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Il Ruolo dei Media nella Politica e l'Impatto sull'Opinione Pubblica, Appunti di Comunicazione Politica

Media e societàComunicazione PoliticaOpinione pubblica

Il ruolo dei media nella comunicazione politica e l'impatto sulla formazione dell'opinione pubblica. della personalizzazione della politica e del leader, l'impatto dei social media, e l'evoluzione del giornalismo politico. Vengono presentate diverse concezioni dell'opinione pubblica e si analizza il ruolo argomentativo e politico di quest'ultima.

Cosa imparerai

  • Come la personalizzazione della politica influisce sulla rappresentazione politica?
  • Come i media influiscono sulla formazione dell'opinione pubblica?
  • Come i social media influiscono sulla comunicazione politica?
  • Come evolve il giornalismo politico in relazione ai media?
  • Che ruoli argomentativo e politico ha l'opinione pubblica?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 20/12/2021

Giorgia240699
Giorgia240699 🇮🇹

4.9

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Scarica Il Ruolo dei Media nella Politica e l'Impatto sull'Opinione Pubblica e più Appunti in PDF di Comunicazione Politica solo su Docsity! 23.09.2021 LA COMUNICAZIONE POLITICA Lasswell: il suo interesse per la comunicazione è determinato dal fatto che si rende conto che nella sfera politica è necessario tenere in considerazione anche la comunicazione. Nelle situazioni politiche è importante mettere a fuoco oggetto, il quando e il come. Per la comunicazione l’obiettivo è definire chi dice cosa, in che canale e a chi, quindi individuare oggetto della com, il canale attraverso cui passa e oggetto ricevente, e eventualmente verificarne effetto. La comunicazione politica è lo studio di chi ottiene cosa, quando e come dicendo cosa, in quale canale, a chi e con che effetto; vanno combinati questi due elementi. La com politica è stata anche definita in altri modi: insieme della com in senso stretto, di quelle pratiche e modi di condurre la com, delle credenze e delle interazioni che organizzano economia sociale dei beni simbolici. Com politica non coincide solo con com elettorale, com dei partiti. Ci sono tre distinti elementi costitutivi della com politica: 1. La rilevanza di gesti rituali, discorsi e simboli che servono a mantenere e a sostenere ordine politico e sociale. 2. Conoscenze, esperienze e tecniche attraverso cui attori politici cercano di legittimare ordine sociale e scelte politiche all’interno dei regimi democratici. Elemento che è messo in luce è che la politica evolve nella com. 3. La specializzazione di professioni connesse a attività elettorale e governativa, all’informazione, all'analisi dei comportamenti elettorali delle opinioni dei cittadini. Le 4 fasi della comunicazione politica: 1. Età d’oro dei partiti: dal secondo dopoguerra agli anni 50. Il sistema politico è la principale fonte che propone iniziative di riforme e che definisce i temi del dibattito pubblico. La società è organizzata intorno ad alcune credenze e valori che strutturano la vita non solo politica dei partiti ma individuale delle persone. Quotidianamente ho comportamenti sociali di un determinato tipo; c’è coincidenza tra rivendicazioni individuali e rivendicazioni di partito in questa fase. Siamo in una fase in cui società ha bisogno di trovare dei punti di accordo. In questa prima fase i partiti sono centrali e si ha quindi sistema comunicativo completamente dominato da essi. Tre caratteristiche principali: - La maggior parte della com politica è caratterizzata da messaggi politici concreti. Idea è che partito interviene nel momento in cui ha una proposta politica concreta e quindi messaggi che provengono dai partiti hanno questa caratteristica di concretezza - 1 messaggi dei partiti godono di un accesso abbastanza diretto ai mass media dell’epoca. Mass media dell’epoca: giornale (di partito); ogni partito ha il proprio giornale, con grande diffusione. - La risposta dei cittadini alle comunicazioni di natura politico-partitica è caratterizzata da selettività e da rafforzamento delle opinioni e degli atteggiamenti. Video: the living room candidate. Ike: soprannome di guerra di Einsenhower 24.09.2021 Età della centralità televisiva: dagli anni 60 agli anni 80. È la stagione della diffusione del nuovo mezzo televisivo. I ritmi televisivi di quegli anni non sono paragonabili a quelli di oggi però i discorsi dei segretari del partito duravano comunque delle ore. Intanto, i partiti evolvono; evolvono avvicinandosi allo stato e perdendo contatto con i cittadini. In questa fase emergono 4 caratteristiche: - Si attenua meccanismo della selettività nell’esposizione del cittadino-telespettatore alla com politica. - Negli usa la tv diventa arena centrale della com politica, favorendo la sostituzione del cosiddetto “voto di appartenenza” (voto basato su identificazione partitica salda e duratura) con il “voto di opinione” (voto non ideologico; si basa sul fatto che cittadino possa di volta in volta nelle diverse occasioni elettorali decidere quale sia la miglior opzione dopo essersi informato; questo a prescindere dal partito. Viene a meno la fedeltà del partito ma non la fedeltà di area: se io mi sento di sx, non cambio). - La tv è pervasiva. Le persone prima del web, guardavano molto la tv. Questo implica che se tv è pervasiva, è più facile raggiungere alcuni segmenti dell’elettorato. - 1 formati e la grammatica televisiva hanno un impatto sui tempi della politica ma anche sul linguaggio e i modi di presentazione degli attori politici, anche perché passiamo da una non immagine o comunque poca presenza visiva a una situazione in cui invece il corpo del leader è al centro della scena. Questa fase in realtà dura più a lungo. Cominciano a esserci evoluzioni tecniche e tecnologiche che permettono per es di acquistare degli apparecchi per trasmettere via radio violando monopolio della tv, però nasce la televisione via cavo; a metà anni 70 nasce primo esempio di tv via cavo. La corte costituzionale interviene e dice che non c’è problema. Il problema della tv via cavo è che c’è solo in una zona limitata, se non c’è cavo non c’è tv. Quindi è esperimento che comincia a interessare un imprenditore che all’epoca si occupava di edilizia e che in quegli anni stava costruendo Milano 2. Il primo punto di contatto tra Berlusconi e la tv è questo e lui inizia a trasmettere. Così come per le radio erano diventati The functional theory of political campaign communication (Benoit). Teoria funzionale: si basa su 6 presupposti: 1. Il voto è un atto comparativo basato sulle percezioni dell’elettore. Per vincere, i candidati devono apparire preferibili ai loro avversari. I candidati politici devono confrontarsi con i loro avversari ed essere in disaccordo con loro, vale a dire presentare proposte distinte, almeno su alcuni punti: queste differenze li possono rendere preferibili agli avversari (la com entra alle elezioni in questa fase). Gli elettori apprendono queste differenze tra candidati attraverso messaggi politici che osno diffusi da un numero ampio di fonti tra cui mezzi di info, simpatizzanti di candidati opposti, simpatizzanti e gruppi di interesse. I candidati perseguono obiettivi di ottenere voto attraverso tre strategie: a. Promozione di sé e delle proprie proposte b. Attacco degli avversari c. Difesa delle accuse che questi ultimi muovono La campagna elettorale si svolge su due soli argomenti: le proposte politiche e la reputazione o immagine del candidato. Le proposte politiche si possono distinguere in atti passati (che invita elettore ad un voto retrospettivo), piani futuri e obiettivi generali (-> voto prospettivo). La reputazione di un candidato si scompone invece in qualità personali, capacità di leadership e ideali. Un candidato deve vincere la quantità di voti necessari all’elezione, vale a dire che non deve convincere tutti gli elettori, ma solo una parte di essi. 30.09.2021 Attraverso questa teoria è stato possibile individuare una serie di risultati: - Il coverage horse race (la copertura dedicata alla competizione; come l’info tratta le campagne elettorali)) della campagna elettorale è più frequente rispetto a quello dedicato alle policies o all'immagine del candidato. - Il coverage si concentra maggiormente sugli attacchi rispetto a quanto i candidati li usino realmente nei loro messaggi. Il coverage provoca una distorsione quando trasla info perché dà più enfasi agli attacchi. - Il coverage si concentra maggiormente sull’immagine del candidato e meno sulle politiche (proposte) rispetto a quanto facciano realmente i candidati. I candidati esaltano la loro immagine ma anche le proposte e normalmente sono proposte a essere al centro della campagna. Noi qui stiamo distinguendo in maniera analitica il messaggio. - I candidati usano la promozione più frequentemente degli attacchi e gli attacchi più della difesa. - I candidati presidenziali discutono di proposte politiche’ più che di reputazione/immagine. Quindi questa teoria ci mostra come emergano alcune caratteristiche precise che definiscono le strategie da un lato dei candidati, chi attua una com politica tende a muoversi in questa direzione. Il passaggio dalla logica politica alla logica mediale non fa venire a meno il fatto che si tratti di attori con esigenze diverse. Political parties as campaign organizations: A partire dagli anni 80 i partiti politici hanno investito molto nella campagna elettorale, facendo pieno uso delle tecnologie, adattando le loro organizzazioni e impiegando agenzie specializzate e consulenti. I partiti sono elementi centrali non solo nella com, ma sono centrali anche come organizzatori della campagna. Sempre di più c’è bisogno di avere qualcuno di specializzato professionalmente per gestire la campagna, campagna che comincia a diventare sempre più lunga. I partiti sono diventati vere e proprie organizzazioni di campagna sviluppandosi in tre direzioni: 1. I partiti seguono una tendenza a diventare più centralizzati e professionalizzati 2. I partiti sono diventati più consapevoli e informati dell’opinione e delle richieste dei cittadini 3. L’immagine del partito e soprattutto del leader riveste un ruolo centrale nella campagna elettorale-> spostamento dalle proposte politiche, che fino a quel punto erano quello che permetteva di orientare e differenziare le diverse proposte politiche dei diversi partiti, all'immagine del partito e del leader; accanto alle proposte trovare un leader capace di comunicare diventa cruciale. Typology of the evolution of campaign communications by Norris Molti osservatori hanno documentato e concordano sulla direzione intrapresa dall’evoluzione delle campagne elettorali. Meno consenso c’è invece sulle conseguenze di questa evoluzione. Alcuni hanno paventato rischi di un disimpegno politico dei cittadini, forme di disincanto e distanza crescente con i partiti politici e le istituzioni fondamentali della democrazia rappresentativa. Le evidenze empiriche di questo processo sono però parziali. Attivismo elettorale non è distribuito in maniera uniforme a tutte le età, ma c’è una distribuzione che risente del momento di vita in cui si trova; raggiunge il picco nella generazione di mezza età (40-70 anni) e analisi continuano a confermare che i più anziani e più giovani hanno meno probabilità di impegnarsi in campagne elettorali. Le coorti più giovani hanno maggiore probabilità di impegnarsi in forme di attivismo rispetto ai genitori e ai nonni. Questo smentisce idea di apatia politica tipica delle generazioni dei giovani. L’ analisi suggerisce che sebbene il ruolo dei partiti e dei media nelle campagne elettorali si sia radicalmente trasformato negli ultimi 50 anni, i modelli di attivismo continuano a essere legati al ciclo di vita, mentre i giovani esprimono la loro partecipazione attraverso forme nuova di attivismo politico. Permanent campaign: È ideologia politica degli anni 80. Combina creazione di immagine al calcolo strategico. Blumenthal sostiene che consulenti politici sono nuovo potere all’interno del sistema politico americano e loro sono permanenti, mentre politici sono effimeri. Uno degli strumenti centrali della campagna permanente è Going Public. I politici comunicano determinati temi ma poi il coverage per esigenze diverse tende a coprire quei temi e quei messaggi con distorsione. Questo è un problema nel momento in cui abbiamo necessità di mantenere elevato consenso su di noi ma anche sulla nostra agenda politica. Mentre in campagna elettorale presidenziale l’immagine del candidato presidente è elemento principale, durante amministrazione, il sostengo di cui abbiamo necessità, è sulle nostre politiche che vogliamo portare avanti. La riforma del sistema sanitario americano: tema controverso che può passare solo non se c’è buona immagine di Obama, ma se si riesce a far passare un messaggio rispetto a quella proposta-> campagna informativa elencando quelli che sono i punti di forza e i vantaggi di una riforma di quel tipo. Effettivamente, riuscire ad avere il controllo di una campagna informativa diventa difficile nel momento in cui parliamo ma abbiamo mezzi di info che sono interessati a sdramatizzare (?). Una strategia che il presidente ha adottato è quella di aggirare il sistema informativo rivolgendosi direttamente dal pubblico. Going public dal punto di vista concreto significa discorsi in tv avendo possibilità di far arrivare messaggio senza forma di distorsione o di interlocuzione. Il presidente può usare questo strumento (going public) in questa forma. Due modi di gestire temi controversi e delicati: - Aggiramento dei news-media: vado in tv e i giornalisti non ci sono. Strategie di com diretta con opinione pubblica, volte ad evitare il filtro dei media. - Imbonimento dei news media: i giornalisti hanno bisogno di scrivere degli articoli, di avere un servizio, una notizia. Non tutti i giornalisti sono uguali: qualcuno ha più Conoscenze politiche degli elettori e info sui media IDENT 06.10.2021 FICAZIDNE DI PARTITO: è la vici. nanza psicologica che un elettore può provare per una certa forza politica. Si fonda su tre principali dimensioni: Cognitiva: partito viene utilizzato come scorciatoia informativa. Quello che sceglie il partito funziona anche per me. Quindi mi posiziono anche su temi complessi senza necessità di averli studiati. Affettiva: attaccamento a un partito e partecipazione alla vita di un partito porta con sé una componente emotiva legata alle dimensione relazionale. Chi si identifica in un partito compie un investimento emotivo su di esso. Comportamentale: chi si riconosce in un partito tende a votarlo regolarmente di elezione in elezione, senza farsi influenzare troppo, salvo casi eccezionali, dai candidati in competizione e dalla loro comunicazione Astensionismo intermittente: una porzione di elettorato non ritiene più il voto come un momento imprescindibile della vita democratica cui bisogna per forza partecipare, ma invece decide di volta in volta sono le fra gli s se andare a votare. Primo obiettivo della campagna elettorale è la mobilitazione, ma poi campagne di mobilitazione verso il proprio elettorato. Se si verifica in modo asimmetrico chieramenti, può incidere sul risultato delle elezioni più degli spostamenti di voti da una coalizione all’altra. I flussi di mobilitazione/smobilitazione sono diventati cruciali per tre ordini di ragioni: Un numero crescente di cittadini considera il voto non come un dovere civico ma come un diritto che si può scegliere se esercitare o meno. Le fedeltà e le identificazioni di partito si sono notevolmente indebolite e fra le conseguenze di questo processo ci sono aumento della mobilità elettorale e il calo della partecipazione al voto Nel caso italiano due crisi sistemiche hanno accresciuto l’insoddisfazione verso i partiti, influenzando la mobilitazione: caduta del muro di Berlino + Tangentopoli, crisi economico-finanziarie. Issue voting: le proposte dei candidati influenzano certamente i comportamenti di voto, in combinazione con le caratteristiche personali dei candidati e con le identità politiche dei cittadini. Per parlare di issue voting (voto programmatico) devono verificarsi almeno tre condizioni: 1. Gli elettori devono essere informati e attenti rispetto a un problema specifico (tasse, lavoro, pensioni, ...) 2. I candidati e i partiti devono avere posizioni diverse e facilmente distinguibili su quell’argomento 3. I cittadini devono avere la capacità e l’interesse di confrontare le posizioni dei candidati tra loro e con le proprie. I candidati competono sotto le bandiere dei partiti e gli elettori hanno opinioni piuttosto sulla diversa capacità dei partiti di gestire i vari problemi all’ordine del giorno. Negli USA questo fenomeno è noto come issue ownership, vale a dire che a ogni partito è attribuita una maggiore competenza su determinati problemi e non su altri. I Repubblicani sono generalmente avvantaggiati su tasse, difesa, politica estera e valori morali. I Democratici sono ritenuti più competenti su ambiente, servizi sociali, diritti alle minoranze. In Italia questa distinzione funziona solo in parte. Position issues: sono caratterizzate da divisioni precise tra partiti e candidati e si possono ordinare su un asse da sx a dx. Ad esempio un partito può proporre dei tagli a dei servizi e un altro opporsi, essere favorevole o meno all’introduzione di matrimoni omosessuali, proporre di tagliare le spese militari o di incrementarle; il gioco per i politici tende ad essere a somma zero: i consensi che guadagno cambiando la mia posizione su una position issue tendo a perderli tra i miei precedenti sostenitori. Valence issues: in questo caso non si tratta di decidere cosa fare (diverse alternative di policy), ma di decidere chi sia più adatto a realizzare ciò che la maggioranza dei cittadini ritiene debba essere fatto. Sono issues intorno alle quali c’è un consenso sulla soluzione, ma non su chi sia la migliore persona per realizzarlo. Si tratta di obiettivi condivisi da tutti come prosperità, crescita dell’occupazione, pace, sicurezza, ... su questi argomenti gli elettori non valutano tanto i contenuti programmatici o ideologici delle proposte, quanto la capacità realizzativa e pragmatica del leader, la loro immagine performativa. 07.10.2021 PERSONALIZZAZIONE DELLA POLITICA Una prima distinzione che è stata fatta è tra personalizzazione della politica, liberalizzazione e la presidenzializzazione. La personalizzazione della politica riguarda il modo in cui i media hanno cambiato la conduzione della politica e la percezione che si essa ne hanno i cittadini, il politico viene descritto come una persona con le proprie peculiarità individuali che come il rappresentante di un partito o di una ideologia. L’ insistenza dei media sulle persone che governano o fanno opposizione o comunque sonno impegnate nella lotta politica hanno portato gradatamente alla individualizzazione della politica e alla personalizzazione della rappresentazione politica. Vi sono due elementi centrali per favorire processo di personalizzazione: - Indebolimento dei partiti - Preferenza accordata in molte democrazie occidentali a sistema elettorali maggioritari. Due tipi di democrazia: - Quelle che prevedono un leader-> democrazie che meglio si adattano ai concetti di personalizzazione. La leaderizzazione riguarda non la personalizzazione della politica in senso lato ma quei processi di personalizzazione della leadership che normalmente avvengono prima. - Quelle acepale o dei partiti In Italia la tendenza alla leaderizzazione del dibattito elettorale si riscontra a partire dal 1994 (dibattito Berluscono-Occhetto, anticipato da Berlinguer-De Mita nel 1983). La leaderizzazione degli anni 80 e 90 ha in comune il fattore televisivo. Presidenzializzazione: tendenza dei sistemi politici ad assumere carattere presidenziale senza che intervengano modifiche costituzionali. Questo fenomeno, che riguarda le principali democrazie contemporanee, coinvolge tre distinte arene di presidenzializzazione: 1. Arena elettorale 2. Arena partitica 3. Arena governativa I sistemi pur avendo visioni costituzionali diverse simulano la presidenzializzazione. Rahat e Sheafer parlano di personalizzazione della politica: essa è un processo in cui peso politico del singolo attore nel processo politico aumenta nel tempo, mentre la centralità del gruppo politico (il partito) diminuisce. Pruysers et al parlano invece di politica personalizzata e la definiscono come una situazione in cui i singoli attori politici sono di centrali, prominenti e altamente visibili in sé e non in relazione ai partiti politici. Quindi mentre la personalizzazione della politica descrive un processo, la politica personalizzata descrive un momento specifico, una situazione che vede come attori centrali del dibattito pubblico e politico singoli attori politici. sul coinvolgimento degli utenti (likes e emoticons) se accompagnati ad elementi visivi personalizzanti. Distinzione importante: - Partito personale: con Forza Italia si è cominciato a parlar di partito personale. È un’etichetta molto evocativa e utilizzata, che tuttavia difetta di chiarezza. Calise dice che un partito personale ha come leader al suo vertice una leadership fortemente personalizzata che trae forza dalle caratteristiche individuali del leader, dalla costante visibilità che il suo leader ha nei dibattiti pubblici politici ma anche dalla mancanza di dialettica interna. Duncan McDonnell, sempre ragionando su Forza Italia e facendo interviste con membri non eletti del partito, aggiunge che un partito personale difficilmente può sopravvivere all’uscita di scena del proprio capo carismatico. Calise prova a considerare quindi chi ha più potere, chi ha più visibilità sui media e chi ne ha di meno e prova a mettere insieme esempi di partiti personali. - Partito personalizzato: la figura del leader è centrale dal punto di vista comunicativo ma il partito non è totalmente organizzato intorno a lui (es: PD) Un partito personale è innanzitutto caratterizzato da una gestione fortemente centralizzata dell’intera vita del partito: tutte le decisioni più importanti — dalla definizione della linea politica al reclutamento dei candidati — sono compiute direttamente o indirettamente dal leader. Gli organi intermedi di governo sono scarsamente sviluppati e, quand’anche previsti formalmente dallo statuto, tendono ad essere lasciati ai margini se non appaiono funzionali alle direttive provenienti dal vertice. Questo perché il partito personale, per definizione, non tollera che ci sia contraddizione tra il leader e gli esponenti del partito: sono pertanto non previsti o ridotti ai minimi termini il pluralismo e i meccanismi di democrazia interna La risorsa principale attraverso cui il capo del partito ottiene l’investitura e da cui deriva la propria autorevolezza all’interno del partito è il suo cursus honorum personale: la competenza politica è considerata parte delle caratteristiche personali del leader e può derivare dalla sua storia extra- politica. Non a caso gli iscritti al partito instaurano un rapporto di fedeltà/fiducia con il leader che spesso sfocia in manifestazione di culto della sua persona. L’attività parlamentare è caratterizzata da un forte protagonismo del leader e dall’assenza (o dall’irrilevanza) di voti ribelli all’interno del proprio gruppo parlamentare: ciò avviene in ragione del fatto che la deferenza è anche in questo caso una dei principali tratti che sostanzia il rapporto tra eletti e leader del partito Per quanto riguarda le relazioni con l’esterno, infine, il leader incarna l’idea stessa di partito, per molti versi il leader è il partito. Ciò implica che il capo detenga il monopolio della “linea del partito” e che l’unico tipo di comunicazione possibile sia quella unicentrica (realizzata in prima persona o per mezzo di portavoce) oppure quella policentrica armonica (realizzata da diverse personalità politiche, ma coerente, quando non coincidente, con la posizione espressa dal vertice). Le strutture ancillari, di raccordo tra partito ed elettorato, sono analogamente orientate alla costruzione di un sostegno personale e sono funzionali alla promozione delle politiche proposte dal vertice Un partito personalizzato è, per molti versi, speculare al modello appena descritto, innanzitutto perché utilizza la personalizzazione come strumento di comunicazione esterna, come scorciatoia cognitiva per relazionarsi con il proprio elettorato, mentre basa la propria organizzazione interna sul principio di condivisione dei poteri, pluralismo e democrazia interna. Il leader eletto dal congresso rappresenta un partito del quale tuttavia non definisce autonomamente la linea politica, né può personalmente selezionare candidati o fissare arbitrariamente criteri di reclutamento. L’autorevolezza del leader di un partito personalizzato, sia all’interno che all’esterno, può essere facilitata dalle caratteristiche personali dell’uomo politico, ma a determinarne la stabilità alla guida sono il suo cursus honorum politico e soprattutto la delega che gli viene riconosciuta dagli iscritti e dagli elettori. In parlamento, di norma, non il leader, ma i responsabili dei diversi dipartimenti tematici sono normalmente i primi firmatari di progetti di legge. Inoltre, visto che il pluralismo interno è garantito, la presenza di una certa soglia di voto ribelle può essere fisiologica all’interno di un partito personalizzato. Da un punto di vista comunicativo, il partito personalizzato appare più soggetto a cortocircuiti e contrasti pubblici, in ragione della sua struttura organizzativa più complessa e articolata. Innanzitutto, il leader non detiene il monopolio della “linea del partito” che è invece condivisa con i responsabili dei diversi ambiti tematici o livelli territoriali. Questa pluralità di voci può dare vita come accade nel partito personale ad una comunicazione policentricoarmonica o più spesso ad una comunicazione policentrica dissonante. Nel partito personalizzato le dichiarazioni del vertice possono essere contraddette con una certa frequenza, o è possibile che siano in competizione con quelle espresse da altri esponenti di partito. Inoltre, le strutture ancillari, sono orientate alla costruzione del sostegno al partito e alla rielaborazione di issues definite dalla linea del partito e non alla promozione ed al sostegno incondizionato al leader. Dimensione parlamentare ‘Attività legislativa del leader Comportamento dei arlamentari Risorse del leader Risorse dei rappresentanti Personale ‘Accentrata Voto allineato Personali, deferenza Fedeltà alla linea politica definita dal leader Personalizzato Condivisa Voto ribelle Politiche, delega Libertà di iniziativa basata sulla delega Relazioni esterne Personale Personalizzato Divulgazione della “linea del partito” Tipo di comunicazione Campagne elettorali Strutture ancillari Risorse del leader Il leader detiene il monopolio della “linea del partito”. Unicentrico o policentrico armonico Compenetrazione tra partito e leader. Il leader è il partito. Legate al leader Orientate alla costruzione di un sostegno personale, funzionali alla comunicazione / promozione del leader Personali Il leader condivide la "linea del partito” con i responsabili dei diversi ambiti tematici o livelli territoriali Policentrico armonico o dissonante Distinzione tra leader e partito. Il leader è a capo del partito Legate alla linea del partito Orientate alla costruzione di un sostegno al partito e alla rielaborazione di issues Ragionando sulle trasformazioni che negli ultimi decenni hanno interessato le democrazie occidentali, il filosofo francese Bernard Manin (2010) ha sintetizzato nella formula «democrazia del pubblico» i mutati rapporti tra politica, media e cittadini. La sua riflessione non si limita alla democrazie contemporanee. Si tratta in realtà di una riflessione dagli orizzonti più ampi che si interroga sui profondi cambiamenti che hanno riguardato i principi del governo rappresentativo dalle sue origini Ricostruendone la genealogia, Manin individua quattro principi riscontrabili all’interno delle diverse forme che i regimi rappresentativi hanno assunto nel tempo: a) i governanti sono designati attraverso elezioni organizzate a intervalli regolari; b) l’attività decisionale di coloro che governano mantiene un certo grado di indipendenza dal volere del proprio elettorato; c) coloro che sono governati possono esprimere, liberamente e senza censura, opinioni e volontà politiche; d) le decisioni pubbliche sono sottoposte alla prova della discussione. La proposta di Manin riconduce l'evoluzione delle democrazie rappresentative moderne ad una tripartizione: - parlamentarismo - democrazia dei partiti - democrazia del pubblico Il parlamentarismo si organizza intorno a candidati eletti su base personale e fiduciaria, collegati al territorio da una fitta rete di relazioni sociali e (auto)selezionati in virtù della loro notorietà e tratta di un macro-frame che viene usato per incorniciare, definire tutti i tipi di problemi. Il populismo è una esibizione di vicinanza ai cittadini ordinari, alle persone comuni. Questa auto- rappresentazione può assumere diverse forme, usando un linguaggio colloquiale o l’adozione di codici non verbali informali, ma l’elemento più importanti di uno stile politico è il contenuto del discorso. Il discorso populista ruota attorno a 3 elementi: 1) riferimento e appello al popolo 2) anti-elitismo 3) esclusione delle minoranze (outgroups) prendendo questi 3 elementi e li combiniamo insieme è possibile ottenere 4 forme diverse di populismo: - è necessario ci sia il riferimento al popolo * populismo completo che contiene tutti e 3 gli elementi * populismo esclusivo contiene riferimento al popolo ed esclusione delle minoranze ® anti-elitist populism contiene riferimento e appello al popolo, all’anti-elitismo * empty populism contiene solo il riferimento e appello al popolo, per questo definito vuoto La comunicazione politica populista è stata studiata approfondendo 3 diversi aspetti: 1. il primo è stato legato a quegli attori politici che sono classificati come populisti, interrogandosi sulle strategie, tattiche e stili utilizzati nella loro comunicazione 2. il secondo ambito si concentra sul populismo dei media studiando la sua presenza sia nella copertura di attori populisti, sia in termini di sostegno o promozione di istanze populiste 3. un ultimo gruppo di ricercatori ha esplorato l’impatto della comunicazione populista sugli elettori e sui cittadini, quanto i cittadini siano vicini al populismo a prescindere dai partiti Un altro aspetto interessante riguarda il rapporto che gli attori politici intrattengono con i social media La ricerca ha messo in evidenza i vantaggi di questa nuova pratica di going public: 1. forniscono accesso diretto al pubblico senza interferenze giornalistiche 2. offronola possibilità di stabilire una connessione stretta e diretta con le persone 3. favoriscono forme di comunicazione personalizzate 4. facilitano la costruzione di comunità politiche attraverso la diffusione di valori condivisi e senso di appartenenza (es: salvini e meloni che attraverso i social media riescono ad ampliare la propria base elettorale, oltre alla loro community) il ruolo del leader populista si configura come quello di un personaggio che si propone di incarnare tutte le problematiche del popolo e si ritrova in una situazione in cui si deve presentare da un lato come ordinario, come persona comune per avere un grado di prossimità, ma allo stesso tempo anche straordinario come leader che rappresenta il popolo intero (es: Berlusconi che si presentò come self made man ma allo stesso tempo ribadiva nelle azioni il suo essere straordinario). Si presenta come perfetta incarnazione di salute, forza e virilità, doti necessarie per rappresentare il popolo che lo fanno apparire agli occhi degli elettori come speciale ed insostituibile. Personaggio che ispira fiducia nel proprio elettorato e paura negli avversari. Oggi Salvini. In grado di attirare su di sé l’attenzione dei più importanti media di informazione. I principali partiti italiani studiati come esempi di partiti populisti sono: - Lega nord - Forza italia - Movimento 5 stelle Dal ’94 al 2018: nella seconda repubblica abbiamo percentuali basse Dal 2008 arriviamo a quote che si avvicinano al 50%, stabilizzandosi negli anni successivi (2013- 2018) Oggi considerati populisti: Lega, Fratelli d’Italia (da partito di destra a partito di destra populista) Lega Nord: uno dei primi studi che riguarda lo stile del linguaggio della prima Lega guidata da Bossi è quello di Cedroni (2010). Ribalta quelli che erano i codici del linguaggio politico esisti fino a quel momento. È un linguaggio che non ha bisogno di giornali, radio o televisione: è una forma di comunicazione non mediata che si esprime attraverso manifesti e striscioni e si diffonde a causa dell’asprezza dei discorsi e degli insulti, spesso accompagnati da gesti provocatori. Questo linguaggio di rottura usa la lingua di tutti i giorni. Cedroni sostiene che la LN ha utilizzato una forma di comunicazione senza media e che si oppone all’interpretazione che sostiene che i media nazionali hanno un impatto sulla scelta elettorale. Ma non ci sono evidenze empiriche a sostenere queste rivendicazioni. Gli studi principali sulle ultime campagne copertura mostrano che i maggiori successi elettorali della Lega si sono verificati quando il partito era al potere e quindi ampiamente coperti dalla stampa e televisione. Altro autore che analizza la Lega è Borcio che definisce il populismo della Lega come regionalista fin dai suoi inizi. L'idea della lega era declinabile come il nord contro gli altri (centro e sud) ma anche in termini di noi contro le élite. Si caratterizza per un appello al popolo inteso come (a) Demos: il popolo nel suo insieme che si oppone alle élites (b) Ethnos: il popolo come entità etnico-nazionale o etno-regionali La gestione efficace di questa formula è stata la base del successo per la LN perché ha saputo collegare le proteste dei cittadini a un’identità popolare. si riesce a mettere sia le rivendicazioni del nord che la necessità di governare e mantenere una linea coerente al governo. Il populismo dei partiti di Berlusconi (Forza Italia) non può essere equiparato a quello di estrema destra dei partiti populisti europei ed è stato infatti definito come un populismo di centro-destra La retorica di Berlusconi, tuttavia, si è basata su due elementi essenziali del populismo: (a) L’appello diretto al