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NOVECENTISTI - RITORNO ALL'ORDINE, Appunti di Storia Dell'arte

Futurismo - metafisica ritorno all'ordine novecentisti

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 29/01/2023

s_cattai
s_cattai 🇮🇹

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Scarica NOVECENTISTI - RITORNO ALL'ORDINE e più Appunti in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! FUTURISMO – METAFISICA E RITORNO ALL’ORDINE Si tratta di un movimento tipicamente europeo, caratterizzato da una vita piuttosto lunga rispetto ad altri movimenti, quali il futurismo e il cubismo, i cui inizi si collocano nel 1920 e la chiusura del Novecento italiano, in senso stretto, è datata al 1932. E’ un movimento sempre identificato con il Fascismo, sebbene non si tratti di un atto di stato, bensì di autori legati fortemente al Partito e politica fascisti, mentre gli altri autori sono liberi; Achille Funi dichiara che non sono gli artisti a individuare nel Fascismo le strade volte ad esporsi pubblicamente, ma accadde il contrario. Tali artisti sono liberi di esprimere le proprie politiche, non dettate tanto dalla politica stessa o dallo Stato, ma dal limite identificato dal recupero delle forme classiche, perché il Novecento italiano si contraddistingue per un ritorno all’ordine, consistente nell’interruzione delle Avanguardie e le relative radicalizzazione o estremismi, come nel caso, del Futurismo italiano, delle Secessioni o dell’Espressionismo tedeschi, con una profonda deformazione formale e cromatica. Dal punto di vista storico, la Prima Guerra mondiale segna la fine delle Avanguardie, operanti mediante una sezione delle forme e analisi delle stesse, e la necessità volta alla ricostruzione, che induce alla necessità di ricomposizione formale a partire dalla riconsiderazione del passato, dunque dell’arte greca e romana, piuttosto che del Rinascimento, periodi in cui si stabiliscono dettami di ricerca della perfezione, di strutturazione architettonica e di osservanza di norme geometriche e matematiche, tutto a discapito del colore armonico, che risulta contenuto nel disegno, nello scheletro formale e che passa in secondo piano rispetto al tema della forma. In Italia la figura che ispira questi principi è Cezanne, primo strutturatore francese delle forme e appartenente all’Impressionismo francese, ovvero una pittura priva di qualsivoglia composizione formale, bensì definita dall’immersione di queste all’interno del brulichio dell’atmosfera; Cezanne, a differenza degli Impressionisti, recupera dai classici il senso di strutturare, di incernierare le forme all’interno di una geometria e studiare i piani, senza modificazioni, quali rotazioni, arretramenti o spostamenti di altro genere. Nel 1908 in Italia si compie, dunque, la divulgazione, da parte del teorico Arrigo Topici, del concetto che identifica Cezanne come ”Padre dell’Arte Moderna” e nel 1914 Margherita Sarpassi, a seguito del trasferimento da Venezia a Milano, assume il ruolo di critico del giornale “L’Avanti” e accoglie in Corso Venezia diversi artisti e intellettuali, che insieme studiano come intendere il ritorno all’ordine in suolo italiano. Il concetto di ricomposizione delle forme passa anche attraverso il Tardo Futurismo, con Boccioni, rappresentante del futurismo radicale, che nel corso di 5 anni varia il proprio modo di creare arte e la propria poetica: nel 1911 egli si occupa di un trittico, Gli stati d’animo e Quelli che restano, quadro con reminescenze divisioniste, infatti Boccioni è ammiratore di Gaetano Previatti, divisionista storico che dipinge opere divisioniste correlate alla poetica della psicologia, delle sensazioni e gli stati d’animo. Il divisionismo futurismo è particolarmente sciolto e libero e in questo quadro Boccioni rappresenta una stazione in cui avvengono degli addii, dunque conferisce un senso di malinconia, tristezza e abbandono al tutto, pertanto i toni sono freddi e atti a indicare queste sensazioni caratteristica; la forma è interessante, paiono figure fisse come fantasmi e non come esseri umani. Nel frattempo nel 1912 i futuristi, escluso Marinetti, espongono le proprie opere a Parigi, assumendo l’importanza del Cubismo come moderno ricostruttore delle forme, in quanto tale movimento permette la rimessa in circolazione delle forme geometriche, derivanti anche da appositi studi matematici e approcciano questo ritorno alla composizione in chiave moderna. I futuristi a Parigi nutrono la necessità di creare una formulazione ibrida tra Futurismo e Cubismo, che vede come padre Cezanne; si registra un passaggio dalla scissione analitica delle forme futuriste, alla ricomposizione delle stesse attraverso questo passaggio all’osservanza del Cubismo e della vita critica. Il Cubo-futurismo, declinazione nuova del futurismo a contatto col Cubismo, non rinnega il futurismo, ma ne tiene conto in quanto il futurismo permette il passaggio dalla pittura gradevole e piacevole dell’800 alla ricomposizione delle forme, aggregata al finalismo futurista, in quanto l’uomo che scende dal tram adotta l’idea di dipendenza da un mezzo meccanico, costituente l’iconografia tipica del futurismo con l’idea di movimento e anche la ricomposizione moderna delle forme attraverso Cezanne e il Cubismo. Nel 1918-19 compare la riscoperta dell’Arte Classica, ma questa rappresentazione si rifà all’idea moderna di Leonardo, è una nuova cenacolo, una composizione che rimanda all’antico in chiave moderna e rappresenta la famiglia tagliando i busti, non secondo la maniera classica; questa rappresentazione crea quell’enigmaticità tipica della metafisica, secondo appiattimenti spazio temporali, anche se è un esempio mosso verso il realismo. Nel 1913-14 in area francese si percepisce il ritorno all’ordine e l’importanza di tali opere è dovuta al fatto che Ceretti, uomo di fama che passa attraverso l’arte classica e si propone un ritratto volto al ritorno all’ordine, dove si guarda anche alla pittura tedesca e così in Francia inizia a materializzarsi l’idea del ritorno all’ordine e lo stesso compie Picasso, rifacendosi a un autore romantico, secondo cui la forma diviene liscia, possiede una volumetria propria e il tema del modello inserito nello studio dell’artista al fine di produrne delle opere è un tema classico. De Chirico che nel 1910-11 incomincia a realizzare opere metafisiche, in pieno periodo metafisico, nel 1915 avvia anche lui la produzione di ritratti di osservanza rinascimentale, secondo una ritrattistica confacente a pose classiche e con sguardo all’infinito, tipico della pittura non caratterizzante del ‘900; ma l’opera veramente fuori dalle righe è di Severini, con un trascorso divisionista, futurista e cubista maturato in Francia, che in Italia si occupa di futurismo nel 1915 e in periodo cubista egli riprende il tema della madonna con bambino tipico del ‘400, per esprimerlo in chiave moderna, con forme attuali per l’epoca e con una volumetria perfetta, in cui si adotta un canone matematico, in quanto l’opera nasce a partire dalla misurazione di proporzioni perfette, ossia dall’applicazione pitagorica delle regole matematiche. La via del ritorno all’ordine passa anche attraverso una pittura infantile e divisionista, che si realizza in Italia intorno al 1916, con vita breve e serve ad alcuni autori, come Carrà, perché il ritorno al passato, cancellando i ricordi della pittura rinascimentale, gotica, permette una retrocessione all’essenzialità delle forme, ovvero a un’azzerazione di linguaggio, al fine di procedere con la riscoperta di un linguaggio nuovo; gli artisti dunque si interrogano sull’individuazione delle forme affinché esse siano valide sempre, immutabili e moderne, per cui il rifarsi all’antico è un metodo atto a individuare i canoni immutabili, ma in chiave moderna e sull’esempio della pittura di Rosseau permette il ritorno indietro del linguaggio delle forme, così da azzerarle e crearne di nuove, delle forme bambine, pure e incontaminate, prive di qualsivoglia influenza di periodi seguenti. Gli artisti non si riferiscono a una pittura incolta, ovvero derivante da persone poco studiate, ma a una pittura colta, come quella di Giotto e altri artisti primitivi, che adottano forme pure nella propria arte e infine si giunge a un’altra via del ritorno all’ordine, celebrare e poco comprensibile in quanto unisce situazioni distorte, ossia la metafisica di De Chirico e quando nel 1917 questi artisti si riuniscono a Ferrara, qui esplode la pittura metafisica, secondo un allungamento di spazio e tempo. De Chirico assembla oggetti appartenenti all’ambito della misurazione e li contestualizza all’interno di contesti incontestabili, dato che accorpa situazioni fuori da tempo e spazio, in un tempo privo di tempo e in spazi privi di una continuazione razionale; anche Carrà si avvicina alla metafisica, ma affrontandola in modo più razionale, vi sono i manichini, sistemi di misurazione e oggetti simbolici, però è una pittura che meglio si inserisce nella comprensione razionale, a differenza di quella di De Chirico che è enigmatica. Allora si giunge alla via di ritorno alle forme, ossia a quella poetica di valori classici, un momento conseguente a quella tendenza nata a Roma nel 1918 sull’onda di una rivista artistico-culturale, dove classico è ciò che possiede forma, peso e volumetria tangibili e qui la rivista è animata da coloro che appoggiano il ritorno e recupero all’antico, quali De Chirico, Carrà e Martini, inteso come ricostruzione geometrica e matematica delle forme, con esclusione di momenti anticlassici, come barocco e futurismo. Tale rivista è anche divulgata all’esterno, in Germania e questa guarda all’antico, ma non si pone il problema di contenuti moderni e qui nel 1919 De Chirico abbandona la metafisica, inserendo riferimenti classici e altri elementi, quali una clessidra che non segna il tempo e dunque si inserisce il tema di annullamento del tempo, dato dal fatto che l’arte debba essere eterna, non soggetta al qui e ora, bensì con una proposizione eterna e definita come valida sempre.
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