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Appunti sul Novecento: Futurismo, Svevo, Pirandello e Gozzano, Dispense di Italiano

GozzanoSvevoNovecentoFuturismoStoria della letteratura italiana

Appunti sul Novecento, l'epoca culturale che va dal 1900 al presente, con un focus su Futurismo, Svevo, Pirandello e Gozzano. Esploriamo i romanzi e le opere di questi autori, il tema della crisi dell'uomo novecentesco, e la declassazione dell'artista. Vediamo anche come la narrazione al passato esprime un presente in cui il passato convive, e come Pirandello e Svevo affrontano la crisi dell'uomo attraverso la malattia dell'inettitudine.

Cosa imparerai

  • Come i romanzi di Svevo e Pirandello affrontano la crisi dell'uomo novecentesco?
  • Come Pirandello e Svevo affrontano la malattia dell'inettitudine?
  • Che significato ha la declassazione dell'artista nel contesto di questo documento?
  • Che autori si riferiscono in questo documento?
  • Che tema culturale si intende con Novecento?

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 25/05/2022

Andreg2003r
Andreg2003r 🇮🇹

3 documenti

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Scarica Appunti sul Novecento: Futurismo, Svevo, Pirandello e Gozzano e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Hey ciao, appunti di italiano sul Novecento (Fututrismo, Svevo, Pirandello e Gozzano) compresi i testi degli autori. By rizzu + appunti ciommi e fra + file appunti prof Aprendo il file con word e cliccando su pagine in basso a sinistra trovi tutti i titoli e sottotitoli Novecento (Futurismo, Svevo, Pirandello e Gozzano) Con il termine Novecento si intende tutta la cultura che inizia dal 1900 e arriva fino ai nostri tempi. Non ha nessuno specifico movimento o corrente interna. Per primo Novecento si intendono i primi 15 anni del XX secolo: questo è anche il periodo delle avanguardie storiche, un momento di novità e rottura con l’800. Il Futurismo è un'avanguardia storica 🡪 Manifesto del futurismo: argomento multidisciplinare con storia. Il futurismo è anche una grande novità a livello ideologico che finisce per anticipare quelli che sono i fattori che si incanalano nel fascismo. Dalla stagione delle avanguardie abbiamo: ● Aldo Palazzeschi, autore che viene avvicinato al futurismo per la sua visione innovativa ma di fatto non era un futurista vero e proprio. Lasciatemi divertire testo che mettiamo in programma. Rientra nel tema della crisi del ruolo dell’artista (dichiarata da Flaubert, ribadita dai simbolisti francesi) ● Guido Gozzano con Totò Merumeni, rifiuto del dannunzianesimo, contemporaneo di D’Annunzio. Ci sono altri due autori che hanno iniziato a scrivere a fine ‘800 ma hanno rifiutato le suggestioni del Decadentismo: Italo Svevo e Luigi Pirandello. Sono autori di respiro europeo (e mondiale) che svecchiano la letteratura italiana e la fanno conoscere all’estero. Svevo romanzi🡪 Pirandello prosa e teatro🡪 Entrambi stesso tema: crisi dell’uomo novecentesco, che viene dalla crisi dell’uomo decadente. Abbiamo parlato di avanguardia anche con la Scapigliatura, ma erano ancora legati alla tradizione. Il Futurismo (che si manifesta in architettura, poesia, scultura) porta innovazioni anche dal punto di vista grafico. Il Futurismo si basa sull’esaltazione della velocità e città moderne, nasce nel 1909, in piena propaganda bellica, con intenzione di aggressività e interventismo bellico. Rimanda a D’Annunzio, i futuristi sono eredi del superomismo dannunziano si traduce nell’adesione al fascismo.🡪 I giovani della piccola e media borghesia frustrati dall’ascesa del proletariato e frustrati dalla borghesia ricca imprenditoriale forma aggressiva e provocatoria, le sedute futuristiche finirono addirittura in pugni e 🡪 schiaffi. 1909 a Parigi il giornale Le Figaro, Filippo Tommaso Marinetti pubblica il Manifesto del futurismo. Marinetti era un interventista, dopo la Prima Guerra Mondiale spera di essere riconosciuto come intellettuale del regime ma rimane deluso perché non ottiene ciò che vuole. PERCORSO DI DESTRUTTURAZIONE DEL ROMANZO: Romanzi con strutture tradizionali: Manzoni (autoriale, realistico, organicità delle strutture), naturalismo francese, Verga (non usa narratore manzoniano con gli interventi, ma è pur sempre organico, la trama è individuabile e si basa sui fatti con logica). Nel corso del Novecento è proseguita anche la destrutturazione del romanzo che era iniziata con Flaubert. I 5 romanzi italiani di fine ‘800: ● 1889 Mastro don Gesualdo (Verga) 🡪 apice del verismo regionale italiano ● 1889 Il Piacere (d’Annunzio) ● 1892 Una vita (Svevo) ● 1897 (1902) L’esclusa (Pirandello) ● 1898 Senilità (Svevo) Negli anni ’80 dell’Ottocento scrivono anche Capuana, che teorizza il verismo regionale italiano, e Zolà, che teorizza il naturalismo francese. In questo periodo il verismo e il naturalismo arrivano all’apice ma iniziano anche a decadere. Poi si ha una svolta: nelle opere si passa dall’analisi degli aspetti all’introspezione del personaggio. Questa è una tendenza già iniziata da Flaubert con Madame Bovary e qualcuno in Europa aveva colto questo input (Dostoevskij, Tolstoj). Per poter realizzare opere di questo genere occorre cambiare le strutture narratologiche per analizzare il personaggio nella sua interiorità (come Flaubert). Inizia quindi la destrutturazione del romanzo: vede contributi anche in Italia: ● Il piacere di D’Annunzio: romanzo lirico, ovvero la trama si svolge in episodi, non c’è la compattezza del romanzo tradizionale (Verga, Manzoni). D’annunzio trasforma il narratore, che si riflette in 3 posizioni: o Andrea Sperelli che ci racconta gli eventi come li ha vissuti, narratore inattendibile D’annunzio narratore che si sdoppia o Quello che vede il fallimento dell’esteta o Quello che rimane legato all’estetismo ● Una vita di Svevo: la prima parte di impostazione naturalistica (l’ambiente è descritto in modo preciso, delineato nelle componenti sociali in cui abbiamo il personaggio), nella seconda parte emerge l’interiorità del personaggio. Svevo è passato attraverso il naturalismo e il verismo per rinnovarli ● L’esclusa di Pirandello: mantiene ancora le strutture narratologiche. Pirandello entra nel contenuto per esprimere qualcosa di nuovo, emergono temi come la maschera che viene data a Marta dalla realtà soggettiva degli altri personaggi, l’ambiente la cristallizza in una maschera. È considerata esclusa da quando è ritenuta adultera, la maschera che ci danno gli altri è più potente della realtà oggettiva. Tema dell’assurdità dell’esistenza: ti rendi conto dell’assurdità quando realizzi la maschera che la società ti ha dato. La vita è un flusso continuo ma la società ti obbliga a chiudersi in una maschera. Marta è il primo personaggio pirandelliano che si rende conto dell’assurdità dell’esistenza. Ha la maschera di moglie e di adultera ma quando fugge non ne ha più nessuna. Questo dimostra come tu non possa toglierti la maschera, nonostante tu non riesca a vivere, devi imparare a sopportare la maschera perché gli altri che non se ne rendono conto non capiscono la tua condizione. ● La carriola di Pirandello: in questa novella un signore con una vita dignitosa, sul treno di ritorno da un breve viaggio di lavoro, vede scorrere il panorama e ha un’intuizione (l’epifania di Joyce): la vita è uno scorrere continuo ma noi siamo obbligati a chiuderci nella forma. Il protagonista in questo momento impazzisce, ma poi come Marta, capisce che deve tornare a casa. A casa ogni tanto, nei momenti di follia temporanea, chiude lo studio e prende le zampette della cagnolina e la fa girare per la stanza facendo la carriola. Folle = emarginato dalla società ● Senilità di Svevo: la destrutturazione prosegue, in questo romanzo la vicenda è compatta ma la focalizzazione è concentrata su Emilio Brentani, il contesto e l’ambiente passano in secondo piano. Nei successivi 25 anni Svevo lavora su un romanzo destrutturato per rappresentare la malattia dell’esistenza (inettitudine, quella che per Pirandello era l’assurdità della maschera) tutta la vita, ciò che Pirandello non ha mai avuto, lo stimola a scrivere ed è ispiratrice del personaggio di Augusta, la moglie di Zeno Cosini. Lavora con successo, nel frattempo nel 1892 aveva pubblicato a proprie spese il suo primo romanzo Una vita, che non aveva avuto successo, come Senilità. Deluso da questo insuccesso, Svevo dichiara di abbandonare la letteratura e di volersi dedicare solo a suonare il violino. Una prima svolta importante avviene nel 1906 quando conosce Joyce, che era a Trieste, da cui prende lezioni di inglese e diventano amici scambiandosi idee e giudizi sul lavoro letterario, che hanno molta importanza per entrambi. Altra svolta importante è il suo interesse per la psicanalisi, dal 1910, spinto dal fatto che il cognato, malato di nevrosi, è in cura da Freud. Traduce e sintetizza alcune fra le maggiori opere freudiane. Finita la guerra torna al giornalismo e ricomincia a scrivere pezzi letterari, il conflitto lo ha segnato moltissimo, ha la sensazione che il peggio deve ancora arrivare, visione esistenziale drammaticamente cupa. Nel 1919 inizia La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, opera che inizialmente la critica italiana trascura, ma quella francese lo saluta con entusiasmo e nasce il “caso Svevo”: le sue opere vengono rilette e rivalutate, articolo importantissimo a tale proposito è Omaggio a Italo Svevo (1925) di Montale, che capisce subito la portata fondamentale dei romanzi dello scrittore triestino. Così Svevo sull’onda dell’entusiasmo riprende l’attività letteraria e inizia a scrivere il suo quarto romanzo Il vecchione e la fanciulla, che racconta la storia di un uomo avanti negli anni, tanto potente da pretendere il vero amore di una fanciulla. Ma nel 1928, muore in un incidente automobilistico. OPERE Nel 1892 pubblica Una vita. Nel 1898 pubblica Senilità. Poi smette di scrivere per 25 anni e in seguito pubblica La coscienza di Zeno (1923). In questo periodo continua a pensare come proporre l’inettitudine, infatti scrive un romanzo di respiro europeo. Amicizia con Joyce, che sta scrivendo L’Ulisse, pubblicato poi nel 1919. Incontro con Freud (non proprio di persona ma comunque con le sue idee), da cui va il cognato Svevo 🡪 rimane ne affascinato. Quando pubblica La coscienza di Zeno, negli anni venti, la critica italiana tace. Due anni dopo la critica francese lo legge e lo rivaluta, anche i primi due romanzi. Nel 1925 Montale legge i tre romanzi di Svevo e per questo gli dedica il saggio Omaggio a Italo Svevo. Svevo inizia a scrivere Il vecchione e la fanciulla ma muore improvvisamente in un incidente d’auto nel 1928. Collegamento con latino: inettitudine sveviana con Pompeo di Lucano. Una vita pag. 810 Nel 1892 Svevo pubblica il romanzo Una vita a proprie spese. Quando Svevo scrive questo romanzo lavora come impiegato di una banca, è la prima volta che uno scrittore ha una formazione borghese. Il protagonista è Alfonso Nitti, un giovane che viene dalla provincia che ottiene un lavoro dignitoso in una banca triestina (Trieste per la prima volta fa da sfondo a una vicenda, è una città di cultura Italo-Europea, più aperta alle suggestioni che vengono dal Nord Europa. Alfonso fa fatica a integrarsi perché ha dei sogni (come diventare un grande scrittore), mentre i colleghi sono devoti al riconoscimento del lavoro, far piacere al signor Maller (proprietario della banca). Il protagonista invece ha dei sogni al di là del lavoro. Un giorno fa un incontro importante: a una cena conosce Annina, la figlia del proprietario. Anche lei ama la letteratura e lui si confida con lei. Alfonso però dovrà allontanarsi dalla città perché la madre si era ammalata e poco dopo muore. Quando torna a Trieste non è più lo stesso, fa ancora più fatica a integrarsi, soprattutto con gli impiegati che sono sicuri di sé, fa fatica anche con Annina. Siamo in un preciso contesto socio-economico, contestualizzazione lavorativa, caratterizzazione a tutto tondo del personaggio. Fino ad ora quindi questo potrebbe essere l’inizio di un romanzo di impostazione naturalista, ma nell’ultima parte cambia radicalmente. Si allontana definitivamente da una possibile impostazione naturalistica per diventare un romanzo che affronta per la prima volta il tema dell'inettitudine (termine letterario) e il tema del male di vivere. Alfonso si rende conto che non gli interessa più nulla, ha una malattia interiore che gli toglie la volontà e la capacità di vivere. C’è qualcosa nell’esistenza davanti alla quale lui è disarmato, gli manca questo stimolo a vivere. Si chiede “Cosa vivo a fare?”, secondo Darwin la lotta è una parte intrinseca dell’esistenza ma in questo caso lui non deve combattere contro un nemico esterno, lo ha dentro, nella mancanza di voglia di vivere. Quindi si suicida. Figura dell’inetto contrapposta al vinto verghiano: - Alfonso, inetto sveviano, vinto dall’interno - Ntoni, vinto verghiano, vinto dalle condizioni esterne dell’ideale dell’ostrica 3 inetti sveviani: ● Alfonso Nitti in Una vita ● Emilio Brentani in Senilità ● Zeno Cosini in Coscienza di Zeno In comune hanno questa malattia dell’inettitudine ma la affrontano in maniera diversa, solo Alfonso Nitti si toglie la vita. Altri suicidi: - Madame Bovary di Flaubert, meschinità del personaggio - Anna Karenina di Tolstoj. Siamo in un contesto completamente diverso e lontano, la nobiltà russa di fine ‘800. Anna si innamora di un uomo nobile, ma non potendo divorziare e non volendo rinunciare al figlio ha una relazione clandestina. Infine scapperà con l’amante ma rinunciando al figlio, questo la distrugge. È distrutta dalle sue scelte 🡪 si toglie la vita. Suicidio molto vistoso ma non per mettersi in mostra (si getta sotto una locomotiva). - Werther di Goethe. Suicidio più stoico e appariscente. Senilità pag. 817 Romanzo pubblicato nel 1898. Il titolo viene dal termine senile, che vuol dire anziano, ma in questo caso si intende una forma di età non tanto anagrafica quanto più mentale. Romanzo dolente e doloroso (anche questo non l’ha letto nessuno). Emilio Brentani, di 35 anni, vive modestamente ma bene, ha un modesto impiego in una società assicurativa di Trieste. È una persona che si accontenta, vive con la sorella Amalia, che lo accudisce. La sorella è una zitellona, termine usato sia in senso ironico che dispregiativo, nonostante lei si senta tale. Abbiamo abbandonato i salotti di Andrea Sperelli e siamo arrivati in un contesto novecentesco e molto simile all’attuale. I due hanno un amico di nome Stefano Balli, personaggio ispirato al pittore Umberto Veruda, amico di Svevo. Stefano è un artista, un bell’uomo, sicuro di sé, con una personalità forte ed accentuata, molto fortunato con le donne ed è l’amico perfetto per Emilio Brentani, che aiuta facendolo ragionare sulla concretezza della vita. Emilio perde letteralmente la testa per una tal Angiolina, una ragazza che proviene per un ceto sociale più basso. Questa ragazza è fisicamente molto appariscente (per questo viene soprannominata "l'Angiolona"). È poco intelligente e poco colta ma molto astuta, sta andando a caccia di un “buon partito”. Stuzzica Emilio e lei per un periodo della sua vita lo tiene come l’amico da cui farsi fare dei regali. Si diverte a farsi corteggiare. Lui ingenuamente perde letteralmente la testa. Lei ha anche avuto modo di conoscere Stefano, al quale si “offre”. Stefano però aveva capito sin da subito con chi aveva a che fare e cerca di far ragionare l’amico Emilio. L’amicizia tra i due vacilla, ma Stefano si stufa di mettere davanti l’amicizia e per questo allenta le visite alla casa dei fratelli Brentani. Nel frattempo Amalia si era innamorata di Stefano e rimane profondamente segnata dalla mancanza di lui si dà all’alcol, quello per pulire gli armadi e 🡪 muore di cirrosi epatica. Emilio a questo punto è totalmente solo. Si chiude sempre di più alla realtà. Come ultimo gesto