popolo, considerato virtuoso e genuino (b) Il legame diretto tra il popolo e il leader Non è quindi un caso che Berlusconi fin dall’inizio della sua esperienza politica abbia cercato di trasformare ogni elezione in un plebiscito sulla sua persona al fine di ottenere un’investitura diretta come capo del governo (cosa che in Italia non esiste). Anche se Berlusconi è stato spesso descritto come populista, la sua anomala posizione di primo ministro e proprietario di un impero dei media è stato raramente analizzata in relazione alla sua azione. Gli studiosi si sono concentrati maggiormente sul conflitto di interessi e sulla natura personale dei suoi partiti, mentre hanno trascurato il fatto che la sua figura aveva molti tratti tipici di un leader populista e che attraverso i suoi canali televisivi per lunghi periodi sono stati trasmessi temi e rivendicazioni populiste. Inoltre, vale la pena notare che non tutti gli studiosi sono d’accordo con il fatto che il populismo sia una categoria utile per interpretare la storia politica di Berlusconi. Mancini (2009-2011) ha sostenuto che definire Berlusconi solo come populista significa non capire che la politica è cambiata e che, a fronte dell’aumento del ruolo dei mass media, la televisione non può rimanere la stessa e che deve adattarsi alle nuove tendenze di consumo culturale e quindi tutto l’immaginario. Movimento 5 Stelle: nasce nel 2008 dalle idee del suo fondatore, Beppe Grillo, diffuse con i suoi spettacoli e il suo blog. La comunicazione principale partisse dal blog e le prime esperienze di organizzazione di questo movimento sono semplici liste che si formarono a livello locale. Poi il movimento decise di appoggiarsi ad una piattaforma non politica (meet up) offrendo a chi si iscriveva di localizzarsi e presentare la propria persona con lo scopo che altre persone con gli stessi interessi venissero segnalate e potersi così incontrare. Questa piattaforma all’inizio permette a Grillo di organizzare i propri comizi, ad ottenere una prima di organizzazione di incontro. Per l’uso del blog e di meet up si è definito il populismo dei 5 Stelle come web-populismo. La comunicazione del movimento non si basa sui media mainstream. Al contrario, il M5S si contrappone apertamente ai giornalisti e nella sua retorica sottolinea le possibilità di una democrazia disintermediata resa populista ha attivato in una parte di popolazione questo meccanismo che di fatto era latente. Con qualcuno che da un certo punto in poi pone questo tema come problematico ha innescato la reazione del pubblico in quella direzione. Enfatizzazione di un certo aspetto e innescava disposizioni che erano latenti. I pochi studi che riguardano cittadini e populismo in Italia sono elaborazioni secondarie a partire da sondaggi elettorali prodotti da ITANES (www.itanes.org). Biorcio (2007) ha affrontato la questione di come misurare gli orientamenti e atteggiamenti populisti in Italia, costruendo un Indice di populismo che prende in considerazione diversi indicatori relativi alle dimensioni più importanti usate nel discorso populista: - la mobilitazione di sentimenti anti-politici: posizioni di critica e di disaffezione al funzionamento delle istituzioni democratiche e ai principali attori politici; - la mobilitazione di ostilità nei confronti degli immigrati: la mancanza di protezione delle caratteristiche etno-culturali del popolo e il tradimento dell'idea di nazione; - la ricerca di autorità: espressa nel ruolo preminente attribuito ai leader populisti. Utilizzando i dati delle indagini panel (2001 e 2004), Biorcio rileva che antipolitica, etno-centrismo e richiesta di maggiore autorità sono elementi frequentemente associati tra loro e tutti fortemente correlati alla dimensione più ampia del populismo. Per quanto riguarda il comportamento di voto, non a caso, un indice di populismo elevato è più frequente tra gli elettori della LN e di FI (quasi due terzi di loro). Tuttavia, elementi populisti sono abbastanza comuni anche tra gli elettori di tutte le altre parti politiche (25-30% degli elettori, sia di sinistra, sia dei partiti cattolici). Diversi studi si sono concentrati sugli elettori del M5S. Quello che colpisce è il cambiamento nel profilo di elettori e sostenitori del movimento che ha avuto luogo nel corso degli ultimi cinque anni. Nel 2007 il profilo dei sostenitori delle iniziative di Grillo era molto preciso: 'Giovane, ben educato, vive in città di medie o grandi dimensioni, naturalmente evidenzia un tasso di utilizzo di Internet più alto della media. Da un punto di vista politico, i Grillini’ dichiaravano prevalentemente di avere simpatie di centro-sinistra’ (Bordignon e Ceccarini, 2013, p. 442). L'ampliamento del sostegno elettorale nel 2012 e nel 2013 porta a cambiamenti importanti nelle caratteristiche sociodemografiche e politiche degli elettori del M5S. Da un lato, l’età, la professione e la distribuzione geografica suggeriscono che il profilo dell'elettore del M5S si sta muovendo verso quello dell'elettore medio. Per quanto riguarda l'orientamento politico, un mix ideologico caratterizza i sostenitori del M5S. La propensione a votare per il M5S mostra perfettamente un’equa distribuzione tra destra e sinistra: il 34% si pone sulla sinistra dello spazio politico, mentre il 33% a destra (24% al centro e il 9% non posizionato) (Maggini 2014 ). Vedere tabelle slide. Populismo: condizioni perla crescita: La condizione di base: una crisi di rappresentanza Il populismo è intrinsecamente legato all’idea di crisi. Per Laclau (2005), il populismo semplicemente non può emergere senza crisi. Si tratta in prima battuta di una crisi politica - una crisi della rappresentanza, che è alla base di qualsiasi mobilitazione populista. Si noti che la crisi non è necessariamente esogena allo sviluppo del populismo. Se le crisi offrono l'opportunità per mobilitazioni populiste, gli stessi populismi aggravano le situazioni di crisi. Moffitt (2014) suggerisce che «piuttosto che pensare alle crisi come a un semplice innesto per il populismo, dovremmo anche pensare a come il populismo cerca di agire come fattore scatenante per le crisi». Condizioni facilitanti (1): il ruolo dei media: La prima di queste condizioni facilitanti riguarda il ruolo dei media. I media contemporanei contribuiscono in generale alla crisi di rappresentanza, favorendo le strategie dei partiti populisti. Lo fanno riducendo il ruolo degli apparati di partito, collegando i leader di partito direttamente agli elettori, accrescendo la personalizzazione della leadership politica, e favorendo la «depoliticizzazione» dei cittadini. Come risultato della loro professionalizzazione, commercializzazione e del cambiamento tecnologico, i mezzi di informazione sempre più operano secondo una propria «media logic». Condizioni facilitanti (1): il ruolo dei media [segue] Più in particolare, la «logica dei media» gioca a favore degli sfidanti populisti. Mazzoleni (2008) scrive di una complicità non intenzionale tra gli attori populisti che cercano l'attenzione dei media e dei media tabloid che danno poca attenzione ai dibattiti programmatici, privilegiando invece gli elementi che fanno parte del discorso populista. Inoltre, la media logic attraverso la personalizzazione della politica, favorisce i legami carismatici tra il leader politico e i suoi elettori. Infine, ma non meno importante, il fatto che l'onnipresenza dei media permette ai leader politici di raggiungere direttamente i propri sostenitori, facilita la strategia populista che si basa sul legame diretto tra il leader ed i suoi elettori. Condizioni facilitanti (II): la crisi economica Una seconda condizione facilitante riguarda l'attuale crisi economica che attraversa l'Europa. Una profonda crisi economica intensifica l'antagonismo tra «il popolo» e alcune élite politiche o economiche, amplificando il discorso populista e promuovendone il successo elettorale. Dove la crisi economica ha creato nuova povertà e approfondito le disuguaglianza economiche, il discorso populista cade su un terreno fertile. Condizioni facilitanti (II): la crisi economica [segue] Il fatto che la crisi economica in Europa si sia manifestata soprattutto come crisi del debito sovrano ha fornito in realtà sia la populismo di sinistra sia al populismo di destra la possibilità di riformulare i conflitti economici in termini nazionalistici. In genere, le élites attaccate dai populisti sono state le élites nazionali (es.: Mario Monti), ma dato che la crisi del debito sovrano ha portato a un conflitto tra paesi «debitor» e «creditori» della zona euro, le élites oggetto di attacchi populisti possono anche essere quelle sovranazionali (ad esempio la «troika») e / o élites di altri stati (ad esempio, il cancelliere tedesco Angela Merkel per i greci o per gli italiani). Disinformazione, fake news e teorie cospirazioniste: Non è possibile ad oggi dimostrare un ruolo attivo dei soggetti politici populisti nella partecipazione attiva alla produzione di fake news. È indubbio però che esista una stretta relazione tra populismo e disinformazione. Queste formazioni politiche traggono maggiori vantaggi da una confusione informativa in cui le informazioni fattuali vengono viste come una questione di opinione, le prove vengono trascurate e le teorie del complotto prosperano. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalla connessione tra crisi e populismo. I partiti populisti svolgono un ruolo attivo come facilitatori della crisi spingendo verso di essa le situazioni problematiche, a livello sia politico sia comunicativo [Moffitt 2015; 2016; Bobba e Hubé 2021b]. I populisti si comportano dunque da imprenditori di crisi che lavorano per implementare un ciclo di crisi permanente. Vedere slide: La figura riassume il ciclo di crisi permanente alimentato dai populisti. Nella situazione normale, lo schema inizia con l’emergere, innescato dai populisti, di una contraddizione politica (1) che viene pubblicamente riconosciuta come un problema rilevante (2) e viene sfruttata dai populisti (3) che la spingono verso una crisi vera e propria Antipolitica e populismo: Se il populismo non è una categoria interpretativa ampiamente utilizzato dagli studiosi italiani, vale la pena notare che un vivace dibattito è stato sviluppato intorno ad un concetto strettamente legato al populismo, ossia quella di antipolitica. Due sono gli autori principali: Alfio Mastropaolo e Donatella Campus. Come per il populismo, anche il concetto di antipolitica è multiforme e difficile da definire. Mastropaolo è lo studioso più prolifico su questo argomento. Nel suo ultimo libro (2011) ha distinto due tipi di antipolitica. Da un lato, antipolitica bottom-up per quanto riguarda 'la mobilitazione spontanea della società civile, il malessere democratico, il voto di astensione o di protesta e ogni sorta di critica contro la politica ufficiale'. D'altra parte, un’antipolitica top-down che riguarda "l'enorme repertorio di discorsi argomentativi e gesti contro la politica, generalmente utilizzati nel dibattito pubblico e nella competizione elettorale' (pp. 252-253). 3. Controllare e avere capacità di analizzare interi processi politici in modo da poter tenere sotto controllo il lavoro dei politici e di chi lavora nella istituzioni. 4. Sollecitare la partecipazione. Il gp deve offrire anche spazi e spunti ai cittadini per invogliarli a una partecipazione politica più attiva. Queste fx non sono di certo i punti ideali di quella logica mediale commerciale. Ai componenti delle redazioni politiche sono riconosciute tre caratteristiche: 1. Vicinanza con élite politica: giornalisti e politici sono vicini. 2. Esistenza di una certa omogeneità: prossimità ideologica dei giornalisti all’interno di una redazione. 3. Pack journalism: i giornalisti che lavorano sugli stessi temi tendono ad avere posizioni comuni. Crouse notò come la forza ocn cui i giornalisti criticano alcuni esponenti politici è una forza che arriva da convergenza, accordo e condivisione. 22.10.2021 Elementi essenziali del giornalismo politico: il giornalismo politico è composto da almeno tre elementi essenziali: - Una copertura concentrata sugli aspetti strategici: il racconto giornalistico sulla politica si incentra sulle strategie dei candidati per ottenere un risultato. Significa concentrarsi sulle strategie e mettere sotto la lente di ingrandimento il perché è stata adottata una cosa, l’alleanza, ecc. - Rappresentazioni imparziali o biased: detto anche media bias; relativo a quanto la copertura informativa offerta parteggi per alcuni esponenti politici rispetto ad altri. La rappresentazione della politica, che sia quella elettorale o di governo ecc., avviene o parteggiando per una parte oppure essendo di parte. Essere di parte non è negativo: se si è dichiaratamente di parte. Il politico orientato tende ad essere normativo e a dirci cosa è meglio. È importante poter distinguere questo bias, questa distorsione; Van Dalen si è occupato del media bias, quindi come riesco a valutare quanto una testata è orientata o dà rappresentazione distorta? Attraverso tre indicatori: 1. Ammontare dell’attenzione attribuita da una testata a uno specifico politico 2. Tonoutilizzato per incorniciare gli attori politici 3. Copertura dei singoli temi: posso eventualmente non sostenere e dare particolare rilevanza a un attore politico rispetto ad altri, però sono ugualmente orientato perché do rilevanza a determinati temi e frame. Se il giornalismo pone attenzione su alcuni temi rispetto ad altri, in qualche maniera sta favorendo la campagna elettorale di un candidato piuttosto che un’altra. Media negativity/negatività: il giornalismo tende a coprire maggiormente le notizie negative e a coprire la politica con un frame negativo. Rapporto tra giornalismo e fonti: tre modalità di relazioni: 1) 2) 3) Il duello: in questa tipologia di rapporto, il ruolo de giornalista si configura come watchdog, ossia il giornalismo politico come cane da guardia. Questo modello si configura come normativo per due motivi: Perché è il modo più ricorrente e diffuso di insegnare la professione Perché è il modo in cui i giornalisti tendono a rappresentare e percepire il loro ruolo. La danza: i giornalisti e gli attori politici e istituzionali di fatto hanno un rapporto di reciproca dipendenza, uno offre info ai cittadini, ma ha bisogno delle fonti e le fonti (i politici) hanno bisogno di pubblicità e di visibilità. Questo è un rapporto che poi può prevedere che una delle due parti sia in un rapporto di forza, prevalga. La subalternità: situazione in cui è la politica a comandare e il giornalista ad essere subalterno. Modelli di giornalismo di Hallin e Mancini: guardano alle democrazie occidentali (europee + Canada e USA) e cercano di ragionare sull’evoluzione del giornalismo politico in questi paesi per arrivare a una modelizzazione, cioè a trovare punti di somiglianze e differenze tra gruppi di paesi. Quello che sostengono è che per analizzare rapporto tra giornalismo e politica occorre studiare 4 dimensioni: Sviluppo dei mercati della com con riferimento alla stampa di massa. Quello che loro ipotizzano è che ancora oggi ci sia un retaggio che derivi dal fatto che il paese ha avuto o non ha avuto uno sviluppo ampio della stampa a circolazione di massa. prima differenza di tipo quantitativo: paesi scandinavi hanno avuto alti livelli di circolazione di carta stampata. I paesi dell’Europa meridionale sonno caratterizzati per circolazione bassa. C’è differenza di relazione con il pubblico: nell’ Europa meridionale la stampa tende a rivolgersi a delle élite piccole urbane ben istruite e politicamente attive. I giornali sono generalmente sofisticati e politicizzati nel contenuto (dinamica orizzontale). ... La bassa diffusione nell'Europa meridionale implica una limitazione nello sviluppo imprenditoriale e determina una dipendenza da sovvenzioni esterne (politiche->con effetti su parallelismo). Il mercato più vasto di Europa settentrionale e nord America offre invece opportunità di sviluppo imprenditoriale. Queste traiettorie di sviluppo differenti determina anche un diverso equilibrio successivamente fra tv e stampa. Laddove la stampa ha conosciuto una diffusione più limitata e lenta la tv diviene più facilmente il media di info più rilevante. Parallelismo politico: natura del rapporto che lega partiti a mezzi di com. Grado di sviluppo della professionalità giornalistica: quanto attività giornalistica sia professionalizzata. Più ha forte professionalità e più possiamo verificare gradi di autonomia. Alcuni criteri: 1. Autonomia: professione giornalistica è differente rispetto a idea di libero professionista (medici, avvocati, ...). Punto cruciale: quanto un giornalista è in grado di avere controllo su processo redazionale. 2. Esistenza di norme professionali distinte: sviluppo della deontologia (protezione delle fonti confidenziali, mantenere distinzione tra contenuto editoriale pubblicitario). Punto cruciale: sviluppo laddove all’interno del sistema giornalistico ci sia una condivisione dei criteri di notiziabilità, cioè cosa è rilevante o meno, a prescindere da orientamenti politici o valoriali. Giornalismo si professionalizza nel momento in cui nella comunità giornalistica c’è accordo su cosa siano questi criteri di notiziabilità, quindi cos'è l’info. 3. Giornalismo inteso come servizio pubblico: la professione non deve essere intesa solo come mestiere o impresa con finalità commerciali, ma deve sempre mantenere alcune caratteristiche del servizio pubblico, un’etica del servizio pubblico, a prescindere dal tipo di giornalismo. 4. Strumentalizzazione: fatto che una testata possa subire delle ingerenze esterne che possono essere di vario tipo: partiti, associazioni, gruppi sociali ecc. Le ingerenze possono derivare anche da imperativi commerciali. Grado e natura dell’intervento statale nel sistema mediale: quanto lo stato interviene? Soprattutto in quei paesi in cui pluralismo non sarebbe garantito senza intervento statale perché imprese mediali non generano profitto ci possono essere forme di sostegno proprio per garantire questo pluralismo. Sia per giornali sia per partiti in contesti come quello italiano se non si garantisce qualche forma di sostegno, è difficile che nascano nuove candidature, nuovi partiti, nuovi giornali ecc. Possiamo trovare varie forme: sussidi diretti o indiretti e una serie di regolamentazioni che derivano dallo stato e che prevedono una concreti, delle storie, dei racconti e invece si lasciano da parte delle argomentazioni astratte o esplicitazione di valori. Uno degli esempi classici è quello delle pubblicità delle auto. Non tutti i problemi sono uguali. Esistono almeno due logiche diverse di azione: possiamo avere eventi previsti o non previsti e intenzionali o non intenzionali. A_ seconda dell’incrocio di queste due logiche avrò problemi guidati da una causalità diversa. Se ho una causa prevista e non intenzionale mi troverò di fronte problema cui causa è accidentale (esempio tsunami). Poi si ha causa meccanica: non intenzionale ma prevista (esempio freno nei trasporti). Poi causa involontaria: non è prevista ma è intenzionale. Infine, causa intenzionale: previste e intenzionali (decisioni politiche); in questo caso però riusciamo a sfruttare al meglio la dimensione causale. Problemi pubblici o problemi sociali: problemi generali. Neveu aggiunge che esiste un nuovo tipo di problema pubblico che chiama problema pubblico privato-> ci sono dei problemi in cui lo spazio della causalità viene attribuito all’individuo e non alla collettività; quindi problemi pubblici che derivano da un comportamento individuale, derivano dal fatto che gli individui non si adeguano o comportano in un determinato modo e qui abbiamo questa idea dell’individualizzazione della responsabilità, che è un modo di incorniciare un problema. Giustificare: quandanche un problema fosse ben incorniciato non è ancora sufficiente per farlo diventare un problema pubblico. Questo è il secondo passaggio. Giustificare vuol dire dare fondamento ai problemi pubblici. Come dare forza a un problema per farlo diventare pubblico? Ginevra e Lancillotto (...) Com’è meglio giustificare quindi dare fondamento a un problema per farlo diventare pubblico? Quale combinazione di questi elementi permette di portare all’attenzione dell’opinione pubblica un problema? Quello che serve è sentimento di urgenza e gravità. Per riuscire a dare forza al problema occorre produrre la dimostrazione o percezione che il problema è grave (non più tollerabile) e di conseguenza la soluzione del problema è essenziale per la collettività. Quindi giustificare significa intraprendere un percorso di legittimazione del problema. 03.11.2021 Questo tentativo di giustificazione viene messo in atto attraverso tre registri: - Scienza e numeri: più generalmente a tutte le forme di oggettivazione cifrata. Poter sostenere che la gravità del problema che si soleva è fondata su delle conoscenze scientifiche fornisce al discorso dei promotori un’oggettività, una forza che lo sposta dal campo dei punti di vista verso quello delle verità indiscutibili. La scienza possiede un’intrinseca autorità legata a nozioni quali progresso, conoscenza, razionalità ed è all’opposto delle ideologie e degli affetti. Un numero sempre crescente di problemi di sanità pubblica, inquinamento, finanze pubbliche o politiche economiche hanno necessità di utilizzare dei dati scientifici (a volte anche solo per dare l'impressione di padroneggiare una questione). In realtà, le argomentazioni scientifiche sono, nei fatti, spesso ignorate o sottovalutate nella discussione dei problemi pubblici. Quattro serie di ragioni spiegano questo apparente paradosso: 1. Le regole della discussione scientifica non sono trasportabili nel dibattito pubblico 2. Le capacità di ricezione di questo particolare tipo di contenuti non sono equamente distribuite nella popolazione: non tutti sono in grado di leggere questi dati nello stesso modo, con la stessa consapevolezza e competenza. 3. Il mondo scientifico non vive in una torre d’avorio e anzi spesso intrattiene cont®atti con altri attori (imprese, amministrazioni, ...): problema relativo alla presunta neutralità della scienza. 4. Su alcuni problemi pubblici centrali, attori scientifici molto reputati sviluppano una politica di agnotologia, vale a dire la diffusione organizzata del dubbio e dell’ignoranza (“non si sa”)-> se una fonte primaria viene a dire che quel tema non ne sa nulla, noi tendiamo a credere a quello per non affrontare una questione. Agire sul problema o sugli indicatori? Scientificamente nessun indicatore è indiscutibile. Per definizione esso è parziale perché la parte indicata e quella indicante non possono coincidere. Tutte le produzioni di dati possono essere soggette a una sorta di manipolazione degli indicatori. Questo può riguardare sia chi produce i dati (che può con minimi cambiamenti nei campioni o nelle formule modificare i risultati finali) sia chi viene misurato attraverso quegli indicatori. In questo secondo caso, l’attenzione si sposta spesso dalla soluzione del problema a trovare una soluzione performante per l’indicatore (prescindendo dal problema). Emozioni: registro che può essere usato per giustificare gravità e urgenza di un problema. Serie di ruoli: vittime, cattivo e eroe; a volte anche pubblico può diventare parte stessa di questa rappresentazione emotiva. Le emozioni si possono in pirmo luogo proiettare sulle vittime: sentimenti di compassione, di indignazione, di rivolta. Il bersaglio delle accuse, equivalete funzionale del cattivo, può anche canalizzare potenti sentimenti di disgusto, avversione e odio (per es responsabili di incidenti stradali causati da alcool o stupefacenti). In altri casi è l’eroe a essere oggetto di sentimenti positivi: ammirazione, solidarietà, empatia. Alcune emozioni producono reazioni intense, a volte violente, ma di durata breve. Che mobilitano puntualmente ma che non estendono i loro effetti nel tempo. Es. foto del bambino siriano in spiaggia. Altre — in particolare le emozioni dolorose come quelle legate alla scomparsa di un congiunto — possono portare a una mobilitazione di tipo duraturo capace di trasformare drammi individuali in problemi pubblici. Ci sono anche choc morali che producono una conversione e una mobilitazione duratura intorno a un problema pubblico, senza che la persona sia personalmente coinvolta da esso. Es. maltrattamento animali. Tre diverse tipologie di messa in scena delle emozioni: 1. Storie d’orrore: situazioni in cui il bene e il male sono fortemente contrapposto e in cui il comportamento e le responsabilità degli attori o istituzioni coinvolte sono descritti in termini tali da convogliare forti emozioni. 2. Scandali: giornalismo tende a individuare una serie di casi/scandali che sono basati su una accusa di aver infranto dei valori che o per la posizione che il politico riveste o più in generale nella società vengono percepiti come sacri e inviolabili. 3. Panico morale: ondate emotive nelle quali un episodio o un gruppo di persone viene percepito come una minaccia per i valori della società. I mass media ne presentano la natura in modo stereotipico; è costruzione basata su dimensione emotiva. Può provenire dall’alto ed è espressione di strategie interessate di gruppi di pressione pilotati da élites sociali allarmate da cambiamenti che minacciano i loro valori e o i loro interessi. Può anche propagarsi dal basso: sarà costituito senza grande coordinamento, da sentimenti di paura diffusi, di malesseri collettivi che spesso non raggiungono una formulazione chiara. Vox populi: idea della volontà popolare, del sostegno d un gran numero di cittadini. Dire che una percentuale molto alta di italiani è favorevole contraria ad un dato tema garantisce forza alla giustificazione del problema. Tre forme di rappresentazione della vox populi sono empiricamente osservabili: 1. Voto: cuore di tutti i meccanismi democratici, permette la scelta tra candidati e partiti che gerarchizzano in maniera differente i problemi pubblici e che si dividono sulle soluzioni da attuare. il corpo pubblico si espanse al di là dei limiti della borghesia per la diffusione della stampa, della propaganda e dei movimenti politici di massa con la conseguente irruzione nella sfera pubblica di conflitti fin lì confinanti alla sfera privata. La sp diventa terreno per la competizione di interessi e può assumere la forma di un conflitto violento dove la pressione della piazza acquisisce influenza politica. Le ragioni del declino della sp-> venir meno della distinzione fra società e stato per effetto: - dell’atteggiamento interventista degli Stati - del costituirsi a soggetti pubblici di organizzazioni private (partiti ecc) - della sostituzione dei media di massa rispetto all’arena discorsiva dei caffè. Conseguenze: - opinione pubblica degrada in opinione ricettiva (pubblico passivo) - si attiva processo di rifeudalizzazione dello spazio pubblico Sei definizioni alternative o concorrenti di opinione pubblica: [op gioca ruolo rilevante perché c’è crisi di rappresentanza e perdita di fiducia nei confronti della politica e degli organi intermedi e a volte anche dello Stato. Secondo elemento per cui op è rilevante è che è più rilevante nei processi comunicativi] Prima alternativa: op come tribunale sociale-> op è giudizio morale collettivo che dalla società emana continuamente e implicitamente rispetto alla condotta di ciascun individuo. Si tratta di tribunale anonimo e impersonale, portante di senso comune. Noelle Neumann: esiste all’interno di ogni società una sorta di giudizio morale collettivo implicito di cui ogni cittadino è consapevole e questo determina/influisce il comportamento individuale. Le tre conseguenze sono che ci sia una paura dell’isolamento sociale; se c’è clima d’opinione dominante, fa sì che se ho opinione dissonante tenderò a non esprimerla, per paura di essere socialmente percepito come diverso. -> op come forma di giudizio che determina parte del nostro comportamento Teoria di riferimento: la spirale del silenzio (Noelle Neumann): questa teoria è frutto dell’attività di sondaggista che Noelle Neumann ha effettuato, in occasione delle campagne elettorali tedesche del 1965 e 1972. Osservazione di dati relativi a queste due campagne ha prodotto un enigma su cui si fonda ipotesi di ricerca. Neumann osserva che tutto avviene nello stesso modo. Nei suoi sondaggi chiede intenzione di voto. I due partiti maggiori erano testa a testa ma nota anche che emerge una aspettativa di vittoria per uno dei due. Prima domanda: per chi voterebbe? Seconda domanda: secondo lei, in questo clima di opinione chi vincerà? Quello che trova è che primo dato resta stabile ma nelle ultime settimane emerse aspettativa di vittoria della SPD che crebbe con unica interruzione e poi alla fine ci fu un last minute swing, un effetto conversione nella direzione dell’aspettativa di vittoria crescente, ossia questa volta a favore dell’SPD. Abbiamo una previsione di un certo tipo di risultato elettorale, ma all’ultimo momento una parte di elettori si sposta verso il partito dato per vincente modificando di 3-4 punti percentuali il risultato prevedibile sulla base delle intenzioni di voto . Da qui deriva la conferma - dell’effetto bandwagon — saltare sul carro dei vincitori — già osservato da Lazarsfeld nel 1940 per le presidenziali americane. - Che la paura dell’isolamento e la pressione generata dall’op spinga alcune fasce della popolazione alla conformità sociale. Attraverso una serie di di test e la consultazione di sondaggi, dunque seguendo un processo induttivo, Neumann rileva che la sensazione di possedere un’opinione dissonante rispetto a quella dominante induce gli individui interrogati a non esprimere un’opinione o a conformarsi all’opinione percepita come maggioritaria. Op parte quindi da idea di controllo sociale e si realizza perché attraverso paura di isolamento sociale i cittadini si comportano in maniera diversa o si conformano. Il problema è che nel 76 non avviene il last minute swing gli attori politici diventano sempre più consapevoli degli ambienti comunicativi e che esiste un clima di opinione e cercano quindi di contrastarlo. La spirale del silenzio a) la consapevolezza di un clima di opinione dominante, fa sì che tutti gli attori agiscano per contrastarlo b) si verifica empiricamente l’esistenza di un clima di “opinione duale”: il primo esperito a livello sociale; il secondo a livello mediale. L’effetto contrastante dei due climi, tende ad annullare il loro effetto sull’esito del voto e non permette che si verifichi un effetto bandwagon. Il clima di opinione si sdoppia perché ci sono due fonti e luoghi di circolazione delle opinioni: clima di opinione sociale e clima di opinione mediale. Seconda alternativa: op come pubblica discussione: idea di dibattito razionale e uso pubblico della ragione. Op è quella che si forma solo attraverso uso pubblico della ragione e emerge da pubblica discussione dei cittadini riuniti in pubblico. Precondizioni e problemi di Habermas e in più problemi legati ai limiti della razionalità. Ci sono studi a partire dagli anni 50 che mettono al centro idea di razionalità limitata-> cittadini hanno limiti cognitivi e conoscitivi quindi questo limita la loro capacità di comportarsi in maniera completamente razionale. Questo è problematico rispetto ai sondaggi che risentono dell’ignoranza razionale (Downs): io non conosco questioni ma mi comporto razionalmente e di conseguenza ho comportamento che può sembrare come razionale ma nasconde elemento di ignoranza. Sondaggio 1976 chiede a campione di americani di esprimere giudizio su public affairs act del 1975; il problema è che questo act non esisteva. Usiamo scorciatoie cognitive. Circa 20 anni dopo si ripete lo stesso test e viene chiesto se si fosse favorevoli a Clinton, che voleva conservare quella legge, o ai repubblicani, che la volevano abrogare. La maggioranza si schierò con il Presidente. -> si inventa il sondaggio deliberativo: prende campione rappresentativo di una popolazione e li porta fisicamente tutti nello stesso posto e viene loro chiesto un sondaggio normale; ma la domanda che ci interessa è: quale sarebbe opinione dei cittadini se di fronte a un preciso argomento, avessero la possibilità di informarsi discutendo in maniera razionale? Mentre i sondaggi demoscopici offrono un’”istantanea dell’opinione pubblica così com’è”, questi “quasi- esperimenti” ricostruiscono artificialmente “un quadro dell’opinione pubblica come sarebbe, se si raffinasse con la deliberazione” — nell’ipotesi, tutta da provare, che il campione scelto sia rappresentativo della popolazione. «Il campione casuale si esprime prima e dopo deliberazione. I risultati che otteniamo prima incorporano l’idea di rappresentazione come “specchio”, l’opinione pubblica così com’è realmente, con tutti i suoi limiti e le sue imperfezioni. I risultati che otteniamo dopo riflettono gli effetti del “filtro”, l’opinione pubblica che i cittadini avrebbero se potessero deliberare» «L'idea è semplice. Si preleva un campione casuale dell'elettorato a livello nazionale e lo si trasporta dai luoghi di provenienza di ciascuno, disseminati per il paese, in un unico luogo. Il campione lo si immerge poi nei temi trattati, lo si dota di materiale informativo che tenga rigorosamente conto delle diverse posizioni esistenti sui temi in oggetto, lo si fa discutere in gruppi ristretti, e gli si dà l'opportunità di interrogare degli specialisti e degli uomini politici che abbiano punti di vista contrapposti. Al termine di alcune giornate di lavoro in cui tali temi vengono discussi faccia a faccia, si sondano i partecipanti in profondità. Il rilevamento che ne risulta ofre una rappresentazione dei giudizi ponderati del pubblico, delle opinioni che avrebbe l'intero paese nel caso in cui tutti sperimentassero il sondaggio deliberativo» (Fishkin, 1995: 162). Carattere argomentativo e ruolo politico dell’opinione pubblica Pur non essendo l’unica modalità, il deliberative poll realizza pienamente l’idea che è alla base della prospettiva che guarda all’opinione pubblica come pubblica discussione In questa accezione, l’opinione pubblica è “tale solo se emergente dalla pubblica discussione [cioè] diviene pubblica solo in quanto esposta alle implica una parziale congruenza tra oggetto e soggetto della ricerca. Nato come strumento conoscitivo, eurobarometro è nel tempo evoluto fino a diventare uno strumento di sostegno all’azione di governance. Tre sono obiettivi di eurobarometro secondo Aldrin: 1. Creazione simbolica di un’opinione pubblica europea 2. Giustificazione di un progetto sovranazionale 3. Legittimazione della commissione come principale istituzione comunitaria. Sono stati individuati limiti metodologici che tutto sommato non sono così importanti. Quinta concezione: opinione pubblica come emozione pubblica. Noi utilizziamo una serie più o meno organizzata di immagini per descrivere il mondo che non si vede. Ma non solo per descriverlo: anche per giudicarlo. E perciò gli stereotipi sono carichi di preferenze, soffusi di simpatia o antipatia... Questa concezione, particolarmente ampia e eterogenea, si caratterizza per l’attribuzione di una certa irrazionalità di fondo, o suscettibilità a una reazione emozionale, dell’opinione pubblica nella società «di massa». Esempi: La psicologia delle folle (Le Bon 1895) e i timori per l’irrazionalità di fondo dell’opinione pubblica nella società ‘di massa’. L'esperienza della propaganda e il ricorso a concetti mutuati dalla psicologia sociale: es. stereotipo (Lippmann 1922). Stereotipi e pregiudizi “E così ci limitiamo a notare un tratto, che caratterizza un tipo ben conosciuto, e riempiamo il resto dell'immagine grazie agli stereotipi che ci portiamo in testa” “Quello è un agitatore. Fin lì notiamo, o ce lo dicono. Ebbene, un agitatore è fatto così e colà, e quindi anche lui è fatto così e colà. E’ un intellettuale. È un plutocrate. È uno straniero. È un sudeuropeo [...] . Cosa non sappiamo di lui, o di lei, allora?” “Sentiamo parlare del mondo prima di vederlo. Immaginiamo la maggior parte delle cose prima di averne esperienza. E questi preconcetti [...] incidono profondamente nell’intero processo della percezione” Noi utilizziamo “una serie più o meno organizzata di immagini per descrivere il mondo che non si vede. Ma non solo per descriverlo: anche per giudicarlo. E perciò gli stereotipi sono carichi di preferenze, sofusi di simpatia o antipatia ...” “Tranne quando deliberatamente teniamo in sospeso il pregiudizio, noi non giudichiamo cattivo un uomo dopo averlo esaminato. Vediamo un uomo cattivo. Vediamo [...] un inglese privo di spirito, un pericoloso rosso, un pigro indù, uno scaltro orientale, uno slavo sognatore, un cupido ebreo ...” “Nel mondo di ogni giorno il vero modo di giudicare è spesso questo, molto in anticipo sui dati di fatto”. “In questo tipo di giudizio [...] il giudizio ha preceduto i dati di fatto”. (Lippmann) In questo contesto si aferma il cosiddetto ‘paradigma degli efetti onnipotenti’: bullet theory L’opinione pubblica veniva quindi considerata una sorta di camera d’eco pronta a reagire emotivamente agli stimoli veicolati dalla radio, dai giornali e dagli altri mezzi di comunicazione di massa. Vari autori (Meyrowitz 1985, Sartori 1997, Castells 2009) hanno ipotizzato, benché in forme e da prospettive fra loro molto diverse, che la televisione sia all’origine di una trasformazione delle stesse facoltà percettive degli individui nelle società mediatizzate, portati a concentrare la propria attenzione sugli elementi visivi, simbolici, personalizzati ed emotivi della comunicazione e dell’informazione. I più recenti filoni di ricerca neurocognitivi nello studio della comunicazione politica tendono a mettere in risalto il ruolo centrale delle emozioni in quelle aree del cervello umano che presiedono alla ricezione e all’elaborazione dei messaggi comunicativi. Ciò si traduce nella visione di un’opinione pubblica che, in sorprendente sintonia con i precetti del marketing elettorale, appare particolarmente reattiva agli elementi più periferici, formali ed emotivi della comunicazione politica, come il framing (es. Lakof 2008). 11.11.2021 Sesta concezione: op come processo multidimensionale. Spostamento di interesse dall’opinione pubblica come ‘soggetto’ all'opinione pubblica come ‘processo’: «l’opinione pubblica non è il risultato finale di un processo, ma esiste nel processo stesso» Questo processo ha una natura multidimensionale, in quanto coinvolge attori individuali e collettivi, tanto della società civile quanto del sistema politico, Si dispiega sia al livello micro della comunicazione interpersonale, sia al livello macro dell’interazione (mass)mediata, prevalentemente tra le élite politiche e istituzionali. L’opinione pubblica va quindi analizzata attraverso il «ciclo di vita» — nascita, ascesa, declino, scomparsa — di ogni tema che contribuisce a definire l’agenda del dibattito pubblico, o la struttura tematica della comunicazione politica (Luhmann 1971). Per ogni fase, inoltre, deve essere osservato il processo di costituzione dei pubblici, o dei vari tipi di pubblico a diverso livello di coinvolgimento. Una tipologia delle forme d’espressione dell’op: due criteri: - Pubblicità: - Processualità: dimensione più statica o più dinamica. Su determinati temi possiamo avere un’opinione che non varia o tende a variare pochissimo, oppure abbiamo una fotografia di un’opinione pubblica che esprime un punto di vista statico in un determinato momento. Oppure abbiamo una dimensione più dinamica: espressione che emerge dall’op non è qualcosa di puntuale ma trova il suo senso all’interno di un processo. Mettendo insieme questi due criteri si ottiene tabella sulla slide: se siamo nella situazione in cui abbiamo stato di opinione non tematizzato si ha atteggiamento collettivo; se ha tematizzazione si ha opinione aggregata. Gli altri due collanti nella parte bassa sono corrente di opinione e movimento di opinione. I MECCANISMI DI ESPOSIZIONE E ACQUISIZIONE DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE: La teoria dell’agenda setting: Il concetto di agenda in generale indica un insieme di temi che vengono comunicati secondo una certa gerarchia di importanza in un determinato momento. Secondo una definizione descrittiva dunque il concetto di agenda setting indica la definizione dell’ordine del giorno. Vivendo in una società mediata, dipendiamo dai mezzi di info. Questa teoria propone ipotesi per cui i mezzi di info concentrandosi di più su certi eventi e argomenti e tralasciandone altri trasferiscono al pubblico l’ordine del giorno della vita politica. Il meccanismo dell’agenda setting è quindi etichettabile come meccanismo di trasferimento di rilevanza. Analizzando i temi messi in agenda dalle fonti di info, il ricercatore riesce a sapere quali sono di fatto le principali priorità percepite dai cittadini. Il ricercatore dà per scontato che chi si espone all’info guardi il tg o legga un quotidiano, quindi almeno le notizie più importanti le segue. La definizione dell’agenda consta di due aspetti principali: selezione e gerarchizzazione. Questi due elementi corrispondono a due postulati: - Postulato della selezione: la gente tende ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio contenuto. Se i media non parlano di un tema, noi non avremo quel tema all’interno del nostro bagaglio informativo. - Postulato della gerarchizzazione: il pubblico tende ad assegnare alla realtà un’importanza che riflette enfasi attribuita dai media agli eventi, ai problemi, alle persone. Quello di agenda setting deve essere considerato quindi come un effetto cognitivo, nel senso che è un effetto sui sistemi di conoscenze e rappresentazioni, ovvero sul modo in cui le persone organizzano le conoscenze e le rappresentazioni, in particolare quelle della vita politica: in conseguenza di tale influenza, i membri del pubblico percepiscono il grado di importanza dei temi- argomenti e, pertanto, come si dice in gergo, più o meno notiziabili. I temi sono centrali nell’operazione di definizione dell’agenda perché i temi sono sempre oggetto di giudizio da parte dei giornalisti circa la loro notiziabilità. 4. Una quarta spiegazione è che gli stati d’animo e le emozioni possono influenzare la ricerca di info. In particolare, gli stati d’animo negativi favoriscono esposizione selettiva. Anche emozioni come rabbia e paura influiscono sull’esposizione selettiva e possono provocare diverse modalità di esposizione selettiva. Una quinta spiegazione del verificarsi dell’esposizione selettiva è che le persone possono effettuare selezioni di info sulla base dei loro giudizi sulla qualità delle info. Sarà preferita una info di alta qualità rispetto a quella di bassa qualità. I giudizi di bassa qualità possono tuttavia essere influenzati dalle proprie convinzioni. Esposizione selettiva può quindi verificarsi perché le persone credono che le info condivise siano più credibili e di qualità superiore. L’esposizione selettiva può assumere forme diverse. Un modo per organizzare questa letteratura è esaminare i tipi di credenze che motivano questo tipo di esposizione. 4 tipi di esposizione sono stati enfatizzati nella letteratura recente: 1. Il primo tipo di esposizione selettiva esamina se le persone scelgono notizie o intrattenimento quando hanno possibilità di scelta. Quando la tv via cavo si diffuse, abbondanza comunicativa offrì ai cittadini non coinvolti ulteriori opportunità per evitare di guardare discorsi e dibattiti politici. La maggiore scelta offerta dalla tv via cavo ha permesso ai cittadini di passare all’intrattenimento se lo desideravano durante questi momenti politici. L’ampia ricerca di Prior conferma inoltre che, poiché abbondanza dei media è ulteriormente cresciuta grazie ad internet, i cittadini hanno il potere di evitare informazione. Il secondo tipo di esposizione selettiva esamina quali problemi motivano le persone a raccogliere più info. Alcuni cittadini sono membri di gruppi che ritengono che determinate questioni siano particolarmente importanti. Questi cittadini selezionano più frequentemente le info rilevanti per la loro appartenenza pubblica rispetto alle info su altre questioni. La loro esposizione selettiva non è generale legata al genere, al formato informativo, ma è legata al contenuto. Questo significa che sono persone che si espongono ai flussi informativi ma poi al loro interno hanno una percezione/memorizzazione e livello di attenzione selettivo. Il terzo tipo di esposizione selettiva pone meno enfasi sul contenuto selezionato e maggiore enfasi sul mezzo scelto. In particolare, alcuni ipotizzano che, poiché internet consente una maggiore scelta, le persone preferiscono a cercare info online quando non sono d’accordo o non si fidano delle notizie diffuse dai media tradizionali. Il quarto tipo di esposizione selettiva che ha ricevuto attenzione è il grado con cui i cittadini scelgono info politiche affini. In contesti interpersonali, le persone tendono a discutere di politica con persone con cui sono già d’accordo. (...) Cultivation theory C'è profondo bisogno sociale sia di info che di intrattenimento da parte degli individui. Le nostre società sono mediate. Noi conosciamo la realtà attraverso i media. Questa teoria mette accento su questa dimensione e sul fatto che i media in generale e la tv in particolare abbiano una forte capacità di influenza della realtà. La realtà dei media è distorta e semplificata. I media coltivano rappresentazioni del mondo che sono stereotipate e semplificate. Quindi individuo stesso sarebbe così coltivato dalla tv e tenderebbe ad assumere schemi di comportamento che derivano da essa. Idea da cui parte bisogno sociale è quello di interpretare la realtà solo che in realtà si sostituisce il reale con il verosimile. Gerbner dice che la tv è una delle principali forze di socializzazione nella società americana ma rappresentazione della società di quegli anni è ampiamente distorta: - Gli uomini>donre in tv - Le minoranze appaiono molto meno della loro rappresentazione nel mondo reale - I giovani e anziani sono sotto rappresentati - Agenti di polizia, avvocati e medici sono sovra rappresentati rispetto tipo a operai > Si ha una percezione di una società che spesso è mediocre, violenta e questo deriva non dal fatto che sotto casa ho esperienza di questo tipo, ma perché derivando principalmente dalla tv io sono esposto a programmi che danno quel tipo di rappresentazione. Il mondo in realtà è più pacifico della percezione che si ha di esso. Secondo la teoria cognitiva sociale le persone possono imparare attraverso osservazione e due tipi di azioni: - Imitazione: replica del comportamento osservato. - Identificazione: chi osserva non è che copia ma si identifica, quindi si comporta nello stesso modo generalizzando il comportamento. Compie quindi azione simile con stesso obiettivo ma l’azione non è la stessa. Questi due sono prodotto di tre processi: 1. Apprendimento osservazionale: impariamo nuovi comportamenti semplicemente osservandoli. 2. Effetti inibitori: vedere qualcuno punito per un comportamento riduce probabilità che osservatore compia quel comportamento. 3. Effetti disinibitori: vedere un modello premiato per i comportamenti proibiti o minacciosi aumenta la probabilità che osservatore compia quel comportamento. La teoria della coltivazione afferma che la tv coltiva o promuove una visione della realtà sociale che è inaccurata ma che gli spettatori ritengono tuttavia che rifletta la vita reale. La coltivazione è processo cumulativo attraverso cui la tv promuove convinzioni sulla realtà sociale. La tv ritrae il mondo come più violento e pericoloso di quanto non sia realmente. Quegli spettatori che hanno come fonte primaria e consumo esteso di tv si aspettano e tollerano maggiormente la violenza anche nella loro vita reale e quindi considerano il mondo come un luogo violento. Nei media americani emergono almeno sei tipi di violenza: - Sterilizzata: pulita, senza sangue - Aspettativa di ricompensa - Realistica: vera violenza, vero sangue - Rilevanza personale: corrispondenza tra autore della violenza e pubblico che guarda - Giustificata: presentata come accettabile - Socialmente accettata 17.11.2021 GLI EFFETTI DELLA COMUNICAZIONE Sebbene gli effetti della com non siano del tutto chiari e possano variare in intensità, durata ecc esistono e non sono minimi. Ci sono una serie di domande che continuano ad essere rilevanti: quanto la com produce effetti politici? Quanto la com influenza i comportamenti politici? Quanto durano gli effetti della com? C’è poi la questione del tipo di ocm. Gli effetti possono differenziarsi anche in relazione a questo. Informazione o la cosiddetta com controllata (com diretta dei partiti) producono lo stesso impatto? Quindi domanda anche è: quali sono i confini dell’influenza dei media? Tesler e Zaller individuano quattro questioni che appaiono rilevanti: - Ampiezza degli effetti: loro prendono tre studi che producono stime di quello che loro considerano lo stesso parametro-> la portata dell’effetto di copertura orientata/di parte del coverage di campagna-> quanto il coverage di parte produca effetti sul voto nazionale. 1. Il primo studio riguarda uno stato degli Stati Uniti; conducono indagine e vedono quali sono residenti non abbonati né al Washington Post né al Washington Times; a questi individui assegnano abbonamenti gratuiti in modo casuale a uno dei due quotidiani. Dopo un mese, quelli che hanno ricevuto quotidiano con coverage più favorevole ai democratici tendono ad aver votato maggiormente per i democratici. 2. Un secondo studio va a guardare un dataset più vecchio a quando una serie di quotidiani britannici cambiano il loro consueto endorsement in occasione delle Tesler chiarisce ulteriormente le condizioni in cui è probabile che gli elettori cambino posizione o cambino idea. Egli osserva che nella maggior parte dei casi in cui Lenz trova che gli elettori cambiano idea riguardano questioni politiche su cui, come hanno sostenuto gli studi di Converse, i cittadini hanno spesso punti di vista deboli o inesistenti. Ma Tesler scopre che quando campagna da appello a predisposizioni più radicate ... Media e democrazie: Prospettive critiche: Teoria del videomalaise: teoria che nasce negli Stati Uniti nel contesto storico del Watergate che è momento di svolta. Robinson, che se ne occupa, guardando al dibattito su questo scandalo conia per primo il termine videomalessere e segnala il fatto che il videomalessere è esito sui cittadini del fatto di guardare un’info televisiva che comincia ad avere caratteristiche quali: giornalismo televisivo è altamente credibile. Questo giornalismo bombarda un pubblico eterogeneo con info che non è più quella tipica del giornalismo americano oggettivo e neutrale, ma è diventata interpretativa, sensazionale, aggressiva e anti istituzionale. Succede che questo flusso comunicativo ostacola impegno civico dei cittadini. Cittadino che vede che istituzioni non funzionano, che classe politica viene sempre descritta come inefficiente e inaffidabile tende ad impegnarsi meno e ad avere conoscenza minore delle questioni politiche e una minore fiducia nel governo e a non attivarsi più. Ci sono due assunti di fondo: la com politica esercita impatto significativo su impegno civico e che questo impatto è in direzione negativa. Nye evidenzia che negli Stati Uniti i politici non sono più corrotti che in passato ma c’è maggiore insistenza dei media su questo aspetto e questo ha rafforzato rappresentazione negativa della politica. Il problema è sempre di capire quanto quel giornalismo interpretativo sia giornalismo critico e quindi tende ad enfatizzare lati negativi della politica e quanto più che denuncia giornalistica ci sia una componente di sensazionalismo in linea con la logica della media logic. 18.11.2021 Words that succeed and policies that fail: Murray Edelman che sempre di più le politiche hanno carattere simbolico, cioè non incidono sostanzialmente ma hanno un ruolo più legato alla dimensione comunicativa. Le politiche vengono usate per selezionare la vicinanza o distanza rispetto a determinati temi. Sempre di più, Edelman aggiunge che chi è al governo o ha ruolo nell’agenda pubblica alterna cicli di allarme a cicli di rassicurazione. Ci sono imprenditori politici che governano attraverso politiche simboliche da un lato e cicli di rassicurazione dall’altro; si costruisce un problema senza che sia realmente rilevante e poi si trovano soluzioni, si rassicura. C’è però lettura negativa dei media: ci si sposta da logica politica a logica mediale (?). Bowling alone: titolo di un libro di Putnam. Il bowling era attività classica sociale degli americani. Prima si andava a giocare a bowling insieme, si parlava anche di politica e tutto questo accresceva il capitale sociale delle persone. Putnam ci dice che è la tv che ha modificato lo stile di vita delle persone che se ne stanno a casa a guardarla e chi va a giocare si ritrova solo ora. Questo produce un declino del capitale sociale perché abbiamo privatizzazione del tempo libero dei cittadini. Ma il capitale sociale può anche essere costruito in rete. Però è interessante il fatto che qui si parla di stile di vita. Depoliticizzazione della politica: Patterson è l’autore. I media depoliticizzerebbero la politica perché insistono sugli aspetti controversi e conflittuali della politica e quindi le campagne elettorali tendono a essere interpretate o perché ci sono appunto elementi di conflittualità o attraverso la griglia di lettura delle horse race. Il risultto di questo tipo di copertura non è che i media trascurino temi della politica a favore del gioco strategico, ma che i temi sono subordinati al dramma conflittuale messo in scena dalle opposte parti. In questo senso i media depoliticizzano queste issues. La macchina del fango: la politica americana ha subito trasformazione: all’interno della agenda pubblica vengono usate sempre più come armi politiche una serie di elementi che prima non c’erano e che servono a infangare i propri avversari politici, ad indebolirli non sulla base di confronto razionale, ma utilizzando delle rivelazioni da investigazioni, che vengono fatte dai media o atti processuali, senza che questo sia però arrivato a una sentenza definitiva, per quanto riguarda per es i processi. Si usa arena mediatica per orchestrare campagne negative contro avversari che mirano a indebolire avversario non sulla base di alternativa politica definita come migliore, ma indebolendo immagine avversaria e uno dei risultati è che sempre di più i cittadini odiano la politica. Punti di ta alternativi-> considerano i media come elementi positivi per il funzionamento della democrazia: Circolo virtuoso: Già all’inizio degli anni 90 alcuni autori iniziano però a dissentire dall’ipotesi che i media producano efetti sostanzialmente negativi sulla partecipazione politica. Fra i primi ad argomentare un’ipotesi diversa è Neumann che insieme ad alcuni colleghi nel volume Common knowledge (1992) sottolinea l’incremento di informazioni difuse fra un ampio numero di cittadini dal sistema dei media (grazie soprattutto alla Tv). Analogamente, Russel Dalton (1996) rileva una crescita lenta, ma costante nei livelli di interesse politico, capacità di discussione e grado di complessità ideologica negli Usa come in Gran Bretagna, Germania e Francia. Proprio sugli effetti di mobilitazione si concentra l’analisi di Kenneth Newton che nell’articolo Mass media effects: Mobilization or Media Malaise? (1999) investiga le opposte teorie del videomalessere e della mobilitazione sulla base delle evidenze empiriche fornite dall’indagine British Social Attitudes trovando: 1) debole conferma all’ipotesi del videomalessere; 2) una significativa correlazione positiva fra lettura della stampa di qualità e incremento dei livelli di conoscenza politica, interesse e comprensione della politica. 3) una debole correlazione dello stesso tipo con i consumi televisivi. Il fatto, dirà poco dopo Pippa Norris (2000), è che fra consumo d’informazione e partecipazione politica si istituirebbe un autentico “circolo virtuoso” in base al quale “tenersi informati sui fatti di attualità e politica attraverso i media rinforza gradualmente l’impegno civico, così come l’impegno civico porta a una maggior attenzione ai mezzi d’informazione. Soprattutto per la Tv la vera discriminante è il tipo di programmazione a cui il cittadino si espone. Secondo la tesi del circolo virtuoso i media non si limitano a fornire informazione, ma hanno un effetto di mobilitazione perché stimolano e accrescono l’interesse dei cittadini verso la politica. Come la stessa Norris ha riconosciuto, il nesso di causalità fra le due variabili non è tuttavia chiaro. I cittadini critici: Utili spunti integrativi si trovano in Critical citizens, un libro curato da Norris (1999) nel quadro del progetto sulle “Visions of Governance for the Twenty-first Century”. In questo contesto Inglehart individua proprio il crescente livello di ‘mobilitazione cognitiva” come uno dei tratti che caratterizzano i pubblici occidentali. È vero, nota Inglehart (1999: 236) che «The postmodern phase of development leads to declining respect for authority among the publics of advanced industrial societies — but at the same time, it gives rise to growing support for democracy». Le democrazie hanno contribuito all'ambiente cognitivo che rende numerosi cittadini «increasingly resistant to authoritarian government» e —
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