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Ossigenoterapia, emogas, niv, Appunti di Scienze Infermieristiche

presidi per una corretta somministrazione di o2. Eseguire un emogasanalisi. Ventilazione non invasiva (NIV e gestione infermieristica)

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/11/2022

AlessandraDG
AlessandraDG 🇮🇹

4.3

(29)

15 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Ossigenoterapia, emogas, niv e più Appunti in PDF di Scienze Infermieristiche solo su Docsity! Ossigenoterapia La somministrazione di ossigeno è una forma di terapia per le persone con disfunzioni respiratorie attraverso miscele gassose. La quantità di ossigeno nel sangue è tra i 95%-100%. Al di sotto di questi valori si parla di ipossiemia. I fattori che aumentano il consumo di ossigeno sono: febbre, sepsi (malattia sistemica dell’organismo), irrequietezza. L’ipossia è la diminuzione dell’apporto di ossigeno ai tessuti dell’organismo. I segni sono: colorito bluastro (cianosi), aumento della frequenza, pallore, pressione alta, dispnea, agitazione. Le cause che possono portare ad ipossia sono: ostacolo dovuto a corpi estranei, alterazione meccanica dovuto a traumi, ferita, asma, alterazione dell’area. Lo scopo, quindi, dell’ossigenoterapia, consiste nell’aumentare la concentrazione di ossigeno nel sangue con conseguente riduzione dell’impegno respiratorio e dello stress del miocardio. Inoltre, è una terapia importante per le persone anemiche (con carenza di emoglobina), per la migliore saturazione d’emoglobina esistente e nelle persone che soffrono di dispnea. La somministrazione di ossigeno necessita della prescrizione medica riguardo il: -dosaggio: è il dosaggio di ossigeno in litro/minuto (FlO2 , frazione inspiratoria di ossigeno). -durata dell’applicazione: continua o intermittente. -tipo di somministrazione: mediante maschera, cannula nasale, ecc. Le più comuni fonti erogatrici di ossigeno per l’ossigenoterapia sono 3: 1.serbatoi di ossigeno in forma gassosa: sono bombole di ossigeno compresso. 2.contenitori di ossigeno in forma liquida: l’ossigeno presente all’interno di questi contenitori è un liquido refrigerato che diventa gas, nel momento in cui se ne induce la fuoriuscita attraverso un apposito meccanismo di ebollizione. 3.concentratori di ossigeno: sono particolari strumenti elettrici che, una volta azionati, prelevano l’aria presente nell’ambiente e, dei vari gas che tale aria contiene, conservando soltanto l’ossigeno. Da ciò, ne deriva ossigeno concentrato. Esistono diverse modalità per somministrare l’ossigeno a un individuo sottoposto ad ossigenoterapia. La scelta di una particolare modalità piuttosto che di altre, spetta al medico e dipende dalle condizioni del malato, inoltre in situazioni di assenza del medico ci sono protocolli che permettono la somministrazione di ossigeno da parte degli infermieri, a basse dosi (es. dose minima 1,5-2,5 litri/minuto). Di norma ci sono presidi per una somministrazione di bassi flussi di ossigeno, come la cannula nasale (occhialini), la sonda nasale (sondino O2) o la Oxymask e quelli per poter dare gli alti flussi come la maschera con recevoir, la cannula nasale high flow e in parte la maschera di Venturi. Bassi flussi: da 0,5 a 4 l/min Medi flussi: da 4 a 8 l/min Alti flussi: da 9 a 15 l/min Maschera di Venturi o ventimask: è il sistema migliore per conoscere approssimativamente la FiO2 somministrata in quanto è una maschera che copre naso e bocca a cui si adatta una valvola colorata che permette di garantire una determinata FiO2. Cambiando la valvola, cambia la quantità erogata. E’ importante in questo caso seguire le istruzioni del produttore che indicano a quanti litri al minuto va regolato il flussimetro per garantire una determinata concentrazione di O2. Questa maschera è indicata in pazienti in cui è importante conoscere la FiO2 da erogare come i portatori di BPCO ma, non è indicata in emergenza in quanto non permette di avere concentrazioni elevate di O2. Maschera con recevoir: è per eccellenza la maschera utilizzata in emergenza. Alla maschera vi è applicato un serbatoio (tipo sacchetto) che 1.rischio di emorragia perché in arteria il sangue ha un flusso molto poderoso che può spingere il sangue fuori dal sistema vascolare piuttosto rapidamente; 2.rischio di eventi trombotici e dei conseguenti problemi ischemici a valle del tratto vascolare interessato; 3.vissua con timore dal paziente perché risulta dolorosa. Le sedi di elezione sono: arteria radiale, brachiale e femorale. L’esecuzione del prelievo deve rispettare precise norme: -Bisogna evitare stasi poiché potrebbe provocare emolisi (distruzione dei globuli rossi), quindi alterare i valori dell’esame. -Evitare lo scambio di gas con l’esterno, per questo vengono utilizzati sistemi sottovuoto. -Far analizzare il campione nel minor tempo possibile, al fine di evitare il coagulamento del campione. -Evitare la formazione di bolle d’aria, che andrebbero ad alterare i valori gassosi. Procedura: -Effettuare l’igiene delle mani e garantire la privacy del paziente -Identificare il paziente e registrare le generalità -Informare il paziente sulla manovra che si va ad effettuare -Accertare l’integrità cutanea nella zona di inserzione e che il paziente riceva adeguati livelli di ossigeno Occorrente: kit per EGA, guanti monouso, etichette, tamponi sterili, antisettico, cerotto, telino monouso, contenitore per rifiuti ad alto rischi biologico. -Posizionare il paziente semiseduto o supino, con il braccio in estensione e mano in dorsi flessione -Effettuare igiene delle mani e indossare i guanti monouso Eseguire il test di ALLEN:comprimere contemporaneamente arteria radiale e ulnare, invitando il paziente ad aprire e chiudere la mano più volte, fino a quando la mano diventa pallida. Invitare il paziente a tenere la mano distesa e allentare la pressione sull’arteria e osservare in quanto tempo il palmo del paziente torna a un colorito normale ( 6 secondi è la normalità, sopra i 14 è anormale). -Disinfettare con movimenti circolari la zona -Reperire il polso radiale con indice e medio della mano non dominante con le dita leggermente separate tra loro -Inserire l’ago con angolazione di 30° verso la pulsazione -Attendere il riempimento spontaneo della siringa -Estratto l’ago, comprimere la zona con il tampone sterile per almeno 5 minuti e fissare con un cerotto -Smaltire materiale, rimuovere i guanti, lavare le mani, mandare il campione in laboratorio. Valori: PaO2:80-100 mmHg PaCO2: 35-45 mmHg HCO3 (bicarbonati): 22-26 mmol/l pH. 3,5-7,45 basi in eccesso: +/-2 saturazione: 94%-100% Ventilazione non invasiva (NIV e gestione infermieristica) NIV: ventilazione meccanica non invasiva, è la capacità di fornire supporto ventilatorio attraverso le vie aeree superiori del paziente, utilizzando maschere o altri devices. La tecnica si distingue da quelle che bay passano le vie aeree come tubo tracheale o tracheotomia che sono invasive. Le patologie più osservate che hanno necessitato della NIV sono: BPCO: la NIV è l’intervento di prima scelta nell’insufficienza respiratoria acuta e cronica riacutizzata, nonostante terapia medica. Secondo i dati disponibili, tenendo conto della gravità della patologia e del luogo del trattamento, la strategia terapeutica del management dell’esacerbazione acuta della BPCO, deve seguire una sequenza ordinata di eventi che sono: -pH>7,35: terapia medica ed ossigenoterapia in reparto di degenza ordinaria; -pH tra 7,30-7,35: NIV + ossigenoterapia + terapia medica con ventilatori non invasivi di tipo domiciliare in unità di monitoraggio; -pH< 7,30 in paziente vigile: NIV con ventilatori da terapia intensiva + stretto monitoraggio dei parametri vitali in unità di terapia intensiva respiratoria (UTIR); -pH <7,30 in paziente con compromissione neurologica e/o fatica dei muscoli respiratori e/o insufficienza multi organo: intubazione endotracheale e ventilazione meccanica in UTIR in assenza di insufficienza multi organo oppure, in unità di terapia intensiva generale in caso di compromissione multi organica; EPA (edema polmonare acuto): la CPAP (a pressione positiva continua), si è dimostrata essere il miglior presidio terapeutico per i pazienti in edema polmonare acuto con ipossiemia non migliorata dalla terapia. La NIV dovrebbe essere riservata ai pazienti ipercapnici che non hanno risposto alla CPAP. dovuto alle lesioni cutanee nei punti di maggiore pressione, possono compromettere il successo della tecnica. Casco è un dispositivo che contiene tutta la testa del paziente, non ha punti di contatto con la faccia, può essere applicata anche al paziente con deformità facciale o edentulia, migliora il comfort. Permette quindi di utilizzare la NIV per un periodo di tempo più lungo, importante questo per determinare il successo della metodica. La maschera facciale, per quanto riguarda l’interfaccia, la prima scelta deve orientare su una maschera facciale che garantisce una più efficace erogazione della pressione positiva in un paziente che, nelle fasi di distress acuto, presenta una respirazione nasale o boccale. Gli effetti collaterali sono: congiuntiviti, ulcere corneali e congiuntivali, distensione gastrica, aerofagia, abrasioni o ulcerazioni della pelle dovuti al contatto delle maschere, secchezza del naso e delle fauci, ostruzione delle vie aeree, claustrofobia. Il casco, rispetto alla maschera ha i suoi vantaggi che sono: assenza di lesioni cutanee al volto, pressione alle vie aeree stabile, non necessita della massima collaborazione del paziente e ha una buona tollerabilità. Gli svantaggi rispetto alla maschera sono: impossibilità di misurare il volume corrente, il rischio di asfissia in caso di malfunzionamento del sistema infatti, è consigliabile l’utilizzo di presidi muniti di valvole anti soffocamento brevettate. Possibilità di rebreathing di CO2 che può dipendere da due fattori: dal flusso di gas che attraversa il casco dalla produzione di CO2. Gli effetti collaterali sono i decubiti ascellari, ischemia o trombosi degli arti inferiori e l’otalgia. Maschera total face:ha una maggiore tollerabilità, minori perdite, minore compressione facciale e migliora gli scambi di gas. Avvertenze durante l’uso del ventilatore: -controllare il funzionamento corretto della valvola espiratoria utilizzata durante l’uso -controllare il corretto collegamento del circuito al ventilatore e alla maschera, del cavo elettrico alla corrente e dell’erogatore di O2 -inserire un filtro antibatterico nella linea d’entrata principale tra la macchina e il paziente per ridurre i rischi di infezione e la sostituzione ogni 24h I vantaggi: non richiede manovre invasive e riduce la necessità di ricorrere alla IOT -consente un impiego precoce e un approccio flessibile e continuo -migliora gli scambi gassosi -riduce la mortalità -riduce l’incidenza di polmoniti batteriche -consente l’uso della parola -mantiene il riflesso della deglutizione -il paziente collabora alla terapia.
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