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----- Nietzsche -----, Schemi e mappe concettuali di Filosofia

- "Nazificazione" e "denazificazione" della figura di Nietzsche - Il pensiero e la scrittura - Le fasi del filosofare nietzscheano - Il periodo giovanile - Il periodo "illuministico" - Il periodo Zarathustra - L'ultimo Nietzsche

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 31/05/2022

AriannaCiuffreda
AriannaCiuffreda 🇮🇹

4.5

(58)

38 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica ----- Nietzsche ----- e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Filosofia solo su Docsity! Friedri! Nietzs!e “Nazificazione” e “denazificazione” della figura di Nietzsche Il nome di Nietzsche è stato associato alla cultura nazifascista, al punto che si è giunti a parlare del nazismo come di un “esperimento nietzscheano”. Questa visione è stata agevolata dalle operazioni della sorella, Elisabeth. Ha contribuito a diffondere l’immagine del fratello come teorico e promulgatore di una palingenesi reazionaria dell’umanità; visita Hitler all’“Archivio Nietzsche”. Bisogna tuttavia ammettere che nei testi editi e inediti del filosofo si trovano spunti antidemocratici e antiegualitari atti a favorire una lettura “reazionaria”, o “di destra”. Le interpretazioni nazifasciste sono state radicalmente contestate nel secondo dopoguerra, nel corso di un vistoso processo di “denazificazione”. Negli ultimi decenni alla figura di Nietzsche come filosofo “nazista” è subentrata la figura di un Nietzsche “progressista”. Il pensiero e la scrittura Pensiero: Caratterizzato da una critica radicale della civiltà e della filosofia dell’Occidente, che si traduce in una distruzione programmatica delle certezze del passato. Delineazione di un nuovo tipo di umanità, tratteggiato da Nietzsche nell’immagine del “superuomo”, o dell’“oltreuomo”. A questa originalità di contenuti si accompagna la ricerca di nuove modalità espressive e di nuove forme di comunicazione filosofica. Umano, troppo umano: Opta per la forma breve dell’aforisma, cioè per l’illuminazione istantanea finalizzata a cogliere le cose “al volo”. Così parlò Zarathustra: Segue il modello della poesia in prosa e dell’annuncio profetico, ricco di simboli, allegorie e parabole. Negli ultimi scritti l'esposizione autobiografica e l’invettiva polemica. Questi diversi stili stili hanno come attributo comune un tono personale e coinvolgente, che testimonia l’esistenzialità del filosofare nietzscheano. Il pensiero di Nietzsche è programmaticamente sistematico. Sistema: Il filosofo scorge dietro esso un desiderio di impadronirsi della totalità del reale che egli denuncia come illusorio e votato all’insuccesso. Discorso: Multidimensionale e presenta una pluralità di significati, non esistono monopoli interpretativi ma soltanto tracce o ipotesi di lettura. Le fasi del filosofare nietzscheano L’opera di Nietzsche viene convenzionalmente suddivisa in alcune fasi, intese come tappe transitorie di un pensiero in divenire: • Gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano. • Gli scritti intermedi del periodo “illuministico” o “genealogico”. • Gli scritti “del meriggio” o “di Zarathustra”. • Gli scritti degli ultimi anni o “del tramonto”. Il periodo giovanile LA NASCITA E LA DECADENZA DELLA TRAGEDIA La nascita della tragedia dallo spirito della musica. Ovvero: grecità e pessimismo Opera nella quale coesistono filologia, filosofia, estetica e teoria della cultura. Il motivo centrale è la distinzione tra apollineo e dionisiaco. Apollineo: Scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia epica. Dionisiaco: Scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell’esaltazione creatrice della musica e della poesia lirica. Costante antropologica che costituisce il substrato di ogni uomo. Nietzsche insiste sul carattere dionisiaco della sensibilità greca, portata a scorgere ovunque il dramma della vita e della morte e gli aspetti orribili dell’essere. L’apollineo nasce come conseguenza di una visione dionisiaca dell’esistenza e dal tentativo di sublimare il caos nella forma. Inizialmente, nella Grecia presocratica, gli impulsi apollineo e dionisiaco convissero separati e opposti. In un secondo tempo, nell’età della tragedia attica (di Sofocle e di Eschilo), i due impulsi si armonizzarono tra loro, dando origine a capolavori sublimi. La grande tragedia manifesta un perfetto “accoppiamento” tra apollineo e dionisiaco. Nell’arte successiva, il processo di decadenza si concretizza nella tragedia di Euripide e attinge la sua espressione paradigmatica nell’insegnamento razionalistico e ottimistico di Socrate, ossia del filosofo con il quale si compie “l’uccisone” delle profondità istintuali della vita. Decadenza della tragedia: Funge da spia rivelatrice della decadenza della civiltà occidentale nel suo complesso e trova il proprio simbolo nell’uomo tragico, portato a dire “sì” alla vita, e uomo teorico, portato a violentare la vita con “la sferza dei suoi sillogismi”. La contemporanea crisi del soggetto, trova in Dioniso una figura privilegiata e altamente rappresentativa; il dio diviene un modello originario di infrazione delle regole. SPIRITO TRAGICO E ACCETTAZIONE DELLA VITA: LA NATURA METAFISICA DELL’ARTE Da Schopenhauer, Nietzsche, prende la tesi del carattere doloroso e “raccapricciante”dell’essere e respinge la tematica dell’ascesi. Per Nietzsche la vita è dolore, lotta, distruzione, crudeltà, incertezza ed errore. Due atteggiamenti sono allora possibili: 1. La rinuncia e la fuga che mettono a capo l’ascetismo; è l’atteggiamento che Schopenhauer derivò dalla sua diagnosi sull’essenza della vita. 2. Accettazione della vita così com’è; è l’atteggiamento che mette capo all’esaltazione della vita e al superamento dell’uomo. Di fronte a queste due possibilità, Nietzsche sceglie di essere discepolo di Dioniso, poiché in egli vede il simbolo del “sì” totale al mondo, l’incarnazione di tutte le passioni che affermano la vita in modo pieno e totale. Mondo: Sorta di gioco estetico e tragico, costituito dalla lotta tra gli opposti primordiali della vita e della morte, soltanto l’arte riesce a comprenderlo veramente. L’esaltazione nietzscheana della tragedia si accompagna alla sua concezione della civiltà come processo di decadenza dovuto al progressivo imporsi dello spirito antitragico, di tipo socratico-platonico. Tutto ciò sfocia nell’ideale di una rinascita della cultura tragica incentrata sull’arte e sulla musica, di cui il filosofo scorge in Wagner un’incarnazione emblematica. STORIA E VITA Tra il 1873 e il 1876 scrive le quattro Considerazioni inattuali. Opera di critica alla cultura contemporanea. Nella Seconda: Si schiera contro lo storicismo e lo storiografismo, sostenendo che l’eccesso di storia indebolisce le potenzialità creatrici dell’uomo; la cultura storicistica favorisce l’“idolatria del fatto” in cui l’uomo è costretto a “incurvare la schiena e chinare la testa” dinanzi alla potenza della storia. Sentendosi in balia del passato, l’uomo risulta incapace di creare qualcosa di nuovo nel presente e, nella sua impotenza, finisce per accontentarsi di una sorta di “consumismo della storia”. Nella vita è indispensabile il “fattore oblio”, innanzitutto perchè senza una certa dose di incoscienza non c’è felicità e perchè per poter agire efficacemente nel presente occorre saper dimenticare il passato. Vita: Ottica entro la quale rapportarsi alla storia, per instaurare un rapporto proficuo con il passato. Nel primo discorso di Zarathustra, intitolato “Delle tre metamorfosi”, Nietzsche descrive la genesi e il senso del superuomo alla stregua di una libertà che libera se stessa: • Cammello: Rappresenta l’uomo che porta i pesi della tradizione. • Leone: Rappresenta l’uomo che si libera dai fardelli metafisici ed etici. • Fanciullo: Rappresenta l’oltreuomo. L’ETERNO RITORNO Teoria dell’eterno ritorno dell’uguale: Tutte le realtà e gli eventi del mondo sono destinati a riproporsi in modo identico infinite volte. Che cosa sia veramente l’eterno ritorno e quali siano i suoi rapporti con l’iniziativa umana costituiscono due delle questioni più complesse per la storiografia sul filosofo. Credere nell’eterno ritorno significa: - Ritenere che il senso dell’essere non stia fuori dell’essere, ma nell’essere stesso. - Disporsi a vivere la vita come un gioco creativo che ha in sé il proprio senso appagante. Proprio per questi motivi incarna al massimo grado l’accettazione superomistica dell’essere. L’ultimo Nietzsche Nelle opere nietzscheane dell’ultimo periodo campeggia il tema della critica della morale e del cristianesimo. Si propone di distruggere definitivamente le credenze dominanti, per far posto all’avvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla creazione del superuomo. IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI ETICO-RELIGIOSI E LA TRASVALUTAZIONE DEI VALORI Secondo Nietzsche la morale è sempre stata considerata come un fatto evidente, che si autoimpone all’individuo. Il primo passo da compiere, come il filosofo afferma nella Genealogia della morale, è quello di mettere in discussione la morale stessa. In vista di ciò intraprende un’analisi genealogica della morale, al fine di svelarne l’origine psicologica. Nietzsche ritiene che i pretesi valori trascendenti della morale e la morale stessa, non siano altro che la proiezione di determinate tendenze umane, che il filosofo ha il compito di svelare nei loro meccanismi segreti. Anche la cosiddetta “voce della coscienza”, da cui procederebbe la morale, non è altro che la presenza in noi delle autorità sociali dalle quali siamo stati educati. Moralità: È “l’istinto del gregge nel singolo”, ovvero il suo assoggettamento a determinate direttive fissate dalla società. Morale dei signori: È quel tipo di morale (incarnato dalle aristocrazie del mondo classico) che sgorga da un sentimento di pienezza o di potenza e che si esprime nei valori vitali della forza, della salute, della fierezza e della gioia. Morale degli schiavi: È quel tipo di morale che sgorga da un sentimento di debolezza e di risentimento e che risulta improntata ai valori antivitali dell’umiltà e della pietà. Espressione emblematica di tale morale è il cristianesimo. Ma come si spiega la vittoria della morale degli schiavi su quella dei signori, ossia l’imporsi di un approccio antivitale alla vita? Ciò è avvenuto perchè la morale dei signori originariamente comprendeva in sé non solo l’etica dei guerrieri, ma anche quella dei sacerdoti. E se il guerriero si rispecchiava nelle virtù del “corpo”, il sacerdote perseguiva invece le virtù dello “spirito”. Ma poiché la natura è irresistibile, il sacerdote non potè fare a meno di provare verso il guerriero un certo risentimento, ovvero una segreta invidia e un latente desiderio di rivalsa. E, non potendo dominare la casta dei guerrieri sul proprio terreno, la casta sacerdotale cercò di affermare se stessa elaborando una tavola di valori antitetica a quella dei cavalieri. Al “corpo” si antepose così lo “spirito”. Questo rovesciamento di valori caratterizza il popolo ebraico, che Nietzsche identifica come il popolo sacerdotale per eccellenza. Questo tipo di morale si trasforma in una vera potenza e mette capo al cristianesimo (religione che è il frutto di un risentimento dell’uomo debole verso la vita). Poiché ha inibito gli impulsi primari dell’esistenza mediante la nozione del “peccato”, il cristianesimo storico ha prodotto un tipo d’uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza. L’uomo cristiano è psichiatricamente un autotormentato, che, nel suo risentimento, nasconde in sé un’aggressività rabbiosa contro la vita e uno spirito di vendetta contro il prossimo. Trasvalutazione dei valori: Va intesa come un nuovo modo di rapportarsi ai valori, che vengono concepiti come libere proiezioni dell’uomo e della sua antiestetica volontà di potenza. LA VOLONTÀ DI POTENZA Nietzsche identifica la volontà di potenza con l’“intima essenza dell’essere”, ovvero con il carattere fondamentale di ciò che esiste. Volontà di potenza: Si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva e autosuperantesi. La molla fondamentale della vita è la spinta all’autoaffermazione. Trova la sua affermazione più alta nel superuomo, che non è über solo perchè è oltre l’uomo del passato, ma anche perchè la sua essenza consiste nel continuo oltrepassamento di sé. Dalla concezione nietzscheana della vita come autocreazione segue che l’arte, intesa nel senso ampio di forza creatrice, non è soltanto una forma della vita, ma la sua forma suprema. Poiché la volontà di potenza trova la propria espressione ultima nel superuomo, l’artista può essere definito come una “prima visibile figura dell’oltreuomo”. Essenza creativa della volontà di potenza: Si manifesta nella produzione dei valori, che non sono proprietà delle cose, ma proiezioni della vita e condizioni del suo esercizio. Essenza interpretativa della volontà di potenza: Tale forza trova il proprio apice nella creazione superomistica di nuovi valori e nel tentativo di dare un senso all’insensatezza caotica del mondo. Da questo punto di vista, la volontà di potenza ha il proprio culmine nell’istituzione dell’eterno ritorno, ovvero nell’atto tramite il quale il superuomo si libera dal peso del passato e “redime” il tempo. IL PROBLEMA DEL NICHILISMO E DEL SUO SUPERAMENTO Nichilismo: In una prima accezione, Nietzsche intende il nichilismo come “la volontà del nulla”, che scaturisce dalla fuga e dal disgusto nei confronti della realtà; è questo l’atteggiamento tipico del platonismo e del cristianesimo. In una seconda accezione pensa al nichilismo come alla specifica situazione dell’uomo moderno, che, avendo ormai abdicato alla fede in un “senso” o in uno “scopo” metafisico delle cose, e avendo rinunciato ai valori supremi, è in preda al vuoto e al nulla. Origine del nichilismo: L’uomo si è dapprima immaginato dei fini assoluti e delle realtà trascendenti, ma in seguito, avendo scoperto che tali fini e oltremondi non esistono e che l’essere non è né “uno”, né “buono”, né vero, è piombato nell’angoscia nichilistica. In altre parole, l’equivoco del nichilismo consiste nel dire che il mondo, non avendo quella serie di significati “forti” che metafisici gli attribuivano, non ha alcun senso. Il nichilismo appare a Nietzsche come uno stadio intermedio, ovvero un “no” alla vita che, attraverso l’esercizio della volontà di potenza, prepara il grande “sì” a essa. Il filosofo propone un’elaborata articolazione tra due tipi di nichilismo: Nichilismo incompleto: Vecchi valori vengono distrutti, ma i nuovi che vi subentrano hanno la medesima fisionomia dei precedenti. Nichilismo completo: Può rappresentare un segno di debolezza o di forza. Nel primo caso si ha il nichilismo passivo, che si limita a prendere atto del declino dei valori e a crogiolarsi nel nulla. Nel secondo caso, si ha il nichilismo attivo, che si esercita come “forza violenta di distruzione”; Nietzsche chiama nichilismo “estremo” quella forma di nichilismo attivo che distrugge ogni residua credenza in qualche verità di tipo metafisico, o verità in sé. Nichilismo attivo, estremo o estatico: Raggiunge la propria completezza, ovvero diviene “classico” quando passa dal momento distruttivo al momento costruttivo, ovvero quando si rende conto che il senso, non essendo dato, deve essere. Accertare il rischio e la fatica di dare un senso al caos del mondo dopo la morte delle antiche certezze e delle vecchie fedi: ecco il significato ultimo del superamento nietzscheano del nichilismo. IL PROSPETTIVISMO Prospettivismo: Teoria secondo cui non esistono cose o fatti, ma solo interpretazioni circostanziate di cose o di fatti. Il mondo non ha un senso, ma innumerevoli sensi, che corrispondono ad altrettante interpretazioni formulate da angoli prospettici diversi; per Nietzsche esistono molteplici e mutevoli punti di vista sul mondo. In piena coerenza con la sua visione progettistica, Nietzsche critica la scienza moderna e la sua visione meccanicistica. La considerazione della realtà non può che essere libera e plurale: non può esistere un solo modello valido per interpretarla e la scienza moderna ha veicolato una visione univoca e quantitativa del mondo. Nietzsche critica inoltre la crescente specializzazione e la visione atomizzata del mondo. Critica il principio di causalità: Nega che si possa constatare empiricamente la necessità, laddove quest’ultima è per l’appunto ciò che distingue una successione causale da una successione meramente casuale di eventi. Sorge da un’esigenza di regolarità che non riguarda la natura, ma la fragilità psicologica degli esserli umani. Il prospettivismo di Nietzsche non comporta la convinzione che tutte le interpretazioni siano equivalenti e che di fronte allo scontro fra le diverse volontà di potenza non siano rintracciabili criteri di scelta. Individua questi criteri nella salute e nella forza, cioè, nella vita stessa. Accresce continuamente se stessa, quindi è volontà di potenza. Salute: Allude al globale modo di essere del superuomo, filosoficamente inteso come colui che, dotato di spirito, coraggio e di avventura, sa vivere senza certezze né fedi assolute.
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