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Ottima recensione mediatica sul film Memento di Christopher Nolan, Appunti di Estetica del Cinema

Ottima recensione mediatica sul film Memento di Christopher Nolan

Tipologia: Appunti

2016/2017

In vendita dal 24/05/2017

Axaros
Axaros 🇮🇹

3.8

(4)

29 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Ottima recensione mediatica sul film Memento di Christopher Nolan e più Appunti in PDF di Estetica del Cinema solo su Docsity! MEMENTO è un Thriller psicologico narrante le vicende di Leonard Shalby (Guy Pearce), che a seguito di un trauma cranico è affetto da un disturbo della memoria: sa tutto su di lui e la sua vita, tuttavia, dopo l’incidente, dimentica nomi, persone ed eventi accaduti solo pochi minuti prima. Egli vuole trovare il responsabile che, oltre a essere causa dell’incidente è anche assassino di sua moglie. Durante la sua indagine si trova ad interagire con varie persone, principalmente con 2 personaggi ma, data la condizione di Leonard, di chi e come fidarsi per le indagini? Forse di Todd (Joe Pantoliano), un ambiguo poliziotto che sembra essere un vecchio amico? Oppure di Natalie (Carrie –Anne Moss) gentile e misteriosa? O forse addirittura meglio non fidarsi di nessuno… neppure di se stesso? Leonard è costretto a ricorrere a mezzi ordinari ma quanto mai utili per sopperire alla sua incapacità di accumulare nuovi ricordi: quelli di primaria importanza li trascrive nel suo stesso corpo (egli è infatti ricoperto di tatuaggi); persone o eventi minori li cattura attraverso foto su polaroid, scrivendo qualche appunto per esplicarne il contenuto visivo (chi è la persona nella foto e se ci si può fidare o meno fondamentalmente). NB: il polaroid è un marchio famoso per la produzione di macchine fotografiche istantanee e pellicole auto sviluppanti. Questo suo metodo, che lo disciplina nel corso del film, sta a sottolineare la potenza delle forme visive in generale ma evidenzia in particolar modo l’efficacia della scrittura – primo mezzo di comunicazione di massa come segnalato da McLuhan in quanto l’oralità era ancora un qualcosa predicato dal corpo e dalla sua stessa carne – e della fotografia – ampiamente discussa durante il corso e madre di tutte le forme visive che abitiamo quotidianamente. Infatti, la scrittura permette di cristallizzare qualsiasi contenuto, concreto o astratto che sia, su uno specifico strumento adatto a conservare, attraverso un sistema ben articolato di simboli e pertanto di trasmettere e veicolare tale contenuto in modo che sia condiviso nello spazio e nel tempo da diverse persone che in qualsiasi momento possono interagire con quel medesimo contenuto (primo passo verso standardizzazione del sapere e dei consumi e quindi verso la modernità secondo McLuhan). E’ lampante come Leonard abbia costantemente bisogno di questo supporto per attingere ai suoi ricordi. Ricordi che si porta sempre con sé nella maniera più viscerale possibile, ossia tatuandosi gli indizi fondamentali nel suo stesso corpo. Dall’altra parte, la fotografia non è da meno, poiché, come affermato sia da Baudelaire sia da Holmes malgrado la loro dialettica sull’uso della fotografia, se c’è una cosa su cui entrambi erano d’accordo era proprio il fatto che la fotografia – ma più in generale tutte le forme visive – sono come un grande archivio per la memoria dato che presentificano ed eternizzano un frammento del passato. Concetto che ribadirà lo stesso Leonard in una scena del film, forse per consolazione chissà, affermando che la memoria può essere fallibile e distorcere i ricordi mentre le forme visive sono oggettive, esatte, infallibili. Ci basterebbe solo questa argomentazione per apprezzare la straordinaria forza di questi mezzi: le forme visive consentono a Leonard di rifare esperienza di un contenuto che può essere dimenticato, un mezzo quanto mai utile nel suo contento considerati i suoi gap mnemonici. Ma il vero protagonista del film è senza dubbio il montaggio. L’espediente che, ieri come oggi (ci basti pensare a come Melies, nel primo cinema, lo usava come effetto speciale), è letteralmente la forza e l’organizzazione della narrazione; è l’espediente col quale si scandisce la tensione narrativa e, pertanto, ha il potere di riscrivere il senso della realtà facendoci vivere la vicenda in maniera unica e mirata. Questo perché il montaggio ci permette , attraverso il suo ritmo, di compiere salti spazio-temporali incredibili fra il taglio di una scena e l’altra – cosa che Memento fa in maniera parossistica e atipica in modo da rendere lo spettatore più partecipe e cosciente di fronte a questo aspetto. In questo film il montaggio procede su 2 binari differenti che si alternano fra loro: le scene a colori caratterizzate da uno stile più soggettivo che ci immedesima nel disorientamento del protagonista in forza del fatto che queste scene sono montate cronologicamente al contrario per confondere e disorientare volutamente lo spettatore , ma allo stesso tempo con l’intenzione di rendere l’immersione dello spettatore nell’identificazione nel protagonista, la cui condizione va sempre tenuta a mente, il più totale possibile. In sintesi, grazie a questo geniale espediente, lo spettatore si sente spaesato ed empaticamente vicino al personaggio; le scene in bianco e nero contraddistinte dal canonico ordine cronologico e uno stile decisamente più oggettivo,
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