia (1772) con l’annessione della Prussia occidentale, che assicurò la saldatura tra le due parti principali dei suoi domini. Attuò una politica di popolamento delle terre orientali, la politica di immigrazione fu favorita dalla grande tolleranza religiosa. La burocrazia prussiana acquistò fama di essere la più efficiente e onesta d’Europa. Furono attuate Importanti riforme nel settore giudiziario (gettate le basi del codice civile prussiano, promulgato poi nel 1794). Ma a questo seguirono aspre dispute – alla fine del 1768 sciolta con il pretesto della guerra scoppiata contro l’Impero ottomano. Gli inasprimenti fiscali provocati dalla guerra, la penuria di viveri dovuta a un cattivo raccolto e una pestilenza che imperversò a Mosca e nel sud del paese nel 1771-72 acuirono il malcontento nelle campagne > es. insurrezione guidata da Pugacev. Successi ottenuti in politica estera: 1768: guerra contro l’Impero ottomano > si concluse nel 1774 con condizioni vantaggiose per la Russia, che ottenne l’accesso al mar Nero e il libero passaggio per il canale del Bosforo. Nel frattempo (1772) si era realizzata la prima spartizione della Polonia, che fruttò l’annessione della Bielorussia; con le successive spartizioni si aggiunse a questa tutta la metà orientale del territorio rimasto alla Polonia. Infine annessione della Crimea. POLONIA In Polonia lo sconvolgimento rappresentato dalla “grande guerra del Nord” aveva determinato un ulteriore regresso economico e demografico e segnato il rafforzamento delle grandi famiglie magnatizie. Alla morte di Augusto III di Sassonia (64) – la Russia appoggiò l’elezione di Stanislao Poniatowski (1764-95) – Stanislao lanciò un programma di riforme che prevedeva la soppressione del “liberum veto” – ciò suscitò l’intervento armato di Caterina II, che si trovò a fronteggiare uno schieramento di nobili polacchi (Confederazione di Bar) ostili sia all’influenza russa, sia alle riforme. Al termine di un confuso periodo di lotte, le grandi potenze confinanti si accordarono nel 1772 per smembrare il territorio a proprio vantaggio > “prima spartizione della Polonia” tra Russia, monarchia austriaca e Prussia. Ma Stanislao continuò le riforme > 1791: approvata una Costituzione che trasformava la monarchia polacca da elettiva in ereditaria e sopprimeva il “liberum veto” A ciò seguì una nuova invasione e “seconda spartizione” (1793) tra Russia e Prussia. Ciò che restava della Polonia scomparve con la “terza spartizione” del 1795 (dopo un’insurrezione) > Stato cancellato dalla carta politica dell’Europa. SVEZIA Dopo la morte senza eredi di Carlo XII, il principe tedesco cui venne offerta la successione, Federico I d’Assia-Cassel dovette impegnarsi a rispettare una Costituzione che attribuiva alla Dieta molti dei poteri in precedenza esercitati dal sovrano e dal suo consiglio. Guerre contro la Russia (1741-43) e contro la Prussia (1756-62) tese alla riconquista dell’impero baltico > nessun vantaggio territoriale. 1772: il giovane re Gustavo III attuò un colpo di Stato > restaurazione dell’assolutismo monarchico. Riforme in campo amministrativo e giudiziario + decisa azione livellatrice, che giunse a privare i nobili di quasi tutti i loro privilegi. Danimarca > anche qui tendenze riformatrici sotto Cristiano VII (1766- 1808), es. abolizione del servaggio. LA CRISI DEL PAPATO Anche all’interno della Chiesa ebbero successo correnti come quella giansenistica, che dalla Francia e dai Paesi Bassi si diffuse in Italia, Germania e Austria, e quelle idee che rivendicavano la dignità e l’autonomia dei vescovi e dei parroci e contestavano l’autorità assoluta del pontefice, cioè della curia di Roma (“anticurialismo”) Clemente XII (1730-40) e Benedetto XIV (1740-58) parvero disponibili a un compromesso con le nuove correnti politiche e culturali, all’insegna di un cristianesimo ragionevole, purgato dalle superstizioni e sollecito del pubblico, ma il pontificato di Clemente XIII si mostrò più rigido del previsto. Intanto la convergenza tra illuministi, giansenisti e sovrani riformatori sfociò nella battaglia contro i gesuiti (espulsi da Portogallo, Francia, Spagna, Regno di Napoli, Ducato di Parma). Clemente XIV (1769-74) > decretò lo scioglimento della Compagnia di Gesù. In quasi tutti i paesi cattolici (la principale eccezione è la Francia) altre misure dirette a ridimensionare la potenza economica e le posizioni di privilegio della Chiesa. PENISOLA IBERICA Portogallo e Spagna in prima fila nella campagna antigesuitica. Portogallo > arretratezza dell’economia e immobilismo in campo culturale – la situazione cambiò con Giuseppe