cerca Angiolina, che nel frattempo si è fidanzata con un ricco signore. Lui non crede ad una parola e continua ad idealizzarla. Incapacità di vedere la realtà per quello che è. Precoce senilità. Inettitudine. Si chiude in se stesso, in un mondo di sogni. In Senilità c’è già quella punta di ironia ed amarezza che caratterizza Svevo. La struttura psicologica del protagonista pag. 818 Mentre in Una vita il protagonista Alfonso Nitti almeno nella prima parte del romanzo è inquadrato in un preciso contesto economico della sua attualità, in Senilità il quadro sociale non è più così preciso. Svevo lo toglie perché vuole far emergere l’impostazione psicologica del romanzo. Questo tipo di impostazione è pesante per il lettore italiano di quel momento (all’estero invece erano abituati da decenni con scrittori come Tolstoj, Proust, Dostoevskij). L’inetto e il superuomo pag. 819 Quando Svevo pubblica Senilità sono gli anni in cui d’Annunzio aveva letto e interpretato a suo modo Nietzsche e il superuomo. Dopo d’Annunzio e il suo romanzo Il piacere la figura del superuomo è il protagonista di tutti i romanzi che seguono. Questa figura ha caratteristiche diametralmente opposte dell'inetto sveviano: forgia sé stesso come essere eccezionale, in grado di guidare gli altri (duce). Con d’Annunzio abbiamo anche la figura del poeta tribuno, che guida l’intera nazione. Quintessenza del vitalismo (volontà di potenza di Nietzsche). Per Svevo invece l’inetto è l’altra faccia dell’esteta, non sente il vitalismo, è l’antitesi del superuomo. Qualche critico sostiene che l’esteta e il superuomo contengono già un po’ dell’inetto sveviano. Nel 1940, quando l’Italia entra in guerra, abbiamo lo smascheramento della crisi esistenziale. La coscienza di Zeno pag. 827 In questo romanzo vengono messi a fuoco i due temi che già erano presenti nei primi due romanzi: l’inettitudine alla vita e la malattia. Dal punto di vista letterario l’inettitudine è sinonimo di malattia, questa crisi dell’uomo è anche un denominatore comune con Pirandello. Qui la figura dell’inetto si delinea meglio (perché nel frattempo ha conosciuto il pensiero di Freud) e assume contorni positivi: prendendo spunto dai suoi due maestri, Darwin e Schopenhauer, Svevo vede in Zeno un contemplatore che rinuncia alla lotta, non si è integrato nel proprio ambiente sociale, ma conserva la disponibilità al nuovo, al futuro, al potenziale evolutivo nel quale consiste l’essenza stessa della vita (al contrario di Nitti e Brentani che non hanno disponibilità al futuro). La condizione di questo personaggio è la malattia, (Svevo intende disadattamento, sconfitta) che ad una analisi svincolata dalle convenzioni appare come la vita stessa in quanto intreccio di ambiguità, di conflittualità, di sviluppo verso una meta incerta, sintomo della crisi dell’uomo e della società moderna. Per Svevo la malattia è tutto questo, ma è anche il presupposto essenziale per analizzare sé stessi e la vita, per porsi in un atteggiamento di tensione conoscitiva, di consapevolezza. Il romanzo viene scritto subito dopo la guerra, quando era ancora presente la realtà della distruzione resa possibile dagli ordigni creati dall’uomo, su cui Svevo medita molto fino a concepire un Progetto di pace universale. La novità più evidente è che siamo davanti a una nuova tipologia di romanzo, non più costruito sui fatti e sulla trama ma sul personaggio, nuovo e dal carattere aperto e non definibile. Le strutture narratologiche del romanzo tradizionale vengono intaccate e cambiate (tempo, focalizzazione, narratore, rapporto tra fabula e intreccio). Vengono usati gli strumenti della psicanalisi e quindi nella sostanza ambigua e contraddittoria dell’inconscio. La teoria della psicoanalisi viene utilizzata come strumento conoscitivo che VITA pag. 892 Luigi Pirandello nasce nel 1867 ad Agrigento (Grigenti) da una famiglia di agiatissime condizioni borghesi. Ha un difficile rapporto con il padre. A proposito di rapporti difficili con i padri: Kafka ha lasciato una lettera al padre, certe riflessioni dei suoi romanzi (La metamorfosi) derivano dal rapporto con il padre. Questi padri rappresentano la cultura ottocentesca, autoritari. Alcuni dati della biografia di Pirandello vengono raccontati da Camilleri ne La biografia del figlio cambiato, in cui aggiunge anche del vero poetico. Camilleri è molto legato ai grandi autori della sua terra, il titolo della biografia viene dal fato che il rapporto con il padre fa sentire Pirandello un figlio cambiato. Questo termine viene da una leggenda siciliana: una strega scambia i propri figli brutti con quelli belli, le famiglie i devono tenere il bambino finché la strega non viene a riportarti il tuo. Il padre di Pirandello è un dirigente delle miniere di zolfo, dà la possibilità al figlio di stabilirsi a Roma per studiare letteratura. Trascorre un periodo di studi a Bonn dove conosce la letteratura nordica. Inizia a ottenere successo solo negli anni ‘20 del Novecento, prima vive come può. Nel 1893 inizia a scrivere L’esclusa. Sposa Maria Antonetta Portulano con un matrimonio combinato. Lavora come un insegnante. Nel 1903 una miniera di zolfo i cui il padre aveva investito tutto il patrimonio si allaga, questo causa la rovina di tutta la famiglia. Alla notizia del fallimento la moglie con la salute mentale fragile sviluppa una malattia psichica che si manifesta con la gelosia. Si innamora dell’industria cinematografica e negli ultimi anni della sua vita si dedica alla sceneggiatura del Fu Mattia Pascal. Secondo Pirandello il cinema è la forma d’arte perfetta che riesce a rendere la frantumazione del reale, frantumando le scende. Come Svevo fa parte del tema della declassazione dell'artista: dopo il fallimento passano dall'alta borghesia alla piccola borghesia, questo fa anche vivere a Pirandello la sua vita familiare come una trappola. Pirandello, essendo all’interno della borghesia è un osservatore privilegiato dei meccanismi di questa classe sociale. Parla perciò di crisi dell'uomo, dell'individuo borghese, dovuta alla condizione della sua vita (borghese). Durante la prima guerra mondiale Pirandello si schiera a favore degli interventisti, rendendosi conto dell'atrocità della guerra sulla pelle del figlio (Stefano) fatto prigioniero dagli austriaci (poi liberato). Questo fatto fece ovviamente peggiorare le condizioni della moglie che viene ricoverata in una clinica dove rimarrà fino alla morte; finalmente Pirandello tira un sospiro di sollievo. Finisce la guerra e nel 1920 finalmente il teatro di Pirandello inizia a essere conosciuto. Un esempio di opera teatrale è Sei personaggi in cerca di autore, in cui non esiste separazione tra la scena e il pubblico. In seguito fonda una compagnia, si lega a Marta Abba per cui scrive alcune opere. Dopo il delitto Matteotti si iscrive al partito fascista. Nel 1934 ottiene il Nobel per la Letteratura. Pirandello era consapevole che poi il cinema avrebbe sostituito il teatro. Nel 1936, mentre era a Cinecittà per le riprese del Fu Mattia Pascal si ammala e muore. pag 965 collegamento con arte OPERE Pirandello usa personaggi pirandelliani femminili anche per denunciare la condizione femminile, la donna è più schiacciata dalla maschera e dalle convenzioni. Gli squilibri mentali sono più visibili nei personaggi maschili, le donne trovano una scappatoia più umana. Pirandello riceve il Nobel per aver colto la frantumazione dell’uomo del Novecento. Personaggi pirandelliani “sani”: - Marta Ayala di L’esclusa - Livia di La ragione degli altri (Se non così) - Il professore di Pensaci, Giacomino! TEATRO DI PIRANDELLO pag 285-86 Nel 1879 Henrik Ibsen, in Norvegia, scrive un'opera diventata poi molto famosa: Casa di bambola. È la prima opera femminista, che si occupa della condizione femminile. Un aspetto che ha colpito Pirandello è stato lo scardinamento della figura/maschera della moglie. La protagonista è Nora, l'autore mette in scena per la prima volta la frantumazione della maschera dalla quale la protagonista cerca di uscire. Nora è una giovane moglie e madre, ligia ai doveri domestici. A un certo punto, per una serie di circostanze (marito malato, non può lavorare) cerca di aiutare economicamente la famiglia chiedendo un prestito. Sarebbe normale in una coppia l'aiuto reciproco, ma quando il marito guarisce e torna a lavorare si offende per il gesto di Nora. Si offende perché Nora non è più la bambola, ruolo che tutti le hanno assegnato (è carina, tiene la casa, è legata ai bambini). Nora perciò prende una decisione forte (questo costerà all'autore uno scandalo e un'accusa in tribunale): lei se ne va, in cerca di un lavoro e indipendenza, lasciando i figli al marito. In quest'opera Ibsen frantuma la maschera, stessa azione che fa Pirandello nel teatro ma in un ambientazione norvegese. All'accusa in tribunale l'autore si difende dicendo che voleva criticare Nora. pag 971 Per Pirandello, quella che nella prosa viene definita arte umoristica corrisponde nel teatro all'arte del grottesco. L'arte umoristica frantuma la maschera, mentre il grottesco è il meccanismo che svuota il dramma borghese: svuota il romanzo borghese di impianto naturalistico, analizza una fetta di società borghese (come i naturalisti) ma attraverso i rapporti che ci sono all’interno. Pirandello parte da questo con un personaggio pirandelliano che mostri allo spettatore l'ipocrisia dietro le forme e maschere convenzionali della società. Due opere teatrali di Pirandello di questo tipo, in cui isola il personaggio che svela il grottesco (la falsità delle maschere e forme in cui la società borghese costringe le persone) sono: Pensaci, Giacomino! del 1916 e Così è (se vi pare) del 1918. Nella prima il professore fa una scelta assurda ma non gli interessa essere chiamato cornuto. Nella seconda opera la signora velata di Il signor Ponza e la signora Frola aggredisce tutti per arrivare alla verità dietro la maschera: la loro è ipocrisia, bisogna invece avere pietà e capire la condizione degli altri. Lei è il simbolo del relativismo assoluto, non esiste un'unica verità o interpretazione della realtà. Pirandello prosegue con la rivoluzione teatrale, solo in pochi lo capiranno (tra cui Antonio Gramsci). pag 989 Negli anni '20 scrive Sei personaggi in cerca d'autore (1921), per Pirandello il teatro non può rendere la disorganicità dell'uomo, non riesce a rappresentare il reale. Negli stessi anni Joyce dice che il romanzo non può.... Sei personaggi in cerca di autore È un'opera difficile, si basa sull'immaginazione di Pirandello: compaiono i personaggi che chiedono di dare vita alle loro storie, operazione che però non riesce a fare nella commedia. È un esempio di metateatro ovvero teatro nel teatro, riflette sul proprio modo di rappresentare la realtà. I personaggi arrivano e cercano degli attori che rappresentino la loro storia, ma nessuno ci riesce. Avviene un dramma: una bambina annega nella vasca di scena, questo ribalta finzione e fantasia, non si capisce più cosa è reale. Il teatro pero per Pirandello non riesce a rappresentare l'intricato rapporto tra finzione e reale. Enrico IV pag. 990 Nel 1922, un anno prima de La coscienza di Zeno Pirandello pubblica l'opera teatrale Enrico IV. Il protagonista, nel flashback raccontato nella scena, era un giovane benestante e un po' particolare. È adorato da tutti per la sua intelligenza e creatività, ma anche visto con sospetto. Nella sua villa in Umbria dà una festa alla quale gli ospiti devono venire vestiti come la corte di Enrico IV (interpretato dal protagonista). L'amico Belcredi è invidioso perché la dama più bella (Matilde) è di Enrico. Belcredi fa sì che l'amico cada da cavallo, battendo la testa va in coma. Quando si sveglia pensa di essere veramente Enrico IV e viene etichettato come folle dalle persone che lo circondano, la famiglia lo fa vivere veramente in un ambiente regale per sostenere la sua versione. Dopo 13 anni guarisce, è la parte più tragica della vicenda: si rende conto di essere stato fossilizzato in una maschera. Ma non se la sente di comunicare che è guarito. Alcuni critici hanno interpretato questa scelta come una chiusura nella maschera a causa dell'invecchiamento. In seguito i parenti mettono in scena una mascherata come quella di 20 anni prima per far rinsavire il protagonista. Enrico è già rinsavito ma è sempre stato un uomo particolare, personaggio pirandelliano portato all'estremo. Si rende conto del tempo che è trascorso, prova un dolore così grande che lo sdoppia: - Dolore della persona che si rende conto di aver sprecato la sua intera esistenza. Si vede nello specchio della vita che gli altri hanno creato per lui - Dall’altra parte rifiuta le maschere, velando la finzione che c’è dietro di esse. L’antagonista Belcredi pensa di aver capito tutto, è un finto ipocrita (come Matilde) Durante questa serata in Enrico prevale la passione: abbraccia Frida, figlia di Matilde e bella quanto lei, che rappresenta la bellezza della giovinezza perduta. Lei si spaventa, non capendo il motivo dell’abbraccio. Belcredi cerca di separarli, Enrico IV improvvisamente prende una spada dei valletti e uccide Belcredi. In quest’episodio la finzione e la realtà si fondono, dovrebbe essere una spada di scena ma è letale per Belcredi. Enrico IV si rinchiude definitivamente e consapevolmente nella follia, nell’impossibilità di vivere. L’esclusa pag. 923 Scritto nel 1893, ma aspetta 9 anni per pubblicarlo nel 1902. Inizialmente il titolo era Marta Ayala, la protagonista del romanzo. La storia ruota attorno alla storia di Marta, una donna borghese siciliana che va in sposa a un signore più avanti con gli anni. Questo matrimonio soffoca i sogni della ragazza, come quello di diventare un’insegnante (aveva il diploma di maestra). Durante un incontro di società si ferma a parlare con un uomo, tornata a casa la famiglia di lui la nomina come adultera e la esclude. Vediamo come la realtà soggettiva della figura dell’adultera le viene affibbiata, le viene data la maschera dell’adultera. Nella seconda parte del romanzo scappa in un’altra città, dove riesce a lavorare e ad avere una sua indipendenza. Qui rincontra l’uomo dello scandalo e i due hanno una breve relazione da cui lei rimane incinta. La madre del primo marito però muore e quest’ultimo perdona la moglie, riaccogliendola in casa. Pirandello in quest’opera coglie la differenza tra realtà oggettiva e soggettiva, il romanzo si deve occupare solo di quest’ultima. Il fu Mattia Pascal pag. 929 Romanzo pubblicato nel 1904. Il protagonista si chiama Mattia Pascal, un giovane che nella sua vita quotidiana non va molto d’accordo con la moglie e la suocera, non riesce a ribellarsi alla maschera. Un giorno in treno, tornando dal casinò di Montecarlo (ha vinto una notevole somma), legge sul giornale che durante questa sua assenza è stato trovato un cadavere identificato come suo. Pensa che la fortuna lo abbia colpito: è un’occasione per uscire dalla maschera di marito o genero. Mattia Pascal esce dalla maschera di Mattia Pascal. Riga 29 “vertigini e capogiri” che prova l’uomo pirandelliano davanti all’abisso dell’esistenza🡪 Ciaula scopre la luna pag. 909 Questa è una novella pubblicata per la prima volta sul corriere della sera nel 1912, due anni dopo ripubblicata nel volume Le due maschere, riunito successivamente in Novelle per un anno. Le novelle sono tipiche della produzione di Pirandello, lo accompagnano sempre nella sua produzione. La necessità di vendere le novelle nasce dalla necessità di guadagnare a causa di un problema finanziario. Inizialmente non ha successo con i suoi scritti. Alcune novelle sono spunto per poi diventare opere teatrali (Pensaci Giacomino!). Ciaula scopre la luna è un omaggio a Verga (è molto legato a questo autore della sua stessa terra) e un superamento dei moduli veristici di verghiani. Ciaula come Rosso Malpelo viene sfruttato dai compagni di lavoro, lavora in una cava ma a differenza di Malpelo non c’è traccia della tecnica dell'impersonalità. Pirandello vuole coinvolgere e sorprendere il lettore mentre Verga mantiene più distacco tra autore e narratore, non crede che si possa intervenire sulla realtà. Pirandello è al di là di tutto questo, non mette in discussione l'aspetto economico e sociale, si concentra sull’aspetto umano e esistenziale. Pirandello non usa la tecnica dell'impersonalità, vuole attirare l'emozione sull'aspetto esistenziale e umano del protagonista. C’è un narratore esterno che racconta immedesimandosi nei personaggi, portavoce dell’emozione che l’autore vuole trasmettere. Il protagonista è costretto a lavorare nel buio (anche di giorno) delle cave, ha paura del buio della notte, non ha mai visto la luna.. una notte la vede e gli sembra enorme. Da riga 162 alla fine parte più importante. 🡪 Teme la luna, ma invece è accogliente. La luna rappresenta la rinascita. Ciaula è un essere innocente, disumanizzata da come la trattano gli altri, ma ora subisce una umanizzazione. Alla fine entra in un legame con la natura, si sente parte di lei. Ci si allontana dal tipico tema della maschera. Il treno ha fischiato pag. 916 Da Novelle per un anno, il Protagonista Belluca si ribella alla vita insostenibile che deve fare e per questo viene etichettato come pazzo. Anche qui riprende il tema della maschera. Pubblicata sul Corriere della sera e poi successivamente inserito nella sezione La trappola (come se la maschera fosse una prigione di Novelle per un anno. La novella ruota intorno al protagonista, Belluca, un modesto ma operoso impiegato che lavora giorno e notte. Ha una paga assai modesta, lavora più che può (anche di notte) per poter mantenere la sua famiglia: la moglie, la suocera e la sorella e le due figlie vedove con i figli. Le figlie non lavorano e si lamentano tutto il giorno, Belluca è una persona onesta che viene bullizzata anche al lavoro. Il capo ufficio che pur lo considera un buon impiegato spesso lo maltratta. Una notte improvvisamente sente un fischio di un treno, è un fischio che già aveva sentito ma quella notte determinate condizioni fanno sì che il fischio lo renda consapevole che non sta vivendo la sua vita. Subito si sente perso e disperato, poi è come se impazzisse. Il giorno dopo va in ufficio ma non lavora, il capoufficio si offende perché a fine giornata non consegna il lavoro ma lui a questo giro reagisce per la prima volta. I colleghi accorrono e pensando sia impazzito lo fanno rinchiudere in manicomio. Ad un certo punto si rende conto che la figlia e la moglie avevano bisogno di lui, quindi torna al lavoro facendo un patto con il capoufficio per potersi prendere dei momenti in cui viaggiare con la fantasia. L'ironia pirandelliana è ciò che mette in luce la frattura tra apparenza e realtà. Anche Svevo userà l'ironia. In questa novella non si capisce chi sia il narratore, si sa solo che è esterno e non può essere l’autore altrimenti rappresenterebbe il suo punto di vista, ma Pirandello non crede che esista solo un punto di vista. Il narratore si scopre essere il vicino di casa, narratore esterno non identificabile (anonimo), ma che si presenta con la focalizzazione interna che gli consente di mostrare tutte le sfaccettature dei personaggi. Gli spazi bianchi lo dividono in sequenze. I colleghi vanno a trovare Belluca per l’apparenza, per farsi vedere. Riga 109-fine parte più importante. Riga 9 E VOLEVANO SEMBRARE AFFLITTI ironia, ipocrisia svelata🡪 Riga 19 NATURALISSIMO emerge il narratore Pirandelliano che va oltre la maschera e cerca di capire cosa🡪 ci sia oltre la maschera e il motivo della sua situazione. Riga 27 CIRCOSCRITTO i colleghi invece che andare oltre l'apparenza lo chiamano circoscritto (persona 🡪 limitata e poco intelligente, una maschera) Vi è una particolare attenzione alla crudeltà. Riga 45 VISO GLI SI FOSSE ALLARGATO metafora per far capire che ora ironia (crollo di una montagna)🡪 Riga 46 metafora per indicare il fatto che la sua mente si apre. Riga 88 sembra di riuscire a capire come il narratore viene a sapere i fatti, ma la svela.🡪 L'unico che mostra un po' di dolore è il suo vicino (narratore). Riga 89 SCONCERTATO narratore pirandelliano, accoglie la notizia in silenzio 🡪 Riga 101 chi si ferma alla prima impressione pensa che Belluca sia matto, il narratore invece può 🡪 comprendere perché sa cosa c'è dietro, solo chi prova il sentimento del contrario comprende la condizione di Belluca. Riga 107-08 MOSTRO parola chiave🡪 Riga 109 descrizione umoristica – grottesca, climax ascendente (punteggiatura)🡪 Pag 921 leggere analisi Un’arte che scompone il reale pag. 901 Righe importanti 27-39 Passo tratto dal saggio L’umorismo, scritto nel 1908. Ebbe risonanza a livello europeo e internazionale perché considerato uno dei più importanti del Novecento perché affronta poetica, pensiero, concezione dell’arte di Pirandello attraverso il tema della crisi dell’uomo novecentesco che percepisce il reale frantumato, non più organico, puntualizzando l’aspetto sull’interiore dell’individuo. Questo percorso è iniziato con Flaubert attraverso le posizioni soggettive di Emma Bovary, in Mattia Pascal abbiamo la disgregazione dell’individuo: il contrasto tra la vita che è un flusso continuo e la maschera che ci rinchiude e non ci dà scampo. Pirandello usa il narratore scomposto di Mattia-Adriano: per affrontare la frattura tra vita e maschera propone di aiutare il lettore attraverso il personaggio. Avvertimento del contrario = avverto che la donna è esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere. La ragione suggerisce di andare oltre la maschera e capire il perché si vesta in quel modo. Differenza tra comico e umoristico: comico è qualcosa di buffo e per cui ridi, il lettore pirandelliano invece si chiede il perché, il motivo profondo che c’è dietro, perché è consapevole della maschera che ciascuno ha. La pietà che prova il lettore pirandelliano non è quella cristiana, penetra oltre il significato apparente. Negli stessi anni Benedetto Croce (critico dell’arte occidentale) sostiene che l’arte sia pura intuizione. Per Pirandello l’arte ha una funzione umoristica, scompone il reale e ti fa vedere gli aspetti dello stesso. Da riga 40 (non in programma): barriera = maschera, altra sfumatura, anche noi stessi ci mettiamo una maschera. Ciò che emerge dall’individualità relativa riflette anche su un altro aspetto. Questo concetto è tratto da ciò che dice il medico francese Alfred Binet, che prima del periodo dell’umorismo (periodo prefreudiano) hanno sviluppato la teoria della personalità, confederazione delle anime. Collegamento con Sostiene Pereira: quando Pereira sta affrontando un cambiamento e qualcuno gli spiega la confederazione delle anime. Riga 41 individualità relativa: le maschere interiori cambiano in continuazione, è necessario che il🡪 mio egemone prenda il sopravvento. Nella teoria della confederazione delle anime una personalità guida le altre ma è un’illusione che possa essere definitivo perché non è detto che un’altra non prenda il sopravvento. Da adulti è doloroso quando cambia l’io egemone: Pereira soffre molto. Secondo Pirandello le nostre sfumature continuano a vivere in noi ma non ne siamo consapevoli Riga 66 vita = flusso continuo, non abbiamo valori o punti di riferimento.🡪 Il filosofo mancato e la tragedia impossibile pag. 1003 Emerge l’ambiguità della maschera e della follia: la maschera serve a proteggersi dal male del mondo, questo slancio per abbracciare Frida viene scambiato per un’aggressione. ESTRANIATI tema della maschera, il percorso che Pirandello ha fatto da Marta Ayala a Enrico VI🡪 Righe 85-95 righe più importanti🡪 Caricatura della seconda mascherata = è la vita stessa, tutti recitano una parte Riga 86 pagliacci involontari🡪 Guido Gozzano Guido Gozzano nasce nel 1883, figlio di una famiglia di Torino. È un poeta definibile antidannunziano, anche se prima è stato travolto e affascinato da questa corrente. Nel 1889 infatti viene pubblicato Il piacere di D’Annunzio e Gozzano si innamora dell’estetismo dannunziano, tanto che lo corrode, ma quando se ne rende conto è troppo tardi e cerca di uscirne fuori, ma ormai lo ha reso impotente ad amare e a provare affetto. La via del rifugio (1907) e Colloqui (1911) sono due raccolte pubblicate da Gozzano. Dal punto di vista della formazione, da giovane era stato indirizzato verso la facoltà di giurisprudenza ma lascia gli studi. Legge poeti e filosofi francesi. Ha una relazione con Amalia Guglielminetti, una donna simile a lui, donnavamp, soffre del male dell’anima e cerca una via di autenticità dopo aver ammirato l’estetismo. Nessuno dei due però riesce in questo obiettivo. Anche lei è una poetessa, i due si scrivono molto, soprattutto lettere, comunicano più con quelle che di persona. Gozzano quando se ne rende conto cerca di uscire dalla malattia dell’estetismo (per questo il titolo della raccolta è La via del rifugio), al contrario di Sperelli nel romanzo di D’Annunzio che ne rimane sopraffatto. Per recuperare la fisicità degli oggetti Gozzano abbandona: - Il vitalismo - Il lessico prezioso 🡪 usa un lessico preciso per descrivere la realtà oggettiva - Il panismo Usa un linguaggio e uno stile prosaico (usa termini di uso quotidiano) e prosastico (utilizza le poesie come brevi racconti). Mantiene un distacco ironico ma non riesce a recuperare del tutto la fisicità dell’esistenza. TESTI Totò Merumeni pag. 781 Poemetto che appartiene alla raccolta dei Colloqui del 1911, si colloca quindi nei primi 15 anni del secolo, in cui il tema di fondo degli artisti è la crisi del ruolo dell’artista e si estende anche alla crisi di identità dell’individuo, dell’uomo del Novecento. Il primo ad aver parlato di crisi era stato Baudelaire, i simbolisti portano avanti questo concetto, esprimono il disagio dell’artista che nel Novecento inizia ad essere il disagio dell’individuo davanti alla realtà che i frantuma. Mallarmé nella poesia Un colpo di dadi non abolirà mai il caso affronta il tema della frantumazione del reale. Altri artisti a cui subito non viene data importanza ma che poi vengono riscoperti, che trattano le stesse tematiche, sono Svevo e Pirandello. La signorina Felicità, ovvero la felicità (pag. 769) è una poesia di Gozzano precedente. È una poesia molto lunga, che racconta in prima persona la storia di un incontro (non realmente accaduto) tra Gozzano e Felicita. Lui, essendo malato di tisi, su consiglio del medico va in villeggiatura, incontra una signora di nome Felicita, che rappresenta esattamente ciò che il poeta vuole raggiungere
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