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La vita di Rudol'f Nureev elaborato lineamenti di danza, Dispense di Storia del Teatro e dello Spettacolo

La vita di Rudol'f Nureev, uno dei più grandi ballerini del XX secolo. Nato su un treno in Siberia, Nureev si appassionò alla danza fin da bambino e, nonostante le difficoltà economiche e la disapprovazione del padre, riuscì a diventare un ballerino di successo. Il documento racconta la sua infanzia, la sua formazione, le prime esperienze sul palcoscenico e il suo impatto sulla cultura del balletto durante la guerra fredda.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 19/10/2023

Riikah
Riikah 🇮🇹

4.9

(8)

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Scarica La vita di Rudol'f Nureev elaborato lineamenti di danza e più Dispense in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! Rudol’f Nureev Il ragazzo nato su un treno “I approach dancing from a different angle than those who being dancing at 8 or 9. Those who have studied from the beginning never question anything.”1 Partendo da una remota città degli Urali, grazie alla sua personalità carismatica e ad una totale dedizione nell’eseguire un repertorio straordinariamente vasto, Rudol’f Nureev fu in grado di influenzare le aspettative e la percezione pubblica sul balletto in un epoca di aspra competizione culturale USA-URSS. “In questa breve stagione di relativa libertà e di democratizzazione interna, un giovane ribelle si sentì autorizzato a realizzare il suo sogno di libera espressione divenendo l’icona della guerra fredda”2. Fu il più giovane di quattro figli, unico maschio, nato il 17 marzo 1938 in un treno sulla ferrovia transiberiana verso Vladivostok (più precisamente in un tratto tra il lago Bajkal e le montagne della Mongolia) mentre la madre Farida, incinta di otto mesi, stava viaggiando con le figlie per raggiungere il marito Hamet, commissario politico dell’Armata Rossa. I genitori erano entrambi musulmani, la madre nata nella città antica di Kazan e il padre in un piccolo villaggio vicino a Ufa, la capitale della Repubblica di Baschiria: Nureev si è definito un tartaro, non un russo, ed il temperamento dei tartari è una curiosa miscela di tenerezza e brutalità; “cavallo selvaggio”, nomade per tutta la vita, la sua unica patria sono stati i palcoscenici del mondo. Straniero a ogni regola, ha trovato la sua disciplina nello studio della danza, auspice la maestra di Ufa (capitale della Baschiria) che vide nella sua asocialità la solitudine dell’artista e nelle sue ire il naturale effetto di un’infanzia sofferta e il movente per una rivincita personale e sociale. L’unico sostegno nella vita fu danzare sempre, lavorare per uno scopo. Si ripeteva «è un cattivo soldato chi non aspira a diventare generale».3 “There was nothing in his origins, birth or childhood to suggest where life would take Nureyev.”4 Nureev, chiamato in famiglia e a scuola con il vezzeggiativo Rudik, fin dall’infanzia si appassionò alla musica ma fu solo all’età di sei anni che vide per la prima volta il balletto. Farida Nureyeva con un solo biglietto fece entrare di nascosto tutti i figli per assistere ad una esibizione di balletto patriottico e proprio quel giorno Nureev decise che sarebbe diventato un danzatore, dalle ancora inconsapevoli future doti nelle danze di carattere folkloristiche. Le condizioni in cui viveva dimostravano quanto fosse più povero dei compagni; il cibo scarseggiava, l’inverno lungo e freddo lo faceva ammalare spesso, e delle volte veniva deriso perché non aveva scarpe o indossava i soprabiti delle sorelle. Nureev inoltre non aveva molti ricordi del padre per via del servizio militare del 1946 che lo allontanò dalla famiglia, ma ricordò bene la sua rigidità e l’opinione che aveva sulla danza: un arte poco virile, effeminata, motivo per cui gli proibì di partecipare alle lezioni e lo spronò invece ad una carriera di medico o ingegnere. Fu solo grazie all’appoggio della madre e delle sorelle che dopo i balli popolari a scuola, proseguì lo studio con l’insegnante di danza classica Anna Udal’cova, danzatrice che aveva ballato nella compagnia dei Balletti Russi. A quindici anni iniziò a fare la comparsa nelle produzioni del teatro della città, e ad una tournée a Mosca subentrò per un assolo di danza popolare (sostituendo un ballerino ferito) che però non aveva mai imparato ma solo guardato, eppure lo replicò grazie alla sua sorprendente memoria. Passò anche un audizione per la scuola di balletto Bolshoj ma decise di tentare per la scuola di Leningrado, che si diceva fosse migliore (si erano formati lì Nijinsky, Pavlova e Ulanova) ed era soprattutto residenziale, 1 Dal sito ufficiale The Rudolf Nureyev Foundation: https://nureyev.org/rudolf-nureyev-biography/childhood-in-russia/ (ult. cons. 11 sett. 2023). 2 Lo Iacono Concetta, “Il volo di Tersicore”, Piretti Editore, 2023, Cap. VI, p. 21. 3 Lo Iacono Concetta, “Il volo di Tersicore”, Piretti Editore, 2023, Cap. VI, p. 21. 4 Dal sito ufficiale The Rudolf Nureyev Foundation: https://nureyev.org/rudolf-nureyev-biography/childhood-in-russia/ (ult. cons. 11 sett. 2023). risolvendo così il problema del costo della vita. Con l’aiuto di Udal’cova partecipò alle selezioni della scuola di Leningrado, e a capo della commissione esaminatrice ci fu Vera Kostrovickaja, che notò subito nei suoi movimenti la mancanza di una tecnica sicura e consapevole per trasformarla in una professionale, e davanti a tutta la classe disse: “you’ll become either a brilliant dancer or a total failure – and most likely a failure”5. Nureev capì allora che doveva lavorare più degli altri e sforzarsi continuamente; “every step must be sprayed with your blood”6. Nonostante l’ammissione e il riconosciuto talento c’era chi non lo sopportava, come il maestro e direttore Valentin Selkòv che lo derise continuamente per quanto fosse indisciplinato, e chi invece cercava di aiutarlo come Nikolaj Ivanovskij, esperto di danze di sala, che lo trasferì ad un corso superiore per evitargli il servizio militare. Interessante fu la sua forza di volontà, perché era consapevole che a diciassette anni era ancora privo di capacità e tecniche in confronto ai coetanei che l’avevano già padroneggiate da più giovani, ma ciò fu per lui solo un incentivo, una sfida per acquisire conoscenze e poter superare gli altri (ma in più occasioni aumentò la sua reputazione di essere “difficile”, incorrendo spesso in punizioni solo per poter assistere agli spettacoli). Con l’arrivo di Pushkin, la speranza di Selkòv nel vedere cacciato Nureev va in frantumi: in un primo momento Pushkin ignorò l’allievo, ma una volta conosciuta la sua determinazione e il duro lavoro lo aiutò accogliendolo anche in casa come un figlio, perché rimase affascinato dal carattere e dalle imperfezioni del giovane artista. Nureev sotto la sua guida raggiunse il massimo dei voti, e trovò in lui un maestro che gli permise di rinforzare la muscolatura svolgendo un programma diverso da quello della classe. Entrambi desideravano rendere significativi i movimenti, il fine del danzatore attore. Dopo il diploma fu accolto subito al Kirov e debuttò con la ballerina Natalia Dudinskaya nel ruolo di Laurencia, con grande virtuosismo e forte drammaticità. Danzò anche altri quindici ruoli durante i tre anni (tra cui i protagonisti di Don Chisciotte, Giselle, La Bayadère, La Bella Addormentata e il Lago dei Cigni) portando la propria lettura e ridisegnando anche dei costumi, inoltre volle i collants al posto dei pantaloncini corti e questo alluse molto all’erotismo di Nijinskij. A causa di un infortunio alla caviglia per tutta la carriera avrà dei dolori, ma ciò sicuramente non lo scoraggiò, nemmeno il parere del medico secondo cui non avrebbe mai più ballato. Nureev annunciò un nuovo volto della danza nel teatro, più moderno e performativo, tolse parrucche, eccessi nella gestualità e diede profondità ai principi delle fiabe in una rilettura novecentesca. Ovviamente il suo carattere provocò tensioni nel corpo di ballo perché si sentiva costretto ad accettare consuetudini di necessità per la compagnia, e proprio per questo motivo ci fu l’apertura all’Occidente. Era curioso, assetato di conoscenza, voleva incontrare gli artisti stranieri e studiarne la lingua. Ma questo atteggiamento lo portò ad essere “stigmatizzato come incorreggibile e politicamente poco affidabile […] controllato dalle autorità e minacciato ogni volta di non poter andare più all’estero”.7 Nel 1961 il primo ballerino del Kirov, Konstantin Sergeev, si infortunò e gli fu concesso di sostituirlo all’Opéra di Parigi; tuttavia il KGB lo prese sotto stretta sorveglianza perché al posto di obbedire e tornare in albergo usciva con i ballerini francesi nei locali. Fu all’aeroporto Le Bourget nel recarsi a Londra che gli fu invece dato il biglietto per Mosca; sospettò che non gli sarebbe mai più stato permesso di lasciare la Russia, e decise quindi di chiedere asilo in Occidente, in Francia, fino alla cittadinanza austriaca. Da allora la Russia lo etichettò come “disertore”, “traditore”, “esempio pericoloso” e il suo nome fu eliminato da libri e dizionari, fu il primo dissidente della danza. “Nureyev rappresentò dunque il simbolo di quella libertà che l’Unione Sovietica negava ai cittadini”.8 5 Dal sito ufficiale The Rudolf Nureyev Foundation: https://nureyev.org/rudolf-nureyev-biography/kirov/ (ult. cons. 11 sett. 2023). La frase è anche citata e tradotta nel libro di Lo Iacono Concetta, “Il volo di Tersicore”, Piretti Editore, 2023, Cap. VI, p. 22. 6 Dal sito ufficiale The Rudolf Nureyev Foundation: https://nureyev.org/rudolf-nureyev-biography/childhood-in-russia/ (ult. cons. 11 sett. 2023). 7 Lo Iacono Concetta, “Il volo di Tersicore”, Piretti Editore, 2023, Cap. VI, p. 24. 8 Lo Iacono Concetta, “Il volo di Tersicore”, Piretti Editore, 2023, Cap. VI, p. 24.
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