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Ovidio: vita e opere, Appunti di Latino

Riassunto sulla vita dell'autore Ovidio e le opere: Amores, Heroides, Ars Amatoria, Metamorfosi, Remedia amoris, Fasti, Tristia, Epistulae Ex Ponto

Tipologia: Appunti

2016/2017
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Caricato il 20/04/2017

antopoli98
antopoli98 🇮🇹

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Scarica Ovidio: vita e opere e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! OVIDIO (2 metà del I secolo) Publio Ovidio Nasone nacque nel 43 a.C. a Sulmona, nell’odierno Abruzzo, da una famiglia agiata appartenente all’ordine equestre. Ancora molto giovane, si trasferì a Roma perché potesse frequentare le migliori scuole retoriche. Non tentò la via della politica ma si dedicò interamente alla poesia. Egli visse a Roma, in stretto contatto con la corte augustea e in rapporto con i maggiori intellettuali del tempo, sia quelli legati al circolo di Messalla Corvino sia quelli legati al circolo di Mecenate. Ovidio raggiunse subito la notorietà con una tragedia (la Medea) e con le sue opere elegiache: la prima edizione degli Amores. Si sposò ben tre volte, ma solo il terzo matrimonio fu per lui felice, almeno finchè non dovette separarsi dalla moglie, nell’8 d.C., per effetto dell’imposizione di Augusto che lo relegò per sempre a Tomi, una località sul mar Nero. Egli stesso parla, riguardo all’esilio, di un carmen (una poesia) e di un error (uno sbaglio lieve) che lo causarono. Si è pensato al mancato gradimento delle opere erotiche, poco adeguate al clima voluto dal princeps; ma più credibile è l’ipotesi di un coinvolgimento di Ovidio nella condotta adulterina della nipote del principe, Giulia, che fu allontanata da Roma nello stesso anno. Ovidio continuò a scrivere, lamentando di essere costretto a vivere in una regione inospitale e afflitta da continue guerre. Morì a Tomi nel 17 o 18 d.C. Le opere ovidiane possono essere suddivise in tre gruppi, corrispondenti a tre periodi della sua vita: - le opere erotico-didascaliche (Amores, Heroides, Ars Amatoria, Remedia Amoris e Medicamina faciei) - le opere epico-mitologiche (Metamorfosi, Fasti) - le opere scritte durante l’esilio (Tristia, Epistulae ex Ponto, Ibis) Amores Consiste in una raccolta di elegie d’amore, dedicate a Corinna che non è una donna reale ma la sintesi di più immagini femminili. Si tratta di 49 componimenti (rispettivamente 15, 19, 15) di lunghezza variabile in distici elegiaci. Ebbe una prima edizione in 5 libri intorno al 20 a.C. e una seconda in 3 libri che fu pubblicata intorno all’1 a.C. Nuova è però la concezione dell’amore intesa da Ovidio come un lusus, un gioco da vivere con distacco e senza coinvolgimento sentimentale. Il richiamo ai poeti della tradizione elegiaca è evidente ma da questi si discosta poiché non si mette più al servizio della donna amata, ma solo al servizio dell’amore stesso (servitium amoris). Per questo la donna di cui parla Ovidio, Corinna, è una figura effimera, una figura che molto probabilmente non sarà mai esistita. Vengono sviluppati i motivi più tipici dell’elegia romana. Il poeta innamorato presenta le solite vicende di una relazione furtiva: esprime desiderio e gelosia, celebra il fascino della sua donna e racconta i suoi tradimenti. Vengono presentati personaggi e ambienti della vita quotidiana. Il tono è leggero e giocoso. Ovidio scherza volentieri tanto sulle vicende felici quanto su quelle sfortunate: l’ironia costituisce il tratto più tipico di tutta la raccolta. Infine prevale la militia amoris: il poeta elegiaco descrive la sua dedizione all’amore come quella di un soldato che milita nelle schiere di Cupido. Heroides L’opera raccoglie 21 lettere in distici elegiaci, di argomento amoroso ma di contenuto mitologico. Le lettere vengono divise in due gruppi: - le prime 15, scritte intorno al 20 a.C., sono lettere di donne del mito (Penelope, Arianna, Didone) e di una donna realmente esistita, Saffo, ai propri mariti o amanti; - le altre sei lettere sono state aggiunte da Ovidio in un secondo momento e si differenziano da quelle precedenti perché creano una botta e risposta tra il marito che scrive e l’amata che risponde. La maggior parte dell’epistole ha come tema il lamento della donna abbandonata dall’uomo. Ovidio si rifà alla commedia nuova, al teatro di Euripide ma anche al romanzo e all’epillio alessandrino.
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