I (1750-77) e il ministro Pombal > riformò gli studi, rafforzò l’esercito, promosse lo sfruttamento delle colonie, cercò di dare impulso alle manifatture e al commercio con la creazione di compagnie privilegiate. Spagna > l’avvento della dinastia dei Borbone con Filippo V aveva segnato una netta svolta in senso assolutistico – riforme sotto Ferdinando VI (1746-59) e Carlo III (1759-88), che aveva fatto il suo apprendistato come re di Napoli e che si circondò di ministri illuminati. Aumento della popolazione e risveglio economico. XXII. L’ITALIA DEL 700 Le riforme in Piemonte Le guerre di Successione ebbero in Italia uno dei teatri principali. Fin dal 1706-07 i domini spagnoli (Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna) erano passati agli Asburgo di Vienna, che alla pace di Rastatt (1714) dovettero però cedere la Sicilia, col titolo regio, ai Savoia – nel 1720 scambio con la Sardegna. In seguito la monarchia austriaca perse Napoli e Sicilia, conquistati nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V. In compenso Carlo VI d’Asburgo ebbe Parma e Piacenza, e Francesco Stefano di Lorena, gli intendenti politici, funzionari regi dai quali dipendeva tutta la vita locale, rafforzato il controllo dello Stato sulla vita religiosa + miglioramento delle vie di comunicazione, accesso privilegiato al mercato austriaco. 4. La Toscana dalla Reggenza a Pietro Leopoldo Il nuovo granduca di Toscana Francesco Stefano (1737-65), marito di Maria Teresa e dal 1745 anche imperatore del Sacro Romano Impero, risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un “Consiglio di reggenza” > interventi nel settore finanziario e nei rapporti con la Chiesa (es. legge sulle manimorte). Negli ultimi anni della Reggenza lorenese ci fu una grave carestia – richiamato Pompeo Neri, assunto un orientamento liberista – questo si affermò pienamente sotto il governo di Pietro Leopoldo (1765- 90), figlio terzogenito di Maria Teresa e Francesco Stefano > soppressione delle corporazioni di arti e mestieri, eliminazione di tutte le dogane interne… Bonifiche, decisione di “allivellare” le terre appartenenti alla corona e alle manimorte (ma no risultati sperati) – 1786: codice penale che, oltre a umanizzare e razionalizzare le procedure, eliminava del tutto la tortura e cancellava, per la prima volta in Europa, la pena di morte. 1790: Pietro Leopoldo lasciò Firenze per succedere al fratello Giuseppe II nella direzione della monarchia austriaca e nella dignità imperiale (accantonato il progetto di una carta costituzionale…). Fallì anche il programma di riordinamento della Chiesa toscana – se attuato, avrebbe portato a uno scisma della Chiesa toscana da Roma. 5. La società italiana alla fine del 700 Distribuzione proibita | Scaricato da ilaria papini (pimpirolla2004@gmail.com) lOMoARcPSD|2567193 Solo marginalmente furono toccati dal movimento delle riforme lo Stato pontificio e le Repubbliche oligarchiche di Venezia, Genova e Lucca. 1775- 99: pontificato di Pio VI. Generale moto di laicizzazione – costume sociale e familiare più libero e sciolto, che si esprime tra l’altro nel “cicisbeismo” – la nobiltà in un certo senso si “imborghesisce”. Anche in Italia, come nel resto d’Europa, si registra nel XVIII secolo un cospicuo aumento della popolazione. XXII. Nascita di una nazione: gli Stati Uniti d’America 1. Gli inizi della colonizzazione inglese e francese nel Nord America Le colonie inglesi del Nord America avevano avuto differenti origini: donazioni o concessioni fatte dalla monarchia inglese – iniziativa di minoranze religiose costrette a lasciare la madrepatria (puritani in Massachusetts e Connecticut, quaccheri in Pennsylvania) – conquiste durante le guerre del 600. Ai primi del 700 le colonie britanniche erano 12; nel 1732 venne fondata la 13^, chiamata Georgia in onore di re Giorgio I. Costante flusso migratorio, per motivi religiosi, per sottrarsi alla giustizia, per trovare migliori condizioni di vita e di lavoro. Più di mezzo milione di schiavi neri, quasi tutti concentrati nelle colonie meridionali > qui si era formata un’aristocrazia di medi e grandi proprietari quasi paragonabile a quella inglese. Colonie del centro e del nord: abitate da coltivatori diretti, artigiani, pescatori, mercanti – meno sviluppato il commercio con la Gran Bretagna. Istituzioni politico-giudiziarie: in tutte le colonie governatore nominato dal re e assistito da un consiglio da lui scelto, egli nominava i giudici e aveva diritto di veto sulle decisioni prese dal potere legislativo – questo era esercitato da un’assemblea eletta con suffragio in genere molto largo. Città e comunità di villaggio godevano di ampie autonomie. Nuova Francia (parte dell’odierno Canada): riconosciuta nel 1663 come “colonia regia”, istituzioni simili a quelle di una provincia francese (governatore e intendente), ammesso solo il culto cattolico, grande autorità dei gesuiti. 1720: fondata Nuova Orléans, territori denominati Louisiana in onore di Luigi XIV > bloccavano l’ulteriore espansione delle colonie britanniche verso occidente, e i francesi potevano contare sull’alleanza di alcune “nazioni” indiane, tipo irochesi. 2. I contrasti tra le tredici colonie e la madrepatria Guerra dei Sette anni (1756-63): gli abitanti delle colonie parteciparono VS i francesi – la vittoria britannica portò all’eliminazione completa della presenza francese nel Nord America. Le colonie iniziano a prendere coscienza della propria forza… Motivi di malcontento: vietato il commercio diretto tra le colonie e paesi terzi, imposizione di dazi molto elevati sull’importazione di alcuni prodotti, proibita la produzione di manufatti che potessero entrare in concorrenza con quelli della Gran Bretagna. Sotto il profilo politico, governatori e loro consigli sentiti come oppressivi. Alla fine della guerra dei Sette anni, il governo inglese voleva chiedere un maggiore contributo alle colonie + 1763: un proclama regio trasformò i vasti territori al di là dei monti Appalachi in una riserva indiana, dove era proibito ai bianchi acquistare terre. Negli anni seguenti emanate norme più stringenti volte a impedire e reprimere il contrabbando, es. tassa di bollo su tutti i documenti legali e sui fogli periodici (1765) – i delegati di 9 colonie, riuniti a NY, dichiararono incostituzionale la tassa di bollo, perché votata da un Parlamento in cui esse non erano rappresentate. 1766: il governo inglese ritirò la tassa di bollo, ma introdusse nuovi dazi sull’importazione – i coloni presero a boicottare le merci inglesi, 1773: “Boston tea party” – inizia la fase delle ostilità aperte. 3. La guerra di Indipendenza Durissima reazione del governo inglese (chiusura del porto di Boston…) – insubordinazione nelle colonie, sorsero comitati e organismi che esautorarono di fatto le autorità britanniche – 1774: “primo Congresso continentale” a Filadelfia > deciso il boicottaggio delle merci inglesi e riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide solo le leggi e le imposte votate dalle loro 1. Economia e società in Francia al tramonto dell’antico regime 1774: avvento di Luigi XVI – inizio di un periodo di difficoltà per l’economia. Il livello di vita delle classi popolari in campagna e in città peggiorò negli ultimi decenni dell’antico regime – deterioramento tanto più sensibile in quanto faceva contrasto con la prosperità senza precedenti di cui godevano le classi agiate. Tendenza di molti signori a ripristinare diritti feudali caduti in desuetudine, aumento delle imposte, parziale attuazione di misure invocate dalla dottrina fisiocratica… – sommosse suscitate nella regione di Parigi dai provvedimenti liberistici del ministro Turgot nel 1775. Incremento notevole dell’alfabetizzazione e “scristianizzazione strisciante” > si indebolirono in molte regioni della Francia il rispetto per le gerarchie sociali e la rassegnazione alle ingiustizie di questo mondo. Alla vigilia del 1789 la società francese è attraversata da molteplici linee di tensione che la crisi politica era destinata ad aggravare e a far esplodere. 2. La crisi finanziaria e politica della monarchia Gravità dei problemi finanziari > insufficienza cronica delle entrate rispetto alle spese pubbliche – impossibilità di accrescere il carico fiscale senza modificarne la distribuzione – inefficienza del sistema tributario. Turgot aveva tentato di spostare il peso maggiore delle imposte sulla proprietà terriera, ma fallimento. 1776: posto al timone delle finanze Jacques Necker > mirava alla riduzione delle spese e degli sprechi. Distribuzione proibita | Scaricato da ilaria papini (pimpirolla2004@gmail.com) lOMoARcPSD|2567193 Aboliti molti uffici superflui, ridotte le spese della corte, unificate varie casse… – licenziato nel 1781 perché rese pubblico il bilancio della monarchia, dove erano indicate anche le pensioni e le grazie concesse dal re. Nuovo controllore generale Charles-Alexandre de Calonne > unica soluzione era l’adozione di radicali riforme, che prevedevano l’istituzione di una nuova imposta fondiaria (“sovvenzione territoriale”) gravante senza eccezioni su tutti i proprietari, la liberalizzazione del commercio dei cereali, l’eliminazione delle dogane interne. Per aggirare la prevedibile opposizione dei ceti privilegiati e dei Parlamenti il ministro suggerì al re di convocare un’assemblea dei notabili. 1787: 144 notabili a Versailles – opposizione – il re sostituì Calonne con uno dei membri dell’assemblea, l’arcivescovo di Tolosa Étienne-Charles Loménie de Brienne, che mantenne la proposta di “sovvenzione territoriale”, ma la trasformò in un tributo dall’ammontare annuo prefissato – ancora opposizione e l’assemblea venne sciolta. Per quanto ragionevoli, le riforme proposte suscitavano diffidenza in quanto calavano dall’alto, erano viste come mezzi per rafforzare ulteriormente il potere arbitrario. Il Parlamento di Parigi prese la guida dell’opposizione, ormai nell’opinione pubblica costante era il riferimento agli Stati generali come all’unica istanza in cui la riforma non solo dell’economia, ma di tutta la costituzione dello Stato doveva essere discussa – nel 1788 il responsabile delle finanze dichiarò a nome del monarca che gli Stati generali si sarebbero riuniti l’anno seguente; il re richiamò Necker. Il Parlamento di Parigi dichiarò che i tre ordini avrebbero dovuto sedere e deliberare separatamente (così maggior peso a clero e nobiltà) > spaccatura del fronte antiassolutistico – 1789: l’abate Sieyès pubblica il pamphlet Che cos’è il Terzo Stato? 3. La Rivoluzione in marcia: il 1789 Molti volevano che gli Stati generali si assumessero il compito di dare alla Francia una nuova Costituzione. Regolamento elettorale: disponeva il raddoppio della rappresentanza del Terzo Stato, ma non stabiliva nulla riguardo alle modalità del voto – cahiers de doléances, da affidare ai deputati dei rispettivi ordini. Intanto grave carestia, disoccupazione, miseria – sommosse contro il carovita e le tasse si verificarono in molte località e nella stessa Parigi. 5 maggio 1789: si riunirono gli Stati generali a Versailles – deputati divisi quasi a metà tra Terzo Stato e gli altri due ordini sommati insieme. I deputati del Terzo Stato proposero agli altri due ordini di riunirsi in una sola assemblea per la verifica dei poteri – prima rifiuto, ma poi nella rappresentanza del clero ottenne la maggioranza una mozione favorevole alla riunione – il re ordinò la chiusura della sala dove si tenevano le adunanze – i deputati del Terzo Stato (col nome di Assemblea nazionale, su proposta di Sieyès) si radunarono in un altro locale. Il clero e la frazione più illuminata della nobiltà si unirono al Terzo Stato, e l’Assemblea nazionale si intitolò anche “costituente” – il re preparò un colpo di forza contro l’Assemblea (mercenari stranieri intorno a Parigi); Necker sostituito con il barone di Breteuil, un aristocratico reazionario. Deliberata la formazione di una milizia borghese, ma il popolo minuto si mosse per proprio conto – 14 luglio: una folla composta in gran parte da artigiani e bottegai del faubourg Saint-Antoine si presentò di fronte alla Bastiglia. Luigi XVI ordinò la ritirata dei reggimenti stranieri e richiamò Necker al governo – in tutta la Francia si costituirono spontaneamente nuovi organi municipali fedeli alle direttive dell’Assemblea nazionale e si armarono le milizie della “Guardia nazionale”. Disordini nelle campagne > “Grande Paura”, chiaro significato antifeudale. Spinoso problema dei diritti signorili > i deputati decisero la distruzione di quanto rimaneva del “regime feudale” e l’abolizione di ogni privilegio che si opponeva all’eguaglianza dei diritti (ma in realtà no abolizione totale). L’agitazione antifeudale nelle campagne sarebbe durata fino all’abolizione totale e senza indennizzo dei diritti signorili, decretata nel 1792-93. 26 agosto 1789: approvata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. I patrioti pensavano che il re stesse preparando un’altra prova di forza + in occasione di un banchetto tenuto nella reggia di Versailles alcuni ufficiali avevano calpestato la coccarda tricolore – 5-6 ottobre: folla in marcia per Versailles – il re approvò i decreti di agosto e settembre, ma esitava ancora di fronte alla prospettiva di un trasferimento a Parigi – ma alla fine dovette stabilirsi nel palazzo delle Tuileries, e anche l’Assemblea nazionale trasferì la sua sede a Parigi. 4. La ricostruzione dell’unità nazionale Luigi XVI teneva di fronte alle richieste dell’Assemblea un comportamento ambiguo e confidava nell’intervento armato delle potenze straniere. Nell’Assemblea prevalse per tutto il 1790 l’influenza dei nobili “liberali” (marchese di La Fayette e conte di Mirabeau) e del cosiddetto “triumvirato”, composto da Lameth,
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