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Neorealismo: Vittorini, Pavese, Calvino e Fenoglio, Appunti di Letteratura Italiana

-Neorealismo -Elio Vittorini: biografia, narrativa, produzione letteraria, "Conversazione in Sicilia". -Cesare Pavese: Tematiche, produzione letteraria. -Italo Calvino -Beppe Fenoglio: "Primavera di bellezza", "Il partigiano Johnny", "Una questione privata"

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 10/05/2022

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Scarica Neorealismo: Vittorini, Pavese, Calvino e Fenoglio e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Letteratura Italiana contemporanea ed interculturalità 9.05.2022 – Alice Vaccaro VERSO IL NEOREALISMO: VITTORINI E PAVESE Il neorealismo comincia a svilupparsi nel nuovo clima del dopoguerra (1943 data dell’armistizio) con varie radici nella cultura degli anni precedenti; Due autori cardine di questa tendenza sono Elio Vittorini e Cesare Pavese che con la loro rappresentazione del mondo popolare e con il loro impegno democratico vengono considerati gli autori più rappresentativi del neorealismo. L’opera di Vittorini in particolare è caratterizzata da una forte coloritura simbolica, Pavese invece, studioso del mito, si baserà su un approccio di tipo antropologico. Entrambi sono fautori del realismo simbolico. Al centro del neorealismo vi è certamente la Resistenza e lo scenario è quello dell’immediato dopoguerra, quando si diffonde un nuovo modo di rappresentazione della realtà popolare. Contestualmente, si delinea un linguaggio di tipo “medio” che diventa la voce del popolo che agisce pertanto come protagonista, che racconta sé stesso e i fatti tragici cui si trova a partecipare. Le vicende della guerra e della lotta partigiana spingono a cercare un rapporto più diretto con la realtà: emerge un nuovo bisogno di narrare che si esprime nella stampa clandestina, nelle cronache e nei diari di guerra, nelle testimonianze più immediate, nell’asciutta essenzialità del linguaggio cinematografico. Il neorealismo è quasi sempre dominato dalla fiducia nelle risorse dello spirito popolare e nei valori collettivi: si tende a suggerire un modello di umanità positiva, a idealizzare i gesti e le azioni dei personaggi popolari, a trasporre i fatti concreti su un piano epico, distinguendo in modo moralistico, non problematico, il bene dal male, i buoni dai cattivi. ELIO VITTORINI Biografia Nella sua opera e nella sua vita, Elio Vittorini ha sempre espresso un bisogno di partecipazione alle cose, di intervento attivo nella società. Nato a Siracusa nel 1908, Vittorini trascorse l’infanzia in Sicilia seguendo gli spostamenti del padre, prima ferroviere e poi capostazione. Il fascino del treno e del viaggio sarà presente con insistenza in tutta la sua opera. Si trasferì successivamente in Friuli- Venezia Giulia e successivamente a Firenze. Qui lavorò come correttore di bozze al quotidiano “La nazione” e contestualmente si dedicò allo studio dell’inglese da autodidatta. Lavorò dunque come traduttore e strinse rapporti con gli intellettuali di Firenze per diventare successivamente redattore di “Solaria”, dove nel 1933 iniziò la stesura de “Il garofano rosso”. Insieme ad altri fascisti di sinistra ed ex fascisti, seguì con molta partecipazione gli eventi della guerra civile di Spagna, criticando il sostegno dell’Italia fascista alle forze reazionarie e clericali. Divenuto elemento sospetto, fu espulso dal partito fascista e si accostò all’opposizione e ai gruppi comunisti clandestini. Tra il 1938 e 1939 scrisse il suo libro più significativo “Conversazioni di Sicilia”; qualche anno dopo pubblicò invece l’antologia “Americana” censurata poco dopo dalla censura fascista. Durante la guerra svolse attività clandestina e per tali ragioni fu incarcerato a San Vittore; una volta liberato si occupò della stampa clandestina, prese parte ad alcune azioni della resistenza e fondò la rivista “Il politecnico”; dopo la chiusura de “Il politecnico” strinse rapporti con Italo Calvino, con cui fondò nel 1959 la nuova rivista “Il Menabò”. In ogni momento della propria attività, Vittorini rivela grande fiducia nella cultura, intesa come forza capace di creare un mondo umano e vitale: essa è per lui un valore in perpetuo accrescimento ed espansione, che rompe con gli argini delle convenzioni borghesi, rivela i caratteri più autentici dell’esistenza individuale. L’esperienza della lotta democratica e della resistenza genera in Vittorini l’esigenza di un intervento più concreto nella realtà. Non a caso, nelle sue intenzioni originarie “Il politecnico” è proprio uno strumento di battaglia per una “nuova cultura” “che sappia proteggere l’uomo, anziché consolarlo”. La narrativa di Vittorini Le opere narrative di Vittorini sono sempre tese verso la ricerca di un qualcosa che possa essere risolutivo ed essenziale, ma che ciascuna di esse riesce a realizzare solamente in parte; anche per questi motivi alcune delle sue opere sono rimaste incompiute o hanno perso per strada lo scatto vitale da cui avevano preso avvio. La produzione letteraria Le prime prove narrative di Vittorini sono costituite da vari racconti giovanili pubblicati tra il 1927-29 e dagli otto racconti del volume “Piccola Borghesia”, 1931. Soprattutto in questi ultimi la rappresentazione della vita della piccola borghesia si lega alla ricerca di una libera vitalità che si esprime soprattutto in immagini dell’infanzia e dell’adolescenza. Si tratta dell’interpretazione del tutto positiva del mito dell’adolescenza, perfettamente incarnato nel romanzo “Il garofano rosso”. Nel 1952 pubblica “Sardegna come un’infanzia” un diario di viaggio; Nel 1954 pubblica “Erica e i suo fratelli”, rimasto però incompiuto; Nel 1937 pubblica il suo Capolavoro “Conversazione in Sicilia” “Conversazione in Sicilia”, 1937 Quest’opera singolare fu sentita come rivelazione di una nuova forma di narrazione lirica, appoggiata su suggestioni e sfumature segrete, su rapporti di tipo analogico tra figure e situazioni, su uno sfondo mitico e sacrale. Il romanzo è costruito su una narrazione in prima persona: tuttavia la voce narrante solo in parte coincide con quella dell’autore e rappresenta piuttosto una sorta di soggetto collettivo, l’immagine dell’intellettuale cittadino chiuso in “astratti furori” che all’inizio appare incapace di uscire dalla grigia passività del presente, percorsa da bagliori di guerra che si annunciano sulle pagine dei giornali. Ma a questo tetro orizzonte, egli sfugge, partendo in treno da una città dell’Italia Settentrionale verso la Sicilia, in cui è nato e dove trova ancora la madre. In “Conversazione in Sicilia” il ritorno all’origine contadina riconduce ai valori autentici e severi della vota popolare: da qui nascono una partecipazione più profonda alla sorte del mondo, una speranza di riscatto e liberazione. Lo stile del romanzo è pieno di ascensioni liriche, di rispondenze interne, di cadenze musicali, di ripetizioni che tendono a marcare il carattere rituale del discorso, di modi grammaticali che si allacciano al parlato popolare. Altri Romanzi - “Uomini e no”, 1945 segue gli schemi narrativi del cinema e della letteratura americana; - “Il Sempione strizza l’occhio a Frejus”, 1947 → traspone la vita del proletariato milanese sul piano di simboli assoluti; - “Le donne di Messina”, 1947 → presenta la vita, i conflitti e le speranze di una comunità utopica, sorta in un villaggio abbandonato per opera di un gruppo di sbandati di varia origine. - “La città del mondo”, pubblicato postumo nel 1969. internazionale; egli ha percorso un lungo cammino, dal giovanile impegno degli anni della resistenza al mondo frantumato e privo di un centro degli anni Ottanta, dal neorealismo alla più sofisticata sperimentazione. Le sue opere hanno approfondito possibilità molteplici e contrastanti, alla ricerca di forme di conoscenza sempre più rispondenti agli intricati caratteri della realtà. Calvino esordisce nel panorama letterario con il breve romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”, 1947. Il romanzo è caratterizzato da una forte componente fiabesca in quanto ha al centro la visione (fiabesca) della guerra, elaborata da parte di un ragazzino completamente abbandonato a sé stesso (i genitori sono scomparsi, la sorella si prostituisce con i tedeschi). La resistenza viene vista qui con gli occhi di un bambino; ciò mescola realismo e fiaba. L’interesse per il fiabesco aveva condotto Calvino a un’indagine sulla tradizione delle fiabe italiane: dopo due anni di ricerca aveva pubblicato nel 1956 un’ampia raccolta di “Fiabe Italiane”, ricavate dalle più diverse tradizioni regionali e trascritte in una lingua semplice e piana al fine di rivolgersi ad una media comunicazione nazionale, accessibile anche ai bambini. Con questo romanzo Calvino offre l’immagine più fresca, giovanile e vitale del neorealismo e della stagione dell’impegno politico. I ricordi dell’adolescenza e le vicende della lotta partigiana appaiono qui come occasione di conoscenza del mondo, si inscrivono entro un bisogno di totalità, che in ogni gesto, paesaggio, avventura cerca di interrogare circa il significato dell’esistenza. Sembra che la vita sia lì per essere conosciuta attraverso il racconto, che tutta la realtà esterna si riveli un proliferare di storie: la libertà conquistata con la resistenza si riconosce e si afferma anche in questa nuova possibilità di raccontare. Descrizioni grottesche, grezze e caricaturali. Calvino ripubblica il romanzo nel ’64, aggiungendo un capitolo e una prefazione (nell’edizione ancora successiva) che ha al centro proprio il concetto di neorealismo. (usare questa prefazione per spiegare il neorealismo) Calvino afferma che Vittorini si è chiuso in un “silenzio risentito” poiché a seguito della pubblicazione della sua rivista “Il politecnico” egli scrive un editoriale in cui afferma che la letteratura e la cultura hanno fallito. Cosa ha fatto la cultura per evitare la guerra? Nulla, è rimasta muta. Vittorini vorrebbe invece una letteratura attiva, che sia sempre dalla parte dei deboli, che non si limiti sempre ad essere passiva. La rivista il politecnico provoca un acceso dibattito tra Vittorini e Togliatti. Altre Opere Rimanendo nell’orbita del neorealismo, Calvino produce negli anni ’50 numerosi racconti confluiti nel 1958 nel volume “Racconti”; questo volume si articola in 4 libri: - Gli idilli difficili, Le memorie difficili, Gli amori difficili, La vita difficile. L’ultimo libro contiene tre racconti più ampi e rivolti ad una riflessione problematica su caratteri e situazioni del voto sociale contemporanea: “La formica argentina”, “La speculazione edilizia”, “La nuvola di smog”. - Raccolta “I nostri antenati” che raccoglie tre romanzi brevi: “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante”, “Il cavaliere inesistente” 1952-1959. → La raccolta ha al centro la ricerca illuministica che esprime tutti i limiti e le difficoltà che la ragione incontra in un mondo articolato e labirintico, in cui è sempre facile perdere la strada, essere trascinati dall’errore come i cavalieri dei romanzi. Sulla fine degli anni ’50, Calvino abbandona i modelli dell’impegno del dopoguerra, ma continua a credere in una letteratura capace di intervenire nella realtà, di confrontarsi con le sue modificazioni e di comprenderne il problema. A questo nuovo orizzonte appartengono i racconti/romanzi: - “La giornata di uno scrutatore”, “Una pietra sopra”, “Discorsi di letteratura e società”, “Le cosmicomiche”, “Ti con zero”. Tra le altre opere rilevanti citiamo: “Il castello dei destini incrociati”, “Le città invisibili”, “Se una notte di inverno un viaggiatore” ecc.… In conclusione, Calvino, meglio di ogni altro scrittore italiano contemporaneo ha saputo accordare il senso dell’artificio, la passione per il racconto come “macchina” e per le tecniche combinatorie, con l’attenzione alla realtà cosmica, biologica, materiale, sociale e storica. Al rigore della sua ricerca si è sempre accompagnata una dose di ironia, un sottile distacco: le sue opere, quanto più sono costruite con precisione geometrica, tanto più mantengono un carattere di elusività, sembrano cercare un punto di fuga, sottrarsi a ogni tentativo di ridurle in formule e modelli chiusi in sé stessi. La parola di Calvino aspira sempre ad esprimere lucidità del pensiero e dello sguardo, la volontà di illuminare i contorni precisi delle cose, più che il loro colore e la loro fisicità. BEPPE FENOGLIO, 1922-1963 Breve come quella di Pavese, l’esistenza di Beppe Fenoglio, altro scrittore delle Langhe si svolse fuori dagli ambienti intellettuali e mondani. Le sue opere si concentrano totalmente sulla realtà delle Langhe e sulle vicende della resistenza, su un mondo e su eventi con cui egli aveva avuto un rapporto diretto e immediato. Le sue opere ebbero scarsa fortuna durante la sua vita e furono pubblicate postume. Fenoglio si colloca agli antipodi del neorealismo: la sua rappresentazione della resistenza non ha un carattere documentario e non presume di offrire modelli di comportamento positivo: è una rappresentazione legata a dirette radici autobiografiche. La condizione partigiana diventa, nelle sue pagine, un segno rivelatore della condizione umana, come un modo tragicamente perfetto di essere nel mondo. Produzione Letteraria - A parte le opere maggiori, Fenoglio compose una serie di racconti e un paio di romanzi brevi dedicati al mondo delle langhe: o “La paga del sabato” → narra il dramma del reinserimento di un ex partigiano nella vita civile di Alba o “La malora”, 1954 → rappresenta il dolore e la violenza che dominano il mondo contadino. o Raccolta “I ventitré giorni della città di Alba”, 1952 o Raccolta “Un giorno di fuoco”, 1963 o Romanzo “Una questione privata”, 1963 “Primavera di bellezza e Il partigiano Johnny” Le più spinse questioni filologiche e cronologiche riguardano i testi che hanno al centro la figura autobiografica di Johnny e che si addensano nelle due redazioni di “Primavera di bellezza” e nelle due redazioni di “Il partigiano Johnny”; questi testi seguono le vicende di Johnny tra il 1943 e il 45: - La prima redazione di “Primavera della bellezza” narra i giorni da lui trascorsi ad Alba, la sua vita da allievo ufficiale, il suo servizio militare a Roma, il suo viaggio avventuroso fino al ritorno a casa dopo l’8 settembre 1943. - Nella seconda redazione dello stesso romanzo la storia inizia dalla vita di Johnny come allievo ufficiale e procede con una breve narrazione della sua vita partigiana, che culmina con la morte. - La prima redazione de “Il partigiano Johnny” parte invece dal ritorno dello stesso ad Alba e segue le vicende del suo arruolamento tra i partigiani rossi, del successivo passaggio presso i partigiani azzurri, della nuova fuga da Alba, fino alla battaglia di Valdivilla dove egli trova la morte. - La seconda redazione invece parte direttamente dall’ultima azione di Johnny con i rossi e segue poi lo stesso percorso della precedente. Oltre alla diversità di materia e contenuti narrativi, emerge un’essenziale differenza di tipo linguistico e stilistico. Nel primo romanzo si tende ad un italiano levigato, nel secondo c’è una fortissima presenza della lingua inglese mentre la stessa lingua italiana assume cadenze originali, con leggere deviazioni dalle normali forme sintattiche e con non trascurabili invenzioni lessicali.
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