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P.P. PASOLINI - RAGAZZI DI VITA, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

RIASSUNTO RAGAZZI DI VITA - PASOLINI

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020
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Caricato il 22/02/2023

cristiana_zirone
cristiana_zirone 🇮🇹

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Scarica P.P. PASOLINI - RAGAZZI DI VITA e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! P.P. PASOLINI – RAGAZZI DI VITA 1955 – una delle sue opere più famose → romanzo di formazione che attraverso le vicende di Riccetto descrive la vita dei ragazzi delle borgate di Roma nel dopoguerra dando vita ad una classe sociale sempre esclusa dalla letteratura. Pasolini : rivoluziona il modo di scrivere dando voce diretta ai protagonisti e agli avvenimenti utilizzando il dialetto romano e le espressioni tipiche di questa generazione. È stato particolarmente criticato per la scelta dei suoi soggetti, dei temi e dei riferimenti sessuali definiti osceni. Focalizzazione interna : è P che narra i fatti che avvengono ma la sua visione è filtrata dal punto di vista di R. Si tratta di un romanzo pubblicato da Pasolini nel 1955, che verte sul mondo delle borgate e dei quartieri periferici di Roma. Inizia a lavorare a questo romanzo già nel 1950, quando visita le borgate, frequenta i ragazzi che le abitano e studia i loro comportamenti e abitudini. Lo scrittore si appassiona a questo mondo periferico, che, a suo parere, conserva ancora l’autenticità del mondo rurale, semplice e primitivo, ma, soprattuto, non corrotto dal consumismo. Ciò che emerge dal romanzo è una realtà degradata, ma allo stesso tempo vitale, in cui i personaggi agiscono spinti dall’istinto e dalle passioni. Protagonisti del racconto pasoliniano sono, a punto, i ragazzi delle borgate, abituati a vivere in un mondo povero, caotico, in cui non esistono punti di riferimento -> famiglia e scuola. Le vicende sono ambientate nell’immediato dopoguerra e ruotano intorno a ad uno di questi ragazzi, Riccetto, di cui l’autore segue la sua crescita e il suo tentativo di inserirsi ed integrarsi nella società. L’opera è costituita su episodi in un arco narrativo che parte con il salvataggio da parte del giovane Riccetto di una rondine che sta affogando e si conclude con l’annegamento di Genesio, un bambino delle borgate, e con il mancato intervento del protagonista, oramai adulto e responsabilizzato. Pasolini perciò evidenzia l’evoluzione di questo personaggio da ragazzino delle borgate sensibile e impulsivo a uomo integrato, ma intrappolato nel ruolo impostogli dalla società, ormai vuoto e privo di passioni. Pasolini rappresenta questo mondo con estremo realismo, i cui migliori esiti si riscontrano sul piano linguistico. L’autore infatti sceglie di utilizzare nei dialoghi il lessico e il gergo delle borgate, mentre la voce narrante mantiene l’italiano standard, caratterizzato da aggettivi volti ad evidenziare l’ambiente degradato. In fondo al romanzo Pasolini integra in tal senso un piccolo glossario del dialetto romanesco. Questa scelta linguistica da un lato appare come la volontà dell’autore di creare un opera realistica e quasi documentaria, ma dall’altro - come hanno notato diversi critici - può sembrare un gioco linguistico di Pasolini, in cui mettere in campo i suoi interessi per i dialetti e i suoi studi sulla lingua popolare. All’uscita del romanzo Pasolini viene accusato di oscenità e pornografia, a causa del tema trattato, che infatti include anche la prostituzione minorile maschile. Nel luglio del 1955 si tiene un processo contro Ragazzi di vita, che, tuttavia, si risolve con un’assoluzione dell’autore, anche grazie al contributo di alcuni intellettuali, come Carlo Bo, uno dei testimoni della difesa, e Giuseppe Ungaretti, che invierà una lettera ai giudici in favore di Pasolini. CAP.1 – Il Ferrobedò L’inizio del libro è ambientato alla periferia di Roma, a Monteverde, verso la fine della guerra, con i tedeschi a presidiare la capitale. Il Riccetto, dopo aver ricevuto la prima comunione, corre alla Ferrobedò dove, con i suoi amichetti Agnolo e Marcello, porta via tutto quello che riesce ad afferrare. I piccoli protagonisti vivono sempre di espedienti, per poi perdere al gioco i pochi soldi raggranellati. Ai tre non rimangono che le cinquecento lire sottratte ad un cieco. Con questa piccola somma, decidono di fare una gita in barca e si recano al galleggiante sul Tevere chiamato il “Ciriola”, dove affittano la tanto desiderata imbarcazione. Il Riccetto, sdraiato sul fondo del natante a guardare il cielo, scorge ad un certo punto una rondinella con le ali bagnate, ormai destinata ad affogare,così decide di tuffarsi per salvarla, con tutti i suoi amici che lo deridevano per la nobile azione. CAP.2 – Il Riccetto Due anni dopo quella gita in barca il Riccetto ha acquistato la malizia di un grande. Sempre alla ricerca di qualche lira, si mette in combutta con dei napoletani che truffano i passanti con il gioco della “cartina”. Sfortunatamente interviene la polizia che porta al fresco tutta la combriccola ad eccezione del protagonista, che riesce a sfuggire, ritrovandosi così unico possessore del bottino. A quel punto decide di abbandonare gli amici della sua età ed unirsi con quelli più grandi, con cui organizza la gita ad Ostia, dove conducono Nadia, una prostituta. La spiaggia è affollata di turisti domenicali. Qui, in una cabina, si svolge l’iniziazione sessuale del Riccetto con Nadia che lo alleggerisce di nascosto del “malloppo”. Nello stesso momento vediamo Marcello aggirarsi per le case degli sfrattati alla ricerca dell’amico. Anche Marcello si scontra con il mondo degli adulti, qui impersonato dalla sora Adele, madre del Riccetto. Egli rimane estraneo a questo mondo mostrandosi ancora legato agli affetti dell’infanzia. Su di lui si abbatte una sciagura improvvisa: crolla il palazzo vicino, che causa la sua morte e della madre del Riccetto. Questo, arrivato a Monteverde, incontra Agnolo e vengono a sapere della disgrazia successa durante la loro assenza. Sia la morte di Marcello, che quella della sora Adele, non sono rappresentate ma soltanto alluse attraverso il pianto dei familiari. CAP.3 - Nottata a villa Borghese Questo, arrivato a Monteverde, incontra Agnolo e vengono a sapere della disgrazia successa durante la loro assenza. Sia la morte di Marcello, che quella della sora Adele, non sono rappresentate ma soltanto alluse attraverso il pianto dei familiari. Passa un altro lungo lasso di tempo ed il Riccetto è andato ad abitare con lo zio, dalle parti del Tiburtino. Qui conosce altri ragazzi, tra cui Alduccio, il Begalone ed il Caciotta, con i quali ricava quindici mila lire dalla vendita di alcune poltrone, permettendosi così di rinnovare il guardaroba e avventurarsi nelle vie del centro di Roma. Questo vagabondaggio, ha termine una notte sulle panchine di Villa Borghese, dove il Riccetto ed il Caciotta conoscono una vera e propria “fauna notturna”, formata da ladri, prostitute e soldati; qui e vengono derubati della “notevole” quantità di denaro, oltre che delle scarpe e degli occhiali nuovi. Immediatamente cercano di rifarsi della perdita: a farne le spese è una signora che viene borseggiata sul tram dai due compari i quali poi fanno ritorno a Tiburtino. Qui il Caciotta incontra alcuni vecchi amici della borgata e, per niente provato dalla disavventura precedente, mostra loro con spavalderia il portafoglio rigonfio. Ciò attira l’attenzione di Amerigo definito come “il meglio guappo di Pietralata”. CAP.4 - Ragazzi di vita Amerigo propone al Caciotta un affare poco chiaro. Convinto anche il Riccetto, i tre giungono alla bisca clandestina dove il gioco della “zecchinetta” si svolge già a pieno ritmo. Amerigo, all’improvviso, chiede al Riccetto di prestargli mille lire, che gli vengono consegnate non senza nuove schermaglie verbali. Dopo aver ceduto tre volte alle pressioni del gigante, che continua a perdere, il Riccetto approfitta di un momento di distrazione per fuggire. Il Riccetto riprende a vagabondare finché non arriva nella zona della Maranella dove si imbatte nel Lanzetta, già conosciuto a Villa Borghese, ed insieme vengono a sapere da Alduccio della morte di Amerigo, cugino del Riccetto. Commosso decide di partecipare al funerale. CAP.5 - Le notti calde Anedotto del Lenzetta e del fratello Il Riccetto, Alduccio ed il Lanzetta sono pronti per un nuovo colpo: il deposito di materiali di una officina. Quando ormai hanno il bottino, si intromette un vecchietto con la scusa di proteggere la refurtiva dall’intervento di un fantomatico vigile notturno. A questo punto il Riccetto ed il Lanzetta si scambiano un ammiccante segno di intesa: sono infatti venuti a sapere che il vecchio ha tre PIERPAOLO PASOLINI (1922-1975) Nasce a Bologna, poi si sposta a Roma dove ottiene successo con Ragazzi di vita e Una vita violenta. 1955-59 partecipa alla rivista Officina, negli anni 60 approda nel cinema ottenendo il massimo della sua fama. Nel 75 viene assassinato (omicidio rimasto ancora oggi nell’ombra). Grazie alla notorietà raggiunto nella cinematografia riuscì a intervenire con decisione su questioni culturali e problemi socio-politici assumendo un punto di vista critico-radicale nei confronti del sistema borghese e contro il capitalismo che ha reso il popolo una massa organica assoggettata dal consumismo. Negli anni ’70 Pasolini diventa portatore di scandalo sia per sul piano politico, attraverso il marxismo ortodosso, sia sul piano personale, era omosessuale. Pasolini ha avuto una formazione umanistica e letteraria, quindi possedeva un’idea alta dell’arte della poesia. Nel 1949 avviene la svolta, non appena si seppe della sua omosessualità Pasolini si trasferisce a Roma. Qui si allontana dalla concezione tradizionale di letteratura per indirizzarsi verso una prospettiva civile e realistica. Pasolini inizia a valorizzare le classi subalterne poiché vede in loro un fenomeno di resistenza alla recente omologazione. Una seconda svolta avviene nel 1960, considerata esaurita la funzione storica di guida della letteratura si indirizza verso mondo cinematografico e la scrittura giornalistica. All’interno di questo scenario l’obiettivo di Pasolini è provocare scandalo, attraverso enfatizzando la contraddizione fra valori antagonistici e la natura degli strumenti di trasmissione di quest’ultimi. Pasolini aveva intuito che in quel periodo si stava presentando un nuova forma di intellettuale ma priva della radice classica (intellettuale-pensatore, o mediatore, o contestatore) quindi ha cercato di portare questi vecchi requisiti nel nuovo contesto forzandone le contraddizioni. La carriera artistica di Pasolini è possibile dividerla in due fasi: • Dalle prime opere agli anni 60: nelle opere giovanili domina il tema dell’adolescenza divisa tra innocenza infantile e maturità peccaminosa, una rappresentata attraverso la civiltà contadina, l’altra attraverso la civiltà industriale. In Pasolini è presente anche una duplicità tra pubblico e privato, in cui attraverso il privato mette a fuoco i problemi e i conflitti della società di massa. Sul finire degli anni ’50 Pasolini inizia una fase sperimentale, tendendo al plurilinguismo e al recupero di forme narrative nella poesia. Da questo contesto escono “Le ceneri di Gramsci; oppure stravolge le forme di tradizione poetica come l’endecasillabo e la rima. Pasolini lavora anche a delle opere attraverso un processo di “autoanalisi” ed “esibizione” che lo porteranno alla composizione de “Il pianto della scavatrice”. I migliori risultati in campo narrativo li troviamo in “Ragazzi di vita”, “Una vita violenta” e “Petrolio”. Ricordiamo “Ragazzi di vita”, in cui viene rappresentata una giovinezza sfrontata e scandalosa all’interno di otto capitoli che possono essere letti anche come racconti autonomi. • Dagli anni ’60 inizia la seconda fase: Pasolini si sposta verso il cinema. Il passaggio è rappresentato da “Poesia in forma di rosa”, la quale si presenta come una sorte di confessione, in cui rappresenta una rottura con la propria funzione e i modi tradizionali. In “Transumar e organizzar” Pasolini rappresenta l’uomo-massa alienato, l’unico spiraglio di salvezza è visto nell’aderire in maniera ritardata alla società di massa, ed è la poesia che tiene vivo il divario tra dimensione pub. Pasolini scrisse anche dei tragedie in versi: Calderon, Affabulazione, Pilade, Porcile, Orgia, Bestia da stile. Queste opere di stile classico subiscono una attualizzazione al presente, in modo da innalzare alla dignità tragica la degradazione del presente. L’unica valore alternativo risulta essere la fisicità innocente e autentica la quale soccombe alla repressione sociale. Per Pasolini l’omologazione culturale ha determinato una “mutazione antropologica”, portando dei cambiamenti sul modo di vivere e sui comportamenti degli abitanti della società di massa. Ma egli noti dei cambiamenti profondo anche dal punto di vista linguistico, in cui nasce una lingua nazionale unitaria che segue una logica tipicamente aziendale. Questa unificazione, secondo Pasolini, è data dall’avvento del modello televisivo, dal primato delle scienze e dagli sviluppi tecnologici. Da questo scenario è emersa la crisi della letteratura. L’esordio avviene nel 1961 con il film “Accattone”, egli vede nel cinema una possibilità di proseguire la propria ricerca di romanziere e poeta. Inoltre egli individua una differenza tra letteratura e cinema: in letteratura troviamo una realtà riprodotta dall’evocazione e attraverso segni convenzionali; nel cinema invece troviamo una traduzione della realtà attraverso la sua riproduzione. Inoltre il cinema è in grado di dare ordine alla realtà, e dunque di fornirgli un significato.
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