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La Comunità: Concetto, Funzioni e Importanza nel Servizio Sociale, Schemi e mappe concettuali di Economia Politica

Il concetto di comunità, le sue origini, le sue caratteristiche e il suo ruolo nel servizio sociale. la visione micro e macro del capitale sociale, il ruolo del servizio sociale nella comunità e il processo di sviluppo di comunità. Vengono presentate le competenze richieste agli assistenti sociali e il ruolo del servizio sociale come facilitatore e promotore sociale.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 22/11/2021

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Scarica La Comunità: Concetto, Funzioni e Importanza nel Servizio Sociale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Economia Politica solo su Docsity! Comunità. Definizione di partecipazione del dizionario di servizio sociale: partecipazione sociale intesa come coinvolgimento responsabile. Coinvolgere le persone negli interventi non è un fine ma un MEZZO. È la partecipazione il valore in sé, è uno strumento per affrontare problemi non altrimenti risolvibili. Si basa sull’'approccio della competenza, teso a valorizzare le risorse. Promuove le infinte soluzioni di risoluzione di un problema. Parole chiave del lavoro di comunità: partecipazione, competenze e empowerment quindi mettere le persone in condizioni di sentirsi efficaci nella risoluzione dei problemi. Capitale sociale: viene valutato anche dagli economisti. - visione micro: benefici reali che una persona può ricavare dalla sua rete sociale. - visione macro: insieme delle relazioni che sono all'interno della comunità che generano beni collettivi. È un concetto condiviso con molte discipline. Nel momento in cui andiamo a fare progetti di comunità noi ci inseriamo nel capitale sociale. Storia del termine comunità. - prima definizione: pag. 187. Tonnies, 1957. distingue tra concetto di comunità e società. - Comunità data da entità chiuse in sé stesse che si caratterizzavano per il fatto che le persone che la componevano avevano dei rapporti intimi, legami uniti. - Società come insieme di individualità per fini utilitaristici. È ordinata da regole di convivenza. Le persone condividono il territorio per utilità. La comunità non è solo questa idilliaca, può essere la fonte di discriminazione, può essere chiusa quindi che porta esclusioni. Può non concedere con un unico ambito geografico. Questa definizione introduce il concetto che all'interno di un territorio possano esserci micro comunità e che queste possano avere uno scambio con la società. All'interno di uno stesso territorio possiamo trovare realtà diverse in contatto tra loro e anche la società stessa. - seconda definizione: Gallino (sociologo italiano). Lui vede la comunità come una popolazione di dimensioni ridotte che vive stabilmente entro un certo territorio delimitato e riconosciuto come suo dalla comunità locale. Introduce il tema: - dell'identità (come categoria post-moderna) si intende come concetto di appartenenza. Può essere che le persone appartengono a una certa comunità ma non è un legame esclusivo perché le persone possono appartenere anche ad altre comunità. Oggi dobbiamo contestualizzare il concetto di identità in base alle appartenenze. - legami. Inteso nell'accezione di relazioni sociali. - fiducia. Molto importante perché è il motore della relazione di aiuto. Angela Zucconi è stata una delle prime che in Italia ha introdotto il concetto di comunità (insieme di persone che abitano nello stesso territorio con certi legami e INTERESSI COMUNI). La condivisione di concetti in comuni viene introdotto da lei per capire bene cosa si intende con il termine comunità. Inizia a fare un lavoro a diretto contatto con le comunità abruzzesi. Vede una forma nuova di turismo ovvero ospitare i turisti nelle case delle famiglie abruzzesi. Per fare conoscere le bellezze e la storia di questi paese prevede dei progetti che includessero queste famiglie. C'era un basso tasso di alfabetizzazione. Cerca di capire perché succedevano queste cose e le viene riferito dai genitori di questi ragazzi che il problema è l'assenza di infrastrutture, le grandi distanze tra le abitazioni e la scuola. Decide di realizzare un doposcuola pomeridiano e dà la possibilità di dormire lì tutta la settimana. Concorda questo progetto assieme alle famiglie. Questo progetto alla fine viene finanziato e molti cittadini si son resi disponibili per realizzarlo al meglio. Questa iniziativa fece si che il 70% dei bambini di quel territorio riuscirono a frequentare la scuola. Questo progetto ha incrociato i bisogni di questa popolazione, è andata a capire quelli che erano i bisogni sociali. Questo è un lavoro di comunità. Una comunità c'è se ci sono interessi importanti in gioco, per migliorare la vita quotidiana. Come sviluppare il senso di comunità? McMillliams, 1986. individua il senso di comunità. Senso di appartenenza, di essere importanti gli uni per gli altri. Un sentimento di fiducia reciproca che unisce i membri della comunità. Pensare che se i bisogni vengono messi assieme prima o poi troveranno una risposta. Gli elementi fondamentali della comunità: - senso di appartenenza, - influenza reciproca quindi il sentirsi utili rispetto al bisogno, - soddisfazione dei bisogni che da soli non si riuscirebbe a soddisfare, - connessione emotiva che si crea all’interno della comunità. Se noi vogliamo lavorare sul senso di comunità questi sono gli elementi su cui bisogna lavorare. Queste dinamiche sono simili alle dinamiche dei gruppi, anche il fatto che c'è questa interconnessione reciproca. Ma come si sviluppa? Martini e Torti. Questo potenzia i legami affettivi con le persone aumentano la fiducia e le soluzioni che si possono trovare in virtù di questa appartenenza. 3 modalità di fare lavoro di comunità. Elementi in comune: - organizzare le risorse di comunità. - promuovere processi di costruzione di solidarietà nelle comunità. 1. SVILUPPO DI Comunità. - Idea di fondo: risorse non sufficientemente valorizzate. Si promuovono risorse male utilizzate. - Obiettivo: si colloca nella dimensione meso, è un approccio non direttivo. Il ruolo del s.s. è quello di sensibilizzare i cittadini rispetto a decisioni che devono prendere. - Ruolo del servizio sociale: lavoro con la rete, l'operatore ha un ruolo di facilitatore in tutte le fasi. Ha una funzione di promozione sociale: attivare progetti e iniziative che prima non esistevano. - rischio: non sempre l’ass sociale viene capito e apprezzato dai decisori politici anche perché richiede tempi lunghi. Non viene compreso quanto è impostante il lavoro di coumunità. - competenze richieste agli assistenti sociali: conoscenza del territorio dal punto di vista sociologico e politologico. 2. MODELLO DI COMMUNITY CARE. - idea di fondo. Dove nascono i problemi si trovano le soluzioni. Interventi a livello micro. - obiettivo: coinvolgimento di tutti i soggetti della comunitàper intervenire sul singolo caso. - approccio: lavoro finalizzato all'attivazione e all'utilizzo di risorse istituzionali e non. - ruolo del servizio sociale: lavoro in rete tra tutte le risorse. - competenze: L’ass sociali deve avere competenze rispetto al lavoro con i gruppi, capacità decisionali, costruire processi di aiuto. - rischi: siccome si lavora in una prospettiva comunitaria, con il coinvolgimento del volontariato e del terzo settore, si rischia di avere una delega da parte del decisore pubblico di quelle che sono le responsabilità del pubblico. Difficoltà di attivare le persone fragili. C'è una carenza di personale. Questo lavoro non deve mai essere quello di scaricare le responsabilità sul soggetto pubblico. 3. MODELLI DI PIANIFICAZIONE SOCIALE. Realizzare interventi all'interno del territorio. Soggetto principale: istituzione pubblica. Opera a livello macro. Il piano di zona viene fanno con processi partecipativi. Lavoro di rete cioè costruzione di alleanze tra istituzioni e terzo settore. I servizi pubblici sono autoreferenziali e non coinvolgono gli esponenti della società civile. Esercitazione. Domanda 2: domanda 3: Differenza modelli: - sviluppo di comunità: il soggetto istituzionale ha un ruolo di guida blanda, lavora con la rete. - community care: livello micro, si prevede un coordinamento da parte dei professionisti o del soggetto pubblico che mettono assieme le risorse formali