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padre nostro teologia II Varsalona non frequentanti, Appunti di Teologia II

Padre Nostro Teologia II non frequentanti concetti chiave

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 04/07/2019

lucrezia-fracchia
lucrezia-fracchia 🇮🇹

4.5

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Scarica padre nostro teologia II Varsalona non frequentanti e più Appunti in PDF di Teologia II solo su Docsity! CAP 1. SULLA SOGLIA Per analizzare la preghiera bisogna guardare contemporaneamente a testo, lettore e autore. Si deve inoltre ricostruire il suo triplice ambiente: quello dei discepoli al seguito di Gesù, quello delle prime comunità postpasquali e quello dei discepoli di oggi. Il legame che intercorre tra il Padre nostro e Gesù suggerisce una lettura circolare da Gesù al Padre nostro e viceversa. È necessario inoltre tener conto del rapporto che lega il Padre nostro alla vita non solo di Gesù ma più in generale alla vita cristiana. ● Non sprecate parole come i pagani F 0E 0 La preghiera del Signore ci è giunta attraverso le versioni di Matteo e Luca (più breve). Matteo non si preoccupa dell’assenza di preghiera ma di un certo modo di pregare. Gli ipocriti e i pagani pregano ma la loro preghiera è lontana dalla verità e dalla sincerità del cuore. Ipocrita è la preghiera di chi si rivolge a Dio recitando (per essere visto, per insegnare). La preghiera deve essere rivolta esclusivamente a Dio. Quando si prega si deve prendere Dio sul serio, si deve pregare per far insorgere in noi desiderio e fiducia. È vero che il Padre già sa ma questo non restringe lo spazio delle domande fiduciose e sobrie di chi gli asi affida. ● Signore, insegnaci a pregare F 0E 0 i discepoli, specialmente Luca, sono affascinati del rapporto che lega Gesù al Padre. Vorrebbero essere in grado di pregare come Gesù, quindi chiedono di insegnar loro un modo di pregare anziché una singola preghiera; Gesù insegna ai discepoli il Padre nostro, perché deve essere il modello di tutte le preghiere. ● L’architettura F 0E 0 Nel Padre nostro mancano tutte quelle invocazioni tipiche delle preghiere (ti lodo, ti invoco), le richieste a Dio sono asciutte e all’imperativo. Il Padre viene nominato una sola volta. Manca qualsiasi traccia della mediazione di Gesù. L’ultima parola è “male”, il cristiano sa che la minaccia del male è sempre incombente. ● La formazione F 0E 0 gli elementi a favore dell’origine cristologica della preghiera sono da ricondurre al contenuto e allo stile. Il contenuto: tensione radicale verso il Regno, la tentazione, coscienza di un rapporto con Dio. Lo stile: perentorio, concisione delle formule, forza. Il testo di Luca è probabilmente stato scritto prima rispetto a quello di Matteo in quanto è più breve e contenuto interamente nel secondo. ● Continuità e novità F 0E 0 Per Matteo e Luca il Padre nostro è una preghiera che distingue il discepolo. Si deve capire partendo da Gesù, senza la componente cristologica non si giungerebbe allo specifico cristiano. Si confronta spesso il padre nostro con due preghiere giudaiche: il Qaddish e la preghiera delle 18 benedizioni. Rispetto alle preghiere giudaiche nel Padre nostro sono nuove la sinteticità e la densità. I bisogni dell’uomo sono sempre gli stessi ma il modo di porsi davanti a Dio è diverso. Ciò che rende però profondamente diverso il Padre nostro dalle altre preghiere è la figura di Gesù CAP 2. “PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI” ● “Padre” F 0E 0 Iniziare la preghiera invocando il Padre è un modo caldo e diretto di rivolgersi a Dio, come per un impulso naturale. Il suo nome è pronunciato solo all’inizio della preghiera. Per il vangelo il nome Padre è il più adatto per rivolgersi a Dio, Gesù ha sempre teso verso il Regno ma rivolgendosi a Dio come padre e non come Re. Questo perché la signoria di Dio non è per comandare ma per donare. Padre è il nome di Dio e figlio, sempre figlio, è il nome dell’uomo. Il termine Padre esprime anche una relazione che Dio vive all’interno di se stesso, nel dialogo trinitario. La prima parola del padre nostro è quindi già qualcosa che ci pone al cuore dell’evento cristiano. La singolarità del rapporto tra il Padre e il Figlio è aperta agli uomini. Nell’esperienza del Figlio il padre indica al tempo stesso l’autorità, colui il quale indica la strada. Rimanere figlio è sempre la giusta posizione dell’uomo davanti a Dio. ● “Nostro” F 0E 0 La paternità di Dio si esprime al plurale con la parola “nostro”. Vuole che i suoi figli si rivolgano a lui da fratelli e che pensino sempre ai propri fratelli, ecco perché le domande hanno sempre un referente plurale. La preghiera è stata concepita come una preghiera da fare in comunità, è una preghiera corale di un popolo e di una Chiesa. Come ogni fraternità, è una fraternità che viene dall’alto: dalla comune paternità. L’amore del padre non è reciproco ma espansivo, guidato dalla gratuità ● “Nei cieli” F 0E 0 l’espressione simboleggia la potenza e la signoria di Dio. Letta biblicamente non esprime la distanza ma la trascendenza, l’invisibilità, la libertà e l’alterità di Dio. Sembra essere lontanissimo invece è vicino agli umani, sembra a volte stare in silenzio invece parla solo in una maniera diversa. Comprendendo che è il signore dei cieli ci fa anche comprendere quanto sia un dono immenso essere amati da lui. L’uomo scopra la propria identità guardando in alto. CAP 3. “SIA SANTIFICATO IL TUO NOME” Non è una lode fatta di culto e di parole ma è un permettere a Dio di svelare la propria potenza salvifica. La vera santificazione del nome è la vita. ● Il nostro ed il tuo F 0E 0 Nell’invocazione iniziale si dice “nostro” ma poi si passa all’aggettivo “tuo”. Questo perché Dio è nostro ma la santificazione del Nome appartiene a Dio. Chiedendogli che venga santificato il suo nome si prega anche per lui, non solo per noi. La forma passiva del verbo indica rispetto e non lontananza e impersonalità. Solo Dio può santificare il proprio nome ma spetta agli uomini accettare di farsi segno della sua santità. Il tempo del verbo è all’aoristo, quindi indica un’azione in un evento preciso e definito. ● “sia santificato” F 0E 0 Si può prendere in riferimento il Levitico, che indica i tratti essenziali della santificazione: 1) La santificazione del Nome è opera di Dio. 2) Appartenenza al Signore. 3) Si esce da una schiavitù per una nuova appartenenza. 4) Trasparenza. 5) Il nome di Dio non deve essere profanato. La santificazione di Dio è che Dio si mostri per ciò che è, ovvero il Signore. Dio e che solo lui può attuare, ma il fatto che lo si chieda vuol dire che interessa anche a noi. Nel desiderio della pienezza Dio e gli uomini si incontrano. CAP 7. “IL PANE NOSTRO QUOTIDIANO DA’ A NOI OGGI” Invocazione infantile di un uomo che non si vergogna di essere come un bambino davanti a dio. È la più umile delle domande ed è posta al centro delle altre. ● Le due versioni F 0E 0 Nella versione di Matteo il pane è chiesto per il giorno stesso, nella versione di Luca è invece qualcosa di continuativo, giorno per giorno. ● Il pane necessario F 0E 0 le interpretazioni sono 2: il pane di cui l’uomo ha bisogno per vivere e il pane del Regno. ● Dal bisogno al dono F 0E 0 i bisogni dell’uomo sono tanti ● La fraternità F 0E 0 il cristiano chiede il pane di tutti, non il proprio, dimostrando senso di fratellanza, esprimendo un desiderio di condivisione. Dio è padre di tutti e Gesù è morto per tutti. La bellezza delle cose non sta nel possederle ma nel goderne insieme. ● La sobrietà F 0E 0 Si chiede al Padre il pane sufficiente per un giorno, quindi solo il necessario e non il superfluo, questo perché al primo posto nella mente dell’uomo deve esserci solo il regno, tutto il resto è superfluo. ● Il povero, il missionario e noi F 0E 0 nel vangelo si trovano 3 figure che incarnano la condizione esistenziale che il Padre nostro suppone. Mendicante = talmente incalzato dall’oggi che non ha tempo di pensare al domani, può solo fidarsi di Dio giorno per giorno. Missionario = colui che ha lasciato tutto per il regno, vivendo alla giornata e contando solo sulla provvidenza del signore. Figlio dell’ uomo CAP 8. “E RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI” Le prime tre domande sono fatte senza congiunzioni, quelle seguenti hanno in mezzo delle congiunzioni, si tratta quindi di argomenti distinti. ● Alla radice della vita = la domanda suppone