Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Palazzi, signori e città fra Quattrocento e primo Cinquecento: Il Palazzo Ducale di Urbino, Appunti di Storia Dell'architettura I

Palazzi, signori e città fra Quattrocento e primo Cinquecento: Il Palazzo Ducale di Urbino. Luciano Laurana e Francesco di Giorgio martini bramante e buonarroti

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 09/01/2023

francesca-piattelli
francesca-piattelli 🇮🇹

4

(1)

17 documenti

1 / 15

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Palazzi, signori e città fra Quattrocento e primo Cinquecento: Il Palazzo Ducale di Urbino e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura I solo su Docsity! Palazzi, signori e città fra Quattrocento e primo Cinquecento: Il Palazzo Ducale di Urbino. Luciano Laurana e Francesco di Giorgio martini Palazzo Ducale di Urbino, si vede l’impronta del padre Federico da Montefeltro è la più evidente, in cui hanno lavorato anche artisti di diverso genere, è a tutti gli effetti una corte, ossia un luogo che in un’architettura riunisce un ambiente, la vita sociale di questo ambiente ha messo in rilievo la posizione degli artisti, intesi in senso molto largo, quindi dagli umanisti, ossia gli studiosi di lettere, giurisprudenza agli pittori, scultori, architetti. Sono gli architetti ad essere immersi in un clima, in cui la scienza, come la chiamiamo noi oggi, ossia le discipline legate alla geometria e matematica hanno un grande valore. Da questo punto di vista la cultura urbinate e quella milanese forse sono paragonabili, nel senso che scienza e tecnica per motivi diversi, che sono motivi di carattere militare economico, culturale sono delle componenti determinati nella cultura del tempo, questo sia ad Urbino che a Milano. Sia nella corte Urbinate e degli Sforza avevano un ruolo sociale fondamentale gli astronomi e astrologi, scienziati del tempo, attribuita funzione importantissima, ossia quella di fare le previsioni del tempo; quindi, erano molto utili per tutti coloro che andavano in guerra. Federico da Montefeltro 1422-1482, capitano di ventura, condottiero che comanda le truppe a pagamento per lo stato pontificio. Questi signori stanno nella loro residenza creando un ambiente ossia una corte, termine che oggi fa coincidere una struttura sociale con una struttura architettonica. Ritratto di Federico da Montefeltro e la moglie dell’artista, Piero della Francesca. Le due tavole, raffigurazione allegorica dei trionfi, che rappresenta ancora una volta del territorio del Montefeltro. Gli specialisti ci spiegano che queste tavole non dovevano essere incorniciate, dovevano essere libere, in teoria fotografie tenute sul cassettone. Per dire che nel 400 tutto è importante. Federico di M. viene da una famiglia di civili, che nell’arco del 300 e poi primo 400, inizia ad attribuirsi il potere di gestione del comune e anche con fatti che sono fatti di sangue, che non sono completamente chiariti, questi che attentavano non di rado alla vita dei fratelli, siamo di fronte a dei personaggi molto lontani da quelli del luogo comune, che è quello di committente illuminato da una grande forma di orgoglio e sete di potere. Indagine psicoanalitica: questi signori più erano barbari in guerra, più in realtà una sorta di riscatto o retroversione psicoanalitica, commissionavano poi opere meravigliose. Nel 1441 prende il potere, il figlio naturale, Rinascimento/Umanesimo in cui tutto sommato le gerarchie e geologie non sono così determinati come lo saranno in età moderna, quindi questi Francesco Sforza, Ludovico il Moro e Federico da Montefeltro e molti altri, sono uomini che si autodeterminano, vicini di testa, mentalmente agli artisti e per questo riescono ad andare d’accordo. Nel 1462, a distanza di vent’anni, Federico da Montefeltro prende il potere e lo deve gestire in modo stabile, capisce che il governo del Montefeltro, ossia questo stato cuscinetto ha bisogno di stabilita e di un’attribuzione di un ruolo da parte di tutte le altre potenze politiche italiane e non solo. Quindi per affermarsi su scala nazionale, Federico come Ludovico il Moro decidono di rivolgersi alle forze più attente alla novità, esponenti della cultura umanistica per avviare un progetto di rinnovamento molto interessante, non del tutto differente da quello che abbiamo visto condurre dagli sforza rispetto ai visconti, cioè sulla base di origine trecentesca, Castellari. Si avvia un progetto di architettura di trasformazione che deve cambiare radicalmente le forme e lo stile di vita di quella che era una dimensione legata all’insicurezza alla realtà di tipo militare; quindi, alla fortificazione e una città nella quale si può risiedere comodamente e ospitare delegazioni. Questi signori quando si muovevano in delegazione si muovevano con dei treni con 100/150 persona a testa questo portava con sé delle modalità d’incontro un po’ complesse. Spostavano persone che dovevano entrare in contatto secondo un cerimoniale, che inizia a formalizzarsi nel 400 e nei primi del 500 iniziano ad essere delle istruzioni su come questi signori devono entrare in contatto uno con l’altro in relazione alle loro gerarchie. Questo cerimoniale e importante perché diventa una delle componenti per far in modo che gli architetti studiano in odo nuovo l’utilitas. Lo schema funzionale era legato a dei rapporti sociali che erano molto funzionale al cerimoniale, anche se avvenivano ogni tanto il palazzo doveva essere adeguato per permettere lo svolgimento questa attività sociale molto teatrale. Oggi ci occuperemo di quello che Vitruvio chiamerebbe architettura civile privata però lo dovremmo fare dal punto di vista del 400. Immagine panoramica di questa città ostruita su un rilievo e non ci occuperemo tanto dell’edificio del duomo ma del palazzo ducale: Palazzo Ducale: sede di una pinacoteca che raccoglie i quadri realizzati in quel periodo. Questo progetto di trasformazione in chiave cortigiana di edifici destinati alla discesa, non è caratteristico solo di Urbino, ma qua è più evidente. Nel 1521 Valdasar castiglione sarà colui che dira “Urbino e una città in forma di palazzo”, questa espressione segnerà il destino di questa città. Qui siamo a Mantova (seconda immagine) Castello di San Giorgio, potremmo occuparci della ristrutturazione di questi spazi in chiave rinascimentale in un mondo nel qual la guerra e la pace vanno insieme. Anche a Napoli Castel Nuovo (terza immagine) altro caso del tutto analogo di fortezza che deve acquisire una connotazione da corte e analogamente Ferrara e castello Sforzesco. Nel 1462 certamente Federico da Montefeltro decide di avviare Da padre dell’architettura una seri di progetti di trasformazione e chiama a sé artisti e architetti e lui dice ho tanto cercato a Firenze che e la fonte degli architetti e non ne ho trovati quindi ho chiamato dalla Dalmazia, ossia costa orientale del mare adriatico, Luciano Laurana, che è originario di Zara è uno scultore e molto apprezzato in questi anni (1565-68) per le sue competenze in campo matematico e geometrico. Viene coinvolto in un progetto di ristrutturazione del nuovo tanto di riprogettazione del vecchio quanto del nuovo, e nel 1465 un signore (Giacomo d’Aspira) astronomo die di aver conosciuto l’Inzeniero (Luciano Laurana). Luciano si occupa del rilievo di questa difficile località per via della sua morfologia, occupando di quei corpi conici dei torricini che vanno a comporre la facciata del palazzo ducale rivolta verso una porta della città verso Roma. Carta topografica di Urbino con il sistema fortificato Perché a maggior ragione se la residenza non è più fortificata, la città lo deve essere. Città di origine romana, è attraversata da una strada che costituisce la spina e da una sua trasversale, cda cui dipartono due strade una verso l’Adriatico e l’altra verso il tirreno. Quel panorama visto prima corrisponde a questa parte della città dove vediamo la sagoma del duomo, a sinistra una piazza quadrata e poi lo spazio dedicato alla costruzione del palazzo ducale, dove vengono reimpiegati degli edifici trecenteschi, ma soprattutto viene demolito il palazzo comunale. Questo piano. Le parti sotterranee vengono riportati luoghi di immediato uso alla corte come le cucine, gigantesco frigorifero in cui veniva costipata la neve, ambienti per i maniscalchi, tintorie per tinteggiare i tessuti usati nelle sartorie, una serie di stanze per la produzione. Una serie di ambienti diversi oggi destinati alla produzione. Scala in pietra, coronata da una volta a botte all’antica, sottolineata dalla presenza di cornici e capitelli. Si arriva al primo pianerottolo trovandosi davanti lo stemma scolpito della casa. La seconda rampa è accessibile tramite un arco disegnato da delle paraste con disegni fantasiosi e un arco con dei cassettoni e rosette all’antica. La rampa sbarca in un corridoio, posto sopra le logge, tutto chiuso da delle finestre che verranno disegnate da Di Giorgio Martini. Appena si arriva al piano superiore, detto “nobile” si apre un grande salone, con una grande copertura, tendenzialmente i grandi saloni sono molto freddi e quindi sono dotati di grandi camini e anche questo è un aspetto del palazzo ducale che fa parte degli impianti. Poi si passa a un salone rettangolare più piccolo, quindi a un a serie di sale che per geometria e dimensioni sono sempre diverse e sempre più piccole, fino ad arrivare ad ambienti più piccoli che corrispondono a quelli che abbiamo visto nel piano inferiore e quindi capiamo che le scale a elica sono in realtà le scale che distribuiscono in verticale questa parte dell’appartamento riservato al duca e questo processo che porta dalle proporzioni più dilatate agli spazi sempre più piccoli, non e soltanto un processo basato “dal soggiorno al bagno”, ma anche come un processo di selezione sociale fino ad arrivare dove sei difronte al duca. Corridoio di distribuzione con le finestre, dove ritroviamo le stesse caratteristiche della scala e i portali, all’interno di questo percorso che seleziona sono delle soglie, quindi non puoi andare aventi, ma solo chi è privilegiato può. I camini sono molto imp. E non tutti i camini sono quattrocenteschi ma le loro dimensioni si, con un’architettura degli interni molto accurata. Quindi siamo difronte ad un’organizzazione che definisce i dettagli ma anche le parti più generali. La parte interessante è quella custodita in questo trapezio, dove vediamo una ricostruzione, che ci dice che ce una gerarchia interna e su due livelli diversi sono posizionati la cappella del predone e lo studiolo di Federico da Montefeltro, sono i due spazi più privati uno della devozione religiosa e l’altro della devozione laica, entrambi si affacciano sulla loggia centrale, che distribuisce in verticale l’appartamento del duca. Il duca poteva entrare in città a cavallo e lasciare nelle scuderie il cavallo. Gli costruiscono dei bagni all’antica vicino alle scuderie per potersi lavare le mani prima di vedere gli ospiti. Quest’ultimo processo di civilizzazione. Questa loggia con due grandi baldacchini, coronati da una specie di oggetto, fastigio sono di ispirazione classica. Colleghi discutono tantissimo se l’ispirazione e castel nuovo a Napoli o qualcosa di smarcatamene romano qua ci si vede il Pantheon nella colonna libera trabeazione ma anche rosette, cassettoni quello che a noi interessa è che ce anche un a balconata con dei balaustri Novecenteschi ciccioni e che sono ripresi evidentemente dalle forme del passato comunque questa è l’antichità, il prestigio, non a caso il duca guarda verso Roma, questo è lo studiolo rivestito da queste linee famosissime perché sono molti gli artisti che hanno contribuito a rappresentare i soggetti che i, tutte scansie con stipi tavolini, sedie ed etc. e sopra ci dovevano esser 28 ritratti di uomini illustri del passato e contemporanei come fonte di ispirazione per questo committente umanista. Ancora particolari dello studiolo, che ci fa vedere tutto ciò che vi raccontavo prima, ci sono gli strumenti musicali, strumenti le sfere armillari, ci sono i libri, ce il Mazzocco, tutta una serie di oggetti che cci parlano delle scienze anche la riproduzione di un bellissimo cuscino, ce un armonium o comunque una tenda di un tessuto, ce tutto l’antico e il moderno e ci sono ovviamente delle scene prospettiche che probabilmente hanno visto il coinvolgimento di tantissimi artisti da botticelli a bramante stesso. Cosa dobbiamo osservare? Sulla base di studi recenti. Rispetto alla corte e al piano delle sopraloggie con disegno di di Giorgio martini della parte che sono state aggiunte a posteriori rispetto all’epoca di Federico, che doveva essere evidente una quota che permetteva alle due torri che sono appunto circolari fino ad un certo punto, poi vedono la collocazione di una serie di mensole non molto diverse da quelle del castello sforzesco a sbalzo e poi prevedono un tamburo ottagonale e la costruzione di un cono che qualcuno direbbe cestile, cioè un cono con dei mattoni che vengono utilizzati come a costruire un cesto. Allora qui si innestano una serie di questioni, qui non è soltanto un edificio rinascimentale ma anche medievale, edificio merlato, si doveva vedere perché rispettava quell’aspetto guerresco che incuteva timore. Questo è un edificio che pero dentro di se ha almeno altri due riferimenti importantissimi, la facciata tra due torri elicoidali, descritta in alcune bibbie e anche in alcune bibbie custodite nella biblioteca di Federico questo per dire che questa facciata probabilmente ha anche un prototipo modello come riferimento che non è soltanto l’antico ma l’architettura del tempio di Salomone cosi come era stata descritta e trasmessa dalle bibbie medievali, quindi ce l’evocazione di un altro mondo, inoltre sappiamo che tra i miti di Federico da Montefeltro ce la figura di Cirò il grande per via di contatti documentati con la Persia. In tutti i quadri di questo periodo di Urbino ma non soltanto ci sono tappeti persiani e in alcuni ci sono anche signori con il turbante che dialogano amabilmente con il committente quindi questo vuol dire orizzonti molto ampi non soltanto Roma ma invece anche l’Oriente, inoltre le torri certamente hanno qualcosa di filartiano quindi ci parlano di questo ambiente adriatico, Venezia forse anche Rimini, ma certamente sappiamo che esistono dei contatti commerciale tramite l’Adriatico fra Urbino e l’Oriente inteso in senso molto ampio quindi in fondo quelle due torri guardano all’Oriente non solo a Roma e in fondo sono la ripresa di alcuni coevi minareti. Questo per dire che l’architettura che abbiamo difronte è un’architettura molto eclettica come è eclettico la testa di questi tanti signori che lavorano fino agli 80 del 400, che si instaura una corrente risolutamente classicista, che studia l’antico in modo più archeologizzante in questo senso la parte superiore del cortile è disegnata da delle paraste e trabeazione con la dedica a Federico dux è sicuramente espio di questa cultura nella quale l’antico entra in mood determinante anche nello studio delle tecniche, certamente il ruolo di Giorgio martini è fondamentale. Giorgio Martini grande architetto, originariamente pittore, poi ingegnere, lavora a Siena nel complesso dei bottini che sono questi impianti di approvvigionamento idrico della città, straordinari e scrive anche dei trattati di architettura civile. Il suo trattato è ricchissimo di teorizzazione nel campo delle fortificazioni che è interessa moltissimo ai committenti ma in più generale nel campo dell’architettura. Il suo trattato è più tardo 1482-1500-1502, analogo a quello di filarete, campo di interesse molto vasto, testo in italiano molti disegni, una serie di codici mai diffusi e custoditi in pochi esemplari. Probabilmente il palazzo doveva prevedere una seconda corte, che per alto esiste dove secondo alcuni doveva trovare spazio il mausoleo di Federico da Montefeltro, cioè il luogo in cui sarebbe stato sepolto. Tempietto a piazza centrale fatto sta che per ragioni diverse la sepoltura di Federico da Montefeltro non trova spazio ma più correttamente in un convento ossia quello di san bernardino alle monache posizionato in collina difronte alla citta, laddove Francesco di Giorgio martini costruisce una chiesa funeraria appositamente destinata ad ospitare la sepoltura del Montefeltro e dove sull’altare principale si doveva trovare la pala di Brera di Piero della Francesca dove infatti vede il nostro signore inginocchiato con l’armatura. La chiesa viene costruita negli anni 80 del 400 ed è sicuramente un precedente o un riferimento o forse qualcosa che vien concepito contemporaneamente alla grande tribuna di santa Maria delle grazie di Ludovico il moro, questi signori hanno delle idee comuni che circolano e ce anche una bella competizione nel coinvolgere architetti. Argomenti affrontati fino ad ora Questi edifici che vedremo vengono costruiti in grande quantità perché a Firenze nell’arco di 100 anni ne vengono costruiti quasi un centinaio; quindi, questo ragionevolmente ci fa parlare di una grande trasformazione in termini del tessuto urbano e della struttura della città. Questi edifici però vengono costruiti in un arco di tempo abbastanza lungo anche se noi siamo spesso in grado di identificare carta identità dell’edificio, il luogo, il nome che tendenzialmente è il nome della famiglia committente, magari anche il nome del capostipite e una data di presunta assegnazione di un incarico ad un architetto. Luciano Laurana nel 1468 viene investito di una patente d’architetto è uno dei primi documenti che attestano il Pianta quadrilatera che da accesso a un vestibolo, che dà accesso a sua volta a una corte che tendenzialmente si vuole quadrata e tendenzialmente ha un numero di arcate che è dispari. Impianti regolari. Nella pianta di palazzo medici ci sono solo tre campate. Uno dei quattro bracci si allarga e diventa una specie di sala e diventa il museo della corte, laddove si costudiscono spade antiche, oggetti preziosi, si organizzano spettacoli teatrali. Questa corte è uno spazio pubblico, dai portici si accede a due scale simmetriche (pubb. e privata). Chiave molto Brunelleschiana, colonne, capitelli e se non un trabeazione classicamente intesa comunque le cornici, grandi finestre che evocano la tradizione romanica delel chiese che vengono inserite nelle abitazioni, tutta la decorazione è esteriore mentre invece questi cortili dovevano essere dipinti. Questa soluzione d’angolo, in fondo più povera una colonna che in modo indifferente diventa il punto d’appoggio di due arcati disposti a 90 gradi. L’interno. Importanti pavimenti, cassettoni disegnati, questa cappella di casa medici in cui è rappresentata tutta la famiglia per dire che questi aspetti che riguardano la decorazione degli interni andrebbero riconsiderati. Palazzo Rucellai: progettato da Leon Battista Alberti per questo committente per il quale lui … Qui siamo 1452-1570. Nel senso che è un intervento che viene realizzato per parti. Se dovessimo avviare analisi come giusto per altro fare, guardando la faccia, il volto di questo edifico vedremmo un palazzo “tradizionale” articolato in tre livelli diversi, il basamento, un primo e secondo pianto, con dei portali che a differenza di palazzo medici non sono arcuati ma sono trabeati, più all’antica. La panca delia un pugnato liscio, inciso nell’intonato, delle finestre molto simili a quelle tradizionali fiorentini per altro questi elementi sono contenuti all’interno di una tessitura. Paraste che serrano in modo definito le arcate che vanno a loro volta a disegnare le finestre, uno schema che Alberti .. nei prospetti dei teatri romani. Successione vitruviana di dorico, ionico e corinzio e la sopra ce il cornicione che è una gigantesca trabeazione che viene presa riproducendo fedelmente il modello della cornice del coronamento del Colosseo romano. Si usa l’architettura pubblica fattispecie quella del teatro, per rendere magnificente la residenza. Dove sta il trucco? Il trucco sta nel fatto che il palazzo non esiste cioè il signore Ruccellai per quanto danaroso non è riuscito come la famiglia medici ad acquistare edifici che gli hanno permesso di riprogettare un intero isolato. È riuscito a disegnare un portale d’ingresso, un vestibolo, solo una sala e una scala e in realtà il palazzo sta in quattro assi, il resto è un rivestimento che lascia tutti gli edifici come erano prima; quindi, se mai labilità di chi ha realizzato è stato quello di inserire quel sistema compositivo così rigoroso rispetto a delle preesistenze. Rivestimento, Alberti ce lo dice grazie a questo particolare, oltretutto vincolato dai.. edilizi, quindi non ci può mettere .. tempo .. spessore di 5 cm. Ci illude del fatto che questo signore aveva conquistato l’isolato. Articolazione di dorico, ionico e corinzio. I capitelli sono capitelli invenzione non proprio quelli classici. Nel fregio della trabeazione ci sono elementi arabici. Questo modo di disegnare la facciata diventa assolutamente un modello … tanto è che nella classica immagine della città ideale… tavole di origine urbinate i palazzi che sono raffigurati tutto attorno all’edificio a pianta centrale e la chiesa cittadina sono proprio caratterizzati da quell’impianto e sono tutti diversi, alcuni possono avere i portici, i tre ordini, altri hanno portici arcuati. Ci spostiamo per un attimo da Firenze a Pienza, dove lavora un architetto che si chiama Bernardo Rossellino, colui che conduce alcuni cantieri Albertini. Bernardo Rossellino è l’architetto di un papa molto noto Pio II che nel borgo natale introduce una serie di riforme che vanno a trasformare la piazza centrale della città, dove fa costruire una nuova chiesa, un palazzo vescovile e il proprio palazzo che è questo oggetto a pianta quadrata. Quindi ovviamente il potere del papa gli dà la possibilità di costruire un grande palazzo. Corte quadrata di tre campate, una sala, assolutamente originale per queto edificio è il fatto di affacciarsi su una terrazza, giardino pensile che dava la possibilità di dare una vista fantastica. Ovviamente per ammirare il paesaggio anche dagli ambienti del palazzo si addossa alla facciata in teoria posteriore un portico che è servito da delle scale, fatto interessante annesso a questo portico una specie di bizzarra estroflessione rispetto alla regolarità dell’edificio in cui si vanno a porre delle cucine una sopra l’altra per permettere utilizzo dei vari piani in maniera autonoma. Il prospetto esterno è desunto dal prospetto di palazzo ruccelari, però è molto semplificato, ridotto nei dettagli e lo vediamo canonizzato in queste tavole ottocentesche che hanno contribuito a creare un abaco, che viene studiato in prospetto pianta e sezione. Il rapporto con la natura diventa importante. (guarda foto su internet) Forziere della famiglia Strozzi: Progettato da una serie di architetti diversi. Qua siamo negli anni 80 del 400. Palazzo Strozzi. Questi signori conquistano un intero isolato e tutto diventa omogeneo. Questo palazzo è interessante perché è rigidamente simmetrico rispetto a due assi ortogonali e al suo interno ha una corte in realtà che è quasi un cavedio e perché la volumetria è tutta molto sfruttata, ha questi tre livelli diversi con la sopra la loggia dei panni, che in origine stava verso l’esterno mentre qui viene custodita all’interno. Questi signori non risiedevano quasi mai in questi edifici perché erano proprietari di una serie di edifici rurali. I figli venivano fatti crescere in campagna. Fotografia della Firenze di fine Ottocento, sulla destra è lo spigolo di palazzo strozzi, il fotografo è geniale perché ci fa vedere ciò che conta Questo ci permette di spostarci da Firenze a Ferrara adizione erculea di Borso deste e ci fa vedere un palazzo, Palazzo Prosperi anche qua vediamo come elemento fondamentale è lo spigolo che si vede camminando per la strada. Palazzo dei diamanti di Biagio Rossetti 1493, dove si vede di nuovo la parasta riccamente decorata e l’uso di queste bugne a punta di diamante che per altro avevamo visto nel castello sforzesco che di nuovo, pur declinando in una chiave più decorativa. Le bugne in spagna diventano le scaglie che sono le armature, c’è una declinazione ricchissima non solo in Italia ma il tutta Europa. Chiesa del Gesù nuovo di Napoli ma questa facciata era originariamente di Palazzo san Severino, per dirvi che questo uso della bugna non è soltanto di Ferrara. Cos’ha questo palazzo di diverso rispetto a quelli che abbiamo visto prima? Filarete, contesta il gotico ma poi lo usa. Sopra ci sono queste finestre così grandi che non ce un muro, simile a una chiesa e totalmente differente dalle finestre sottostanti. Gigantesca finestra a nastro Palazzi dei cardinali, cardinali che hanno l’obbligo di risiedere nella città pontificia, in occasioni particolari. Conclave prima di tutto. Molto spesso prendono in affitto delle residenze, in qualche caso si fanno costruire dei palazzi o palazzetti. Questo è un caso particolare. Palazzo Venezia: ha subito tantissime trasformazioni, si insedia Benito Mussolini da governatore. In realtà perché si chiama palazzo Venezia? È il palazzo patriarca di Venezia o meglio di un cardinale, che si identifica con il suo titolo ossia la citta di Venezia. Inizia a fare ristrutturare una parte di edificio esistente ed è interessante la trasformazione che avviene in un periodo di
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved