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Opere principali di Duccio di Buoninsegna, Guide, Progetti e Ricerche di Storia dell'arte medievale

Ricerca sulle principali opere del pittore Duccio di Buoninsegna. Ottimo per argomento a piacere per esame.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

In vendita dal 21/09/2022

arielf
arielf 🇮🇹

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Scarica Opere principali di Duccio di Buoninsegna e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia dell'arte medievale solo su Docsity! Il percorso di Duccio/ Madonna Rucellai 1285 Il primo documento che ricorda Duccio come pittore è del 1278, perciò quando riceve la commissione della chiesa di SMN nel 15 aprile 1285 è già attivo da diversi anni. È una commissione di una grande tavola “in onore” della Madonna. Il dipinto si è conservato ed è la celebre Madonna Rucellai, oggi agli Uffizi. Si tratta di una commissione importantissima soprattutto per le dimensioni della tavola importanti. È il più grande dipinto mobile tra quelli del Duecento. Proprio per le sue dimensioni è impensabile che fosse destinata a un ambiente ristretto. Le misure della tavole si rapportano invece bene alle dimensioni eccezionali che stava assumendo la prima chiesa fiorentina a essere rifatta secondo volumi giganteschi, Santa Maria Novella, fondata nel 1279. All’interno di questa chiesa anche le immagini di culto che la rendevano dovevano essere grandi; e infatti oltre alla Madonna di Duccio, anche il Crocifisso eseguito dal giovane Giotto fu uno dei più grandi crocifissi fiorentini di quell’epoca. Se ci domandiamo del grande successo che il giovane Duccio ebbe a Firenze negli anni 80 del 200, lo dobbiamo al suo legame con Cimabue e la sua bottega, che gli garantiva grande considerazione. La consorteria di Duccio con Cimabue, su cui ha posto l’accento soprattutto Roberto Longhi trova il suo primo e fondamentale indizio nel fatto che, sulla base di Vasari, si è continuato a credere fino alla fine dell’800 che la Madonna Rucellai fosse un capolavoro di Cimabue. Secondo Oswald Siren, invece, credeva che fosse un dipinto iniziato da Duccio e poi completato da Cimabue. Oggi nessuno ha alcun dubbio sul fatto che la Madonna Rucellai sia un’opera di Duccio. In confronto a Cimabue, c’è nella Madonna Rucellai un più gentilezza, di levità, di preziosità cromatica e di perfezione esecutiva, che sono aspetti ben senesi. Infatti alla Madonna Rucellai rimane un aspetto da miniatura ingrandita che la madonna di CImabue al Louvre non ha, nonostante sia evidente che Duccio si sia ispirato a un tipo di raffigurazione cimabuesca. Oggi abbiamo le idee più chiare anche sulle novità gotiche della Madonna Rucellai, introvabili in Cimabue, rappresentate soprattutto dal bordo dorato del manto della madonna che ne percorre tutta la figura con un arabesco tremulo e straordinariamente elegante, inspiegabile senza la conoscenza dell’arte francese e inglese contemporanea. Il pittore senese poteva ben aver conosciuto quelle novità gotiche sulle pareti alte del transetto destro della basilica superiore di assisi, dove almeno due pittori oltremontani, forse inglesi, mettono in atto in Italia un sistema di decorazione che doveva essere caratteristico delle grandi chiese contemporanee dell’Ile-de-France e dell’Inghilterra meridionale. Dunque si può concludere non soltanto che Duccio operò a Firenze in rapporto con questo grande Pittore ma anche il suo esempio contribuì a dare a una parte della pittura fiorentina un’inflessione decisamente senese. Cimabue stesso è toccato da questo rapporto. La sua tarda Madonna di Santa Trinita, agli uffizi, è infatti più gentile di quella del Louvre, eseguita prima del contatto con Duccio. La dolcezza della pittura di Duccio non diminuisce in nulla profonda serietà espressiva del volto. Madonna di Crevole (dopo la Madonna SMN) 1287 La tavola proviene dalla chiesa di Santa Cecilia a Crevole. Questo capolavoro giovanile di Duccio va considerato a confronto con la Madonna di Castelfiorentino (fatta da Cimabue con l’aiuto di un giovane Giotto), esposta qui accanto. Ambedue i dipinti presentano, infatti, una Madonna col bambino a mezza figura e sono di dimensioni non troppo dissimili; ambedue hanno come modello un’icona bizantina. Il bambino alza la destra verso il volto della Vergine, in un gesto affettuoso. In ambedue il manto della Madonna presenta le pieghe con striature dorate secondo l'uso bizantino. Date la forte affinità iconografica, è molto probabile che le Madonne di Crevole e di Castelfiorentino siano state eseguite in tempi molto ravvicinate, La prima opera infatti è un Duccio molto cimabuesco invece la seconda è un Cimabue più addolcito in seguito al rapporto col giovane Duccio. Il suo stato di conservazione è quasi perfetto con una perfezione del disegno, di composizione e di