Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Oltre lo specchio delle bugie, Appunti di Letteratura

Riassunto Oltre lo specchio delle bugie. Letteratura per l'infanzia

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 08/06/2023

lucaflo
lucaflo 🇮🇹

4.3

(9)

4 documenti

1 / 8

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Oltre lo specchio delle bugie e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! Oltre lo specchio delle bugie Indagini sulle alterità di genere nelle narrazioni per l’infanzia e l’adolescenza Genere, educazione e letteratura per l’infanzia: modelli di costruzione identitaria 1.Genere e educazione: uno sguardo storico Storicamente parlare di genere educazione significa volgere lo sguardo prevalentemente all'educazione femminile e alle differenze nei percorsi educativi. Nella cultura patriarcale la donna rimane a lungo estranea al sociale destinata a diventare moglie e madre è infatti esclusa dalla sfera intellettuale e simbolica. La donna non ha partecipato alla costruzione della tradizione culturale dell'occidente ed è stato l'uomo a interrogarsi sulla sua natura sulla sua essenza e sul suo destino fin dall’antichità, infatti, pensatori e scrittori hanno elaborato teorie sulla naturale inferiorità della donna e hanno fornito un insieme di regole a cui esse devono attenersi nei loro comportamenti quotidiani e nelle loro scelte esistenziali. Il soggetto maschile pretendendosi neutro richiama ancora una volta la sua centralità presentando figure femminili che trovano posto solo in riferimento all'uomo. Il nuovo atteggiamento nei confronti del valore dell'infanzia e la conseguente valorizzazione del ruolo materno ha ripercussioni negli itinerari formativi destinati alla donna. Alla donna è consentita formazione culturale solo se funzionale al suo ruolo di madre ed educatrice della prole. L'istruzione destinata alle bambine è orientata al ruolo di madre dove la donna è naturalmente destinata e dai contenuti esclusivamente appartenenti alle sfere delle buone maniere dell'apprendimento di regole. L'uomo infatti veniva definito come persona in quanto uomo è dotato di autorevolezza e autonomia di giudizio la donna rappresentava la non razionalità la prevalenza delle emozioni la arrendevolezza e la disponibilità a seguire le decisioni del sapere potere maschile. Per sostenere la rappresentazione della bambina e della donna quali essere incapaci di intendere di volere e di fare, nasce lo stereotipo della fragilità femminile una fragilità soprattutto fisica che rende la donna inadatta a qualunque tipo di lavoro ma anche una fragilità mentale poiché nella donna dominano i sensi e non la mente e infine una fragilità sul piano dell'apprendimento che comporta un'incapacità tutta femminile dell'astrazione e quindi alle scienze. Questa teoria viene sostenuta e in alcuni dibattiti si tenta di dimostrare scientificamente la naturale inferiorità femminile la donna è meno intelligente dell'uomo ha il cervello più piccolo non è capace di ragionamento logico e il suo sviluppo intellettuale è bloccato a uno stadio di sviluppo inferiore dunque l'idea di una donna trascinata dalla passione incapace di sviluppare i ragionamenti che vadano oltre la sciocca banalità e il vuoto chiacchiericcio si diffonde con il supporto e il marchio della scienza esatta. Fino a non molto tempo fa era quasi impossibile per le giovani donne progettare la propria vita futura in maniera diversa da quanto era loro richiesto dall'ideologia patriarcale dominante era ineducate alla subalternità rispetto agli uomini ricevevano un'istruzione indirizzata all'economia e alle culture domestiche e il loro destino era inevitabilmente rappresentato da un buon matrimonio e quindi l'allevamento dei figli prima e dei nipoti poi. Mentre il ragazzo da sempre stato costretto è obbligato a realizzarsi nella competizione nel successo nella sopraffazione la ragazza è stata obbligata a prendere la direzione opposta ovvero quella della non realizzazione di sé. Nel medioevo l'educazione alle ridotta a semplice preparazione alla vita e continua così per tutta l'età moderna imponendo un vero e proprio analfabetismo in quanto la cultura seppure minima veniva considerata radice di atteggiamenti sovvertitori delle disparità tra i sessi e quindi contraria alla moralità. Solo a partire dalla seconda metà dell'Ottocento all'interno delle famiglie aristocratiche e borghesi questo atteggiamento comincia a cambiare. Le figlie infatti devono essere ben educate per risultare appetibili nei confronti di eventuali pretendenti che si presentano al loro ingresso in società devono quindi saper ricamare, sorridere, comunicare intrattenere gli ospiti preparare un menu organizzare una festa ed è anche opportuno che sappiano un po’ di politica per appoggiare il marito ed educare i figli nel suo credo politico. Comincia così a diffondersi quella che Simonetta Ulivieri chiama la pedagogia del sapere come ornamento secondo cui l'istruzione deve essere finalizzata a renderla donna più piacevole più in grado di ascoltare ed apprezzare i ragionamenti degli uomini ma non così profonda da divenire un'intellettuale con troppe idee. Alle bambine viene dunque impartita un'educazione elementare solitamente all'interno delle mura domestiche e successivamente un'istruzione superiore nelle scuole pubbliche che lo stato ha organizzato appositamente separate per evitare la promiscuità sessuale. Quando infatti la tesi dell'inferiorità femminile diventa indifendibile la società patriarcale propone soluzioni di compromesso accettando che le donne vengano istruite ma in forme diverse, con scuole create intenzionalmente per loro, con discipline apposite in grado di tutelare la naturale femminilità e di conseguenza la supremazia maschile. 2. Rappresentazioni di genere nella letteratura per l'infanzia tra passato e presente Considerando la condizione femminile nei secoli non può destare meraviglia che all'atto di nascita della letteratura per l'infanzia le bambine di carta fossero quasi assenti silenziose e invisibili da sempre schiacciate sullo sfondo infatti anche rispetto alla letteratura è esistita una netta distinzione tra i due sessi. A lungo la letteratura destinata ai più giovani non ha tenuto presenti la donna o la bambina considerandole di fatto non persone. Dato anche l'elevato tasso di analfabetismo la letteratura era riservata a un ristretto gruppo di bambine e donne che provenivano dall'aristocrazia o dall'alta borghesia ma anche dai ceti piccolo borghesi come studentesse maestre impiegate laureate per quanto fossero ancora poche le donne che potessero ambire a ottenere un simile titolo di studio. Nonostante questo ampliamento del pubblico delle elettrici rimane una forte connotazione di controllo da parte della cultura dominante molto più che sulle letture destinate ai ragazzi, sui libri che le bambine e le donne hanno tra le mani per evitare che possano entrare in contatto con le letture ritenute diseducative perché capaci di assecondare l'inclinazione della donna al sogno alla fuga dalla realtà. Per tutto l'ottocento e fino al fascismo infatti il rapporto dona letteratura era visto come sospetto perché si temeva che prevalesse un eccessivo estetismo femminile ovvero la corruzione della donna e la decadenza dei valori. Per questo i testi cui le bambine avevano accesso e non facevano che riproporre gli ideali le virtù che la cultura dominante richiedeva le donne ovvero l'obbedienza l'onestà al sacrificio mentre erano loro precluse l'avventura e l'esplorazione del mondo esterno infatti la donna non partecipava alla vita fuori non ha voce politica né libertà sociale. L'esclusione della figura femminile nella letteratura per l'infanzia dimostra l'ideale da perseguire ovvero la donna virtuosa onesta il cui unico scopo nella vita siano il marito e i figli sempre pronto a obbedire e a sacrificarsi per gli altri questa mancata presenza risulta evidente anche nella carta stampata dal momento che i romanzi giornalini fumetti cartoni animati rivolti all'infanzia e all'adolescenza allungo non hanno offerto a bambini e ragazzini i personaggi in cui identificarsi. L'ingresso della bambina nel panorama dei mezzi di comunicazione di massa dal libro alla tv è infatti relativamente recente circa il 1860 con la comparsa della famosa e triste orfanella Cosette adottate sfruttata dai perfidi nei miserabili di victor Hugo. La nascita della figura femminile nella letteratura porta può andare contro la necessità di essere se stessi o perlomeno di cercare di capire chi siamo punto il lettore non sa molto di Julian non sa come si sente lo intuisce quello che è chiaro è che vuole essere una sirena come quelle che ho incontrato sulla metropolitana dirette verso una parata punto forse lo sarà solamente per un pomeriggio per semplice curiosità o forse vorrà esserlo per tutta la vita andrà bene ugualmente perché sarà se stesso. Anche zaf vuole essere una principessa e un albo che affronta il tema della libera esplorazione della propria identità e del rispetto di quella degli altri ma rivolgendosi a bambine e bambini nel loro linguaggio. A distanza di 10 anni dalla sua pubblicazione nei panni di zaff nel 2015 è stato inserito nella lista dei 49 libri ritenuti inopportuni dal sindaco di Venezia Luigi brugnaro poiché acquistati di diffondere la fantomatica teoria gender. Manuela salvi in un'intervista di chiara zaffo non è un invito ad essere omosessuale e un invito alla libertà a poter essere felici senza vergognarsi. Fa riflettere che nella storia di zaffa a destare scandalo negli adulti sia senza il dubbio del desiderio di zaf di vestire i panni della principessa e non quello della principessa che intende fare il portiere di calcio così