o informali. IL SOGGETTO PUBBLICO COLLABORA CON I SERVIZI PUBBLICI A LIVELLO DI PARITÀ’ DEI SOGGETTI DEL TERZO SETTORE. Il servizio pubblico deve rispondere in virtù delle sue responsabilità. - Progetti di affido familiare: fase di sensibilizzazione e coinvolgimento delle realtà sociale. Si coinvolgono i vari soggetti della comunità, ma se pensiamo a progetti singoli di questo tipo, sono solo diurni. C'è responsabilità diretta rispetto a un minore quindi è un intervento di community care. - Attività pomeridiana di dopo scuola: progetto di sviluppo della comunità. Gli interventi di sviluppo di comunità ci portano a lavorare in una dimensione che promuove risorse che in precedenza non c'erano. Nel lavoro con la rete l’ass sociale è un facilitatone, ma non è il diretto responsabile. es. famiglie al centro. La forza delle reti. Progetto di affiancamento familiare. Famiglie e singoli si mettono a disposizione di una famiglia in difficoltà. Due tipologie: famiglia accolta e famiglia accogliente. Quest'ultima è stata scelta in base a una fase fatta durante il progetto di sensibilizzazione. La fase di sensibilizzazione del contesto territoriale è importante perché si informa la comunità locale che si intende fare questo progetto. Si chiede che le famiglie disponibili compilino dei moduli o diano la loro responsabilità a specifici soggetti. È una richiesta di disponibilità vicina ai cittadini di quel territorio. Le famiglie poi vengono contattate e fanno un percorso di formazione. In questo partecipano sia gli operatori che le famiglie e si crea questa rete di famiglie disponibili ad affiancare le altre. Ipotesi di lavori di gruppo. Aspetti importanti: si lavora nell’ambito della beneficità. Il s.s. partecipa attivamente alla costruzione della rete ma senza prevalere sulle decisioni fatte da questa. Community care invece nasce dall'idea che le soluzioni si trovano dove ci sono i problemi. Dove nascono i problemi ci sono le risorse per rispondere. Si dà per scontato che è così. Prevalentemente a livello micro ma posso avere interventi a livello meso ma rivolti all’organizzazione di servizi. es. riorganizzazione del servizio domiciliare è un servizio essenziale fornito dall'ente pubblico. Tutto il tema della domiciliare fanno risalire in capo al comune la possibilità di organizzare servizi. Il community care si occupa di riorganizzare questo lavoro. In questo progetto un punto di forza prevalente è la stretta connessione tra lavoro sul caso e lavoro sul contesto. Alcune volte non serve ricercare finanziamenti altrui, ma è sufficiente ri-orientare l’utilizzo delle risorse con lo stesso budget per dare risposte più efficaci. Terzi modelli che afferiscono alla pianificazione sociale. Chi organizza questi progetti e quindi chi stimola e dà vita alle progettualità è il soggetto pubblico. Livello macro. Principio del lavoro di pianificazione di programmazione: saper distinguere l'ambito politico da quello tecnico. Principio di separazione tra questi due ambiti. - livello politico: gli amministratori decidono gli obiettivi da perseguire, quali sono le finalità. La politica deve definire le politiche pubbliche e definisce gli indirizzi politico-amministrativi. Attività di controllo e indirizzo. - livello tecnico: tecnici che decidono e valutano in modo professionale come realizzare questi principi. Attività di gestione. Anche nei momenti di difficoltà bisogna tener presente di questa distinzione. Principio di imparzialità: affida la sfera operativa, incarica organi provvisti di legittimazione tecnico- professionale degli organi che erogheranno materialmente il servizio. Politica. Attività di coloro che detengono il potere ma anche la responsabilità di decidere le politiche pubbliche sulla ripartizione di risorse materiali e immateriali. Le gestione pubblica deve rispettare le decisioni delle attività della pubblica amministrazione. Politiche pubbliche. Decisioni dei governi ( soggetto pubblico) quindi sono “comportamento del governo per il raggiungimento di uno scopo, di un obiettivo e messa in campo dei mezzi per raggiungerlo”. La complessità attuale, i bisogni le domande id un contesto vengano interpretati, la valutazione tecnica quindi serve per interpretare i bisogni che vengono portati al decisore politico. La posizione dell’ass sociale è privilegiata perché sono sempre a contatto con ii bisogni sociali, ma bisogna imparare a leggerli. Quando il decisore pubblico decide la scelta progettuale da raggiungere devono spiegare le strategie e gli strumenti da utilizzare. Programmazione sociale. È un ambito in parte separato dalla politica perché: Leone L. Definisce le specificità dei progetti sociali. Devono essere progetti sociali rivolti anche nei confronti dell'impatto della miglioria del servizio nei contorni delle persone. Coerenza tra azione progettuale e finalità. Siccome la finalità ultima dei processi sociali è quella dell’aiuto, va bene se si vuole riorganizzare il servizio, ma bisogna presentare benefici anche per le persone che accedono ai servizi. Dimensione valoriale. Nella definizione delle progettualità questa dimensione conta e anche la dimensione affettiva. Si lavora in un ottica di partnership solidale. Importante prevedere che si siano funzioni di raccordo. Il progetto sociale ha come specificità quella di far dialogare differenti culture organizzative. Questi progetti hanno finanziamenti pubblici. O fondazioni bancarie o altre fondazioni che aprono finanziamenti che vengono erogati tramite bandi e resi pubblici, quindi l'ente pubblico è titolato a partecipare a questi bandi per presentare un progetto. Approcci alla progettazione. 1. approccio sinottico-razionale. Lettura lineare dei problemi. Osservatore esterno che legge i problemi e dice le soluzioni. Ci porta a una progettazione realizzata da professionisti e operatori. | professionisti e gli operatori semplificano la realtà in base al proprio paradigma interpretativo quindi propongono letture semplificate della realtà. Sono progetti realizzati spesso da singoli o da pochi professionisti. I problemi sono definiti a tavolino, a priori. Questo approccio presenta alcune criticità per quanto riguarda il lavoro sociale: - c'è un unico decisore che pensa di essere unico rispetto al contesto, la sua decodifica delle priorità risente del suo approccio e della sua visione del mondo. — non coglie la complessità del sistema nel suo complesso e nemmeno la complessità delle organizzazioni. - non è sintonico rispetto alla metodologia del lavoro sociale. 2. approccio concertativo o partecipativo. Per realizzare i progetti siano stimolati processi partecipativi. Massima espressione del concetto di partnership quindi la costruzione di alleanze di soggetti che collaborano per il raggiungimento di determinati obiettivi. Diverse teorie e autori, ma l'assunto teorico che mette tutti assieme che la realtà si basa sulla costruzione di un osservazione e che grazie alla condivisione si arriva a definire un problema quindi si arriva a costruire la soluzione correlata a quel determinato modo di leggere il problema. Paradigma costruttivista. Si mettono assieme diverse interpretazioni di un determinato problema. La lettura del problema non è unica, ogni partecipante porta la sua visione del problema e mettendo assieme queste visioni si individua l'aspetto globale del problema nella sua complessità. 3. approccio euristico. Progetti che privilegiano i processi medianti i quali si definiscono i progetti. Molti progetti nati per risolvere problemi di disagio, a loro volta hanno creato disagi perché hanno creato processi di ettichettamento. Si arriva a definire le modalità ma non si arrivano a definire gli obiettivo. Obiettivo: avviare processi di empowerment all'interno della comunità. Progettazione flessibile. es. progetti di paesi in via di sviluppo. Fasi essenziali dei progetti: - ideazione. Nasce l'idea. - attivazione. Si costruiscono le ipotesi a partire dal problema, le strategie, risore. - progettazione. Si indicano gli elementi del progetto. - realizzazione. Si attuano le attività programmate. - valutazione. Sono fasi integrate tra di loro. «la valutazione è xante, ex-post, per questo si parla di processo valutativo in continua evoluzione ed è distinta dalla valutazione e dal monitoraggio. Stesura del progetto. - analisi del contesto, lettura del problema. - filosofia del progetto. - target - beneficiari - bersaglio. - finanziatori. - identificazione degli obiettivi generali e specifici. - strategie. - azioni. - tempie fasi. - risorse strutturali, umane, finanziare e strumentali. - risultati attesi. - valutazione. - piano finanziario. Fasi più difficili di costruzione di un progetto. Processo di revisione anche sul tema della progettazione. - Metodo GOPP: goal oriented project planning. Finalizzata all'identificazione di un progetto strutturato e completo in cui diversi attori chiave intervengono in maniera partecipativa in ogni sua fase utilizzando l'approccio PROJECT CYCLE MANAGMENT. Si ragiona in funzione agli obiettivi da voler raggiungere. Aiuta la costruzione della fase di attivazione. Nell'ideazione nasce l’idea, grazie all'analisi si lavora sull’attivazione per poi arrivare alla progettazione. Strumenti nuovi di aiutare l'impostazione logica per leggere i bisogni e per la coerenza tra bisogni, strategie ed azioni realizzate. Oiù parti che aiutano a lavorare con maggiore raffinatezza concettuale. - Scheda S.W.O.T. fase di analisi. Una prima lettura fatta sui bisogni e le caratteristiche del contesto. Comnpilata all'interno di un processo di brain storming. Può essere utile che questa compilazione sia fatta all’interno del gruppo progettuale. Applicata anche sulla valutazione dei cas. Ha applicazione ha 360°. aiuta a discriminare il contesto in cui si vuole realizzare il progetto. Due livelli: - interno: punti di forza e punti di debolezza. Ci troviamo questa differenziazione che è già parte della nostra cultura. - esterno: opportunità quindi risorse che si potrebbero attivare oppure le minacce quindi quelle realtà che potrebbero interferire con una positiva applicazione del progetto. Ci sono strategie di lettura: - lettura verticale. Punti di forza e opportunità - lettura incrociata ovvero quali opportunità potrebbero migliorare i punti di debolezza. - lettura incrociata. Resilienza dei punti di forza interni rispetto alle minacce. Strumenti che ci aiutano nella fase di elaborazione della letture dei problemi e gli obiettivi. - theory based evaluation. Migliorare le competenze rispetto alla costruzione di strumenti che abbiamo coerenza logica e che abbiano coerenza tra quelli che si pensa e quello che si fa. - ANALISI DEGLI ALBERI. Due alberi: albero dei problemi e albero degli obiettivi. Si parte dalle cause e si arriva agli effetti. Si mette ciò che si nota, poi si parte dalle cause che si ritengono importanti per spiegare perché ci troviamo con questo effetto. Un altro livello del nostro albero ci spiega una prima ipotesi di lettura. Un altro livello di lettura che va dalla causa all'effetto. Processo di lettura e analisi su quelli che possono essere possibili livelli di causa per poi arrivare all'effetto. beni deve contenere un orientamento etico ed essere improntata a comportamenti solidali, mutualistici, cooperativi e fiduciari. Sono beni rivolti alla collettività non al singolo. Caratteristiche: Impossibile che riceva il bene più di una persona alla volta. es. trapianto. Se fosse diviso non avrebbe più la sua efficacia, come i servizi sociali che devono essere erogati nella loro unicità. - omogeneità. Tutti ricevono la stessa cosa. Principio di uguaglianza quindi tener presente che le prestazioni sono uguali per tutti. Principio generale perché è vero che tuti hannno gli stessi diritti e di conseguenza esigere la stessa cosa. Seconda definizione. Un bene è comune quando la sua popolazione e il suo territorio stabiliscono che debba essere condiviso da tutti i membri della comunità che in qualche modo ne è proprietaria. La comunità stabilisce le modalità con cui si può disporre. Ogni territorio dispone di una dotazione di beni propria ed esclusiva. E chi non fa parte del territorio? La programmazione pubblica e sociale devono stabilire che la comunità ha un bene comune, ma anche stabilire chi può usufruirne. Importante capire le categorie di scelta e ragionamento che ha il decisore politico e amministrativo che deve poi operare queste scelte. La comunità decide le modalità di utilizzo del bene pubblico. Come si decide una politica pubblica? Questa non viene dal nulla ma si basa sui valori di una società ovvero: - priorità che la società ritiene di darsi da un punto di vista ontologico, a cosa aspirano le loro scelte. Quindi i valori di questa società che sono la base. Ispirano poi la formulazione dei: - diritti dei suoi cittadini. Si parte dai valori, i diritti che sono espressione dei valori condivisi che poi diventano: - obiettivi e azioni. Obiettivo: ridurre le differenze per quanto riguarda l’utilizzo e la disponibilità dei beni comuni. Se il nostro obiettivo è trovare modalità di utilizzo del bene comune, in base ai nostri valori come società, diremo i diritti quindi cosa una persona può o non può esigere come bene comune. es. legge del dopo di noi. Formule nuove nel nostro ordinamento giuridico sulla base di una maggior consapevolezza di un valore. È molto connesso all'evoluzione della società. Funzione della programmazione sociale: rendere effettiva l'esigibilità del diritto. Obiettivo programmazione pubblica: ridurre differenze rispetto alla distribuzione o all'accesso dei beni comuni perché la programmazione pubblica risponde a principi operativi. Scelte politiche definiscono chi ha diritto all'utilizzo dei beni comuni e definisce le competenze. Livello competenze sistema del welfare. Le competenze sono di tipo gestionali e quindi vengono attribuite agli enti locali. Competenza sanitaria alle regioni e alle ASL. Ci sono beni comuni da gestire, ma il bene comune è diverso. C'è un sistema di welfare da gestire. Chi lo gestisce? Può gestirlo solo lo stato? O solo la regione? Ciascuno deve avere la propria competenza (stato, regioni, enti locali). Competenza gestionale: io regione mi gestisco i servizi. Competenza legislativa: io regione posso legiferare sui servizi. Bisogna vedere la differenza tra gestionale e legislativa. Il potere, la competenza rispetto alla gestione del welfare è stata data alle regione nel 1977. lo stato però si è tenuto la potestà legislativa. Nel 2000-2001 si fa la riforma del titolo V della costituzione e si dice che su alcune materie lo stato ha potestà legislativa su alcune materie, su altre ha una potestà legislativa concorrente e via così. C'è una divisione di materie. - potestà legislativa esclusiva: il soggetto ha piena libertà di regolamentazione della materia ma deve assicurare i livelli essenziali delle prestazioni. - potestà legislativa concorrente: il soggetto regolamenta la materia nel rispetto dei principi generali stabiliti a livello centrale. Con la riforma del titolo V, la potestà legislativa nell'ambito del sociale è stata tutta alle regioni. Spetta alle regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello stato. livelli essenziali di prestazioni: standard di qualità. es. ogni servizio di assistenza domiciliare deve avere massimo x utenti. Da una parte lo stato dice che il welfare lo gestisce le regioni ma lo stato stabilisce questi livelli essenziali di prestazioni. Ambito sociale: non sono ancora stati formulati questi livelli, sono stati formulati solo riguardanti le prestazioni sanitarie e socio sanitarie. Le competenze ci fanno capire la gestione del bene comune ma ci servono per il ragionamento della programmazione sociale. Chi darà le linee di programmazione del welfare? La regione perché ha la potestà legislativa esclusiva. sanità/salute. Art.117 all'interno della potestà legislativa concorrente. Sociale gestito dalle regioni ma la tutela della salute è potestà legislativa concorrente. Sistemi sanitari diversi tra le varie regioni ma meno rispetto al sociale perché devono rispondere a criteri e obiettivi dati dallo stato. Dpr 616: competenze date ai comuni. Dpr 833: istituisce il sistema sanitario nazionale e sociale. Legge quadro che ha regolamentato il sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. Livelli essenziali delle prestazioni. Dpcm 12 gennaio 2017. vengono riformulati circa ogni anno. LIVEAS: mai stati emanati. Funzioni amministrativi della gestione del welfare locale attribuite ai comuni salvo che per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a provincie, città metropolitane, regioni e stato sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Art.118.
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