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Pablo Picasso e le sue opere, Esercizi di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

La biografia di Pablo Picasso e le sue opere più importanti, dal periodo blu al cubismo, fino a Guernica. Vengono descritte le influenze artistiche e gli eventi storici che hanno influenzato la sua produzione artistica. Inoltre, viene presentato il ritratto di Ambroise Vollard e l'opera L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp.

Tipologia: Esercizi

2020/2021

In vendita dal 22/09/2022

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Scarica Pablo Picasso e le sue opere e più Esercizi in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Confronto storia dell’arte PABLO PICASSO (1881-1973) Pablo Picasso nacque a Malaga il 25 ottobre 1881, figlio del pittore naturalista José Ruiz e di Maria Picasso y López. Da adolescente si trasferì con la famiglia a Barcellona, dove iniziò ad interessarsi alla vita intellettuale della città: qui frequentò un gruppo di giovani artisti che si riunivano nel locale Els quatre gats e benché il circolo intellettuale spagnolo fosse abbastanza stimolante, Picasso sentì sempre più vivo il bisogno di evadere da un ambiente di cui avvertiva le limitazioni. Appena diciannovenne il giovane artista lasciò Barcellona per andare a vivere la vita bohémienne a Parigi: le strade luccicanti, il baccano assordante dei mercati, i cafè e i boulevard affascinarono Picasso e lo fecero sentire a proprio agio. Nel 1904 si trasferì definitivamente nella capitale francese, affittando una vecchia fabbrica di Montmartre, riconvertita poi in atelier per artisti: era il Bateau-Lavoir che divenne uno studio frequentato da diverse personalità di spicco. All’inizio del suo soggiorno Picasso divise la stanza con il poeta Max Jacob, figura rilevante nella vita di Picasso, poiché lo ha sostenuto sia nella vita artistica sia nelle iniziali difficoltà economiche. Lo stile dell’artista cominciava a mostrare dei tratti specifici e originali. Ebbe così inizio il cosiddetto periodo blu, caratterizzato da opere monocromatiche, come La vita (1903), LA VITA: Pablo Picasso,1903, olio su tela, 197 x 127,5 cm in cui veniva utilizzato il blu in tutte le sue tonalità e sfumature possibili. Questo colore venne impiegato per la forza espressiva e per la valenza malinconica e drammatica che riusciva ad emanare. A questa fase seguì il periodo rosa (1904-06): le tele, ora più luminose come La famiglia di saltimbanchi (1905), LA FAMIGLIA DI SALTIMBANCHI: Pablo Picasso, 1905, National Gallery of Art sono popolate di personaggi circensi e i toni predominanti sono il rosa, l’ocra e i colori pastello che evocano un’atmosfera più serena benché rimanga una nota vagamente malinconica. La vera svolta artistica arrivò nel 1907 con Les Demoiselles d’Avignon che aprì la strada ad un vero cambiamento artistico destinato a cambiare il futuro della storia dell’arte. LES DEMOISELLES D’AVIGNON: Pablo Picasso, 1907, 244 x 233 cm, Museum of Modern Art Con questo dipinto Picasso aprì la sua stagione cubista mantenendo un continuo dialogo con le opere di Paul Cézanne. L’opera diede il via a una lunga ricerca delle molteplici possibilità espressive realizzata tramite la scomposizione dei volumi e il trattamento schematico dei piani. Tra il 1914 e il 1918 si nota un periodo di transizione: erano gli anni della Prima guerra mondiale e se da una parte Picasso continuò a sperimentare, dall’altro sembrò tornare ad una pittura più tradizionale. Le sue opere richiamavano all’epoca quelle dei grandi maestri del Rinascimento italiano, soprattutto Raffaello, ma anche le tele neoclassiche di Jean- Auguste-Dominique Ingres. Nel 1936 scoppiò la guerra civile in Spagna e Picasso simpatizzò per i repubblicani, in nome del suo amore per la libertà, contro i fascisti del generale Franco. Il 1937 è l’anno dedicato all’esposizione universale di Parigi per la quale l’artista spagnolo realizzò il grande dipinto Guernica che rappresenta il bombardamento e la distruzione della piccola città spagnola Guernica a opera dei nazifascisti che appoggiavano l’esercito franchista e che la bombardarono a tappeto. GUERNICA: Pablo Picasso, 1937, olio su tela, 3.49 x 7.77 m, Museo nacional centro de arte reina Sofia L’artista morì a Mougins l’8 aprile 1973 all’età di 91 anni. Nel 2003 a Malaga è stato inaugurato il Museo Picasso che accoglie in esposizione permanente oltre duecento opere dell’artista spagnolo. Le sue opere vengono oggi battute nelle più grandi case d’asta a milioni di dollari. IL RITRATTO DI AMBROISE VOLLARD (1909) Lo spazio dell’immagine rimane schiacciato sulla superficie. In primo piano si vede il volto di Ambroise Vollard in alto al centro del dipinto. Si intuisce che la parte in basso centrale sia il corpo con il libro. Anche la forma della mano, se si guarda attentamente, emerge al centro, in basso, seguita dal polso che esce dalla manica. Questa è rappresentata dall’unico segno circolare nel quadrante in basso a sinistra del dipinto. La composizione è centrale e fortemente simmetrica. I colori utilizzati sono abbastanza privi di densità: il grigio e l’ocra GIOCONDA COI BAFFI - LHOOQ (1919) Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919, Leonardo da vinci La Gioconda, olio su tavola, 77×53 19,7 x 12,4 cm. Parigi, Centre Georges Pompidou cm e 13 mm, anno 1503-1504, Museo del Louvre di Parigi La Gioconda con i baffi è un ready-made di Marcel Duchamp del 1919, probabilmente eseguito durante il suo lungo soggiorno negli Stati Uniti tra la prima e la seconda guerra mondiale. Si tratta di una riproduzione fotografica della Monna Lisa di Leonardo Da Vinci, a cui vengono semplicemente aggiunti due baffi e un pizzetto, oltre che essere incorniciata da un passepartout bianco, alla cui base appare la sigla L.H.O.O.Q. che, una volta letta, presenta assonanza con la frase: “ Elle a chaud au cul”, in italiano traducibile come : ” Lei ha il culo caldo”. L’intervento di Duchamp sul volto della Monna Lisa e l’aggiunta della sigla fanno di questo un “ready-made rettificato” poiché l’oggetto non è preso ‘’già pronto cosi come è”, ma viene modificato dall’ artista, anche se solo in minima parte. È curioso come un’immagine di dimensioni così ridotte, circa la metà di un foglio a 4 e per giunta non destinata ad alcuna esposizione particolare, sia ritenuta tra le opere simbolo della ribellione all’ arte accademica portata avanti da Marcel Duchamp e dagli altri artisti del Movimento Dadaista. Ispirato dallo scandalo del furto della Gioconda dal Louvre del 1903, che rimane nascosta per due anni, fa un’operazione dissacrante. Il soggetto dell’opera è un mito della stessa storia dell’arte, una figura che da 500 anni ci guarda con lo stesso sorriso enigmatico e quasi divertito. Marcel Duchamp, con un paio di baffi e il pizzetto, si prende gioco di questa icona come fanno i bambini quando scarabocchiano sui giornali. Inoltre la scritta enfatizza il senso di ironia e lo scherzo. Marcel Duchamp realizza la Gioconda con i baffi con la profondità e l’ironia del gesto dadaista per cui occorre, come nel caso di tutte le Avanguardie, conoscerne i presupposti. I Dadaisti sono artisti che decidono di far sentire la propria voce, all’Europa e al mondo, e “gridano” il loro rifiuto di quella società che ha generato la prima guerra mondiale, considerata come un orribile fallimento. Il dadaismo sorge come movimento artistico-letterario nel 1916 con l’intento di sradicare i valori precostituiti, le convenzioni, le convinzioni ed i pregiudizi su cui si fonda la società del tempo. La corrente nasce contemporaneamente in Svizzera e in Usa anche se la scelta del termine ”Dada” è da attribuirsi al poeta rumeno di lingua francese Tristan Tzara ed al pittore rumeno Marcel Janco che, soliti a riunirsi al Cabaret Voltaire di Zurigo, una sera “estraggono” la parola puramente a caso. In seguito saranno attribuiti a “Dada” molti significati ma l’unico vero senso è che non ne esiste nessuno in particolare. Mentre in Europa il movimento si diffonde in Germania, coi gruppi di Berlino e Colonia, esso prende piede anche a New York grazie alla presenza di Duchamp e Man Ray. La negazione di tutto il passato, della società in toto e l’idea di generare un’anti-arte, presuppone opere caratterizzate da ironia e provocazione, totalmente noncuranti della tradizione. Grazie alla battaglia dadaista l’opera d’arte smette di essere un manufatto ed anche un oggetto materiale per diventare, prima di tutto, un’operazione dell’intelletto: una scelta, un gesto, un processo. MARCEL DUCHAMP (1887-1968) Marcel Duchamp è uno degli artisti più importanti dell’intera storia dell’arte contemporanea poiché ha introdotto l’importanza del pensare l’opera d’arte come attività superiore al fare. Questa idea sarà alla base di tutta l’arte dal secondo dopo guerra fino ad oggi. Marcel Duchamp nasce in una famiglia numerosa, con spiccate attitudini artistiche; infatti dei sei fratelli, due divennero artisti professionisti nel Cubismo e la sorella era una pittrice dilettante. È una famiglia colta della medio-alta borghesia francese. Duchamp iniziò a dipingere a 15 anni e sperimentò tutte le avanguardie: impressionismo, espressionismo, simbolismo e cubismo fino a realizzare, nel 1912, il mitico dipinto nudo che scende le scale in cui arriva a concepire un’ immagine cubo-futurista senza neppure conoscere il futurismo italiano. Il nudo che scende le scale (1912) è una figura femminile il cui profilo è sovrapposto e ripetuto molte volte per dare il senso del movimento nello scendere le scale, come una sorta di cronofotografia. Duchamp sviluppa una modalità di rappresentazione che incrocia le geometrie multi sfacciate del Cubismo e le sequenze del Futurismo, in un palese intento di disegnare i diversi momenti spazio-temporali attraverso un’immagine che racchiudesse tutte le istantanee in successione. Il Nudo ricorda la Bimba che corre sul balcone di Balla, che però Duchamp non ha mai visto, fatto che fa capire quanto l’inclinazione alla resa del movimento fosse una necessità diffusa nella comunità artistica dell’ epoca. Il quadro non viene ammesso al salone degli indipendenti perché troppo poco orfico, perciò Apollinaire Guillame, teorico del cubismo e dell’Orfismo, gli chiede di eliminare la parola “nudo” dal titolo e questo per Duchamp è già “gusto”. Per Duchamp il vero artista è sempre alla ricerca di un nuovo modo di vedere le cose e di pensarle, dunque il fatto di dover rientrare nei canoni dell’orfismo proponendo opere Per buona parte della sua vita, pur restando un forte riferimento della cultura parigina e America ed esercitando su molti artisti una enome influenza, si dedica sopratutto al attività di giocatore di scacchi professionista. Muore il 2 ottobre del 1968. Famosa è l’epigrafe sulla sua tomba nel cimitero di Rouen scritta da lui stesso «D’ailleurs c’est toujours les autres qui meurent» “D’altronde sono sempre gli altri che muoiono. ANDY WARHOL (1928-1987) Andy Warhol considerato a pieno titolo uno dei più grandi geni artistici del suo secolo, nasce a Pittsburgh il 6 agosto 1928. Tra il 1945 e il 1949 studia al Carnegie Institute of Technology della sua città. Si trasferisce poi a New York dove lavora come grafico pubblicitario presso alcune riviste: "Vogue", "Harper's Bazar", "Glamour". Fu dal mondo della comunicazione pubblicitaria che approdò all’arte, elaborando un linguaggio impersonale e volto a fare un tipo di arte che fosse registrazione “oggettiva” della realtà. Fa anche il vetrinista e realizza le sue prime pubblicità per il calzaturificio I. Miller. Nel 1952 tiene la prima mostra personale alla Hugo gallery di New York. Agli inizi degli anni Sessanta l’artista creò a New York la sua prima “Factory”, un luogo dove artisti di vario tipo potevano riunirsi ed esprimersi liberamente ed è proprio in questo periodo che cominciò la sua attività come esponente della Pop Art, realizzando dipinti provocatori che raffiguravano oggetti di uso comune oppure personaggi famosi. Il termine Pop art deriva dalla parola “pop” che sta per “Popular”, popolare, un’arte “di massa”, cioè “prodotta in serie” e anche anonima, così che si potesse identificare con la massa quanto più possibile. Gli artisti appartenenti alla Pop Art rivolsero dunque le loro attenzioni agli oggetti, i miti e i linguaggi della nuova società. La società era improntata al consumismo, favorito dalle martellanti pubblicità televisive. L’arte dunque doveva fare anch’essa riferimento a questi modelli, che appartenevano alla sfera quotidiana. Vi è ovviamente una sottile ironia in tutto ciò perché l’artista così faceva riflettere sulla vacuità di un sistema di vita che veniva accettato da tutti e desiderato dai più. Gli artisti pop usavano le stesse tecniche che erano servite per realizzare i prodotti di consumo: serigrafie, fumetti, calchi per riproduzioni in serie eccetera. L’artista limitava il suo intervento alla manipolazione di oggetti in vario modo, agendo sul colore o sulla forma. La Pop Art assecondava dunque il modello consumistico proprio perché usava gli stessi canali di distribuzione e le stesse tecniche. Andy Warhol fu uno dei maggiori esponenti della Pop art, una delle sue prime opere più famose è “la minestra in scatola Campell’s” Andy Warhol, Campell’s soup cans, 1962, polimero sintetico su tela, 51cm x 41 cm, museum of modern art. una produzione di una lattina di fagioli molto famosa. L’idea alla base della riproduzione di questi oggetti era che rappresentavano i veri bisogni della società ed i nuovi oggetti del desiderio. Nel 1962 iniziò ad usare la tecnica serigrafica su tela e portò alle estreme conseguenze il principio dell’illimitata riproducibilità dell’opera d’arte. Cambiò anche i temi delle sue opere: zuppe in scatole, bottiglie di Coca-Cola e detersivi. I Sessanta furono gli anni in cui si affermò Warhol: nel 1962 espose per la prima volta alla Ferus Gallery di Los Angeles le sue Campbell’s soup cans,e due anni più tardi ebbe una mostra alla Leo Castello Gallery di New York. In questo periodo espose alcune opere al Salomon R. Guggenheim di New York e presso la Washington Gallery of Modern Art e intanto un articolo pubblicato su Time lo citò come “artista pop”. Di fatto erano gli inizi della Pop Art. Celebri sono anche le serigrafie di personaggi famosi, replicate in serie. L’uso di tale tecnica permetteva di riprodurre l’immagine molte volte, permettendogli di cambiare il colore degli occhi, dei capelli, della bocca. Le serigrafie più famose sono quelle realizzate sulla fotografia di Marylin Monroe, l’attrice morta nel 1962, già star, simbolo di fascino e sensualità. La morte l’aveva resa per sempre eterna ed incorruttibile. Warhol allora prese nel 1967 una famosa fotografia scattata sul set del film “Niagara” del 1953 e realizzò una serie di serigrafie (una tecnica di stampa artistica che utilizzava come matrice un supporto tessile, di acciaio o nylon) tutte uguali ma diverse nei particolari. MARILYN MONROE (1967) anch’essa riferimento a questi modelli, che appartenevano alla sfera quotidiana. Gli artisti pop usavano le stesse tecniche che erano servite per realizzare i prodotti di consumo: serigrafie, fumetti, calchi per riproduzioni in serie eccetera. Nel dipinto di Duchamp “la gioconda con i baffi” e nel dipinto “Marilyn Monroe” di Andy Warhol entrambi i soggetti realizzati sono donne, diversamente dal dipinto di Picasso ove il soggetto è l’amico Ambroise Vollard. Infatti, nel ritratto di Ambroise Vollard realizzato da Pablo Picasso, il soggetto è una persona realmente esistita, cosi come per il dipinto “Marilyn Monroe” di Warhol diversamente dall’opera realizzata da Duchamp. Le dimensioni delle tre opere sono estremamente diverse. “la gioconda coi baffi” di Duchamp ha dimensioni molto piccole rispetto alle opere di Picasso e Warhol. Anche la tecnica risulta diversa, Infatti l’opera di Warhol è una serie di serigrafie colorate, tutte uguali ma diverse nei particolari poichè ogni modulo possiede una gamma cromatica diversa e un trattamento specifico. L’opera di Duchamp è una fotografia alla quale aggiunge dei baffi e aggiunge una scritta L.H.O.O.Q in basso al centro. Invece l’opera di Picasso è realizzata con la tecnica dell’olio su tela utilizzando dei colori abbastanza privi di densità: il grigio e l’ocra. Infine, diversamente dai dipinti di Warhol e Duchamp ove la prospettiva è puramente centrale, nel dipinto di Picasso, per rappresentare il passaggio del tempo, rappresenta il soggetto da più punti di vista. Il Ritratto di Ambroise Vollard, infatti, è costruito mettendo insieme la rappresentazione di più prospettive della stessa immagine. Queste parti vengono poi geometrizzate e riassemblate in una specie di mosaico ad incastro. A dare questa sensazione di frantumazione è l’uso di un colore monocromatico che confonde piani e figure. https://www.finestresullarte.info/arte-base/pablo-picasso-cubismo-vita-opere https://www.analisidellopera.it/picasso-ritratto-di-ambroise-vollard/ https://cultura.biografieonline.it/ritratto-ambroise-vollard-picasso/ https://www.arteworld.it/ritratto-di-ambroise-vollard-picasso-analisi/ https://www.analisidellopera.it/marcel-duchamp-l-h-o-o-q/ https://it.m.wikipedia.org/wiki/Marcel_Duchamp https://www.travelonart.com/arte-contemporanea/duchamp-ready-made-nuovo-inizio-per- arte/amp/ Libro di testo https://www.analisidellopera.it/andy-warhol-marilyn-monroe/ http://unmondoacolori.altervista.org/pop-art-e-andy-warhol/ https://www.finestresullarte.info/arte-base/andy-warhol-vita-opere-padre-della-pop-art https://ilchaos.com/marilyn-monroe-di-andy-warhol-resa-immortale-dalla-pop-art/
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