scandaloso e Julian che intende essere una sirena punto il superamento dello stereotipo femminile sembra ormai essere accettato storicamente come abbiamo visto lunga e incessante è stata la riflessione da questo punto di vista è il lavoro di alcune case editrici oggi favorisce una lettura più libera e aperta. Più difficile da scalfire il versante opposto, ovvero quello dello stereotipo maschile ancora non sembra accettabile che il viaggio di esplorazione verso la definizione della propria identità coinvolga indistintamente bambine e bambini e che ognuno debba e possa essere ovvero di intraprenderlo vestendo anche i panni dell'altro. La necessità di essere se stessi il coraggio di esserlo per trovare il proprio posto nel mondo. I bambini vanno accompagnati in un processo di conoscenza delle differenze devono poter sapere che c'è una pluralità di identità e che questo è un arricchimento sono bombardati da informazioni dal web e dalla tv anche sulle persone gender non conforming. Gli adulti meglio se a scuola devono aiutarli a capire che queste condizioni non sono una patologia ma una delle modalità in cui si esprime il genere. Consapevoli che con il semplice parlare di persone transgender non inducono i bambini a cambiare sesso. Capitolo secondo Modelli e stereotipie di genere nella pedagogia e nell’educazione familiare 1. Il genere nel pensiero femminile e femminista L'evoluzione storica del femminismo del secondo 900 consta di tre fasi: quella della parità e della rivendicazione, quello dello sviluppo del concetto di differenza e infine quella dello sviluppo del concetto di genere e della critica della sua idea stereotipata. Un importante contributo sulla prospettiva della differenza di genere è quello di Daniel Levinson. Egli pubblicò nel 1978 uno studio sull'evoluzione psicologica in età adulta che fu a suo tempo criticato per aver universalizzato elementi della personalità adulta che sarebbero poi considerati esclusivamente maschili. Egli mette in evidenza una separazione netta delle carriere di vita di uomini e donne evidenzia il fatto che l'allungamento della vita faccia emergere un minor bisogno di natalità e un calo delle nascite che rende meno necessaria la presenza della donna in casa in qualità di caregiver. Al contrario la sua presenza è sempre più richiesta fuori dalla famiglia immaginiamo per prendersi cura di una popolazione più anziana e più bisognosa di assistenza. È questo passaggio a modificare radicalmente il ruolo delle donne e a far nascere delle figure femminili che vengono esaminate approfonditamente dall'autore. Gradualmente emerge una prospettiva che in qualche modo supera le differenze di genere a favore di una rottura del dualismo maschio o femmina che storicamente ha segnato l'idea di genere. In questa frontiera post femminista del pensiero si infrange l'idea che a un determinato sesso biologico corrispondano necessariamente determinate caratteristiche di genere e alla visione della filosofa statunitense Judith Butler si attribuiscono molti aspetti di questa complessa prospettiva. 2. Judith Butler e la performatività di genere Butler descrive il genere come un insieme di performances intese soprattutto nell'accezione di rappresentazioni che sono state acquisite e interiorizzate attraverso l'azione educativa non solo intenzionale ma anche quella legata ai dispositivi formativi della cultura. Judith Butler indica la propria prospettiva come nascente nel e dal pensiero femminista nel cui sguardo ella tuttavia riscontra una rigida concezione della mascolinità e della femminilità che preludeva a un atteggiamento omofobo. 3. Genere e genitorialità: alcuni spunti Nell'ambito di una riflessione attuale sull'educazione al genere c'è una generazione adulta influenzata da ampie trasformazioni nell'ambito della riflessione sul genere che si pone il problema di educare la nuova generazione all'apertura verso lo scombinamento delle caratteristiche di genere. No L'educazione al genere comprende anche la necessità di formare i soggetti che siano capaci di adattarsi alle norme sociali correnti le quali come Butler intravede molto chiaramente sono costruite intorno alla nozione di genere e all'idea della differenza di genere. Le famiglie negli ultimi decenni hanno dovuto elaborare una concezione del genere che è cambiata vorticosamente e in direzioni non univoche. La pedagogia d'ispirazione cattolica della seconda metà del 900 ha posto il problema dell'educazione sessuale in termini molto espliciti ispirate ad una precisa distinzione quali coniugali che si poneva come esemplarità genitoriale e come guida all'acquisizione dei ruoli da parte di figli e figlie. Studi successivi hanno radicalmente cambiato la prospettiva della pedagogia della famiglia e dell'educazione genitoriale aprendosi alla varietà degli orientamenti educativi miliari. Oggi l'educazione sessuale è ritenuta parte di una più complessa educazione affettiva ed emotiva e che pertanto non compare come elemento singolo. 4. Che cosa significa educare all’identità di genere? L'educazione al genere diventa parte di un più generale impegno di costruzione condivisa di identità che affiora in un confronto in cui il senso delle caratteristiche individuali emerge solamente nella relazione perché il cantiere dell'identità è sempre aperto. A tal proposito Benini ritiene che gli stereotipi di genere non vadano né occultati né abbattuti ma decostruiti ovvero scomposti nei loro elementi fondamentali e primari nelle loro origini e ragioni. La loro rimozione non è utile in quanto non elimina le dinamiche attraverso le quali si formano e quindi le cause per le quali si possono riformare. 5. La narrazione come dimensione e come strumento educativo La nostra formazione procede attraverso un racconto complesso che intrecciamo di noi stessi collegando il nostro passato al presente proiettando la nostra trama verso il futuro punto nella modalità del racconto è implicita anche la profonda relazionalità di cui è costituita l'identità, la quale si profila sempre in rapporto ad altri. finalista la narrazione epica e quella fiabesca condensano valori educativi che sono andati stratificandosi nel corso dei secoli e che travalicano i caratteri specifici delle diverse epoche. Nelle narrazioni di vario tipo dedicate all'infanzia e alla giovinezza sono fortemente presenti precisi modelli di mascolinità e di femminilità anche perché le trame contenute nel mito e nella fiaba rappresentano personaggi che transitano dal l'indefinitezza infantile alla definitela adulta sostanzialmente caratterizzata dall'appartenenza a un genere e all'assunzione dei suoi compiti. Guardando ancora una volta al tema da una prospettiva femminile si coglie ad esempio nelle fiabe classiche un preciso modello di giovane donna ignara ingenua che però spesso è esposta alla malvagità di altre figure. Educare alla sessualità e al genere significa soprattutto educare alle emozioni a riconoscerle e ad accoglierle e ad accogliere il modo in cui esse si intrecciano con la vita corporale e sensuale. Tale educazione è però per il genitore anche e soprattutto un'auto educazione emotiva costante e permanente in quanto i più grandi ostacoli psicologici e culturali all'accoglimento della diversità dei generi e dei modi di interpretare il genere provengono da una generazione che è spesso disarmata nell'affrontare i propri compiti educativi in questo campo. Capitolo terzo La fanciulla fiabesca e le sue ombre La fanciulla fiabesca appare in castelli incantati immersi nella foresta oppure resiste a sventure. La figura della fanciulla è stata denigrata e fraintesa, descritta come passiva e inattiva Capitolo quarto What’s your fashion IQ? App e questioni di genere 1. Immaginario di genere e crossmedialità L'albo illustrato e il libro trovano spesso nell'adulto un mediatore a volte disattento ma pur sempre un mediatore tvb computer e soprattutto smartphone e tablet sono usati autonomamente anche dai più piccoli gli adulti non considerano tendono a dimenticare che la facilità di gestione dei nuovi strumenti tecnologici non è accompagnata dalla sicurezza dei contenuti che trasmettono e i rischi sono molteplici non solo per le situazioni estreme nelle quali bambini e bambine si possono ritrovare ma anche per i modelli educativi che i media propongono. Uno dei rischi maggiori e l'omologazione per quanto riguarda l'infanzia c'è un elemento che più di altri ha contribuito a globalizzare la popolazione mondiale ovvero il Disneyismo. Disney crea uno stile predisposto allo stereotipo fatto per essere imitato in forme semplificate. I personaggi Disney sono profondamente statici quasi completamente privi di complessità psicologica, non subiscono processi trasformativi del carattere nel corso delle avventure, buoni e cattivi sono destinati ad essere riconoscibili già esteticamente. Ciò alimenta la stereotipia di genere basti guardare i luoghi predisposti alla vendita di oggetti dedicati all'infanzia punto il cromatismo dal rosa al viola per le bambine all'azzurro al nero per i bambini non solo determina la direzione degli acquisti ma sancisce l'appartenenza di genere inoltre le preposte ai femminili riguardano perlopiù bambole trucchi accessori da principesse e oggetti relativi alla cura della casa o della persona mentre quelle al maschile sono automobili robot costruzioni e armi di vario tipo e ciò non fa che rimarcare i ruoli e ribadire distanze conto la distinzione a base cromatica di ciò che è destinata ai maschi e alle femmine non si limita ai giochi ma caratterizza l'editoria dedicata ai più giovani. Le edicole ma anche le librerie pullulano di proposte che offrono sotto forma di libro le stesse tematiche che
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved