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Aperte Storia dell'Arte Moderna Cecilia Vicentini L.A.M.S. 2023 2024, Panieri di Storia dell'Arte Moderna

Paniere domande aperte ben argomentate di Storia dell'Arte Moderna Cecilia Vicentini 12 cfu L.A.M.S. triennale, esame superato con 27 - ancora valido per l'esame di Marzo 2024!

Tipologia: Panieri

2022/2023

In vendita dal 16/02/2022

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Scarica Aperte Storia dell'Arte Moderna Cecilia Vicentini L.A.M.S. 2023 2024 e più Panieri in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! DOMANDE APERTE STORIA DELL’ARTE MODERNA Cosa si intende per “Neoclassicismo"? Il Neoclassicismo è una corrente artistica sviluppatasi nel XVIII secolo che si contrappone agli sfarzi del Barocco. La scoperta dei resti di Pompei ed Ercolano rinnovò 1’interesse degli artisti verso l’arte classica, ovvero quella greca e romana. Il più grande teorico del Neoclassicismo fu Joachin Winckelmann, che nei suoi studi definì il cosiddetto “bello ideale” che consiste in una sintesi perfetta di divino e umano e che scaturisce solo dal controllo delle passioni e dei sensi. Secondo Winckelmann la vera arte era rappresentata da quella greca e dunque l’unico modo di realizzare l’arte raggiungendo altissimi livelli è attraverso 1’imitazione. Imitazione dell'antico dunque significava, per l’artista neoclassico, avere a disposizione una fonte a cui attingere, sia per quanto riguarda la forma che il contenuto. Per Winckelmann il bello ideale doveva esprimersi attraverso un linguaggio che metteva in risalto l’equilibrio, le proporzioni, la semplicità e la grazia. Questo movimento artistico è influenzato dalla cultura illuministica e ciò causa un allontanamento dalla rappresentazione di temi religiosi, soprattutto in pittura, dove prevalgono invece le rappresentazioni storiche. Quali furono i più importanti e determinanti artisti stranieri operanti a Roma nel primo Seicento? A partire dal 1587 arrivano a Roma diversi artisti, soprattutto olandesi, come Paul Bril, Brueghel, Vrancx e molti altri. A catalizzare la loro produzione sono specialmente le rovine dell’antichità, anche se con una grande varietà tematica ed espressiva. Brueghel riscosse molto successo, conquistando un vasto numero di collezionisti appassionati di opere piccole su tavola o rame che sembravano realizzati quasi da un miniaturista. La Cappella Brancacci a Firenze. Chi la decorò? Quando? Argomentare La Cappella Brancacci si trova a Firenze, nella chiesa di Santa Maria del Carmine. È uno degli esempi più illustri della pittura rinascimentale italiana. Nel 1424 infatti Felice Brancacci, mercante e politico fiorentino, commissionò una serie di affreschi sulle Storie di San Pietro realizzati da diversi artisti: • Masolino da Panicale, di cui ricordiamo in particolar modo “la tentazione di Adamo ed Eva” dipinta sulla colonna destra della cappella; • Masaccio, del quale non possiamo non citare la “Cacciata dal Paradiso Terrestre”, caratterizzato da una straziante agonia; • Filippino Lippi, che completò le parti mancanti degli affreschi la cui realizzazione era stata interrotta a causa dei contrasti tra la famiglia Brancacci e Cosimo de’ Medici. Tali lavori furono ripresi nel 1480. Localizzare spazio-temporalmente la figura di Giambattista Tiepolo e descrivere sinteticamente il suo stile Giambattista Tiepolo (1696-1770), è stato uno dei maggiori artisti veneziani del XVIII secolo. La sua formazione avviene all’interno di un clima molto stimolante e fervente di innovazioni culturali. Tutti questi stimoli culturali, non poterono che essere d’aiuto per la formazione del giovane Tiepolo che nel 1710 ancora giovanissimo entrò a far parte della bottega di uno dei più importanti artisti veneziani del tempo,Gregorio Lazzarini. Quest’ultimo, oltre ad avergli insegnato i rudimenti base del mestiere di pittore, fu fondamentale per lo sviluppo della capacità di Tiepolo di riuscire a rendere funzionale una determinata tematica alla personalità del