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Occidente e Stati comunisti dal 1956 al 1968 Capitolo 17 Processo storico vol.3, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

La difficile coesistenza pacifica tra Usa e Urss - Liberalismo - Guerra del Vietnam

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 23/01/2020

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Scarica Occidente e Stati comunisti dal 1956 al 1968 Capitolo 17 Processo storico vol.3 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Capitolo 17- Occidente e Stati comunisti dal 1956 al 1968 Anche il dopoguerra fu <<mondiale>>, il più lungo e il primo a essere ricordato come Guerra fredda. Fu un periodo di tensioni in cui i fenomeni culturali, sociali, economici e di costume iniziarono a generalizzarsi accomunando popoli e Stati: è l’inizio della cosiddetta globalizzazione. Un esempio di tutto ciò fu il 1968, anno in cui in tutto il mondo ci furono movimenti di protesta giovanile che richiedevano un rinnovamento sociale che permettesse di riacquisire la libertà persa nella sfera pubblica e privata e chiedendo diritti universali abbattendo le barriere nazionali, di classe e di genere. 1.La difficile coesistenza pacifica Dopo la Guerra di Corea, i due blocchi crearono una condizione di equilibrio tra Usa e Urss, lasciate da parte le tensioni militari iniziarono a competere sul progresso sociale, economico e tecnologico. I primi passi della coesistenza pacifica Con l’ascesa al potere di Chruscev, dopo la morte di Stalin, la politica estera dell’Urss era più predisposta al dialogo infatti nel maggio del ’55 si arrivò alla firma del trattato di pace con l’Austria e al ritiro delle truppe sovietiche dal suo territorio. Nel luglio dello stesso anno a Ginevra si svolse un in contro tra le potenze vincitrici (Usa, Urss, Regno Unito e Francia) per discutere i rapporti e la questione del disarmo; non ci furono grandi risultati, tuttavia le relazioni internazionali furono più pacifiche. Nel maggio 1955 i Paesi dell’Europa orientale diedero vita al Patto di Varsavia, un’alleanza militare guidata dall’Urss. Il XX congresso del Pcus e il <<disgelo>> Nel febbraio 1956 a Mosca, in occasione del XX congresso del Pcus, Partito Comunista dell'Unione Sovietica, il primo dopo la morte di Stalin, Chruscev annunciò la dottrina della <<coesistenza pacifica>>, inoltre incoraggiò un dibattito aperto dopo decenni di silenzi e terrore: ogni ambito della realtà sovietica divenne oggetto di confronto pubblico, noto come stagione del disgelo. Alla fine del Congresso, Chruscev lesse un rapporto segreto ai delegati del partito in cui denunciava i crimini commessi da Stalin, descrivendo le sofferenze dei comunisti e cercando così di ottenere il loro consenso. Il congresso approvò il documento che denunciava il culto della personalità (assoluta devozione nei confronti di un leader considerato perfetto e infallibile), il cui bersaglio principale era Stalin. Iniziò così un processo politico detto di destalinizzazione. Il 1956 in Polonia Dopo il disgelo in Europa orientale ci fu la liberazione di alcuni dirigenti comunisti sospettati da Stalin di voler rendere il governo socialista dei loro Paesi indipendente da Mosca: uno di questi fu Wladislaw Gomulka, in Polonia un dirigente che mirava a introdurre maggiori spazi di democrazia e riforme a favore della piccola proprietà. Nel giugno del ’56 scoppiò una rivolta operaia in una città della Polonia e in ottobre la capitale Varsavia fu luogo di manifestazioni antisovietiche. Quando il Partito comunista polacco nominò Gomulka segretario, egli concesse ai contadini quote di proprietà privata della terra e cercò di dialogare con la Chiesa cattolica. Il 1956 in Ungheria In Ungheria, nell’estate del 56, le cose andarono diversamente: ci furono proteste popolari, nonostante le dimissioni del leader stalinista del partito, che sfociarono in un’insurrezione armata. Quando salì a capo del governo Imre Nagy, che come Gomulka si era impegnato a risolvere le problematiche legate agli strascichi staliniani, ascoltò le richieste dei manifestanti prospettando l’uscita dell’Ungheria dal Patto di Varsavia ed elezioni libere. Questo provocò l’intervento dell’Armata rossa che stroncò la rivolta di Budapest con il sangue: questo rese l’idea che fosse impossibile una svolta democratica del comunismo e che l’Urss non avrebbe accettato così facilmente di perdere la supremazia dei suoi Stati satellite. La corsa agli armamenti e la <<deterrenza nucleare>> La coesistenza pacifica però non frenò la corsa al riarmo, nell’agosto del ’57 l’Urss infatti annunciò di aver sperimentato un missile a gittata intercontinentale e in ottobre lanciò in orbita il primo satellite artificiale precedendo gli Usa nella competizione spaziale. La crescita e il potenziamento tecnologico portò alla <<deterrenza nucleare>>, i governi di Usa e Urss rinunciarono a tali armi così avanzate perché la prospettiva di conseguenze apocalittiche era sempre più evidente, fu così che si stabilizzarono le relazioni internazionali. Il Muro di Berlino: l’ultima crisi europea della Guerra fredda Nel novembre del 1958, Chruscev fece smilitarizzare Berlino Ovest; di conseguenza il Governo della Germania Est chiuse il confine tra i due settori della città nell’agosto del 1961: da questo momento, per 28 anni, fino al 9 novembre 1989 la città di Berlino fu divisa in due da un muro di cemento, pietra e filo spinato, si trattava di una vera e propria linea fortificata perfezionata sempre più con il passare degli anni, tanto da far perdere la vita a decide di cittadini nel tentativo di scavalcarlo. A Berlino Ovest si svolse una grande manifestazione di protesta. Questo avvenimento segnò ed evidenziò il fatto che ormai esistevano due Germanie e due Europe. Nel 1963, il presidente americano John Fitzgerald Kennedy si recò a Berlino Ovest dove tenne un discorso in cui esprimeva come le due parti della città rappresentassero il risultato ottenuto dalle democrazie liberali capitalistiche e dal capitalismo. La crisi dei missili a Cuba (1962) Nell’aprile 1961 Kennedy diede il consenso all’invasione di Cuba che dal ’59 era sotto un regime rivoluzionario con l’intento appunto di riportarla sotto il controllo degli Stati Uniti: la Cia organizzò un tentativo di sbarco nella baia dei Porci ma fu un fallimento e causò una delle crisi più gravi della Guerra fredda. Fidel Castro a questo punto decise di consolidare l’alleanza con l’Urss per prevenire futuri attacchi e consentì la costruzione di una base missilistica sovietica sull’isola. Una volta scoperta l’esistenza di questo cantiere, gli Stati Uniti nell’ottobre del ’62 ordinarono lo smantellamento della base e imposero il blocco navale che avrebbe impedito accesso e uscita delle navi nemiche dai porti. Per 13 giorni si rischiò una guerra tra le due superpotenze: infine Chruscev rinunciò alla base missilistica in cambio della promessa da parte degli Stati Uniti di non invadere Cuba. Il 1963: prove di distensione Kennedy e Chruscev fermarono la corsa agli armamenti e si accordarono sul divieto degli esperimenti nucleari nell’atmosfera ed erano sempre in contatto con la linea rossa, un collegamento diretto tra le due superpotenze. Il 22 novembre fu assassinato il presidente comunista aveva trovato nell’Urss un potere alleato ma Chruscev era diffidente nei confronti dei dirigenti cinesi: nel 1963 si verificò una rottura politica tra i due Paesi. Da Chruscev a Breznev: i problemi dell’economia sovietica Nell’ottobre 1964 Chruscev fu destituito dalla guida del Pcus e dell’Unione Sovietica, si formò cos’ una direzione collegiale che avviò un’opera di abolizione delle riforme. Il nuovo gruppo dirigente fu diretto da Leonid Breznev che adottò un approccio tecnocratico (tecnocrazia  prevalere delle persone altamente specializzate nei vari settori della scienza e della tecnica, nella vita economica, sociale, politica e amministrativa), al centro degli investimenti ci fu il settore agricolo con risultati positivi, anche se la scarsa produttività rese inefficienti le grandi aziende agricole. Nel ’65 furono approvate un insieme di riforme maggiore libertà decisionale alle aziende. L’innovazione tecnologica rimase bassa. L’Europa orientale Negli anni Sessanta i Paesi dell’Est europeo avevano avuto grande sviluppo economico ma alla fine del decennio i consumi restavano bassi e così il tenore di vita. Si verificò un processo di urbanizzazione guidato da piani di edilizia statale. Per garantirsi consenso popolare diversi regimi ricorsero alla propaganda nazionalistica (richiamando il patriottismo il blocco comunista voleva spingere la popolazione a collaborare attivamente alla modernizzazione economica). La Germania dell’Est La Repubblica