Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Paniere aggiornato COMPLETO (aperte e chiuse) di Filologia Germanica - Prof. Raffaghello, Panieri di Filologia Germanica

Paniere aggiornato (2022) COMPLETO (risposte aperte e chiuse corrette ed in ordine alfabetico) di Filologia Germanica della Prof. Cristina Raffaghello per il cdl in LINGUE E LETTERATURE MODERNE E TRADUZIONE INTERCULTURALE dell'Università eCampus (e-campus)

Tipologia: Panieri

2021/2022

In vendita dal 06/04/2022

Sara.79
Sara.79 🇮🇹

4.5

(2390)

791 documenti

1 / 116

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Paniere aggiornato COMPLETO (aperte e chiuse) di Filologia Germanica - Prof. Raffaghello e più Panieri in PDF di Filologia Germanica solo su Docsity! Set Domande FILOLOGIA GERMANICA LINGUE E LETTERATURE MODERNE E TRADUZIONE INTERCULTURALE Docente: Prof. Raffaghello Cristina PANIERE FILOLOGIA GERMANICA LM-37 a che caso è declinato an thinun uuordun? Al dativo plurale A che categoria appartiene il sostantivo burg 'cittadella'? Alla categoria degli atematici A che categoria appartiene il sostantivo mann 'uomo'? Alla categoria degli atematici A che categoria appartiene il sostantivo naht 'notte'? Alla categoria degli atematici A che classe appartiene il verbo afsebbian 'notare'? Alla sesta A che classe appartiene il verbo heffian 'sollevare'? Alla sesta A che classe appartiene il verbo kuman 'venire'? Alla quarta A che classe appartiene il verbo liogan 'mentire'? Alla seconda A che classe appartiene il verbo sehan 'vedere'? Alla quinta A che classe appartiene il verbo springan 'saltare'? Alla terza A che classe appartiene il verbo swellan 'gonfiare'? Alla terza A che classe appartiene il verbo weban 'tessere'? Alla quinta A che classe appartiene il verbo werpan 'gettare'? Alla terza A che classe appatiene il verbo winnan 'guadagnare'? Alla terza A che cosa corrisponde la forma barun (a indica a lunga)? Preterito plurale A che cosa corrispondono i sostantivi in -nd? Ad antichi participi presenti sostantivati A che cosa è legato il fenomeno della diffrazione? Alle lectiones difficiliores A che cosa serve la recensio? Per isolare le banalizzazioni, gli abbellimenti, le alterazioni presenti in un testimone manoscritto A che cosa serve l'indagine preliminare sulle circostanze e le modalità della produzione e della trasmissione del testo? A conoscere e a utilizzare in modo funzionale il complesso delle informazioni che il testo contiene A che cosa serve lo stemma codicum? Quando bisogna ricostruire un testo che ci è pervenuto in più manoscritti A che cosa si riferisce il sostantivo drohtin? Al Signore A che epoca può essere databile il cofanetto di Auzon? XI secolo A che epoca può essere databile la croce di Ruthwell? VIII secolo A che flasse appartiene il verbo fretan 'divorare'? Alla quinta A che forma corrisponde esattamente 'primo'? Al superlativo dell'avverbio er 'presto' A che genere appartiene il sostantivo endi 'fine? maschile A che genere appartiene il sostantivo word 'parola' – neutro A che numerale corrisponde fiertein? Quattordici A che periodo appartiene il prestito 'strada' nelle lingue germaniche? Al periodo = (0) A proposito del numero, in sassone antico che cosa si conserva nella flessione pronominale? Singolare, plurale e a volte alcune tracce di duale A quale categoria appartengono i sostantivi in consonante? Alla categoria debole A quale categoria appartiene il sostantivo naht 'notte'? Ai sostantivi atematici A quale classe appartiene il verbo biddian 'pregare'? Alla quinta A quale classe appartiene il verbo bi-hullian 'nascondere'? Alla prima A quale classe appartiene il verbo hrissian 'tremare'? Alla prima A quale classe appartiene il verbo s?kian 'cercare' - Alla prima A quale classe appartiene il vero malon? Alla seconda A quale gruppo appartiene il sostantivo kunni 'stirpe'? ai sostantivi in -ja A quale gruppo appartiene il sostantivo sundia 'peccato'? ai sostantivi in -jo A quale importante monastero si collega la tradizione indiretta relativa alla presenza del Vercelli book in Italia? Al monastero di Bobbio A quale sfera semantica appartengono i temi in -r? A quella della famiglia A quando risale la stesura del Heliand? All'840 A quando risalgono i primi prestiti dal latino al germanico (periodo 0)? Tra il I secolo a.C. al I secolo d.C. alofatun (v. 2009) che cos'è? Un sostantivo al dativo plurale beztz (v. 2011) che cos'è? Un avverbio Che avverbio è adro? Avverbio di tempo Che avverbio è aftan? Avverbio di luogo (stato in luogo) Che avverbio è forana? Avverbio di luogo (moto da luogo) Che avverbio è simbla? Avverbio di tempo Che caratteristica ha il pronome personale di terza persona? Conserva i tre generi (maschile, femminile e neutro) che caratteristica ha il verbo skerian 'spartire'? seppur appartenente alla prima classe, non presenta geminazione della consonante mediana Che caratteristica hanno i verbi forti della sesta classe? Quella di avere vocale radicale lunga Che caratteristicha hanno i prestiti provenienti dal longobardo? residui della seconda rotazione consonantica Che caratteristiche hanno i verbi forti della prima classe? Oltre alla vocale radicale alternante presentano la i RISPOSTE CHIUSE Chi era Notker Labeo? Un traduttore che rese in dialetto alemannico svariate opere della tarda antichità e dell'alto medioevo Chi era Sassone Grammatico? L'autore dei Gesta Danorum Chi era Walter von der Vogelweide? Il maggior esponente dei Minnesaenger Chi fu l'editore che si occupò per primo dell'edizione della Genesi non di area sassone antica? Franciscus Junius Chi pubblicò per la prima volta il Heliand? Andreas Schmeller Chi scrisse le Omelie cattoliche? Aelfric di Eynsham Chi scrisse l'Edda in prosa - Snorri Sturlusson ciuffo che prestito è? longobardo Come deve essere la costruzione dello stemma? Rigorosamente rispondente alle vicende della tradizione manoscritta Come è meglio procedere nella combinatio? Limitarla ai soli casi in cui le varianti conservino porzioni varie della lezione originaria e che tale lezione sia ricostruibile attraverso la loro combinazione Come formano il preterito singolare e plurale i verbi preterito-presenti? con l'aggiunta di un suffisso in dentale Come formano il preterito singolare, il preterito plurale e il participio preterito i verbi deboli? Con l'aggiunta di un suffisso in dentale come mai i verbi deboli sono detti deverbativi? Perché possono derivare da verbi forti, sostantivi o aggettivi Come mai i verbi forti della settima classe si chiamano a raddoppiamento? Perché raddoppiano il fonema iniziale al preterito singolare e plurale Come mai i verbi forti si chiamano così? Perché hanno la forza di cambiare la vocale radicale nella formazione del proprio paradigma Come mai iverbi preterito-presenti si chiamano così? Perché hanno la forma al preterito e il significato al presente Come si consrva in sassone antico la j che opera geminazione dopo vocale breve? In i Come si forma il numerale ordinale secondo? Dall'aggettivo adar 'altro' Come si formano i numerali undici e dodici? Con l'unità e la radice del verbo 'lasciare' Come sono formati i numerali ordinali da tre in poi? Col suffisso -to, -the e -do Come viene formato il pronome possessivo in sassone antico? Come nelle altre lingue germaniche, con il genitivo del pronome personale e l'aggiunta del suffisso -N di origin indoeuropea Con che cosa si costruiscono i numerali che finiscono in -tig (v. ad esempio thritig 'trenta')? Col genitivo plurale Con cosa è ricostruito oggi il codex interpositus? Con l'aiuto della maggioranza dei soli suoi discendenti indipendenti Con cosa è ricostruito oggi l'archetipo? Con l'aiuto della maggioranza dei codices interpositi (o dei subarchetipi) ai quali fanno capo i rami indipendenti della tradizione Con quale altra lingua germanica è in comune la formazione del pronome dimostrativo in sassone antico? Con l'alto tedesco antico con quale altra lingua germanica il sassone antico condivide la peculiarità dei verbi della terza classe - Con l'inglese antico Con quale altra lingua indoeuropea è condivisa la formazione dei numerali undici e dodici? Col baltico consta che cos'è? verbo preterito presente espresso al preterito singolare Cos'è il numerale cento? Un sostantivo neutro singolare e plurale Da che cosa è attestata l'esistenza di un archetipo? Da almeno un errore significativo comune a tutti i testimoni manoscritti Da che cosa è caratterizzata la flessione debole dei sostantivi? Dai temi in consonante Da che cosa è caratterizzato il Heliand? Dallo 'stile a gancio' Da che cosa è indicato l'archetipo? Dalla lettera omega maiuscola dell'alfabeto greco Da che cosa può dipendere l'errore? Da fattori psicologici, per contaminazione tra manoscritti o per poligenesi Da che cosa sono caratterizzati i verbi forti della settima classe appartenenti alla prima categoria? Dalreterito singolare e plurale con e 2 (lunga) Da che cosa sono caratterizzati i verbi forti della settima classe appartenenti alla seconda categoria? Dal preterito singolare e plurale con eo Da che cosa sono rappresentati in sostantivi forti e deboli nel sassone antico - Dai temi in vocale Da cosa sono caratterizzati i verbi deboli della prima classe? Dal suffisso -j Da dove provenne la spinta per il completamento della conversione dei Sassoni? Da Utrecht Da quali lingue è costituito il basso tedesco antico? Dal sassone e dal basso francone Da quante fasi è costituita la restitutio textus? Due Da quanti carmi è composta l'Edda in poesia o Canzoniere Eddico? Ventinove Dal prologo del Heliand per quale scopo venne commissionato il Heliand? Affinché i Sassoni comprendessero la religione cristiana Dal punto di vista consonantico da che cosa sono caratterizzati il basso francone e il sassone? Dall'assenza della seconda rotazione consonantica Dal punto di vista morfologico quanti casi si conservano in germanico rispetto all'indoeuropeo? Quattro Di base, la "S.Elena" rientra nel genere – agiografico Di che genere sono i sostantivi in -a? Maschili e neutri Di norma, nella ricostruzione della tradizione manoscritta che ci trasmette un testo, che cosa sono gli errori? Gli effetti ultimi e manifesti di cause precedenti Di quale alfabeto si avvalse prevalentemente Ulfila per rendere i testi Sacri in visigotico? Dell'alfabeto greco Di solito come sono le tradizioni classiche? Quiescienti Di solito come sono le tradizioni germaniche? Attive Di solito dove va collocato il testo ricostruito criticamente? Nella parte superiore della pagina è importante l'attività glossatoria, ossia di traduzione, in area germanica? Sì, è particolarmente rilevante è importante l'indagine del testo in rapporto a tutti i codici che ce lo tramandano? Sì, è indispensabile è probabile che due scribi abbiano deformato nello stesso luogo e in modo diverso un testo? No Fara Sabina, Fara Novarese che origine hanno? Longobarda geban (v. 1996) che cos'è? Un verbo forte della quinta classe Genesi, Daniele, Esodo, Cristo e Satana furono scritti da Caedmon? No, gli furono solo attribuiti, ma la paternità risultò poi errata geng (v. 2000) che cos'è? Il preterito singolare indicativo del verbo atematico gan gengun che cos'è? Preterito plurale del verbo atematico 'andare' gihwat che pronome è? Indefinito giuderdone che prestito è? francone Gli avverbi che derivano da aggettivi che desinenza prendono in sassone antico? in -o Gli avverbi di luogo, quando esprimono moto a luogo, quale desinenza adottano? La -r Gli avverbi di luogo, quando esprimono moto da luogo, quale desinenza adottano? La -n(a) Gli avverbi o quegli avverbi che formano il comparativo e il superlativo che suffisso adottano? or/ur Gli avverbi possono avere il comparativo e il superlativo? Sì gomun (v. 2002) che cos'è? Un sostantivo debole in nasale al dativo plurale habda (v. 2003) che cos'è? Un verbo debole della terza classe al preterito singolare indicativo I codici recenziori devono essere studiati? Sì I nomi propri dove recano l'accento? Sulla sillaba iniziale I prestiti riguardanti i colori come bianco e grigio a che cosa erano dovuti essenzialmente? al commercio delle pelli e al manto dei cavalli I pronomi interrogativi hanno origine indoeuropea in germanico e quindi anche in sassone antico? Sì I sostantivi col tema in -r a quale sfera semantica appartengono? alla sfera della famiglia I sostantivi in -i di che genere sono? Maschili, femminili e neutri I sostantivi in -o di che genere sono? femminili I sostantivi in -th (thorn) a che genere appartengono? Neutro I termini riguardanti la sfera semantica dei fenomeni atmosferici che origine hanno? Indoeuropea I verbi preterito-presenti della terza classe da che cosa sono caratterizzati? Da liquida o nasale seguite da un'altra consonante I verbi preterito-presenti su cosa formano l'ottativo presente, l'infinito presente e il participio presente? Sul vocalismo radicale del plurale Ik che caratteristica ha dal punto di vista fonetico? La presenza della prima rotazione consoantica Il concetto di archetipo esprime una situazione testuale diversa se ci si riferiscea un archetipo della tradizione di testi classici o a un archetipo di una tradizione medievale? Sì Il gruppo consonantico ft come appare in sassone antico? ht Il nome proprio Erodes dove reca l'accento? Sulla prima o sulla seconda sillaba Il pronome hwat che funzione può avere in sassone antico, oltre che di pronome interrogativo? Di interiezione o avverbio Il pronome hwe (per e si intenda e lunga) che funzione secondaria può anche avere in sassone antico, oltre che di pronome interrogativo? Di pronome indefinito Il pronome personale gi, ge a che cosa corrisponde? Al pronome personale di seconda persona plurale al nominativo Il pronome personale ik a che cosa corrisponde? Al pronome di prima persona singolare, al nominativo Il pronome personale mik, mi, me a che cosa corrisponde? Al pronome di prima persona singolare, all'accusativo Il pronome personale seo, sea, siu, se a che cosa corrisponde? Al nominativo e all'accusativo plurale di tutti i generi del pronome personale di terza persona Il pronome personale thin a che cosa corrisponde? Al pronome personale di seconda persona singolare al genitivo Il pronome personale unk a che cosa corrisponde? Al pronome personale di prima persona duale all'accusativo e al dativo Il pronome personale user a che cosa corrisponde? Al - pronome personale di prima persona plurale al genitivo Il pronome personale wit a che cosa corrisponde? Al pronome personale di prima persona duale, al nominativo Il pronome selb 'stesso' quale flessione segue? Forte e deboe Il sassone antico ha il pronome riflessivo? No, non è conservato Il sostantivo dag 'giorno' a che classe appartiene? alla flessione forte in a Il sostantivo guma 'uomo' di che genere è? maschile Il sostantivo hand 'mano' a che categoria appartiene? Alla categoria dei sostantivi forti in -u Il sostantivo kunni 'stirpe' di che genere è? Neutro Il sostantivo leriand 'maestro' a che classe appartiene? ai sostantivi deboli in -nd Il sostantivo magath (n.b. th indicherebbe thorn) a che genere appartiene? Neutro Il sostantivo trewua 'patto' di che genere è? femminile Il suffisso presente nella prima classe dei verbi deboli che cosa provoca generalmente? la metafonia della vocale radicale al presente dell'indicativo e la geminazione della consonante finale del tema Il termine 'angelo' a quale periodo appartiene? Al periodo 1 Il termine 'guramento' di che origine è? celtica Il termine 'maestro' a quale periodo appartiene? Al periodo 2 Il testo riportato parzialmente sulla croce di Ruthwell in quale supporto manoscritto è giunto fino a noi? Nel Vercelli Book il verbo 'battezzare' nelle lingue germaniche che oigine ha? è un calco semantico Il verbo 'bere' di che origine è? Germanica Il verbo don (o indica o lunga) a quale classe appartiene? Agli atematici Il verbo egan 'possedere' (e indica e lunga) a che classe appartiene? Alla prima classe dei verbi preterito-presenti Il verbo giotan 'versare' a che classe appartiene? Alla seconda Il verbo glidan 'scivolare' a che classe appartiene? Alla prima il verbo libbian 'vivere' a quale classe appartiene? alla terza Il verbo motan 'potere' a quale classe appartiene? Ai verbi preterito-presenti della sesta classe Il verbo munan 'ricordare' a che classe appartiene? Ai verbi preterito-presenti della quarta classe In ambito germanico qual è un esempio di tradizione indiretta? La Getica di Jordanes che è la testimonianza indiretta della Historia Gothorum di Cassiodoro In area germanica, quali sono le opere più importanti che ci sono pervenute in codex unicus? Il Beowulf, il Carme d'Ildebrando e il Canzoniere Eddico In che cosa consiste la lectio difficilior? Nella scelta della lezione più difficile tra quelle attestate o congetturate per la sua maggiore rarità lessicale, sia morfologica che semantica In che cosa possono consistere le operazioni di restauro di un codice? Nelle integrazioni al testo, nelle espunzioni e nelle sostituzioni In indoeropeo il perfetto che cosa indicava essenzialmente? Le conseguenze nel presente di un'azione compiuta nel passato In quale altra area germanica è attestato il componimento Genesi? In area anglosassone In quale classe possono rientrare i verbi preterito-presenti? Nella classe dei verbi forti In quale scrittura venne redatto il Vercelli Book? Minuscola quadrate anglosassone In quali dialetti furono incise le iscrizioni sul cofanetto di Auzon? Northumbrico e forse mercico In quali lingue germaniche antiche è visibile il raddoppiamento dei verbi forti della settima classe? In gotico In quali manoscritti è giunto fino a noi il Dialogo tra l'anima e il corpo in inglese antico? Nell'Exeter Book e nel Vercelli Book In quali versi venne composto il Heliand? in versi allitteranti In quanti manoscritti ci è pervenuta la Genesi in sassone antico? In codex unicus In sassone antico è conservato il pronome relativo? No, ma come tutte le lingue germaniche lo forma da altri pronomi In sassone antico in quante sottoclassi si suddividono i verbi forti della settima classe? Tre In sassone antico quando si semplificano le consonanti doppie? In fine di parola e davanti a consonante In sassone antico, i verbi preterito-presenti hanno attestato l'infinito? Solo raramente in un'edizione di un testo è necessaria la nota introduttiva? Sì inizialmente che cosa significava albergo? rifugio dell'esercito' ioman che pronome è? Indefinito is (v. 2000) che cos'è? Un pronome possessivo maschile terza persona singolare L’avverbio leng ha la desinenza? no La comparazione dei testi latini e la traduzioni nelle lingue germaniche è importante? Sì, serve a individuare una serie di elementi utili e forse anche indispensabili per conoscere le circostanze e le modalità della trasmissione delle fonti latine e delle loro versioni in volgare La forma bot (o indica o lunga) a che cosa corrisponde? Al preterito singolare La forma gitogan a che cosa corrisponde? Al participio preterito La forma themu a che cosa corrisponde? Al dativo maschile singolare La forma thius a che cosa corrisponde? Al nominativo plurale neutro La lingua letteraria sovradialettale di area anglosassone è basata sul dialetto - sassone occidentale La tradizione manoscritta che ci tramanda il componimento il Dialogo tra l'anima e il corpo in inglese antico è con archetipo o senza archetipo? è una tradizione con archetipo L'ambiente sassone con quale altra area germanica ebbe maggiori contatti? Con l'area anglosassone lang (v. 2016) che cos'è? Un avverbio L'avverbio furdr a che cosa corrisponde (d sta per spirante interdentale sonora)? Al comparativo di forth Le coincidenze di semplici varianti o innovazioni di tipo sinonimico o per contaminazione possono essere considerate errori congiuntivi? No, non sono errori congiuntivi Le definizioni forte e debole legate al sistema verbale e nominale a chi sono dovute? A Jacob Grimm Le etnie germaniche che migrano nella ex Britannia sono - Angli, Juti, Sassoni, forse parte dei Frisoni Le forme hwe, hwie a che cosa corrispondono? Al nominativo maschile singolare Quando avvenne la conversione dei Sassoni? Nel 785 per volere di Carlo Magno Quando avviene la palatalizzazione delle occlusive velari? Nella fase tarda del sassone antico Quando cade normamente -h? In posizione mediana Quando Carlo Magno invase le terre di Sassonia che cosa distrusse? La quercia Irminsul Quando divenne importante il basso tedesco? Nel 1361 in quanto divenne il dialetto della Lega Anseatica Quando due manoscritti sono contemporanei, dove risiede l'origine degli errori comuni? In alcuno dei due manoscritti, bensì è probabile che fossero presenti nell'originale Quando è necessario ricorrere alla divinatio nella ricostruzione di un testo? Quando le operazioni precedenti hanno dato come risultato un testo che presenta delle corruttele Quando fu fondato il primo monastero sassone? Nell'817 da Aldhard di Corbie Quando fu presumibilmente scritto l'Inno di Caedmon? Intorno al 665 Quando fu redatto il Ludwigslied? Nell'882 Quando furono pronunciati i Giuramenti di Strasburgo? Il 14 febbraio 842 Quando i rapporti tra due codici possono portare a una tradizione con o senza archetipo? Quando due manoscritti sono coevi o la loro datazione è incerta a seconda che entrambi conservino o meno un errore significativo di tipo congiuntivo Quando il filologo può sanare con l'aiuto del suo iudicium un testo? Una volta individuata la tradizione originale del testo mediante lo stemma Quando iniziò il periodo di campagne contro i Sassoni da parte di Carlo Magno? Nel 772 Quando nella ricostruzione della tradizione manoscritta bisogna operare ope ingenii? Quando risulta impossibile scegliere tra le lezioni conservate in tutti i testimoni Quando passa da un codice a un altro un testo può mutare - Sì, certamente Quando penetrarono i termini dal celtico in germanico? Tra il VI e il V secolo a.C. Quando si ha contrazione in sassone antico? Tra vocale radicale e vocale seguente atona per caduta di h, w, j Quando si può parlare di recensione aperta? Quando le lezioni si possono ricostruire tramite il iudicium del filologo Quando si può parlare di recensione chiusa? Quando le lezioni si possono ricostruire meccanicamente tramite lo stemma codicum Quando un errore può essere considerato significativo? Se la causa che ha prodotto l'errore non è riconducibile a interventi correttivi o se è dovuta alla trasmissione verticale Quando una recensione è chiusa, c'entra la legge della maggioranza? Sì Quando venne pubblicato per la prima volta il Heliand? Nel 1830 Quando viene usato il pronome wiht? Al neutro e nelle frasi negative Quante classi ci sono di verbi deboli in sassone antico? Tre Quante classi ci sono di verbi forti? Sei più una settima che comprende i verbi a raddoppiamento Quante classi di verbi preterito-presenti ci sono? Sei Quante e lunghe ci sono in indoeropeo? Una Quante flessioni ci sono in germanico (e quindi in sassone antico) riguardo al sistema nominale? la flessione forte e la flessione debole Quante omelie sono contenute nel Vercelli Book? ventitre Quante opere firmate da Cynewulf si trovano nel Vercelli Book? due Quante poesie sono contenute nel Vercelli Book? Sei Quanti accenti c'erano in sassone antico? Uno primario e uno secondario Quanti gruppi di verbi della prima classe ci sono in sassone antico? Due (a sillaba radicale breve e a sillaba radicale lunga) Quanti numeri si conservano nel passaggio da indoeuropeo a germanico riguardo alla flessione nominale e coniugazione verbae? Solo singolare e plurale Quanti tipi di emendatio ci sono? Tre Riguardo al consonntismo, che caratteristiche presenta il sassone antico? La prima rotazione consonantica e la legge di Verner Riguardo al sistema verbale, in indoeuropeo che cosa poteva esprimere la categoria del tempo? Presente, passato e futuro Riguardo al sistema verbale, nel passaggio da indoeuropeo a germanico, il sassone antico conserva la categoria dell'aspetto? No Riguardo alle operazioni della collatio come si procede per ricostruire un testo? Dapprima si individua un esemplare di collazione, poi trascrive minuziosamente il testo "fotografandolo" con tutte le sue peculiarità, dopodiché si confrontano tutti i testimoni che ce lo tramandano e si segnano le varianti Riguardo alle vocali brevi cosa succede alla a breve nel passaggio da indoeuropeo a germanico? resta a breve Riguardo alle vocali brevi cosa succede alla o breve nel passaggio da indoeuropeo a germanico? passa ad a breve Riguardo alle vocali lungh che cosa succede alla a lunga nel passaggio da indoeuropeo a germanico? passa ad o lunga selbo (v. 1998) che cos'è? Un pronome dimostrativo Sesto Godano da quale etnia prende origine? Dai Goti spia che prestito è? gotico sprecan (v. 2018) che cos'è? Un verbo forte della quinta classe su che cosa è basato il prestito faida - sul participio presente del verbo odiare Su che cosa è modellato il preterito del germanico? Sul perfetto dell'indoeuropeo Su che cosa poggiava le basi l'impero franco? Sulla religione cristiana Su che cosa si basa l'usus scribendi? Sulle specificità linguistiche e stilistiche del testo peculiari al suo autore, al genere letterario e all'epoca di stesura Su che cosa si basava il criterio dei codices plurimi? Sul consenso della maggioranza dei testimoni intesa come somma materiale dei testi a disposizione Su quale radice (di origine indoeuropea) forma il pronome dimostrativo il sassone antico? Sulla radice TO Su quali radici è formato il verbo essere - ES-, BHEU, WES Su quali temi è basata la flessione debole degli aggettivi? Sui temi in consonante (nasale) Su quali temi è basata la flessione forte degli aggettivi? Sui temi in vocale Su quante radici di origine indoeuropea si forma il verbo essere? Tre Successivamente il pronome dimostrativo che funzione assume in sassone antico? Di articolo determinativo thrim a che caso è declinato? Al dativo Tra i segni diacritici che cosa indicano le parentesi tonde ( )? Le abbreviazioni Tra i segni diacritici che cosa indicano le parentesii uncinate <> ? Le aggiunte e/o le integrazioni congetturali dell'editore tra i sigla che cosa indicano le lettere maiuscole dell'alfabeto latino? I manoscritti giunti fino a noi Tra le seguenti opere, sono sicuramente di Cynewulf - "Giuliana" e "Destini degli Apostoli" (o "Atti degli Apostoli") tweio a che caso è declinato? al genitivo Ulfia tradusse tutta la Bibbia in visigotico? No, tralasciò il Libro dei re e l'Epistola agli Ebrei Un codice che contiene uno i più testi, che possono appartenere al medesimo genere oppure avere carattere misto e variegato, viene definito - codice miscellaneo Un codice che in origine conteneva un documento, poi cancellato per riutilizzare il supporto materiale per trascrivere un altro testo si chiama - codice palinsesto Un errore commesso da un copista-correttore può offrire garanzie sufficienti di derivare da un modello comune? No Una caratteristica dell'antica metrica germanica è? l'allitterazione tra vocali diverse uualdandes sunu che cos'è? sono entrambi sostantivi, il primo debole e il secondo forte uuarun (v. 2006) che cos'è? Il preterito plurale indicativo del verbo essere 1 FILOLOGIA GERMANICA DOMANDE A RISPOSTA APERTA Lezione 002 05. Si illustri la figura di Ulfila Ulfila, il cui nome significa letteralmente” piccolo lupo”, nascque da padre goto e madre originaria della Cappadocia. A causa della presa di genti cappadoce da parte degli imperatori Valeriano e Gallieno nel 264, Ulfila crebbe con l’influsso della religione cristiana e, più in là, prenderà addirittura parte a Costantinopoli ad una disputa fra Ariani ed Ortodossi. Nel 341 viene eletto da Eusebio di Nicomedia come vescovo dei Goti e da lì, per sette anni, fu costretto a cambiare spesso paese a causa delle persecuzioni del re goto pagano Atanarico, fin quando l’imperatore Costanzo II gli diede il permesso di stanziarsi insieme ai goti cristianizzati in Mesia. La figura di Ulfila è ricordata soprattutto per la sua traduzione della Bibbia dal greco in visigotico; gli unici due libri a non essere stati tradotti furono il Libro dei Re, perché considerato a carattere violento e dunque non adatto ad un popolo belligerante come i Goti, e l’Epistola agli Ebrei, poiché insisteva troppo sulla natura divina del Figlio. 06. Si illustrino i tipi di alfabeti che Ulfila adottò per rendere in volgare i Testi Sacri Ulfila non si avvalse dell’alfabeto runico, poiché reputato troppo legato alla sfera magico- pagana e inadatto a un uso corsivo. Di conseguenza egli dovette mettere a punto un alfabeto. L’alfabeto di Ulfila è basato sull’alfabeto greco, dal quale egli desunse venti lettere, come si nota dalla loro successione e dal valore numerico. Tuttavia egli dovette adottare alcune lettere dall’alfabeto latino e alcuni segni dall’alfabeto runico, laddove in greco o in latino non vi fossero segni corrispondenti. Di conseguenza nella costituzione dell’alfabeto, Ulfila cercò di armonizzare sapientemente le esigenze del sistema fonetico gotico alla struttura dell’alfabeto greco, accogliendo, nei casi di difficoltà, sia le lettere dell’alfabeto latino, sia i segni del tradizionale alfabeto runico. 07. Si illustrino le migrazioni dei Goti La principale fonte a narrarci le migrazioni delle genti gotiche è Jordanes, storico romano di nazionalità ostrogota. I Goti lasciarono la Scandinavia intorno alla metà del II sec. a.C. giungendo lungo la parte inferiore della Vistola. Iniziarono poi nel II sec. d.C. a migrare verso sud giungendo fino ai Carpazi e al Mar Nero. I primi scontri coi Romani ebbero origine nel III d.C., in modo particolare si ricordi lo scontro con Caracalla del 214, quando iniziò anche la suddivisione interna fra visigoti ed ostrogoti. Il IV secolo divenne fondamentale per i Visigoti in quanto essi poterono avere l’intera provincia dacica dalla quale si mossero poi verso la Mesia in un primo momento, verso Costantinopoli e Roma in un secondo. Dopo aver saccheggiato Roma nel 410, si stanziarono in Galliafodando il loro regno con capitale Tolosa nel 418, regno che fu destinato a durare ben poco a causa della imminente sconfitta dei Franchi. Per quanto concerne gli Ostrogoti, essi rimasero sotto gli Unni 4 Il Beowulf, composto nel VIII sec. e composto da 3182 versi allitteranti, è probabilmente opera di un ango vissuto nei primi secoli dell’VIII e ci è giunto in un codex unicus nel manoscritto londinese Cotton Vitellius A XV. Nulla sappiamo dell’autore, probabilmente uomo acculturato e forse di origine nordica per la presenza di kenningar scandinavi nel testo. E’ probabile che l’opera ebbe una lunga traduzione orale e, dunque, non sono da escludere rimaneggiamenti e adattamenti vari. La storia è nota: si tratta dell’eroe Beowulf il quale sconfigge il mostro Grendel che infestava la reggia del re di Danimarca; ma, cinquant0’anni dopo, richiamato per uccidere un altro mostro, perde la vita uccidendolo in combattimento. Si notano nell’opera e soprattutto nel protagonista sia influssi cristiani che pagani, nonché la grande morale finale: è giusto essere coraggiosi, ma non bisogna mai eccedere nella superbia. 12. Si illustri la figura di re Alfredo il Grande L’Inghilterra, che agli inizi del IV sec. era martoriata da continue lotte fra Angli, Sassoni, Iuti e Frisoni, venne riunita sotto l’operato di Alfredo il Grande del Wessex, portando i Sassoni ad avere la meglio sugli altri popoli e riunendo l’Eptarchia. Alfredo è ricordato per essere stato l’iniziatore della prosa poiché, resosi conto delle cattive condizioni in cui versava la cultura clericale del suo tempo, si dedico alla volgarizzazione di varie opere, fra cui la Cura pastoralis di Gregorio Magno, ma anche il De consolatione philosophiae di Severino Boezio, i Soliloquia di Sant’Agostino e i cinquanta Salmi che costituiscono il Salterio di Parigi. Ma soprattutto egli fu l’ideatore, il promotore e il coordinatore della Cronaca anglosassone, basata sugli annali dei monasteri, sull’ Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda e in parte sul Chronicon di Paolo Orosio. 13. Si illustri il contenuto dell'Exeter Book L’Exeter Book è costituito da tre codicilli separati che riflettono tre periodi diversi. Il codicillo 1 contiene componimenti che riguardano la salvezza dell’anima: Cristo I - II - III , due componimenti sulla vita di San Guthlac conosciuti come Guthlac A e Guthlac B . Il codicillo 2 è il più antico e deriva da modelli continentali comprende Azarias e Giuliana (narrativi); il Viandante e il Navigante (elegiaci); tre componimenti allegorici la Fenice, la Pantera ela Balena ; Widsith (encomiastico); le Rovine in cui viene celebrata la grandezza del passato di un centro termale fondato dai Romani (Bath), ormai distrutto a causa delle invasioni vichinghe. La maestosità del passato è paragonata al degrado del presente; il Deor che tratta di un menestrello ( scop ) che ha perso il favore del suo signore e richiama alla mente altre sventure capitate ad altre persone. Contiene Cristo e Giuliana di CYNEWULF. 14. Si illustri la figura di Cynewulf Il nome Cynewulf compare per la prima volta all’interno di alcuni poemetti contenuti nell’Exter Book e nel Vercelli Book in caratteri runici e sottoforma di acrostico. Oltre al pomeetto Elena, in cui si ha notizia della sua tardiva conversione alla vita religiosa, abbiamo notizia nel Vercelli Book anche del Sogno della Croce, a lui attribuito, l’Andreas, Be manna lease (un componimento che riguarda la falsità 5 degli uomini) e il Dialogo tra l’anima e il corpo (I) , presente anche nell’ Exeter Book . Per quanto concerne la poesia anonima, si hanno attestazioni del poeta nei tre codicilli dell’Exter Book, dei quali il primo contiene componimenti che riguardano la salvezza dell’anima; il secondo, più antico, contiene modelli quali Azarias e Giuliana (narrativi); il Viandante e il Navigante (elegiaci); tre componimenti allegorici la Fenice, la Pantera e la Balena ; Widsith (encomiastico); le Rovine; il Deor che tratta di un menestrello che ha perso il favore del suo signore e richiama alla mente altre sventure capitate ad altre persone. 15. Si illustri la figura di Caedmon L’ Inno alla Creazione è opera di un uomo che non aveva mai imparato a leggere e a scrivere. Fu composto intorno al 665 e consta di nove versi. Ne abbiamo una versione sassone occidentale, una northumbrica e una latina, sebbene l’Inno fosse stato anche tramandato oralmente. Caedmon era destinato a fare il guardiano di animali, ma una notte, mentre si svolgeva una gara fra cantori, preso come da divina ispirazione compose un inno alla Creazione. L’inno di Caedmon narra dell’onnipotenza di Dio, della creazione e dell’inizio dell’umanità. In seguito Caedmon prese i voti e fu molto devoto, seguì con zelo le regole monastiche e morì molto serenamente. A Caedmon, inoltre, furono attribuiti i quattro poemetti Genesi, Esodo, Daniele, Cristo e Satana contenuti nel ms. Oxford, Bodleian Liibrary, Junius XI, pubblicato nel 1655 da Franciscus Junius. In seguito la paternità di Caedmon si rivelò errata, sebbene la denominazione Inni caedmoniani sia rimasta. Lezione 004 06. Si illustrino le caratteristiche letterarie del basso tedesco medio Il basso tedesco medio nel XIII sec. venne essenzialmente utilizzato sia a fini evangelici che per scopi economici da ceti interessati ai commerci. Nel 1361 divenne lingua ufficiale della Lega Anseatica, un’associazione di commercianti e, poco a poco,iniziò ad essere parlato anche nelle Fiandre, in Inghilterra, Svezia e Russia. L’opera più significativa in basso tedesco medio è il Sachsenspiegel o ‘Specchio del Sassoni’, una raccolta di leggi redatta tra il 1221 e il 1224 ad opera di Eineke Von Repchow. Nel Sachsenspiegel il diritto viene reso noto a tutti, in modo che ognuno si possa ritrovare come ci si ritrova nella propria immagine come quando ci si specchia. Venne redatto sia per la lettura in pubblico - come si deduce dalla formula nu vermendet ‘sentite adesso’ - che per la lettura singola. 07. Si illustrino le caratteristiche letterarie dell'alto tedesco medio Nel XII secolo l’alto tedesco raggiunge la sua fase media: ciò è deducibile sia da cambiamenti morfologici che sintattici e lessicali. Molte furono le attività culturali a proliferare sotto Federico Barbarossa, dinasta svevo, la cui lingua standard sarà la lingua dei Minnesänger. Sotto gli svevi si affermò inoltre il nuovo ceto sociale dei cavalieri e l’ideale di vita cortese, sul quale ebbe notevole influenza il mondo cavalleresco francese. Dal punto di vista letterario, gli ideali della nobiltà cavalleresca sono ben espressi nelle opere 6 di Wolfram von Eschenbach ( Parzifal ) Gotfried von Strassburg ( Tristano ) e Hartmann Von Aue ( Gregorius ) i quali, rifacendosi alle opere di Chrétien de Troyes, fanno rivivere la leggenda di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda, insieme al mito del Santo Graal e di Tristano ed Isotta. 08. Si illustrino le opere più rilevanti dell'area dialettale bavarese Per quanto concerne l’area bavarese, sappiamo che a Freising, intorno al 760, venne redatto il primo glossario latino-alto tedesco detto Abrogans, a noi pervenuto in tre copie in alemanno del secolo IX. Esso è un glossario alfaberico e prende il nome dal primo lemma al suo interno, abrogans, appunto, che significa umile. Dell’area bavarese è anche la Preghiera di Sigiharts . Da Monsee, invece, giungono invece i cosiddetti Frammenti di Monsee contenenti alcuni brani tradotti del Vangelo Di Matteo e altri Testi Sacri. Da Wessobrunn ci è pervenuta invece la Preghiera di Wessobrunn , una composizione in parte in versi allitteranti, in parte in prosa. Il Muspilli, invece, di incerta paternità edi cui si sconosce anche il luogo di redazione, è un componimento incompleto, d’ispirazione cristiana, sebbene vi siano reminiscenze ancora pagane. Si tratta di circa 100 versi allitteranti (sebbene si insinui qua è là la rima finale) sulla fine del mondo e sul Giudizio Universale. 09. Si illustri il genere e il contenuto del Ludwigslied Il Ludwigslied (o Carme di Ludovico) composto per celebrare la vittoria di Ludovico III sui Normanni a Saucourt nell’881. È un carme encomiastico in cui vengono esaltate le virtù guerriere dell’eroe, nel rispetto della tipica tradizione germanica; tuttavia esso è permeato di influssi cristiani; infatti l’eroe quando è in pericolo è guidato dalla potenza divina. 10. Si illustri l'attività del monastero di San Gallo In area alemanna il monastero di San Gallo rappresentò pr secoli il centro culturale più importante, dove furono stilate le traduzioni del Padre Nostro di S. Gallo e la regola Benedettina. Notker Labeo o Notker III o il Teutonico (952-1022), grande traduttore, volgarizzatore di classic e autore del primo trattato musicale in lingua tedescai, vi operò per lungo tempo e, probabilmente anche per questo motivo, il monastero crebbe di importanza. La sua prosa e le sue traduzioni vengono ad oggi considerate dai moderni di straordinaria importanza poiché egli non si limitò semplicemente a tradurre i classici, ma inserì elementi lessicali chiari, particolari e vividi. 11. Si illustri la figura di Ottfried von Weissenburg Questo monaco è stato il primo poeta tedesco, che scrisse in lingua volgare e di cui è noto il nome. Visse nel IX secolo, tra l'800 e l'870, all'abbazia di Fulda e fu allievo di Rabano Mauro. Egli si serviva del dialetto francone-renano meridionale e componeva versi ritmati o in rima - cioè in un metro derivato dalla poesia latino-cristiana - costringendo in tal modo la lingua volgare tedesca ad accettare le regole della metrica. La sua opera più importante è il Liber Evangeliorum o Evangelienbuch, testo definito come un'"armonia 9 dall’archetipo alterato, con conseguenze danno se anche per la recensio. Il caso, poi, dei guasti materiali subìti dall’archetipo in un secondo tempo, è facilmente individuabile e la maggior parte delle tradizioni manoscritti ne è esente. Inoltre non hanno valore congiuntivo quei casi in cui vi sia una coincidenza di semplici varianti o innovazioni di tipo sinonimico o per poligenesi o ancora per contaminazione. La metà rossa non può essere cambiata. 06. Si illustrino le principali opere del medioevo svedese Con la conversione al Cristianesimo vi è l’ingresso nel mondo alfabetizzato occidentale, I centri monastici più importanti furono Sigtuna e Skanninge con personalità di maggior spicco, come Petrus de Dacia, Boetius del Dacia (domenicani), Matthias (canonico di Linkoping), Santa Cristina Stumbelen, Birgitta Birgersdotter (la futura Santa Brigida, madre di Caterina di Svezia, morta a Roma nel 1373). Il doppio monastero dove visse e operò Brigida, dopo essere rimasta vedova, divenne il principale centro religioso- culturale del Medioevo svedese. Al XIII secolo è legato il nome di Brynolphus (vescovo di Skara) che scrisse i suoi versi in latino, nonostante sia considerato il primo poeta svedese. Tuttavia, nel secolo seguente (XIV) Brigida redasse le sue Revelationes in svedese (ma subito tradotte in latino dal priore Petrus di Alvastra e da Petrus di Skanninge). Constano di otto libri, redatte in svedese, ma come appena affermato, subito tradotte in latino. Altre visioni sono contenute nelle Revelationes extravagantes ricche di agiografie in latino. Ciononostante, i primi documenti in volgare consistono di norme e leggi della metà del XIII secolo; il più antico documento in svedese, è un frammento del Vastgotalagen, un elenco di importanti personaggi laici e religiosi con un commento. Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo i documenti in volgare sono di carattere giuridico. Nel XIV secolo le prime traduzioni dal latino cominciano ad apparire: si tratta di traduzioni delle opere mistico-religiose e della Bibbia, inoltre vengono prodotti anche i primi scritti omiletici. I secoli XIV-XV rappresentano l’avvio verso la fase moderna della lingua. Per merito della Riforma venne promossa la traduzione della Bibbia ad opera dei fratelli Olaf e Lars Petersson (1540). Nel secolo seguente, lo svedese si liberò dell’influsso del danese che aveva avuto sin ad allora anche per motivi politici, acquistando caratteristiche sue proprie e recuperando forme arcaiche. Il lessico si arricchisce di prestiti basso-tedeschi e francesi e si avvia ad assumere quell’aspetto che tuttora conserva. 07. Si illustrino le principali opere del medioevo danese Anche per il danese le prime testimonianze scritte sono rappresentate dalle iscrizioni runiche risalenti tra l’800 e il 1150. In seguito, abbiamo raccolte di leggi. In questo periodo, la Danimarca aveva acquisito potenza e prestigio nell’Europa settentrionale sotto re Canuto il Grande, il quale riunì sotto il suo regno Inghilterra (1016), Norvegia nonché Scania (Svezia meridionale) e soprattutto sotto Canuto il Santo (1080-1086). Anche in questo caso, con la conversione al Cristianesimo la letteralizzazione della Danimarca cominciò a espandersi. Nella prima metà dell’XI secolo vi è la predominanza dell’influsso da parte del basso tedesco. Frequenti furono gli scambi nella Germania settentrionale di religiosi danesi e in Danimarca di vescovi, abati, preti secolari, monaci; quindi vi è una larga presenza culturale di marca a tedesca nella liturgia e nella venerazione dei Santi. Sotto Canuto il Grande (10161035) e sotto Canuto il Santo (1080-1086) l’influsso tedesco 10 si attenuò sopraffatto dal peso dell’influsso anglosassone. Tra la seconda metà del XII secolo sino agli inizi del XIII la Danimarca fu coinvolta dall’influenza normanna e angioina (scrittura proto-gotica). La prime trattazioni in latino, le cronache e gli annali rappresentano la prima documentazione. Tuttavia, il XIII secolo è costituito dalla produzione più significativa costituita da tre codici di leggi: le leggi delle province dello Jutland, Sjaelland e Skane. Con l’introduzione della stampa (XV secolo) si sentì maggiormente la necessità di una lingua unitaria e il dialetto che godeva di maggior prestigio era quello della penisola dello Sjalland, nella zona di Copenhagen. Il danese si avvia verso quella fase moderna, acquisendo prestiti dal basso tedesco. Un grande impulso venne dato dalla traduzione della Bibbia promossa a seguito della Riforma, la cosiddetta Bibbia di Cristiano III nel 1350 Lezione 007 07. Si descrivano brevemente la recensio e la emendatio Karl Lachmann, filologo tedesco teorizzò il metodo della critica del testo, che fondava, servendosi della recensio, esclusivamente su pochi testimonî sicuri, ordinati genealogicamente in modo da ricostruire il più meccanicamente possibile l'archetipo; da questo risaliva, mediante l'emendatio, all'originale. Le tappe della ricostruzione di un testo vicino all’originale sono a) la recensio che, in primo luogo, raccoglie e analizza la tradizione manoscritta; in secondo luogo ne ricostruisce le vicende; infine nella sua fase conclusiva (denominata examinatio) restituisce ciò che è o che può essere assunto come testo originale, unicamente in base allo stemma codicum (ope codicum). b) La emendatio che ricostituisce il testo mediante correzioni congetturali (ope ingenii) laddove la recensio è risultata insufficiente a sanare quei guasti o corruttele che si sono introdotti nel testo durante la trasmissione manoscritta. Tutto ciò serve a ristabilire i rapporti genealogici tra codici. Si tratta dunque di procedimenti rivolti entrambi al recupero storico del testo. Riguardo alle relazioni tra testo e codice si tratterà nelle prossime lezioni. 08. Si descrivano le relazioni tra testo e codice Quando si deve recuperare storicamente un testo si impongono due considerazioni. La prima è che le tradizioni letterarie germaniche sono ricostruibili in rapporto alla reperibilità dei manoscritti; quindi sono i codici (in qualità di «portatori di testi») che condizionano le nostre conoscenze, subordinandole alla loro esistenza. La sopravvivenza dei codici costituisce il presupposto necessario affinché sia possibile recuperare testimonianze che altrimenti sarebbero state perdute. Il fatto che i codici giunti fino a noi siano in quantità esigua dà la misura della loro individuale preziosità e del loro valore documentario e testimoniale. Infatti, non solo quanto il codice trasmette fornisce la prova dell’esistenza di quel determinato testo, ma è anche come il codice lo trasmette che certifica e garantisce il modo in cui il testo si è variamente atteggiato nel corso della sua trasmissione. La seconda considerazione riguarda le differenze tra due testi originariamente identici o tra il modello e la sua copia. Tali differenze occorrono nel corso della trasmissione di un testo come risultato di innovazioni, modifiche, revisioni intenzionali dell’autore o del copista. Tuttavia, il testo muta anche quando passa da un codice all’altro, ossia quando cambia il suo veicolo di trasmissione; è quindi la specifica individualità del codice (come i tipi di pelli usate, composizione e ampiezza dei fascicoli, glossatura…) che modifica la caratterizzazione iniziale del testo, a volte incidendo profondamente nelle strutture o nell’aspetto esteriore. Mentre ogni codice preserva il testo 11 in modo suo proprio, a sua volta il testo si configura in modo singolare e caratteristico in rapporto al manoscritto che ce lo trasmette. 09. Si descriva che cosa bisogna fare per ripercorrere la storia di un dato testo Nel momento in cui si studia un testo che ha avuto un lungo periodo di sviluppo dinanzi a sé, ossia quando è probabile che sia stato trasformato e modificato una o più volte nel corso della sua trasmissione scritta, ma forse anche orale o nel caso di interferenze presunte della trasmissione orale su quella scritta, l’unico mezzo per poter ripercorrere interamente la storia di quel dato testo è effettuare un’indagine che includa contemporaneamente sia il codice che il testo come essi si trovano pagina dopo pagina, con le note marginali e interlineari, le rubricazioni, le decorazioni, gli scarabocchi e via dicendo. Solo in questo modo pare possibile ricostruire le vicende del testo, ossia sia le varie modalità della sua propagazione mediane il codice, dalla più antica redazione accertabile fino alla sua forma finale, sia il complesso delle sue modificazioni dal primo momento in cui fu messo per iscritto fino alla sua ultima versione. Da qui si crea un’importante implicazione metodologica. Se si vuole utilizzare in modo funzionale tutto l’insieme delle informazioni che un certo testo conserva, è necessario rispondere alla domanda sulle modalità e sulle circostanze caratteristiche della sua produzione e della sua trasmissione prima che si cominci a elaborare l’informazione che questo testo contiene. Quali siano i passi da percorrere, secondo la tendenza generale, si estrae il testo dal codice; in questo caso però il testo è privato del suo contesto e il codice è ignorato. Ma se ci si concentra sull’aspetto fisico del codice, allora c’è il rischio che il manoscritto venga trattato in isolamento dal testo, come se fosse un codice qualsiasi e non proprio quel codice che conserva quel determinato testo. Lezione 008 24.Si descriva la differenza tra recensione aperta e recensione chiusa La tradizione di un testo può essere identificata anche come «recensione aperta» e come «recensione chiusa». Questa distinzione è effettuata in base ai risultati dell’analisi interna dei codici, ossia dopo che siano state accertate le relazioni tra i codici stessi. Un testo alterato, rimaneggiato, contaminato in uno o più luoghi per effetto dei vari interventi da parte degli scribi o delle interferenze della trasmissione orale sulla trasmissione scritta (trasmesso quindi anche per vie collaterali) conduce di solito a una recensione aperta. Al contrario un testo senza congetture o rimaneggiamenti scribali, alterato dalle sole corruttele meccaniche della trasmissione verticale tra manoscritti, porta a una recensione chiusa. È interessante comunque sottolineare che la recensione aperta e la recensione chiusa non si escludono a vicenda, bensì possono essere rappresentate entrambe nella stessa tradizione. 25.Su che cosa si basa il metodo lachmanniano per la ricostruzione dei testi? 14 11. Che differenza c'è tra errori congiuntivi ed errori separativi? L’indagine sui rapporti di parentela fra i manoscritti deve accertare la distanza dei discendenti nei confronti del capostipite comune, in base alle loro reciproche affinità e diversità per determinati caratteri. I caratteri atti a garantire la validità e l’esattezza delle parentele sono le variazioni di sostanza, le deviazioni dal capostipite che hanno la capacità di conferire un’impronta caratteristica a tutti i manoscritti derivati dal codice, dove tali deviazioni hanno avuto luogo, determinandone il raggruppamento per famiglie. Non tutte le deviazioni comuni valgono a contraddistinguere un gruppo di codici e nemmeno tutte possono essere utilizzate per stabilire i rapporti di parentela. Quelle che sicuramente servono sono rappresentate dai cosiddetti errori direttivi o errori guida (errores significativi), poiché gli errori guida sono quelli che imprimono un segno significativo a tutti i codici che li contengono. Si tratta quindi di quegli errori commessi durante le trascrizioni. Gli errori direttivi si distinguono in due tipi: errori congiuntivi ed errori separativi. VA BENE ANCHE SOLO QUESTA DEFINIZIONE ERRORE SEPARATIVO, un errore che non può essere stato corretto per congettura da un altro copista, sicché il testimone che ne è privo è di fatto indipendente da quello in cui l'errore compare. ERRORE CONGIUNTIVO, è l'errore che non può essere stato commesso da due copisti indipendentemente, è un errore monogenetico che decreta la dipendenza diretta di due testimoni. 14. Si descrivano quali possano essere gli errori separativi Nel Metodo di Lachmann una delle procedure fondamentali è la ricerca degli errori significativi comuni ad una tradizione manoscritta. Infatti, per stabilire come si raggruppano i testimoni non bisogna fondarsi sulle lezioni che hanno in comune (concordanze) ma è necessario basarsi sugli errori significativi, che possono essere separativi o congiuntivi. Errori congiuntivi (Bindefehler): "La connessione fra due testimoni (B e C) contro un terzo (A) viene dimostrata per mezzo di un errore comune ai testimoni B e C, che sia di tal natura, che secondo ogni probabilità B e C non possano essere caduti in questo errore indipendentemente l'uno dall'altro". Errori separativi (Trennfehler): "La indipendenza di un testimonio (B) da un altro (A) viene dimostrata per mezzo di un errore di A contro B, che sia di tal natura, che, per quanto ci è dato sapere riguardo allo stato della critica congetturale nel tempo intercorso fra A e B, non può essere stato eliminato per congettura in questo spazio di tempo. Lezione 010 12. Descrivere il rapporto di causa-effetto affinché si produca un errore Solo studiando il rapporto di causa-effetto che ha prodotto un errore si può capire come esso si sia originato e quale sia la sua valenza. L’errore può essere causato da 15 fattori psicologici o da contaminazione. E’un errore psicologico, ad esempio, la distrazione del copista che però non offre una sufficiente garanzia per risalire al modello comune e, pertanto, tale errore viene definitov non significativo. Se invece l’errore è stato prodotto per trasmissione verticale, allora si parla di errori significativi per risalire al modello originario. Solo la comparazione fra codici può determinare la significatività dell’errore al fine di risalire al comune capostipitee solo in questo modo si avrò la certezza di quali errori siano derivati da un modello comune o quali no. 13.Si descriva in breve che cosa bisogna tener presente nella ricostruzione della filiazione tra manoscritti. Per ricostruire la filiazione dei manoscritti dal primo modello (o archetipo) la separazione netta tra errori significativi ed errori non significativi è basata sulla rilevanza dei primi e l’irrilevanza dei secondi. Innanzitutto, per archetipo si intende il manoscritto ricostruito (o esistente) da cui deriva l’intera tradizione manoscritta di un testo e che si interpone tra i manoscritti e l’originale. La sua esistenza è attestata da ameno un errore significativo comune a tutti i testimoni. Esso si colloca al posto più alto della tradizione manoscritta dopo l’originale ed è il codice a cui risalgono tutti i manoscritti che contengono un’opera e, come sopra menzionato, si interpone tra tali manoscritti e l’originale. Comunque, il concetto di archetipo esprime una situazione testuale diversa a seconda che ci si riferisca a un archetipo della tradizione di testi classici o a un archetipo legato a una tradizione medievale in latino (o in volgare). In quest’ultima l’archetipo è l’esemplare comune di un’antica edizione. Tuttavia, a volte, lo stesso tipo di errore non assume lo stesso valore nella ricostruzione dei manoscritti. Basti pensare alle situazioni differenti in cui possono verificarsi le lacune per capire le difficoltà in cui ci si può imbattere durante le operazioni complesse della recensio. Ma a volte il lavoro di costituzione del canone si basa su criteri rigorosi e sicuri che riducono al minimo la provvisorietà (per altro inevitabile) di ogni ricostruzione critica. Questa ricostruzione procede in senso contrario al vero processo di filiazione dei manoscritti e si basa su dati, come gli errori, che sono gli effetti ultimi e manifesti di cause precedenti. 14. Descrivere i vari errori significativi L'errore significativo è, nella terminologia filologica, un errore che consenta, nel quadro delle procedure del metodo cosiddetto lachmanniano, di definire i rapporti tra i testimoni di una tradizione manoscritta. Gli errori significativi possono essere: A errori congiuntivi; se si può supporre che non possano essere stati compiuti indipendentemente da due distinti copisti: in questo caso si dimostra il legame tra i manoscritti che contengono tale errore B errori separativi; se si può supporre che non possano essere stati emendati per congettura "nell'epoca cui risalgono i manoscritti interessati": in questo caso si dimostra l'indipendenza di un manoscritto da un altro manoscritto. Lezione 011 17. Che cosa si intende per archetipo? La parola archetipo deriva dal greco antico ὰρχέτυπος col significato di immagine: arché ("originale"), típos ("modello", "marchio", "esemplare"); è utilizzata per la prima volta da Filone di Alessandria e, successivamente, da Dionigi di Alicarnasso e Luciano di 16 Samosata. È anche plausibile che derivi da άρχή ("arché"), col significato di "principio", "inizio". Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l'idea platonica); in psicologia analitica da Jung ed altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell'inconscio umano; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico- religiose dell'essere umano e, in narratologia, i metaconcetti di un'opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida per il concetto di «archiscrittura»: la forma ideale della scrittura preesistente nell'uomo prima della creazione del linguaggio e da cui si origina quest'ultimo. Il termine archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la copia non conservata di un manoscritto (che non coincide con l'originale), alla quale risale tutta la tradizione (le copie del manoscritto archetipico). termine "archetipo" ha un'accezione tecnica nel campo del metodo di Lachmann (1850) in critica testuale: è infatti il più antico esemplare da cui discendono tutti i testimoni posseduti di un testo, distinto dall'originale. Nello stemma codicum si indica con x oppure ω. 18. Si illustri la tradizione manoscritta del Dialogo tra l'anima e il corpo in inglese antico LA PARTE IMPORTANTE E’ QUELLA IN VERDE E NON PUò ESSERE CAMBIATA IN QUANTO RAPPRESENTA LO STEMMA CODICUM. Un esempio di tradizione con archetipo è quella che ha trasmesso il componimento sul Dialogo tra l’anima e il corpo, giunto fino a noi sia nel Vercelli Book che nell’Exeter Book. Nessuno dei due manoscritti è l’esemplare dell’altro, a causa di alcuni errori separativi che contengono; tuttavia ci deve essere stato un esemplare comune (Y) responsabile delle corruttele che i due codici condividono e di tutte le lezioni comuni. I rapporti tra i due codici sono complicati dal fatto che il testo contenuto nel Vercelli Book finisce con l’episodio dell’anima santa, che nell’Exeter Book manca completamente. Il problema è che bisogna accertare se la parte in più presente nel Vercelli Book sia un’aggiunta del copista o se risalga al capostipite comune o all’originale (in tal caso l’Exeter Book presenterebbe una lacuna). Il fatto che la parte aggiuntiva del Vercelli Book termini con un emistichio e conservi dei passi corrotti, sembra indicare l’esistenza di un codex interpositus X (assai meno corrotto) intermediario tra Y e il Vercelli Book; a questo codex interpositus X viene attribuita l’aggiunta della parte finale, attestata nel Vercelli Book. Dunque lo stemma che si può ricostruire è il seguente Y(Archetipo) X Exeter Book Vercelli Book Riassumendo, l’Exeter Book e il Vercelli Book sono i codici esistenti; mentre X, Y, Z rappresentano i codici perduti ipotizzabili. X è un codex interpositus e conserva la versione intermedia tra Y e il Vercelli Book (contenente i due episodi dell’anima santa e dell’anima dannata); Y è l’esemplare comune dell’Exeter Book e del Vercelli Book, l’archetipo, e contiene solo l‘episodio dell’anima dannata; infine Z è l’esemplare perduto di Y, un capostipite forse coincidente con l’originale, dal quale sarebbero discesi i due rami della tradizione. 19. Si descrivano le tradizioni senza archetipo Le tradizioni senza archetipo sono quelle in cui vi è l’assenza di corruttele comuni a tutti i manoscritti. In questi casi le tradizioni risalgono all’autore, a volte direttamente, a volte tramite intermediari perduti, capostipiti delle famiglie di manoscritti in cui la tradizione stessa si divide e di cui ognuna rappresenta la copia diretta dell’originale. Può accadere 19 16. Si descriva la tradizione indiretta relativa alla presenza del Vercelli Book in Italia Possiamo comunque ricostruire un itinerario diretto e uno indiretto. l’itinerario indiretto del Vercelli Book è collegato al grande flusso di pellegrini. Non bisogna, infatti, dimenticare che Vercelli è vicina a Bobbio, il cui monastero, fondato da Columcille nel 612, divenne il più grande centro di diffusione della cultura insulare in tutto il medioevo. Oltre a ciò, esso aveva una biblioteca ricchissima e un attivissimo scriptorium. Quindi è probabile che il codice fosse stato mandato dall’Inghilterra a Bobbio per essere riprodotto per scopi didattici. Comunque, non è neppure escluso che il codice raggiunse Vercelli nel 1185 quando Alberto (il futuro Sant’Alberto), che fu vescovo di Bobbio, si trasferì a Vercelli, portando con sé il manoscritto. Infatti, il vescovo era un estimatore della cultura anglosassone e aveva una grande passione antiquaria e, questo dettaglio, giustificherebbe la presenza del manoscritto a Vercelli. D’altronde, dal punto di vista linguistico, esso aveva ormai perso di valore, giacché la lingua si era avviata verso la fase media. In conclusione, i motivi per i quali questo codice sia in Italia sono ancora sconosciuti, come affermato inizialmente. Speriamo di trovare in futuro un passo o una citazione che ci permettano di risalire con precisione alle sue vicende in modo da risolvere questo “giallo”. 17. Si descriva la tradizione diretta relativa alla presenza del Vercelli Book in Italia Possiamo comunque ricostruire un itinerario diretto e uno indiretto. Il primo è collegabile alla moltitudine di pellegrini che provenivano dall’Inghilterra diretti a Roma, per i quali l’ospedale di Santa Brigida degli Scoti (fondato nell’XI secolo) rappresentava un importante punto di riferimento. Di conseguenza, il codice potrebbe essere stato portato e donato (o dimenticato) da qualche pellegrino. Sempre in riferimento a questo itinerario diretto, è possibile ipotizzare che il manoscritto fosse stato portato da Dorcester dal vescovo Ulf, il quale partecipò a un sinodo, convocato da papa Leone IX, nel 1050. Succesivamente Ulf dovette rispondere di alcune sue negligenze: la sua carica di vescovo non gli fu revocata, ma fu condannato al pagamento di una multa: può darsi che questa “multa” consistesse proprio nel Vercelli Book. 18. Si descrivano le testimonianze che ci tramandano un'opera conservata sia su pergamena sia su epigrafe. Vi è un caso specifico, in ambiente anglosassone, che si presenta alquanto singolare, poiché un testo, oltre nella tradizione manoscritta, è giunto fino a noi anche in testimonianza epigrafica, trascritto probabilmente a memoria in scrittura runica. È il caso del Sogno della Croce, conservato in tradizione manoscritta nel Vercelli Book (ff. 104v- 106r), il quale costituisce il codex unicus del componimento, ma anche parzialmente in tradizione epigrafica, con varianti molto rilevanti (vv. 39-64) nella Croce di Ruthwell nel Dumfrieshire (Scozia), risalente all’VIII secolo, secondo gli sudi di Rosemary Cramp. 19. Si descriva il cofanetto di Auzon Il Franks Caskets (o Cofanetto Auzon) è un piccolo scrigno anglosassone, un reliquiario, fatto di ossa di balena risalente agli inizi dell’XI sec. ora custodito a Bruxelles e che ci tramanda una sezione del Sogno della Croce conservato in tradizione manoscritta nel Vercelli Book. Il cofanetto è fittamente decorato con bassorilievi di episodi narrativi e iscrizioni prevalentemente in rune anglosassoni. Generalmente si suppone provenga dalla 20 Northumbria ed è di incredibile valore per gli studi sugli albori dell'arte e della cultura anglosassone. Sia l'identificazione delle immagini sia l'interpretazione delle iscrizioni runiche sono state molto importanti per l'avanzamento in questi campi. L'opera presenta diverse influenze culturali e tematiche. Include una singolare rappresentazione cristiana, l'adorazione dei Re Magi insieme a rappresentazioni derivanti dalla storia romana (imperatore Tito), dalla mitologia romana (Romolo e Remo) e da almeno una delle leggende appartenenti alle credenze delle popolazioni germaniche: quella di Weland il fabbro. Tra le varie interpretazioni figurano un episodio della legenda di Sigurd, uno sconosciuto della vita di Egil, fratello di Weland, una legenda omerica riguardante Achille, e forse anche un'allusione alla leggendaria fondazione dell'Inghilterra di Hengist e Horsa. L'iscrizione "mostra un deliberato virtuosismo linguistico e alfabetico; nonostante sia scritta maggiormente in inglese antico e in alfabeto runico, l'artista ha inciso anche parti nell'alfabeto latino e romano, poi nuovamente in rune concludendo in lingua latina". Alcune rune sono intagliate capovolte o al contrario. Lezione 013 05. Si descriva la tradizione manoscritta delle opere delle aree anglosassone, alto tedesca antica e islandese antica La prima letteratura inglese è la letteratura anglosassone, che comprende i testi scritti in inglese antico in un periodo che va dal 450 d.C. circa, quando sassoni, juti, angli, frisoni e altre popolazioni germaniche si stabiliscono in Inghilterra dopo la ritirata dei romani dall'isola, alla conquista dell'isola da parte dei normanni nel 1066. Questa data segnerà una progressiva riduzione dei testi nella forma arcaica della lingua che estinguerà completamente agli inizi del XII secolo. Testi scritti composti in questo periodo comprendono includono poemi epici, testi agiografici, traduzioni della Bibbia, cronache storiche, opere giuridiche e altri testi. Circa quattrocento manoscritti risalenti a quest'epoca sono sopravvissuti sino a noi. La prima opera letteraria sopravvissuta in inglese antico è l'Inno di Cædmon composto probabilmente tra il 658-80. I primi documenti dell'alto tedesco antico risalgono all'VIII secolo e sono da ricercare in un milieu culturale molto diverso: nel momento dell'impiego della lingua volgare – è qui possibile il parallelismo tra theudisca lingua e lingua vulgaris: indoeuropeo *teuta > gotico thiuda "popolo" (più il suffisso isk a formare thiudisk, come il latino vulgus dà vulgaris) – come strumento di evangelizzazione e come ausilio per la comprensione dei testi latini (le glosse): la letteratura tedesca nasce nella Germania centromeridionale in ragione del processo di parificazione ortografica e lessicale cui i conventi, anche assai distanti, tesero nella loro opera di traduzione, copiatura e conservazione dei manoscritti. Gli attivissimi scriptoria dell'abbazia di Fulda e San Gallo traghettarono quanto ancora rimaneva della cultura classica oltre il naufragio del Medioevo. 06. Come si effettua l'edizione di un codex unicus? Il termine codex unicus deriva dal latino caudex, tronco d’albero, da cui codex, ed è riferito all’antico uso di scrivere i testi su tavolette in legno e ricoprirle di cera. L’unione di più tavolette andò poi a determinare l’odierno uso del termine codice come insieme di fogli cuciti insieme e rilegati. Il codex unicus impedisce all’editore di confrontare fra loro più manoscritti e di stilare uno stemma codicum, ma non gli impedisce al contrario di indagare il manoscritto dal punto di vista anzitutto paleografico e codicologico. In seconda instanza, il codex unicus può essere letto da un punto di vista critico e testuale e qui, spesso, gli editori trovano grande difficoltà on avendo altri termini di paragone; ciò li induce spesso a considerare i codices unici 21 come originali in quanto esclusi da ogni intervento correttivo. Capita però, che gli editori debbano loro stessi apportare delle modifiche ad libitum non essendo in alcun modo impediti dal peso di altre tradizioni e da ulteriori confronti con altri codici. 07. Si definisca il concetto di codex unicus Un codice unicus è un libro manoscritto. L'origine del nome deriva dal latino caudex "tronco d'albero", poi monottongato in codex e riferito all'uso antico di scrivere testi su tavolette di legno ricoperte di cera, che venivano unite insieme da anelli metallici o da una striscia di cuoio. Nel corso del tempo il termine codex andò a indicare l'unione di un insieme di tavolette, fino a indicare un insieme di fogli cuciti e rilegati. nel mondo germanico ci sono pervenuti diversi testi in codex unicus . Ciò non significa, beninteso, che quel testo sia stato copiato una sola volta, bensì si tratta di un testo conservato in un unico manoscritto sopravvissuto nel tempo. Si pensi a testi anche di grande rilevanza come il Beowulf in area anglosassone, il Carme d’Ildebrando in area alto tedesca e il Canzoniere Eddico o Edda in poesia o Edda antica in area islandese. 08. Effettuare alcuni esempi di opere giunte fino a noi in codex unicus Un codice unicus è un libro manoscritto. L'origine del nome deriva dal latino caudex "tronco d'albero", poi monottongato in codex e riferito all'uso antico di scrivere testi su tavolette di legno ricoperte di cera, che venivano unite insieme da anelli metallici o da una striscia di cuoio. Nel corso del tempo il termine codex andò a indicare l'unione di un insieme di tavolette, fino a indicare un insieme di fogli cuciti e rilegati. nel mondo germanico ci sono pervenuti diversi testi in codex unicus. Ciò non significa, beninteso, che quel testo sia stato copiato una sola volta, bensì si tratta di un testo conservato in un unico manoscritto sopravvissuto nel tempo. Si pensi a testi anche di grande rilevanza come il Beowulf in area anglosassone (poema epico anonimo, scritto in una variante sassone occidentale dell'anglosassone o inglese antico. La datazione è tuttora incerta, tuttavia gli indizi più significativi finora raccolti dagli studiosi tenderebbero a collocarla attorno alla metà dell'VIII secolo. Con i suoi 3182 versi, è il più lungo poema anglosassone.), il Carme d’Ildebrando in area alto tedesca (testo manoscritto preservato in forma frammentaria e in unica copia. Scoperto all’inizio del secolo XVIII, fu pubblicato per la prima volta nel 1729) e il Canzoniere Eddico o Edda in poesia o Edda antica in area islandese (raccolta anonima, approdata sulla pergamena dopo un periodo imprecisabile di tradizione orale; È uno dei depositi più importanti della cultura norrena che narra eventi divini e umani, miti ed eroi dell'antica Islanda.) Lezione 014 04. Che differenza c'è tra tradizione manoscritta attiva e tradizione manoscritta quiesciente? 24 divergenti). Inoltre, la recensione è aperta quando ci siano varianti d’autore o recensioni d’autore, ciascuna delle quali avrebbe vissuto indipendentemente dall’altra fin dall’origine: si tratterebbe di opere diverse, da considerarsi separatamente dal punto di vista editoriale. Lezione 017 09. Nella fase della divinatio, cosa bisogna fare quando ci si trova dinanzi a un codex unicus? Quando siamo in presenza di un codex unicus, la mancanza del supporto del confronto tra testimoni (come avviene sovente nelle tradizioni germaniche) non deve farci rinunciare né a studiare la tradizione, né a verificare punto per punto la bontà o meno delle lezioni tramandate. Proprio in queste situazioni, è più che mai necessario condurre un esame attento e scrupoloso del testo lezione per lezione: il nostro unico codice può contenere accanto a lezioni erronee e facilmente emendabili per congettura, lezioni in apparenza autentiche e trivializzanti, bisognose di interventi correttivi. Ciò che conta è tener presente che ogni edizione critica è solo un’ipotesi di lavoro. Ogni congettura proposta può venire confermata da nuovi argomenti sfuggiti all’autore della congettura o dalla scoperta, avvenuta più tardi, di un testimone che rappresenta un ramo della tradizione staccatosi in età anteriore all’archetipo. Ecco perché i testi, come fondamento di ogni ricerca filologica, dovrebbero essere trattati in modo tale che regnasse la maggior chiarezza possibile sul grado di sicurezza che a loro è da attribuire. Inoltre, un problema particolare, spesso arduo e difficile, all’interno del restauro del testo, è quello della ricostruzione delle forme linguistiche. Infatti, in questo caso, non valgono i rapporti di filiazione tra manoscritti, che sappiamo essere fondamentali nella scelta automatica delle lezioni originarie e nell’individuazione delle varianti indifferenti da scegliere poi mediante i criteri interni di giudizio. È che le variazioni ortografiche e fonologiche sono facilmente soggette a condizionamenti di tempo e luogo. 10. Si descriva la fase della emendatio Il termine emendatio è usato per indicare tutte le correzioni che vengono apportate ad un testo per ricostruirne l’originale. In questa fase, successiva alla recensio, si sana il testo mediante ope ingenii od ope codicum: fondamentale in questa fase è la restituzione del testo inteso come insieme di lezioni conservate dai testimoni. Se la tradizione manoscritta è plurima, allora il testo ricostruito sarà comune a tutti i testimoni noti; se, invece, la tradizione è rappresentata da un solo codice, allora l’analisi del testo sarà volta a notare eventuali modifiche, correzioni etc. Con l’emendatio si opera il passaggio da un testo (a noi noto) trasmesso dai codici ad un altro rivisitato dal filologo con una forma finale il più possibile vicina all’originale. Ciò non significa ovviamente che il filologo possa emendare o correggere tutto e, infatti, la fase precedente, ovvero l’examinatio, serve proprio a ricordare al filologo che non deve ricostruire (andare oltre) ciò che si trova oltre i confini dei codici di cui ha ricostruito il testo. 11. Che cos'è la divinatio? Per divinatio si intende il risanamento per congettura di una tradizione manoscritta corrotta. Infatti, ogni volta che la tradizione risulti tale, il filologo deve sanarla eliminando per congettura i guasti e le anomalie. D’altronde risulterebbe molto più dannoso se il guasto venisse ignorato, piuttosto che se un testo «sano» venisse attaccato a torto, poiché ogni congettura provoca una confutazione per mezzo della quale, in ogni caso, viene migliorata l’intelligenza di un determinato passo di un’opera, e soltanto le migliori congetture si imporranno. Invece se il guasto non viene indicato, si reca un danno 25 all’effetto stilistico generale. Inoltre, chi disconosce una giusta congettura si espone oltre tutto alla taccia di ingratitudine. D’altronde chiunque avesse paura di dare un testo non sicuro, farebbe meglio ad occuparsi solo di autografi. Queste operazioni di restauro possono consistere in a) integrazioni al testo, laddove vi siano state omissioni di varia natura; b) espunzioni, nei casi in cui ci siano state intrusioni o interpolazioni; c) sostituzioni, se si individuano scambi erronei tra singole lettere o forme pronominali. Quando la corruttela non è sanabile in alcun modo (come avviene a volte nei casi di lacune) occorre rinunciare a proporre una congettura e segnalare l‘irrecuperabilità del passo corrotto, che va delimitato all’inizio e alla fine, da una croce detta crux desperationis. 12. Nella fase della emendatio si descriva di che cosa debba tener conto il filologo. In questa fase avviene il passaggio dal testo, a noi noto, trasmesso dai codici, al testo criticamente rivisitato nella forma presumibilmente più vicina all’originale con l’aiuto del iudicium del filologo (ope ingenii). Che la correzione congetturale dei guasti si fondi sulla cultura e sull’intelligenza del filologo è fuori dubbio, ma ciò non significa che l’editore abbia il più ampio e arbitrario potere di emendare e modificare tutto. La fase precedente, l’examinatio, è lì a ricordare al filologo che ha a che fare con i risultati di una tradizione testuale e che non deve assolutamente avventurarsi oltre i confini dei codici dai quali ha ricostruito il testo che ora ha dinanzi a sé. 13. Come bisognerebbe procedere per ricostruire le forme linguistiche? La ricostruzione delle forme linguistiche all’interno di un restauro testuale rappresenta uno dei problemi più particolari e complessi da risolvere. Infatti, in qusto caso, non sono validi i rapporti di filiazione fra manoscritti che permetterebbero la scelta automatica delle lectiones originarie e della individuazione delle varianti da scegliere. 14. Si descriva come procedevano di solito gli scribi quando dovevano copiare un testo Gli scribi, quasi con la volontà inconscia di voler modernizzare ed attualizzare un testo, durante il lavoro di copiatura di un testo spesso mescolavano le forme linguistiche dell’originale a forme derivanti direttamente dal proprio dialetto. Il filologo, dunque, una volta individuate le caratteristches stilistiche di un testo, dovrebbe tenere conto sia dei codici più antichi, sia di dove essi siano stati prodotti ab origine. 15. Si descrivano i criteri dell'usus scribendi e della lectio difficilior Entrambi rappresentano criteri interi di giudiziosi fra varianti dello stesso valore stemmatico per la costituzione di un testo. Quando parliamo di usus scribendi ci riferiamo a delle caratteristiche specifiche, linguistiche e stilistiche, di un testo che siano peculiari al suo autore, al genere letterario trattato e all’epoca in cui esso viene scritto. Ricorrere a tale criterio può risultare complesso principalmente a causa della difficoltà di definire con certezza la cronologia dell’opera, l’ambiente di produzione, la scuola o gli scriptoria di redazione dell’opera. Col criterio della lectio difficilior intendiamo invece la scelta consapevole della lezione più difficile fra quelle conosciute: si accoglie, appunto, la lezione che presenta il maggior numero di difficoltà lessicali che sono poi alla base delle successive banalizzazioni o trivializzazioni fatte dai copisti. 26 16. Si descriva la fase della selectio Scelta effettuata dall’editore con l’aiuto del suo iudicium tra varianti adiafore o tra più congetture soddisfacenti. Per selectio si intende la scelta che il filologo deve effettuare col solo aiuto del suo iudicium tra varianti adiafore di pari valore stemmatico (o di altra natura) oppure fra più congetture, ugualmente soddisfacenti, per determinare, quando sia possibile, le lezioni originali non accertabili meccanicamente. I princìpi che regolano tali scelte sono fondati su criteri interni di giudizio, come l’usus scribendi e la lectio difficilior e sono di norma impiegati in tutti i casi di recensione aperta. Di qui l’applicazione di questi criteri, in particolare della lectio difficilior, nella costituzione dei testi germanici le cui tradizioni (come sappiamo) non sono quiescenti, bensì attive. I criteri della lectio difficilior e dell’usus scribendi servono non solo quando lo stemma, pur essendo solido, diventa inutilizzabile a causa del bipartitismo, ma anche quando esso ha intrinseche ragioni di debolezza che sconsigliano di usarlo per decidere in modo rigidamente meccanico. È più difficile di quanto non si possa credere identificare gli errori congiuntivi veramente sicuri e soprattutto in numero tale da escludere fortuite coincidenze. Ci possono essere quindi raggruppamenti debolmente motivati (ad esempio sulla base delle lezioni caratteristiche, più che erronee), ombre di capostipiti che converrà non trattare come cosa salda. 17. Si specifichi che differenza c'è tra le lectiones faciliores e le lectiones difficiliores Bisogna poi tener presente in particolar modo il fenomeno della diffrazione, giacché è legato alla presenza delle lectiones difficiliores. Di conseguenza, ogni volta si dà la diffrazione, la responsabilità della scelta della lezione da adottare nel testo critico, andrà trasferita dal canone o dallo stemma al principio della lectio difficilior. La diffrazione in presenza esalterà la lectio difficilior attestata; mentre quella in assenza esalterà la congettura difficilior. Nella scelta tra lectio difficilior (presumibilmente originale) e lectio facilior (formatasi mediante derivazione), il procedimento ricostruttivo è per così dire genealogico: il filologo deve dare conto dell’origine della variante primaria in rapporto a quella secondaria. In altri termini deve porre le varianti in una relazione stemmatica. Spesso comunque le soluzioni plausibili possono essere più di una; in questi casi è necessario che si sottopongano a un attento esame tutte le ipotesi proponibili, poiché la preferenza accordata a una lezione piuttosto che a un’altra porta alla ricostruzione di un originale diverso e quindi non conforme a quello che doveva essere il testo pensato dall’autore. 18. Si riporti l'esempio dell'Inno di Caedmon per la ricostruzione del testo presumibilmente originale. L’Inno alla Creazione di Caedmon rappresenta sicuramente uno degli esempi più noti di lectio difficilior. Il componimento, steso intorno al 665, che consta in tutto di 9 versi, ci è giunto in tre versioni: una northumbrica, una sassone occidentale e nella traduzione latina di Beda (Historia Ecclesiastica gentis Anglorum, IV. 22). Beda, che era solito raccogliere molte informazioni per le sue Historiae, venne in contatto con l’opera di Caedmon quando era ancora giovane e, si pensa, non abbia mai conosciuto di persona lo stesso Caedmon, di parecchi anni più anziano. Della suavita conosciamo alcuni interessanti particolari. Sappiamo che la sua carriera poetica toccò i vertici fra il 657 e il 680, nonostante Caedmon non fosse un letterato. Si dice infatti che egli fosse un guardiano di animali e che un giorno, mentre svolgeva il suo incarico, fu preso da ispirazione divina durante una gara fra cantori e compose il noto Inno. A seguito di ciò, prese i voti e morì serenamente in monastero. Caratteristiche stilistiche da 29 le caratteristiche esterne e le peculiarità grafiche e fonetiche, dalla punteggiatura alle abbreviazioni e all’uso delle maiuscole nonché le alterazioni dovute alla trasmissione (rasure, correzioni, aggiunte), limitando al minimo o abolendo il ricorso all’apparato critico e adottando un’ampia serie di segni critici. 16. In che cosa consiste la nota introduttiva di un'edizione critica? In rapporto alla sua utilizzazione un testo letterario può essere presentato in edizione diplomatica o in edizione critica. Per edizione critica si intende l’edizione interpretativa di un testo, restituito in base alle norme procedurali della critica testuale e reso accessibile al lettore moderno mediante l’adozione dei correnti segni di interpunzione, della divisione delle parole, delle maiuscole e delle minuscole, mediante l’uso di quei segni supplementari convenzionali o diacritici che precisano le correzioni più rilevanti introdotte dall’editore o le particolarità non rese dai segni consueti. L’edizione critica deve recare la nota introduttiva, i segni diacritici utilizzati e l’apparato critico. 17.Si illustrino le differenze tra apparato critico positivo e apparato critico negativo L’apparato critico riveste una importanza enorme nell’edizione dei testi poiché presenta ai lettori i risultati raggiunti; proprio per questo motivo, nella sua stesura, si richiede massima chiarezza e completezza, per rendere il più veloce possibile la sua consultazione. L’apparato deve tener conto degli emendamenti e delle congetture proposte da altri studiosi, nonché di soluzioni adottate in edizioni precedenti. Anche l’aspetto paleografico deve essere sistemato all’interno dell’apparato, cosicchè il lettore possa rendersi conto di chi abbia apposto correzioni al manoscritto: si parlerà dunque di prima mano per il primo copista, di seconda, terzaetc. per quelli a venire. L’apparato critico può essere positivo e negativo. E’ positivo quando tiene conto di tutte le lezioni attestate, sia quelle accolte che quelle rifiutate. E’ invece detto negativo quando è omessa l’indicazione sui codici concordanti sulla letio scelta e vengono dunque ammesse solo le lezioni rifiutate dopo il segno ]. 18. Si illustrino i segni diacritici maggiormente usati nelle edizioni critiche e a che cosa servono. Gli accorgimenti tipografici variano da autore ad autore, ma comunque quelli più usati sono i seguenti ( ) o il corsivo servono per sciogliere le abbreviazioni. Inoltre, il corsivo può essere usato per indicare le lettere che l’editore ha sostituito ad altre erronee, se non è usato per sciogliere le abbreviazioni; < > Servono per le aggiunte o le integrazioni congetturali dell’editore o per colmare le lacune. Le lettere sostituite ad altre non vengono mai indicate con le parentesi uncinate; [ ] servono per indicare le parti espunte dall’editore o per eliminare le interpolazioni di qualsiasi natura; • o una croce (crux desperationis ) servono per indicare i luoghi non sanabili del testo. Vanno posti all’inizio e alla fine del passo; . Va messo un punto per ogni lettera illeggibile; { } servono per sostituire le parentesi quadre come segno di espunzione proposto dall’editore; [[ ]] servono per indicare le lettere o le parole che lo scriba ha espunto nel manoscritto; ‘ ‘ servono per indicare le aggiunte scribali. Lezione 020 08. Si illustrino le caratteristiche del pronome personale di terza persona femminile (singolare e plurale) 30 L’indoeuropeo conosceva la declinazione pronominale che era in parte simile e in parte differente a quella dei sostantivi. Solo i pronomi personali avevano una flessione particolare. Per quanto riguarda il germanico i pronomi non si discostano sostanzialmente dal modello indoeuropeo, anzi ci appaiono particolarmente conservativi, tanto che le loro caratteristiche fondamentali sopravvivono ancora oggi. Il germanico conosce, per i pronomi, la distinzione dei tre generi che tuttora anche l’inglese conserva, v. i.a. hē, sēo/sīo, hit > he, she, it. Il pronome personale conserva la categoria del caso, abbiamo infatti il nominativo, il genitivo, il dativo e l’accusativo (talvolta anche lo strumentale.). Per i pronomi personali il germanico conserva benissimo le radici indoeuropeo e i principi ai quali si ispira la flessione indoeuropeo (temi diversi per il singolare e il plurale). Come tutte le lingue germaniche, quindi anche in sassone antico il sistema pronominale riflette perfettamente quello dell’indoeuropeo. Vi sono i pronomi personali, dimostrativi (dai quali deriva l’articolo determinativo), i pronomi possessivi, interrogativi e indefiniti. Per quanto riguarda il pronome relativo, come sappiamo le lingue germaniche lo formano da altri pronomi, a volte usando il pronome personale, altre volte il pronome dimostrativo con l’eventuale aggiunta di particelle. Infine, nella declinazione pronominale è conservato talvolta anche il duale. I pronomi personali di terza persona singolare conservano i tre generi (maschile, femminile e neutro). 10. Si illustri che cos'è l'archetipo Il termine archetipo nella sua accezione tecnica filologica indica il più antico esemplare, distinto dall'originale, da cui discendono tutti i testimoni superstiti di un testo. Esso trova la sua principale applicazione, secondo il metodo di Lachmann (1850), nel campo della critica testuale. Nello stemma codicum viene indicato con x oppure ω. La sua esistenza è attestata da almeno un errore significativo comune a tutti i manoscritti. 11. Si illustri la differenza tra edizione critica ed edizione diplomatica In rapporto alla sua utilizzazione un testo letterario può essere presentato in edizione diplomatica o in edizione critica. Con edizione diplomatico-interpretativa o edizione diplomatica si intende la riproduzione visiva di un testo di cui venga rappresentata, in modo conforme alla realtà come in un rilevamento archeologico, la mise en page e la mise en ligne , ossia le caratteristiche esterne e le peculiarità grafiche e fonetiche, dalla punteggiatura alle abbreviazioni e all’uso delle maiuscole nonché le alterazioni dovute alla trasmissione (rasure, correzioni, aggiunte), limitando al minimo o abolendo il ricorso all’apparato critico e adottando un’ampia serie di segni critici. 12. Si definisca il concetto di variante Col concetto di variante è intesa una lectio distinguibile da un’altra per caratteristiche di natura morfologica e lessicale. E’ un’adiafora se non hamutato il senso del dettato; è detta d’autore o redazionale se è stata inserita dall’autore nel testo; scribale se è stato lo scriba ad inserirla nella riproduzione del manoscritto. 13. Si illustri l'eliminatio codicum descritorum Operazione della recensio consistente nell’eliminazione dei codici trascritti da esemplari esistenti 31 14. Si illustri la differenza tra omoteleuto e dittografia Sono due tipi di errori. l’errore che unisce due o più codici, talvolta, non può offrire certezza di essere stato ereditato dall’antenato comune e perciò non può essere assunto come segno o nota distintiva di quel dato gruppo di codici che lo conserva. Non possono essere errori congiuntivi le omissioni o le lacune per omeoteleuto (per omoteleuto si intende quella porzione di testo compresa tra due parole simili che è stata tralasciata dal copista) che sono molto facili a commettersi, poiché sono causati da una specifica situazione lessicale come la ricorrenza di parole identiche o quasi in tratti di testo solitamente brevi. Essi possono essere stati introdotti da più scribi, ciascuno per proprio conto, senza alcuna dipendenza d’origine non perché no stesso modello glieli abbia trasmessi. Per dittografia si intende errore che consiste nella duplicazione di parole o sillabe durante la trascrizione di un testo. Lezione 021 07. Si illustri la differenza tra alto tedesco e basso tedesco dal punto di vista linguistico Per quanto riguarda la lingua, come già citato, sappiamo che il tedesco, nella sua fase antica, era diviso in una serie di dialetti, ma soprattutto era ed è tuttora caratterizzato dalla spartizione tra l’area alto tedesca (a sud) e l’area basso tedesca (a nord). Le denominazioni alto e basso tedesco si riferiscono alla conformazione del territorio, più pianeggiante a nord e più montuoso a sud. La linea di demarcazione tra le due aree dialettali è la linea di Benrath o la linea di Urdigen (a sud di Duesseldorf) che delineano i due dialetti di quest’area. Questa linea delimita la zona a sud dove è presente il fenomeno della seconda rotazione consonantica, dalla zona settentrionale dove esso è assente. 08. Si illustrino i cambiamenti tra il sistema verbale dell'indoeuropeo e quello del germanico Sviluppo di due categorie temporali (presente e preterito) e di tre categorie modali (indicativo, ottativo e imperativo) per quanto riguarda i verbi. Scomparsa dell’aspetto (ossia del valore che aveva l’azione) a favore dell’opposizione presente /preterito e della diatesi per il passivo (il quale si esprime con forme perifrastiche). Riguardo al tempo verbale, scomparsa del futuro (il quale si esprime con forme perifrastiche). Formazione del preterito dei verbi deboli tramite l’aggiunta di un suffisso in dentale. 09. Si illustrino i cambiamenti tra il sistema vocalico dell'indoeuropeo e quello del germanico Vocalismo: passaggio * o > *ă / *ā > *ō. Sviluppo di ē 2 (articolazione chiusa), * e - 2, per distinguerla dalla * ē di articolazione aperta e di chiara derivazione indoeuropea. Passaggio di * e >* i davanti a – n + consonante o dove vi sia la –i nella sillaba seguente. Es. indoeuropeo EN+ *C > germ. IN+C (innalzamento vocalico). Es. Indoeuropeo ESTI ‘è’ (terza persona singolare indicativo presente del verbo ‘essere’) > got. ist, i.a. ys/is, ata e mod. ist. 10. Si illustri la flessione degli aggettivi Come in tutte le lingue germaniche, in sassone antico gli aggettivi possono seguire sia la flessione forte, sia la flessione debole. Seguono la flessione forte (in vocale) se sono indeterminati, ossia se non sono preceduti dal pronome dimostrativo, dall’articolo determinativo e se sono usati come attributo, predicato o apposizione. Seguono, invece, la flessione debole (in nasale) se sono determinati, ossia se sono preceduti dal pronome dimostrativo, dall’articolo 34 ha in antico sassone una retrazione della vocale. L’azione velarizzante di queste consonanti si manifesta nel potere di neutralizzare l’influsso di i, j sulla vocale precedente: ricorrono quindi oscillazioni di a per e, di e per i davanti r, l, h (v. beraht e baraht ‘splendente’, wela e wala ‘bene’, hirdi e herdi ‘pastore’). Anche con o per u c’è un fenomeno analogo (v. dura e doru ‘porta’, thuru e thoru ‘attraverso’). Infine, anche con o per a davanti r, ld c’è oscillazione tra due forme (v. ald e old ‘vecchio’). Inoltre, l’azione di queste consonanti è potenziata se sono precedute da w, ch. In tal caso si avranno forme con oscillazione di o per e (v. werold e worold ‘mondo’). 08. Si descriva l'influsso delle consonanti nasali In sassone antico il sistema consonantico presenta la serie delle labiali (sorde p e sonore b), delle dentali (sorde t, sonore d) e delle velari (sorde k, sonore g). Vi sono poi le spiranti (sorde f, sonore Ѣ), dentali (sorde đ/þ (th )), sonore s, z ) e velari (sorde h (ch), sonore g), le nasali (labiali m ), (dentali n ), le liquide ( l, r ), le semivocali ( j, w ). Davanti a nasale a si pronuncia [o], talora viene resa così anche graficamente, come hand e hond ‘mano’. Si tratta di un’isoglossa (o tratto in comune a due o più lingue) del gruppo ingevone; tant’è che il sassone antico condivide questa caratteristica con l’inglese antico e il frisone. 09. Si descriva l'allungamento delle vocali brevi Il sistema vocalico del germanico è così costituito: Vocali brevi: a (< ie * a, o, ə), e, i, u. Si riforma poi una ā germ. in seguito all’allungamento di compenso della vocale nel nesso germ *anh in cui *n cade davanti a spirante velare sorda: es. germ. *fanhan> fāhan ‘ottenere’. Nasce anche una ē2 probabilmente di timbro più chiuso, di origine non chiara, comunque non ie e non rintracciabile in gotico dove non si distingue dalla prima. 10. Si descriva il passaggio dei dittonghi dall'indoeuropeo al germanico Il sistema vocalico indoeuropeo da tenere come base di partenza per le successive evoluzioni del germanico conosce sei vocali brevi (a, e, i, o, u, əə58) e cinque corrispondenti lunghe (ā, ē, ī, ō, ū), più i dittonghi ai, ei, oi e au, eu, ou. I dittonghi, nel germanico comune, ne risultano sostanzialmente solo tre, perché da ie. *ei > germ * ī; i dittonghi ie *ai, oi>germ *ai; e ie. *ou, au> germ. *au, comportandosi come vocali singole ed autonome (o+i, o+u). 11. Si descriva il passaggio delle vocali brevi dall'indoeuropeo al germanico Il sistema vocalico indoeuropeo da tenere come base di partenza per le successive evoluzioni del germanico conosce sei vocali brevi (a, e, i, o, u, əə58) e cinque corrispondenti lunghe (ā, ē, ī, ō, ū), più i dittonghi ai, ei, oi e au, eu, ou. Dopo l’evoluzione dall’ie, con il confluire di A ed O in A e di Ā ed Ō in Ō il sistema vocalico del germanico è così costituito: Vocali brevi: a (< ie * a, o, ə), e, i, u; Si riforma poi una ā germ. in seguito all’allungamento di compenso della vocale nel nesso germ *anh in cui *n cade davanti a spirante velare sorda: es. germ. *fanhan> fāhan ‘ottenere’. Nasce anche una ē2 probabilmente di timbro più chiuso, di origine non chiara, comunque non ie. e non rintracciabile in gotico dove non si distingue dalla prima. Lezione 024 07. Si descriva la metafonia palatale La metafonia è il mutamento di timbro della vocale radicale per influsso di suoni presenti nella sillaba successiva. A seconda del suono che provoca il mutamento avremo: 1. metafonia palatale: causata dalla presenza di /i/ o /j/ nella sillaba atona. 2. metafonia labiale: causata dalla presenza di /u/ o /w/ nella sillaba atona. La metafonia palatale è 35 attestata ampiamente in ags. e in aisl; in aat. e in as. interessa solo /a/ (“metafonia primaria”); non è attestata in gotico. Provoca un innalzamento o una anteriorizzazione della vocale tonica (breve o lunga). Come già menzionato, per metafonia si intende il cambiamento di timbro di una vocale radicale accentata per influsso di una vocale o semivocale contenuta nella sillaba seguente; si tratta dunque di un fenomeno di assimilazione regressiva. In sassone antico si ha sistematicamente solo la metafonia per a che diventa e, come per sendian ‘mandare’ (cfr. got. sandian); lo stesso avviene per i prestiti, come kelik ‘calice’ (< lat. calix). Inoltre, la metafonia è impedita dal nesso h + consonante e sovente manca anche dinanzi a ld, rd, rw (come in gimahlian ‘parlare’, trahni ‘lacrime’, wahsid ‘crebbe’, haldid ‘mantenne’). Anche dove vi sia i nell’ultima sillaba di parole trisillabiche non agisce la metafonia (v. altari < lat. altare ‘altare’). 08. Si descriva l'anaptissi Si tratta di una sorta di vocale di appoggio; infatti è quell’elemento vocalico che si sviluppa, dopo consonante sorda, davanti a liquide e nasali in posizione finale. Abbiamo esempi come fugals ‘uccello’, e akkar ‘campo’. Come avviene in inglese antico, questo fenomeno si estende anche in sassone antico ad altri gruppi consonantici, come h preceduta da l/r, davanti a w preceduta da r, t, d. Tuttavia, tale fenomeno non è costante, in quanto si trovano forme che, a volte, non presentano lo sviluppo dell’elemento vocalico, come behrt e beraht ‘splendente’. 09. Si descriva la sincope Si ha questo fenomeno quando la vocale mediana breve cade in parole trisillabiche, nei casi in cui sia seguita da consonante semplice e se sia preceduta da sillaba lunga come in ōđre s ‘dell’altro’ (nom. Ōđer ). Si tratta comunque di un fenomeno che non è costante; infatti normalmente manca davanti a r nella flessione aggettivale come nel gen. pl. gōdaro ‘dei buoni’ (nom. gōd ) nonché davanti a n nel participio passato (v. gibundan ‘legato’). Si conservano sempre, invece, le vocali originariamente lunghe come la o nella seconda classe dei verbi deboli (nella desinenza – ono del genitivo plurale) e nei suffissi – od, - oth, - ost. 10. Si descriva il comportamento delle vocali in posizione finale In sassone antico non appaiono vocali lunghe in posizione finale, poiché tendono a diventare brevi. Inoltre, le vocali brevi in posizione finale tendono a cadere 11. Si descriva la metafonia velare La metafonia è il mutamento di timbro della vocale radicale per influsso di suoni presenti nella sillaba successiva. A seconda del suono che provoca il mutamento avremo: 1. metafonia palatale: causata dalla presenza di /i/ o /j/ nella sillaba atona. 2. metafonia labiale: causata dalla presenza di /u/ o /w/ nella sillaba atona. Provocata da u/w in sillaba postonica, su vocali e dittonghi palatali in sillaba radicale, è attestata, ma con esiti distinti, esclusivamente in norreno e anglosassone. In quest’ultima lingua, perché essa si verifichi, la vocale o semivocale labiale postonica deve essere preceduta da consonante liquida o labiale. Questo fenomeno in sassone antico è limitato all’abbassamento di i ad e, di u ad o ed è comune a tutti i dialetti germanici occidentali. Poiché i e u si conservano dinanzi i, u, la diversa qualità della vocale seguente determina forme affini in cui alternano e/i, o/u come hilpu ‘io aiuto’ (infinito helpan ‘aiutare ’), hogda ‘io pensai’ (infinito huggian ‘ pensare’), giboht ‘io comprai’ (infinito di buggian ‘ comprare’). 36 Lezione 025 25. Si descriva la legge di Verner La legge di Verner, insieme alla legge di Grimm, sono delle leggi fonetiche che caratterizzano l'evoluzione del germanico dall'indoeuropeo. Si parla di leggi in quanto fenomeni regolari avvenuti in maniera sistematica in presenza di un contesto fonetico specifico e di evoluzione diretta dall'indoeuropeo al germanico comune. Successivamente alla prima rotazione consonantica (legge di Grimm*) si ha un'evoluzione ulteriore delle spiranti sorde (derivate dalle occlusive sorde) che (quando non sono iniziali di parola e quando non sono immediatamente precedute dall' accento) si sonorizzano in b' d' g' g'w (spiranti sonore) confondendosi con quelle derivate dalle occlusive sonore aspirate. Per questo al latino pater corrisponde in gotico fadar e non fathar. Ulteriori mutamenti consonantici nelle varie lingue germaniche hanno poi ulteriormente differenziato le parole.* La legge di Grimm (o prima rotazione consonantica o Erste Lautverschiebung) prevede i seguenti cambiamenti: Le occlusive sorde diventano spiranti sorde (f th h hw); le occlusive sonore diventano occlusive sorde (p t k kw); le occlusive sonore aspirate diventano spiranti sonore (b' d' g') (in inizio di parola o dopo nasale diventano invece occlusive sonore (b, d, g));. La legge di Grimm spiega delle variazioni costanti tra le parole di diverse lingue indoeuropee. Per esempio, La 'p' latina (o italiana) corrisponde spesso alla 'f' inglese o tedesca proprio per questa legge, mentre 'k' (scritto 'c') diventa 'h': piscis - pesce - fish, cordis - cuore – heart 26. Si descrivano i principali mutamenti consonantici in sassone antico In sassone antico il sistema consonantico presenta la serie delle labiali (sorde p e sonore b), delle dentali (sorde t, sonore d) e delle velari (sorde k, sonore g). Vi sono poi le spiranti (sorde f, sonore Ѣ), dentali (sorde đ/þ (th)), sonore s, z) e velari (sorde h (ch), sonore g), le nasali (labiali m), (dentali n), le liquide (l, r), le semivocali (j, w). I mutamenti del sistema consonantico in sassone antico Le spiranti sorde f, đ/þ (th) si sonorizzano Ѣ, đ, z anche se restano graficamente immutate, in ambiente sonoro come hio Ѣ an ‘ lamentarsi’, losian ‘ sciogliere’. La spirante sonora Ѣ > f in posizione finale e quando, in fine di sillaba, è seguita da l, r, m, n, come in wīf ‘moglie’ e wī Ѣ es (gen . sing . ). Il nesso consonantico germ. * þl > fl in posizione iniziale, come in fliohan ‘fuggire’; in posizione mediana passa, invece, a hl o dl, mahal ‘discorso’. Inoltre, il nesso germ. * lþ > ld, v. gold ‘ oro’. Il gruppo consonantico ft appare talvolta già mutato in ht, si tratta di un’evoluzione che muove dal basso e medio francone e si estende gradualmente verso nord-est nell’epoca successiva, v. ahtar per aftar ‘dopo’. A volte succede anche che đ si sostituisca a d dopo r, v. horđ ‘ tesoro’. Germ * z > r cade in posizione finale, come in gast ‘ospite’ e quando si trova in posizione mediana ed è seguito da d o n, v. mēda ‘compenso’. 27. Si descriva la prima rotazione consonantica nel passaggio da indoeuropeo a germanico. La legge di Grimm (o prima rotazione consonantica o Erste Lautverschiebung) prevede i seguenti cambiamenti: Le occlusive sorde diventano spiranti sorde (f th h hw); le occlusive sonore diventano occlusive sorde (p t k kw); le occlusive sonore aspirate diventano spiranti sonore (b' d' g') (in inizio di parola o dopo nasale diventano invece occlusive sonore (b, d, g));. La legge di Grimm spiega delle variazioni costanti tra le 39 particolare nello stesso morfema grammaticale. Esamineremo qui in dettaglio la morfologia dell'indoeuropeo tardo, cercando in un secondo momento di analizzare l'origine delle sue strutture grammaticali, là dove sia possibile. La declinazione della flessione nominale (sostantivi e aggettivi). Tutte le lingue indoeuropee posseggono le categorie linguistiche sistematiche del numero, del genere e del caso che vanno ovviamente ascritte anche alla lingua madre. La maggior parte delle lingue indoeuropee possiede un sistema a tre generi, maschile, femminile e neutro, quest’ultimo proprio per lo più dei nomi indicanti oggetti inanimati. Le lingue indoeuropee mostrano strutture variabili, quanto alla categoria del numero. Alcune hanno un singolare e un plurale, altre anche un duale, per indicare coppie di oggetti e persone (ad esempio il gotico, il greco antico, il sanscrito). Tuttavia, anche nelle lingue che non mostrano il duale come categoria sistematica, ne restano, ancora oggi, evidenti relitti, e in altre lingue storicamente documentate (il greco, per esempio), la semplificazione che porta alla graduale scomparsa del duale è ben testimoniata. Se ne deduce, per la lingua madre, un sistema a tre numeri, singolare, duale, plurale, comuni a nomi, aggettivi, pronomi, verbi. l'evoluzione linguistica si muove nel senso della semplificazione del sistema dei casi: dunque le lingue che hanno meno casi hanno innovato, attuando un sincretismo di funzioni logiche precedentemente distinte. L'indoeuropeo avrà necessariamente avuto gli otto casi che ritroviamo nel gruppo indo-ario, nella fase più antica. Lezione 027 39. si descrivano le caratteristiche dei sostantivi in –r I sostantivi deboli: Appartengono a questa categoria i sostantivi in consonante. La maggior parte è costituita dai temi in nasale; Come avviene in tutte le lingue germaniche la categoria in nasale è molto importante, poiché su di essa è basata la declinazione debole degli aggettivi. Si distinguono comunque anche i temi in -r (rappresentati dai nomi di parentela). i temi in -r sono quelli inerenti alla sfera semantica della famiglia (fader “padre”, brodar “fratello”). 40. Si descrivano le caratteristiche dei sostantivi atematici I sostantivi deboli: Appartengono a questa categoria i sostantivi in consonante. La maggior parte è costituita dai temi in nasale; Come avviene in tutte le lingue germaniche la categoria in nasale è molto importante, poiché su di essa è basata la declinazione debole degli aggettivi. tutte le lingue indoeuropee attestano direttamente una forma di declinazione nominale atematica, caratterizzata cioè dalla mancanza di una vocale tematica su cui inserire le desinenze elencate sopra, che vengono attaccate alla radice nominale. In sassone antico appartengono a questo gruppo solo pochi sostantivi maschili e femminili, in via di passaggio ad altri temi e generi. Ne sono esempi man ‘uomo’, burg ‘cittadella’ e naht ‘notte’. 42. Si descrivano le caratteristiche dei sostantivi in s- I sostantivi deboli: Appartengono a questa categoria i sostantivi in consonante. La maggior parte è costituita dai temi in nasale; Come avviene in tutte le lingue germaniche la categoria in nasale è molto importante, poiché su di essa è basata la declinazione debole degli aggettivi. I temi in – s e in - þ Si tratta degli antichi sostantivi neutri col tema ie. * - es -, * - os > germ. * - iz, * - oz corrispondenti ai neutri latini del tipo genus, generis. Nel germanico hanno perso la – *z > germ. occidentale > r del suffisso e sono stati 40 assimilati alla declinazione dei temi in – a (come lamb ‘agnello’) e dei temi in –i (v. kind ‘bambino’). Inoltre, i sostantivi con i temi in – þ si sono assimilai ai temi in – a (v. magađ ‘ragazza’). 43. Si descrivano le caratteristiche dei sostantivi in –nd I sostantivi deboli: Appartengono a questa categoria i sostantivi in consonante. La maggior parte è costituita dai temi in nasale; Come avviene in tutte le lingue germaniche la categoria in nasale è molto importante, poiché su di essa è basata la declinazione debole degli aggettivi. Si distinguono anche i temi in nd (antichi participi preseni sostantivati -> lêriand ‘maestro’) 44. Si descrivano le caratteristiche dei sostantivi in –n I sostantivi deboli: Appartengono a questa categoria i sostantivi in consonante. La maggior parte è costituita dai temi in nasale; Come avviene in tutte le lingue germaniche la categoria in nasale è molto importante, poiché su di essa è basata la declinazione debole degli aggettivi. Si distinguono i temi in -n (sono maschili, femminili e neutri -> guma “uomo”); Lezione 028 21. Si illustrino le caratteristiche della flessione debole degli aggettivi Come in tutte le lingue germaniche, in sassone antico gli aggettivi possono seguire sia la flessione forte, sia la flessione debole. Seguono la flessione forte (in vocale) se sono indeterminati, ossia se non sono preceduti dal pronome dimostrativo, dall’articolo determinativo e se sono usati come attributo, predicato o apposizione. Seguono, invece, la flessione debole (in nasale) se sono determinati, ossia se sono preceduti dal pronome dimostrativo, dall’articolo determinativo, coi numerali (fuorché ‘secondo’ il quale segue la flessione forte) e se sono al comparativo o al superlativo. Tuttavia, ci sono alcuni aggettivi che seguono solo la flessione forte e sono al ‘tutto’, fao ‘poco’, ful ‘pieno’, ginōg ‘sufficiente’, half ‘mezzo’, manag ‘molti’, middi ‘mediano’ e, come appena menzionato, l’ordinale ođer ‘secondo’. La flessione debole, come avviene in tutte le lingue germaniche, anche in sassone antico è basata sulla flessione in nasale. Un esempio è nuovamente l’aggettivo gōd ‘buono’ 22. Si illustrino le caratteristiche del pronome personale di terza persona maschile (singolare e plurale) L’indoeuropeo conosceva la declinazione pronominale che era in parte simile e in parte differente a quella dei sostantivi. Solo i pronomi personali avevano una flessione particolare. Per quanto riguarda il germanico i pronomi non si discostano sostanzialmente dal modello indoeuropeo, anzi ci appaiono particolarmente conservativi, tanto che le loro caratteristiche fondamentali sopravvivono ancora oggi. Il germanico conosce, per i pronomi, la distinzione dei tre generi che tuttora anche l’inglese conserva, v. i.a. hē, sēo/sīo, hit > he, she, it. Il pronome personale conserva la categoria del caso, abbiamo infatti il nominativo, il genitivo, il dativo e l’accusativo (talvolta anche lo strumentale.). Per i pronomi personali il germanico conserva benissimo le radici indoeuropeo e i principi ai quali si ispira la flessione indoeuropeo (temi diversi per il singolare e il plurale). Come tutte le lingue germaniche, quindi anche in sassone antico il sistema pronominale riflette perfettamente quello dell’indoeuropeo. Vi sono i pronomi personali, dimostrativi (dai quali deriva l’articolo determinativo), i pronomi possessivi, interrogativi e indefiniti. Per quanto riguarda il pronome relativo, come sappiamo le lingue germaniche lo formano da 41 altri pronomi, a volte usando il pronome personale, altre volte il pronome dimostrativo con l’eventuale aggiunta di particelle. Infine, nella declinazione pronominale è conservato talvolta anche il duale. I pronomi personali di terza persona singolare conservano i tre generi (maschile, femminile e neutro). Le forme sono comuni ai tre generi al plurale. Inoltre, i casi obliqui del pronome personale di terza persona singolare servono a indicare anche il pronome riflessivo, poiché il sassone antico, come anche l’anglosassone manca del pronome riflessivo 23. Si descriva la formazione del superlativo in sassone antico Come avviene per il comparativo, anche in sassone antico, come in tutte le lingue germaniche, il superlativo si ottiene aggiungendo il suffisso di origine indoeuropea –JES/- JOS/-JS con l’aggiunta di un suffisso secondario –THO > germ. * isto > sass.a. – ist . Come avviene anche per la formazione del comparativo, anche il superlativo prevede un suffisso di origine oscura del germ. *osta > sass. a. – ost al grado positivo dell’aggettivo. Tuttavia, anche in questo caso, in sassone antico prevale il suffisso – ost. Ne sono esempi i pochi aggettivi come eldist ‘il più vecchio’, nahist ‘il più vicino’, triuwist ‘ il più fedele’. 24. Si descriva la formazione del comparativo in sassone antico Come per le altre lingue germaniche, anche in sassone antico, il comparativo si forma con i suffissi di origine indoeuropea –JES/-JOS/-JS (rispettivamente ai gradi normale, forte e zero). Come sappiamo il germanico utilizza il grado zero –JS con l’aggiunta di un suffisso secondario –AN; di conseguenza il risultato è *isan > sass.a. – ir. Tuttavia, anche in sassone antico, vi è l’impiego del suffisso secondario germ. * osan > sass.a. – or, il quale è di origine oscura. Il comparativo segue sempre la flessione debole. Sovente in sassone antico - ir passa a - er, mentre – or si indebolisce in – ar. Inoltre, in sassone antico tende a prevalere il suffisso secondario in – or/ - ar, mentre quello in – er/ - ir appare in pochissimi aggettivi (come engiro ‘più lungo’, eldiro ‘ più vecchio’, mildira ‘ più benevolo’). 25. Si illustri la formazione del comparativo e del superlativo Come per le altre lingue germaniche, anche in sassone antico, il comparativo si forma con i suffissi di origine indoeuropea –JES/-JOS/-JS (rispettivamente ai gradi normale, forte e zero). Come sappiamo il germanico utilizza il grado zero –JS con l’aggiunta di un suffisso secondario –AN; di conseguenza il risultato è *isan > sass.a. – ir. Tuttavia, anche in sassone antico, vi è l’impiego del suffisso secondario germ. * osan > sass.a. – or , il quale è di origine oscura. Il comparativo segue sempre la flessione debole. Sovente in sassone antico - ir passa a - er, mentre – or si indebolisce in – ar. Inoltre, in sassone antico tende a prevalere il suffisso secondario in – or/ - ar, mentre quello in – er/ - ir appare in pochissimi aggettivi (come engiro ‘più lungo’, eldiro ‘ più vecchio’, mildira ‘ più benevolo’). Come avviene per il comparativo, anche in sassone antico, come in tutte le lingue germaniche, il superlativo si ottiene aggiungendo il suffisso di origine indoeuropea –JES/-JOS/-JS con l’aggiunta di un suffisso secondario –THO > germ. * isto > sass.a. – ist . Come avviene anche per la formazione del comparativo, anche il superlativo prevede un suffisso di origine oscura del germ . *osta > sass . a . – ost al grado positivo dell’aggettivo. Tuttavia, anche in questo caso, in sassone antico prevale il suffisso – ost . Ne sono esempi i pochi aggettivi come eldist ‘il più vecchio’, nahist ‘il più vicino’, triuwist ‘ il più fedele’. 26. Si illustri quando si usa la flessione debole degli aggettivi 44 suddivisone in casi (nominativo genitivo, etc.). Quello di seconda persona segue le seguenti norme: Duale: Nom. git Gen: / Dat: ink Acc. ink 44. Si illustrino le caratteristiche del pronome personale di seconda persona singolare Per quanto concerne i pronomi, essi seguono anche in questo caso l’indoeuropeo. Conservano, infatti, sia i tre generi sia, per quanto riguarda i pronomi personali, la suddivisone in casi (nominativo genitivo, etc.). Quello di seconda persona segue le seguenti norme: Singolare: Nom. Thu, tu Gen. thin Dat. thi Acc. Thik, thi 45. Si illustrino le caratteristiche del pronome personale di prima persona singolare Per quanto concerne i pronomi, essi seguono anche in questo caso l’indoeuropeo. Conservano, infatti, sia i tre generi sia, per quanto riguarda i pronomi personali, la suddivisone in casi (nominativo genitivo, etc.). In particolare, Il pronome personale di prima persona è così declinato: Singolare: Nom.ik Gen. Min Dat. Mi, me Acc. Mik, mi, me 46. Si descriva la flessione del pronome possessivo in sassone antico Come avviene anche per tutte le altre lingue germaniche, questi pronomi si ottengono dal genitivo singolare del pronome personale con l’aggiunta del suffisso –N e seguono la flessione forte. Al singolare sono conservati anche il vocativo e lo strumentale. 45 Lezione 030 58. Si illustrino le origini e le caratteristiche del pronome interrogativo in sassone antico I pronomi interrogativi sono di chiara origine indoeuropea e sono conservati in germanico e in tutte le lingue germaniche; quindi anche in sassone antico. Tra i pronomi interrogativi abbiamo il pronome hwē il quale presenta solo il singolare maschile e neutro; infatti il maschile funge anche da femminile. È usato come pronome interrogativo col genitivo partitivo e anche come pronome indefinito. Il neutro hwat può anche essere avverbio o interiezione. 59. Si illustrino le caratteristiche dei pronomi indefiniti I pronomi indefiniti seguono la declinazione forte e sono sum ‘qualcuno’, ‘un tale’; ên ‘uno’, ‘un tale’; nên ‘nessuno’; man ‘si’ (cfr. ted. mod. man; i.a. man); ioman ‘qualcuno’; nioman ‘nessuno’. Wiht , invece, è usato solo come neutro e nelle frasi negative nel senso di ‘qualcosa’, accanto alla forma negativa niowiht ‘niente’. Fungono anche da pronomi indefiniti gihwe gihwilik , iagihwilik , ênhwilik ‘ogni’, ‘ognuno’; gihwat ‘ogni cosa’, so hwe so ; so hwilik so ‘ chiunque’ 60. Si illustri la funzione del pronome hwilik Vi è il pronome interrogativo al duale attestato nella forma hwaeđar ‘quale dei due?’ Si declina nei tre generi e segue la flessione forte. Un altro pronome interrogativo è hwīlik ‘quale’, anch’esso segue la flessione forte; il suo correlativo è sulīk ‘tale’ 61. Si illustri la funzione del pronome hwaeder I pronomi interrogativi sono di chiara origine indoeuropea e sono conservati in germanico e in tutte le lingue germaniche; quindi anche in sassone antico. Tra i pronomi interrogativi abbiamo il pronome hwē il quale presenta solo il singolare maschile e neutro; infatti il maschile funge anche da femminile. È usato come pronome interrogativo col genitivo partitivo e anche come pronome indefinito. Il neutro hwat può anche essere avverbio o interiezione. 62. Si illustrino le caratteristiche della nuova funzione svolta dal pronome dimostrativo in sassone antico (specificando quale) Il pronome dimostrativo in sassone antico si genera in eccezione all’indoeuropeo, caratterizzato da due temi distintiSO- (per il nominativo maschile e femminile) e TO- (per il nominativo neutro e i casi obliqui maschili, femminili e neutri). Nel caso del sassone antico, invece, il pronome dimostrativo si forma sul tema indoeuropeo TO. Il maschile e il neutro derivano da un tema in ie. O > germ. A-, mentre il femminile deriva da un tema ie. Ā > germ. Ō. Nelle lingue germaniche antiche il dimostrativo assunse però ben presto anche la funzione di articolo determinativo che, infatti, nelle ligue moderne è formato sulla radice del dimostrativo. Per il dimostrativo vero e proprio si avvertì però l’esigenza di un ulteriore rafforzamento delle forme, aggiungendo, dopo le desinenze, la particella enclitica SE/SI ( vedi inglese moderno this, these, those…). 63. Si illustri la flessione del pronome dimostrativo in sassone antico 46 Il pronome dimostrativo in sassone antico si genera in eccezione all’indoeuropeo, caratterizzato da due temi distintiSO- (per il nominativo maschile e femminile) e TO- (per il nominativo neutro e i casi obliqui maschili, femminili e neutri). Nel caso del sassone antico, invece, il pronome dimostrativo si forma sul tema indoeuropeo TO. Il maschile e il neutro derivano da un tema in ie. O > germ. A-, mentre il femminile deriva da un tema ie. Ā > germ. Ō. Nelle lingue germaniche antiche il dimostrativo assunse però ben presto anche la funzione di articolo determinativo che, infatti, nelle ligue moderne è formato sulla radice del dimostrativo. Per il dimostrativo vero e proprio si avvertì però l’esigenza di un ulteriore rafforzamento delle forme, aggiungendo, dopo le desinenze, la particella enclitica SE/SI ( vedi inglese moderno this, these, those…). In conclusione, sassone antico, come anche l’alto tedesco antico, formano i dimostrativi solo dalla radice TO dell’indoeuropeo anche per nominativo maschile e femminile oltre che per il neutro. 64. Si illustrino gli sviluppi del pronome dimostrativo in sassone antico (uguale alla 63) . 65. Si descrivano l'origine e le caratteristiche del pronome dimostrativo in sassone antico (Risposta 63 uguale) Lezione 031 39. Si illustrino le caratteristiche dei numerali da uno a tre Come tutte le lingue germaniche, anche in sassone antico i numerali sono di chiara derivazione indoeuropea; inoltre in sassone antico i cardinali da 1 a 3 sono declinabili. En “uno” si flette come un aggettivo forte con il tema in -a/-ō. Contrariamente alla regola, all’accusativo singolare maschile presenta per lo piu la desinenza -na, propria dei polisillabi a sillaba radicale lunga ênna. Twênne “due”; thria “tre”. 40. Si illustrino le caratteristiche dei numerali da quattro a dodici Come tutte le lingue germaniche, anche in sassone antico i numerali sono di chiara derivazione indoeuropea; numerali da quattro a dodici restano invariati, solo se usati come aggettivi prima del nome a cui si riferiscono. + vedi foto per i termini; Come tutte le lingue germaniche, undici e dodici si formano con l’unità e la radice del verbo lasciareie LEIK < germ *lift. Si tratta di un’isoglossa che il germanico condivide con il baltico (vienuolika “undici”, dvylika dodici). 41. Si illustrino le caratteristiche dei numerali da tredici a diciannove Come tutte le lingue germaniche, anche in sassone antico i numerali sono di chiara derivazione indoeuropea; I numerali da tredici a diciannove sono composti dalle unità + le decine, come in latino ((tehn/-tein) e sono indeclinabili. 42. Si illustrino le caratteristiche dei numerali da venti a sessanta I numerali da venti a sessanta sono formati con l’aggiunta di – tig all’unità corrispondente e sono indeclinabili: twêntig ‘venti’ thrītig ‘trenta’ fiuwar, - fiertig -, fiortig ‘quaranta’ Tutti questi numerali in – tig sono antichi sostantivi e si costruiscono col genitivo plurale, v. fīftig wintro ‘cinquant’anni’ (lett. ‘inverni’). Infatti, è usanza presso gli antichi Germani conteggiare gli anni in inverni e i giorni in notti. Inoltre, i composti come ’ventuno’, 49 Il sistema verbale dell’indoeuropeo esprimeva nella sua coniugazione l’aspetto(valore dell’azione) che poteva essere durativo(presente), momentaneo(aoristo) o derivante(come conseguenza al presente di un’azione passata). Il modo era a sua volta espresso con l’indicativo(realtà), il congiuntivo (possibilità), l’ottativo(desiderio) e imperativo(comando). Il tempo era espresso con presente, passato e futuro; le persone, prima seconda e terza; il numero: singolare, plurale e duale. La diatesi era attiva media e passiva. Il germanico, al contrario, presenta notevoli riduzioni rispetto al sistema dell’indoeuropeo. Anzitutto, non vi è più la categoria dell’aspetto, ma solo l’opposizione temporale presente-passato; l’unica diatesi è quella attiva, dato che il passivo si forma con forme perifrastiche; si hanno solo due tempi, presente e passato e anche in questo caso il futuro si forma con forme perifrastiche; i modi sono solo tre, indicativo, ottativo e imprativo; manca il duale nel numero, anche se nella flessione pronominale ve ne è quale traccia. Infine, parlando del sassone antico, altra frande novità è rappresentata dalla distinzione fra verbi forti e verbi deboli. 31. Si analizzino i versi sotto riportati (con traduzione in italiano), notando: a) aggettivi presenti (e declinazione); b) verbi presenti (e coniugazione). Inoltre si offra un commento degli stessi versi, evidenziando anche il contesto all'interno del poema e gli eventuali stilemi della poesia germanica antica presenti: <b>Versi 1-18a</b><br>1) þā wæs āgangen gēāra hwyrftum<br>2) tūhund ond þrēō geteled rīmes,<br>3) swylce þrītig ēāc þinggemearces,<br>1- quando erano trascorsi, nel corso degli anni<br>2- duecento e tre, contati per numero,<br>3- come anche trenta, di un tempo assegnato,<br>4) wintra for worulde, þæs-þe wealdend God<br>5) ācenned wearð cyninga wuldor,<br>6) in middangeard þurh mennisc hēō<br>4- inverni nel mondo, da quando il Signore Iddio<br>5- fu generato, gloria dei re,<br>6- sulla terra in forma umana<br>7) sōðfæstra lēōht, þā wæs syxte gēār <br>8) Constantīnes cāserdōmes,<br>9) þæt hē Rōmwara in rīce wearð<br>10) āhæfen hildfruma tō heretēman.<br>7- la luce dei giusti, allora era il sesto anno<br>8- dell’impero di Costantino<br>9- da quando egli nel regno dei Romani fu<br>10- innalzato, principe, a condottiero.<br>11) wæs sē lēōdhwata lindgeborga<br>12) eorlum ārfæst. Æðelinges wēōx<br>13) rīce under roderum: hē wæs riht cyning,<br>14) gūðweard gumena. Hine God trymede<br>11- era il molto valoroso, il protettore armato di scudo<br>12- con i guerrieri benevolo. Il regno del principe crebbe<br>13- sotto il cielo: egli era (un) re giusto,<br>14- protettore degli uomini. Dio lo rese forte<br>15) mǣrðum ond mihtum, þæt hē manegum wearð<br>16) geond middangeard mannum tō hrōðer,<br>17) werþēōdum tō wræce, syððan wǣpen āhōf<br>18a) wið hetendum. <br>15- con gloria e potere, cosicché egli divenne per molti <br>16- uomini sulla terra un conforto,<br>17- per le nazioni un flagello, quando prese le armi<br>18a- contro i nemici. (…)<br><br> NON FATTA Lezione 033 50 91.Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della prima classe Sono quei verbi che, oltre alla vocale radicale alternante, presentano – i. Ne è un esempio il verbo bītan ‘mordere’ il cui paradigma è ī - ê – i – i bītan (infinito) ‘mordere’ bêt (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘morsi’ ‘mordesti, ‘morse’ biton/bitun/bitin (preterito plurale, ossia le tre persone plurali con variazione di desinenze) ‘mordemmo, mordeste, morsero’ bitan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘morso’ Appartengono a questa classe anche i verbi glīdan ‘scivolare’, skīnan ‘restare’, wrītan ‘scrivere’ 92. Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della seconda classe Sono quei verbi che, oltre alla vocale radicale alternante, presentano – u. Ne è un esempio il verbo biodan ‘ offrire’ il cui paradigma è io (iu) – ô – u - o biodan (infinito) ‘offrire’ bôd (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘offrii, offristi, offrì’ budun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘offrimmo, offriste, offrirono’ gibodan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘offerto’ Appartengono a questa classe anche i verbi driogan ‘ ingannare’, fliotan ‘ scorrere’, giotan ‘ versare’, liogan ‘ mentire’, skiotan ‘ colpire’. ll verbo tiohan ‘tirare’ mostra alternanza grammaticale (fenomeno analogo alla legge di Verner) tra il preterito singolare preterito plurale e il participio preterito. Tiohan ‘tirare’, tôh ‘tirai, tirasti, tirò’, tugun ‘tirammo, tiraste, tirarono’, gitogan ‘tirato’. Ciò deriva dal fatto che il preterito del germanico è modellato sul perfetto dell’indoeuropeo, dove l’accento cadeva sulla radice alle tre persone singolari, ma sulla desinenza alle tre persone plurali. Quindi al preterito plurale essendo la sillaba precedente atona, l’occlusiva sorda trovandosi in ambiente sonoro si è sonorizzata (v. anche ted. mod. ziehen, zog, gezogen), dove però già nella fase media al passato remoto le tre persone singolari e le tre persone plurali hanno annullato le differenze del suffisso (come avviene anche in inglese medio). 93. Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della terza classe I verbi forti della terza classe Sono quei verbi che, oltre alla vocale radicale alternante, presentano consonante nasale o liquida seguita da un’altra consonante. Ne è un esempio il verbo bindan ‘ legare’ il cui paradigma è i – a – u - u bindan (infinito) ‘legare’ band (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘legai, legasti, legò’ bundun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘legammo, legaste, legarono’ gibundan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘legato’ Appartengono a questa classe anche i verbi brinnan ‘ ’ardere’, drinkan ‘ bere’, rinnan ‘ correre’, singan ‘ cantare’, springan ‘saltare’, winnan ‘ guadagnare’. Per quanto riguarda, invece, i verbi che presentano liquida + altra consonante, abbiamo il verbo helpan ‘aiutare’ il cui paradigma è e (i) – a – u – o he(i)lpan (infinito) ‘aiutare’ halp (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘aiutai, aiutasti, aiutò’ hulpun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘aiutammo, aiutaste, aiutarono’ giholpan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘aiutato’ Appartengono a questa classe anche i verbi werpan ‘ gettare’, geldan ‘ pagare’, smeltan ‘fondere’, swellan ‘ gonfiare’, sterban ‘ morire’, gibergan ‘ proteggere’, werran ‘ confondere’ e weor đ an ‘ diventare’. 94. Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della quarta classe I verbi forti della quarta classe Sono quei verbi che, oltre alla vocale radicale alternante, presentano consonante liquida o nasale semplice. Ne è un esempio il verbo beran ‘portare’ 51 il cui paradigma è e (i ) – a – ā - u beran (infinito) ‘portare’ bar (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘portai, portasti, portò’ bārun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘legammo, legaste, legarono’ giboran (participio preterito, ossia il participio passato) ‘legato’ Per quanto riguarda, invece, il verbo niman/neman ‘prendere’ il vocalismo appare modificato davanti a nasale: i per e ed u per o i – a – ā – u niman (infinito) ‘ ’prendere’ nam (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘presi, prendesti, prese’ nāmun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘prendemmo, prendeste, presero’ ginuman (participio preterito, ossia il participio passato) ‘preso’ Appartiene a questa classe anche il verbo kuman ‘ venire’, il quale ha – u in sillaba radicale all’infinito ( kuman, quam, quāmun, kuman 95. Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della quinta classe I verbi forti della quinta classe Sono quei verbi che, oltre alla vocale radicale alternante, presentano consonante diversa da liquida o nasale. Ne è un esempio il verbo geban ‘dare’ il cui paradigma è e(i ) – a – ā - e geban (infinito) ‘dare’ gaf (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘diedi, desti, diede’ gābun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘demmo, deste, diedero’ gigeban (participio preterito, ossia il participio passato) ‘dato’ Appartengono a questa classe anche i verbi etan ‘mangiare’, fretan ‘divorare’, fargetan ‘dimenticare’, weban ‘tessere’. Ci sono dei verbi appartenenti a questa classe che hanno alternanza grammaticale, come que đ an ‘dire’, sehan ‘vedere’. Que đ an (infinito) ‘dire’ qua đ (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘dissi, dicesti, disse’ quādun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘dicemmo, dicesti, dissero’ giquedan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘detto’. Sehan (infinito) ‘vedere’ sah (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘vidi, vedesti, vide’ sāwun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘vedemmo, vedeste, videro’ gisewan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘visto’. Infine, appartengono anche alla quinta classe alcuni verbi il cui presente indicativo è formato col suffisso – j - come biddian ‘pregare, chiedere’, liggian ‘giacere’, sittian ‘ star seduto’. 96. Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della sesta classe I verbi forti della sesta classe Sono quei verbi che presentano vocale radicale lunga. Ne è un esempio il verbo faran ‘viaggiare’ il cui paradigma è a – ō - ō – a faran (infinito) ‘viaggiare’ fōr (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘viaggiai, viaggiasti, viaggiò’ fōrun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ‘viaggiammo, viaggiaste, viaggiarono’ gifaran (participio preterito, ossia il participio passato) ‘viaggiato’. Appartengono a questa classe anche i verbi dragan ‘portare’, hladan ‘caricare’, graban ‘scavare’, malan ‘macinare’, wahsan ‘crescere’, waskan ‘lavare’. Ci sono dei verbi appartenenti a questa classe che hanno alternanza grammaticale, come lahan ‘biasimare’, slahan ‘colpire, uccidere’ slahan (infinito) ‘biasimare’ slōg (preterito singolare, ossia le tre persone singolari) ‘biasimai, biasimasti, biasimò’ slōgun (preterito plurale, ossia le tre persone plurali) ’biasimammo, biasimaste, biasimarono’ gislagan (participio preterito, ossia il participio passato) ‘biasimato’. Si noti l’alternanza grammaticale tra il vocalismo dell0infinito e quello del preterito singolare, preterito plurale e participio preterito. Inoltre, vi sono verbi appartenenti a questa classe che hanno il suffisso – ja come afsebbian ‘notare’, heffian ‘sollevare’ e * hlahhan ‘ridere’, attestato però solo al preterito plurale (hlōgun) 97.Si descrivano e si facciano degli esempi dei verbi forti della settima classe 54 Le classi dei verbi deboli in sassone antico sono tre, a seconda della vocale che i verbi presentano nel loro suffisso. Manca, invece, la quarta classe col suffisso derivativo – n - in quanto è conservata solo in gotico e in norreno. La caratteristica dei verbi deboli è la formazione del preterito (singolare e plurale) nonché del participio preterito mediante il suffisso in dentale – d - / - t al tema, il quale è costituito dalla radice + i nella prima classe; dalla radice + o nella seconda classe dalla radice + e nella terza classe. 53. Si illustrino le caratteristiche dei verbi deboli della prima classe I verbi deboli della prima classe (suffisso – ja) Come sopra menzionato questi verbi sono denominativi o deverbativi (possono derivare rispettivamente da sostantivi, aggettivi o da verbi forti). I deverbativi sono in rapporto apofonico con i corrispondenti verbi primari (dai quali derivano) e mostrano l’alternanza grammaticale nei loro confronti. Abbiamo gli esempi di lêdian ‘condurre’ < līdan ‘andare’; nerian ‘guarire’ < gi - nesan ‘sanare, guarire’. Come avviene in inglese antico, in questa classe ci sono due gruppi di verbi, a seconda della quantità della sillaba radicale. Il primo gruppo comprende i verbi a sillaba radicale breve; il secondo gruppo include i verbi a sillaba radicale lunga. A questi si aggiungono alcuni verbi che già in germanico formavano il preterito singolare e plurale senza la vocale mediana e quindi mancano di metafonia al preterito. I verbi deboli della prima classe a sillaba radicale breve In questi verbi la j del suffisso produce la metafonia della vocale radicale al presente dell’indicativo e la geminazione della consonante finale del tema (tranne per r e đ ). Al preterito (singolare e plurale) la i produce la metafonia. Appartengono a questa classe i verbi come fremmian ‘ compiere’ fremmian (infinito) ‘compiere’ fremida (preterito singolare) ‘compii, compisti, compì’ fremidun (preterito plurale) ‘compimmo, compiste, compirono’ gifremida (participio preterito) ‘compiuto’. Altri verbi appartenenti a questo gruppo sono thennian ‘stendere’, hrissian ‘tremare’, answebbian ‘addormentare’, bi - hullian ‘nascondere’, rekkian ‘raccontare’, quellian ‘tormentare’. Non presentano, invece, geminazione della consonante mediana skerian ‘spartire’, terian ‘distruggere’ e wre đ ian ‘proteggere’. 54. Si illustrino quali siano i verbi deboli della prima classe che non hanno metafonia al preterito. Tra i verbi deboli della prima classe appartenenti al primo gruppo (a sillaba radicale breve) abbiamo anche alcuni verbi che formavano già in germanico il preterito (singolare e plurale) senza vocale mediana, quindi senza metafonia, come buggian ‘comprare’ (non documentato al preterito, mentre vi è la forma giboht al participio preterito); sōkian ‘cercare’ (preterito singolare sōhta, preterito plurale sōhtun, participio preterito gisōht ); thenkian ‘pensare’ (preterito singolare thāhta , preterito plurale thāhtun , participio preterito non documentato); thunkian ‘sembrare’ (preterito singolare thūhta , preterito plurale thūhtun , non documentato al participio preterito); wirkian ‘operare’ (preterito singolare wahrta , preterito plurale wahrtun, participio preterito giwahrt ) e brengian ‘portare’ (preterito singolare brāhta , preterito plurale brāhtun , participio preterito brāht ). Inoltre non presentano metafonia al preterito (singolare e plurale) i verbi come wekkian ‘ svegliare’ (preterito singolare wahte , preterito plurale wahtun, participio preterito a - wekid ); huggian ‘pensare’ (preterito singolare hogda/hugda , preterito plurale hogdon/hugdun , participio preterito gihugd ); leggian ‘portare’ (preterito singolare lagda/legda , preterito plurale lagdun , participio preterito gilegid); sellian ‘vendere’ (preterito singolare salda , preterito plurale saldon, participio preterito gisald); tellian ‘raccontare’ (preterito singolare talda , preterito plurale taldon, participio preterito gitald); 55 lettian ‘impedire’ (preterito singolare latta/letta, preterito plurale letton, non documentato al participio preterito) e queddian ‘salutare’ (preterito singolare latta/letta , preterito plurale queddon, non documentato al preterito plurale). 59. Si illustrino le peculiarità dei verbi deboli e si spieghi come mai si chiamano così. Questi verbi mancano completamente di apofonia. Essi formano il preterito mediante l’aggiunta di un suffisso in dentale: got. da, norr. ða, i.a. – de/ - te > i. mod. ed/t; ata. ta > ted. mod. te. Il participio preterito viene invece formato tramite il suffisso ie. TO, a differenza di verbi forti che lo formano col suffisso ie. –NO-: got. þs, norr. ðr, i.a. de> i. mod. ed - / - t, ata. t > ted. mod. te. La formazione del preterito debole è una delle innovazioni più vistose del germanico ed è stata oggetto di ampie discussioni che miravano a stabilirne l’origine. L’ipotesi più probabile è quella cosiddetta della teoria composizionale: il preterito debole fosse in origine una forma perifrastica costituita da un verbo principale + il verbo “fare” (in funzione di ausiliare): ie. DHĒ/DHŌ (cfr. lat. facio) i.a. don > mod. do, ata. tuon > mod. tun. I verbi deboli sono verbi secondari che possono derivare da verbi forti, da sostantivi o da aggettivi (per questo sono anche detti deverbativi) con l’aggiunta di suffissi. A seconda della vocale presente nei suffissi si dividono in tre classi: I classe suffisso –J- (cfr. lat. capio) got. nasjan, pred. nasida ‘aver bisogno’ II classe suffisso -Ō- (cfr. lat. Amo) got. salbon, pret. salbōda ‘salvare’ III classe suffisso - E – (cfr. lat. moneo) got. haban, pret. hahaida ‘avere’. Come precedentemente accennato si tratta di quei verbi che derivano da sostantivi, aggettivi o da altri verbi mediante l’aggiunta di un suffisso, quindi sono detti deverbativi. Le classi dei verbi deboli in sassone antico sono tre, a seconda della vocale che i verbi presentano nel loro suffisso. Manca, invece, la quarta classe col suffisso derivativo – n - in quanto è conservata solo in gotico e in norreno. Come avviene in inglese antico, la terza classe (col suffisso – e -) è rappresentata da pochissimi verbi, esattamente tre in tutto. La caratteristica dei verbi deboli è la formazione del preterito (singolare e plurale) nonché del participio preterito mediante il suffisso in dentale – d - / - t al tema, il quale è costituito dalla radice + i nella prima classe; dalla radice + o nella seconda classe dalla radice + e nella terza classe. 67. Si illustrino le caratteristiche dei verbi deboli della prima classe I verbi deboli della prima classe (suffisso – ja) Come sopra menzionato questi verbi sono denominativi o deverbativi (possono derivare rispettivamente da sostantivi, aggettivi o da verbi forti). I deverbativi sono in rapporto apofonico con i corrispondenti verbi primari (dai quali derivano) e mostrano l’alternanza grammaticale nei loro confronti. Abbiamo gli esempi di lêdian ‘condurre’ < līdan ‘andare’; nerian ‘guarire’ < gi - nesan ‘sanare, guarire’. Come avviene in inglese antico, in questa classe ci sono due gruppi di verbi, a seconda della quantità della sillaba radicale. Il primo gruppo comprende i verbi a sillaba radicale breve; il secondo gruppo include i verbi a sillaba radicale lunga. A questi si aggiungono alcuni verbi che già in germanico formavano il preterito singolare e plurale senza la vocale mediana e quindi mancano di metafonia al preterito. I verbi deboli della prima classe a sillaba radicale breve In questi verbi la j del suffisso produce la metafonia della vocale radicale al presente dell’indicativo e la geminazione della consonante finale del tema (tranne per r e đ ). Al preterito (singolare e plurale) la i produce la metafonia. Appartengono a questa classe i verbi come fremmian ‘ compiere’ fremmian (infinito) ‘compiere’ fremida (preterito singolare) ‘compii, compisti, compì’ fremidun (preterito 56 plurale) ‘compimmo, compiste, compirono’ gifremida (participio preterito) ‘compiuto’. Altri verbi appartenenti a questo gruppo sono thennian ‘stendere’, hrissian ‘tremare’, answebbian ‘addormentare’, bi - hullian ‘nascondere’, rekkian ‘raccontare’, quellian ‘tormentare’. Non presentano, invece, geminazione della consonante mediana skerian ‘spartire’, terian ‘distruggere’ e wre đ ian ‘proteggere’. Lezione 035 37. Si descrivano i verbi preterito-presenti della sesta classe Vi appartiene solo * motan ‘potere’, ci cui sono attestate solo le forme * motan (infinito); ricostruito mōt (indicativo presente singolare) mōtun (indicativo presente plurale) mōsta (preterito singolare) muostun (preterito plurale); non è documentato il participio preterito. 38. Si descrivano i verbi preterito-presenti della quinta classe Appartiene solo il verbo * mugan ‘potere’ del quale sono attestate le forme * mugan (infinito); ricostruito mag (indicativo presente singolare) mugun (indicativo presente plurale) mahta (preterito singolare) mahtun (preterito plurale); non è documentato il participio preterito. 39. Si descrivano i verbi preterito-presenti della quarta classe Verbi preterito-presenti della quarta classe Vi appartengono due verbi * munan ‘ricordare’ e * skulan ‘dovere’, di cui entrambi non hanno l’infinito attestato, ma solo ricostruito man (indicativo presente singolare); il plurale non è attestato munste (preterito singolare) muonstum (preterito plurale); non è documentato il participio preterito skal (indicativo presente singolare) skulun (indicativo presente plurale) skolda (preterito singolare) skoldun (preterito plurale); non è documentato al participio preterito. 40. Si descrivano i verbi preterito-presenti della terza classe Verbi preterito-presenti della terza classe Vi appartengono anche i verbi in liquida + consonante, come sopra accennato: * durran ‘osare’ e * thurban ‘aver bisogno’. Di questi verbi l’infinito non è attestato, ma solo ricostruito; le forme documentate sono le seguenti dar (indicativo presente singolare) dorste (preterito singolare) dorstun (preterito plurale); non è documentato il participio preterito tharf (indicativo presente singolare) thurbun (indicativo presente plurale) thorfte (preterito singolare) thorftun (preterito plurale); non è attestato il participio preterito. 42. Si descrivano i verbi preterito-presenti della prima classe Verbi preterito-presenti della prima classe Appartengono a questa classe il verbo witan ‘sapere’, êgan ‘possedere’ , i cui paradigmi sono witan (infinito) ‘sapere’ wêt (indicativo presente singolare) witun (indicativo presente plurale) wissa (preterito singolare) wissun (preterito plurale) giwitan (participio preterito) êgan (infinito) ‘possedere’ êg (indicativo presente singolare) Êgun (indicativo presente plurale) êhta (preterito singolare) êhtun (preterito plurale) êgan (participio preterito). 46. Si descrivano i verbi preterito-presenti della seconda classe NON FATTA 59 desinenza, sono gli avverbi al comparativo come bet ‘meglio’, leng ‘più lungo’, lês ‘meno’, êr ‘prima’, hald ‘di più’. Anche il superlativo è uguale a quello dell’aggettivo nella forma non declinata ed è formato col suffisso – ost anziché – ist (come wīdost da wīd ‘ampio’). Per gli avverbi che indicano i punti cardinali sono usate le stesse desinenze usate per gli avverbi che indicano Moto a luogo Moto da luogo, ovvero prendono la desinenza – r quando esprimono moto a luogo e la desinenza – n(a) quando indicano moto da luogo. 29. Si illustrino le caratteristiche degli avverbi che indicano i punti cardinali In sassone antico gli avverbi che derivano da aggettivi hanno la desinenza o (come hardo ‘fortemente’ da hard ‘duro’, sēro ‘ ‘dolorosamente’ da sēr ‘dolente’). Anche gli avverbi possono formare il comparativo e il superlativo. Il comparativo corrisponde a quello dell’aggettivo nella forma non declinata; ma non è il suffisso – ir/ - er ad essere utilizzato bensì il suffisso – or (talvolta anche – ur), come hardor ‘più duramente’ e sēror ‘ più dolentemente’. Inoltre, da forth si ha il comparativo fur đ r ‘oltre’. Al contrario, senza desinenza, sono gli avverbi al comparativo come bet ‘meglio’, leng ‘più lungo’, lês ‘meno’, êr ‘prima’, hald ‘di più’. Anche il superlativo è uguale a quello dell’aggettivo nella forma non declinata ed è formato col suffisso – ost anziché – ist (come wīdost da wīd ‘ampio’). 31. Si illustrino le caratteristiche degli avverbi di tempo In sassone antico gli avverbi che derivano da aggettivi hanno la desinenza o (come hardo ‘fortemente’ da hard ‘duro’, sēro ‘ ‘dolorosamente’ da sēr ‘dolente’). Anche gli avverbi possono formare il comparativo e il superlativo. Il comparativo corrisponde a quello dell’aggettivo nella forma non declinata; ma non è il suffisso – ir/ - er ad essere utilizzato bensì il suffisso – or (talvolta anche – ur), come hardor ‘più duramente’ e sēror ‘ più dolentemente’. Inoltre, da forth si ha il comparativo fur đ r ‘oltre’. Al contrario, senza desinenza, sono gli avverbi al comparativo come bet ‘meglio’, leng ‘più lungo’, lês ‘meno’, êr ‘prima’, hald ‘di più’. Anche il superlativo è uguale a quello dell’aggettivo nella forma non declinata ed è formato col suffisso – ost anziché – ist (come wīdost da wīd ‘ampio’). Lezione 038 19. Si illustrino i termini provenienti dal celtico Essi penetrarono in germanico tra il VI e il V secolo a.C. e sono importanti poiché aiutano a datare la prima rotazione consonantica. Al contrario, i prestiti che penetrarono dal latino in germanico non la presentano più; in quanto i contatti tra Germani e Romani iniziarono a partire dal I secolo a.C., di conseguenza il processo della prima mutazione consonantica si era ormai concluso. Innanzitutto i Celti erano considerati già superiori ai Germani ai tempi di Giulio Cesare, il quale ci informa che “fuit antea tempos cum Germanos Galli uirtute superarent …” (Cesare, De bello gallico ,VI, 24). I Celti raggiunsero il culmine della loro potenza tra il VI e il III secolo a.C. e i contatti con i Germani avvennero tra il VI e il V secolo a.C. 60 20. Si illustrino quei termini che non sono di origine indoeuropea presenti nel lessico del germanico. Nonostante il germanico presenti alcune sfere semantiche i cui termini possono essere ricondotti all’indoeuropeo (come ad esempio la sfera familiare o dell’agricoltura), molti altri termini presentano un’origine non indoeuropea. In particolare, si parla delle sfere semantiche dell’ambiente naturale, della guerra, della caccia e di qualche azione umana. Per fare qualche esempio, il sostantivo ‘mare’ è formato sulla radice indoeuropea MORI- (v. lat. mare) ed in ted. mod. Meer ‘mari interni’. Eppure, un’altra radice attestata nel got. saiws ‘lago’è riconducibile alla radice indoeuropea SEIKW- ‘gocciolare’. Questa radice venne probabilmente usata anche per indicare l’anima in quanto nell’antichità si credeva che le anime dei morti risiedessero nei mari.( vedi got. saiwala, i.a. sawel > i. mod. soul, ata. sele > ted. mod. Seele.) Il sostantivo “nave” è attestato in in got. skip, norr. skip. i.a. scip > i. mod. ship, ata. shif > ted. mod. Schiff ‘vela’, unitamente al got. segl, norr/i.a. segel > i. mod. sail, ata. segal > ted. mod. Segel. Alcuni termini sono poi legati alle azioni umane. Ad es. il lemma “vivere” si è sviluppato dalla della radice germanica LIB, v. got. liban, norr. lifa, i.a. libban > i. mod. live, ata. leben > ted.mod. leben. Interessante il caso del verbo morire per cui in germanico si continua la radice indoeuropea STERBH- > germ. STERB- v. ted. mod. sterben ‘morire’, i. mod. starve ‘morire di fame’; unitamente allo sviluppo della radice germanica DAU- > i. mod. death, ted. mod. Tod. 22. Si illustrino i termini che dal germanico penetrarono in finnico. Gli antichi prestiti germanici hanno conservato la forma arcaica e sono una testimonianza preziosa per la ricostruzione delle lingue germaniche: ranta ‘riva’, reuna ‘margine’, kallio ‘roccia’, kana ‘gallina’, kulta ‘oro’, lammas ‘agnello’, rengas ‘cerchio’, saha ‘sega’, kauppa ‘negozio’, kuningas ‘re 23. Si illustrino i termini di origine indoeuropea penetrati in germanico L’appartenenza all’indoeuropeo del germanico è avvalorata anche dal lessico, in quanto esso continua buona parte del lessico dell’indoeuropeo, sebbene se ne discosti riguardo ad alcune sfere semantiche. Le sfere semantiche che il germanico continua dall’indoeuropeo sono i nomi di parentela, ad esempio ‘padre’ (cfr. lat. pater ); got. fadar , norr. faðir, i.a. f aeðer > mod. father, ata. fatar > ted. mod. Vater. I nomi delle parti del corpo, come ‘occhio’ (cfr . lat. oculus ) got. augo, norr. auga , i.a. eage > i.mod. eye, ata. ouga > ted. mod. Auge . I termini riguardanti l’agricoltura, come ‘seme’ (cfr. lat. semen ) got. seþs, norr. sáð, i.a. saed > i. mod. seed , ata. sat > ted. mod. Saat . I nomi di animali, come ‘capra’ (cfr. lat. haedus ) got. gaits , norr. geit , i.a. gat > i. mod. goat , ata. geizz > ted. mod. Geiss . I termini riguardanti i fenomeni atmosferici, ad esempio ‘tuono’’ (cfr. lat. tonitrusI ; got. /, norr. þórr, i.a. þundor > i. mod. thunder , ata. donar > ted. mod. Donner. Infine i verbi che indicano le comuni azioni umane, ad esempio ‘mangiare’ (cfr. lat. edere ) ; got. itan , norr. eta , i.a. etan > i. mod. eat, ata. ezzan > i. mod. essen . 25. Si illustrino le differenze tra i verbi 'mangiare' e 'bere' e si specifichi la loro origine L’appartenenza all’indoeuropeo del germanico è avvalorata anche dal lessico, in quanto esso continua buona parte del lessico dell’indoeuropeo, sebbene se ne discosti riguardo ad alcune sfere semantiche. I verbi che indicano le comuni azioni umane, ad esempio 61 ‘mangiare’ (cfr. lat. edere); got. itan, norr. eta, i.a. etan > i. mod. eat, ata. ezzan > i. mod. essen appartengono alle sfere semantiche che il germanico continua dall’indoeuropeo. 26. Si illustrino i termini penetrati in germanico dal latino relativi al periodo 0 I prestiti latini entrarono a far parte del lessico del germanico in tre fasi diverse. Nella prima fase (I secolo a.C.- I secolo d.C) penetrarono quei termini legati alla vita quotidiana (cibo, vestiario, cura della persona, suppellettili). Si tratta dei prestiti del periodo 0. 29. Si illustrino quali siano i termini che servono come riferimento per la datazione della prima rotazione consonantica. I prestiti celtici penetrarono in germanico tra il VI e il V secolo a.C. e sono importanti poiché aiutano a datare la prima rotazione consonantica. Al contrario, i prestiti che penetrarono dal latino in germanico non la presentano più; in quanto i contatti tra Germani e Romani iniziarono a partire dal I secolo a.C., di conseguenza il processo della prima mutazione consonantica si era ormai concluso. Lezione 039 13. Tradurre i versi sotto riportati; si indichi poi: allitterazione di ogni verso; eventuali fenomeni del vocalismo tonico (metafonia palatale, metafonia labiale, frattura), fenomeni consonantici; di ogni sostantivo presente in questi versi, si indichi: significato, caso, numero. Si indichi inoltre il contesto del passo riportato all'interno della "S.Elena". Inoltre: sono presenti eventuali stilemi della poesia germanica antica? Se sì, quali? <b>Versi 40-44</b><br>Woldon Rōmwara rīce geþringan,<br>hergum āhӯðan. Þǣr wearð Hūna cyme<br>cūð ceasterwarum. Þā sē cāsere heht<br>ongēān gramum gūðgelǣcan <br>under earhfære ofstum myclum<br><br> NON FATTA 14. Si illustrino i termini penetrati in germanico dal latino relativi al periodo 1 I prestiti latini entrarono a far parte del lessico del germanico in tre fasi diverse. Successivamente penetrarono i prestiti legati alla religione cristiana, in seguito alla conversione dei Germani alla nuova Fede (IV-VII secolo circa): si tratta dei prestiti del periodo 1. 16. Si illustrino i termini penetrati in germanico dal latino relativi al periodo 2 I prestiti latini entrarono a far parte del lessico del germanico in tre fasi diverse. I prestiti del periodo 2 sono legati alla sfera semantica dotta, i quali entrarono nelle lingue germaniche tra il VII e l’XI secolo. 17. Si illustri la differenza tra calco semantico e calco strutturale e se ne facciano alcuni esempi. Il calco è un procedimento di formazione delle parole che consiste nel coniare nuovi termini riprendendo le strutture della lingua di provenienza. Si tratta di una forma particolare di prestito, spesso utile per colmare lacune lessicali (soprattutto nel campo della scienza e della tecnologia); altre volte si tratta di fenomeni spontanei, privi di una funzione vera e propria La creazione di una parola può semplicemente consistere nel dare 64 Le fare erano i gruppi in cui erano divisi i Longobardi ai tempi delle loro migrazioni. Essi, infatti, si spostarono verso sud divisi in fare. In seguito ad ogni gruppo venne assegnata una porzione di territorio e dunque la fara indicò il territorio assegnato a ciascun gruppo, Gualdo Tadino (il gualdo era il ‘bosco’, v. longobardo wald ‘bosco d’altura’), Sala Braganza, Sala Consiliana, Lombardia e Lombardore. Riguardo ai termini di uso comune vi è traccia della lingua longobarda in arraffare, strofinare, ranno, sala, sberleffo, graffiare, grinfia, ciuffo, zazzera, guanci, schiena, nocca, milza (v. long. milzi), zanna (v. long. zann), anca (<germ. * hanh ‘gancio’, * hanh - il > i.a. hel > i. mod. heel ‘tallone’), stinco (v. long. skinko) spaccare (v. long. spahhan ‘fendere’), schernire, stuzzicare. Lezione 041 10. Si illustrino le fonti del Heliand Si tratta di una sorta di “messiade” redatta in versi allitteranti per i Sassoni, appena convertiti al Cristianesimo, giuntaci incompleta (manca la conclusione), particolarmente lunga (5985) versi; ci è giunta incompleta; infatti manca il finale. Riguarda la vita di Cristo (il titolo significa ‘Salvatore’). Il luogo d’origine della composizione di questo ampio poema è ignoto, la datazione, invece, pare sia intorno all’840, poiché come si legge nel prologo, un anonimo monaco sassone ebbe da Ludovico il Pio l’incarico di rendere in volgare l’Antico e il Nuovo Testamento, al fine di diffondere la Fede cristiana tra le genti di Sassonia. L’autore è fedele all’idea della Chiesa del suo tempo. Il libro è diviso in quattro sezioni. Sicuro è l’influsso anglosassone per la fisionomia linguistica e letteraria, per il lessico le fonti sono state l’Expositio in Lucae Evangelium di Beda, i Commentaria in Iohannes di Alcuino, il Diatesseron di Taziano e i Commentaria in Mattheum di Rabano Mauro. Inoltre, secondo R. Heinrichs, pare che l’autore sia stato influenzato anche dalle prediche di Aimone di Haberstadt e da alcune omelie di Gregorio Magno. Caratteristica è l’intensità dell’ispirazione che lo anima e la ricchezza del linguaggio. Il Hêiand ci è pervenuto in sei testimoni, precisamente nei seguenti codici - Londra, British Library, Cotton Caligula A VII (seconda metà X secolo); - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica, Pal. Lat. 1447 della metà IX secolo (tra l’altro questo codice ci tramanda anche il frammento della Genesi); - Berlino, R56/2537 della metà del IX secolo (precedentemente conservato a Praga); - i frammenti di Straubing (Ratisbona), Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek; databili alla metà del IX sec., rinvenuti nel 1979; - il frammento di Lipsia, Universitätsbibliothek (Bibliotheca Albertina); contiene 47 versi ed è stato scoperto nel 2006 - Monaco, Staatbiliothek, Cgm. 25 (metà IX secolo) che è il codice più autorevole del Hêliand, sebbene presenti alcune lacune. Dal punto di vista stilistico, il Hêliand è caratterizzato dal cosiddetto Hakenstil ‘stile a gancio’; infatti gli elementi della frase non sono posti in successione regolare, bensì spesso ricorrono alcuni versi dopo. Inoltre, è importante sottolineare la presenza della variazione e l’alternanza frequente tra discorso diretto e discorso indiretto. 11. Si illustri la tradizione manoscritta del Heliand Innanzitutto i Sassoni furono l’ultimo raggruppamento indipendente di gentes germaniche ad oriente del Reno che si convertirono al Cristianesimo. Inizialmente la loro conversione fu sentita come un evento ineluttabile, collegato alla loro sottomissione politica a Carlo Magno (785), dopo una forte resistenza. Al contrario la loro convinta accettazione del nuovo Credo fu conseguente all’attività catechetica dei missionari anglosassoni e irlandesi. La spinta iniziale alla Cristianizzazione sassone venne da Utrecht; da qui si mosse Aluberht, consacrato chorepiscopus (arcidiacono), nel 797 per 65 svolgere la missione evangelizzatrice tra i Sassoni. Comunque, notevole fu anche il contributo di altri religiosi, come Lebuin, l’amico di Alcuino, e Willehad. Inoltre, da Utrecht partì il frisone Liudger per fondare il monastero di Werden nel 799. Tuttavia, la prima casa monastica sassone fu Corvey, fondata da Adalhard di Corbie nell’817. Fu proprio in tale ambiente che vennero composti il Hêliand e i tre frammenti della Genesi B (pervenutaci in codex unicus, nel ms. Vaticano del Hêliand, Pal. Lat. 1447). Infatti, come avviene anche in ambiente alto tedesco, in sassone, quindi in area basso tedesca, la cultura era per lo più appannaggio di episcopati e monasteri, ed è proprio per questo motivo che le opere letterarie giunte fino a noi sono di carattere religioso. Invece, relativamente alla Genesi vi sono venticinque versi che corrispondono fedelmente ai versi 791-817a della Genesi A anglosassone (denominata anche Later Genesis, contenuta nel ms. Oxford, Bodleian Library, Junius XI, risalente al X-XI secolo). Si tratta di una testimonianza importante, poiché getta un’ulteriore luce sui rapporti tra Inghilterra e continente nel X secolo. Si tratta di contatti ben documentati dalla copiatura e dalla conservazione del Hêliand anche in area anglosassone. 12. Si illustrino il contenuto e lo scopo della stesura del Heliand Si tratta di una sorta di “messiade” redatta in versi allitteranti per i Sassoni, appena convertiti al Cristianesimo, giuntaci incompleta (manca la conclusione), particolarmente lunga (5985) versi; ci è giunta incompleta; infatti manca il finale. Riguarda la vita di Cristo (il titolo significa ‘Salvatore’). Il luogo d’origine della composizione di questo ampio poema è ignoto, la datazione, invece, pare sia intorno all’840, poiché come si legge nel prologo, un anonimo monaco sassone ebbe da Ludovico il Pio l’incarico di rendere in volgare l’Antico e il Nuovo Testamento, al fine di diffondere la Fede cristiana tra le genti di Sassonia. L’autore è fedele all’idea della Chiesa del suo tempo. Il libro è diviso in quattro sezioni. Sicuro è l’influsso anglosassone per la fisionomia linguistica e letteraria, per il lessico le fonti sono state l’Expositio in Lucae Evangelium di Beda, i Commentaria in Iohannes di Alcuino, il Diatesseron di Taziano e i Commentaria in Mattheum di Rabano Mauro. Inoltre, secondo R. Heinrichs, pare che l’autore sia stato influenzato anche dalle prediche di Aimone di Haberstadt e da alcune omelie di Gregorio Magno. Caratteristica è l’intensità dell’ispirazione che lo anima e la ricchezza del linguaggio. 14. Si illustrino le modalità della conversione dei Sassoni Innanzitutto i Sassoni furono l’ultimo raggruppamento indipendente di gentes germaniche ad oriente del Reno che si convertirono al Cristianesimo. Inizialmente la loro conversione fu sentita come un evento ineluttabile, collegato alla loro sottomissione politica a Carlo Magno (785), dopo una forte resistenza. Al contrario la loro convinta accettazione del nuovo Credo fu conseguente all’attività catechetica dei missionari anglosassoni e irlandesi. La spinta iniziale alla Cristianizzazione sassone venne da Utrecht; da qui si mosse Aluberht, consacrato chorepiscopus (arcidiacono), nel 797 per svolgere la missione evangelizzatrice tra i Sassoni. Comunque, notevole fu anche il contributo di altri religiosi, come Lebuin, l’amico di Alcuino, e Willehad. Inoltre, da Utrecht partì il frisone Liudger per fondare il monastero di Werden nel 799. Tuttavia, la prima casa monastica sassone fu Corvey, fondata da Adalhard di Corbie nell’817. 15. Si illustrino le ipotesi sulla paternità del Heliand. Non si hanno notizie certe sull’autore dell’Heliand né sulla cronologia dell’opera. Gli studiosi hanno però assunto come terminus ante quem l’840, ovvero la morte di Ludovico il Pio, in quanto nella prefazione si legge che fu proprio il sovrano a 66 commissionare l’opera di traduzione del Nuovo Testamento dal latino cosicchè il popolo potesse usufruirne. Questo è quanto compare nella prima prefazione in prosa, a carattere storico. Ve ne è però un’altra, in versi, con chiari caratter leggendari in cui si narra un’altra storia. Si racconda, infatti, che fu un umile agricoltore, spinto da una voce deivina, a comporre le traduzioni di Antico e Nuovo Testmaneto: egli, improvvisatisi poeta, narrò allora la Creazione del mondo e l’avvento di Cristo. Stilisticamente, l’Heliand è caratterizzata da un’alterata corrispondenza fra unità del verso e unità sintattica e, pertanto, l’opera è piena di enjambements. Anche l’allitterazione è caratteristica fondamentale in quanto l’opera veniva recitata oralmente e alcune parole avevano un significato maggiore rspetto ad altre. Il nostro poeta, particolarmente dotto, era amante della variatio ed utilizza, infatti, una molteplicità di termini per indicare lo stesso concetto e non essere ripetitivo. Sicuramente un letterato, il nostro doveva aver avuto dimestichezza con i Testi Sacri. Non conosciamo la sua nazionalità: gli studosi escludo ad oggi che possa essere stato un anglosassone e propendono perlopiù per la sua localizzazione nella zona di di Münster in Westfalia (Colliz). Per quanto concerne la conologia, si oscilla fra un periodo compreso tra l’814 e l’840. 17. Si illustri la stesura della Genesi e le sue caratteristiche Innanzitutto i Sassoni furono l’ultimo raggruppamento indipendente di gentes germaniche ad oriente del Reno che si convertirono al Cristianesimo. Inizialmente la loro conversione fu sentita come un evento ineluttabile, collegato alla loro sottomissione politica a Carlo Magno (785), dopo una forte resistenza. Al contrario la loro convinta accettazione del nuovo Credo fu conseguente all’attività catechetica dei missionari anglosassoni e irlandesi. La spinta iniziale alla Cristianizzazione sassone venne da Utrecht; da qui si mosse Aluberht, consacrato chorepiscopus (arcidiacono), nel 797 per svolgere la missione evangelizzatrice tra i Sassoni. Comunque, notevole fu anche il contributo di altri religiosi, come Lebuin, l’amico di Alcuino, e Willehad. Inoltre, da Utrecht partì il frisone Liudger per fondare il monastero di Werden nel 799. Tuttavia, la prima casa monastica sassone fu Corvey, fondata da Adalhard di Corbie nell’817. Fu proprio in tale ambiente che vennero composti il Hêliand e i tre frammenti della Genesi B (pervenutaci in codex unicus, nel ms. Vaticano del Hêliand, Pal. Lat. 1447). Infatti, come avviene anche in ambiente alto tedesco, in sassone, quindi in area basso tedesca, la cultura era per lo più appannaggio di episcopati e monasteri, ed è proprio per questo motivo che le opere letterarie giunte fino a noi sono di carattere religioso. Invece, relativamente alla Genesi vi sono venticinque versi che corrispondono fedelmente ai versi 791-817a della Genesi A anglosassone (denominata anche Later Genesis, contenuta nel ms. Oxford, Bodleian Library, Junius XI, risalente al X-XI secolo). Si tratta di una testimonianza importante, poiché getta un’ulteriore luce sui rapporti tra Inghilterra e continente nel X secolo. Si tratta di contatti ben documentati dalla copiatura e dalla conservazione del Hêliand anche in area anglosassone. Lezione 042 12. Si descriva che potrebbe essere stato l'autore del Heliand e le sue peculiarità 69 18. Si illustri come Carlo Magno procedette contro i Sassoni La stesura del Heliand è dovuta alla conversione al Cristianesimo delle genti di Sassonia per volere di Carlo Magno. Infatti, nel 772, l’imperatore avviò una guerra di conquista contro i Sassoni, stanziati nella parte più settentrionale dell’attuale Germania, sul Mare del Nord. La loro unica colpa era stata di aver smesso di pagare i tributi al padre, Pipino. Lo stesso anno segna dunque l’inizio di una delle più spietate campagne carolingie. Carlo, infatti, non si limitò ad assoggettare il popolo, ma ne annientò anche i convincimenti. D’alronde l’impero di Carlo Magno poggiava le proprie fondamenta sul supporto della Chiesa cristiana, appoggio che lo stesso imperatore cercava fermamente e platealmente. Alle dinamiche sociali e politiche erano strettamente legate quelle religiose, sembra quindi naturale che spesso esse si sovrapponessero a quelle temporali. Il re dei Franchi compì, tra l’altro, un’azione simbolica: si portò su Eresburg nella foresta di Teutoburgo, luogo sacro e magico per i Sassoni, e lì distrusse la quercia Irminsul. Al suo posto pose le fondamenta di una cattedrale cristiana. Un bassorilievo ci mostra ancora oggi l’Irminsul ai piedi della croce cristiana, sottomesso e piegato sotto i piedi del Cristo. Ma, al contrario di quanto ci tramanda questa testimonianza iconografica, i Sassoni non si piegarono facilmente Quindi Carlo Magno dovette quasi annientare i Sassoni per riuscire nell’intento. La guerra, anche se con delle brevi pause, durerà 32 anni e sarà caratterizzata da picchi di inaudita violenza: in un solo giorno (giornata di Verden sull’Aller), nell’anno 782, si eseguirono 4.500 decapitazioni di ribelli e quindi si mise in opera una vera e propria sistematica persecuzione dei Sassoni in territorio franco. Lezione 043 10. Si traducano i seguenti versi Tho he gertalo tuuelibi habde, tho uuard thiu tid cuman that sie thar te Hierusalem Quando ebbe 12 anni era dunque giunto il tempo che essi andassero a Gerusalemme 11. Si traducano i seguenti versi: Guuitun imo tho eft te Hierusalem iro suno sokean, fundun ina sittean thar an them uu iha innan, thar the uuisa man, suuîdoglauuua gumon an godes ouua lasun ende lînodun Allora Maria e Giuseppe andarono di nuovo a Gerusalemme per cercare il loro figlio e lo trovarono là, seduto all’interno del tempio, dove gli uomini saggi, molto saggi, leggevano e apprendevano 12. Si traducano i seguenti versi Thar sat undar middiun mahtig barn godes, Krist alouualdo, soo is thea ni mahtun antkennian uuiht the thes uuihes that uuardon scoldun, endi fragoda sie firiuuitlîco uuîsera uuordo. Il potente Figlio di Dio, Cristo Glorioso, era seduto là in mezzo a loro; tuttavia essi non sapevano nulla di ciò [non sapevano che fosse il Figlio di Dio e domandarono loro (sott. a Maria e Giuseppe) ciò che desideravano sapere. 13. Si traducano i seguenti versi Giuuitun im tho eft in Galilealand Ioseph endi Maria helag hiuuiski hebencuninges uuarun im an Nazarethburg Giuseppe e Maria si misero nuovamente in cammino verso la Galilea; la sacra famiglia del Re dei Cieli era nella città di Nazareth 70 14. Si traducano i seguenti versi Gifrang aftar thiu eft an odrun daga adalcunnies uuif, salig thiorna, that he undar them gisidia ni uuas. Un altro giorno la donna di stirpe nobile, la santa Vergine venne a sapere che egli non era tra la gente. Lezione 044 08. Si traducano i seguenti versi uuas im thar an thero enödi erlo drohtin lange huuila ne habda liudeo than mer, seggeo te gisidun al so he im selbo gicos Il Signore era nel deserto da molto tempo, non aveva più né folla, né uomini come seguaci, in quanto Egli stesso aveva scelto proprio così 09. Si traducano i seguenti versi That uuas Satanase tulgo ham an is hugi: afonsta hebanrikies mancunnie is hugi uuelda tho mahtigna Per questa ragione Satana fu molto odiato: voleva fare inimicare il regno dei Cieli alla stirpe ujaana, desiderava dunque ingannare l’Onnipotente. 10. Si traducano i seguenti versi So gefragn ic that Iohannes tho gumono gihuuilicunlotioda them liudiun lera Kristes, herron sines endi hebenriki te giuuinnanne, uuelono tliane mestousâlig sinlif Così venni dunque a sapere che Giovanni decantava agli uomini e alla folla gli insegnamenti di Cristo, il suo Signore per guadagnarsi il regno dei Cieli, il più sacro dei beni e la felicità della vita eterna Lezione 045 12. Si traducano i seguenti versi: Tho im thes uuines brast them liudiun the lides: is ni uuas farlebid uuiht huergin an themu huse, that for thene heri ford senkeon drogin ac siu scapu uuarun lides alarid Tuttavia, a un certo punto manco il vino, agli invitati mancò da bere: non era avanzato nemmeno un po’ di vino. In ogni parte della sala i coppieri portavano da bere, ma i boccali non contenevano più nettare 13. Si traducano i seguenti versi: Geuuet im tho umbi threa naht aftar thiu thesoro thiodo drohtin an Galileo land. Dopo di ciò, alla terza notte, il Signore andò verso la terra di Galilea 14. Si traducano i seguenti versi: Thar Maria uuas mid iro suni selbo, salig thiorna mahtiges moder. Colà vi era (anche) Maria, la Santa Vergine, la madre dell’onnipotente il Figlio di Dio 15. Si traducano i seguenti versi: Managoro drohtin geng inu tho mid is iungoron, godes egan barn an that hoha hus. Il Signore degli uomini, il Figlio di Dio andò con i suoi discepoli verso la nobile dimora. 16. Si traducano i seguenti versi: he im oat them gomun uuasgiac hi thar gecudde, that hi habda craft godes helpa fan himilfader, helagna gest uualdandes Uuisdom. Colà egli mostrò alla gente che aveva il potere di Dio, l’aiuto dal Padre Celeste e dallo Spirito Santo nonché la saggezza del Glorioso 71 17. Si traducano i seguenti versi: Gengun ambahtman skenkeon mid scalun, drogun skirianne uuin mid orcun end mid alofatun; uuas thar erlo drom fagar an Flettea. I SERVITORI E I COPPIERI ANDAVANO E VENIVANO COI BICCHIERI PORTAVANO VINO PURO NELLE BROCCHE. LA VI ERA GIOIA TRA GLI UOMINI. 18. Si traducano i seguenti versi: geng uuird iro kind sprecan uuird iro sunu selbon, sagda im mid uuordun that thea uuerdos tho mer uuines ne habdun them gestiun te gomun. Andò a parlare con suo figlio, col Suo stesso figlio, dicendogli con prole sue che non vi era più vino per accogliere gli ospiti tra la gente. Lezione 046 09. Si traducano i seguenti versi ef thu gilobien uuili, than nis nu lang te thiu that thu her antkennien scalt cral't drohtines the mikilon maht godes? SE TU VUOI CREDERE ALLORA NON PERDERE TEMPO PER QUESTO TU DEVI RICONOSCERE LA POTENZA DIVINA, LA GRANDE POTENZA DI DIO 10. si traducano i seguenti versi 'fro min the godo', quad siu, 'ef man thene felis nimid. “mio buon Signore”, disse ella, “se si TOGLIE LA PIETRA 11. si traducano i seguenti versi Tho gengun manage to fhobun harden sten. ALLORA MOLTI ANDARONO E SOLLEVARONO LA DURA PIETRA Lezione 047 10. Si descrivano i documenti più importanti di area basso francone giunti fino a noi Il basso francone antico era molto affine al sassone antico; infatti in entrambi è assente la zweite Lautverschiebung a livello fonologico. Il basso francone confinava ad oriente col sassone. Per quanto riguarda il periodo compreso tra i secoli VIII e XII non è facile distinguere il basso francone dal sassone nelle loro fasi antiche: nel loro insieme concorrono a formare il basso tedesco antico. Del basso francone antico abbiamo pochissime testimonianze: si tratta di testimonianze relative a glosse, quali le Glosse di Mallberg contenute nella Lex Salica (VI secolo) e di tracce nell’onomastica, nonché una traduzione di Salmi risalente al IX secolo. Le Glosse di Malberg sono così denominate poiché traducono in volgare alcuni termini contenuti nella Lex Salica; infatti ogni glossa è introdotta dalla forma in mallobergo (o mlb . o ancora mal l.) che significa ‘nella lingua della legge’. 11. Si descriva il basso francone Il basso francone antico era molto affine al sassone antico; infatti in entrambi è assente la zweite Lautverschiebung a livello fonologico. Il basso francone confinava ad oriente col 1 FILOLOGIA GERMANICA DOMANDA: Parlami dei Goti? Colui che ci tramanda la storia dei Goti è lo storico romano Jordanes: egli narra che i Goti lasciano la Scandinavia nella metà II secolo, e iniziano la loro migrazione verso il SUD 4 secoli dopo. Nella prima metà del III secolo abbiamo la prima grande suddivisione tra: Ostrogoti (che vanno verso EST) e Visigoti (che vanno verso OVEST). (N.B.I Visigoti sono quelli più forti e temerari, gli Ostrogoti i più deboli, infatti si fanno sottomettere dagli Unni fino alla morte del loro re Attila nel 453 e poi dai Romani stessi). E’ importante la storia dei Goti perché essi sono il primo popolo ad essere coinvolto nel processo di alfabetizzazione. Nel 332 c’è un contatto con il cristianesimo e la lingua greca: i Goti fecero esperienze spirituali, si convertirono all’Arianesimo e abbiamo la traduzione della Bibbia di Vulfila. Vulfila era un vescovo visigoto e la sua opera fu determinante per la diffusione del cristianesimo poiché egli tradusse la bibbia dal greco al visigoto. Egli scelse di non tradurne però alcuni passi perché troppo violenti per un popolo già violento di suo. Essa tra l’altro è anche l’unica testimonianza letteraria giunta sino a noi: per tradurla è stato usato il visigoto e non l’alfabeto runico poiché troppo legato alla sfera magico – pagana. L’innovazione di Vulfila è che questa traduzione crea un vero e proprio nuovo sistema alfabetico basato sul greco ma adattando alcune lettere sia al latino che al runico (da qui nasce l’alfabeto gotico). SUDDIVISIONE DEI POPOLI GERMANICI I popoli germanici si suddividono in vari gruppi. 1. GRUPPO ORIENTALE ( EST, di sola lingua gotica). Diviso tra: Burgundi: si fermarono nel Regno centrale. Nel 436 vengono sconfitti dagli Unni, vanno verso sud. Nel 534 vengono inglobati dai Franchi. Vandali: popolazione germanica che va in Spagna, arrivano fino in Africa Settentrionale e nelle isole Baleari, Sardegna e Corsica. Nel 455 arrivano a Roma con a capo il sovrano Genserico. Eruli: popolo con sovrano Odoacre, personalità importante. Egli arriva in Italia nel 476 creando il Regno dell’Italia Settentrionale; essi poi vengono sconfitti da Teodorico in un secondo momento. 2 Non abbiamo una vera e propria testimonianza scritta ma sappiamo che la storia è un po’ articolata. Dopo la divisione degli Unni abbiamo: • Visigoti: si convertono al Cristianesimo attraverso la conoscenza della lingua Grecia. Essi arrivano nel 410 a Roma con Alarico e poi creano il regno di Tolosa. In seguito vengono assimilati dai Franchi e poi dagli arabi. • Ostrogoti: quelli più deboli, vengono sopraffatti da Unni e creano una vera e propria alleanza, tanto che nel 451 abbiamo una battaglia di Unni e Ostrogoti contro i Visigoti. Il Capo degli Unni era Attila, percepito dagli Ostrogoti come una vera e propria figura paterna. La battaglia si conclude con Teodorico, grande sovrano, che arriva in Italia e sconfigge Odoacre. Quali sono i due momenti fondamentali per l’evoluzione socio-culturale dei Goti? 1. Impatto con mondo greco - bizantino e conversione al Cristianesimo (soprattutto dei Visigoti, non tanto degli Ostrogoti che rimangono legati agli Unni). 2. Regno di Teodorico in Italia: permette agli Ostrogoti di avere un contatto con la civiltà latina, che grazie a questo consolida e rivitalizza la cultura gotica. Ad esempio, sappiamo che vi furono molte traduzioni di testi liturgici dall’ostrogoto al latino stesso. Quali sono i Codici che ci tramandano il Regno dei Goti in Italia e il Regno quindi di Teodorico? Tra il V e la fine del IV secolo ci sono dei Codici che ci tramandano il Regno di Teodorico: 1. CODEX ARGENTEUS: scritto su pergamena in caratteri d'oro e d’argento dove sono riportati i brani dei 4 vangeli. 2. CODEX CAROLINUS: il più antico testo bilingue latino – gotico. E’ un palinsesto, cioè un testo riscritto. 3. CODEX GIESSENSIS: evangelario bilingue latino - greco rinvenuto in Egitto 4. CODEX TAURINENSIS: conservati in Italia. 5. CODICES AMBROSIANI: conservati in Italia. Altro documento gotico estremamente importante è lo: • SKEIRENS: spiegazione del Vangelo di Giovanni. Non si sa se lo abbia scritto Vulfila, se sia la traduzione o se sia un’opera vera e propria. Ci è giunta a noi incompleta ed è un frammento di un testo esegetico (che interpreta la Bibbia). 2. GLI ANGLOSASSONI: Nel V secolo inizia l’emigrazione di Angli, Sassoni e Juti fino alla conquista Normanna (1066). Questi 500 anni vengono definiti periodo anglosassone, periodo in cui abbiamo l’evoluzione della lingua e cultura inglese. Inghilterra. Il nome stesso Inghilterra significa “Terra degli Angli”. Angli, Sassoni e Juti inizialmente vanno verso la Britannia (prima abitata dai Celti), ci trovano i Celti che a causa della loro invasione vanno via. • V sec. a.C. (54 a.C.): l’Inghilterra diviene tributaria di Roma: i Celti vanno verso SUD, in Cornovaglia e Galles. 3 • Fine IV - inizio V: il potere di Roma comincia a vacillare a causa della pressione delle popolazioni germaniche: la Britannia cade sotto il dominio germanico (e quindi sotto il dominio di Angli, Sassoni e Juti, che sono popoli germanici). • La descrizione della Britannia ci perviene attraverso la descrizione storica dello storico Beda nella sua "Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum": sappiamo che Angli, Sassoni e Juti giunsero sull'isola dalla costa della Danimarca e della Germania Settentrionale prima come mercenari in aiuto dei Britanni contro le popolazioni Nord, poi si impadroniscono dell’isola (tranne Cornovaglia e Galles dove vengono relegati i Celti). • VI secolo: gli Anglosassoni rafforzano la loro conquista dividendo la penisola in 7 regni (la cosiddetta EPTARCHIA): Kent, Sussex, Essex, Wessex, Mercia, Anglia e Northumbria. Nelle terre celtiche (Cornovaglia e Galles) si consolida il Cristianesimo e si diffonde una particolare spiritualità monastica (stanno per nascere i monasteri). Nel giro di mezzo secolo tutto il territorio delle isole britanniche occupato dalle popolazioni germaniche (meno Cornovaglia e Galles) viene cristianizzato. Come? Attraverso… • Introduzione dell’alfabeto latino grazie ai missionari da Italia e Irlanda: l'alfabeto runico (futhark) coesiste a lungo con quello latino (ne abbiamo un esempio in Cynewolf). • Tradizione letteraria: in questo momento storico da solo orale diventa anche scritta. • Coesistenza latino e volgare. Fino ad arrivare all’VIII secolo… • VIII secolo: la vita culturale in questo periodo è molto produttiva; abbiamo un rafforzamento letterario - latino di tipo agiografico e il fiorire della vera e propria poesia germanica. Durante la prima metà secolo abbiamo personalità come Beda, maestro del monastero di Yarrow, e Alquino, maestro del monastero di York. A questo fa seguito la devastazione dei vichinghi della regione settentrionale: nel 973 l’abbazia di Lindisfakhe venne distrutta insieme ad altri monasteri, ragione per cui molti manoscritti dei testi poetici anglosassoni sono in sassone antico, proprio perché tutto ciò che esisteva prima era stato distrutto dai Vichinghi. • IX secolo: la vita politica/culturale si sposta nel sud perché i Re del Wassex si oppongono all’invasione Vichinga. Segue il regno di Alfredo il Grande che garantisce un periodo di tranquillità: 1. Sconfigge i Danesi e stipula il contratto di Withmore che gli attribuiva piena sovranità tra Wessex, Sussex, Kant e Marcia. 2. Rivaluta la tradizione e i costumi anglosassoni rivalutandone la loro tradizione. 3. Promosse la redazione Cronaca Sassone: collezione di annuali (eventi storici di un popolo) sulla storia degli anglosassoni in inglese antico. 4. Traduzione di alcune opere di filosofia medievale: a. Dialoghi 6 Sassone occidentale: abbiamo la maggior parte dei testi conservati in questa lingua. Questa è la regione che ha conservato più a lungo l’indipendenza politica e culturale (diversamente dal nord dell’Inghilterra). 3.GERMANI CONTINENTALI. Ad essi corrisponde tutta la produzione letteraria dell’alto/basso tedesco. Fase antica: il tedesco era diviso in 3 dialetti ed era (ed è ancora) suddiviso a sua volta in alto tedesco (a sud) e basso tedesca (a nord). • i Sassoni: hanno un ruolo molto importante; dalla penisola Scandinava vanno verso sud - ovest. • Alemanni: altri popoli importanti sono gli Alemanni (questo nome significa tutti gli uomini); nel III secolo si stanziano sul territorio che oggi è la Germania Meridionale. Nel 313 si scontrarono contro i Romani sul Reno e qui iniziano le incursioni contro l’impero romano. • Marcomanni: Il nome di questo popolo significa invece “popolo di frontiera”, nel I secolo erano stanziati sul territorio tra il corso dell'Elba e dell'Oder. Combattono contro i romani e dopo la vittoria di Druso si impossessano della Boemia. Dopo il 526 si sottomettono ai Franchi. • Longobardi: originari della Scandinavia e molto feroci. Prima di stanziarsi nella zona dell'Elba erano sulle rive del Baltico, poi si spostano verso Oriente, verso la Boemia e la Pannonia (provincia impero romano, un po’ parte dell’Ungheria e un po’ dell’Austria). • Franchi (germani occidentali): i più potenti, di origine oscura. Nel V secolo con Clodoveo conquistarono la Gallia e danno origine ai francesi. • 496 (o 506): c’è l’abbattimento della barriera culturale tra germani e romani. Grazie a questo Clodoveo porta più sudditi a convertirsi al cattolicesimo. • Figura importantissima è Carlo Magno: durante il suo impero abbiamo un misto tra l’antica tradizione germanica e l'universalità del Sacro Romano Impero. 842 si stipula il giuramento di Strasburgo tra Carlo Magno e i 3 figli di Ludovico il Pio (Carlo il Calvo, Ludovico il Germanico e Lotario). Carlo il Calvo e Ludovico il germanico contro Lotario: si getteranno le basi future delle nazioni di Francia e Germania. COME AVVIENE LA CRISTIANIZZAZIONE IN GERMANIA? Le popolazioni del V e VI secolo in Germania subiscono le influenze dei Franchi che erano in Gallia Settentrionale e nel Medio Reno. Questi popoli erano estremamente potenti: infatti con a capo il Re Clodoveo i franchi si imposero sui Burgundi, Visigoti e Alemanni e in più egli accentrò il potere nelle sue mani attraverso la conversione del suo popolo al Cattolicesimo. Le altre popolazione germaniche entrarono in contatto con il mondo romano cristiano con l’avvento al potere dei Carolingi: essi incoraggiarono la penetrazione di missionari in Germania e la fondazione di monasteri. 7 Figura importante a livello religioso è San Bonifacio: egli è una figura chiave della cristianizzazione in Germania. Nella prima metà dell’VIII secolo svolge un’azione evangelizzatrice autorizzato e protetto da Roma. Alla morte Carlo Martello (il figlio di Carlo Manno) eredita le regioni orientali: protegge Bonifacio e la sua azione riformatrice dandogli soldi ed esercito. Bonifacio quindi si può dire che riforma e disciplina tutta la chiesa franca; cristianizza la Germania centro meridionale con la fondazione del monastero di Fulda (in Germania centrale). Abbiamo quindi: • Fulda è estremamente importante perché permette la penetrazione religiosa e politica verso la Sassonia settentrionale portata a termine successivamente da Carlo Magno. • Il monastero di Fulda fa da ponte per i rapporti con gli ambienti anglosassoni. POLITICA CULTURALE CARLO MAGNO. E’ basata su un completo rinnovamento culturale. Si inizia da restaurazione e divulgazione della tradizione latino – cristiana: • Vengono raccolti e studiati testi antichi come la regola San Benedetto che verrà divulgata e imposta a tutti i monasteri. • Rivalutazione del volgare: fondamentale per la nascita della cultura scritta tedesca. Inizia con la traduzione tedesca di testi completi come il padre nostro, i salmi, la regola, la formula battesimale. • La costituzione di: testi giuridici, Carmi eroici, germanici e la redazione della grammatica del Francone (che a noi non è mai pervenuta). →VEDIAMO LE LINGUE: DIALETTI ALTO TEDESCHI I dialetti franconi sono suddivisi secondo mutamenti consonantici (ROTAZIONE CONSONATICA) che è la caratteristica più importante dai dialetti tedeschi meridionali. Invece… • Basso tedesco (nord): prima rotazione consonantica – legge di Grimm • Alto tedesco (sud): seconda rotazione consonantica – Legge di Verner • La terza fase è rappresentata dall’accento proto-sillabico, tipico del germanico. TEDESCO ANTICO: Produzione letteraria: per lo più di genere religioso: poiché la cultura nell'area germanica continentale era ad appannaggio di episcopati e monasteri. Frammentato in vari dialetti. • Sud: dove c’è l’alto tedesco abbiamo 1. Bavarese: Bavaria, Austria. 2. Alemmanico: Alsazia, Svizzera. 3. Francone: Nord Alsazia. • Nord: basso tedesco. o Basso Francone o Sassone (alla base del moderno nerlandese). 8 →ALTO TEDESCO – SUD Presenta la seconda rotazione consonantica. • Area bavarese. 1. Centri chiave: augusta, Fraising e Saliburgo. 2. Primo documento in alto tedesco antico: è l’ABROGAN redatto nel 760 a Fresirg (è un glossario dell’alfabeto Latino in alto tedesco). 3. Frammenti di Monsce: brani tradotti dal vangelo di Matteo. 4. Preghiera di Wessonbrum: che è sulla crezione del mondo 5. Carme di San Pietro + salmo 138. • Area Alemanica Il centro più vitale: monastero di San Gallo: qui è stata prodotta la traduzione del Padre Nostro da parte di San Gallo e sono state messe in atto le regole di San Benedetto. San Benedetto capì quanto le debolezze umane allontanavano dalla contemplazione di Dio. 1. Notker III: si dedicò alla volgarizzazione di opere come il De consolatione e philosophia più De Interpretazione di Aristotele. La sua prosa non è solo un’imitazione di quella latina ma è più vivace (varietà lessicale). 2. Inni di Muchbach: tradizione di 27 salmi ambrosiani. • Area francone. o GIURAMENTI DI STRASBURGO: da Carlo il Calvo a Ludovico il Germanico contro Lotario. ▪ Autore: redatti dallo storico Nitardo nelle “Historiarum libri Quatuor”. ▪ Quando? : tra la fine dell’813 e l’inizio dell’814. ▪ Lingua: dialetto franco neronano e francese antico ▪ Questi giuramenti sono stati pronunciati dai 3 figli di Ludovico il Pio contro Lotario. Ludovico il Germanico giurò in francese e Carlo il Calvo in theudisce. Essi si giurarono fedeltà l’uno con l’altro e si scagliarono contro Lotario ▪ E’ un codex unicus ▪ Eccezionalità: le formule solenni sono trascritte fedelmente e non riassunte o LUDWIGSLEID: per celebrare la vittoria di Ludovico III sui normanni. Elementi di spicco: • FULDA: abbazia prestigiosa dove ci sono state personalità come Strabone e Mauro. Essa farà anche da ponte e legame con la cultura anglosassone. o Stesura del Carmen di Ildebrando: si trova a Fulda. Carmen di argomento eroico leggendario, padre e figlio che combattono per due eserciti diversi, alla fine combattono e sembra che sia il padre ad ammazzare il figlio. E’ un componimento in versi allitterati in cui abbiamo lo scontro tra vincolo di sangue e d’onore. E’ l’unico 11 →911: i Vichinghi con a capo Rollone nel X secolo si insediano per secoli sulla Costa Nord dell’attuale Francia (Frisia); costrinsero i Franchi a cedergli quella zona che oggi chiamiamo Normandia. →1006-1042: l’Inghilterra è nelle mani dei Danesi, governati da Re Canuto, il quale riunì sotto il suo regno Danimarca, Inghilterra e Svezia meridionale. EVOLUZIONE LETTERATURA E CULTURALE: e’ legata a 3 fatti storici: 1. Movimento Vichingo 2. Colonizzazione dell’Islanda 3. Conversione al Cristianesimo Dinamismo dei Vichinghi, uno dei popoli del NORD più importanti: Contatto con l’Europa: durante la lunga dominazione dell’Irlanda c’è stato un contatto con la cultura Anglosassone e celtica. Molti sono stati gli elementi presi da loro: • Debolezza impero carolingio: penetrazione in Europa di Contin. Porta ad un contatto con la cultura cristiano-medievale. • Il re norvegese Haroldr Harfagr crea uno stato di tipo feudale (A stampo dei regni Europa Meridionale): molti norvegesi non sono contenti. Islanda. Ambiente creativo. Valorizzazione tradizioni + popolo ricettivo verso altre culture. • Conversione cristianesimo: nuovo culto e nuova civiltà (quella cristiana-medioevale) attraverso l’asemblea (Alping) dell’anno 1000. L’alfabetizzazione degli Islandesi affonda le radici in questa conversione al cristianesimo. Diffusione della conoscenza dei testi liturgici cristiani e affermazione del latino come lingua letteraria nelle nazioni germaniche occidentali (tedeschi e inglesi). Islanda: produzione letteraria in Norreno. I Normanni conquistarono anche l’Italia meridionale →fino a quando subentrerà la dinastia Sveva (Federico Barbarossa e Federico II). PERIODO NORDICO A LIVELLO LINGUISTICO 3 FASI. 1. NORDICO RONICO (o Paleonordico): dal 100 al 700. Iscrizioni, testimonianze runiche (24 segni) redatte in futhark. 2. NORDICO VICHINGO: dal 700 al 1100. Iscrizioni runiche (16 segni). 3. NORDICO CLASSICO (o Norreno): dal 1100 al 1350. Tutta la documentazione manoscritta e dove il nordico si identifica con Islandese e Norvegese antico. →ISLANDA – ISLANDESE 12 Colonizzata nel 9 secolo. Era popolo non felice di Aroldo Bellachioma. 1000= accetta il Cristianesimo (attraverso l’Alping). Libertà di culto senza rinnegare le proprie civiltà, convertendosi comunque al Cristianesimo. Da qui proviene gran parte della documentazione (erano molto attaccati alla loro cultura di appartenenza). TESTI POETICI: 3 tipologie: 1. POESIA EDDICA: tramandata attraverso un manoscritto, il “Canzoniere Eddico” (o Edda in poesia). • CANZONIERE EDDICO: o Provenienza: ci è giunto nel Codex Regius (che ora si trova in Islanda) o Struttura: 29 carmi (10 di argomento mitologico + 19 dedicati a personaggi storici importanti) o Quando? : la datazione è incerta. Questo titolo viene attribuito dal vescovo Sveinson, il quale trova affinità tra questi carmi e l’Edda in prosa di Snorn Sturson. Non si sa con certezza cosa significhi “Edda”, forse “poesia”. Egli era il maggior erudito del medioevo islandese. La sua edda è considerata un manuale per gli Scaldi (poeti di corte), ma in realtà solo la prima parte è inerente a questo argomento. 2. POESIA SCALDICA: • Appartengono anche le GRAGAS (raccolte di leggi repubblicane) • A differenza delle saghe e dei carmi dell’Edda non è anonima. I più importanti furono: Bragi, il Vecchio e Egil Skallagrimsson. • E’ un tipo di poesia molto complessa: uso di allitterazione, (che consiste nella ripetizione di un suono o di una serie di suoni) ed elementi retorici. Presuppone una grande capacità compositiva. E’ per un pubblico colto per comprendere il suo valore estetico. • Per esempio KENNIGAR: artificio letterario, è una metafora basata su elementi letterari per arricchire e variare il lessico. 3. LE SAGHE: sono racconti in prosa legati all’ambiente nordico. Prima tradizione orale, poi scritti (a partire dal XIII secolo). Esse raccontano i momenti più importanti della storia dell’isola e della colonizzazione norvegese, storie dei sovrani e delle famiglie islandesi. (Per esempio: Olaf Saga, Morkinskinna, Libellus Islandorum). 13 →NORVEGESE: le prime testimonianze letterarie riguardano iscrizioni roniche e testi religiosi, giuridici e scaldici (mai livello islandese). • Fonti più importanti: scritte in latino: Historiade antiquitate regum Norvegiarum. • 1317-1814: Dominio Danimarca: Danese è sia la lingua della chiesa che della cultura. Non si può parlare proprio di letteratura Norvegese e Danese distintamente. • 1905: indipendenza. Nascono 3 nuovi registri linguistici. o IL VILKSHEL: lingua della letteratura per eccellenza o LA BOKSMHEL: lingua dei libri, insegnata a scuola o LANDSHMEL: lingua paesana. 5.GERMANI SETTENTRIONALI: SVEDESI, DANESI E FEROESI SVEDESE: il loro nome è già conosciuto da Tacito, li chiamava Sviones. • IX – XII: o Fase più antica: parlato in Svezia e in alcune zone della Finlandia. Le iscrizioni runiche di questa fase sono molte zone dove si protrassero più a lungo rispetto agli altri paesi scandinavi. o Conversione Cristianesimo: ▪ i centri monastici più importanti: Sigtune e Skanninge. ▪ Le personalità di spicco: Petros de Dacia, Boetius del Dacia, Sante Cristina Stumbelen, Birgitta Birger Sdatter. • XII SEC: Brynolphus, vescovo di Skara, scrisse i suoi versi in latino, nonostante sia considerato il primo poeta svedese. • XVI SEC: Birgitta. Scrive le “Revelationes” (8 libri in svedese, subito tradotti in latino) • PRIMI DOCUMENTI SVEDESI IN VOLGARE: norme e leggi (metà XIII sec). + antico Vastgstalaghn (elenco personaggi laici e religiosi importanti). • XIV – XV SEC: FASE MODERNA. Traduzione della Bibbia da parte dei fratelli Patersson. DANESE: le prime documentazioni furono iscrizioni runiche (tra 800 e 1150). Poi raccolte di leggi. • Prima metà IX sec.: influsso del basso tedesco, ma attenuato da quello anglosassone grazie al re Canuto il Grande e Canuto il Santo. • XIII sec.: 3 codici di leggi: dalla provincia dello Jutland, Sjaelland e Skane. • XV sec.: introduzione della stampa. Necessità di avere una lingua unitaria. Il dialetto più prestigioso è quello dello Sjaelland. • Fase moderna: prestiti dal basso tedesco e dal francese
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved