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Restauri del Palazzo dei Giureconsulti a Milano: Storia e Descrizione, Schemi e mappe concettuali di Storia Dell'arte

La lunga storia di restauri e modifiche subite dal palazzo dei giureconsulti a milano, partendo dalla rivoluzione francese fino all'epoca contemporanea. Il testo illustra come gli eventi storici e le diverse organizzazioni ospitate nel palazzo hanno influenzato le sue modifiche strutturali e architettoniche. Vengono descritte le occupazioni giacobine, le riplasmazioni del palazzo durante l'ottocento, e i radicali interventi del novecento. Il documento conclude con il restauro attuale del palazzo, che si concentra sulla conservazione delle superfici.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 23/01/2022

klea01
klea01 🇮🇹

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Scarica Restauri del Palazzo dei Giureconsulti a Milano: Storia e Descrizione e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! RESTAURI OTTOCENTESCHI Il Palazzo dei Giureconsulti nel corso dei decenni ha subito notevoli modifiche andando incontro ad una lunga serie di travagliate vicende che hanno portato ad una progressiva riplasmazione dei suoi tessuti. Gli eventi più drammatici si verificarono con la Rivoluzione Francese (1789-1799) e l’arrivo dei Giacobini a Milano. Da qui iniziarono infatti una serie di occupazioni che portarono la struttura ad un rapido e continuo degrado. La Chiesa venne smantellata scomparendo quasi del tutto e la facciata subì i primi rimaneggiamenti. I Giacobini decapitarono la statua di Filippo II e sul busto monco venne posizionata la testa di Bruto. Con il ritorno però degli Austriaci a Milano durante la Resturazione (1815-1830) la testa venne rimossa e la statua di Bruto fatta a pezzi lasciando la nicchia vuota fino al 1833, quando al suo interno collocarono l’effigie tuttora esistente di sant’Ambrogio, patrono di Milano, con le vesti di proconsole romano, opera di Luigi Scorzini. Milano - Palazzo dei Giureconsulti. Luigi Scorzini, S. Ambrogio benedicente, statua in una nicchia della facciata (1833). La difficile convivenza tra i vari organismi ospitati causò continui lavori di riadattamento delle strutture, iniziò infatti dopo l'Ottocento un periodo di massicci stravolgimenti. Parte dell'originaria struttura cinquecentesca venne distrutta dall'architetto Pietro Gilardoni che sopraelevando l'ala sinistra del Palazzo diede una nuova conformazione alla facciata verso via delle Farine. Ulteriori modifiche vennero fatte dall’architetto Enrico Terzaghi che decise di abbattere la parete che separava il salone al piano terreno dal portico esterno, e di chiudere questo con delle vetrate per ottenere un ambiente più confacente alle contrattazioni borsistiche. Nel 1862 venne approvato il progetto di riassetto urbanistico per Piazza del Duomo e dintorni che rese irriconoscibile l'antico Broletto. Si demolì una parte del Palazzo per aprire una strada (oggi via Mengoni) e venne costruita su progetto di Giovanni Battista Borsani una nuova facciata che risvolta verso la nuova via, riutilizzando i materiali dell’ala abbattuta. Nel 1887 sul lato occidentale, verso il Cordusio, venne ampliata la strada già esistente, al fine di incanalare il traffico di passaggio tra il Cordusio e Piazza Duomo, rendendo così il Palazzo dei Giureconsulti un edificio isolato, circondato da strade. Di conseguenza venne smontato il tratto occidentale del palazzo, triplicando il fornice che si apriva su Via S.Margherita, sacrificando però alcuni saloni interni. Sulla parte ricostruita venne riapplicata la decorazione recuperata dalle antiche mura. I lavori furono condotti con tale maestria che difficilmente si riescono a distinguere le parti originali recuperate e quelle ottocentesche di nuovo inserimento, anche se gli adattamenti con il riutilizzo di parti montate e poi smontate hanno comportato qualche scompiglio nella chiarezza dell'impostazione originaria. A fine dell’800, dunque, il Palazzo dei Giureconsulti assunse cosi le forme attuali. RESTAURI DAL NOVECENTO Negli anni tra il 1912 e il 1914 si assistette ad una trasformazione radicale degli spazi interni, ad opera di Angelo Savoldi, quando l’intera proprietà passò alla Camera di Commercio allontanando sia la Borsa che altre attività che, nel tempo, si erano insediate nelle sale interne. Savoldi progettò interventi che modificarono radicalmente gli interni del Palazzo, senza preoccuparsi che il nuovo risultasse in armonia con l’esistente. La prima opera fu la demolizione della grande volta che richiese cure e puntellazioni speciali. Si trovò che le fondazioni del palazzo erano insufficienti specialmente dovendosi approfondire lo scavo del sotterraneo per dare una maggiore altezza ai locali destinati all'archivio. Si verificò anche che i pilastri e le murature erano state in varie epoche, modificate e probabilmente nella ricostruzione si erano cancellati i muri vecchi spostando la posizione delle aperture preesistenti con grande scapito della stabilità. Si dovettero quindi fare i pilastri mattone per mattone modificando per ragione di simmetria e di migliore illuminazione il numero e la grandezza delle finestre verso via Farine portandole sugli assi di quelle di via Mercanti. In sintesi si procedette così: la chiesa centrale quasi del tutto scomparsa fu sostituita da uno scalone di rappresentanza in granito rosso levigato e marmi policromi, l'abside e la sacrestia furono utilizzate per praticarvi una scala e e un ascensore che dall'ingresso portassero al sotterraneo e a tutti i piani. Nell'ala orientale invece una galleria, corrispondente al portico sottostante, affiancò un salone dei ricevimenti. Al secondo piano furono sistemati gli uffici nell'ala occcidentale e la bibloteca nell'altra, la falda del tetto verso la via Mercanti fu sostituita da un terrazzo. Il porticato, chiuso da mezzo secolo per le necessità della Borsa fu restituito al pubblico. Durante la costruzione la Camera di Commercio fece proposta alla Commissione dei Monumenti di restaurare a proprie spese la Torre ma la proposta venne rifiutata dichiarando che il coronamento aveva carattere più religioso di campanile che non di torre civile. I bombardamenti del 1945 colpirono pesantemente il Palazzo, che subito dopo fu oggetto di un primo grande restauro che però non alterò l'assetto dell'edificio. Un secondo intervento fu avviato dalla Camera di Commercio nel 1983, con un'importante azione di recupero di tipo sia funzionale sia monumentale, finalizzata a riportare l'edificio alla sua originaria magnificenza civile. L'intervento venne affidato agli architetti Gianni Mezzanotte, che seguì l'opera di restauro, e Roberto Menghi, che si è invece occupato degli allestimenti interni. Il restauro ha interessato l'edificio nella sua globalità, coinvolgendone anche per la prima volta l'aspetto distributivo e strutturale fino ad arrivare anche al restauro delle superfici. Il salone sotterraneo venne liberato dalle tramezzature, permettendo la visione nella sua interezza della volta cinquecentesca a botte. Analogo intervento di
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