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NIETZSCHE: spiegazione semplificata, Appunti di Filosofia

Appunti della spiegazione della filosofia di Nietzsche, incluso un riassunto sulla vita e come questa è stata influente sulle sue opere e sul suo pensiero. Molto utile per ripassare e fissare i concetti principali, raggiungendo una conoscenza più che sufficiente dell'argomento.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 24/06/2021

soffiasofiasoffia
soffiasofiasoffia 🇮🇹

5

(1)

40 documenti

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Scarica NIETZSCHE: spiegazione semplificata e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! NIETZSCHE 1844-1900 Fase giovanile - Periodo illuministico - Periodo dello Zarathustra - Periodo della maturità Laureato in filologia classica all’università di Lipsia e diventa insegnante di filologia classica a Basilea. Scrive un tot di opere tra cui “La nascita della tragedia dallo spirito della musica” nel 1872. Il padre era un pastore luterano molto colto e muore di alzheimer a 36 anni (predisposizione genetica in famiglia alla malattia). N. non ce la fa a insegnare perché soffre d’insonnia, di gastria, di nausea, di emicranie. E’ friendzonato da Salomè, che poi si metterà con l’amico di N. Paul Rée. Dal 1880 in poi i segni del suo squilibrio mentale aumentano. Verrà spesso in italia per il clima, il cibo ecc. Celere l'episodio il 3 gennaio a Torino del 1889 quando vede un fiaccheraio che frusta un cavallo e N. empatizza con il cavallo, avendo una crisi isterica. Dopo il 3 gennaio inizia a scrivere telegrammi a tutti i suoi amici e ad altri “i biglietti della pazzia”. Scrive anche a Cosima Wagner, moglie di Richard Wagner, credendo sia sua moglie. Scrive anche a Burckard, amico di N. “sarei stato più volentieri professore a Basilea che Dio”: Va a vivere con la mamma che muore e va a vivere con la sorella, Elisabeth, vedova di Forster, antisemita e razzista. La sorella crea l’archivio Nietzsche e pensa di fare una pubblicazione ma non solo mette insieme le carte di N., le manipola, le taglia, aggiunge aperti, nel 1906 è pubblicata “La volontà di potenza”, pubblicazione che rende grande fama a N. Propugnatore dell’antisemitismo. Negli anni 30 il nazifascismo guarda a N. come suo precursore. Giorgio Colli e Mazzino Montinari si sono messi a riprendere tutto l’archivio N. per farne un’analisi filologica e filosofica e hanno realizzato una revisione sistematica e hanno riportato alla luce. La revisione delle sue opere è stata possibile grazie a loro due. L’esperienza della malattia fu significativa per lui. N. nasce come filologo. C’è chi sostiene che la sua malattia fosse il morbo di Lue, cioè la sifilide, e che l’abbia contratta frequentando un bordello negli anni dell’università. C’è chi sostiene invece il contrario. In uno dei biglietti scrive di voler far fucilare tutti gli antisemiti d’Europa. Anche durante la pazzia mantiene un orientamento non antisemita, non razzista. N. è sicuramente non democratico ma non razzista. Quando sta studiando per arrivare a scrivere “La nascita della tragedia dallo spirito della musica” nel 1872 è un filologo ma inciampa negli scritti di Schopenhauer e se ne innamora. La lettura di S. lo porta a dare un taglio filosofico al suo scritto, che diviene non solo un interrogarsi sulla nascita della tragedia ma diviene una riflessione sulle origini della cultura occidentale. Il punto di partenza è che la cultura greca ha negli anni elaborato un’immagine di sé falsa. Tutto porta ad un’area semantica di forma, perfezione, controllo, armonia. N. dice che l’immagine prevalente nell’800 conseguente alla riscoperta della classicità da parte di Winckelmann è quella dell’essere razionalità, equilibrio e controllo. Invece, scrive N., che in realtà c’è anche un’altra anima che N. chiama orfico-dionisiaca presente nei riti, nei misteri orfici e nei riti dionisiaci. Ovvero una vita che va vissuta seguendo l’istinto, l’ebrezza. Quindi dionisiaco, la vita come ebrezza, hybris, e l’apollineo, da Apollo dio del sole (con la luce tu vedi). Quando non c’è più luce arriva il buio della notte ed escono le ombre dionisiache. La cultura greca è entrambi gli aspetti. Se facessimo riferimento alla filosofia di S. potremmo dire che il mondo fenomenico è apollineo, invece il noumeno è dionisiaco (continua incessante volontà che non ha limiti). Anche nella stessa natura c’è un aspetto apollineo (gli esseri viventi) e un aspetto dionisiaco (il principio infinito alla base della natura cioè il fatto che le forme si susseguono). Queste categorie che sembrano dominanti nel mondo greco per N. poi in realtà sono categorie che attraversano tutta la cultura umana e che ci permettono di parlare dell’uomo. Ognuno di noi ha in sé un aspetto apollineo e un aspetto dionisiaco. In particolare ci ricorda N. che c’è il dionisiaco in noi e assume due differenti collocazioni: in un certo senso è dionisiaca quella vitalità e quella gioia di vivere che viene puntualmente un po’ repressa dell'apollineo. Però il dionisiaco è anche quell’istinto inconscio, quell’impulso che può travolgere l’uomo e che o può portare fino alla distruzione. Si staglia lontana la sagoma di Freud (eros e thanatos). Talvolta sentiamo piacere nel fare qualcosa che ci distrugge. Dinamiche nere che N. afferisce a Dioniso. Per quanto riguarda la tragedia greca, la tragedia di Sofocle e di Eschilo è secondo N. la tragedia in cui le due parte (apollineo e dionisiaco) si sarebbero armonizzati meglio dando origine a dei veri e propri capolavori nei quali la musica (l’arte prettamente dionisiaca) ha accompagnato la vicenda compiuta di un eroe. Sono arti apollinee per N. ad esempio la scultura perché basate sulla misura, sul controllo di sé e della realtà. L’arte prettamente dionisiaca è invece la musica, perché ci si lascia travolgere e trasportare. C’è la perdita dell’individualità. La musica è il tentativo di immedesimarsi con gli altri, di sentirsi più fluidi in mezzo agli altri. L’equilibrio che la tragedia attica aveva raggiunto si rompe per colpa di Socrate (N. è anti socratico, uno dei pochi). Perché Socrate sarebbe colpevole di aver inaugurato una filosofia tutta volta alla repressione degli istinti. La ricerca della verità intesa come incessante lavorìo di Socrate avrebbe inaugurato una stagione di repressione degli istinti vitali, che avrebbe messo l’uomo contro a sé stesso. Avrebbe quindi inaugurato una morale della rinuncia dei piaceri che avrebbe trovato la sua massima espressione con l’avvento del cristianesimo. Tradizione prima filosofica poi religiosa quindi culturale che ha fatto dimenticare all’uomo tutta quella parte vitale istintiva. Il corrispettivo del teatro di Socrate è Euripide. E’ Euripide che mettendo in scena l’uomo comune nella sua mediocrità ha ucciso a dimensione dionisiaca e la possibilità di rappresentare nel teatro l’istinto, la passione. Un ideale pallido, misurato di una visione ragionevole. Dopo si dedica agli altri scritti: “Le considerazioni inattuali”. Sono 4 brevi scritti riflessivi. Ne progetta 13 ma ne fa solo 4. Le 4 sono dedicate: ● alla cultura tedesca in generale e in particolare con un unico riferimento a David Strauss ● (più importante) “Sull’utilità e il danno della storia della vita” ● dedicata a Schopenhauer ● dedicata a Richard Wagner (il grande musicista) Le "Considerazioni inattuali" sulla storia N. riflette sullo studio della storia. Distingue: 1) storiografia critica: giudica il passato -> utile perchè ci permette di cogliere gli errori del passato; ma un eccesso di critica ci impedisce di cogliere i legami del passato Alla concezione lineare del tempo corrisponde una concezione ciclica del tempo -> una delle più celebri è quella stoica che introduce l'idea che il tempo tenda a susseguirsi all'infinito: non c'è inizio né fine, quindi le varie epoche iniziano e finiscono all'infinito. Uno dei simboli è il serpente che si manca la coda (Uroboro) -> sembra sia comparso nel mondo in età ellenistica nella filosofia magica egiziana L'eterno ritorno di N. non è lo stesso degli stoici in cui tutto è già scritto. In N. l'eterno ritorno ha una valenza creativa: vuol dire vivere producendo l'attimo che si produrrà poi infinite volte. Ogni attimo è sempre stato primo prima e sempre sarà. Vivi l'attimo con pienezza, con felicità, questa si riverberà all'infinito. Condizione esistenziale, teoria che è una dottrina perché non si può dimostrare, un precetto morale. Se dobbiamo dare sostanza all'oltreuomo cosa bisogna dire? L'oltreuomo e chi regge la morte di Dio, non ne ha nostalgia. L'oltreuomo è un nihilista ma non di quelli che dicono che Dio è morto e non c'è più religione ma c'è un'altra verità (scienza, idea di progresso… -> surrogati di Dio che dimostrano la condizione di nichilismo passivo perché non credi più in dio ma ne hai nostalgia e lo surroghi con altre forme). L'oltreuomo è un nichilista attivo. La morale diventa autonoma con N., ma non come intendeva Kant che la ragione sia uguale in tutti gli uomini (la condizione di esistenza è uguale in tutti gli uomini). "La genealogia della morale" Si chiede qual è l'origine dei valori morali e ne fa una storia genealogica. È la prima volta che una persona si interroga sull'origine e il valore dei valori morali. La sua è una teoria, supportata dalle sue analisi filologiche e linguistiche: Nelle società antiche esisteva un gruppo di persone che deteneva il potere, erano i signori variamente identificati nelle differenti società. Avevano una visione del mondo improntata all'idea della forza, della bellezza della vitalità, della guerra. A un certo punto storicamente è avvenuto un rovesciamento di questi valori tanto che la tavola dei lavori ancora oggi dominante è una tavola assolutamente rovesciata nella quale ciò che domina non è la forza ma la debolezza (come tavola dei valori). Non domina l'arroganza ma l'umiltà. Non domina l'affermazione di sè ma l'altruismo. Questa è la tavola dei valori cristiani. Il cristianesimo e secondo N. responsabile di questo sovvertimento della tavola dei valori. Come è avvenuta l'avversione? In origine la classe dei guerrieri aveva dentro di sé un piccolo nucleo di signori che si occupavano della sfera intellettuale spirituale ed erano i sacerdoti. La classe sacerdotale da sempre affiancata al potere per esprimere una sorta di tensione verso l'infinito che c'è negli uomini ha cominciato ad essere invidiosa dei guerrieri perché avevano uno stile di vita che loro chiaramente non potevano avere (la dialettica servo-signore di Hegel). Allora i sacerdoti producono una tavola di valori che inverte i valori signorili e nasce quella che abbiamo detto prima -> ressentiment (risentimento). La morale oggi vigente, quella cristiana, è il frutto di un meccanismo psicologico di risentimento dell'uomo debole che invidiando l'uomo forte vuole depotenziarlo. Come si fa a depotenziare una persona più forte di noi? Lo convinciamo che la sua forza non valga niente e il vero valore sia la debolezza. N. dice che i valori sono il frutto di un'elaborazione culturale che affonda le radici nella psiche delle persone. Di conseguenza, pur essendo cose di cui non è facile sbarazzarsi, i valori hanno una genesi umana. Come dice anche nell'opera "In ecce Homo" (?): dove voi vedete cose ideali io vedo cose umane, ahimè troppo umane. La volontà di potenza L'ultimo N. aveva concepito di scrivere un'opera dal titolo "Volontà di potenza" però non lo fa, ci ripensa e preferisce invece di fare un'unica grande opera, di farne alcune più piccole. Per questo motivo escono alcuni suoi capolavori "L'anticristo - la maledizione del cristianesimo" "Il crepuscolo degli idoli - la filosofia col martello" e altri scritti minori che non fa in tempo a pubblicare perchè impazzisce. Tutti gli scritti che avrebbero dovuto dare origine ad altri libri sono messi insieme dalla sorella ne "La volontà di potenza". È un'opera riveduta e corretta oggi da Colli e Montiniani. N. rifacendosi all'evoluzionismo anche positivistico di Darwin e conoscendo Schopenhauer definisce la volontà di potenza come l'energia che hanno tutti gli animali (regno animale) e che corrisponde alla volontà di affermare il proprio essere. ES; il gatto si realizza cacciando l'uccellino ed è indifferente alla sofferenza causata all'uccellino. Non vuol dire che si debba essere indifferenti del dolore causati agli altri, ma ogni essere vivente può trovare dentro di sé un modo per affermare la propria natura. Negli animali è istintivo, negli esseri umani è più complicato perché mediato dagli aspetti intellettuali e culturali. La volontà di potenza quindi può anche risultare nella passione intellettuale, non e incompatibile con la vita dello studioso. È un recupero degli aspetti istintuali della personalità, ma è un recupero che non è in conflitto con l'amore per lo studio. volontà di potenza -> espressione forte del sé "La vita non è nient'altro che una serie di attimi immensi separati da momenti mediocri, ma la gente a volte non si accorge degli attimi immensi" - aforisma di N. sul vivere della volontà di potenza. Bisogna trovare un equilibro tra la volontà di potenza possibile e quella non realizzabile e capire cos'è per noi la volontà di potenza. La più importante interpretazione di N. e quindi della volontà di potenza è quella che ci da Heidegger (uno di quegli intellettuali che aderì al nazismo, fino alla fine degli anni 30 quando se ne staccò) -> uno dei campioni dell'esistenzialismo novecentesco, capolavoro "essere e tempo". Ha scritto un'opera che si intitola "Nietzsche" in cui parla appunto di lui. Per H. la volontà di potenza di N. si riassume nel rifiuto di accettare un senso del mondo che deriva dall'esterno, da un'autorità. L'uomo è il produttore di significati. Dal punto di vista gnoseologico. L'ultimo N. parla apertamente di prospettivismo gnoseologico poiché ogni aspetto del mondo può essere considerato da un punto di vista differente, da una pluralità di prospettive, in quanto è l'individuo che attribuisce i significati, ne consegue che allore se il significato del mondo è dato dall'individuo, il mondo non è nè vero nè falso, nè giusto nè sbagliato, non c'è nè bene nè male. Esistenzialista italiano di sinistra non-marxista: Nicola Abbagnano. Abbagnano pone la solita obiezione: ma chi è il soggetto della volontà di potenza? Chi può avere davvero quella volontà, quella forza? È una elite intellettuale, di persone migliori più capaci? Questa elite (gruppo di persone che non vive separatamente, ma solo disinteressandosi della morale comune) ha diritto a vivere secondo la loro morale tagliando i ponti con la moralità della società civile? Oppure N. tratteggia quella che potrebbe essere l'emancipazione di tutta l'umanità? Oppure è la possibile vita di alcuni rari individui eccezionali che seguono la volontà di potenza fintanto che sono capaci di essere felici? Resta l'ambiguità del messaggio di N. soprattutto se gli si da una lettura politica.
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