Democratica Tedesca seguiva il modello sovietico con il sistema a partito unico e con i piani quinquennali per lo sviluppo dell’economia questo favorì anche qui la ripresa economica; persisteva un rigido controllo politico infatti, nonostante le riforme economiche migliorarono le condizioni di vita della popolazione, quest’ultima continuava a vedersi negate le libertà politiche. La nuova Costituzione del ’68 peggiorò ancor di più la situazione maggiorando il dissenso. La Cina negli anni Cinquanta Nel 1953 il governo cinese aveva avviato il primo piano quinquennale finalizzato soprattutto al rafforzamento dell’industria ancora molto arretrata infatti in pochi anni aumentò la produzione industriale, il modello economico adottato dai sovietici però non era accettato da tutto il gruppo dirigente cinese. All’inizio del 1956 Mao lanciò una prima campagna di autocritica per distanziare il comunismo cinese dalla rigidità sovietica, la Campagna dei Cento Fiori che iniziò con lo scopo di democratizzare la Cina. Nel 1957 Mao decise allora di dichiarare conclusa l'esperienza della Campagna dei Cento Fiori, dando inizio ad una protesta contro il partito e per la libertà. Il simbolo di tale movimento fu il muro democratico, la facciata di un palazzo dell’Università di Pechino su cui studenti e professori affissero manifesti e slogan. Molti degli intellettuali, studenti e politici che avevano aderito all'invito a manifestare liberamente il proprio pensiero, furono presto identificati, arrestati e inviati nei campi di rieducazione: questa fu la reazione di Mao con un’ondata repressiva. Nel ’58 il gruppo dirigente lanciò la <<mobilitazione continua>>, un grande progetto di irrigazione e controllo delle acque e aprì le comuni popolari, una forma strutturale di società costituita nelle campagne cinesi furono riorganizzate in cooperative agricole cancellando definitivamente la proprietà privata (grande balzo in avanti/rapido progresso). Ma la produzione di grano non raggiunse gli obiettivi prefissati: dal ’59 al ’60 una carestia provocò la morte di oltre 20 milioni di cinesi. Successivamente il Partito comunista cinese visse un duro conflitto interno tra i dirigenti favorevoli per aprire l’economia cinese al mercato mondiale e i seguaci di Mao che proponevano con il collettivismo. La Grande rivoluzione culturale e la rottura con l’Urss Nel 1966, Mao e i suoi seguaci lanciarono la Grande Rivoluzione culturale proletaria che voleva estirpare per sempre dalla società cinese segni della mentalità tradizionale e ogni traccia di iniziativa privata. Per fare ciò furono mobilitate le guardie rosse, giovani studenti che giravano il Paese per indottrinare la popolazione con i principi comunisti espressi da Mao nel Libretto rosso in modo da cancellare le rimanenti idee controrivoluzionarie. Fu avvito un processo di rieducazione di insegnanti, intellettuali, ingegneri.. deportati nei villaggi di campagna. La Rivoluzione terminò nel ’69 con migliaia di morti e furono distrutti pezzi d’arte e cultura e l’obiettivo di far collassare l’economia era stato portato a termine. La Cina ruppe le relazioni diplomatiche con l’Urss e, siccome voleva diventare una grande potenza autonoma, si dotò della bomba atomica fino a raggiungere scontri armati. 4.L’Europa occidentale tra Guerra fredda e <<coesistenza pacifica>> Germania Ovest fino al 1969 La Repubblica federale tedesca si proponeva a protezione dell’Occidente contro il blocco sovietico poiché la sua politica era anticomunista. Il Paese era stato guidato dal 1949 al 1963 da Konrad Adenauer che con l’appoggio degli Usa si era occupato del riarmo della Germania scartando ogni ipotesi di conciliazione con il blocco comunista. Durante la Guerra fredda il governo tedesco si era occupato dell’accoglienza dei profughi che ammontava a circa un quarto dell’intera popolazione della Rdt prima della costruzione del Muro di Berlino, per tali motivi e anche grazie ai successi in campo economico Adenauer aveva rafforzato la sua posizione. Una volta sostituito Adenauer ormai anziano, le elezioni del 1969 furono vinte dai socialdemocratici. La Francia negli anni Cinquanta Negli anni Cinquanta la Francia subì la fine del suo impero coloniale e dopo un periodo di forte instabilità economica vide finalmente la ripresa con Pierre Mendes-France, capo di Stato nel ’54, uomo autorevole che riuscì a superare l’umiliazione per le sconfitte militari e la perdita della colonia indocinese. La Francia riuscì inoltre a garantirsi un posto nel sistema delle relazioni internazionali e fu protagonista dell’integrazione europea con la nascita dell’Unione europea occidentale (Ueo) nel 1948, era un’organizzazione di sicurezza e cooperazione nazionale che aveva l’incarico di occuparsi degli armamenti di ogni Stato membro. La Quinta Repubblica Nel giugno 1958, Charles De Gaulle divenne primo ministro e propose una nuova Costituzione approvata nel ’58 che decretò la fine della Quarta e l’inizio della Quinta Repubblica; egli riuscì a gestire la fine dell’epoca coloniale francese e assicurò alla Francia un ruolo di grande potenza che la rendesse autonoma dagli Usa. Nel 1963 la Francia sottoscritte un trattato di amicizia con la Germania Ovest e nel 1965 un accordo di cooperazione con l’Urss, segnali di una politica estera autonoma che nel 1959 scelse a favore della force de grappe (forza d’urto), una forza atomica indipendente dalla Nato. Le elezioni del ’65 misero in difficoltà De Gaulle che riuscì comunque a vincere al ballottaggio; nonostante ciò il gollismo era in crisi, egli cercò di rimettere in atto la sua azione di governo con delle riforme sociali ma nel referendum del 1969 fu sconfitto uscendo definitivamente dalla scena politica. Il Regno Unito negli anni Cinquanta Il Regno Unito invece aveva rinunciato al suo impero coloniale già negli anni Quaranta senza imporre resistenza poiché era convinto di poter difendere i propri interessi mediante il Commonwealth, ma questo non fermò il declino del Paese che a partire dal ’51 subì la supremazia del Partito conservatore. In politica estera si rifiutò di aderire all’integrazione europea ma nel 1960 promosse la creazione di una zona europea di libero scambio (Efta), una rete di Stati alternativa alla Comunità economica europea che però, seppur esiste ancora con un ruolo marginale, non ebbe fortuna. Il Regno Unito negli anni Sessanta Ai problemi internazionali si aggiunse una crisi economica interna causata anche dalla scelta di non aderire alla Cee; a questo punto il governo britannico chiese di poter entrare nella Comunità economica europea ma la Francia non fu d’accordo e questo indebolì il governo. La situazione svoltò quando nel 1964 i laburisti strapparono la vittoria ai conservatori: fu l’inizio di una serie di riforme basate sulla pianificazione economica e l’intervento dello Stato. I risultati non furono dei migliori, seguì la svalutazione della sterlina e nell’Irlanda del Nord le tensioni sfociarono in guerra civile tra cattolici e <<unionisti>> un gruppo di movimento che sostiene il rafforzamento dei legami tra Irlanda e Gran Bretagna. Altri Paesi dell’Europa occidentale A parte l’Italia, i Paesi dell’Europa meridionale vivevano in questi anni sotto regimi autoritari; nel 1949 era stato instituito un regime moderato filo-occidentale e nel 1967 di fronte alle riforme del governo liberale di Papandreou un colpo di stato militare instaurò la <<dittatura dei colonnelli>> durata fino al ’74. Nei Paesi scandinavi con una serie di governi socialdemocratici sperimentarono forme di partecipazione democratica e Stato assistenziale. 5.Il Sessantotto La controcultura giovanile negli Stati Uniti Gli Stati Uniti furono luogo in cui sorse nel Novecento la domanda di rinnovamento, fece da laboratorio dei cambiamenti; vi si era sviluppata la società dei consumi di massa che assicurava il soddisfacimento di bisogni materiali e culturali ma allo stesso tempo la vita delle persone era condizionata dai mass media e dalla pubblicità ed erano schiavi del consumismo, un fenomeno anticipato da Marx e scoppiato nel dopoguerra che vedeva la civiltà dei consumi soddisfatta ma senza riflettere sulle conseguenze ideologiche e sulle ricadute politiche dei propri consumi. La controcultura giovanile era alla ricerca di un nuovo senso di appartenenza e d’identità individuale e collettiva che fino a quel momento era riservata al mondo degli adulti, infatti molti giovani rifiutavano le scelte di vita e politiche dei loro genitori per godere della libertà dal matrimonio per esempio, o dalla famiglia tradizionale e da tutto ciò che la società imponeva loro: negli anni Sessanta il mondo giovanile fu il protagonista della rivoluzione degli stili di vita.
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