Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Ottocento Italiano con riferimenti storici, filosofici, Appunti di Italiano

La situazione dell'Italia nell'Ottocento, con l'affermazione del romanticismo e l'unificazione del paese. Si parla della mancanza di una coscienza nazionale e delle differenze economiche e culturali tra Nord e Sud. Si analizzano poi i cambiamenti culturali della seconda metà dell'Ottocento, con la compresenza di diverse tendenze letterarie e filosofiche come la Scapigliatura, il Positivismo, il Verismo e il Decadentismo. Si parla anche della figura dell'intellettuale e della nascita di nuove discipline come la psicologia e l'antropologia.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 05/03/2023

matirag
matirag 🇮🇹

5

(1)

23 documenti

1 / 13

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Ottocento Italiano con riferimenti storici, filosofici e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! OTTOCENTO ITALIANO Nella prima metà dell’800 abbiamo visto l’affermazione del romanticismo, e abbiamo affermato più volte che in italia romanticismo e risorgimento vennero a coincidere in quanto i moti intellettuali erano patrioti, esponevano il loro pensiero e diventavano guide delle masse in virtù dei loro ideali, ma una volta raggiunta l’unificazione alcuni ideali tra cui ad esempio quello dell’amor di patria o libertà e indipendenza non avevano più ragione di esistere come qualcosa di impellente, continuavano ad esistere ma non erano le ragioni prime dell’operare dell’individuo. Si apre una nuova parentesi: l’unificazione è stata raggiunta anche se verrà completata intorno agli anni 70 con l’annessione del Veneto, la questione romana etc.. come diceva Massimo D’Azeglio “L’Italia è stata fatta, ora si devono fare gli Italiani”, sembra una frase fatta, banale ma non è così, l’Italia era unita ma non c’era una coscienza nazionale in tutti gli abitanti della penisola, quindi è importante riflettere su questo concetto: c’erano tanti problemi che determinavano una frantumazione dell’Italia dal punto di vista economico, sociale, culturale. C’era una profonda frattura tra l’Italia Settentrionale e Meridionale tant’è vero che intorno agli anni ’70 si acuirà questa frattura con la nascita della cosiddetta “questione meridionale” che forse in parte non è mai stata risolta. Quanto era stato fatto precedentemente, da Cavour ad esempio, aveva avuto delle ripercussioni anche negli anni a venire, quindi c’era stato uno sviluppo particolare del triangolo industriale(Torino-Milano-Genova) mentre il resto dell’Italia era stato caratterizzato, soprattutto il sud, da una forma di arretratezza economica e culturale di grande rilievo, quindi questa situazioone di grande differenza in Italia persisteva. La 2 metà dell’800 non è omogenea come la prima metà, è attraversata da grandi cambiamenti, non radicali dal punto di vista politico ed economico, ma importantissimi dal punto di vista culturale, tant’è che abbiamo una compresenza interessante dal punto di vista letterale di tendenze e movimenti, per esempio dal punto di vista letterario nell’età post-unitaria troviamo innanzitutto la Scapigliatura, poi dal punto di vista intellettuale in senso lato il Positivismo ed il Verismo, il quale si ispira al Naturalismo francese che si era affermato intorno alla metà degli anni ’60 e poi era continuato per parecchio tempo. In Francia contemporaneamente al Naturalismo si afferma il Simbolismo, che era una corrente del Decadentismo; il Decadentismo è un ampio movimento culturale che ha inizio intorno agli anni ’80 e continua secondo alcuni critici fino agli inizi del Novecento, con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, secondo altri fino agli anni ’30, secondo altri ancora fino agli anni ’50 del ‘900, un periodo lunghissimo le cui coordinate storiche non sono ancoran ben definite. Se dal punto di viosta filosofico il positivismo significa trionfo della ragione, affermazione del metodo sperimentale, quindi un ritorno all’Illuminismo, al metodo galileano, e così via.., subito dopo quando si afferma il Decadentismo invece c’è una tendenza all’affermazione delle tendenze razionalistiche infatti anche in campo filosofico ci saranno Nitzche, Freud, che sono i “maestri del sospetto”, dei pensatori critici negativi, che vogliono distruggere tutto ciò che è stato detto in precedenza, vogliono rompere con la tradizione e introdurre argomenti nuovi o comunque un nuovo modo di guardare la realtà. Prima esaltazione del metodo scientifico e della ragione, poi il rifiuto ,all’interno degli stessi 50 anni, della ragione ed esaltazione della fantasia, dell’intuizione, degli aspetti che erano stati propri del Romanticismo, quindi si può dire che in Decadentismo porta avanzi esasperandoli alcuni valori e principi propri del Romanticismo, a ciò si deve aggiungere però un acuirsi della crisi delle certezze perchè gli uomini della fine dell’800 e inizi 900 vivono una condizione di grande disorientamento non solo a livello ideologico e politico ma anche a livello sociale e culturale. La situazione è davvero complessa, basta pensare alla figura dell’intellettuale: inizialmente con il positivismo viene esaltato l’intellettuale scienziato, l’intellettuale per eccellenza non è più l’intellettuale umanista depositario di tutto il sapere ma scienziato, specializzato in un determinato settore, c’è la settorializzazione del sapere. Si afferma il concetto di “saperi”, che include i vari ambiti del sapere e si affermano nuove scienze e ciò che sorprende di più è che il metodo sperimentale voglia essere applicato anche alle scienze umane, tutte quelle discipline che riguardano l’uomo e la sua interiorità. Nascono discipline come la psicologia, antropologia perché in base a ciò che pensavano i naturalisti, era possibile analizzare in maniera analitica non solo il mondo esterno all’uomo ma anche la sua interiorità, quindi la psicologia dell’uomo poteva essere sottoposta a un’analisi precisa e puntuale, cosa che venne rifiutata dai veristi italiani: Verga accettò 3 principi portati avanti dai Naturalismi francesi, soprattutto il principio dell’ambiente sociale e momento storico che possono condizionare l’individuo, ma rifiutò sempre il concetto di “fattore veritario”; Capuana, mediatore del Naturalismo francese in Italia, sosteneva che la scientificità può riguardare solo la forma, non il contenuto. Cambia la figura dell’intellettuale, ma anche questa figura non persisterà per tutto l’800, già con l’affermazioni delle tendenze irrazionalistiche avremo una cognizione differente dell’intellettuale che non si identifica nei valori della società borghese, non si riconosce nelle logiche del profitto tipiche di questa società, pure appartenendo egli stesso alla società borghese perché ormai la maggior parte degli intellettuali erano di estrazione borghese, non ci sono più gli aristocratici come Manzoni o Leopardi ma sono tutte persone che svolgono tutte delle professioni per vivere e difficilmente riescono a vivere con i proventi della loro produzione letteraria, devono fare anche altro(giornalisti, professori). Questi intellettuali vivono in una condizione di emarginazioni, essi stessi a volte si emarginano, si collocano ai margini della società perché non si riconoscono nei valori della società a cui appartengono. Si osserverà poi il fenomeno del Maledettismo, che ha inizio in francia intorno alla metà dell’800 con Baudelaire e continuerà con i simbolisti francesi ed eserciterà la propria influenza anche sugli autori francesi come D’Annunzio o Pascoli. Cambiano molti aspetti della società, per l’aspetto culturale, nella fase ultima dell’800 si affermeranno le dottrine irrazionalistiche e avranno grande influenza le dottrine di Nietzche, Freud, Bertrand Russell perché il pensiero di questi autori eserciterà un’influenza fondamentale per la scrittura narrativa. Anche dal punto di vista della scrittura narrativa si possono cogliere dei cambiamenti, cambiano le tecniche di narrazione. Con manzoni c’era il personaggio del narratore onniscente che dall’alto della sua posizione controllava la materia, sapeva tutto dei personaggi, narrava la storia in senso cronologico effettuando ogni tanto dei flashback, delle digressioni nel passato per chiarire alcuni concetti, aspetti dei personaggi, etc.. possono esserci anche delle prolessi quindi delle anticipazioni del futuro, ma tutto è nelle mani del narratore onniscente; nella seconda metà dell’800 tutto cambia, cadono i vecchi schemi, lo vedremo poi con Italo Svevo il quale fu autore di 3 romanzi importanti: Una vita, Senilità e La Coscienza di Zeno pubblicata nel 1923, 25 anni dopo la seconda opera e nel passaggio tra i primi due romanzi, al terzo si vede il cambiamento, che è da ricondurre sicuramente ad un’influenza che riceve dalla teoria freudiana della coscienza, sulla psicoanalisi. Questo comporta dei cambiamenti anche dal punto di vista della narrazione, all’influenza di Freud si aggiunge anche quella di Bertrand Russell: il tempo non viene più visto come un tempo meccanico, quantizzato, che si può ricostruire in maniera puntuale e cronologica, ma si afferma un nuovo concetto di tempo, visto come durata interiore, non è il tempo cronologico in letteratura ma il tempo vissuto dai personaggi, così come lo percepiamo noi e come lo percepiscono i personaggi, secondo Bertrand Russell il tempo è un flusso continuo, la vita è un flusso vitalistico, e il tempo è caratterizzato da una compresenza di passato, presente e futuro, quindi i vari momenti possono emergere. Questi concetti saranno al centro dei romanzi di fine ‘800 e inizio ‘900, quindi al cambiamento delle ideologie si accompagna un cambiamento delle tecniche