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Ottocento Detti Gozzini pt.2, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Riassunto della seconda parte del manuale. introduttivo di storia contemporanea

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Ottocento Detti Gozzini pt.2 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! 9. L’unificazione italiana e l’Europa 9.1 Le diverse italie ottocentesche Gli anni compresi tra il 1849 e il 1859 sono detti “decennio di preparazione”. Grazie al sostegno militare austriaco tutti gli stati tranne il Piemonte avevano revocato la costituzione e restaurato un sistema assolutista e repressivo. Particolarmente aspro fu il dispotismo di Ferdinando II nel regno delle due Sicilie: molti protagonisti del ’48 napoletano come Settembrini e Spaventa furono condannati a morte e poi all’ergastolo. Il processo unitario è frutto di un insieme di forze eterogene e contraddittorie: l’unificazione nazionale fu resa possibile dall’intervento determinante dei democratici , ma si realizzò sotto l’egemonia dei liberali moderati e della monarchia sabauda. Italie rurali, 70% popolazione dedita all’agricoltura: • Gran parte della terra era in mano a un ristretto numero di grandi proprietari, in maggioranza aristocratici. Solo nelle zone irrigue della valle Padana si sviluppò una moderna agricoltura mista (cereali, allevamento con rapporti di produzione capitalistici). • Nelle aree asciutte de Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia inizialmente aveva preso piede la gelsicoltura, ma dominava sempre una grande frammentazione dei patti agrari (enfiteuti = il conduttore migliora il fondo e paga un canone al proprietario, piccoli proprietari, mezzadri, piccoli affittuari) • Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche domina il contratto di mezzadria. Prevaleva la grande proprietà. Rapporto quasi servile tra padrone e mezzadri che in un certo senso garantiva la pace sociale, ma rendite molto basse e spesso autoconsumo. • Nel mezzogiorno continentale e insulare dominava un sistema feudale centrato sul latifondo: agricoltura cerealicola estensiva ed estremamente arretrata. Queste diverse Italie rurali condividevano una produzione agricola complessivamente molto orientata all’autoconsumo, che limitava gli scambi fra i diversi stati preunitari. Non esisteva un mercato nazionale, si intrattenevano rapporti commerciali con i vicini. Dove l’agricoltura era più avanzata, là nacque anche l’industria tessile, metallurgica e meccanica (Lombarda, Piemonte) e in seguito qui si espanse anche l’attività ferroviaria. 9.2 economia, politica e diplomazia nel progetto di Cavour In Piemonte il nuovo re Vittorio Emanuele II non abrogò la carta costituzionale concessa da Carlo Alberto nel ’48. Non era una costituzione molto avanzata, ma il fatto stesso che restasse in vigore faceva del Piemonte una eccezione e un punto di riferimento per i patrioti, che per l’appunto si rifugiarono in massa là. Lo statuto albertino prevedeva un senato di nomina regia e una camera dei deputati a suffragio ristretto. Quella eletta nel ’49 ebbe ciò nonostante una maggioranza progressista, alla quale il governo di d’Azeglio non riuscì a far accettare le clausole della pace con l’Austria. Col programma di Moncalieri Vittorio Emanuele impose agli elettori di scegliere parlamentari favorevoli al trattato di pace. Nello stesso anno furono approvate le leggi Siccardi che limitavano il potere e i privilegi del clero. Il miglior artefice di questa politica riformatrice fu Camillo Benso conte di Cavour, fautore di un liberalismo europeo che velocizzasse il progresso economico, civile e politico del paese. Ministro dell’agricoltura nel ’50 con d’Azeglio, con una svolta liberoscambista alla politica economica piemontese, ammodernò il sistema creditizio centrato dal 1849 su una banca nazionale, dette impulso all’istruzione popolare all’amministrazione statale. Nel ’52 scavalcò d’Azeglio e si alleò col gruppo democratico-costituzionale di centro sinistra di Rattazzi. Il cosiddetto Connubio fruttò a Cavour una vasta maggioranza parlamentare e lo portò alla guida del governo. La politica economica del nuovo ministero non sconvolse le basi produttive del paese, ma le sviluppò sensibilmente grazie alla funzione di stimolo svolta da un impegnativo programma di opere pubbliche (costruzione di canali, ferrovie). Subisce una breve battuta d’arresto nel ’55 quando fu costretto a dimettersi dall’opposizione clericale, ma tornò subito al potere. Secondo Cavour, la modernizzazione del paese doveva andare di pari passi con un programma di espansione territoriale volto non a unificare la penisola, ma ad espellerne l’Austria e ad inglobare le regioni settentrionali nel regno sardo. La guerra di Crimea fu l’occasione per Cavour di portare la questione italiana alla tribuna del congresso di pace di Parigi del 1856. L’incontro tra Napoleone III e Cavour si verificò in segreto a Plombieres, in Francia nel 1858 e si concluse con un accordo che prevedeva una guerra dei due paesi contro l’Austria con l’obiettivo di dividere la penisola in 3 regni: al Piemonte sarebbe andata l’alta italia, con i ducati e le legazioni pontificie. L’italia centrale sarebbe stata costituita da la toscana e il resto dello stato della chiesa; a sud sarebbe rimasto il regno delle due Sicilie. Può darsi che il fine ultimo di Napoleone III fosse quello di creare un’egemonia francese in Italia, Cavour approfittò di questo accordo cedendogli Nizza e la Savoia per allontanare l’Austria dal paese. 9.3 Il declino dei democratici I moderati stanno con Cavour, i democratici avevano visto scemare il prestigio guadagnato nel ‘48-49 a causa delle crescenti divisioni interne e per la mancanza di un programma unitario. Col fallimento dei moti infatti erano venuti meno l’orizzonte internazionale del movimento democratico e la solidarietà nazionale tra ceti borghesi e ceti popolari. Le divergenze sui contenuti sociali dei moti rivoluzionari italiani diventano sempre più profonde: ➢ Mazzini attribuisce la sconfitta del ‘48 europeo ai socialisti e ripropone un programma invariato. ➢ Orientamenti socialisti di Ferrari (la questione sociale riguarda il mondo rurale e auspicava a una legge agraria per redistribuire la proprietà) e di Pisacane (abolizione proprietà privata della terra e dei capitali, rivoluzione nazionale strettamente legata alla rivoluzione del mezzogiorno) ➢ Società nazionale italiana (1856) ha l’intento di operare in stretta collaborazione con la monarchia sabauda (Manin, La Farina, Garibaldi) ➢ Pisacane e Mazzini cercano di unirsi e di dare vita ad un ulteriore tentativo insurrezionale, sbarcano a Sapri ma i braccianti meridionali passano dalla parte di Ferdinando II e fallisce miseramente anche questo tentativo. 9.4 La guerra de 1859 e le annessioni Nel 1859 la prospettiva della guerra con l’Austria accese molto entusiasmo in Italia: in piemonte affluirono 20.000 volontari “i cacciatori delle alpi”. Il trattato di Plombieres subordinava l’intervento della Francia a un gesto aggressivo da parte dell’Austria, la quale diede un ultimatum alle truppe piemontesi e da lì scoppiò la guerra. I franco piemontesi vinsero le sanguinose battaglie a Solferino e a San Martino. La toscana, i ducati di Modena e Parma s erano sollevati costringendo i sovrani alla fuga. Nelle legazioni pontificie, sollevatesi anch’esse si costituirono governi provvisori, promossi in genere dalla società nazionale. In Umbria e nelle Marche la rivolta fu repressa dalle truppe del Papa. Questi movimenti fecero intendere a Napoleone III che non avrebbe ma instaurato un’egemonia francese sulla penisola italiana, che sarebbe diventata indipendente, e per questo si ritirò improvvisamente dalla guerra. Luglio 1859 armistizio a Villafranca per la pace Napoleone III e Francesco Giuseppe. Al Piemonte sarebbe stata annessa la Lombardia; la toscana e modena sarebbero tornati al loro posto e gli stati italiani riuniti in una confederazione guidata dal papa. L'armistizio firmato dal re di Sardegna provocò le dimissioni di Cavour. In queste complesse dinamiche internazionali la situazione confusa fu sbloccata dal ritorno al potere di Cavour nel ‘60: cedette Nizza e la Savoia a Napoleone e fece annettere l’italia centrale al piemonte. Tramite plebisciti dalle maggioranze schiaccianti, furono annesse al regno sabaudo la toscana e l’emilia. von BISMARCK, un esponente di punta del ceto degli Junker: la nobiltà terriera di antiche tradizioni militari interessata alla conservazione dell’ordine sociale esistente ma anche alla crescita e al prestigio su base nazionale della Prussia. Con Real politik si intende una politica spregiudicata e disinvolta, non più costruita su architetture teoriche e mobilitazioni ideali , ma fondata sull’analisi, ma sull’analisi e sullo sfruttamento dei rapporti di forza realmente esistenti, senza eccessive preoccupazioni per la salvaguardia delle regole costituzionali. Viene definito un rivoluzionario bianco, in grado di usare non solo le armi della diplomazia per l’unità nazionale, ma anche le armi militari, sovvertendo gli equilibri strategici del continente. I movimenti liberali furono privati del terreo sul quale operare (=libertà di stampa, sessione parlamentare...). l’azione di Bismarck diede vita a un doppio stato nel quale il parlamento rimaneva in carica ma era condannato a una vita stentata priva di poteri reali, mentre il blocco formato dalla Corona dal governo e dalla burocrazia statale formava e applicava leggi 10.2 la guerra austro-prussiana Le prime mosse di Bismarck furono indirizzate al raggiungimento di una parità con l’Austria. La Prussia si oppose al re danese che voleva applicare la costituzione danese al ducato di Schleswig, abitato per metà da tedeschi e per metà da danesi, dichiarato autonomo anche se posto sotto la sovranità danese. Alla spedizione militare decisa dalla Prussia non poteva non partecipare anche l’Austria: in 6 mesi la Danimarca fu battuta e la pace di Vienna pose il ducato di Schleswig e quello di Holstein sotto l’influenza congiunta dei due paesi. In seguito Schleswig alla Prussia, Holstein all’Austria che tuttavia aveva un controllo molto limitato di un territorio così lontano dall’impero. Così Bismarck ottenne l’assunzione da parte della Prussia del ruolo di guida del movimento nazionale tedesco e di contraltare riconosciuto dell’Austria. In segreto furono avviate le trattative segrete col neonato regno d’Italia per una guerra comune contro l’Austria che dividesse l’esercito avversario in due fronti aumentando la possibilità di vittoria. Le truppe prussiane invasero l’Holstein provocando la reazione dell’Austria. La Prussia sconfisse facilmente l’Austria sia grazie all’alto livello di scolarizzazione dei soldati, alla compattezza del sistema di comando, alla superiorità data dai nuovi armamenti ovvero fucili ad ago due volte più veloci degli altri. La sconfitta finale fu inflitta a Sadowa in Boemia. La pace di Praga del 1866 corrispose in pieno agli obiettivi di Bismarck: • Austria cedette il veneto alla Francia che lo passò all’Italia • Sciolta la confederazione germanica. • Nuova confederazione dei territori a nord del Meno presieduta da Guglielmo I di Prussia, governata da Bismarck e diretta da un sistema istituzionale che prevedeva un Consiglio federale (Bundesrat formato dai rappresentanti di ogni stato secondo la loro importanza) e un parlamento bicamerale (Reichstag che aveva poteri limitati, eletto a suffragio universale maschile) Si formò così nel continente una nuova struttura politica a base federale contraddistinta dall’egemonia del blocco prussiano, dal ruolo cruciale degli Junker, dalla casta militare e dall’esercito, dall’esautorazione delle camere elettive, dalla forte preminenza dell’esecutivo e della Corona sul parlamento. Mentrel'Italia e la Germania facevano dell’unificazione nazionale una potente leva d sviluppo economico e civile, Vienna non riuscì ad arginare che in parte la deriva disgregante delle nazionalità. 10.3 la guerra franco-prussiana e la proclamazione del Reich L'impero di Napoleone III non aveva ottenuto grandi successi sul piano internazionale, anche se il suo appoggio era stato cruciale per le unificazioni italiana e tedesca. Napoleone III avanzò la richiesta del Lussemburgo, rimasto escluso dalla confederazione tedesca come ex territorio olandese, ma Bismarck si oppose pubblicamente e con fermezza a ogni espansione francese nell’area. In seguito a delle rivolte in Spagna, la regina Isabella si rifugiò in Francia. Il governo provvisorio affidò il comando al principe prussiano Leopoldo, la Francia era accerchiata. In entrambi questi paesi plebiscitari, l’ondata di nazionalismo, il nuovo peso della comunicazione di massa si fecero decisivi in queste dinamiche. Per isolare ed accusare Nap, Bismarck rese noto l’accordo segreto del ‘66 di Napo per l’annessione del belgio. Questa forzatura spinse la Francia a dichiarare guerra ala Prussia, provocando l’unione della confederazione del nord e degli tati tedeschi del sud (rimasti estranei a confederazioni). Nel ‘70 a Sedan lo stesso Np fu fatto prigioniero, la Prussia militarmente era nettamente superiore. Quella che a tutti era sembrata un’aggressione francese, la guerra e la travolgente vittoria cementarono l’unione degli stati tedeschi. Nel gennaio 1871 a Versailles l’assemblea dei sovrani tedeschi proclamò re di Prussia Guglielmo I a capo del nuovo Reich tedesco. Poco dopo la pace di Francoforte con la Francia ratificò, oltre al pagamento di una cospicua indennità di guerra da parte della Francia, la cessione dell’Alsazia e della Lorena de nord alla Germania. 10.4 la Germania e l’Europa Attenzione: a incoronare Guglielmo I Kaiser non era stato un parlamento espresso dalla volontà del popolo, ma un’assemblea di monarchi che regnavano sugli stati tedeschi. Disraeli, leader conservatore inglese, lancia l’allarme del pericolo-Bismarck. Con le due guerre fulminee Bismarck aveva provato una superiorità militare minacciosa anche per Londra. Il binomio militarismo-nazionalismo aveva fornito una prova impressionante della propria potenza. Al tempo stesso il reich era espressione di una forte vitalità interna. La semplice unificazione doganale e monetaria (preparata dall’esperienza dello Zollverein) si tradusse in una leva potente di ulteriore liberalizzazione per le imprese e i commerci: • Tra il 1870 e il 74 l’abolizione delle restrizioni sulla costituzione di società fece quadruplicare il numero delle aziende commerciali e industriali • L'indennità di guerra pagata dalla Francia moltiplicò le risorse • Rivoluzione finanziaria dei metodi di impiego dei capitali • Banche miste: rastrellano e concentrano i capitali per indirizzarli verso impieghi produttivi nel settore secondario • Si settuplica la produzione del carbone nei giacimenti della Ruhr • Produzione ferro aumentata del 250% • Triplicati i km di ferrovie • Sviluppo industria tedesca pari al doppio di quello inglese A differenza di quella inglese incentrata sull’industria leggera e sull’iniziativa privata dal basso, l’industrializzazione tedesca si era orientata precocemente in direzione dell’industria pesante siderurgico meccanica, sostenuta dall’alto grazie all’intervento costante dello stato e delle su commesse militari, all’appoggio creditizio delle banche per investimenti. Gli Junker tenevano la grande proprietà terriera, incrementando l’aumento della produzione agricola in una maniera impressionante, anche grazie ai nuovi macchinari tecnologici. Nel contempo, attraverso le leve militari, la nobiltà mantenne rapporti con lo stato, cui un personale scolarizzato e professionalizzato garantì l’efficienza della burocrazia e l’unità di intenti nonostante la divisione in stati federali del paese. Modello politico del pugno di ferro: di un governo autoritario capace di fare a meno del controllo del potere legislativo del parlamento e di sfidare l’ordine costituito della grandi potenze del continente. L'impero asburgico, isolato, si vide costretto a concentrare le proprie ambizioni sulla regione balcanica che divenne la principale valvola di sfogo delle tensioni europee. Il Sonderweg Sonderweg=via propria, speciale. Indica l’idea che la Germania abbia seguito una via speciale per sviluppare la propria economia e modernizzare il proprio sistema politico. Max Weber e T. Veblen hanno analizzato i costi politici di questo sviluppo: baipassando le istituzioni parlamentari, in assenza dei meccanismi di controllo democratico tipici dei regimi liberali moderni si arriva ad un autoritarismo che diventerà sempre più pericoloso. La via prussiana al capitalismo si distingueva come una via dirigista sostenuta dall’intervento dello stato . Rosenberg e Wehler indagarono sul problema della feudalizzazione che costrinse la borghesia tedesca a una posizione subordinata rispetto all’aristocrazia degli Junker impedendole di seguire egli obiettivi democratici dei moti del ‘48. La crisi economica degli anni ‘70 favorì la nascita di tendenze protezionistiche e la coesione interna di questo blocco di potere. La sottomissione della camera bassa eletta a suffragio universale a quella alta, dominata dalla presenza ereditaria e censitaria dei vecchi circoli aristocratici, facilitò lo scavalcamento parlamentare da parte di Bismarck. Negli ultimi anni si cerca di non mirare tanto all’eccezionalità di questo processo nella storia tedesca, ma di vederne le linee di continuità col passato: l’impero austro-ungarico, il particolare impasto di religione e nazionalismo presente da secoli. 11. La prima globalizzazione e la spartizione del mondo 11.1 la grande depressione e le migrazioni di massa Nell'ultimo quarto del XIX secolo l’economia europea attraversò una prolungata fase deflattiva ovvero di calo di prezzi e dei profitti. Ci fu in realtà in questo stesso periodo un ulteriore grane sviluppo economico: tra il ‘73 e il ‘95 ci fu una crescita esponenziale della produzione del ferro. Il processo di industrializzazione investì molti altri paesi: Russia, svezia, olanda, giappone, italia, e ance il volume dei commerci crebbe sensibilmente. Eppure i contemporanei vissero questo periodo come un momento di panico, ansia, insicurezze. L'aumento di produzione mondiale fu dovuto in parte al contributo dei paesi di nuova industrializzazione (usa, giappo, francia, germania). A rallentare la crescita inglese fu una serie di ripetute fasi di crisi alternate a fasi di ripresa che frenò quello slancio proprio di un’ascesa che sembravanon interrompersi mai. Alla radice dell’incertezza stava una forte caduta dei prezzi (diminuzione del 40%), provocando il calo dei profitti e degli interessi. La grande depressione quindi non riguardò tanto il calo della produzione , quanto quello della redditività. Negli anni ‘20 fu elaborata la teoria dei cicli: sistema capitalistico provoca lunghe onde date da grandi innovazioni a cui si intervallavano fasi recessive come questa. Ci fu un eccesso di offerta rispetto alla domanda: una crisi di sovrapproduzione (il mercato non si era ancora ampliato a tal punto da stare al passo con le nuove tecniche di produzione e alla velocità del nuovo sistema di trasporti). La prima risposta data a queste difficoltà negli anni ‘70 fu quella di optare per una politica economica protezionistica. La gran bretagna però non aderì a questa politica e il commercio mondiale anche grazie allo scambio e all’approvvigionamento per le colonie, continuò a crescere. Ad esso si unirono anche i movimenti di forza lavoro e capitali che continuarono quest’opera di globalizzazione dell’economia. 46 milioni di persone si spostarono dall’europa alle americhe, 24 dall’india alla cina. Dopo il blocco delle frontiere dovuto alla prima guerra mondiale i flussi migratori nel bacino atlantico crollarono. Per gli europei la migrazione non era una novità, le grandi capitali erano affollate da emigrati. Ma il vero avvio alla migrazione transoceanica di massa fu dato dagli irlandesi in fuga dalla grande carestia che li colpì negli anni ‘40 dell’ottocento. Più o meno 1/3 o la metà degli immigrati in seguito tornarono in patria. L'emigrazione d massa alleggerì la pressione demografica sul mercato del lavoro dei paesi di partenza e provocò sia una rialzo dei salari reali, sia un aumento dei risparmi. Le migrazioni in oriente consolidarono un’economia basata sullo sfruttamento di piantagioni estensive di colture tropicali destinate all’esportazione e caratterizzate dal ricorso estensivo a manodopera sottopagata e dall’assenza di macchine tecnologiche. Un altro carattere distintivo della prima globalizzazione fu rappresentato dai movimenti di capitale. Anche il denaro, come le merci e le persone si mosse seguendo le rotte dei nuovi imperi coloniali. Le finalità preminenti erano una speculazione borsistica mediante la compravendita de titoli e il controllo dei alla conoscenza della realtà occidentale. Soprattutto è da menzionare “il movimento dei cento giorni” un gruppo di giovani intellettuali che cercò senza successo di riformare la burocrazia urtando gli interessi della corte. Negli ultimi anni dell’800 il paese fu soggetto ad un assalto simile a quello dell’africa. Dovette subire l’attacco del Giappone che aveva conquistato anche la Corea. Tuttavia l’Inghilterra aveva il timore che una penetrazione totale in Cina avrebbe scombussolato eccessivamente gli equilibri fra le potenze. Motivo per cui gli americani usarono la tecnica della porta aperta cioè l’apertura alla penetrazione economica straniera in Cina con uguali diritti per tutti i paesi. Fra il 1898 e il 1901 la Cina fu sconvolta da un multiforme moto xenofobo con aspetti anticolonialisti, nazionalisti e reazionari: è passata alla storia come rivolta ei boxer. Prima era rivolta contro la dinastia Qing, accusata di passività e convivenza con l’invasore, in seguito si rivolse direttamente ai colonialisti prendendo di mira i segni dell’asservimento: ferrovie, ambasciate, missioni cristiane. Nel 1900 l’assassinio dell’ambasciatore tedesco portò il movimento a scontrarsi con l’esercito di Guglielmo II che fece un massacro. 11.5 la modernizzazione del Giappone La situazione del Giappone presenta dei caratteri originali: il capitalismo si instaura su un’economia dai caratteri illiberali, le masse si integrano in uno Stato a cui la democrazia è totalmente estranea. L’imposizione di trattati ineguali seguita all’arrivo della flotta statunitense nel 1853 sfociò nell’apertura di nuove strade alla penetrazione economica occidentale. Questi mutamenti invece di avvantaggiare la borghesia, favorirono la crescita dei daimyo (i feudatari provinciali) e l’imperatore dichiarò la restaurazione Meji, nacque uno stile istituzionale moderno contrassegnato da impersonalità, razionalità ed efficienza. La modernizzazione burocratica ed economica non fu comunque accompagnata da una significativa modernizzazione del sistema politico, il Giappone non ebbe una costituzione e un parlamento fino al 1889. Impostazione anche nel sistema scolastico militarista e nazionalista. Anche la politica espansionistica del Giappone si mostrò aggressiva: nel 1910 gli u annessa la Corea, inflisse tra il 1894-5 l’ulteriore sconfitta ad un Cina ormai in ginocchio. La russia che gli aveva soffiato la Manciuria fu attaccata a Port Arthur senza alcuna dichiarazione di guerra. 11.6 la penetrazione europea in Asia Il governo Disraeli aveva fermato la Russia in Afghanistan e nel Belucistan. Anche l’olanda cercava di allungare le mani in Oriente. La presenza più recente e dinamica era quella della Francia del Secondo impero. L'india era stata ridotta a un paese di esportazione di materie prime: oppio, tè, cotone. Con i ricavi di questa esportazione il raj (dominio) britannico sostenne in India se stesso e alimentò un country trade. Le disuguaglianze interne crebbero a dismisura e si sovrapposero all’antico sistema delle caste, mettendo in movimento grandi strati di popolazioni alla ricerca di lavoro. nell’ultimo quarto dell’ottocento in India ci furono 18 carestie per un totale di 26 milioni di morti. Gli inglesi fecero tutto il possibile perché gli indiani non creassero una identità nazionale. Uno degli apporti positivi dell’impero britannico fu il treno: nel 1920 l’india deteneva il 5% della rete ferroviaria mondiale. L'India fornì una spinta decisiva all’affermarsi di Londra come centro della globalizzazione su scala mondiale, molto meno rilevante fu l’impulso dato dalla madre patria allo sviluppo dell’economia locale che era poco più di metà di quello di una colonia come il Ghana. 11.7 la conquista dell’Africa Gran parte del continente nero era ancora sconosciuta e questo fece sognare le grandi potenze europee che la invasero. Dal 1870 al 1914 si impossessarono di 30 milioni di km quadrati in una vera e propria gara: scramble of africa. Gli inglesi combatterono gli zulu, etnia predominante nell’africa meridionale. Si appropriarono di un paese importante come l’Egitto per la sua vicinanza col canale di Suez, del Sudan e della Somalia. Al colonialismo informale dove l’amministrazione era affidata agli esponenti di elite autoctone si sostituì un controllo ben diverso quello del cosiddetto colonialismo formale. Kenya, Zimbawe, Zanzibar, Uganda, Zambia, malawi La colonizzazione francese aveva due metodi principali: l’association (mantenimento subordinato alle gerarchie sociali esistenti in loco associate al nuovo potere coloniale) e l’assimilation (francesizzazione degli indigeni): costa d’avorio, tunisia, congo, algeria, senegal, madagascar, ciad Il Portogallo: Mozambico, Angola Belgio: congo Germania: togo, camerun, Tanganica, Tanzania, Namibia, Marocco Italia: assab, massaua, eritrea, Somalia, Tripoli (libia con giolitti) etiopia, ma progetto che si infranse ad Adua 1896. Grazie a questa sconfitta l’Etiopia rimase l’unico grande stato africano indipendnete negli anni dell’imperialismo. Era nata però subito l’esigenza di parlarsi e spartirsi questi territori in maniera organizzata, così nel 1884-5 ci fu un convegno a Berlino per disciplinare questo processo. Guerra anglo-bora tra il 1899 e il 1902, lembo meridionale dell’africa dove vivevano i coloni boeri vs truppe inglesi. Oltre a confermare la supremazia britannica in Africa, la guerra anglo-boera mise in lue uno spostamento in senso nazionalistico e bellicistico dell’opinione pubblica europea. Lo scramble for Africa peggiorò il clima internazionale e portò problemi nella gestione delle colonie. 12. L'Europa delle grandi potenze 12.1 riforme interne e politica di potenza Anche l’Europa cambiò profondamente in questi anni: un processo di democratizzazione investì la società. 13.4 la questione sociale. socialisti e cattolici Annunciata dal brigantaggio e dai moti contro la tassa sul macinato, arriva anche in Italia la "questione sociale". emersero in particolar modo l'arretratezza dell'economia e la miseria in cui viveva la maggioranza della popolazione. questi dati emersero da un'inchiesta industriale compiuta tra il 70 e il 74, sia dalle analisi condotte da intellettuali come Sonnino e Franchetti nel mezzogiorno, sia dall'inchiesta agraria di Jacini del 77. ad esse si aggiunsero due indagini igienico sanitarie. i consensi delle masse popolari si divisero tra socialismo (una massa di operai nuova e moderna) e movimento cattolico (dalle antiche radici). le prime organizzazioni affermatesi nel mondo del lavoro erano state le società di mutuo soccorso che raccoglievano soldi per ammalati o invalidi (carità+smorzare la tensione). gli operai italiani erano più artigiani e lavoratori manuali non inseriti in strutture produttive capitalistiche che spesso altenavano tali occupazioni al lavoro nei campi. in Italia infatti, come anche in Spagna, Svizzera e Francia, anche grazie all'influenza in Italia di Bakunin, la presenza della prima internazionale assunse forme prevalentemente anarchiche. gli internazionalisti italiani diedero seguito alle idee di Bakunin promuovendo tentativi rivoluzionari e insurrezionali a Imol e sui monti campani ma fallirono. l'imolese Costa nel 1881 fondò il partito socialista rivoluzionario di Romagna, divnenndo nel 1882 il primo deputato socialista al parlamento italiano e qualche anno dopo sindaco della città. nonostante gli interventi repressivi delle autorità, nel paese era cresciuta una vasta rete di organizzazioni che andavano dalle leghe bracciantili alle cooperative ai sindacati urbani: nel 1891 a Milano venne fondata la prima Camera del Lavoro. per iniziativa di Turati e del filosofo mrxista Labriola le diversecomponenti del moviemnto socialista della penisola confluirono in un autnomo partito politico. fondato a Genova nel 1892, il Partito dei lavorator italiani segnò la definitiva separazione dei socialisti dagli anarchic e dalla democrazia radicale. nato come federazione di associazioni sindacali politiche, mutualistiche, cooperative e culturali, in pochi anni esso assunse la fisionomia di un moderno partito olitico fondato sul principio di adesione individuale e prese il ome di Partito socialista italiano. la sua peculiarità rispetto agli altri partiti socialisti europei è l'ampiezza dei consensi organizzati e il coinvolgimento non solo degli operai ma anchedei contadini dela pianura padana. è caratterizzato dalla compresenza di struttue verticali come le federazioni di mestiere (edili, tipografi, metallurgici), e di strutture orizzontli o territoriali come le camere del lavoro cittadine e provinciali, che univano i lavoratori occupati in diversi settori produttivi. l'altra forza che si costituì nell'ambiente italiano fu il movimento cattolico. fondarono una nuova organizzazione entro la quale ricondurre le loro attività sociali: l'opera dei congressi, dotata di una struttura gerarchica guidata da ecclesiastici. nelle campagne settentrionali rafforzarono sensibilmente l'influenza cattolica le istituzioni cooperative e mutualistiche di impostazione solidaristica e interclassista. nel '91 l'enciclica Rerum Novarum del pontefice Leone XIII impostò su nuove basi la dottrina sociale della Chiesa, sostenendo la necessità di una conciliazione fra lavoratori e imprenditori, condannando lo sfruttamento capitalistico assieme al socialismo, incoraggiando invece l'associazionismo popolare e operaio dei cattolici (=sindacalismo bianco) l'intransigentismo e il movimento sociale cattolico non esaurivano la componete cattolica della società, al cui interno esistevano anche una componente moderata, in parte derivata dal cattolicesimo liberale del risorgimento, che auspicava a una risoluzione dle conflitto fra stato e chiesa. 13.5 l'età crispina nel 1887 alla morte di Depretis le redini passarono al suo ministro dell'interno, ex garibaldino siciliano ed ex mazziniano, Francesco Crispi. il decennio 1887-1896 prenderà il nome di età crispina (ci fu una pausa tra 91 e 93). nella prima fase di governo: opera legislativa imponente, fase molto riformatrice che portò a una notevole modernizzazione dello stato. impianto però sempre accentratore e autoritario. democratismo autoritario. la legge sull'ordinamento comunale e parlamentare fece aumentare l'elettorato amministrativo da 2 a 3.3 milioni e rese elettivi i sindaci di comuni aventi più di 10.000 abitanti. riforma igienico sanitaria e testo unico di pubblica sicurezza. Con il ministro della giustizia Giuseppe Zanardelli entra in vigore l’omonimo codice penale che rimase in vigore dal 1890 al 1930: • Abolizione pena di morte • Diritto di associazione • Riconosciuto il diritto di sciopero Ultima riforma di Crispi riguardò nel 1890 le istituzioni pubbliche di beneficienza, laicizzazione di queste e riunite in congregazioni caritative sotto il controllo comunale. Questa politica interna autoritaria e riformatrice al tempo stesso fu connessa a una politica estera espansionistica e di potenza. Entrambe avevano in comune una politica economica basata sul protezionismo. Politic estera: • Antagonismo coloniale e commerciale con la Francia • Appoggiare l’Austria nei balcani • Penetrazione di capitali tedeschi in Italia ostacolava questa politica, in un clima di scontro col presidente Johnson. Gli stati del sud non vollero ratificare anche il XIV emendamento così nel ‘67 il congresso votò l’impeachment (messa in tato di accusa) del presidente per violazione della legge e offesa ai poteri del parlamento. per un solo voto Johnson riuscì ad evitare la condanna. Nel 1867 allora il congresso approvò un secondo programma di ricostruzione: XIV emendamento del ‘68 che stabiliva l’uguaglianza giuridica fra neri e bianchi. Fu varato in seguito i XV emendamento che diceva “il voto dei cittadini degli stati uniti non potrà essere negato o limitato dagli stati uniti o da qualsiasi stato in ragione della razza, del colore o della precedente condizione di schiavitù” e per la prima volta nella storia degli usa salirono al senato due uomini di colore originari del mississipi. La costituzione impediva tuttavia al governo federale di ingerirsi nell’opera di ricostruzione economica che rimase appannaggio dei sinoli stati, riconfermando l’inferiorità dal sud. Il mississipi dovette devolvere 1/5 della spesa pubblica per le protesi dei mutilati di guerra e in generale in tutti gli usa i soldati congedati affrontarono in difficili condizioni il problema del reinserimento nella vita civile. I veterani di guerra usufruirono di pensioni di guerra segnando l’esordio della politic federale nel campo dell’assistenza sociale. Un'altra eccezione al disimpegno Dello stato è data dal Freedmen’s bureau, l’ufficio che si occupò degli schiavi liberati e delle loro necessità materiali più impellenti. Comunque però ancora nel 1880 il reddito pro capite degli abitanti del sud equivaleva a un terzo di quello degli stati del nord. Il ritardo del sud nella crescita del paese corrispondeva ance alla sua mancata omologazione politica. All'inizio degli anni settanta solo 6 stati dell’Unione (tutti verso il New England) su 37 riconoscevano pieni diritti elettorali ai neri; in tutti gli altri vigevano delle restrizioni di carattere censitario, spesso basate su test preventivi sulla capacità di leggere e scrivere. Sempre nel sud la corte suprema creò uno spazio giuridico per passare dalla schiavitù alla segregazione: “separati ma uguali”, nella Louisiana esistevano ancora treni con vagoni riservati alle persone di colore. 14.2 la frontiera Gli americani nativi (gli indiani) rappresentarono allora di nuovo l’anello debole della catena verso cui indirizzare le spinte espansionistiche. La frontiera del Far West , delle terre più occidentali del continente, rinverdì il mito del manifest destiny e divenne la terra promessa per un imponente fluss migratorio dopo il 1865. Nel corso degli anni ‘70 la percentuale di residenti a ovest del Mississipi crebbe dal 17 al 23%, boom demografico post guerra civile. Le grandi pianure centrali si trasformarono così nel campo di battaglia di un’altra guerra sostenuta dai coloni contro i nativi, con lo stesso sottofondo della guerra civile. La strage di 150 nativi compiuta nel 1864 presso il fiume Sand Creek nello stato del Colorado ne segnò l’inizio. Gli indiani furono sconfitti dai superiori armamenti dei bianchi, privati delle loro terre, rovinati dalle carestie, dalle epidemie, dalla diffusione dell’alcool. Così assistettero alla loro decimazione e nell’87 con l’Allotment act fu cancellata la proprietà comune delle terre, uno dei segni distintivi della loro civiltà e lottizzò in poderi familiari il territorio delle riserve che era stato loro assegnato, ma dopo più di 50 anni quei territori erano stati acquistati da affaristi bianchi. Alla fine del secolo la rete ferroviaria americana superava quella complessiva di tutti gli stati europei. Ciò aprì le porte ai giovani imprenditori chiamati per la loro spregiudicatezza robber barons (baroni ladri). Un nome: John Rockefeller con la sua compagnia, la Standard Oil, arrivò in pochi anni a controllare tutto il settore della raffinazione e del trasporto del petrolio. Nel 1880 il volume delle esportazioni del grano raggiunse quello del cotone, sfruttando le terre incolte, innovando i metodi di conservazione. Gli operai salariati passarono da 13 a 19 milioni, coprendo più di ¼ della popolazione attiva. L'immagine più chiara di questo sviluppo intenso è Chicago, da piccolo nodo ferroviario con 300 abitanti a centro di smistamento del bestiame trasportato dalle ferrovie a città da 300 mila abitanti. Distrutta da un incendio, chicago fu ricostruita ricorrendo per la prima volta a edifici sviluppati in altezza: i grattacieli, col ferro e col cemento armato, materiali nuovi per l’epoca. Ma la depressione del ‘73 stroncò questa crescita straordinaria: • Crollo dei prezzi, impoverimento degli agricoltori • Panic: ondate emotive che sconvolgevano l’economia americana • ¼ dei lavoratori di New York rimasero disoccupati • Primi sindacati troppo deboli per fronteggiare il problema • Scioperi e agitazioni che vennero repressi nella violenza (Pittsburgh 1877 con 26 operai uccisi dalla polizia) Immigrazione: 5 milioni prima delle guerre civili. 10 milioni nei 30 anni successivi da Europa nord-ovest, germania, inghilterra, irlanda. Nuova immigrazione tra il ‘90 e il 1914 dall’europa del sud e dell’est (Italia!) speravano in una vita migliore m spesso finivano nelle periferie delle grandi città in baraccopoli. Alla frammentazione etnica e alla debolezza dei sindacati faceva riscontro l’unità e l forza delle strutture imprenditoriali. Per contrastare gli effetti del panic le società tentarono prima la strada degli accordi di cartello per la determinazione concordata dei prezzi, poi qella di combinazioni orizzontali (TRUST) tra società diverse operanti nello stesso settore e integrate fra loro grazie alla figura del trustee, ovvero dell’amministratore fiduciario. Le holding erano integrazioni simili realizzate attraverso il semplice e diretto possesso incrociato delle azioni) assieme ai trust le holding concentrarono e razionalizzarono la concorrenza. Il settore indusriale degli usa però prese subito la strada di uno sviluppo in senso oligopolistico e monopolistico (la metà del valore prodotto dall’industria americana nel suo complesso apparteneva alle circa 2000 compagnie più grandi degli stati uniti, pari a meno dell’1% delle aziende presenti sul territorio nazionale. Una situazione di monopolio consentiva di controllare a piacimento e prezzi e impediva l’ingresso di nuovi soggetti produttivi nel mercato e poteva essere in grado di ricattare le istituzioni statali. Già nel ’90 il congresso aveva approvato lo Sherman Act, la prima legge antitrust che poneva limiti alle combinazioni tra società diverse e alle restrizioni irragionevoli della libera concorrenza operate da trust holding (conro la standard oil e la american tobacco nel 1911) 14.3 l’età progressista Per lungo tempo gli schieramenti della politica americana erano rimasti congelati dalla guerra civile: sud> democratici, nord> repubblicani. Il voto era quasi ormai diventato merce di scambio prestato cioè a un boss politico locale in cambio di favori. Ingigantito dal panic del 1893 tornò ad accendersi il risentimento dei ceti rurali del sud e dell’ovest che si sentivano esclusi dalla politica governativa. nasce così nel ‘91 il People’s Party che prevedeva l’abbandono del Gold Standard (il sistema che rigidamente agganciava il dollaro alle riserve auree) e un libero e illimitato conio dell’argento, che aumentasse la quantità di denaro circolante e riportasse in alto i prezzi che erano crollati; un fisco più equo attraverso una tassa progressiva sul reddito; la nazionalizzazione dei trasporti e l’abolizione del monopolio della terra da parte delle compagnie finanziarie americane e straniere. L'azione congiunta delle nuove amministrazioni cittadine, del giornalismo di denuncia e di un’intera generazione di assistenti sociali inaugurò una nuova fase della storia americana, che fu chiamata età progressista e finì per indicare un’epoca di riforma democratica e progresso sociale, ma anche di forti contraddizioni e non priva di elementi conservatori. L'età progressista si distinse per una forte carica riformatrice: tra il 1900 e il 1914 la grande maggioranza degli stati decretò un’età minima per il lavoro, limitazioni ario e minimi salariali per le donne, programmi assicurativi per i lavoratori. Alcuni stati del west 8california e arizona) accordarono il diritto di voto alle donne , ponendo le basi del XIX emendamento che nel 1920 rese universale il suffragio in tutti gli usa. Frutto del movimento suffragista ma anche del femminismo sociale. Anche il movimento operaio ricevette un impulso diretto dal progressismo: nel primo decennio crebbe infatti l’influenza degli Industrial Workers of the World, un sindacato industriale che diresse uno degli scioperi più grandi. Tuttavia nonostante l’inasettato successo del partito socialista è palese come negli usa non ci sia posto per un terzo partito. Contro il parere del congresso il nuovo presidente Roosevelt (1901 figlio di un banchiere newyyorkese e ex capo dlela polizia) condusse una serie di azioni anti trust nei settori del tabacco, siderurgia e ferrovie. Voleva tornare al federalismo originario degli usa. Fece anche dei provvedimenti per la tutela dell’ambiente. Nel partito democratico, viceversa, le aspirazioni progressiste avevano trovato un interprete in Wilson, professore universitario e governatore dello stato del New Jersey. Egli fuse antiche rivendicazioni democratiche e populiste (riduzioni delle tariffe doganali) con i nuovi obiettivi antitrust del riformismo progressista. Fino alla guerra mondiale anche la politica estera finì per muoversi nel solco della tradizione. 14.4 le origini dell’imperialismo americano Fedeli alla dottrina Monroe gli usa mantennero una politica estera di pace e tranquillità, che li rese spettatori preoccupati di quello che succedeva attorno a loro. D'altra parte la corsa al far west assorbì a lungo le energie e le crescenti risorse della base produttiva del paese. Ma nel ‘90 la frontiera era stata ufficialmente chiusa e il panic del ‘93 palesò la vulnerabilità degli usa anche di fronte ai mercati europei. Nell'ultimo decennio del XIX secolo si moltiplicarono i segnali di una nuova fermezza della politica estera statunitense soprattutto nell’america centrale. La rivolta cubana contro il dominio spagnolo trovò supporto negli usa che però rimase poi indipendente come protettorato sotto gli stati uniti e non fu annessa come tante altre colonie. Gli usa conquistarono Portorico, isole Guam, Filippine, Hawaii. L'elezione di Roosvelt conferì all’espansioniso americano un carattere più nazionalistico. Il protettorato su cuba venne afforzato. In cina, contesa da varie potenze europee, gli usa adottarono la porta aperta ovvero il rispetto reciproco delle proprie zone di influenza, fondato sulla libera concorrenza commerciale. Questa zona di contesa non lo fu più dopo la guerra russo-giapponese e il giappone impose la propria presenza in cina. Specialmente nell’america centrale furono costruite svariate filiali estere, primo passo pr la loro trasformazione in compagnie multinazionali. Negli anni della presidenza di Wilson fu confermata la direttrice di espansione centroamericana: presidi militai e controlli finanziari a haiti, rep dominicana, cuba. Tentarono di occupare anche il messico, ma si ritirarono lasciando dietro di sé solo una diffusa e duratura ostilità antiamericana. L’ETA’ PROGRESSISTA La gilded age americana identifica il periodo di più accelerata modernizzazione della società statunitense. È in questa fase che gli usa passano da un insieme eterogeneo di island communities (comunità insulari) separate fra loro a una nazione organizzata e cosmopolita. È come se la mano invisibile del management fosse subentrata all mano invisibile di cui parlava il teorico del liberismo economico Adam Smith. Questo mutamento è riconducibile per una buona parte alla ferrovie che richiedevano un’organizzazione impeccabile per il loro funzionamento. Serviva anche un ceto di dirigenti capace di coordinare la crescita della grande impresa. 15. L'Europa fra ottocento e novecento 15.1 società di massa, partito moderno, stato-nazione • Africa e asia: l’economia di piantagione e l’assenza di industrie limitarono lo sviluppo di sindacati moderni, ce rimasero solo un fenomeno circoscritto come a Calcutta (operai tessili) 15.3 istituzioni e riforme in gran bretagna e francia Governo Chamberlain > linea imperialista in politica estera e conservatore in politica interna (carattere repressivo in Irlanda). Si riaprirono i contrasti religiosi fra conformisti e non conformisti. Chamberlain propose un’unione doganale tra la gran bretagna e le sue colonie, optando per un orientamento protezionistico, ma fallì e gli seguirono governi liberali. Iniziò la costruzione di un welfare state. Nel 1911 dopo una serie di lotte fu approvato il Parliament act che istitutiva una tassazione progressiva sul reddito e privò i Lord del loro potere di veto in materia finanziaria. Gli aventi diritto di voto grazie a delle riforme per mano ei liberali diveneero 8 milioni. Ancora disordini interni: scioperi nelle miniere, no voto alle donne che agitava il movimento delle suffragette. Il circolo di Langham Place si occupava dal 1855 di fornire istruzione, accesso alle professioni, diritto di proprietà alle donne sposate. La richiesta dle diritto di voto non era fine a se stessa ma parte di un progetto generale di rivendicazione di dignità e di autonomia femminile. in Irlanda la situazione si fece più incandescente: i nazionalisti cattolici rivendicavano una totale indipendenza. L'inghilterra si trovava a un passo dalla guerra civile. In francia il caso Dreyfus aveva spaccato in due la nazione. La svolta si ebbe nel 1902 con la grande vittoria dle blocco delle sinistre. Si ruppero gli accordi diplomatici con la chiesa cattolica ele vennero imposte pesanti misure restrittive. Vennero attutati limitati provvedimenti, che non sedarono la conflittualità sociale e non impedirono ai socialisti di conquistare crescenti consensi elettorali. Nel ‘14 i radicali, i socialisti e i repubblicani ottennero la maggioranza dando vita a un governo di coalizione presieduto dal socialista indipendente Renè Viviani. 15.4 gli imperi centrali agli inizi del novecento Dopo Bismarck salì al potere Leo von Caprivi, ma fu presto bloccato nel ‘94 dal kaiser Guglielmo II che instaurò una sorta di regime personale in cui accentuò l’autoritarismo, il militarismo e il nazionalismo dle sistema politico tedesco. L'asse della politica interna si spostò sempre di più a dx. Verso l’estero attuò una weltpolitik, una politica mondiale con un decisivo potenziamento degli armamenti dle paese, flotta, intensificare la presenza in medio oriente. La gran bretagna riarmò la propria flotta, allarmata dalla germania, e si riavvicinò a russia e francia. Ne uscì un blocco cristallizzato di blocchi contrapposti con un incremento del 150% delle spese militari. Entrò in crisi anche il precario equilibrio dell’impero asburgico. La croazia sognava l’unione degli slavi del sud in un’entità federata all’interno dell’impero, e lo stesso vale per la Serbia. Alcune componenti nazionaliste sostenute dalla serbia come l Mano nera adottarono una strategia terroristica. La spinta dei nazionalismi slavi mise a durissima prova gli assetti dell’impero costringendolo a una precarietà permanente. 15.5 la russia fra autocrazia e rivoluzione Lo zar nicola II salito al potere nel 1894 aveva proseguito la linea autocratica del padre e aveva intensificato la russificazione delle nazionalità non russe, assai numerose. Si crearono due partit tra le masse del popolo: • Partito socialista rivoluzionario, erede della tradizione populista, attecchisce tra i contadini • Partito operaio socialdemocratico, consensi degli operai. Si divise nel 1903 tra bolscevichi e menscevichi. Menscevichi: rivoluzione democratico borghese, costruzione di un partito di massa su modello delle socialdemocrzie europee Bolscevichi di Lenin: l’arretratezza e la concentrazione dle potere zarista poteva rendere possibile un salto rivoluzionario, costruzione di un partito organizzato, centralizzato di professionisti I liberali dell’Unione di liberazione e dell’Unione de costituzionalisti di Zemstvo peroravano un sistema parlamentare a suffragio universale e l’autodeterminazione delle nazionalità. Nel 1905 questi due gruppi si fusero nel partito costituzionale democratico chiamato “cadetto”. La guerra col Giappone del 1904-5 esasperò le conflittualità interne. La scintilla scoccò a san pietroburgo nel 1905 quando un sacerdote della chiesa ortodossa “Gapon” si diresse verso il palazzo d’inverno per consgnare allo zar una petizione per la fine della guerra, concedere le libertà politiche e limitare gli orari lavorativi. Quella che passò alla storia come la domenica di sangue s concluse con una strage in cui le truppe fecero fuoco sulla folla provocando centinaia di morti. Seguì un’ondata di scioperi e agitazioni che segnò l’inizio di un processo rivoluzionario. Nacquero nuovi organismi organizzativi rappresentativi le proletariato di fabbrica, i soviet operai (consigli), e in quello principale d san pietroburgo i menscevichi avevano la maggioranza. Seguono ammutinamenti e e scioperi mentre la rivolta dilaga anche in polonia, georgia e finlandia. O zar è costretto a dare la libertà di parola, stampa, riunione, associazione e di costituire un parlamento elettivo: la Duma. I mensecvichi accolsero queste riforme, mentre i bolscevichi boicottarono le elezioni, queste furono vinte dal partito cadetto che però non riuscì a varare una politica di riforme e nel 1906 la Duma fu sciolta. Nemmeno l seconda Duma funzionò, enella terza e quarta occorse un restringimento drastico del suffragio affinchè potessero prevalere i rappresentanti della grande proprietà e dell’aristocrazia. La questione più grave per il paese era quella agraria. Consapevole di ciò il conservatore al potere Stolypin intraprese una sere di riforme per ottenere l formazione di una estesa proprietà contadina. Un socialista rivoluzionario lo assassinò nel 1911, la miseria era dilagante e le riforme non bastarono per migliorare la situa. L'industria si espanse e con essa anche le tensioni nel mondo operaio tra il 1912-13. 15.6 nord e sud le periferie d’Europa Il secolo delle nazioni è il secolo di affermazione degli stati nazionali che in modi diversi arrivarono ad una modernizzazione dello stato e della società civile, tutti ugualmente condotti da una classe dirigente capace di rafforzare le istituzioni rappresentative. Olanda e belgio usufruirono delle ricchezze del congo e dell’indonesia, rendendole ddue nazioni floride e progredite. Il solido sistema costituzionale fece sì che la compresenza di confessioni religiose cattoliche e riformate nonostante le tensioni non si traducessero in un fattore di disgregazione. Danimarca, svezia e norvegia tutto ok un po’ di tensioni fra di loro Spagna: la sconfitta con gli usa e di conseguenza la perdita delle colonie potò al potere i conservatori. forti tendenze autonomistiche in alcune regioni: Catalogna ne fu l’epicentro. Canejas intraprese una poltica di riforme sociali e a discapito della chiesa (pilastro dei conservatori) ma fu ucciso da un anarchico. La spagna si trovò in una situa di stallo: né i liberali, nè i conservatori prevalevano (quindi casino!) Tensioni anche in Portogallo, rapidissimo susseguirsi di governi, come la francia si taccarono anche loro dalla chiesa. 15.7 la decadenza dell’impero ottomano Progressivo indebolimento nei balcani dell’impero ottomano. persero nel 1818-30 Serbia, Grecia, la francia occupò l’Algeria e l’inghilerra l’egitto. I problemi non nascevano dal mescolamento delle etnie, bensì dagli appetiti espansionistici delle varie potenze, prima fra tutte la Russia e dalle spinte nazionalistiche delle varie elite balcaniche che aspiravano agli stati-nazione europei. Questo meccanismo metteva in crisi il sistema delle etnie detto millet perché si dovevano unificare per una causa nazionale persone con enormi differenze confessionali. Persero dall’attacco della russiae dal congresso di berlino Serbia, montenegro, romania, bulgaria e bosnia-erzegovina. Si creò il movimento dei Giovani Turchi che organizzò nl paese un aforte organizzazione liberale clandestina, durante la guerra essi cercheranno di salvarsi alleandosi con la germania. I grandi secolari imperi incontrano la modernità, oscillanti tra reazioni nazionaliste e antioccidentali e l’emulazione di modelli organizzativi e politici degli stati europei. IL WELFARE STATE Dall’inglese letteralmente stato di benessere, termine coniato nel secondo dopoguerra in inghilterra in contrapposizione al warfare state (macchina da guerra). Lo stato si doveva fare carico dei suoi cittadini dalla culla alla tomba. Statebuilding: penetrazione nella società civile attraverso l’accentramento e il monopolio dell’uso della violenza; integrazione del corpo sociale attraverso una macchina amministrativa che dia risorse ai cittadini attraverso il sistema fiscale soddisfacimento i loro bisogni fondamentali. Nationbuilding: identificazione dei cittadini on lo stato (col sistema scolastico creazione di una cultura nazionale) e la legittimazione del sistema politico attraverso l’allargamento progressivo del suffragio elettorale. Il sociologo Marshall definì il welfare state come una progressiva estensione dei diritti di cittadinanza che la società impone dal basso all’autorità dello stato. I paesi scandinavi i possono definire stati universalistici: il diritto all’assistenza è collocano nello staus di qualsiasi cittadino in maniera egualitaria, mentre negli stati uniti e in molti paesi dell’europa occidentale detti particolaristici l’intervento dello stato è limitato in campo assistenziale auna sfera residuale di cittadini. a cavallo tra 800 e novecento: • Bismarck primo ad adottare le assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni, le malattie e la vecchiaia • Svezia e gran bretagna: pensioni agli anziani in base alle loro condizioni economiche 16. L'Italia giolittiana 16.1 l’industrializzazione e i suoi squilibri Anche l’Italia partecipò all’espansione economica della fine dle secolo: ripresa dei commerci internazionali, innovazioni tecnologiche, miglioramento trasporti, espansione dei consumi. Ci fu un avvio dell’industrializzazione del paese. Un ruolo di spicco fu svolto dalle banche miste, fondate dopo la crisi del sistema creditizio del ‘93-4. L'apparato industriale fu sostenuto a una politica protezionistica, le società per azioni acquisirono un peso crescente sostituendo le tradizionali società di persone e introducendo la forma di impresa che era nata in nordamerica. Si costituirono grandi gruppi come: • Siderurgia di terni • Siderurgica di savona e l’Ilva • Meccanica pesante: Ansaldo e la Breda Il loro più evidente limite era l ristrettezza del mercato interno, compensato dalla politica protezionistica che li proteggeva, ma mancava quindi la competitività sui mercati internazionali. • Settore automobilistico: fiat, lancia, alfa • Macchine da scrivere: Olivetti • Chimico: Pirelli, la Montecatini • Industria elettrica (l’energia idroelettrica viene sostituita al vapore e alla forza idraulica, ma non al carbone)
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