Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

orazio, satire, odi e epodi, Sintesi del corso di Latino

vita di orazio, opere come le satire, odi ed epodi

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 22/03/2021

claudia-de-luca-3
claudia-de-luca-3 🇮🇹

4

(33)

45 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica orazio, satire, odi e epodi e più Sintesi del corso in PDF di Latino solo su Docsity! Claudia De Luca LATINO ORAZIO VITA Quinto Orazio Flacco nasce a Venosa nel 65 a.C., da padre liberto. Di umili origini, ma di condizione economica non disagiata, studiò prima a Roma, poi ad Atene, dove frequentò scuole filosofiche. Combatté nella guerra civile che oppose Marco Antonio e Ottaviano ai cesaricidi Bruto e Cassio a Filippi nel 42, alleato di Bruto come tribuno militare. Nel 41 tornò a Roma e nel 38 conobbe Mecenate, venne ammesso nel suo circolo ed incontrò altri intellettuali come Virgilio. Nel 33, probabilmente, Mecenate, al quale Orazio era legato da fraterna amicizia e a cui dedicò molte delle sue opere, gli donò un podere nella campagna sabina, lontano dagli impegni della vita cittadina e dedito alla letteratura. Anche Orazio contribuì alla propaganda augustea, compose carmi celebrativi e politicamente impegnati, in particolare le “Odi romane”. Nel 17 per i ludi saeculari, compose un inno ai protettori di Roma, il Carmen Saeculare. Morì a Roma nell’8 a.C. SATIRE Le Satire (Saturae) furono composte da Orazio tra il 41 e il 30 a.C. Sono poesie di carattere satirico in esametri. Sono ripartite in due libri, rispettivamente di 10 e di 8 componimenti. Il primo è dedicato a Mecenate e fu pubblicato tra il 35 e il 33 a.C. Il secondo fu pubblicato nel 30 a.C., insieme con gli Epodi. Orazio afferma di scrivere sermones inter solidales, conversazioni tra amici di tono discorsivo e familiare, di qui anche la scelta riservare la produzione a un pubblico ristretto, Mecenate, Virgilio, Vario, Asinio Pollione, Messalla Corvino e pochi altri, con un linguaggio semplice ma elegante e curato, distante quindi da Lucilio di cui ne riconosce la prolissità e lo scarso labor limae. Sebbene, infatti, il poeta dichiari di rifarsi a Lucilio, la sua satira è ben lontana da quella del suo modello. Orazio presenta Lucilio come iniziatore del genere e collega la satira luciliana alla commedia greca con cui ha in comune la libertà di “bollare” disonesti, ladri adulteri e assassini e il facetus, cioè lo spirito con cui affronta temi moralmente impegnativi; estranea alla commedia greca è invece l’impostazione autobiografica e soggettiva che gli consente di esprimere in prima persona opinioni e giudizi. Orazio riprende da Lucilio questa impostazione soggettiva, ma va al di là dell’ esposizione di fatti personali e si sofferma su gusti, convinzioni e idee dell’ io interiore, in modo da sviluppare considerazioni a carattere generale e spostare l’ attenzione dagli individui ai loro comportamenti, dai viziosi al vizio; ne consegue quindi che, rispetto a Lucilio, l’attacco personale si smorza, prevalgono spirito e arguzia, con cui Orazio tratteggia i comportamenti umani. Il poeta, infatti, ci presenta una vasta tipologia umana: l’avaro, il seccatore, il cacciatore di testamenti, il filosofo da strapazzo, il poeta vanitoso e nei cui confronti usa un tono ironico, lontano da una visione scandalizzata di un moralista. Orazio in quanto figlio di un liberto, non può permettersi di attaccare personaggi di alto profilo e prende allora di mira quelli di basso livello. Le scene descritte nei Sermones derivano dalla personale contemplazione della società, osservata senza assumere una posizione superiore o distaccata. Alla base delle Satire di Orazio c’è infatti la “filosofia della vita” del poeta. È una filosofia orientata verso una morale pratica mirante alla tranquillità dell’ animo, alla cui base ci sono due principi: la metriotes (“senso della misura”), sintetizzata nella Satira I con il detto “est modus in rebus”, “c’è una misura in ogni cosa”e l’ autarcheia ( “autosufficienza”) che consiste nella limitazione dei propri desideri per evitare condizionamenti esterni che impediscono la libertà interiore. L’ atteggiamento non è quello del maestro, ma quello di un individuo che ricerca la verità innanzitutto per se stesso. OPERA ANNO GENERE METRO CONTENUTO SATIRE (sermones) 41-31 a.C. Satira Esametro sono componimenti di tipo soggettivo e di interesse moralistico, in cui il poeta rappresenta in modo ironico difetti e comportamenti propri e altrui EPODI (iambi) 41-31 a.C. Poesia giambica Metro giambico Seguono diversi filoni tematici: invettiva, magia, poesia civile, Eros, motivi simposiaci, gnomici. ODI (carmina) 30-23 a.C. (libri I-III) 13 a.C. (libro IV) Poesia lirica Metro vari affronta molti argomenti diversi, tra i principali filoni, c’è quello religioso, erotico, conviviale, gnomico e civile EPISTOLE (Epistulae) 23-13 a.C. Epistole in versi Esametro si tratta di componimenti d’occasione e di riflessioni personali su temi morali (un caso a sé è costituito dall’Epistola ai Pisoni o ars poetica) 1 Claudia De Luca FILOSOFIA ORAZIANA Quinto Orazio Flacco nasce l’8 dicembre del 65 a.C. a Venosa da padre liberto, ma nonostante ciò condusse una vita agiata che gli assicurò la migliore istruzione. Attorno ai vent’anni si recò in Grecia a perfezionare gli studi e ad Atene entrò in contratto con gli epicurei, dove approfondì le sue conoscenze filosofiche come l’epicureismo. Questo viaggio lo orienta verso una morale pratica che mira alla tranquillità dell’animo, alla cui base ci sono due principi: la metriotes (“senso della misura”), sintetizzata nella Satira I con il detto “est modus in rebus” (“c’è una misura in ogni cosa”) e l’ autarcheia (“autosufficienza”) che consiste nella limitazione dei propri desideri per evitare condizionamenti esterni che impediscono la libertà interiore. L’immagine di Orazio come poeta dell’equilibrio sereno, del distacco dalla passione e della moderazione è ben consolidata nell’immaginario comune ed è anche abbastanza aderente alla realtà. Il centro nodale e tematico della poesia oraziana, come nel De rerum natura di Lucrezio, era la brevità della vita. Orazio invitava e invita tutti alla necessità di appropriarsi delle gioie del momento (Carpe diem), senza perdersi nell’inutile gioco delle speranze, dei progetti o delle paure. Epicuro stesso difendeva l’idea che si nascesse una volta sola perché più non c’era concesso. L’autarkeia e la metriotes contribuiscono al raggiungimento della serenità e equilibrio interiore. Questi concetti si riversano nelle sue opere, in particolare nelle satire, suddivise in due libri: nel primo libro viene messa in evidenza la metriotes, collegata all’eterna insoddisfazione degli uomini, che desiderano immense ricchezze e non sanno godere delle piccole cose. questo valore è messo in evidenza attraverso l’antitesi che caratterizza la prima satira, ovvero quella tra fame e sazietà. Orazio invita quindi i cittadini a vivere come un convitato sazio: In tutte le cose c’è un limite, vi son dei confini: prima e dopo questi, si è fuori della giusta misura. il concetto di autarcheia invece è messo in evidenza nella 6 satira del secondo libro: In questo componimento egli riflette sulla esistenza umana e la sua brevità, invitando i lettori a cogliere l’attimo, perché gli umani hanno avuto come sorte quella di vivere una vita mortale. L’autosufficienza si riflette ad esempio nell’espressione quello che già ho mi piace mi appaga oppure in il bosco e la tana mi compenseranno delle mie povere vecce. In questo modo Orazio vuole mettere in evidenza come sia importante avere il poco necessario, rispetto all’avaritia. Ma ancora una volta ritorna anche il concetto della metri Hotels, ad esempio nell’espressione un pezzo di terra non tanto grande, dove ci fosse un orto è una fonte di acqua perenne vicino alla casa e un po’ di bosco oltre a questo. Orazio attraverso i suoi testi insegna ai lettori l’amore di una vita ritirata. La rinuncia alla vita sociale e all’ottimismo etico è simboleggiata ancora una volta dalla fuga dalla città alla sua residenza nella campagna Sabina. È, sì, un ritiro inquieto, ma per lo meno rimane lontano dalle tensioni sociali e dalle passioni, che Orazio considera come condizioni di infelicità prive di senso. Il bisogno di pensare solo a se stessi è per lui in questo momento della sua vita, più necessario che mai, ma neanche l’autarcheia satiresca garantisce più al poeta un atteggiamento coerente e costante che lo fa oscillare, senza trovare un punto d’equilibrio, tra il rigore morale e l’edonismo su cui avverte una forte attrazione. EPODI Gli "Epòdi" scritti tra il 41 e il 30 a.C. sono 17 componimenti, ordinati metricamente. Il nome "Epòdi", fu loro assegnato dagli antichi evidentemente per il fatto che, nelle strofe distiche dei primi dieci carmi, ad ogni trimetro segue un dimetro giambico detto, appunto, "epodo". Orazio li chiama iambi facendo riferimento al ritmo che prevale in questi componimenti e, allo stesso tempo, allude al recupero di quel tono aggressivo associato tradizionalmente alla poesia giambica greca. Orazio emula i giambografi greci, Ipponatte e soprattutto Archiloco (ma ne mutua- in modo peraltro decisamente originale - più che altro i metri e l'ispirazione aggressiva, non già i contenuti), anche se il suo "furor" è, in verità, talvolta alquanto o soltanto letterario. Il poeta afferma di aver mutato da Archiloco l’ispirazione aggressiva, ma non i contenuti. Anche se la sua situazione giovanile poteva fargli sentire delle affinità con la passionalità accesa e il forte spirito critico archilocheo, non è da negare che vi siano anche delle differenze: Archiloco dava voce agli odi personali alle passioni civili di un aristocratico greco del VII secolo a.C., mentre Orazio scriveva nella Roma dominata da triumviri ed era appena uscito da una rischiosa esperienza politica. L’aggressività di Orazio quindi si rivolge contro bersagli “minori”: i suoi erano personaggi anonimi, non messi a fuoco, o fittizi. Orazio non riesce a Riprodurre l’autentica ferocia dell’invettiva archilochea , Perché lascia in sordina proprio il carattere personale dell’attacco. In ogni caso lo spirito archilocheo doveva sembrare ad Orazio opportuno per esprimere le ansie e le passioni, le paure l’indignazione di tutta una generazione: si pensi all’Epodo 4, che reagisce ai repentini rivolgimenti sociali connessi alla rivoluzione romana insultando uno schiavo arricchito, o alle inquietudini espresse dagli Epodi relativi alle guerre civili (7 e 16). Gli "Epòdi" sono fondamentalmente più violenti delle "Satire", e più amari: Alla situazione di disagio della confisca delle terre è naturale collegare asprezze polemiche, toni carichi e un linguaggio poetico violento. Il 2
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved