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Chomsky - Linguaggio e problemi della conoscenza, Sintesi del corso di Filosofia del Linguaggio

Filosofia del Linguaggio e della Comunicazione 1

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018
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Caricato il 07/06/2018

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Scarica Chomsky - Linguaggio e problemi della conoscenza e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! Capitolo primo – Un quadro teorico per la discussione Lo studio del linguaggio è centrale nella filosofia tradizionale, in psicologia, nella scienza contemporanea e, in particolar modo, nello studio della natura umana, essendo considerato una proprietà della specie, una proprietà unica della specie umana e comune alla nostra dotazione biologica, fatta eccezione per alcune patologie particolarmente gravi. Una persona che parla una lingua ha sviluppato un certo sistema di conoscenza, dotato di una qualche rappresentazione all’interno della mente e all’interno del cervello secondo una certa configurazione fisica. I temi affrontati in merito da Chomsky sono quattro: 1. Qual è questo sistema di conoscenza? Figure di spicco nello studio del linguaggio e del pensiero del XVII e del XVIII secolo intendevano la grammatica filosofica come una scienza deduttiva riguardante “i principi immutabili e generali del linguaggio parlato o scritto”, che costituiscono parte della comune natura umana e che sono gli stessi che governano la ragione umana nelle sue operazioni intellettuali. 2. In che modo questo sistema di conoscenza si forma nella mente/cervello del parlante? Questa domanda è anche conosciuta come il “problema di Platone”, il quale tentò di illustrarlo mediante il primo esperimento psicologico della storia: nel Menone Socrate dimostra che un giovane schiavo privo di istruzione conosce i principi della geometria conducendolo, attraverso una serie di domande, alla scoperta di alcuni teoremi. Secondo Platone la conoscenza veniva ricordata sulla base di un’esperienza precedente, e veniva risvegliata nella mente del giovane schiavo dalle domande che gli poneva Socrate. Una variante moderna potrebbe essere che certi aspetti della nostra conoscenza e della nostra comprensione sono innati, cioè parte del nostro patrimonio biologico, geneticamente determinato. 3. In che modo si utilizza questa conoscenza nel parlato (o in sistemi secondari come la scrittura)? Questa domanda riguarda il cosiddetto “problema di Cartesio” sulla percezione, che ha a che vedere con il modo in cui interpretiamo ciò che sentiamo, e sulla produzione, che riguarda ciò che diciamo e perché diciamo una certa cosa, ossia “l’aspetto creativo del linguaggio”. Cartesio e i suoi seguaci osservarono che l’uso normale del linguaggio è libero e non determinato, pur essendo appropriato alle situazioni e riconosciuto come appropriato anche da altri partecipanti al discorso. L’aspetto creativo del linguaggio fornisce la prova migliore che un altro organismo che assomiglia al nostro possiede una mente come la nostra e dimostra che gli esseri umani, contrariamente alle macchine, non sono “obbligati” ad agire in un dato modo, ma piuttosto “incitati e invogliati”. 4. Quali sono i meccanismi fisici che fungono da base materiale per questo sistema di conoscenza e per l’uso di questa conoscenza? Le ricerche per rispondere a questa domanda sono ancora in corso. Le domande 1 e 3 sono spesso assimilate dai filosofi contemporanei. Di conseguenza, l’aspetto creativo dell’uso del linguaggio è ridotto in termini di analogia, per cui il parlante produce nuove forme linguistiche per “analogia” con quelle che ha sentito, e conoscere (così come parlare e comprendere un linguaggio) consiste nell’avere una certa capacità o abilità. Tuttavia questa concezione può essere confutata per tre ragioni: - due persone che condividono la stessa conoscenza saranno inclini a dire cose del tutto differenti data una certa occasione; - la capacità può migliorare senza che avvengano cambiamenti nella conoscenza; - la capacità può essere danneggiata o scomparire senza che la conoscenza venga per questo diminuita: a rimanere intatto è il sistema cognitivo che costituisce la conoscenza. Il problema di Platone consiste nel capire come un bambino apprende determinate regole grammaticali (come la proprietà della frase incassata o il clitico), proprie di ciascuna lingua, senza averne mai fatto esperienza. La velocità e la precisione di acquisizione del vocabolario lasciano intendere che il bambino in qualche modo ha disponibili i concetti prima dell’esperienza con la lingua e che sostanzialmente sta apprendendo delle etichette da applicare a concetti che sono già parte del suo sistema di conoscenza. Tali concetti costituiscono una parte della dotazione biologica umana, che deve essere risvegliata dall’esperienza ed affinata ed arricchita nel corso delle interazioni del bambino con il mondo umano e materiale. Capitolo secondo – Il programma di ricerca della linguistica moderna La mente/cervello dell’uomo è un sistema complesso con varie componenti che interagiscono, una delle quali è la facoltà del linguaggio. Quest’ultima è una proprietà della specie, comune a tutti i membri della specie ed essenzialmente unica rispetto alle altre, in grado di produrre un linguaggio ricco e altamente articolato e complesso sulla base di dati abbastanza rudimentali, soprattutto nel caso di gravi patologie, come la sindrome di Down, la cecità o la sordità. Una volta messa a contatto con i dati, la facoltà del linguaggio sviluppa un linguaggio, un sistema computazionale di un certo tipo, che fornisce rappresentazioni strutturate delle espressioni linguistiche che determinano il loro suono e il significato. Il bambino che impara una lingua umana sa, prima di ogni esperienza, che il linguaggio utilizza delle regole dipendenti dalla struttura e non regole lineari e questa conoscenza fa parte della sua dotazione biologica, della facoltà del linguaggio. Una teoria della facoltà del linguaggio è quella che viene definita grammatica universale, che considera lo stato iniziale della facoltà del linguaggio precedente ad ogni esperienza e i cui principi costituiscono la base per l’acquisizione del linguaggio. Capitolo quinto – Uno sguardo al futuro: prospettive per lo studio della mente Riassumendo, Chomsky pone quattro quesiti centrali nello studio del linguaggio. Il compito di rispondere al quesito uno è sostanzialmente descrittivo: nel perseguirlo, si tenta di costruire una grammatica, una teoria di una lingua particolare che descriva il modo nel quale questa lingua assegna delle rappresentazioni mentali specifiche a ciascuna espressione linguistica, determinando la sua forma e il suo significato. Nel rispondere al secondo quesito, o “problema di Platone”, si tenta di costruire una teoria della grammatica universale, che costituisce la facoltà del linguaggio umana, ed i parametri ad essa associati: l’apprendimento di una lingua non è altro che il processo di determinazione dei valori di tali parametri. In questo senso l’ambiente determina il modo in cui i parametri della grammatica universale assumono una certa configurazione, producendo lingue differenti. Il quesito tre ha due aspetti: l’aspetto inerente alla percezione e quello inerente alla produzione, anche definito “problema di Cartesio”, posto dall’aspetto creativo dell’uso del linguaggio. Perché una persona comprenda un’espressione linguistica, la mente/cervello deve comprendere la sua forma fonetica e le sue parole e quindi utilizzare i principi della grammatica universale e i valori dei parametri per proiettare una rappresentazione strutturale di questa espressione e determinare il modo in cui si associano le sue parti. Questo tema è sorto in riferimento al problema della relazione mente-corpo, anche definito “problema delle altre menti”. Per i cartesiani la mente è una sostanza singola, distinta dal corpo e non soggetta a spiegazione meccanica, e si interrogavano su come queste due sostanze interagissero, in particolare su come le decisioni della mente potessero condurre ad azioni del corpo. In realtà non esiste una concezione definita di corpo, esiste invece un mondo materiale di cui stiamo ancora studiando le proprietà. Per quanto riguarda la mente, Cartesio la considera uno “strumento universale che serve per tutti i casi”. Se così fosse, servirebbe egualmente male in tutti i casi: se una creatura ha la capacità di eseguire bene certi compiti, allora queste stesse capacità porteranno la creatura a fallire in altri. Pare invece che la mente sia modulare, costituita da sistemi separati dotati di loro proprietà, come la facoltà di enumerazione, sviluppatasi come prodotto collaterale della facoltà del linguaggio. Quest’ultima possiede a sua volta la “proprietà di infinità discreta”, valida anche per la facoltà umana di enumerazione, per cui ogni frase ha un numero fisso di parole e non c’è limite alle parole contenute in essa. Capitolo sesto – Nuovi orizzonti nello studio del linguaggio Ogni lingua è il risultato dell’interazione di due fattori: lo stato iniziale e il corso dell’esperienza, e genera un numero infinito di espressioni, ognuna provvista di suono e di significato, facendo un uso infinito di mezzi finiti. La teoria della lingua è la grammatica generativa, per cui ogni espressione è un complesso di proprietà, che
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