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napoleone bonaparte riassunto, Dispense di Storia Moderna

Sintesi su Napoleone dalla sua ascesa al suo declino

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 13/04/2018

ajshvd96
ajshvd96 🇮🇹

3.7

(10)

9 documenti

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Scarica napoleone bonaparte riassunto e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 Napoleone Bonaparte riassunto . L’età Napoleonica Napoleone Bonaparte (Ajaccio 1769, † isola di Sant’Elena, Oceano Atlantico, 1821). Generale e uomo politico francese. Imperatore dei francesi dal 1804 al 1814 (e nei “Cento Giorni” del 1815) e re d’Italia dal 1805 al 1814. Nato in una famiglia di piccola nobiltà corsa fedele alla Francia (secondo figlio di Carlo Maria Bonaparte e di Letizia Ramolino), frequentò il collegio di Autun (1778) e la scuola militare di Brienne (1779), dalla quale passò nel 1784 a quella di Parigi. Della cultura francese assimilò i classici e le idee illuministe, soprattutto quelle rousseauiane. Ufficiale d’artiglieria nel 1785, si entusiasmò per la causa della democrazia corsa patrocinata dal patriota P. Paoli, ritornato nell’isola dall’esilio nel 1789. Aderì quindi alla Rivoluzione francese arruolandosi nella Guardia nazionale di Ajaccio. Nel 1793 si staccò dal movimento indipendentista di Paoli per rimanere fedele alla Francia rivoluzionaria e fu costretto con la famiglia a rifugiarsi a Tolone, dove, da poco nominato capitano partecipò, a capo delle artiglierie, alla difesa della città contro gli inglesi, ottenendo, la promozione a generale di brigata, con l’appoggio del fratello di Robespierre. Arrestato alla caduta di Robespierre (1794), fu presto rimesso in libertà e, dopo un periodo di emarginazione, fu ammesso nella cerchia dell’uomo forte del Direttorio, P. Barras. Represse militarmente, su incarico di Barras, l’insurrezione monarchica parigina del 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795). Sposò Giuseppina Beauharnais (vedova creola dell’omonimo visconte e amica di Barras). Il governo del Direttorio decise di riprendere la guerra contro l’impero asburgico, con l’obiettivo di annettere il Belgio e la riva sinistra del Reno. Nel 1796 Napoleone ottenne il comando dell’esercito destinato alla campagna d’Italia. Mentre i generali Jourdan e Moreau incontrarono forte resistenza, Bonaparte svolse l'azione decisiva. Penetrato in Piemonte da Nizza, sconfisse l’esercito di Vittorio Amedeo III, costringendolo all’armistizio di Cherasco (28 aprile). In poche settimane sbaragliò gli austriaci, occupando Milano il 15 maggio. Nella seconda metà del 1796 Napoleone respinse i contrattacchi austriaci nel Veneto e nel febbraio del 1797 fece capitolare la fortezza di Mantova. Parallelamente caddero gli stati italiani circostanti, Modena, Parma e, dopo la pace di Tolentino (febbraio 1797), lo stato pontificio rinunciò ai possedimenti romagnoli. Invasa l’Austria la costrinse a firmare il Trattato di Campoformio (18 ottobre 1797) che prevedeva: l’annessione del Belgio e della riva a occidente del Reno alla Francia; la nascita della Repubblica Cisalpina (Lombardia ed Emilia-Romagna) e della Republica ligure alleate della Francia; la Repubblica Veneta venne invece ceduta all' Austria. In Italia gli intellettuali, la borghesia e i nobili progressisti accolsero i Francesi come liberatori, ma spesso ne furono delusi. Nel novembre 1797 Napoleone rientrò in Francia da trionfatore, dopo avervi fatto pervenire ricchezze e tesori d’arte prelevati dall’Italia. I Francesi realizzarono alcune riforme: abolizione vincoli proprietari nobiliari (fidecommesso=obbligo dell'erede di trasmettere l'eredità al successivo erede; maggiorascato=eredità esclusiva primogenito). Per sanare bilancio statale francese e finanziare la guerra contro Inghilterra ricorsero però a sequestri di terre e alle tasse. L'influenza francese in Italia si estese nel corso del 1798 con la proclamazione della Repubblica Romana, che abbatté il potere temporale del Papa. All'inizio del 1799, il generale Championnet si impadronì di Napoli e proclamò la Repubblica partenopea (Napoli-Partenope), infine sorsero ovunque partiti "filofrancesi". Nel 1798 il Direttorio assegnò a Napoleone il comando di una spedizione in Egitto, finalizzata a danneggiare l'economia della Gran Bretagna, l’avversario militarmente ed economicamente più forte, e a controllare il commercio con l'Oceano indiano. 2 La campagna iniziò con le vittorie contro i mamelucchi alle Piramidi (luglio 1798) e nel maggio 1799 Napoleone conquistò l'Egitto. Dalla spedizione trasse profitto anche la scienza, con la fondazione dell’egittologia da parte di J.F. Champollion. Ma la flotta francese fu distrutta dagli Inglesi nel porto di Abukir (1° agosto) e Napoleone fu bloccato in Egitto. Intanto, Inghilterra, Russia e Austria si coalizzarono contro la Francia e le truppe austro-russe occuparono l'Italia restaurando i vecchi governi. In Meridione cadde la Repubblica partenopea, riconquistata dai Borbone (grazie anche alle bande contadine filopapali). La Francia stessa fu minacciata di invasione e il governo del direttorio si trovò in crisi. Napoleone allora, lasciata l’armata in Egitto, sfidò il blocco navale britannico raggiungendo fortunosamente la Francia nell’ottobre del 1799. In novembre fece un colpo di Stato (9 novembre 1799 = 18 brumaio dell'anno VIII repubblicano). Nacque il Consolato di cui Napoleone fu primo console. Il 7 febbraio 1800 un plebiscito approvò la nuova costituzione e aprì l’epoca dell’irresistibile ascesa di Napoleone al potere in Francia e in Europa. Tale processo poté concretizzarsi in primo luogo grazie alle fulminanti vittorie nelle guerre contro le coalizioni ripetutamente create dalla Gran Bretagna. In politica interna Napoleone creò un regime autoritario e accentratore, introducendo tuttavia importanti riforme sul piano sociale, istituzionale e giuridico, recepite nel Codice di commercio e nel Codice civile (“Codice napoleonico”). Egli godette del consenso dell'alta e media borghesia, che voleva uno Stato forte ed ordinato. Tra i provvedimenti adottati vi furono: • la soppressione della libertà di stampa; • l’abolizione delle assemblee locali elettive, sostituite dai prefetti di nomina governativa; • la riforma del sistema giudiziario, con la nomina dei magistrati da parte del governo; • la riforma del sistema scolastico: l’istruzione elementare fu affidata nuovamente al clero, mentre lo Stato si occupava delle scuole superiori (creazione dei Licei); Il Codice civile consentì alla Francia e agli altri paesi sotto influenza francese di avere una legislazione sicura e chiara, valida su tutto il territorio nazionale. Esso tutelava l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, il carattere assoluto e inviolabile della proprietà privata, la libera iniziativa economica. Nel 1801 Napoleone firmò un concordato con la chiesa cattolica che gli assicurò un periodo di pace religiosa e il Papa Pio VII torna in possesso dello Stato della Chiesa. Sul piano economico fu stimolato lo sviluppo dell'industria e furono imposte elevate tariffe doganali per scoraggiare l'importazione di manufatti (specialmente dall'Inghilterra). Sul piano militare, Napoleone fronteggiò la seconda coalizione sconfiggendo gli austro-russi a Marengo (giugno 1800) e costringendoli alla pace di Lunéville (1801). Riconquistò così l’Italia, dove nel 1802 nacque la Repubblica Italiana, di cui lo stesso Napoleone divenne presidente. Anche la Gran Bretagna fu indotta dalla supremazia militare napoleonica a desistere e ad accettare la pace di Amiens (1802). La fondazione dell’impero (1804) segnò l’apice del successo di Napoleone, anche se l’anno successivo ricominciò la guerra contro la terza coalizione, costituita dai britannici con la Prussia, l’impero russo e quello asburgico. La flotta inglese guidata da Nelson prevalse a Trafalgar (1805), riaffermando la sua superiorità sui mari, ma la Gran Bretagna non poté impedire nello stesso anno la resa austriaca prima a Ulm, poi la sconfitta definitiva degli eserciti coalizzati ad Austerlitz. La pace di Presburgo (26 dicembre 1805) allargò i confini dell’impero francese secondo tre linee: 1) nuove annessioni (Liguria, Toscana, Parma, Lazio); 5 avanscoperta per cercare sistemazioni per le truppe non trovarono alcuno ad accoglierli. A questo punto divenne chiaro che i russi avevano lasciato incondizionatamente la città. In una resa normale, gli ufficiali della città avrebbero dovuto trovare l'alloggio e il vitto per le truppe d'occupazione, ma la situazione costrinse ogni uomo a cercarsi per proprio conto la sua sistemazione e il suo cibo. Prima dell'ordine di evacuazione, Mosca aveva una popolazione di circa 270.000 abitanti. Le poche persone rimaste in città stavano appiccando il fuoco alle abitazioni ed alle ultime riserve di cibo rimaste. Quando Napolene entrò nel Cremlino, trovò ancora un terzo della popolazione originale, costituita principalmente da commercianti stranieri, servitori e persone che erano incapaci o semplicemente non disposte a fuggire. Questi cercarono, per quanto possibile, di evitare le truppe, compresa la folta rappresentanza di francesi residenti in città. L'incendio di Mosca Appena il grosso delle truppe entrò in città, iniziò fra i soldati napoleonici una lotta serrata per la ricerca di cibo. Questo portò alla perdita di contatto fra ufficiali e subalterni precipitando tutto nel più grande caos, situazione questa che contribuì all'espandersi degli incendi anche se non ne fu la causa diretta. Già prima di essere informato da Kutuzov infatti, il governatore Fyodor Rostopchin aveva fatto i preparativi per eliminare tutto ciò che poteva essere utile all'esercito francese - negozi di cibo, granai, empori e negozi di stoffe - e prima di lasciare egli stesso la città ordinò al Sovrintendente di polizia Voronenko di appiccare il fuoco non solo alle provviste ma ad ogni cosa che potesse venire utilizzata dal nemico. Mosca, a quel tempo, era costituita per due terzi da case in legno che bruciarono quasi completamente (si stima che circa quattro quinti della città fossero andati distrutti), privando così di riparo le truppe napoleoniche. Ed i roghi furono anche in parte accesi dalla popolazione russa. Prima di lasciare Mosca, Napoleone diede ordine di bruciare il Cremlino e tutti gli altri edifici pubblici della città. La Grande Armée, sfiduciata per le condizioni degli uomini e senza alcun segno di vittoria, cominciò a saccheggiare quel poco che era rimasto prima di ritirarsi, ma molte cose dovettero essere abbandonate durante la ritirata. Napoleone più tardi dichiarò di essersi mosso da Mosca due settimane prima di quanto avrebbe dovuto, perdendo così la possibilità di distruggere l'esercito di Kutuzov accampato nelle vicinanze di Tarutino Seduto sulle rovine della città senza aver ottenuto la capitolazione del nemico e fronteggiando le manovre dell'esercito russo che lo costringevano ad uscire dalla stessa, Napoleone, il 18 ottobre diede inizio alla lunga ritirata. Alla Battaglia di Maloyaroslavets Kutuzov fu abile nell'obbligare i francesi a prendere la stessa strada per Smolensk che era stata precedentemente