narrative: non più il narratore onniscente che da l’idea della certezza, il fatto che ci sia un narratore che sa tutto significa certezza garantita, invece poi siccome non ci sono verità e certezze, lo vedremo anche poi con Pirandello, avremo il monologo interiore, il flusso di coscienza, un tempo labirintico, intricato, un tempo che può essere descritto e narrato attraverso un vai e vieni tra passato e presente, ciò non c’è uno sviluppo logico e lineare. Quindi abbiamo nuove tecniche: monologo interiore, il discorso indiretto libero che troveremo a partire da Verga ma anche Svevo, Pirandello, etc.. e soprattutto il flusso di coscienza di cui Joice sarà un grande perfezionatore. SECONDA METà DELL’OTTOCENTO NIETZCHE: Nietzche vuole rompere con la morale tradizionale, lui infatti sostiene che Dio è morto e che l’umanità deve dare inizio ad una nuova fase, caratterizzata dall’avvento del superuomo, cioè un uomo superiore, che ha potenzialità maggiori rispetto all’uomo, e che riesca a vivere la vita pienamente e che sia capace di decide chi eliminare e chi no (i soggetti migliori vanno avanti; argomento applicato da Svevo). Questa concezione di Darwin verrà ripresa da Verga e da uno scrittore inglese Albert Spencer, il quale parla di una evoluzione dal semplice al complesso, il seme diventa pianta, passando dalla semplicità alla complessità. Come l’evoluzione avviene in natura avviene anche nella società e questo processo non deve essere indotto da fattori esterni come lotte di classe ecc… questi processi sono lenti e graduali,i quali avvengono di per se e non vengono indotti; la lotta di classe per esempio è condannata e ciò si definisce darwinismo sociale. Questo finì per legittimare tutto, soprattutto le posizioni negative quali imperialismo e lotte di classe le quali si pensava che prima o poi finissero da sole, infatti si parla di cinismo, ma anche di catalismo e quindi rassegnazione, come troviamo nei personaggi di Verga, il quale credeva che la realtà fosse immutabile. Verga quindi parlava dei contadini non per denunciare la loro condizione come facevano i naturalisti francesi, ma principalmente per parlare della realtà (verismo). L’evoluzione sociale quini deve avvenire come quella naturale, quindi lentamente e ciò trasmetteva a Verga un sentimento di rassegnazione, frase celebre: “L’arte non ha il potere di raddrizzare le gambe ai cani”, l’arte quindi descrive la realtà così e com’è anche se brutta, senza decorazioni false o orpelli. SECONDA PARTE DELLA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO Ci si allontana dalla ragione con nuove istanze irrazionalistiche e si ritiene che la conoscenza possa avvenire tramite l’intuizione e la fantasia, tornando di nuovo nella dimensione dell’irrazionale, come si vedrà poi con il decadentismo con la prevalenza della psicologia e delle zone oscure della mente (teoria di Freued), morte, suicidio ecc… con una visione negativa del reale. Tra molti emerge Nietsche, ricordato come il maestro del sospetto, poiché si scaglia contro tutto quello che era stato detto in precedenza poiché convinto che tutto quello che viene presentato come realtà è falso, per così liberarsi da tutti gli schemi, esaltando l’avvento del superuomo il quale può finalmente realizzare sé stesso data la morte di Dio e la caduta di tutti gli schemi. Nei confronti del positivismo si pone all’opposto, infatti dice che non esistono fatti ma solo interpretazioni, e ciò indica che non si ha una certezza di tutto, ma solo ipotesi, anticipando quello che poi disse Pirandello, abolendo ogni certezza introducendo la legge dell’eterno ritorno (unica certezza), indicando la ciclicità delle cose, anche della natura, come le stagioni, la vita e la morte; sminuendo l0importanza dell’uomo. Dice che la vita è formata da un insieme di attimi, divisi tutti tra di loro, i quali non hanno una finalità comune, invitando tutti a godere dell’attimo. Secondo lui furono due gli errori commessi dall’umanità, il primo consiste nel credere nella filosofia di Platone, poiché parlando del mondo delle idee, il quale era fonte di perfezione e misura, si sminuiva il mondo reale, quindi imperfetto e stessa cosa fece il cristianesimo, che ha portato ad una divisione tra mondo terreno e ultraterreno, presentando quello terreno come la palestra per andare in quello ultraterreno, più vero e sede della beatitudine eterna, aprendo questo mondo a tutti gli uomini pii, allontanando l’uomo dalle virtù del copro della bellezza e della forza, rompendo così la morale da schiavi e del tu devi, che il cristianesimo aveva creato, entrando nella fase del superuomo, in cui l’uomo libero da tutti gli schemi e condizionamenti morali può realizzare se stesso vivendo la vita attimo per attimo, abbandonandosi agli slanci vitalistici affermando la sua volontà di potenza. Secondo Pirandello il primo crollo delle certezze avviene con la rivoluzione copernicana nel momento in cui si passa da Oreste ad Amleto, il secondo crollo invece sarebbe stato agli inizi del novecento con la scoperta della teoria della relatività ad opera di Einstein: questo perché la relatività porta anche ad un relativismo conoscitivo e quindi in campo letterario non esistono verità o certezze bensì la vita viene vista come un flusso continuo (concetto presente anche in Bergson) e non può essere cristallizzata, incapsulata, non le si può dare una forma, la realtà tuttavia è disarmonica, non è caratterizzata come nella concezione classica da armonia, compostezza, e anche per questo l’arte non può più essere dotata di schemi ben specifici e diventa umoristica, disarticolata, scomposta e inconclusa ( la stessa opera d’arte rimane incompiuta). L’età post-unitaria in Italia è caratterizzata dall’affermazione della Scapigliatura e poi del Verismo: sia la Scapigliatura che il Verismo si rifanno al Naturalismo francese, una corrente che si era affermata in Francia a partire dal 1865. Gli scapigliati però si rifanno anche ad un’altra parte della letteratura francese che si era già affermata verso la metà dell’Ottocento, in particolare essi si rifanno ai poeti maledetti francesi il cui iniziatore era stato Bodelauire, il quale nel 1857 aveva pubblicato una raccolta di poesie intitolata “ I Fiori del Male” : i fiori di solito rimandano a qualcosa di bello, di soave invece ora rimandano al male delle città (caratterizzate dall’incomunicabilità, dalla tendenza al materialismo , )delle metropoli moderne, dove la poesia viene considerata inutile (Parigi) e in cui l’uomo è assalito da un senso di angoscia e noia esistenziale. Gli scrittori realisti anche francesi come per esempio Flobèrt che scrive Madame bovarì narrano una storia, cioè la raccontano attraverso un’elaborazione da parte del narratore e quindi dell’autore, i veristi o naturalisti invece descrivono la realtà per quella che è senza intrusioni soggettive, infatti alla base di tutto c’è la tecnica dell’impersonalità che in un certo senso già poteva esser constatata nel romanzo di Flobèrt quando parlando del narratore parla di una figura che nella narrazione deve essere come Dio, onnipresente ma invisibile come nella creazione. Il narratore della storia cioè deve essere come Dio nella creazione, non si deve vedere nella narrazione nonostante sia dappertutto. La differenza reale che quindi c’è tra realismo e verismo ( naturalismo e verismo italiano differiscono di poche cose poiché i princìpi di fondo sono gli stessi) è la seguente: la descrizione del verista è una descrizione fotografica della realtà e l’autore adotta la tecnica dell’impersonalità che consiste nella tendenza ad eclissarsi e lascia parlare i fatti. Verga per esempio afferma che l’opera d’arte debba sembrare essersi fatta da sé senza alcun punto di contatto con l’autore e senza serbare alcuna macchia del peccato d’origine. Partendo dall’espressione Scapigliatura e dall’aggettivo Scapigliato, queste parole erano già state usate in letteratura dai tempi di Dante, Boccaccio, Ariosto, Parini e Manzoni, ma solo a partire dal cinquecento l’aggettivo scapigliato aveva assunto una connotazione negativa e andava ad indicare la tendenza ad una vita sregolata, quindi lo scapigliato era colui il quale conduceva una vita sregolata e moralmente equivoca ai confini dell’immoralità. Per la prima volta la parola scapigliatura venne utilizzata nel 1862 nel titolo di un’opera di Cletto Arrighi “ la Scapigliatura e il 6 Febbraio” ; la scapigliatura si afferma in primis a Milano, infatti dobbiamo ricordare che nel secondo ottocento tra tutti i luoghi dell’Italia Milano rappresentava il fulcro delle attività culturali e quindi ebbe un ruolo privilegiato ( nel secondo ottocento continua però ad essere importante Torino che era stata capitale d’Italia nel 1861-1865, infatti anche a Torino si afferma la scapigliatura, Firenze continua ad essere importante in quanto è stata capitale dal 1865 al 1871, anche Roma essendo stata capitale era stata messa in una posizione privilegiata e c’era di conseguenza una circolazione culturale piuttosto fervida. Bologna era anche la città di Giosuè Carducci e Napoli con la figura di Francesco de Santis che fu un grandissimo critico e rese vivace la vita culturale di quella città). La scapigliatura non è però un vero e proprio movimento, piuttosto essa è la produzione letteraria e l’elaborazione culturale di poeti che vivono in città diverse ma avvertono gli stessi bisogni e portano avanti le stesse istanze; tali poeti erano soprattutto giovani ed appartenevano alla società borghese, però non si riconoscevano nei valori del capitalismo borghese e quindi rifuggivano dalla logica dell’utile e del profitto non accettando il fatto che ci fosse un interesse materialistico per tutto quello che veniva fatto e non accettando la mercificazione dell’arte. Questo concetto è tipico del secondo ottocento e significa che l’arte comincia a diventare una merce; per esempio un romanzo era importante per quello che poteva dare da un punto di vista economico e quindi non serviva a nulla perché scarso sarebbe stato il profitto dalla vendita o pubblicazione di esso. Se l’opera non serve a niente anche la figura di chi l’ha prodotta, l’artista (il poeta) non ha alcun valore nella società del secondo ottocento che invece mira al guadagno estremo, all’affermazione e al successo. Anche l’arte quindi viene ridotta a una merce, a un prodotto, non si capisce l’importanza dell’arte che è un qualcosa di diverso dai prodotti di consumo, tant’è vero che cambia anche il pubblico nella seconda metà dell’ottocento. Per quanto riguarda i generi letterari, quello per eccellenza è il romanzo che si evolve nel senso che si affermano nuove tipologie di romanzo; mentre quello di Manzoni era un romanzo dalla finalità educativa e morale, i romanzi di Verga saranno romanzi d’ambiente, cioè romanzi i cui personaggi sono caratterizzati dall’ambiente in cui vivono. Poi c’è anche il romanzo psicologico che si affermerà con D’Annunzio, cioè il romanzo in cui si comincia a scandagliare la psicologia dei personaggi (anni 80 dell’ottocento in cui sono accadute già altre cose) e infine il romanzo d’analisi, un ulteriore passo verso l’interiorità dell’individuo. E dopo il romanzo psicologico ci sarà il romanzo di analisi che sarà un passo ulteriore verso lo scandaglio dell’interiorità dell’individuo. Tutta questa situazione porta all’affermazione del romanzo: grande contenitore dove possono essere trattati vari argomenti a uso anche della società borghese, la quale dopo essere stata protagonista dell’ascesa economica, lo diventerà anche della scena politica. Quindi era consapevole che solo con la cultura avrebbe potuto aspirare all’egemonia politica. Perciò il romanzo permise a un basso strato di pubblico di acculturarsi. Si andava dai romanzi più importanti, che trasmettevano dei messaggi significativi, alla letteratura per ragazzi, basti pensare alle avventure di pinocchio di carlo pollodi, o Cuore di Edmondo De Amicis dove c’erano sempre riferimenti edificanti, un messaggio morale, ma c’era anche letteratura d’appendice: romanzi o novelle pubblicati sulle pagine finali dei giornali a puntate. Lo stesso Pirandello fu professore(universitario), ma ad un certo momento della storia della sua famiglia quando andrò incontro ad un gravissimo dissesto finanziario, fu costretto a lavorare di più e cominciò a scrivere novelle destinate alla pubblicazione(fruttavano abbastanza), guadagnava con queste poiché c’era una domanda elevata. Il romanzo è il genere più importante del secondo 800,si ritorna alla fioritura della novella, l’ultimo grande autore di novelle era stato Boccaccio nel 300, poi era stata un po' messa da parte, ora c’è ha una fioritura della novella sia con Verga, che scrive molte novelle, che Capuana, un altro scrittore Catanese, che insieme a Verga e De Roberto rappresenta la triade catanese, i 3 grandi autori del Verismo italiano, i più importanti e unici, il più importante è Verga, Capuana fu anche un raffinato critico. Anche Pirandello scrisse novelle per un anno, una raccolta di più di 200 novelle. Poi si afferma anche il teatro con il dramma borghese, non la tragedia alfieriana. Il dramma non è la tragedia, significa azione, svolgimento di un fatto, borghese venivano indicati alcune scene di vita quotidiana della famiglia borghese, un tema ricorrente era il triangolo amoroso: conflitto moglie, marito e amante e tutto si svolgeva nel salotto della famiglia. Pirandello riprese il salotto trasformandolo nel salotto della tortura: verranno fuori i problemi reali della famiglia e attraverso l’uso dell’umorismo avrebbe creato un’arte scomposta facendo riaffiorare i problemi nascosti e intrinseci della famiglia. Gli scapigliati erano giovani intellettuali che facevano parte della società borghese, non si riconoscevano nei valori materialistici della società e vivevano ai margini di essa, dedicandosi all’alcol, alle sostanze stupefacenti creandosi paradisi artificiali dove si ubriacavano, drogavano e quando erano in uno stato allucinato, di allucinazione, componevano, si creavano questi paradisi artificiali, artificiali poiché era indotto, creato dalle droghe o alcol, e componevano dei testi. Non furono solo poeti ma anche musicisti, artisti, pittori, portavano avanti il valore dell’interartisticità: doveva esserci una compenetrazione tra le varie arti, tra le varie forme di espressione dell’arte(un pittore poteva essere anche poeta, artista, etc..). erano inclini allo sperimentalismo dal punto di vista dei contenuti ma anche delle forme espressive: si scagliavano contro la letteratura tradizionale, soprattutto contro la lezione manzoniana(Manzoni veniva visto come pesante, aveva voluto dare un modello di comportamento, degli insegnamenti morali), si deve invece liberare l’anima, vivere in maniera sregolata, come i francesi che vivevano ai margini della società, erano dediti all’alcol, etc.. . Volevano rompere anche con i contenuti del passato, avevano una visione negativa della realtà, spesso trattavano temi negativi come il tema della morte, decomposizione del corpo, spesso nelle poesie troviamo scene di cadaveri, scheletri, corpi decomposti consumati dai vermi. Avevano il gusto dell’orrido e del macabro, è anche da ricondurre al contesto storico-culturale in cui vivono, vuole esprimere il loro disagio esistenziale. Anche la figura della donna cambia, non è più la donna bella ma brutta, sgraziata, vampiresca(che assume le caratteristiche della donna vampiro); questo è un altro topos della letteratura del decadentismo, lo troveremo con D’annunzio per esempio, che parla della femme fatale, donna fatale, che succhia le energie vitali dell’uomo, lo domina lo divora, lo strema, lo consuma, gli fa perdere la sua forza fisica. d’indagine della realtà, è chiaro che c’è una ripresa dei valori dell’illuminismo e di quelli portati avanti da galilei e l’affermazione del metodo sperimentale. Infatti comte sostiene che il metodo sperimentale sia l’unico in grado di analizzare qualsiasi aspetto della realtà e proprio perché positivismo significa “ricerca del dato e del concreto” in questo periodo la realtà e la natura diventano l’elemento fondante infatti in francia si afferma il naturalismo cioè la tendenza a considerare la realtà e la natura come l’unica realtà degna di essere rappresentata in tutti i suoi aspetti da quelli più belli a quelli più brutti, quindi la natura e la realtà non devono essere descritte in maniera soggettiva, ma oggettiva per quello che realmente sono e senza pregiudizi, passando dai livelli più bassi a quelli più alti della realtà. Lo stesso comte ha un’idea progressiva della storia infatti dice che l’umanità è passata attraverso tre stadi: il primo è quello teologico basato sull’immaginazione con rifermento al mito, al mondo degli dei quando l’uomo aveva bisogno di queste illusioni, in cui quindi si parla degli dei e viene riconosciuta importanza all’immaginazione; poi c’è lo stadio metafisico basato sulla ragione astratta il terzo è quello positivo, e con questo fa riferimento alla società in cui vive, cioè una società che ricerca l’oggettivo e il vero, su cui si possono compiere anche degli esperimenti. Lui esalta lo sperimentare, il sezionare e il puntualizzare la realtà, addirittura i naturalisti francesi vorranno anche sezionare l’interiorità dell’individuo, andando oltre quelli che erano i presupposti. NATURALISMO E VERISMO Se finora abbiamo parlato di Romanticismo a livello di autori, ora parleremo di Naturalismo e Verismo che sono l’opposto del Romanticismo. Il romanticismo pian piano andò spegnendosi, non ebbe più motivo di esistere dopo il raggiungimento dell’unità nazionale, però si parla anche di tardo-romanticismo, quindi continuò ad avere alcuni strascichi, ci furono ancora alcuni echi del romanticismo anche dopo il raggiungimento dell’unità; lo stesso Verga come vedremo produce una prima parte delle sue opere che sono improntate alla letteratura tardo romantica, però poi intervengono dei cambiamenti sostanziali. Infatti intorno alla metà del secolo in Europa, in effetti, si avvertono le prime istanze del cambiamento; già con Flaubert, il quale fu l’autore di un romanzo importantissimo, “Madame bovarì”, si parla di un nuova tecnica di narrazione che è la tecnica dell’impersonalità, infatti Flaubert dice che il narratore deve essere nell’opera come Dio nella creazione, cioè deve essere onnipresente ma invisibile; quindi c’è un nuovo modo di narrare, diverso ad esempio rispetto a quello di Manzoni, il quale interviene nella narrazione continuamente con dei commenti, delle considerazioni sull’agire dei personaggi, invece già ad esempio nel 1857 Flaubert dice che il narratore sì deve esserci ma non si deve vedere, quindi deve essere presente nella materia narrata però deve essere invisibile come Dio nella creazione. DIFFERENZA TRA REALISMO E NATURALISMO E POI VERSIMO IN ITALIA Il realismo è anche quello manzoniano perché Manzoni vuole descrivere il verosimile, parte dal vero per poi allontanarsene perché deve lasciare anche spazio alla fantasia del poeta, altrimenti il compito del poeta o dello scrittore sarebbe dissimile a quello dello storico, cioè se il poeta scrivesse, narrasse la storia così come fa lo storico allora non ci sarebbe alcuna differenza con lo storico stesso, il poeta invece deve avere la libertà di inventare, di aggiungere qualcosa che sarebbe potuta accadere, quindi persegue il verosimile; già con Manzoni si parla quindi di realismo. Il realismo si afferma anche in Francia con alcuni autori come Balzac e subito dopo c’è l’affermazione del naturalismo. Il naturalismo si afferma in Francia intorno al 1865 e si protrae per circa un ventennio, poi anche in Francia così come in tutta europa si affermano nuove istanze, e quindi ci sono dei cambiamenti anche a livelli di poetica (nascono nuove correnti e tendenze letterarie). Per quanto riguarda il naturalismo, naturalismo indica la tendenza a descrivere la natura e il mondo, quindi la realtà, per quelle che sono; i primi naturalisti francesi furono autori come i fratelli Goncourt, oppure ancora Balzac e lo stesso Emil Zolà, uno dei rappresentanti più importanti del naturalismo francese se non il più importante, in quanto elaborò anche degli scritti teorici sul naturalismo, cercò quindi di chiarire quali dovessero essere i principi, punti fondamentali del naturalismo. Quindi dobbiamo partire da questo presupposto, che a partire dal 1865 in Francia si comincia a scrivere e narrare in maniera diversa rispetto al passato. Per comprendere questi principi fondamentali dobbiamo far riferimento al positivismo: corrente filosofica che si era fatta promotrice di nuovi valori, di una nuova visione del mondo basata sul materialismo, (quindi tutto ciò che esiste è materia), sul determinismo, (l’uomo viene determinato nel suo agire da alcuni fattori), l’evoluzionismo, (si era affermata la teoria dell’evoluzione, quindi il principio della selezione naturale, dell’evoluzione della specie, e il principio della lotta per la sopravvivenza che per Darwin era una sopravvivenza nella natura e poi nella letteratura diventa una sopravvivenza per la società, lotta per la sopravvivenza nella società e quindi si parla di Darwinismo sociale sia con Verga che con Italo Svevo, un altro grandissimo autore che però è già un’esponente del decadentismo, la corrente letteraria successiva al Verismo). Il naturalismo viene quindi influenzato dal positivismo, con tutta questa nuova visione del mondo, e poi in qualche modo viene influenzato e condizionato nei suoi sviluppi anche dal filosofo e scrittore Ippolito Tein, il quale individua tre fattori fondamentali che sono alla base del naturalismo: il fattore ereditario – l’ambiente sociale e il momento storico. Tein infatti sostiene che gli uomini sono condizionati nel loro agire da alcuni fattori; Il fattore ereditario, secondo Tein, consiste nel fatto che per esempio se il padre è stato un ladro anche il figlio tende ad essere un ladro, se la madre è una prostituta anche la figlia tende ad essere una prostituta, (come se tali inclinazioni fossero nel DNA), si parlava allora di fattore ereditario; secondo Tein ogni individuo era condizionato dai fattori ereditari. Il condizionamento dell’ambiente sociale, l’ambiente sociale condizione la vita dell’uomo (un ambiente sociale può offrire o precludere certe opportunità all’individuo). Il momento storico, perché in base al contesto storico contingente la vita dell’individuo si orienta in un modo rispetto che un altro. Questi tre fattori furono studiati dai veristi italiani, ma non furono accolti tutti e tre, accolsero solo l’ambiente sociale e il momento storico, rifiutando il principio del fattore ereditario (che un individuo fosse condizionato nel suo agire da quelle che erano state le inclinazioni, le tendenze dei genitori). Questi tre fattori furono accolti invece dai naturalisti francesi, i quali invece si basarono su alcuni presupposti oltre che su questi tre fattori, presupposti che vengono messi per inscritto e codificati da Emil Zolà in un trattato che comprende i suoi scritti teorici, trattato intitolato “il romanzo sperimentale” che viene pubblicato nel 1880. Il “romanzo sperimentale” contiene una riflessione su quelli che sono i principi basilari del naturalismo, e cioè: -l’adesione o aderenza al vero: cioè i naturalisti devono descrivere il vero, il vero è di fondamentale importanza -devono usare la tecnica dell’impersonalità, quello che diceva Verga, l’opera d’arte deve sembrare essersi fatta da sé senza mostrare un’intrusione soggettiva da parte dell’autore -il nuovo concetto di sublime: se in passato il sublime era coinciso e coincideva con il bello, ora invece coincide con il vero, il quale può essere anche brutto, non solo bello e quindi il brutto può essere anche sublime -il realismo linguistico: in naturalisti francesi sostenevano che gli autori dovessero perseguire il realismo linguistico, cioè i loro personaggi dovevano esprimersi in un modo consono, adeguato alla loro posizione sociale, al loro grado di preparazione culturale e quindi per esempio se uno era un macellaio doveva parlare come un macellaio e non come un intellettuale che frequentava i circoli letterali; fino ad allora in letteratura si utilizzava un linguaggio comune per esprimere i sentimenti di tutti i personaggi, ora invece appunto questi autori sostengono la necessità del realismo linguistico -essi sostengono, poi, la necessità dell’uso del metodo sperimentale, infatti il titolo del trattato il romanzo sperimentale vuole dire proprio questo: in letteratura va applicato il metodo sperimentale, il metodo scientifico di ascendenza galileiana che consisteva quindi in un’analisi della realtà e in uno studio dei fenomeni, anche di quelli psichici, interiori, attenenti all’interiorità di un individuo, quindi anche la psicologia dei personaggi doveva essere analizzata attraverso il metodo sperimentale (concetto mai accettato dai veristi italiani, infatti Luigi Capuana, nonostante era un estimatore del naturalismo francese, disse che la scientificità non potrà mai riguardare l’interiorità dell’uomo ma può essere applicata soltanto alla forma, cioè noi possiamo utilizzare il metodo sperimentale in relazione alla forma espressiva, quindi il linguaggio che utilizziamo ma non possiamo analizzare, quasi sezionare l’interiorità dell’individuo come se si trattasse di qualsiasi altro fenomeno o oggetto, non si può analizzare, sezionare in maniera scientifica l’interiorità di un personaggio). Si tratta quindi di concetti in un certo senso rivoluzionari rispetto a quello che era stato detto nel romanticismo ed è chiaro però che i naturalisti francesi presentano anche alcune caratteristiche precise che li distinguono dai veristi italiani, perché i naturalisti francesi amano per esempio descrivere i bassifondi delle grandi città, in modo particolare i bassifondi parigini, (Parigi è la metropoli, la città più importante), e prediligono questi ambienti perché lì, nei bassifondi, si annidano e si possono osservare, contemplare tutti i problemi e anche le devianze della classe sociale più bassa, perché nel ventre di Parigi, Balzac scrisse un romanzo intitolato “il ventre di Parigi” in cui si parla proprio dei bassifondi parigini con storie di diseredati, di reietti, persone emarginate, abbandonate dalla società, storie di prostitute, delinquenti, ladri. … e i naturalisti. I naturalisti partono dai bassi fondi delle grandi città come Parigi, per poi descrivere gli alti strati sociali. I naturalisti francesi sono dei progressisti, rispetto a quelli italiani i quali non credevano nel progresso e nella possibilità che attraverso la denuncia delle condizioni pessime in cui vivono quelle classi sociali possano ricevere un intervento da parte delle autorità, come per esempio Verga il quale ritiene che la realtà sia immodificabile e quindi i veristi italiani propendono per la descrizione di ambienti ristretti, regionalistici come villaggi che appartengono al microcosmo rispetto al macrocosmo il quale sarebbe il mondo esterno; Vengono narrate storie di contadini, persone umili che sono rimaste indietro rispetto al progresso. Dall’altra parte i veristi francesi descrivono il ventre delle grandi città in cui si vedono le conseguenze dello sviluppo industriale. Il progresso per i veristi italiani è un qualcosa di negativo, Verga sostiene che il progresso lascia dietro di se vincitori e vinti, e i vincitori di oggi saranno i vinti di domani, quindi c’è un pessimismo cupo, inesorabile in Verga. Ma c’è anche una differenza tra i veristi italianui e i naturalisti francesi, perché i naturalisti mantengono la tecnica dell’impersonalità ma c’è ancora la figura del narratore, il quale lascia trapelare quello che lui pensa nei confronti dei personaggi, come per esempio nella descrizione di una famiglia degli operai, dice che nella cucina si sentiva l’odore acre delle cipolle ma lo dice in un modo che segna il distacco. Oppure sottolineava la promiscuità cioè che queste persone erano costrette per esempio a vivere tutte insiemi. Nei veristi c’è la totale eclissi del narratore come per esempio in Verga. Il naturalismo francese raggiunse un successo notevole, tanto che Luigi Capuana un grande scrittore di novelle e di romanzi, nato a Mineo in provincia di Catania, amico di Verga con il quale si conobbe nelle grandi città cioè Firenze e Milano e non in Sicilia, fu anche un critico letterario grazie al quale alcune opere del naturalismo francese come “L’Ammazzatoio “ un romanzo di Emile Zola, furono conosciute anche in Italia. Capuana era anche amico di De Roberto, quest’ultimi insieme a Verga sono i tre autori del Verismo italiano, i quali costituiscono la triade Catanese. Il Verismo si afferma in Italia ma si finisce presto, quando Verga pubblica nel 1889, il “Maestro Don Gesualdo” il secondo romanzo del ciclo dei vinti, già d’Annunzio pubblica il romanzo “il piacere” che è un romanzo psicologico, mentre quello di Verga era stato definitio romanzo d’ambiente dato che i personaggi erano condizionati dall’ambiente in cui vivevano. Il romanzo psicologico è
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved