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Neorealismo, Calvino e Volponi, Guide, Progetti e Ricerche di Letteratura Contemporanea

Neorealismo, CALVINO E VOLPONI

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

Caricato il 21/08/2022

Lena1212
Lena1212 🇮🇹

3.9

(12)

29 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Neorealismo, Calvino e Volponi e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! NEORALISMO Dopo il nero ventennio fascista che aveva ucciso ogni libertà di espressione e che aveva trascinato l'Italia in una guerra al fianco del nazismo, all'indomani di una nuova era, nacque un fisiologico bisogno di ricordare e di raccontare cosa fosse stato il fascismo e la guerra civile. Il Neoralismo, stagione che si estende grossomodo dal '43 alla metà degli anni '50, non fu una scuola o un movimento organizzato e cosciente; fu invece qualcosa di sparso, di non concordato, che emerse in modo spontaneo da angoli di provincia diversi, senza una ragione esplicita in comune. Il Neorealismo fu più che altro, potremmo dire 'una potenzialità' diffusa nell'aria, un insieme di voci maggior parte periferiche e la scoperta di Italie diverse. Calvino sottolinea proprio come senza questa varietà di Italie, sconosciute l'una all'altra, senza la varietà dei dialetti da impastare nella lingua letteraria, non ci sarebbe stato Neoralismo. Anche se il Neorealismo si estende grossomodo dal '43 alla metà degli anni '50, si inizia a parlarne già qualche anno prima con alcuni precursori come Alberto Moravia nel romanzo Gli Indifferenti. Proprio per la sua tendenza a riavvicinarsi alla vita e a mettere allo scoperto le piaghe della società del dopoguerra, questa corrente prese il nome di Neorealismo. Per cui i temi principali erano la lotta partigiana che è un sentimento ancora molto forte dopo la seconda guerra mondiale, la ricostruzione perché bisognava ricostruire dato che la guerra aveva lasciato la miseria, la fame; ma anche temi sociali che riguardavano appunto le lotte operaie e contadini che rivendicavano sempre più diritti, ma anche la Democrazia in quanto sono anni in cui si va a votare se scegliere tra la Repubblica o Monarchia. Per tutti questi motivi possiamo dire che il Neorealismo è l'opposto dell'Ermetismo: gli ermetici infatti si erano rifugiati in una poesia pura, lontana dalla realtà e dai problemi sociali; quest'ultimo invece è più vicino al Verismo, ovvero quella corrente letteraria di fine Ottocento che raccontava la realtà e i ceti umili, anche se una con una grande differenza: nel Verismo l'autore non dà giudizi, c'è l'eclissi dell'autore, come appunto in Verga, in cui l'autore si limitava soltanto a raccontare e non andare oltre; nel Neoralismo invece l'autore partecipa attivamente, con impegno politico e intellettuale, ed è molto vicino all'ideologia comunista e altri punti di riferimento come I quaderni del carcere di Gramsci e un influsso forte da parte della letteratura russa. Ne deriva un linguaggio semplice e popolare, anche con molte influenze dialettali, proprio perché ci si rivolge ad un pubblico di massa. Per cui in letteratura abbiamo il romanzo rispetto alla poesia, la poesia è più complessa mentre il romanzo adopera un linguaggio molto più semplice che può essere letto e compreso da più persone. E anche nei film che hanno fatto storia, come Roma città aperta di Rossellini e Ossessione di L. Visconti, i registri raccattavano le persone dalla strada, proprio per dare quel senso maggiore di vita reale. Per quanto riguarda invece la letteratura abbiamo Elio Vittorini, Carlo Levi, Primo Levi, Italo Calvino, Cesare Pavese, Alberto Moravia e Beppe Fenoglio. E' bene sottolineare però che ognuno di questi autori si diversifica, ognuno con il proprio stile e la propria individualità. Come detto precedentemente infatti, il Neorealismo non fu un vero e proprio movimento. Non ci fu un manifesto, una scuola con dei punti che venivano seguiti da tutti, ma raccontava più che altro il momento storico. Era un clima che si respirava in quegli anni, per cui ogni autore è come se andasse per la propria strada, seguendo il proprio stile. ITALO CALVINO Italo Calvino nasce nel 1923 a Cuba da due genitori italiani ma due anni dopo, nel 1925, la famiglia si trasferisce in Italia, a Sanremo, che è la città di origine del padre. Qui Italo Calvino cresce e già in tenera età cominciano ad emergere la sua passione e il suo talento per la letteratura. Ma terminate le scuole superiori, decide inizialmente di seguire le orme del padre e si iscrive all'Università di Agraria di Torino, dove il padre aveva una cattedra come professore. Purtroppo nel frattempo scoppia la guerra, l'Italia stessa entra in guerra e Calvino nel 1944 partecipa attivamente alla Resistenza partigiana, combattendo all'interno della brigata Garibaldi. Al termine della guerra, dunque 1945, decide di iscriversi alla facoltà di Lettere, dove si laureerà due anni dopo. Nello stesso anno e cioè nel 1947 inizia a collaborare con una casa editrice molto importante, la casa editrice Einaudi. Entra nel mondo degli scrittori, della letteratura, e conosce personaggi di spicco, tra cui Cesare Pavese, che diventa un punto di riferimento e un amico per Italo Calvino. E' proprio Pavese che convince Italo a pubblicare nel 1947 il primo romanzo, Il che l'autore riteneva la letteratura dovesse avere; nella fattispecie - leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza (solo abbozzata). La quarta lezione dunque, è incentrata sulla molteplicità. Il termine, sicuramente, richiama alla nostra mente un insieme di cose o di fatti. Non a caso, Italo Calvino, sostiene che noi esseri umani, uomini e donne indistintamente, in quanto facenti parti di questa vita, siamo una somma di caratteristiche. Caratteristiche importanti e fondamentali, le quali, anche se spesso sembrano collidere tra di loro, sono in ogni caso vitali. Per spiegare meglio il concetto di molteplicità, Calvino si rifà ad un autore della letteratura italiana, Carlo Emilio Gadda, noto come scrittore ma anche come ingegnere. La sua vita quindi era divisa tra questi due poli: da un lato, la scrittura, considerata da lui come un'assoluta necessità; dall'altro, la carriera nel campo dell'ingegneria. Ai tempi, in un’epoca nella quale il lavoro era considerato un’esclusiva del genere maschile, il valore dell’uomo era misurato in base al mestiere che egli esercitava. Ovviamente, la sua professione d’ingegnere era considerata ben più dignitosa del suo lato da scrittore, visto da molti come una mera perdita di tempo. Eppure, Gadda, nonostante continui a lavorare come ingegnere, dedica anima e corpo alla scrittura. Ed è solo grazie a questa sua dualità, che egli potrà definirsi un essere umano realizzato. Calvino invita chi esercita l’arte della scrittura alla molteplicità. Troppo spesso infatti, l’essere umano tende a possedere una visione unidirezionale della vita. Calvino invece, sostiene che la scrittura debba essere ricca. PAOLO VOLPONI Paolo Volponi nasce a Urbino nel 1924 in una famiglia poco istruita. A causa delle disarmonie in famiglia, trascorre gran parte della sua infanzia dai nonni materni in campagna e nel 1939 comincia gli studi presso il liceo- ginnasio «Raffaello Sanzio». In questi anni cerca di sfogare la sua ansia nella scrittura e già a quindici anni scrive i primi racconti. Nonostante il suo rapporto con la scuola fosse tutt’altro che positivo (frequentava scarsamente le lezioni e non andava d’accordo con gli insegnanti) decide di proseguire gli studi alla facoltà di Giurisprudenza di Urbino, laurendosi nel 1948 e pubblicando la sua prima raccolta poetica Il ramarro. Nel 1950 aiutato da Carlo Bo e Franco Fortini entra a lavorare nell’azienda di Adriano Olivetti, compiendo inchieste sull'evoluzione economica del Sud; quest'ultimo diventa per lo scrittore un maestro e modello che lo ispirerà per il suo esordio di narratore. Nel 1953, a causa del lavoro, è costretto a spostarsi a Roma dove stringe rapporti con Pier Paolo Pasolini, trovandolo un grande amico e un maestro, il quale lo incoraggia sempre nei momenti in cui è poco sicuro di sè. Così nel 1955 porta a termine un’altra raccolta di poesie, pubblicata da Valecchi, L’antica moneta. In questo periodo si accinge a collaborare con Leonetti, Pasolini e Roversi alla rivista «Officina», diventando anche direttore dei servizi sociali nell’Olivetti di Ivrea. Nel 1960 pubblica la sua terza raccolta poetica, Le porte dell’Appennino e ottiene il Premio Viareggio. L'opera narrativa iniziò invece nel 1962 con il Memoriale, incentrato sulla contrapposizione operai-imprenditori negli anni sessanta e vincendo nel medesimo anno il premio dei Librai Milanesi e, l’anno seguente, il premio della Selezione Marzotto. Durante le pause del lavoro, progetta il suo secondo romanzo, La macchina mondiale, pubblicato nel '65 e ricevendo il Premio Strega nello stesso anno. Nel '72 accetta la carica di consulente del presidente e di amministratore delegato della Fiat offertagli da Agnelli e apre un altro capitolo della sua carriera; ma nell’estate del 1975 dopo la sua dichiarazione di voto per il Partito Comunista gli viene ordinato dalla Fiat di dimettersi. A questo punto finisce la sua esperienza professionale nell'industria, esperienza che però permise la nascita dei romanzi Corporale pubblicato da Einaudi e Le mosche del capitale, dedicato alla memoria di Olivetti. Paolo Volponi non fa parte di nessun movimento letterario, né gli può essere attribuita solamente l’etichetta di “scrittore industriale”. Semplicemente si fa guidare dai suoi sentimenti cercando di elaborare le sue esperienze acquisite: sia dalla lettura degli autori classici come Dante, Leopardi, Foscolo, sia gli ermetici e l’«Officina». La sua, quindi, è una scrittura che si può definire come una scrittura sperimentale. Per quanto concerne la sua produzione letteraria, essa è caratterizzata dalla costante presenza di un impegno etico-politico e da un formale sperimentalismo. Negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo l'Italia conobbe un periodo di espansione economica, che trasformò un paese agricolo in una delle potenze industriali del pianeta. Volponi, inizialmente, guardò in termini positivi la trasformazione che l’Italia stava subendo negli anni ’50: e in quest’ottica lavorò nell’amministrazione industriale, cercando nel contempo una letteratura che mettesse in luce le contraddizioni del mondo produttivo. Volponi era convinto che il periodo che l’Italia stava vivendo potesse servire a tutti e poteva far sì che le capacità dell’uomo si potessero affermare, così che egli potesse esprimersi liberamente mediante le sue facoltà corporee e mentali. Ma nei romanzi degli anni '80, soprattutto con il romanzo Le mosche del capitale, il giudizio si inverte e arriva la constatazione del fallimento delle sue speranze giovanili e la denuncia dell’involuzione del sistema industriale capitalistico. E' in questo romanzo che egli lascia il messaggio della sconfitta, la fine dell’utopia: resta un mondo desolato in cui non ci sono più personaggi perché nessuno agisce come un personaggio, in quanto l’unico personaggio è il potere. Il suo modo di rappresentare è straniato e deformato: i protagonisti delle sue opere infatti sono personaggi alienati, folli, utopisti, che sperimentano l’alienazione della fabbrica e l’emarginazione della malattia. Dopo le sue dimessioni dalla Fiat, a causa della sua dichiarazione di voto per il Partito Comunista, sgradito ai vertici della Fiat, Volponi comincia a lavorare al romanzo Le mosche del capitale, pubblicato nel 1989 e dedicato alla memoria di Adriano Olivetti. Il romanzo presenta due storie che si intrecciano: la storia del dirigente Saraccini, promosso come amministratore delegato di un’industria e poi deposto a favore di un altro a causa delle sue idee progressiste sulla fabbrica; e la storia dell'operaio Tecraso, accusato di azioni rivoluzionarie e arrestato assieme ad altri, morendo poi in carcere da sconfitto. Dietro le due industrie possiamo vede la Olivetti e la FIAT: Saraccini infatti è un personaggio ispirato alla vita dello stesso Volponi. Si ha quindi una vera e propria sovrapposizione tra i due, con l’unica differenza che Saraccini si piega al potere economico, in quanto decide di licenziarsi e diventa consulente per un’altra azienda ma anche lì non riesce a portare avanti i suoi progetti per l’industria. Nel romanzo quindi si distinguono due temi principali: il potere economico in quanto tutto ruota attorno al denaro e la trasformazione dell’industria e dell’economia in quanto l’avvento della macchina nelle fabbriche e dell’informatica, mette in secondo piano il lavoro umano e sega il tramonto della 'vecchia industria'.
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