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Sofocle: Tragedie Anciente. Filottete, Elettra, Edipo a Colono, Trachinie, Dispense di Greco

Quattro tragedie antiche di sofocle: filottete, elettra, edipo a colono e trachinie. Le opere sono analizzate in termini di trama, personaggi e temi. Filottete è una storia di abbandono e vendetta, elettra è una tragedia al femminile sulla vendetta e l'odio materno, edipo a colono è una opera religiosa sulla morte e il destino, trachinie è una tragedia sulla gelosia e la magia. Sofocle introduce personaggi complessi e temi simili a quelli di eschilo, ma con una visione più pessimista dell'umanità.

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 01/02/2024

gea-tretola
gea-tretola 🇮🇹

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Scarica Sofocle: Tragedie Anciente. Filottete, Elettra, Edipo a Colono, Trachinie e più Dispense in PDF di Greco solo su Docsity! Filottete (409 a.C.) II Filottete è stato rappresentato nel 409 a.C. e Sofocle grazie a quest'opera ha vinto il concorso tragico di quell'anno. Quest'opera sofoclea si ispira al filone epico, anche se Sofocle umanizza molto la figura del protagonista rispetto alla storia originale. Filottete è annientato non solo dal dolore fisico, in quanto era stato morso da una vipera, ma anche dalla solitudine perché è stato abbandonato dai suoi compagni achei in viaggio verso Troia sull'isola di Lemno per ben 10 anni, a causa di una ferita infetta e puzzolente provocatogli da una vipera. Quindi è costretto a vivere senza un'identità, senza una polis dove vivere e senza la dignità, infatti vive in una grotta e si veste con degli stracci. Tuttavia un oracolo svela ai greci che senza l'arco di Filottete la guerra non potrà mai essere vinta. Essi incaricano allora Odisseo e Neottolemo (figlio di Achille) di andare sull'isola e recuperare ad ogni costo l'arco di Filottete. Odisseo, che in questa tragedia è presentato come un eroe meschino e crudele, ha un piano diabolico: Neottolemo dovrà fingere di avere litigato con i capi greci (in particolare con Odisseo, a cui sarebbero state affidate le armi del padre di Neottolemo contro la volontà di quest'ultimo) e cercare di accattivarsi la fiducia di Filottete, facendosi consegnare l'arco, che altrimenti sarebbe stato preso con la forza da lui. Lui riesce a stringere un’amicizia con il vecchio Filottete, che non vedeva una persona da anni e quindi lo accoglie con gioia e emozione. Poi, come da piano, arriva un marinaio che annuncia l'imminente arrivo di Odisseo; Filottete allora in preda al panico si vuole nascondere e dà il suo magico arco a Neottolemo. Quando arriva Odisseo, questi vede che Neottolemo ha con sé l'arco e quindi se ne vuole andare. Neottolemo, però, si sente in colpa per aver ingannato un vecchio solo e malato e quindi gli restituisce l'arco. Sofocle conclude poi l'opera con l'entrata in scena di Eracle attraverso il macchinario scenico del deus ex machina, il quale rivela a Filottete che la sua ferita guarirà miracolosamente se si recherà a Troia e così la città verrà espugnata. In quest'opera sofoclea, quindi, possiamo notare l'ideologia dei sofisti, secondo cui la natura è un duro nemico che l'uomo ha sconfitto con fatica infatti, Filottete non vive questi suoi anni di reclusione con gioia e spensieratezza ma proprio come un vero e proprio incubo, in attesa di un futuro eroico che sembra che non accadrà mai. Quindi, come per gli altri eroi sofoclei, il protagonista è costretto ad affrontare il suo triste destino da solo. In quest'opera possiamo notare la presenza del terzo attore; infatti oltre al protagonista troviamo Odisseo e Neottolemo, il primo un politico pragmatico e disincantato e il secondo un giovane che decide di tradire i suoi compagni per rispettare le sue leggi morali, diventando capace di decidere in autonomia che cos'è il bene e cosa è il male (quindi troviamo un tema simile all'Antigone). Elettra (fine produzione - 414 a.C./420 a.C.) Incerta è la data di rappresentazione di questa tragedia, che va comunque collocata verso la fine della produzione sofoclea, intorno al 414 o 420 a.C. Il nome della tragedia deriva dall’omonima protagonista Elettra; Ηλεκτρα (coefore di Eschilo). Oreste, accompagnato dall’amico Pilade e dal pedagogo, torna a Micene per vendicare l’uccisione del padre Agamennone. Molti anni prima era stato salvato dalla sorella Elettra, che lo aveva affidato bambino a un amico focese. Elettra, quindi, vive nella speranza che il fratello possa tornare e vendicarsi, dato che odia gli assassini del padre, ovvero la madre e Egisto, che la maltrattano e odiano. Accanto a lei vive la sorella Crisotemi, pronta a ogni compromesso pur di sopravvivere. Clitemnestra, dopo aver fatto un sogno, manda Elettra e Crisotemi a portare libagioni alla tomba del padre, ma Elettra lo vede quasi come un affronto litigando con la madre. Oreste organizza l’intrigo che lo condurrà alla vendetta: con lo stratagemma della falsa notizia della propria morte può constatare la gioia della madre e ha conferma dell’immutato affetto di Elettra, che vorrebbe, anche da sola, attuare la vendetta. Clitemnestra e Elettra non lo potevano riconoscere dato che era stato affidato ad un contadino da piccolo. Perciò, dopo averle rivelato la propria identità, Oreste organizza assieme a lei il piano. Penetrato nel palazzo, uccide la madre, che invano invoca pietà. Atteso quindi il ritorno di Egisto, lo costringe a entrare in casa e a recarsi nel medesimo luogo in cui cadde il padre Agamennone, dove gli dà la morte. Elettra può essere vista come l’alter ego di Antigone; perché mentre quest’ultima provava amore per il fratello; Elettra provava odio puro per la madre ed Egisto che hanno ucciso il padre. Anche qui vi è il tema del matricidio. L’Elettra ha una struttura psicologica complessa. È una tragedia al femminile, infatti, la vicenda si snoda tutta attorno a Elettra, un personaggio pieno di odio e in profondo conflitto con sua madre Clitemnestra. L’azione, infatti, subito si sposta su di lei che è costretta a vivere una vita senza gioia, circondata dall’odio della madre e di Egisto che ormai sono i padroni assoluti del palazzo. Sofocle insiste sul paradosso di una principessa ridotta a schiava e consumata dal desiderio di vendetta. Ma la cosa più crudele che Sofocle evidenzia, è che Elettra, dopo tanti anni dall’assassinio del padre, è costretta a riviverlo ogni giorno, vedendo la madre ed Egisto uscire insieme dalla camera che una volta apparteneva al padre e sedersi sul trono che sempre era di Agamennone. Il tempo di Elettra è quindi un tempo bloccato, perché vive tra il rancore e l’attesa di una vendetta che probabilmente non arriverà mai. Niente sembra farle effetto, solo la finta notizia della morte del fratello riesce a farla vacillare proprio perché, senza una vendetta da parte del fratello, il suo odio sarebbe stato vano. Infatti, il riconoscimento tra i due fratelli dà una svolta alla tragedia e per questo è descritto in modo molto intenso.
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