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Nietzsche e lo slancio vitale, Appunti di Filosofia

appunti riassunti Nietzsche e lo slancio vitale

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 06/05/2021

alice-bucaro
alice-bucaro 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Nietzsche e lo slancio vitale e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Nietzsche Tragedia e filosofia Il motivo centrale della Nascita della tragedia è la distinzione tra apollineo e dionisiaco. Con questa coppia di opposti Nietzsche intende indicare i due impulsi di base dello spirito e dell’arte greci:  L’apollineo, che scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia epica;  il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell’esaltazione creatrice della musica e la poesia lirica. Nietzsche insiste sul carattere originariamente dionisiaco della sensibilità greca, portata a scorgere ovunque il dramma della vita e della morte gli aspetti orribili dell’essere. Tanto è vero che l’apollineo nasce proprio come conseguenza di una visione dionisiaca dell’esistenza e del tentativo di sublimare il caos nella forma. In un primo tempo, nella Grecia presocratica, l’impulso apollineo e l’impulso dionisiaco convissero separati e opposti. Ma in un secondo tempo, nell’età della tragedia attica i due impulsi si armonizzarono tra loro, dando origine a capolavori sublimi. La grande tragedia manifesta un perfetto “accoppiamento” tra apollineo e dionisiaco. Nell’arte successiva viene messa in forse dal prevalere dell’apollineo, che trionfa sul dionisiaco fino a quasi soffocarlo. Questo processo di decadenza si concretizza nella tragedia di Euripide e attinge la sua espressione paradigmatica nell’insegnamento razionalistico e ottimistico di Socrate. La decadenza della tragedia funge così da spia rilevatrice della decadenza della civiltà occidentale nel suo complesso e trova il proprio simbolo nell’opposizione tra uomo tragico, portato a dire sì alla vita, e un uomo teoretico, portato a violentare la vita con “la sferza dei sogni di sillogismi”. Per Nietzsche il dionisiaco è anche una costante antropologica che costituisce il substrato di ogni uomo. Sia nel neopaganesimo, ossia un movimento sorto in Occidente negli ultimi decenni che racchiude una serie nutrita di nuove religioni ispirate a una ripresa delle antiche spiritualità pagane e caratterizzate da un approccio naturalistico e umanistico all’ esistenza. La contemporanea crisi del soggetto, trova dunque in Dioniso una figura privilegiata e altamente rappresentativa. Il Dio diviene un modello originario di infrazione delle regole, in cui trovano giustificazione e sfogo l’impeto delle emozioni e delle pulsioni, lo scambio dei ruoli o la loro cancellazione, il gusto dell’eccesso e l’abdicazione di ogni forma di repressione. Per Nietzsche la vita è dolore, lotta, distruzione, crudeltà, incertezza, errore. Essa non ha ordine, né scopo; il caso la domina e i valori umani non trovano in essa garanzie precostituite. Due atteggiamenti sono allora possibili: 1) il primo è quello della rinuncia e della fuga che mette capo all’ascetismo. 2) Il secondo è quello dell’accettazione della vita così com’è. È l’atteggiamento che mette capo all’esaltazione della vita e al superamento dell’uomo (il superuomo) Dioniso è il dio dell’ebbrezza e della gioia, il dio che canta, ride e danza. Egli è l’incarnazione di tutte le passioni che affermano la vita e il mondo. Il mondo è per Nietzsche una sorta di gioco estetico e tragico, costituito dalla lotta tra gli opposti primordiali della vita e della morte, della gioia e del dolore ecc. Soltanto l’arte riesce a comprenderlo veramente. Concezione della civiltà come processo di decadenza dovuto al progressivo imporsi dallo spirito anti tragico, di tipo socratico-platonico. Tutto ciò sfocia nell’ideale di una rinascita della cultura tragico incentrata sull’arte e, in particolare, sulla musica, di cui il filosofo scorge in Wagner un’incarnazione emblematica. La morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche Per Nietzsche Dio è:  Il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell’essere al di là dell’essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a questo mondo: iperuranio/ paradiso. Dio e l’oltre mondo hanno storicamente rappresentato una fuga alla vita e una rivolta contro questo mondo. Dio porta con sé la questione dei valori: i comandamenti.  La personificazione delle certezze ultime dell’umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate attraverso i millenni per dare un “senso” e un ordine rassicurante alla vita. L’immagine di un cosmo ordinato e benefico è soltanto una costruzione della nostra mente, realizzata al fine di sopportare la durezza della vita. Di fronte a una realtà contradditoria, disarmonica, crudele e non- provvidenziale, gli uomini, per poter sopravvivere, hanno dovuto convincere se stessi e i loro figli che il mondo è qualcosa di logico, di benefico e di provvidenziale. Da ciò il proliferare delle religioni, cioè decorazioni della realtà e menzogne millenarie, formulate dagli uomini per riuscire a sopravvivere. Dio è la più antica delle bugie vitali e quindi la quintessenza di tutte le credenze escogitate attraverso i tempi per poter fronteggiare il volto caotico e meduseo dell’esistenza. La reazione di terrore e il senso di peso di fronte alla prospettiva dell’eterno ripetersi del tutto sono propri dell'uomo, mentre la gioia entusiastica per l’“eterna sanzione” dell’essere è tipica del superuomo e della sua accettazione totale della vita. L'uomo può trasformarsi in creatura superiore e ridente solo a patto di vincere la ripugnanza soffocante del pensiero dell'Eterno ritorno e di prendere una decisione coraggiosa nei suoi confronti. Nietzsche torna dunque a recuperare una concezione precristiana del mondo, presupponendo una visione ciclica del tempo, opposta a quella rettilinea di tipo cristiano-moderno. La teoria dell'Eterno ritorno si tratta: di una certezza cosmologica, poiché la quantità di energia dell'universo è finita, mentre il tempo in cui essa si dispiega è infinito, le manifestazioni e le combinazioni del mondo devono per forza ripetersi. Un’ipotesi dell’essere il quale prescrive di amare la vita e di agire come se tutto dovesse ritornare. L'enunciazione metaforica Di un modo di essere che l’uomo può incarnare solo nella misura in cui accettare la vita. Una dottrina di questo tipo ha come presupposto l'impossibilità la felicità nell'esistenza, poiché in una prospettiva temporale di questo genere nessun momento vissuto ha in sè un significato pieno e autosufficiente. Ma credere nell'eterno ritorno Significa anche: Ritenere che il senso dell'essere non stia "fuori” dall'essere, in un “oltre” irraggiungibile e frustrante, ma nell'essere stesso, ossia in ciò che Nietzsche chiama il divenire “innocente” e “dionisiaco”delle cose. Disporsi a vivere la vita, e ogni attimo di essa, come coincidenza di essere e di senso, realizzando in tal modo la “felicità del circolo”. un oltreuomo, in grado di vivere la vita come un gioco creativo e avente in sé il proprio senso appagante. Per questo motivo, l’eterno ritorno incarna al massimo grado l’accettazione superomistica dell'essere, ponendosi come “la suprema formula della affermazione che possa mai essere raggiunta.” L’ultimo Nietzsche Nelle opere nietzscheane dell'ultimo periodo campeggia il tema della critica alla morale e del cristianesimo. Nietzsche entra in una serrata polemica con il proprio tempo e si propone di distruggere definitivamente la credenze dominanti, per far posto all'avvento di un nuovo pensiero. Campeggiano i temi non solo della volontà di potenza, ma anche del nichilismo e del prospettivismo . Secondo Nietzsche la morale è stata considerata sempre con un fatto evidente, che si auto impone all'individuo. il primo passo da compiere è quello di mettere in discussione la morale stessa. in vista di ciò, Nietzsche intraprende un’analisi genealogica della morale, al fine di svelarne l'origine psicologica. Nietzsche ritiene che i pretesi dei valori trascendenti della morale la morale stessa, intesa come specifico modo di essere, non siano altro che la proiezione di determinare tendenze umane, che del filosofo ha il compito di svelare nei loro meccanismi segreti. La cosiddetta “voce della coscienza” non è altro che la presenza in noi delle autorità sociali dalle quali siamo stati educati. La moralità è “l'istinto del gregge nel singolo”, ovvero il suo assoggettamento a determinare direttive fissate dalla società. I valori etici sono “il risultato di determinate prospettive di utilità per il mantenimento e il rafforzamento delle forme di dominio umano, e solo falsamente sono proiettati nell’ essenza delle cose.” In un primo momento, soprattutto nel mondo classico, la morale era l’espressione di una aristocrazia cavalleresca e, in quanto tale, risulta improntato ai valori vitali della forza, della salute, della fierezza, della gioia. In un secondo momento appare improntata ai valori antivitali del disinteresse, dell'abnegazione, del sacrificio di sé. Ciò è avvenuto perchè a morale dei signori originariamente comprendeva in sè anche l’etica dei sacerdoti. E se il guerriero si rispecchia nelle virtù del corpo, il sacerdote perseguiva invece le virtù dello Spirito. Ma poiché la natura è irresistibile, il sacerdote non potè far almeno di provare verso il guerriero un certo risentimento, ovvero una segreta invidia e un latente desiderio di rivalsa. La casta sacerdotale cercò di affermare se stessa elaborando una tavola di valori antitetica a quella dei cavalieri.Al corpo si antepose così lo spirito, all’orgoglio l’umiltà, alla sessualità la castità. Questo rovesciamento dei valori caratterizza soprattutto il proprio ebraico, che Nietzsche identifica come il popolo sacerdotale per eccellenza. Questo tipo mi di morale, allorché viene partecipato dalle masse, si trasforma in una vera e propria potenza e mette capo al cristianesimo: la Giudea capovolge i valori del mondo attraverso una religione che è il frutto di un risentimento dell'uomo debole verso la vita. Poiché ha inibito gli impulsi primari dell’esistenza e ha corrotto le sorgenti naturali della gioia e del piacere mediante la nozione di Peccato, il cristianesimo storico ha prodotto un tipo d’uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza. l'uomo Cristiano è psichicamente un'auto tormentato, che nasconde in sé una aggressività rabbiosa contro la vita e uno spirito di vendetta contro il prossimo. La trasvalutazione dei valori è intesa come un nuovo di rapportarsi ai valori,che non vengono più concepiti come entità metafisiche autosussistenti, ma come libere proiezioni dell'uomo e della sua antiascetica volontà di potenza. i veri filosofi sono dominatori e legislatori. La volontà di potenza Il filosofo identifica la volontà di potenza con l'intima essenza dell’essere, ovvero il con il carattere fondamentale di ciò che esiste.La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva e autosuperantesi: Io sono il continuo, necessario superamento di me stesso. la molla fondamentale della vita è la spinta dell’autoaffermazione. Questo costitutivo espandersi della vita trova la propria espressione più alta nel superuomo, perché la sua essenza consiste nel continuo oltrepassamento di sè. dire che la vita è autopotenziamento di sè significa dire che la vita è autocreazione, cioè libera produzione di sè medesima al di là di ogni piano prestabilito. Dalla concezione nietzscheana della vita come autocreazione segue che l’arte, Intesa nel senso ampio di forza creatrice, non è soltanto una forma della vita, ma la sua forma suprema. Nietzsche parla del mondo come un'opera d'arte che genera se stessa. Inoltre l'artista può essere definito come una prima visibile figura dell'oltreuomo. L’essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione dei valori che sono proiezione della vita e condizioni del suo esercizio. Da ciò l’ essenza ermeneutica o interpretativa della volontà di potenza punto. Tale forza trova il proprio apice nella creazione superomistica di nuovi valori e nel tentativo di dare un senso dell'insensatezza caotica del mondo. La volontà di potenza ha il proprio culmine nell'accettazione dell'eterno ritorno, ovvero nel letto tramite il quale il superuomo si libera dal peso del passato e redime il tempo. Il superuomo non subisce, ma istituisce l'eterno ritorno che coincide a sua volta con l’apoteosi del divenire,ossia con l’atto mediante il quale il divenire, in quanto eternizzato, riceve il sigillo dell’essere. Nella volontà di potenza albergano aspetti antidemocratici e antiegualitari, che fanno parte della componente reazionaria del suo pensiero. il problema del nichilismo e del suo superamento In un prima accezione, il filosofo intende per nichilismo la volontà del nulla, ovvero ogni atteggiamento di Fuga di disgusto nei confronti del mondo concreto. in una seconda accezione, Nicce adopera il termine nichilismo per indicare il movimento storico da lui riconosciuto per la prima volta, ma che domina già i secoli precedenti e che darà l'impronta al prossimo, e di cui egli compendia
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