espressione che ne fanno un mirabile capolavoro. I grandi occhi mesti guardano intensamente lo spettatore invitandolo ad meditare sul tragico destino del proprio figlio (sguardo introspettivo) Duccio va verso ad una raffinatezza cui nemmeno il grande pittore fiorentino era mai arrivato (supera il suo maestro) Madonna con bambino e tre francescani 1287 Maestà duomo di Siena 1308-11 Nelle opere successive si assiste a un cambiamento che investirà l’opera maggiore di Duccio, la Maestà per l’altare maggiore del duomo di Siena, del 1308-11, ma che incomincia a manifestarsi assai prima configurandosi come una vera e propria seconda fase dell’attività del grande pittore senese. Le figure diventano più regolari e normalizzate rispetto a quelle formate da stilizzazione attrattive di carattere ancora duecentesco. Il chiaroscuro e il colore si fanno velati e coprenti. Questi nuovi modi ducceschi cominciano a rivelarsi in opere come la Madonna di Perugia. In testa della Madonna, invece di essere chiusa nel mantello che sale sopra di essa, è circondata da un velo chiaro che sta sotto al mantello e che ricade sul petto. È un motivo che racchiude i capelli Ma le bellissime pieghe del velo della Madonna e della veste del Bambino del dipinto di Perugia hanno una consistenza oggettuale nuova, quasi scultorea, che introduce un modo di fare pittura ormai trecentesco. Quest’opera è uno dei capisaldi della storia dell’arte italiana. Sono 32 figure più dieci mezze figure di apostoli nel rettangolo principale della fronte, più quasi 80 figurazioni tra le storiette e i profeti nella predella, le scene della Passione sul retro della tavola principale, i pannelli e le mezze figure cuspidi. La vastità dell’impresa ha meritato a Duccio la possibilità di inserire il suo nome nella scritta di invocazione. Nella parte anteriore della tavola principale è la “Maestà” che campeggia al centro di una fitta schiera di angeli e santi, seduta su un sontuoso trono marmoreo arricchito da decorazione cosmatesca. Gli angeli che fanno corona al trono della Vergine, con i loro volti carnosi, dolci, sono tra le figure più belle che Duccio abbia mai dipinto. Agli angeli e ai santi in piedi si aggiungono, inginocchiati in primo piano, i quattro protettori di Siena, S. Ansano, S. Savino, S. Crescenzio e S. Vittore. Gli aspetti più eleganti e sottili della pittura di Duccio in confronto a quella di Cimabue vengono dalla conoscenze dell’arte gotica. Sul retro della Maestà sono le mirabili Storie della Passione di Cristo, raccontate in 26 episodi suddivisi in due grandi fasce orizzontali delle quali prima va guardata quella in basso, poi quella in alto. Ogni fascia è suddivisa in 7 rettangoli verticali, contenenti solo due episodi ciascuno a eccezione di alcune storie. I colori sono di un incanto supremo, forti e delicati insieme, preziosi e caldi, intensi e meditati con un senso della qualità cromatica che da Duccio si trasmetterà a tutta la pittura senese a venire. Anche con il passare degli anni, Duccio continua ad inserire la sua ammirazione per il pittore fiorentino come possiamo vedere in una delle cuspidi della parte centrale “congedo della vergine morente dagli apostoli” dove riprende, ribaltando, la composizione che il pittore fiorentino aveva adottato ad Assisi. Maestà Massa Marittima 1316 Troviamo un ulteriore sviluppo dell’arte di Duccio. L’ultima sua opera è degli anni 1316 (perchè lui muore nel 1320) Perfettamente coerente con la sua arte in quello che rimane della Madonna della faccia anteriore, mentre ciò che resta delle storiette del retro sembra in gran parte riferibile all’esecuzione di aiuti, se si esclude la mirabile Crocifissione. Era parte di un vasto impegno di nuove dotazione della cattedrale recentemente ampliata. All’interno di questa chiesa si trova anche l’arca di S. Cerbone realizzata da Goro di Gregorio. Le storia della Passione raffigurate sulla faccia posteriore sono suddivise, secondo il modulo attuato nella Maestà senese, in due fasce orizzontali sovrapposte. La sequenza evangelica è scandita in due blocchi: prima vengono gli episodi della fascia inferiore, poi quelli della fascia superiore. L’ordine di lettura va dal basso verso l’alto. L’alta qualità del modellato della Madonna con Bambino, ancora ben percepibile nonostante il compromesso stato di conservazione, la soffusa dolcezza del chiaroscuro dei loro volti, la finezza degli ornati a bulino dei grandi nimbi. In questo senso, assieme alla straordinaria qualità della figurazione, è stato ben avvertito il notevole ampliamento di respiro compositivo che l'importo della Madonna mostra al confronto della stessa Madonna di Siena Anche l’intenso blu è modellato in fitti fasci di pieghe a sottoquadro, che conferiscono una graziosa corposità alla Madonna, impostata nello spazio in leggera diagonale.
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