Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Mosche del Capitale e Memoriale, Volponi, Appunti di Letteratura Italiana

due testi di Volponi, riassunti e commenti, su due testi che se scelti saranno necessari per passare l'esame

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 14/09/2021

federica-casilli-1
federica-casilli-1 🇮🇹

4.9

(7)

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Mosche del Capitale e Memoriale, Volponi e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Memoriale, Paolo Volponi Il memoriale è un genere di racconto in prima persona delle proprie vicende biografiche, condotto andando a ritroso nel tempo, a partire cioè da quando una determinata vicenda appare conclusa. Il punto di vista coincide con quello di chi dice “io” nel testo e racconta la vicenda. L’ispirazione per il protagonista del romanzo Albino Saluggia gli viene durante il suo lavoro alla fabbrica Olivetti. Volponi legge una lettera di un operaio malato di tubercolosi che si rivolge ad Adriano Olivetti chiedendogli di occuparsi della situazione; l’operaio asseriva di non essere malato e accusava i medici di volerlo allontanare dalla fabbrica. Esattamente ciò che accade al protagonista del romanzo, contadino reduce della seconda guerra mondiale assunto in una grande fabbrica del Nord. Albino Saluggia paranoico e affetto da manie di persecuzione crede che tutti siano d'accordo ad organizzare una congiura contro di lui. | referti medici falsificati servirebbero solo ad allontanarlo dalla fabbrica per poi licenziarlo. Come tutti i personaggi della letteratura che osservano la realtà da un punto di vista obliquo, Albino percepisce l'oppressione e l'alienazione del lavoro in fabbrica mascherato dalla facciata razionale e democratica della grande rivoluzione economica. La sua follia persecutoria lo rende più sensibile a certi meccanismi e, vive a pieno e con maggiore violenza la prigionia del sistema di produzione. Il benessere, il boom economico, l'emancipazione, le libertà, la possibilità di riscatto rappresentate della fabbrica, la “terra promessa” sono meri surrogati di una realtà totalmente diversa: gli operai non sono altro che pure appendici delle macchine. | “mali” di Albino compaiono tutti alla fine della guerra e, nonostante sia proprio la guerra a farli emergere vengono in realtà da più lontano, dalla sua infanzia e dal suo rapporto con la madre. Un legame di odio e amore, un complesso edipico prepotente e irrisolto che influenza il suo carattere, le sue scelte e i suoi modi di vivere. La fabbrica è dunque la madre, grande e incompreso organismo che protegge e tormenta, che cura e maltratta, che tratta i suoi operai come fossero figli, lodandoli e rimproverandoli. Il motivo della paranoia di Albino è da ricercare proprio nell’identificazione con la madre- fabbrica. Albino proietta sulla fabbrica tutti i suoi conflitti irrisolti, le tensioni, le incomprensioni e le insicurezze che dominano la sua esistenza a causa della madre. Nella fabbrica il protagonista rivive con modalità e forme differenti parte dei suoi conflitti e incapace di affrontarli, trova nella persecuzione un modo per difendersi. Ma i suoi conflitti si intrecciano anche con un’altra ideologia, il cattolicesimo. La religione rappresenta infatti un altro contenitore di suggestioni e divieti che ben si coniugano con la personalità di Albino. Il cattolicesimo vissuto come un miscuglio di repressione sessuale e smisurata fiducia nel clero diventa una figura paterna aleatoria, imperiosa e minacciosa, persecutoria come tutto il resto; un’ideologia che attrae e che pure bisogna fuggire. Basterà poco infatti a convincere Albino che i preti e padroni sono alleati. Il cerchio si chiude dunque. Madre, padre, figlio. Un mondo ristretto capace di tutte le combinazioni possibili. Non è un caso allora se la forma scelta dal protagonista per raccontare la sua storia, è il memoriale. Albino finito in sanatorio perché la malattia lo colpisce davvero, decide di affidare il racconto della sua vita alla memoria. La memoria è l’unica custode delle sue esperienze e ricordare è il solo modo che ha per affrontare i suoi fantasmi. Eppure forse alla fine non riuscirà a prendere coscienza dei “suoi mali”; la frase finale «a quel punto ho capito che nessuno può arrivare in mio aiuto» lascia emergere la disperazione e la resa del personaggio; una sconfitta che forse non ha caratteri universali ma che certamente possiamo attribuire ad un ribelle che non riesce a compiere a pieno la sua rivolta. “Memoriale” non è solo un romanzo sul mondo indifferente e preordinato della fabbrica e sull’alienazione della società capitalista, è soprattutto un romanzo di introspezione e riflessione, un romanzo sull’uomo e sui fantasmi che ognuno di noi si porta dentro, che si distacca dal realismo tanto in voga in quell’epoca. Il romanzo si conclude con la scena del ritorno a casa di Albino, il ritorno nella sua campagna dove non alberga la cattiveria umana ed in quel momento capisce che non c'è nessuno che potrà arrivare in suo aiuto emerge il pessimismo dell'autore cita la possibilità di migliorare le condizioni di vita dell’uomo delle fabbriche. Temi principali, strategie testuali e punto di vista Il tema principale del romanzo è quello dell’alienazione (spersonalizzazione) dell'uomo contemporaneo nel lavoro industriale, ma anche nell'intera società contemporanea; la congiura di cui Albino crede di essere vittima, benché frutto della sua paranoia, rivela l'oppressione cui sono effettivamente sottoposti gli operai, persino in una fabbrica <<illuminata>> come la Olivetti. L’autore ci presenta il tema dal punto di vista di Albino, che apporta uno sguardo straniato sulle cose, ce le fa vedere da una prospettiva inedita e inverosimile, che però svela molto più di qualunque discorso analitico e esplicativo sulla questione + lo straniamento è dato dalla prospettiva del malato mentale affetto da paranoia (narratore inattendibile). Lo sguardo del folle coincide con quello del poeta + Albino è infatti un contadino-operaio, ma anche un poeta (nel romanzo sono inseriti i versi da lui scritti). | dubbi di Albino sulla fabbrica sono inoltre coincidenti, a tratti, con quelli di Volponi, ovvero dell’intellettuale dirigente di fabbrica 3 componente autobiografica. Le mosche del capitale, Paolo Volponi Progettato sin dal '75, il penultimo romanzo di Volponi fu pubblicato nel 1989 presso Einaudi. Ispirandosi alla propria esperienza di dirigente aziendale prima alla Olivetti e poi alla Fiat, narra le vicende di Bruto Saraccini, dirigente idealista che deve fare i conti con la crudele realtà dei padroni d'industria e dei loro servi devoti, ovverosia le "mosche del capitale", cioè padroni e dirigenti che divorano i profitti e i finanziamenti pubblici ai danni degli operai e, più in generale, di tutta la collettività. Da parte loro, gli operai sono in gran parte integrati in un benessere piccolo- borghese, mentre una infima minoranza di non integrati, tra cui l'operaio Tecraso, finisce licenziata e Tecraso viene in seguito imprigionato, sotto l'accusa di connivenza col terrorismo per aver ospitato (in realtà lo ha fatto per disinteressata generosità) due giovani che ignorava fossero dei criminali politici, ritenendoli invece semplici sbandati. Saraccini è convinto che bisogna seguire, modernizzare e ampliare i progetti industriali del fondatore della MFM (ovverosia la Olivetti), Teofrasto (Adriano Olivetti), il cui fine era una industria democratica e umana, aperta alla cultura e alla ricerca, come al dialogo e alla trasparenza non nominali ma reali. Ma Teofrasto era considerato da tutti gli altri industriali e dai dirigenti un ingenuo sognatore, dilapidatore di idee e capitali. Anche la cultura di sinistra non lo comprese. Saraccini è solo: Nasàpeti, presidente della MFM, cioè Visentini nella Olivetti, e poi Donna Fulgenzia (Gianni Agnelli) e il nipote Astolfo (Umberto Agnelli, in realtà fratello di Gianni) nella fabbrica di carne in scatola di Bovino (allegoria della produzione di auto in serie alla Fiat di Torino) ritengono di poterlo raggirare promettendogli l'applicazione del piano da lui concepito e fondato sul decentramento e su un modello artigianale ed umanizzato di industria; quando Saraccini comprende che le promesse non saranno mantenute, abbandona l'attività dirigenziale. Temi * Il potere economico + tutto ruota (“ronza”) attorno al denaro (le mosche sono un’allegoria dei personaggi interessati al profitto che inseguono il potere), l'interesse collettivo non interessa e non può interessare all’industria 3 sconfitta dell’intellettuale e del progetto di un’industria “illuminata”
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved