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Nel tempo e nello spazio riassunto, Schemi e mappe concettuali di Storia Medievale

Riassunto estremamente sintetico del saggio di Albini e Raviola, tra le opzioni per le letture integrative dell'esame di storia medievale

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

In vendita dal 19/07/2023

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Scarica Nel tempo e nello spazio riassunto e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Nel tempo e nello spazio Manuale di metodologia dello studio della storia Capitolo 1: Il tempo Secondo Marc Bloch la storia è la “scienza degli uomini nel tempo” che presuppone una riflessione scientifica applicando metodi rigorosi di analisi delle fonti e una conoscenza profonda della tradizione degli studi. Va messa da parte l’idea che la storia sia fatta solo dalle azioni dei “grandi uomini”: essa dà voce all’intera umanità “senza nome”. Inoltre, è necessario domandarsi se vi sia un solo tempo della storia o tanti tempi della storia. A questo proposito, Fernand Braudel ha individuato tre “tempi della storia”: ● breve durata: avvenimenti intesi come fenomeni transitori ● durata delle strutture : economia, istituzioni ecc. ● lunga durata: mentalità, comportamenti demografici, clima ecc. L’estrema complessità della storia è ingabbiata in paradigmi che ci aiutino ad orientarsi creati a posteriori, tenendo presente che sono solo schemi convenzionali creati da noi, come ad esempio le periodizzazioni. A partire dall’Umanesimo, si impose un’interpretazione laica che categorizzò una storia antica, medievale e moderna. Va comunque tenuto presente che lo sviluppo storico in quanto tale non conosce fratture totali, ma continuità e discontinuità insieme. Per quanto riguarda il Medioevo, l’idea di “un’età di mezzo” nacque tra XIV e XV secolo nel mondo degli intellettuali identificandolo come il periodo buio del declino della civiltà occidentale: questo retaggio fa sì che ad oggi il Medioevo sia generalmente visto in maniera distorta, quando in realtà non fu nè meglio nè peggio delle altre epoche. Cronologicamente, esso è identificato con il periodo che va dalla deposizione di Romolo Augustolo (476 d.C.) alla scoperta dell’America (1492), sebbene ritenuta parziale e arbitraria. Tuttavia, oggi si è inserita nella periodizzazione canonica l’età del Tardoantico, ossia il periodo tra III e VI secolo caratterizzato da profonda trasformazione delle istituzioni dell’Impero a causa del cristianesimo e delle irruzioni dei popoli germanici all’interno della società romana. Questo per evidenziare come il 476 non sancisca il passaggio netto da un’età “romana” ad una “barbarica”, dato che questa transazione era in atto già da secoli in maniera progressiva; da ciò si evince che la condizione necessaria per l’individuazione di epoche storiche è il cambiamento di strutture diverse e delle loro relazioni. Capitolo 2: Gli avvenimenti Sebbene la storia non si possa ridurre a una serie di eventi, è vero che alcuni fatti restano impressi nella memoria collettiva e sono anche segni di trasformazioni profonde. Lo studente deve essere in grado sia di memorizzare che di comprendere, dunque conoscere il fatto, datarlo e contestualizzarlo nella consapevolezza della realtà di quel periodo. Febvre, ad esempio, contestava la tradizionale impostazione basata sulla narrazione degli avvenimenti oltre che l’approccio nozionistico, che ha lasciato spazio ad analisi socioeconomiche e culturali di lungo periodo. Secondo Edward Carr, i fatti parlano solo quando è lo storico a farli parlare, dialogo in cui entrambi hanno un ruolo di parità e in cui colui che interpreta è condizionato da ciò che interpreta, poggiando sulla bibliografia preesistente, sulle fonti consultate, sul confronto con altri momenti coevi, con le riflessioni interpretative degli studiosi alle prese con l’argomento. Gli storici delle “Annales”, la rivista francese che nel Novecento si fa portavoce di nuovi percorsi storiografici, coniugano la loro campagna contro l’histoire événementielle a quella contro l’histoire bataille. Ad esempio, la battaglia di Adrianopoli destò profonda impressione nei contemporanei per via della conseguente consapevolezza dell’esercito barbaro. Lo storico che studia quest’evento deve ricercarne le cause profonde e strutturali, rendendo la conoscenza dell’avvenimento uno strumento di analisi della storia di quel periodo. Leggendo situazioni del passato riconducibili a problemi della società contemporanea riusciamo a comprenderli meglio leggendoli con maggior distacco e lucidità. La stessa incoronazione di Carlo Magno è descritta da suo biografo come non voluta inizialmente da Carlo, ma si sa che fu esattamente il contrario, essendo quest’ultimo a dettare legge nel rapporto col papa, che lo incoronò considerando illegittima la successione di Irene sul trono di Bisanzio. Per quanto riguarda invece la “sindrome identitaria” affermatasi nel dibattito culturale con l’entrata in crisi del concetto di stato-nazione, essa risponde alla disgregazione degli ideali nazionali e delle classi sociali. In ciò è rilevante anche la regione, intesa come: ● parte di territorio con caratteri geografici omogenei ● area con caratteri storici, culturali e linguistici comuni ● ripartizione amministrativa Contrariamente a quel che si crede, già l’Impero romano non era uno spazio compatto e omogeneo, ma il sistema di amministrazione elaborato nell’età augustea aveva permesso una sua articolazione interna, creando confini in un’area già percepita come diversa rispetto a quanto collocato all’esterno. Le regioni andarono a combaciare con le province ecclesiastiche entro le quali gli ordini regolari ripartivano le proprie case professe, giungendo in alcuni casi a manifestare movimenti di stampo regionale separatista e secessionista. Va sempre tenuto comunque uno sguardo multifocale, per cui la metodologia della microstoria parla di “giochi di scala”, concentrandosi non solo sul contesto locale, ma anche su fonti locali che rimandano una visione distinta dei fenomeni considerati. Ci sono diverse tipologie di fonti: ● il contesto ambientale ● il rapporto tra un luogo e il contesto circostante ● il tessuto politico interno ● le relazioni con le autorità ecclesiastiche Ad esempio, tra XI e il XIII secolo si svilupparono le città, rivitalizzando centri urbani di antica tradizione e fondandone di nuovi: è da tenere presente però che il tasso di urbanizzazione più alto dell’Europa era intorno al 15%, mentre l’85% della popolazione viveva in un ambiente rurale. Il centro propulsore dell’economia divenne la città, mentre il contado le veniva man mano sottomesso: i cittadini erano commercianti, artigiani, addetti ai trasporti, sarti, macellai e altri servitori marginali. Coloro che vivono in campagna iniziano a essere percepiti come meno civili, che non godono degli stessi privilegi dei cittadini, che vanno sviluppando forme organizzative di una vita collettiva. Con la nascita dello Stato moderno, il potere politico si dota di un territorio, una capitale stabile, una burocrazia efficiente e un esercito, cristallizzandosi in una forma protonazionale (Spagna). Nel 1991 a Chicago si è tenuto un convegno in cui si è discusso sul tema dell’origine dello stato “moderno”, ponendo l’accento su: origine comunale, presenza di un territorio, legittimazione e obbedienza a un’autorità, controllo fiscale, creazione di istituzioni laiche, formazione di una cultura o civiltà condivisa ecc. (legittimità, disciplina, istituzioni). Si preferisce sempre l’analisi di ciascun caso politico-territoriale e un robusto comparativismo individuando parametri simili o divergenti. Capitolo 4: Le persone I protagonisti della storia non sono solo i grandi personaggi: il superamento della storia concentrate sulle vicende delle élites o dei singoli sovrani, papi o condottieri ha portato ad un mutamento di approccio spostandosi da una visione qualitativa a una quantitativa. Il metodo quantitativo ha mostrato i suoi limiti quando ha voluto sostituirsi all’analisi delle fonti qualitative. Un altro approccio è quello della microstoria, che guarda ai fenomeni su scala ridotta per analizzarli profondamente. Oggi vige un’integrazione tra i due approcci attraverso analisi ampie e condotte sulla base di dati seriali, individuando linee generali di comportamenti e approfondendo singole vicende emblematiche. Per molto tempo le grandi biografie hanno costituito un genere prediletto, sebbene in bilico tra veridicità e leggenda in una dimensione narrativa. Lo storico, secondo Carr, è un individuo prodotto da un fenomeno sociale che si fa interprete della società a cui appartiene. La biografia ha dei limiti, come suggerisce Le Goff, come la mera elencazione di episodi, la necessità di armonizzare la biografia del personaggio col tempo in cui visse tenendo conto della reciproca influenza (influenza di Freud). Bloch afferma che lo storico esamina i fatti ascoltando le varie “deposizioni” rappresentate dalle fonti e tenta così di ricostruire la verità, mantenendosi imparziale e non giudicando. A volte, le biografie non sono individuali e ricostruiscono la storia di un ceto o di un determinato gruppo (analisi prosopografica): il modello who’s who? britannico consente la nascita di dizionari biografici (wikipedia). Spesso la tradizione storiografica crea personaggi che diventano esemplari, a ragione torto, in senso positivo o negativo: costoro permangono nella memoria collettiva per la loro fama frutto di deformazioni prospettiche. Ciò avviene soprattutto con i personaggi femminili, che in alcuni casi potevano sottrarsi al controllo degli uomini ma erano comunque condizionate nelle loro scelte di vita. La storia è fatta anche di emarginati (economici, sociali, politici e religioso-culturali). Per la società cristiana medievale la povertà non era un male da estirpare ma strumento di perfezione religiosa: i poveri erano immagine di Cristo e della sua presenza e consentivano ai ricchi di acquisire meriti con le opere di carità. Dal Tardo Medioevo erano sempre meno tollerati ed erano percepiti come una minaccia. Secondo Le Goff, nella cultura medievale si rintraccia un modello di uomo che accomuna tutti ma, all’interno di quest’unicità, si possono individuare diverse tipologie in relazione al ruolo svolto all’interno della società. Dal momento che le azioni umane ruotano intorno a esigenze sempre analoghe, è sul modo di affrontarle e sulle soluzioni via via trovate che ci si deve concentrare. Capitolo 5: Le fonti La varietà delle testimonianze storiche è pressoché infinita, ed esse sono oggetto dell’interpretazione nel lavoro dello storico, che le seleziona in base al tipo di indagine che sta conducendo. Le tipologie di fonti cambiano in base al momento storico in cui sono state prodotte e, secondo Johann Gustav Droysen, possono essere classificate in: ● avanzi: ciò che rimane del passato ma non nasce per essere tramandato ● fonti: concepito per essere tramandato ● monumenti: commistione tra avanzi e fonti Secondo Chabod, lo storico deve tenere gli occhi aperti su tutto ciò che rimane delle epoche scorse. Le fonti possono essere scritte (documentarie o narrative), figurate e orali, oltre che volontarie o involontarie. Non esistono gerarchie di importanza tra le fonti, solo fonti preferibili in base all’analisi che si sta conducendo: è sempre necessario collazionare più fonti. Ad oggi, la mole delle fonti presenti online è incalcolabile e sono consultabili sia da curiosi che da professionisti. La disponibilità di fonti
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