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neuropsichiatria riassunto, Schemi e mappe concettuali di Neuropsichiatria infantile

riassunto completo di neuropsichiatria

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 23/04/2023

sarabike
sarabike 🇮🇹

3.8

(6)

25 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica neuropsichiatria riassunto e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Neuropsichiatria infantile solo su Docsity! NEUROPSICHIATRIA 1. PRINCIPALI STRUTTURE DEL SISTEMA NERVOSO Il sistema nervoso ha una funzione principalmente di coordinamento. È composto da quattro grandi sistemi: il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso periferico, il sistema nervoso autonomo e il sistema nervoso enterico. Il sistema nervoso centrale comprende: il midollo spinale – riceve le informazioni sensoriali e le invia all’encefalo; regola i riflessi locali; trasmette le informazioni motorie dall’encefalo alla periferia – e l’encefalo. Quest’ultimo è composto da: tronco – coinvolto nella regolazione del ritmo sonno- veglia, nella digestione, nella frequenza cardiaca (bulbo, ponte, mesencefalo) – ; diencefalo – talamo (coinvolto nella ricezione e ritrasmissione delle informazioni; memoria, affettività e attenzione) e ipotalamo (attivazione e controllo di meccanismi autonomi periferici, dell’attività endocrina e altre funzioni somatiche) – ; cervelletto (equilibrio, coordinamento del movimento); emisferi cerebrali (responsabili dei movimenti e dei sensi). Il sistema nervoso periferico è composto da tutti i nervi che portano le informazioni sensoriali dalla periferia al SNC e le informazioni motorie dal SNC alla periferia. Il sistema nervoso autonomo è formato da: sistema simpatico (reazioni di fuga, lotta, inibizione) o parasimpatico (riposo, recupero delle energie). Questi due sistemi sono sempre in equilibrio e controllano anche il sistema nervoso enterico, responsabile del controllo del coordinamento del tubo digerente. 2. PRINCIPALI NEUROTRASMETTITORI I neurotrasmettitori servono per comunicare. La comunicazione può avvenire in due maniere: attraverso la trasmissione di impulsi elettrici oppure attraverso il rilascio da parte di un neurone presinaptico di una sostanza chimica (neurotrasmettitore) che arriva al neurone postsinaptico. La trasmissione chimica è quella più utilizzata dal sistema nervoso. I principali neurotrasmettitori sono: l’acetilcolina – implicata nella vigilanza, nel ritmo sonno-veglia, nell’orientamento, nelle funzioni cognitive e sensoriali, nel comportamento alimentare; la dopamina – funzioni motorie, psichiche e comportamentali; la noradrenalina – funzioni fisiologiche (pressione sanguigna, ritmo sonno-veglia); l’adrenalina – simile alla noradrenalina; sia ormone che neurotrasmettitore; la serotonina – regola la quantità di noradrenalina e dopamina nel sangue; il gaba – un inibitore, rallenta i ritmi cerebrali consentendo l’apprendimento e la memoria; i neuropeptidi – coinvolti nel rilascio di ormoni; il glutammato – eccitatorio, implicato nel movimento, nello sviluppo del cervello, nell’apprendimento; le endorfine – simili alla morfina, riducono la componente psico-ansiosa del dolore; ossitocina – ormone/neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione del comportamento sessuale, materno, affiliativo e nelle interazioni sociali; vasopressina – regola la diuresi, il rimo circadiano, cardiaco, l’aggressività, la sessualità, le relazioni di coppia; gli endocannabinoidi – riducono le capacità critiche e la memoria, causano deficit motori, riducono ansia e paura, aumentano appetito e desiderio sessuale (trasmissione retrograda). 