spogliata di ogni tipo di rifornimento da entrambi gli eserciti. Questo viene presentato come un ulteriore esempio della tattica della terra bruciata. Continuando a bloccare il fianco sud per prevenire il cambiamento di direzione all'esercito francese, Kutuzov schierò di nuovo i partigiani per far spostare la ritirata francese sulle strade peggiori possibili. La cavalleria leggera russa, fra cui i cosacchi a cavallo, assaltava a più riprese le esauste ed isolate unità francesi. Rifornire l'esercito era ormai impossibile - la mancanza di foraggio indeboliva i pochi cavalli rimasti, che morirono di stenti o vennero uccisi per sfamare i soldati. La cavalleria francese cessò così di esistere ed i cavalieri furono obbligati a marciare con la fanteria. Inoltre la mancanza di cavalli da traino significò l'abbandono di cannoni e carri, privando l'esercito di artiglieria e supporto logistico. Fame e malattie fecero aumentare la diserzione delle truppe in modo vertiginoso. Molti dei disertori vennero fatti prigionieri o uccisi dai contadini russi. In questa situazione la notevolmente indebolita Grande Armée venne battuta in battaglie di movimento a Vyazma ed a Krasnoi, mentre isolati corpi dell'esercito francese furono sconfitti a Polotsk, Czasniki e Smoliani. Nell'attraversamento del fiume Berezina vi fu la catastrofe finale dell'esercito francese nella campagna di Russia, anche se, nelle condizioni disperate in cui avvenne, l'evento fu considerato un eccellente movimento tattico da parte di Napoleone. Ai primi di dicembre del 1812 Napoleone fu informato che il Generale Claude de Malet aveva tentato un colpo di stato. Egli abbandonò l'armata e tornò in Francia, lasciando il cognato, il Maresciallo dell'Impero Gioacchino Murat, al comando di ciò che era rimasto dell'esercito francese. Murat lasciò poco dopo, a sua volta, il comando delle truppe ad Eugene de Beauharnais, figlio adottivo dell'Imperatore, e rientrò in Italia nel tentativo di salvare il suo Regno di Napoli. Nelle settimane seguenti ciò che rimaneva della Grande Armée si ridusse ulteriormente ed il 14 dicembre 1812 i soldati francesi lasciarono definitivamente il territorio russo. Soltanto circa 22.000 uomini sopravvissero alla Campagna di Russia. Le perdite russe, nelle poche battaglie combattute in campo aperto, furono paragonabili a quelle francesi, ma i civili morti lungo le strade devastate dalla guerra furono molti di più dei militari. In totale, nonostante le prime stime dessero notizia di diversi milioni di morti, sembra di poter essere molto vicini al vero indicando circa un milione di morti, più o meno equamente divisi fra francesi e russi. Le perdite di militari ammontarono a 300.000 francesi, 70.000 polacchi, 50.000 italiani, 80.000 tedeschi e circa 450.000 russi. Oltre alle vite umane, i francesi perdettero circa 200.000 cavalli e più di 1.000 pezzi di artiglieria. , fatto che pur non lasciando la Russia del tutto indifesa, l'avrebbe però privata del suo unico esercito concentrato in grado di sfidare i francesi. La ritirata 6 Cronologia 1796 Marzo Inizio dell'offensiva Francese contro l'Austria - Campagna d'Italia di Napoleone Maggio Sconfitta degli Austriaci a Lodi da parte di Napoleone 1797 17 Ottobre Trattato di Campoformio: l'Austria cede la Lombardia alla Francia e ottiene il Veneto 1798 Febbraio I Francesi occupano Roma Luglio Campagna d’Egitto Agosto II Coalizione anti-Francese 1799 Febbraio I Francesi occupano il Piemonte Marzo I Francesi occupano la Toscana Aprile Austriaci e Russi contrattaccano in Italia e i Francesi sono sconfitti a Cassano d'Adda 9 Novembre Colpo di Stato Militare in Francia - Inizia il potere personale di Napoleone Dicembre Napoleone diviene Primo Console 1801 Febbraio Trattato di Louneville tra Francia e Austria - Piemonte annesso alla Francia Luglio Concordato di Napoleone con la Santa Sede 1802 Gennaio Napoleone assume la Presidenza della neo-Repubblica Italiana Marzo Pace di Amiens tra Francia ed Inghilterra Luglio Napoleone proclamato Console a vita 1803 Marzo Si riaccende il conflitto Francia-Inghilterra 1804 Marzo Viene promulgato in Francia il Codice Civile Napoleonico Maggio Trasformazione in Impero della Repubblica Francese 1805 Marzo Napoleone cinge la Corona Ferrea Agosto Formazione della III Coalizione anti-Francese Ottobre A Trafalgar H. Nelson distrugge la flotta Franco-Spagnola 1806 Febbraio- Marzo I Francesi occupano il Regno di Napoli 1807 Luglio Trattato di Tilsit tra Francia, Russia e Prussia 1809 Aprile Si riaccende il conflitto con l'Austria Luglio Pio VII viene condotto prigioniero in Francia Ottobre Pace di Schönbrunn tra Francia e Austria 1810 Aprile Matrimonio tra Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d'Asburgo 1812 Febbraio- Marzo Prussia ed Austria stipulano Trattati di Alleanza con la Francia Giugno Campagna di Russia di Napoleone 1813 Giugno Definitivo ritiro dei Francesi dalla Spagna 16-18 Ottobre Gli Eserciti Alleati sconfiggono Napoleone a Lipsia Ottobre-Dic. Crolla il Sistema Napoleonico in Europa - Gli eserciti della Coalizione attaccano la Francia 1814 Gennaio- Marzo Napoleone contrasta inutilmente gli eserciti invasori 31 Marzo Prussiani e Russi entrano a Parigi 6 Aprile Abdicazione di Napoleone Maggio Restaurata la Monarchia in Francia con Luigi XVIII - Pio VII torna a Roma Novembre Si apre il Congresso di Vienna 1815 Marzo Napoleone fuggito dall'Isola d'Elba viaggia verso Cannes ed entra trionfante in Parigi 18 Giugno Definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo 21 Giugno Napoleone abdica per la seconda volta 7 Emilia Romagna: Napoleone e gli anni francesi CRONOLOGIA 1796 Napoleone arriva in Emilia Romagna 1797 Fondazione della Repubblica cispadana; fondazione con la Repubblica cisalpina 1799 Ritorno degli austro-russi e provvisoria sconfitta dei francesi 1800 Battaglia di Marengo. I francesi di nuovo padroni della valle padana 1801 Seconda Repubblica cisalpina 1802 La Cisalpina si trasforma in Repubblica italiana 1805 Napoleone fonda il Regno d’Italia 1814 Il potere napoleonico si dissolve sotto l’incalzare della coalizione antifrancese Nell’età napoleonica l’Emilia Romagna ha avuto un ruolo da protagonista: è qui che Napoleone sperimentò un modello di conquista, poi esteso a tutta l’Europa, basato non solo sulle sue indubbie abilità militari ma anche e soprattutto sulla modernità delle soluzioni istituzionali ed amministrative di cui si fece portatore. Con Napoleone giunse la Rivoluzione dell’89, una rivoluzione ormai alla ricerca di uno stabile equilibrio tra innovazione e ordine, garantito dalla tutela rigorosa della proprietà privata borghese. Lo Stato napoleonico fu uno Stato laico, fondato sull’uguaglianza di fronte alla legge, su un “contratto sociale” che ha il suo presupposto nell’idea di nazione, in cui i cittadini esprimono la propria volontà attraverso forme di rappresentanza elettiva. Uno Stato che, per garantire il progresso civile e materiale, si dota di una fitta rete di strutture burocratiche e di funzionari, nei settori dell’economia, dell’istruzione, dell’ordine pubblico, del fisco ecc. Quando le truppe francesi varcarono i confini emiliani a Castel San Giovanni ed entrarono a Piacenza, all’inizio di maggio del 1796, fu subito chiaro che il ruolo della regione nel conflitto in corso sarebbe stato rilevante. Dopo la breve fase della Repubblica cispadana, nel maggio del 1797 Napoleone poneva fine all’operazione statale in Emilia, con la fusione con la Repubblica cisalpina, che avrebbe avuto per capitale Milano, in uno Stato esteso dalle Alpi all’Adriatico. A novembre la regione sarebbe stata suddivisa in sette dipartimenti: Crostolo, con capoluogo a Reggio; Panaro, con Modena; Reno, con Bologna; Alta Padusa, con Cento; Lamone, con Faenza; Rubicone, con Rimini; Basso Po, con Ferrara. Anche la Romagna, estranea fino ai primi mesi del ’97 all’avventura <<francese>>, vi era stata inserita di forza. Unita Imola fin dal 1° febbraio alla Repubblica bolognese, le truppe francesi prevalsero rapidamente sull’esercito pontificio nella battaglia sul Senio. Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, Ravenna furono occupate tra il 3 e il 4 febbraio senza opporre alcuna resistenza, mentre gran parte della popolazione delle campagne abbandonava terrorizzata i propri borghi, cercando rifugio sui monti. Il 19 febbraio, con le truppe francesi scese fino alle Marche e all’Umbria, a Tolentino venne firmato il trattato di pace con Pio VI. Il territorio romagnolo venne rapidamente organizzato sotto la direzione di un’amministrazione centrale dell’Emilia, alla quale dovevano fare capo tutte le municipalità. Aboliti i titoli nobiliari, le livree, gli stemmi gentilizi, soppressi i feudi, ridotti di numero i conventi, eliminata qualsiasi giurisdizione privilegiata degli ecclesiastici ed ogni loro esenzione fiscale, liberalizzati gli scambi commerciali: anche per la Romagna la nuova dimensione di una società moderna stava prendendo forma. Ciò avvenne però insieme alle consuete requisizioni di guerra e all’imposizione sulle rendite e sui patrimoni dei cittadini, di contributi in denaro e vettovaglie, che danneggiarono l’economia ed alimentarono il malcontento, terreno di coltura dell’insorgenza popolare antifrancese, fomentata dalla propaganda ecclesiastica. Si costituirono vere e proprie bande, soprattutto nelle montagne del Cesenate e del Riminese, come pure a Lugo e a Massalombarda. In tutti i casi la repressione fu durissima. Non pochi furono i motivi di insoddisfazione, particolarmente dopo la partenza di Napoleone per la campagna d’Egitto, nel 1798, a causa delle vessazioni ed imposizioni determinate dall’alleanza con la Francia. Numerose furono le esplosioni di malessere sociale, causate, in particolare, dal pesante fiscalismo. Certo importanti erano state conquiste come l’eliminazione dei privilegi, l’uguaglianza di fronte alla legge, la libertà di pensiero e di stampa, contraddette però da provvedimenti che limitavano la libera vita associativa. La vendita dei beni ecclesiastici andò quasi esclusivamente a vantaggio della ex nobiltà e della ricca borghesia, anche grazie ai legami sociali con gli uomini di governo, che spesso permettevano l’acquisto delle terre a basso prezzo e forti dilazioni nei pagamenti. Non venne realizzata alcuna riforma agraria, invece, che andasse a vantaggio della piccola proprietà. Nella primavera del 1799, le truppe austro-russe, affiancate dalle bande di <<insorgenti>>, dilagarono vittoriose in regione: il vecchio regime tornò ovunque e le reggenze imperiali tentarono di restaurare l’assetto economico-sociale sconvolto dall’avvento dei francesi. Tuttavia ormai alcuni cambiamenti, come la vendita delle terre, non vennero toccati, per non inimicarsi i ceti sociali più ricchi. Al ritorno di Napoleone, dopo la travolgente campagna del giugno 1800, culminata con la vittoria di Marengo, l’accoglienza fu entusiastica, significando esso il riaffermarsi di valori ormai collettivamente condivisi (autogoverno, uguaglianza, libertà, democrazia, indipendenza nazionale) anche se nei fatti scarsamente applicati. Gli austriaci, invece, rappresentavano un puro ritorno al passato.
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