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Non chiederci la parola e Meriggiare pallido e assorto, Appunti di Letteratura

Parafrasi, analisi e commento delle poesie di Montale

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 27/07/2021

laura-valbruni
laura-valbruni 🇮🇹

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Scarica Non chiederci la parola e Meriggiare pallido e assorto e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Non chiederci la parola e Meriggiare pallido e assorto Mercoledì 10 marzo 2021 NON CHIEDERCI LA PAROLA Questa poesia è quindi collegata alle altre due poesie perché manifesta la sua poetica e dichiara la sua attitudine per una poesia in cui non si racconta una verità ma l'assenza di verità. Nella seconda strofa Montale si allontana da quel tipo di uomo sia da un punto di vista esistenziale sia da un punto di vista poetico. Questo uomo, descritto nella seconda strofa, è troppo sicuro di sé ma allo stesso tempo non bada ai fantasmi della sua interiorità - animo informe e sdoppiato; quindi qui ci si allontana anche dalla poetica tradizionale. Questa poesia del sublime è rappresentata dal fiore del croco che è come un fiore in mezzo al deserto. Interessante qui è anche l'aspetto negativo del paesaggio: una natura secca, arida e perduta e assente. La prima e la terza strofa si richiamano l’una con l’altra; l’ultima strofa è una sorta di revisione della prima con la negazione non. La seconda strofa ha la funzione di exemplum in senso negativo. È un confronto con l’altro che verrà ripreso nella poesia Falsetto. La seconda strofa serve da contrasto con la scoperta della specificità della condizione moderna e della sua volontà della scoperta di una verità basata su una negazione; negazione di poter attingere ad una verità che non porta al rifiuto della poesia ma alla costruzione della poetica della negazione. C'è l'immagine dell’uomo che non bada alla sua ombra, anima, inconscio - l’uomo sdoppiato. L'ombra è stata fondamentale anche in Pirandello, nel Fu mattia Pascal. L'ombra è l’altro che è dentro di noi, forma dell’alterità che noi ospitiamo. L'immagine è quella di un'ombra proiettata sul muro, immagine ricorrente in tutti gli Ossi di seppia, e la canicola (sole di mezzogiorno) disegna l'ombra su questo muro. La formula invece potrebbe essere quella magica o scientifica da cui ci aspettiamo delle miracolosità. Nella prima e nella terza strofa troviamo un'opposizione: da un lato la poesia che risplende come un croco e dall’altro la sua poesia secca come un ramo. Qui si evidenzia ovviamente il paesaggio ligure, presentato come un paesaggio arido e secco. Ci troviamo nel campo della privazione e della scissione interna; diversamente dai poeti crepuscolari però non c’è ironia ma c’è una forte tensione conoscitiva. Anche il linguaggio di conseguenza non è pieno e ricco ma è arido, secco e contorto - troviamo il nesso tra la psicologia e la poetica. Da qui nasce una poesia che non rinuncia alla ricerca della verità anche se questa è negativa. Nasce la poesia moderna rappresentata anche da Eliot, the waste land - non a caso loro due erano amici e Montale scrisse sulla sua rivista. Si può evidenziare anche un collegamento con la poesia The Hollow Men (gli uomini vuoti) di Eliot. Qui parliamo di intertestualità - possiamo dire che Eliot e Montale percorrono strade affini - Siqualche storta sillaba e secca: allitterazione; il ramo rinsecchito a stento sputa le parole nell’aridità dell'anima; qui ci rinvia alla disarmonia tra l’io e il mondo MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO Montale dice che è la prima poesia che lui ha scritto; forse non è esattamente così ma è comunque una delle prime di Ossi di seppia, forse scritta nel 1916. Qui il paesaggio è ligure, di un mezzogiorno estivo dove il poeta dagli orti della campagna ligure che danno vista sul mare, addensa delle percezioni: ascolta le onde del mare, le formiche e vede alla fine il muro con i cocci di bottiglia in cima; sono frammenti di un quadro che cercano di unirsi e prendere un significato. Denunciano la condizione di sbarramento dell'individuo — infatti alla fine dice Montale che di fronte a sé c'è il muro. Il muro qui assume una valenza carceraria a significare l’uomo che è separato dalla verità, dalla libertà. C'è una forte intensificazione delle percezioni sensoriali e c'è la tendenza a raffigurare l’io oggettivandolo in particolari naturali e realistici. Il paesaggio è una forma dell'anima e i sensi che lo attraversano sono i tentativi di conoscenza che l’anima mette in campo per arrivare alla verità sfuggente. Sono 4 strofe di 4 versi e l’ultima con 5 versi. Qui notiamo come Montale sia abile nell'uso degli strumenti metrici e fonici Trascorrere il meriggio (le ore più calde del pomeriggio) pallidi e intorpiditi dal calore, vicino al muro caldo di un orto, ascoltare tra gli rovi e le sterpaglie i versi dei merli e il frusciare delle serpi. Sporgersi a spiare le file di formiche rosse che, nelle crepe della terra arida o sulla veccia (pianta erbacea), si rompono e si riordinano di nuovo in cima a mucchietti di terra. Osservare tra le fronde degli alberi il tremolio del mare in lontananza mentre si sente il frinire tremulo delle cicale dalle alture aride e senza vegetazione. E camminando nel sole che abbaglia accorgersi con triste stupore che la vita e il tormento che porta con sé non sono che un continuo camminare accanto una muraglia invalicabile, che ha in cima aguzzi cocci di vetro. - Assorto/orto e sterpi/serpi - rima baciata - Veccia/intreccia - rima ipermetra - Palpitare/mare e scricchi/picchi - rima baciata
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