che si abbia coscienza del proprio peccato. Bisogna avere una percezione teologica delle proprie colpe, questa percezione è dono di Dio. Confrontandosi con la parola di Dio si avverte che il debito non nasce solo da delle trasgressioni alla legge ma anche dalle omissioni. ● Dal debito all’offesa F 0E 0 L’uomo è per essenza debitore: di fronte a dio, dal quale ha ricevuto senza poter ridare indietro nulla e anche di fronte agli altri. Siccome l’uomo è per essenza debitore, il suo modo di stare davanti Dio corretto è quello della domanda del perdono. L’uomo non può liberarsi del suo debito da solo. ● Crea in me un cuore nuovo F 0E 0 chi recita il Padre nostro è consapevole di essere impotente di fronte alla forza del peccato. Non basta che dio condoni i debiti perché l’uomo ne rifarebbe di nuovi, serve che la potenza di Dio rinnovi radicalmente l’uomo. ● Il Padre e i suoi figli F 0E 0 Il cristiano che domanda perdono sa bene come ilo padre perdona. Per il padre il perdono è una gioia. Gesù ha frequentato nella sua vita molkti peccatori per mostrarci che il Padre li guarda con amicizia. L’icona più luminosa della solidarietà di gesù con i peccatori è la croce, perché egli muore con loro e come loro e per loro. ● I nostri debiti F 0E 0 si utilizza il plurale “nostri” perché il cristiano chiede perdono per sé e per tutti, è una preghiera missionaria. Il cristiano non prega solo da figlio, ma sempre anche da fratello. CAP 9. “COME ANCHE NOI LI ABBIAMO RIMESSI AI NOSTRI DEBITORI” ● La necessità del perdono ai fratelli F 0E 0 il nostro perdono non è la ragione, la condizione e la misura del perdono di Dio. Tuttavia estendere il perdono agli altri è decisivo quanto riceverlo. Il perdono ai fratelli è quindi fondamentale, il perdono di Dio è anche nelle nostre mani ● Il momento della verità F 0E 0 il perdono reciproco è il momento della verità, il perdono al fratello è la verifica del perdono di Dio. ● I nostri debitori F 0E 0 rimettere qualsiasi torto e danno ricevuto, chiunque lo abbia fatto. Qualsiasi debito verso di noi sarà sempre inferiore al debito che noi abbiamo verso Dio. Il perdono evangelico è sentirsi responsabile dell’altro. ● Un perdono per vivere F 0E 0 Ci sono questioni che possono essere risolte solo dalla generosità della riconciliazione. Tutti i rapporti profondi non si reggono sulla sola giustizia ma anche sull’amore e sul perdono. CAP 10. “ E NON LASCIARCI SOCCOMBERE NELLA TENTAZIONE “ Unica domanda formulata al negativo. Dio non ci induce in tentazione ma ogni incontro con lui può includerla. ● Le tentazioni quotidiane F 0E 0 La semplice vita quotidiana può sfiancare e spegnere e svuotare di ogni consistenza la fede. È un pericolo grande perché è sempre in agguato e frequente, a cui si cede senza accorgersene. ● La prova del regno F 0E 0 tentazione del discepolo che ha fatto del regno il suo principale desiderio CAP 11. “MA LIBERACI DAL MALE” Da come è stato scritto non si capisce se si intende in modo neutro “male” o in modo maschile “maligno”. Il cristiano sa che non tutto il male è da attribuire alla cattiveria umana, che esiste qualcuno che ci spinge a fare del male ma deve anche sapere che è l’uomo a scegliere di seguire questo male e a cedervi. ● Di fronte al male F 0E 0 bisogna avere l’umiltà di riconoscersi peccatori. Il male è nostro e va combattuto in noi stessi. Accanto all’umiltà bisogna mantenere un atteggiamento di vigilanza. Bisogna anche rinnovare la coscienza della propria debolezza e nutrire un’incrollabile fiducia. ● liberaci dal maligno F 0E 0 il maligno non chiede mai di non ubbidire palesemente a Dio ma di deviare la sua volontà, sfruttando la sua potenza. CAP 12. I VOLTI DEL PADRE NOSTRO ● Una preghiera sobria e coraggiosa F 0E 0 la prima caratteristica della preghiera è la sua sobrietà, è severa e accogliente, senza distrazioni. Tutto è essenziale, non ci sono tracce di abbellimento. È anche coraggiosa, tutte le esortazioni sono all’imperativo. Il padre nostro è un modo di osare davanti a Dio. ● La preghiera del Signore F 0E 0 il padre nostro è la preghiera del Signore perché risale a Lui, esprime i suoi pensieri, il suo modo di porsi davanti al mondo.
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