3. LATERALIZZAZIONE EMISFERICA E LINGUAGGIO Il cervello umano è suddiviso in due emisferi. Per un particolare fenomeno – detto di incrociamento – l’emisfero sinistro non controlla la parte sinistra del corpo, al contrario, esso riceve informazioni sensoriali e invia informazioni motorie alla parte destra del corpo. Inoltre gli emisferi sono “specializzati” nello svolgimento di determinate funzioni o attività. Per esempio, il linguaggio è una funzione che viene elaborata nell’emisfero sinistro. Quando i bambini sono piccoli non c’è questa distinzione tra gli emisferi; le varie attività vengono elaborate in entrambi gli emisferi. Con la crescita e lo sviluppo del cervello scompare questa equivalenza emisferica e le varie aree si specializzano. Così accade, infatti, per il linguaggio: con lo sviluppo del bambino, questa funzione si sposta piano piano sempre più a sinistra, fino a che, a 9 anni, viene completamente elaborata nell’emisfero sinistro. 4. SONNO, SOGNO E RITMI CIRCADIANI Il sonno è uno stato di alterazione della coscienza indispensabile per la vita (in mancanza di esso si indebolisce il sistema immunitario). È caratterizzato da diverse fasi: 1) Nella prima fase si ha il ritmo theta 1 (4-7 Hz), modesta attività muscolare; spesso le persone non sanno di essere addormentate. 2) Nella seconda fase ci sono due tipi di onde, i fusi del sonno (12-14 Hz) e i complessi K (fugaci onde più ampie). 3) Nella terza fase inizia il sonno profondo (onde delta). 4) Sonno a onde lente, molto profondo; in questa fase viene rilasciato l’ormone della crescita; 5) Fase REM; presenza di onde a piccola ampiezza ed alta frequenza (simile alla veglia). Durante il sonno calano la noradrenalina e la serotonina, rimane costante la dopamina e aumenta l’acetilcolina. Il sogno è un elemento sulla cui utilità ancora si discute. C’è chi lo ritiene un collegamento con l’aldilà, chi un collegamento con il proprio inconscio (Freud); qualcuno lo vede come un modo per prepararsi alla vita (es. i maschi sognano di combattere), altri invece lo ritengono privo di qualsiasi utilità. Durante il sogno il senso che si utilizza di più è quello visivo, la persona che sta sognando è protagonista delle scene che si vedono; il soggetto non sa di stare sognando, si crede sveglio (anche se esistono fenomeni di sogno lucido). I ritmi circadiani dipendono dal sistema circadiano endogeno; si tratta di un “orologio interno” che si mantiene in sincronia con il ritmo giorno-notte attraverso stimoli naturali (luce, temperatura) o sociali. In assenza di questi stimoli i ritmi si mantengono comunque, ma si assestano su valori diversi. 5. L’IDENTIFICAZIONE DEL PROBLEMA Le motivazioni che spingono i genitori a richiedere una visita neuropsichiatrica possono essere molto differenti. Possono aver seguito il consiglio di uno specialista (neonatologo, pediatra) o delle insegnanti del bambino, nel momento in cui hanno notato dei comportamenti o delle prestazioni che si discostano dalla norma. Dato che i genitori spesso si recano alla visita con un bagaglio di senso di colpa e imbarazzo (possono ritenere che i problemi del figlio siano il risultato di un loro fallimento educativo), è compito del neuropsichiatra chiarire le sue funzioni e creare un clima comunicativo, che favorisca la solidarietà e la collaborazione in un eventuale progetto terapeutico. La prima visita in neuropsichiatria solitamente si svolge in tre momenti: 1) il colloquio clinico – il neuropsichiatra deve creare un clima comunicativo per far sentire a loro agio i genitori e il bambino; deve quindi stabilire: motivo della visita, storia biologica, psicologica e sociale del bambino (anamnesi). 2) l’osservazione del bambino – come interagisce con gli estranei, come reagisce alla separazione dai genitori, il suo aspetto fisico, le sue capacità motorie, se presenta tic, manierismi, comportamenti stereotipati, autolesionisti, l’espressione verbale e il suo comportamento affettivo. 3) il primo esame neurologico e psichiatrico – vengono analizzati: deambulazione, stazione eretta, forza e trofismo dei distretti muscolari, riflessi osteotendinei, movimenti fini; funzioni sensoriali, dei nervi cranici, cerebellari, neuropsicologiche, aspetti emozionali e affettivi. Dopo questi tre passaggi, il medico ha abbastanza elementi per stendere un’ipotesi diagnostica. È ancora troppo presto per fare una diagnosi in senso proprio: bisogna fare ulteriori accertamenti; spesso la prima visita è solo una tappa del percorso. La diagnosi è svolta da un’équipe di specialisti; si prendono in esame i problemi, i segni, le valutazioni funzionali e strumentali di un bambino. Può essere utile per comprendere meglio le cause, lo sviluppo, il decorso della malattia e a ricevere buoni suggerimenti per quanto riguarda il trattamento farmacologico e riabilitativo. Per redigere una diagnosi si utilizza uno strumento, ICD10, la classificazione internazionale della malattie. L’ultimo passo è costituito dalla restituzione ai genitori; il medico deve spiegare le valutazioni effettuate, i risultati ottenuti e il loro significato; deve spiegare la diagnosi raggiunta, la terapia e l’intervento riabilitativo necessario; infine deve dare utili indicazioni sul raccordo tra ambito sanitario e scolastico. È utile preparare una lettera di restituzione da consegnare ai genitori, in modo che questo momento, estremamente delicato, diventa un momento di spiegazione del contenuto della lettera. La comunicazione tra personale sanitario, insegnanti e genitori è essenziale per la riabilitazione e il reinserimento del bambino con disabilità; questi devono impegnarsi nella stesura di un Piano Educativo Personalizzato (PEP), che implica tre fasi: 1) la diagnosi funzionale – identificazione dei punti di forza e di debolezza del soggetto; 2) il profilo dinamico funzionale – definizione degli obbiettivi didattici che si intende raggiungere; 3) definizione dei mezzi e delle soluzioni per il raggiungimento degli obbiettivi stabiliti. 6. LA VALUTAZIONE DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO L’intelligenza è un’entità multi-determinata e sfaccettata che riguarda la capacità di risolvere problemi ed escogitare soluzioni utili per vivere nel mondo. Essa dipende da numerosi fattori, non solo biologici e 2 vegetativo; 3) reattività muta; 4) stato confusionale; 5) recupero della indipendenza emergente; 6) recupero della capacità intellettive e sociali. Un trauma cranico può causare: deficit attentivi, deficit nelle funzioni esecutive; deficit della memoria; problemi comportamentali e della personalità. Gli interventi riabilitativi sono complessi e prevedono la partecipazione di diversi specialisti; bisogna effettuare una valutazione sistematica dei deficit sensoriali, cognitivi, motori e comportamentali; i risultati di queste valutazioni devono poi essere riferiti al personale insegnante, per attuare un armonico reinserimento scolastico. 13. I DISTURBI DEL SISTEMA VISIVO E UDITIVO Per cecità si intende quando il soggetto presenta una mancanza completa dell’abilità visiva; per ipovisione si intende quando l’abilità visiva di un soggetto è inferiore a un decimo. Questi disturbi sono molto più invalidanti quando si presentano in età evolutiva, in quanto la vista partecipa in modo attivo allo sviluppo complessivo delle funzioni neuropsicologiche. Infatti, i bambini ciechi o ipovedenti, sono solitamente molto meno attivi nei confronti della realtà, e presentano spesso un ritardo nello sviluppo motorio e psichico, in quanto hanno una riduzione dell’attenzione verso gli stimoli ambientali e un impedimento nell’attività imitativa. L’intervento di riabilitazione dovrebbe quindi andare a favorire lo sviluppo delle abilità motorie, psichiche, affettive, comunicative e relazionali, anche avvalendosi dell’aiuto delle moderne tecnologie. Si distinguono diversi tipi di sordità: lieve (perdita dell’udito per suoni tra i 20 e i 40 dB); moderata (40-70 dB); severa (70-90 dB) e profonda (>90 dB). Inoltre si possono distinguere sordità di tipo trasmissivo, neurosensoriale o centrale; oppure: post-verbale e pre-verbale; o ancora: complete o parziali. Anche in questo caso la sordità è più invalidante se si presenta in età evolutiva, tuttavia i bambini sordi dalla nascita acquisiscono più facilmente il linguaggi dei segni, applicando ad esso gli stessi livelli e le stesse strutture delle lingue orali. Negli anni ’80 è stata introdotta una tecnica chirurgica innovativa, che permette di ripristinare l’udito nei bambini sordi: l’impianto cocleare (o orecchio bionico). 14. LE EMICRANIE E LE CEFALEE Nell’emicrania ci sono cinque fasi: fase prodromica, aura, mal di testa, risoluzione, recupero. I sintomi di avvertimento possono essere: cambiamenti dell’umore, mutamenti del comportamento, iperattività, goffaggine, stanchezza, sonnolenza, sintomi intestinali come nausea, forte desiderio di certi cibi. Alla fase prodromica segue l’aura: il soggetto ha una sintomatologia visiva senza mal di testa, percepisce macchie di cecità variabile, ha l’impressione di vedere attraverso un vetro appannato. Il mal di testa è pulsante, localizzato ad un emilato della testa, il dolore è intenso; può essere accompagnato da nausea, vomito, ipersensibilità alla luce/suoni/odori. La fase di recupero è variabile. Esistono altre forme di emicrania, più rare ma più gravi: l’emicrania emiplegica; l’emicrania dell’arteria basilare; l’emicrania cronica parossistica; l’emicrania oftalmoplegica. La cefalea tensiva è la forma più frequente di mal di testa che si può presentare in forma episodica o cronica. La sintomatologia è simile: mal di testa costrittivo e gravativo, non pulsante, il dolore è di gravità medio-lieve e non impedisce le normali attività quotidiane, non sono presenti nausea e vomito. Queste forme di cefalea sono spesso associate a problemi psicologici. Altre forme di cefalea sono associate a infezioni dei seni nasali, problemi dentali, affaticamento degli occhi, problemi della colonna vertebrale cervicale, tumore cerebrale. 15. LE EPILESSIE Sono delle condizioni caratterizzate da presenza di crisi epilettiche che tendono a ripetersi; queste crisi dipendono da scariche anomale ipersincronizzate di un gruppo di neuroni del cervello che determinano attacchi involontari e imprevisti con una sintomatologia motoria, sensitivo-sensoriale o psichica. Vengono suddivise in base alla presenza o meno della perdita di coscienza: epilessie generalizzate – con immediata perdita di coscienza; coinvolge strutture sottocorticali e la corteccia dei due emisferi, con manifestazioni motorie bilaterali e simmetriche. Epilessie parziali – senza perdita di coscienza; sono semplici (coscienza integra) o complesse (coscienza compromessa); originano in un’area limitata della corteccia di un solo emisfero. Le cause dell’epilessia possono essere: idiopatiche, criptogeniche, sintomatiche o genetiche. I fattori scatenanti possono essere: assenza di sonno; interruzione dei farmaci; abuso di alcolici; soprassalto; alcuni particolari stimoli sensoriali; fattori di natura psichica. Nei bambini con epilessia con sviluppo 5 intellettivo normale, lo sviluppo cognitivo sembra essere significativamente inferiore sia nell’area verbale che di performance. Molti bambini sviluppano disturbi nell’apprendimento scolastico, presentano deficit della memoria di lavoro, del problem solving; disturbi emotivi e comportamentali. 16. IL RITARDO MENTALE Per ritardo mentale si intende un quadro psicopatologico caratterizzato da un deficit cognitivo e da una difficoltà di adattamento all’ambiente, che si manifesta in età evolutiva e che rimane relativamente stabile fino all’età adulta. La disabilità intellettiva viene misurata con un test standardizzato e dev’essere inferiore a due deviazioni standard. Il soggetto con ritardo mentale presenterà severe limitazioni in due o più delle seguenti aree: comunicazione, cura di sé, vita domestica, abilità sociale, autonomia economica e amministrativa, salute e sicurezza personale, funzionamento scolastico e lavorativo,… Per intelligenza si intende la capacità di capire idee complesse, imparare dall’esperienza, adottare varie forme di ragionamento, adattarsi con efficacia all’ambiente e superare gli ostacoli con il ragionamento; sembra essere sostenuta da una serie di processi cognitivi fondamentali come l’integrazione sensoriale, l’attenzione, l’immaginazione, la memoria, la consapevolezza e le funzioni linguistiche. Il nucleo centrale del ritardo mentale è una condizione in cui si riduce la forza e l’ampiezza dei processi cognitivi fondamentali, con una diminuzione delle capacità di astrazione, formulazione di ipotesi e deduzioni, abbassamento dell’autonomia e dell’originalità e con aumento delle condotte imitative e stereotipate. Sindrome di Down: dovuta dalla presenza anomala di un cromosoma in più (trisomia 21); è caratterizzata da ritardo mentale medio, anomalie tipiche del volto, ipotonia e microcefalia, riduzione dell’ampiezza delle strutture corticali, sottocorticali e cerebellari, rallentamento dello sviluppo motorio e grave compromissione delle abilità espressive verbali, che i soggetti cercano di compensare con la comunicazione gestuale; le difficoltà riguardano soprattutto le componenti fonologiche e sintattiche; maggiormente conservate sono le competenze visuo-spaziali, l’interazione sociale è buona, carente l’attenzione e l’applicazione nei confronti dei compiti scolastici, comportamenti di estrema passività o fuga, con ostinazione, ritrosia, aggressività. 17. I DISTURBI DEL LINGUAGGIO I disturbi specifici del linguaggio (DSL) sono dei disturbi che si presentano in assenza di disturbi sensoriali, intellettivi o lesioni neurologiche. Esistono tre categorie: 1) i disturbi acquisiti del linguaggio: afasie acquisite; afasia con epilessia; disturbo del linguaggio dovuto a paralisi cerebrali infantili. 2) disturbi del linguaggio nel ritardo mentale: vengono colpite alcune importanti componenti del linguaggio, perché sono collegate allo sviluppo intellettivo. 3) disturbo specifico del linguaggio (DSL): disturbo dell’acquisizione del linguaggio in bambini con intelligenza normale e senza problemi neurologici – disturbo specifico della comprensione del linguaggio; disturbo specifico dell’espressione; disturbo specifico dell’articolazione. Le cause di questo disturbo non sono ancora chiare, si associa generalmente a prematurità, basso peso alla nascita, convulsioni febbrili. Le balbuzie sono un disturbo della normale fluenza espressiva delle parole; presentano inceppi e rallentamenti; sono inconsapevoli e si associano ad aumento della tensione emotiva. La terapia per i problemi del linguaggio è la logopedia. 18. I DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO (LO SPETTRO AUTISTICO) I disturbi pervasivi dello sviluppo, anche chiamati disturbi dello spettro autistico, sono un insieme di sindromi caratterizzate da deficit nell’ambito delle relazioni sociali, della comunicazione e dello sviluppo emozionale, e presentano una compromissione di tre aree del comportamento: 1) delle relazioni sociali e dell’empatia; 2) della comunicazione, linguaggio e immaginazione; 3) della flessibilità mentale e della varietà degli interessi. Le sindromi che compongono i disturbi pervasivi dello sviluppo sono: disturbo autistico; sindrome di Asperger; disturbo disintegrativo della fanciullezza; sindrome di Rett; disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato. Il disturbo autistico o autismo classico è una severa alterazione dello sviluppo che si manifesta prima dei 3 anni ed è caratterizzata da una triade sintomatologica: 1) Anomalie nell’ambito dell’interazione sociale; 2) Anomalie nell’ambito della intenzionalità comunicativa, a livello verbale e non verbale; 3) Comportamenti stereotipati e 6 immaginazione ristretta. Il principale disturbo è nel mancato sviluppo dell’interazione sociale: vi è un deficit nel desiderio di interagire con gli altri, gli altri esseri umani sono visti come oggetti, non condividono le loro emozioni, tendono ad evitare il contatto, non rispondono al sorriso. La mancanza di una spinta a interagire con l’altro si associa a difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale, di cui il sintomo più evidente è il mancato sviluppo del linguaggio. La Sindrome di Asperger riguarda bambini “bizzarri”, inappropriati ed emotivamente distaccati dagli altri, molto sensibili, egocentrici, inconsapevoli dei sentimenti degli altri, con presenza di interessi circoscritti (talvolta con idee originali), il linguaggio è sviluppato normalmente, anche se letterale e pedante, con deficit nell’intonazione emotiva. Sono goffi e carenti di buon senso. Presentano anormalità nell’ambito dell’interazione sociale con difficoltà nelle relazioni, mancanza di reciprocità sociale-emozionale, difficoltà nella condivisione delle emozioni, presenti interessi circoscritti ad alcuni ambiti e materie, con coinvolgimento spesso totale. Sono presenti manierismi stereotipati o ripetitivi, spesso vi è un attaccamento compulsivo per specifici rituali o routine. Lo sviluppo del linguaggio apparentemente è conservato (nei livelli della norma). Vi sono però deficit caratteristici, come la propensione per le interpretazioni letterali, difficoltà nella comprensione delle metafore, dei proverbi e delle battute umoristiche. La prosodia affettiva può essere compromessa da un tono di voce frequentemente monotono e inespressivo. Lo sviluppo intellettivo è nei limiti della norma o superiore alla norma, con QIV superiore al QIP. Lo sviluppo motorio può essere ritardato e l’impaccio motorio è frequente. 19. I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO Sono parenti dei disturbi specifici del linguaggio, la differenza sta nel fatto che la lettura, la scrittura e il calcolo sono competenza apprese, il linguaggio, invece, è acquisito. La dislessia è un disturbo della lettura che colpisce soggetti con uno sviluppo intellettivo nella norma, che, tuttavia, presentano abilità di lettura inferiori a due deviazioni standard; esistono diversi tipi di dislessia: 1) dislessia linguistica – velocità di lettura normale ma presenza di numerosi errori; 2) dislessia percettiva – lettura molto lenta ma non ci sono errori; 3) dislessia mista – lettura molto lenta e presenza di numerosi errori. I disturbi della scrittura si associano anch’essi ad uno sviluppo intellettivo normale, ma abilità di scrittura inferiori a due deviazioni standard per le prove di dettato, scrittura spontanea e velocità di scrittura; due tipologie: 1) disortografia evolutiva – disturbo nella transcodifica orale-scritto; 2) disgrafia evolutiva – disturbo periferico, con rallentamento della velocità di scrittura, presenza di caratteri non canonici e incostanti per forma, dimensione e orientamento. La discalculia evolutiva è un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche; due forme: 1) deficit nel sistema dei numeri – difficoltà a manipolare la numerosità; 2) deficit del sistema di calcolo – difficoltà specifiche nell’acquisizione delle procedure e degli algoritmi di calcolo. 20. COME SI AMMALA LA MENTE? Le malattie mentali consistono in una trasformazione della normale fisiologia e psicologia del sistema mentale in modalità di funzionamento rigide e pervasive con sistemi cognitivi e affettivi patologici. Questi sistemi cognitivi sono modalità di funzionamento sviluppate da specifici circuiti neuronali; quindi, si può dire che la malattia mentale sia una sorta di “apprendimento distorto”. La genesi può derivare da: traumi, conflitto tra pulsioni sessuali e sistemi mentali di controllo; dinamiche carenziali nelle cure materne; dissintonie nella diade madre-bambino. I livelli di gravità sono: 1) nevrotico; 2) borderline; 3) psicotico. I fattori di rischio sono di diversa natura, possono essere: biologici, socioeconomici, intelligenza e salute mentale dei genitori, dinamiche familiari. Tuttavia, in questo quadro, non bisogna dimenticare gli attributi biologici e psichici del bambino e la presenza di sistemi di supporto esterno, i quali non vanno sottovalutati. L’intervista clinica permette di fare un esame approfondito dello stato mentale del paziente; l’architettura psichica viene analizzata nelle seguenti grandi aree della psicopatologia descrittiva: coscienza e cognizione; area del sé e del corpo; area delle emozioni e delle azioni; consapevolezza della realtà; struttura della personalità. 7
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