committente.Non dimentichiamo infatti, che nel Settecento la committenza fu fondamentalmente privata, interessata soprattutto ad esaltare le origini e la fama della casata della quale faceva parte. Tiepolo fu un vero e proprio maestro di questo tipo di iconografia celebrativa, peculiarità questa che gli venne Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) di profilo all’interno di un dittico. Sintetizzare ed argomentare in maniera critica i temi trattati nel testo a scelta, parte del programma d'esame. Nel 1963 lo storico inglese Francis Haskell (1928-2000) pubblicava Patrons and Painters (Mecenati e pittori ) un lavoro che, in qualche modo, fece scalpore quando uscì perché non si occupava di attribuzioni o datazioni delle opere, ma indagava il variegato mondo del mecenatismo in funzione dell’arte italiana di epoca barocca dalla salita al soglio pontificio di Urbano VIII alla caduta della Repubblica di Venezia (1796). Altrettanto chiara è la struttura del volume la prima sezione dell’opera ha interamente a che fare con Roma e, in grandissima parte, col pontificato di Urbano VIII e le varie forze che contribuirono a plasmare il gusto durante il suo governo. L’intera seconda parte del volume si occupa del vuoto che si venne a creare col declino di Roma. In questi due capitoli mostra che gli sviluppi artistici di gran lunga più importanti furono largamente promossi da due tipi di mecenatismo nuovi e del tutto differenti da quelli considerati nella prima parte del libro: gli stranieri, che ebbero allora per la prima volta un impatto decisivo sui pittori italiani e una serie di individui isolati in lontane città provinciali che furono capaci di creare piccole collezioni di arte contemporanea . L’ultima parte del libro si occupa invece dell’ascesa e del declino di questa grande fase dell’arte italiana. Dopo i primi capitoli, in cui l’argomento è trattato in profondità, l’autore ha adottato uno stile più narrativo per descrivere le interazioni fra barocco, neoclassico e altri stili verificatesi per motivi economici e nuove idee sociali. Questo infatti il motivo per cui negli ultimi capitoli Haskell ando’ oltre il suo titolo parlando di architettura, scultura e anche giardini oltre alla pittura. Secondo il pensiero dello stesso autore tutto ciò era necessario perché molti dei mecenati più importanti del periodo si allontanarono deliberatamente dalla pittura perché non trovavano più in essa uno strumento adatto per esprimere le loro idee. Indubbiamente il grande fascino dell’opera consiste proprio nello sfuggire a qualsiasi tipo di classificazione, non finendo mai di stupire e spiazzare il lettore come nel fatto che l’autore in un libro che si intitola Mecenati e pittori non si sofferma a spiegare cosa sia un mecenate ne tantomeno a definire cosa sia in termini stilistici il barocco .Mecenati e pittori secondo la maggior parte della critica andrebbe letto due volte: la prima lasciandosi disorientare fra i mille personaggi presentati da Haskell, un po’ come ci si sente osservando per la prima volta il vero capolavoro del barocco romano, ovvero il Trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona ; la seconda con un approccio più razionale apprezzando la quantita’ di fonti a cui l’autore attinse . Fondamentali e bellissimi i capitoli dedicati ai Barberini, da Urbano VIII al cardinal Francesco, ed egualmente entusiasmante è il capitolo sul mecenatismo di ordini religiosi di ‘nuova’ costituzione come Gesuiti, Oratoriani e Teatini . Chi fu Francesco Squarcione? Contestualizzare la figura di questo artista. Francesco Squarcione, nato a Padova nel 1397 e morto nel 1468, fu un collezionista e un pittore italiano. Quest’artista ricoprì un ruolo veramente importante nel Rinascimento italiano grazie alla sua opera di formazione di nuovi artisti all’interno di una scuola che basava 1’insegnamento soprattutto sullo studio dei modelli. Sappiamo che in origine era un sarto, registrato nei documenti come «sartor et recamator», appassionato dell'antico tanto che forse intorno al 1420 si recò in Grecia. Dal 1426 nei documenti viene citato come «pictor».Sin dal 1431 nella sua scuola-bottega, fondata sull'accordo tra espressionismo donatelliano (di cui fu il maggior erede in Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) terra padovana) e la tradizione tardogotica locale, furono accolti molti giovani, come testimonia Bernardino Scardeone che diceva di possedere una sua autobiografia: ben 137 allievi, spesso adottati e allo stesso modo sfruttati; l'"affiliazione" era infatti un modo per assicurarsi una collaborazione continuativa a basso costo.L'organizzazione del lavoro nello studio dello Squarcione era rigorosa e grande importanza era data allo studio dei modelli. Probabilmente il suo metodo d'insegnamento consisteva nel far copiare frammenti antichi, disegni e quadri di varie parti d'Italia soprattutto toscani e romani, raccolti nella sua collezione, come dice il Vasari nella vita del Mantegna: «lo esercitò [a Mantegna] assai in cose di gesso formate da statue antiche, et in quadri di pitture, che in tela si fece venire di diversi luoghi, e particolarmente di Toscana e di Roma». Di questa collezione non si sa niente, ma si può presumere che ne facessero parte medaglie, statuette, iscrizioni antiche, e qualche pezzo di statue forse direttamente dalla Grecia, tutte opere frammentarie che venivano prese singolarmente per il loro vigore decontestualizzandole e accostandole arbitrariamente, metodo già usato dal Pisanello e da Jacopo Bellini, anche se lo Squarcione fu il primo a far entrare a pieno titolo l'archeologia dentro l'arte moderna.L'influenza dalla scultura donatelliana, in cui la monumentalità si fonde con l'enfasi lineare, si può vedere nella Madonna col Bambino, realizzata nel 1455, ora conservata a Berlino ed esemplata sul modello di una placchetta donatelliana, in cui l'intensità espressiva di matrice donatelliana è unita a nuovi elementi, che passeranno ai suoi allievi: festoni di fiori e frutta, linea che sbalza le figure e esaspera i panneggi, colori intensi e marmorei.Tutto ciò si può vedere sviluppato nei suoi allievi, sebbene con esiti talvolta opposti: dal severo classicismo di Mantegna, all'esasperata decorazione fantastica degli "squarcioneschi", come Marco Zoppo, Carlo Crivelli e Giorgio Schiavone, in cui i contorni aspri e contorti si uniscono a colori irreali, marmorei e smaltati, dove la prospettiva è più intuita che scientifica e l'antico rappresenta una citazione erudita. Delineare le principali caratteristiche della scultura canoviana Antonio Canova (1757-1822) è uno dei principali esponenti del Neoclassicismo italiano. Scultore illustre, lavora in tutta Europa e s’impegna per la restituzione del patrimonio artistico italiano alla nostra penisola durante l’egemonia napoleonica. La sua scultura è influenzata dalla definizione di bello ideale data da Winkelmann. Le sue sculture sono caratterizzate da una grande delicatezza e da un carnato molto morbido. Il marmo è lavorato finemente, si ha un notevole effetto chiaroscurale. Spesso vengono scelti soggetti appartenenti alla mitologia, come Amore e Psiche, Ercole e Lica, Le tre Grazie. I personaggi vengono spesso rappresentati al culmine dell’azione, ma ciò non causa all’interno dell’opera alcun turbamento, anzi la rappresentazione risulta armoniosa e pacata. Famosi sono anche i monumenti funebri realizzati dall’artista, soprattutto Il Monumento a Maria Cristina d’Austria, a forma di piramide, con cui si viene magistralmente rappresentata 1’imparzialità della morte. Chi fu Andrea Mantegna? dove e quando lavorò principalmente? Citare alcune opere. Andrea Mantegna (1431-1506) è uno degli artisti più originali del XV secolo. si forma presso la scuola di Francesco Squarcione e venne influenzato anche dalle opere di Piero della Francesca. Muove i primi passi come artista a Padova creando alcuni dipinti e, nel 1448, ancora minorenne, lavora alla cappella degli Ovetari, in cui lavorerà anche in futuro. Si trasferisce a Ferrara e lavora presso Leone d’Este per il quale dipinge un’Adorazione dei pastori. Si trasferisce anche a Mantova, dove realizza il San Sebastiano, nonché alcuni ritratti, tra cui quello di Francesco Gonzaga. Qui a Mantova realizza una delle sue opere più conosciute, l’affresco della Camera degli Sposi. Lavorerà anche a Roma, chiamato da papa Innocenzo VIII nel 1487 ma negli anni novanta del Quattrocento torna a Mantova per continuare a lavorare su11’opera I trionfo di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Cesare. La sua arte è caratterizzata da un profondo studio dello spazio prospettico, dalla centralità della figura umana e dall’utilizzo di simboli. I colori sono accesi e contrastanti e vengono creati effetti scenografici monumentali. Quali furono gli artisti che realizzarono due famose rappresentazioni dell'Aurora a Roma? Gli artisti che realizzarono due famose rappresentazioni de11’Aurora a Roma furono Guido Reni e Guercino.Quello che oggi conosciamo come Palazzo Pallavicini Rospigliosi vanta una lunga storia: la costruzione del palazzo di Scipione Borghese venne curata dal Vasanzio e dal Maderno, fra il 1611 e il 1616; contemporaneamente essi progettarono anche un ampio giardino digradante verso Magnanapoli. Nel 1612 Scipione commissiona a Guido Reni, per il suo Casino nel parco del suo palazzo, l'affresco dell'Aurora, terminato nell'agosto del 1614: il carro di Apollo circondato dalle figure delle ore è preceduto dall'Aurora mentre sopra i quattro cavalli vola Phosphoros, l'asro del mattino, con una torcia accesa; in basso a destra, un paesaggio marino.“ L’Aurora del Guercino è un affresco a tempera e rappresenta l’antitesi di quella dipinta da Guido Reni nel Casino Rospigliosi raffigurante l'Aurora, giovane Dea, che avanza su un carro tirato da due cavalli , mentre la notte fugge davanti a lei e un genio in volo, incorona Aurora di fiori mentre un altro, sul carro, sparge fiori tutt’intorno; da una parte, sul letto, è il vecchio marito Titone; in alto, tre giovani donne raffigurano altrettante stelle, una delle quali versa rugiada da un’urna.Il carro di Eos passa velocemente sopra le architetture che vengono viste con prospettiva illusionistica aperte verso il cielo. I colori sono purissimi e culminano nella pezzatura del manto dei cavalli che con foga trainano il carro. L’impronta barocca si unisce all’influenza della pittura veneziana. L’artista vuole rappresentare non semplicemente il sorgere di un qualunque nuovo giorno, ma allegoricamente l’alba di una nuova era di gloria per la famiglia Ludovisi. Sintetizzare in maniera critica e quanto più possibile esaustiva i temi cardine affrontati nel libro a scelta in programma Nel 1963 lo storico inglese Francis Haskell (1928-2000) pubblicava Patrons and Painters (Mecenati e pittori ) un lavoro che, in qualche modo, fece scalpore quando uscì perché non si occupava di attribuzioni o datazioni delle opere, ma indagava il variegato mondo del mecenatismo in funzione dell’arte italiana di epoca barocca dalla salita al soglio pontificio di Urbano VIII alla caduta della Repubblica di Venezia (1796). Altrettanto chiara è la struttura del volume la prima sezione dell’opera ha interamente a che fare con Roma e, in grandissima parte, col pontificato di Urbano VIII e le varie forze che contribuirono a plasmare il gusto durante il suo governo. L’intera seconda parte del volume si occupa del vuoto che si venne a creare col declino di Roma. In questi due capitoli mostra che gli sviluppi artistici di gran lunga più importanti furono largamente promossi da due tipi di mecenatismo nuovi e del tutto differenti da quelli considerati nella prima parte del libro: gli stranieri, che ebbero allora per la prima volta un impatto decisivo sui pittori italiani e una serie di individui isolati in lontane città provinciali che furono capaci di creare piccole collezioni di arte contemporanea . L’ultima parte del libro si occupa invece dell’ascesa e del declino di questa grande fase dell’arte italiana. Dopo i primi capitoli, in cui l’argomento è trattato in profondità, l’autore ha adottato uno stile più narrativo per descrivere le interazioni fra barocco, neoclassico e altri stili verificatesi per motivi economici e nuove idee sociali. Questo infatti il motivo per cui negli ultimi capitoli Haskell ando’ oltre il suo titolo parlando di architettura, scultura e anche giardini oltre alla pittura. Secondo il pensiero dello stesso autore tutto ciò era necessario perché molti dei mecenati più importanti del periodo si allontanarono deliberatamente dalla pittura perché non trovavano più in essa uno strumento adatto per esprimere le loro idee. Senza ombra di dubbio il grande fascino dell’opera consiste proprio nello sfuggire a qualsiasi tipo di classificazione, Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Canaletto, Bellotto, Guardi.Ciò che accomuna queste diverse forme di pittura è la grande vastità degli orizzonti, che presuppone un eccellente sviluppo delle capacità prospettiche degli artisti. Delineare il profilo di un artista particolarmente significativo del Seicento mettendone in evidenza le peculiarità quale rappresentante di una particolare Scuola artistica. Un artista particolarmente significativo che opera a fine Cinquecento e inizio Seicento è Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.Le opinioni su quest’artista nel corso del tempo sono state controverse; Bellori per esempio lo giudica negativamente. Dagli storici dell’arte contemporanei invece, Caravaggio viene visto come un pittore della modernità. Il suo stile è diretto, non si lascia condizionare da nulla. Il mondo da lui dipinto non è idillico, è caratterizzato dal dolore, dalla malattia, dalla morte. Per esempio la Vocazione di San Matteo viene ambientata in un’osteria poco luminosa, con i volti di molti personaggi al buio. La Grazia arriva soltanto per Matteo, gli altri personaggi mostrano molta indifferenza, non si accorge di nulla, per loro non cambia nulla. La sua vita è caratterizzata da luci e ombre, proprio come la sua pittura. A Roma però, grazie all’opera I Bari, si guadagna la simpatia di una persona prestigiosa, il cardinal Del Monte, che lo inserisce all’interno della sua protezione. I suoi soggetti avevano una forte tendenza realistica, che spesso non piacque ai committenti, come nel caso della Morte della Vergine, che non venne accettata a causa della crudezza e dell’eccessivo realismo della scena, ma anche perché egli diede alla Vergine il volto di una ragazza che faceva la prostituta e che da poco era annegata nel Tevere. Una delle caratteristiche principali delle sue opere è la grande maestria e padronanza della tecnica del chiaroscuro, che dona alle tele un forte equilibrio tra luci ed ombre. La sua vita tornò ad essere burrascosa quando uccise una persona durante una rissa. Costretto a scappare da Roma, cerca rifugio a Napoli e a Malta. Questo è un periodo in cui il tema della morte è ricorrente nelle sue opere, come in uno dei suoi più grandi capolavori, la Decollazione di San Giovanni, conservato a Malta.Costretto a scappare anche da Malta ritorna a Napoli, dove viene ferito. A questo periodo risale 1’opera Davide con la testa di Gofia, in cui i volti di entrambi i protagonisti sono un autoritratto (uno da giovane e uno da adulto) dell’autore.Poco dopo muore in viaggio, mentre cerca di raggiungere Roma.Lo stile innovativo e peculiare dell’arte di Caravaggio determina la nascita di una scuola artistica. Giulio Mancini infatti individua quattro scuole artistiche, e tra di esse vi è quella di Caravaggio. Mettere a confronto le opere di due artisti che evidenzino le principali differenze fra l'indirizzo Classicistico e quello Naturalistico nel corso del Seicento Lo stile classicista nel Seicento riprende in considerazione l’estetica del mondo classico greco e romano, reinterpretandola in chiave moderna. Uno degli esponenti più illustri di questa corrente è Guido Reni. Nella sua opera, la Strage degli Innocenti, viene descritto l’episodio biblico che descrive il massacro dei bambini a Betlemme. È presente un solo piano sul quale su esplica tutta l’opera. Nella scena ci sono diversi personaggi: due sicari, sei neonati e cinque madri, che reagiscono in modo diverso di fronte alla strage. Infatti una cerca di scappare, un’altra di proteggere i bambini, un’altra ancora urla di paura. Vicino l’angolo destro dell’opera sono presenti due cadaveri piccoli. La terra è piena di sangue, vestigia del massacro che si sta compiendo. Notiamo lo stile classico dalla concezione statuaria dei personaggi che presentano fisionomie regolari, i panneggi degli abiti sinuosi e morbidi, mai in disordine. La palette di colori usata prevede essenzialmente colori caldi in primo piano, mentre per lo sfondo vengono scelti colori freddi. Quest’opera è un capolavoro di equilibrio classico. Per quanto riguarda lo stile naturalistico, possiamo far riferimento a Carlo Saraceni, il cui naturalismo è dedicato verso le ricerche sulla luce e l’aria, e i mutamenti atmosferici. Nel dipinto Venere e Marte, viene rappresentato l’adulterio commesso da Venere e Marte nei confronti di Vulcano. La passione adultera risalta sulle lenzuola diafane, mentre cinque amorini non si curano di ciò che Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) succede. Notiamo come il naturalismo di Caravaggio qui si sia incontrato con un vivido cromatismo tipico della tradizione veneta. Mettere a confronto le opere di due artisti che evidenzino le principali differenze fra la Scuola Veneta e quella Tosco-Romana nel corso del Cinquecento Si è scelto di mettere a confronto un’opera di Sebastiano Luciani, esponente della scuola Veneta, e di Raffaello Sanzio, esponente di quella Tosco-Romana. Le opere in questione sono state commissionate ai due artisti nella stessa occasione e dallo stesso committente, Giulio De’ Medici. Egli, futuro papa Leone X, commissionò ai due artisti due pale d’altare da porre nella cattedrale di Narbonne.Vennero prodotte due opere bellissime, La Resurrezione di San Lazzaro di Luciani e la Trasfìgurazione del Sanzio. La tavola di Sebastiano viene resa complessa e dinamica. Il punto di vista rialzato permette 1’inserimento di un paesaggio profondo e le figure, poste in basso, sembrano essere caratterizzate da una grande imponenza. Dal gesto di Cristo vengono emanate due assi diagonali che indicano le linee direttive dell’opera. Raffaello rappresenta invece la trasfigurazione di Cristo di fronte ad alcuni discepoli sul monte Tabor. Raffaello in questa composizione utilizza linee miste, molte curve. Sullo sfondo si intravede una città. Nella parte superiore del dipinto troviamo essenzialmente colori freddo, nella parte bassa c’è la presenza di qualche colore caldo. In certi punti il dipinto è in penombra perché la luce viene utilizzata per mettere in risalto la figura di Cristo. Individuare un'opera scultorea particolarmente significativa fra quelle studiate durante il corso e proporne un’analisi critica che sottolinei le relazioni rispetto al contesto sociale, artistico ed economico in cui è stata realizzata. L’opera di cui si propone qui un’analisi è La tomba di papa Urbano VIII realizzata da Bernini. Ma prima si preferisce inserire una piccola parentesi che riguarda i rapporti tra il Bernini e il committente della suddetta opera, cioè Urbano VIII stesso. Bernini, operativo a Roma, sottostava alla straordinaria nuova politica del mecenatismo papale. Egli elaborò il principio di unità delle arti nel quale vengono messe in rilievo tutte le potenzialità di architettura, scultura e pittura. Egli realizzò molte opere scultoree, come la tomba di Urbano XVIII sita a San Pietro, oppure Santa Teresa sita nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, oppure ancora il Longino. Stabili inoltre un nuovo modello per la realizzazione delle fontane, come si può notare ammirando la fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona. La città di Roma dunque, grazie al prospero rapporto tra Bernini e la Chiesa istauratosi per merito del mecenatismo papale, in questo periodo si arricchisce di un numero notevole di capolavori. La tomba di papa Urbano VIII si inserisce all’interno di questo contesto. Si tratta di una composizione imponente, realizzata su più livelli, realizzata attraverso l’utilizzo di materiali diversi, come marmo, bronzo e legno. Nella parte superiore vediamo il Pontefice seduto sul trono mentre in atto di compiere una benedizione. Come sentinelle del sepolcro sono poste due Virtù teologali realizzate in marmo: la Carità, raffigurata mentre nutre un bambino, e la Giustizia. La tecnica di lavorazione del marmo è magistrale, riesce a dare alle opere una grande resa realistica. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Individuare un'opera pittorica particolarmente significativa fra quelle studiate durante il corso e proporne un’analisi critica che sottolinei le relazioni rispetto al contesto sociale, artistico ed economico in cui è stata realizzata. Il dipinto la Vergine delle rocce fu realizzato da Leonardo su commissione dei frati del convento della Concezione . I personaggi sono raffigurati sulla soglia di una grotta che viene illuminata dall’alto e dalle aperture del fondo; sono disposti in croce con Gesù in primo piano che si inclina verso l’esterno, mentre la Madonna , al centro della tavola, sovrasta il gruppo. L’angelo è probabilmente lo stesso che aveva dato l’annuncio a Maria, il cui compito è finito in quanto Cristo è nato, ed indica col dito Battista. Le figure sono inserite in un ambiente naturale, pieno di mistero; sono legati da rapporti affettivi e formali. Le immagini non presentano movimenti ben definiti e rivelano una grande tensione spirituale. Leonardo inserisce all’interno del dipinto elementi di grandi dimensioni ed elementi di piccole dimensioni, descritti minuziosamente. Individuare un pittore fra quelli studiati e sintetizzarne carriera e produzione sottolinenado i collegamenti al contesto socio-culturale in cui visse. Un artista particolarmente significativo che opera a fine Cinquecento e inizio Seicento è Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Le opinioni su quest’artista nel corso del tempo sono state controverse; Bellori per esempio lo giudica negativamente. Dagli storici dell’arte contemporanei invece, Caravaggio viene visto come un pittore della modernità.Il suo stile è diretto, non si lascia condizionare da nulla. Il mondo da lui dipinto non è idillico, è caratterizzato dal dolore, dalla malattia, dalla morte. Per esempio la Vocazione di San Matteo viene ambientata in un’osteria poco luminosa, con i volti di molti personaggi al buio. La Grazia arriva soltanto per Matteo, gli altri personaggi mostrano molta indifferenza, non si accorge di nulla, per loro non cambia nulla. La sua vita è caratterizzata da luci e ombre, proprio come la sua pittura. A Roma però, grazie all’opera Bari, si guadagna la simpatia di una persona prestigiosa, il cardinal Del Monte, che lo inserisce all’interno della sua protezione. I suoi soggetti avevano una forte tendenza realistica, che spesso non piacque ai committenti, come nel caso della Morte della Vergine, che non venne accettata a causa della crudezza e dell’eccessivo realismo della scena, ma anche perché egli diede alla Vergine il volto di una ragazza che faceva la prostituta e che da poco era annegata nel Tevere. Una delle caratteristiche principali delle sue opere è la grande maestria e padronanza della tecnica del chiaroscuro, che dona alle tele un forte equilibrio tra luci ed ombre.La sua vita tornò ad essere burrascosa quando uccise una persona durante una rissa. Costretto a scappare da Roma, cerca rifugio a Napoli e a Malta. Questo è un periodo in cui il tema della morte è ricorrente nelle sue opere, come in uno dei suoi più grandi capolavori, la Decollazione di San Giovanni, conservato a Malta.Costretto a scappare anche da Malta ritorna a Napoli, dove viene ferito. A questo periodo risale 1’opera Davide con la testa di Golia, in cui i volti di entrambi i protagonisti sono un autoritratto (uno da giovane e uno da adulto) dell’autore.Morira' in viaggio mentre torna verso Roma. Chi ha realizzato la scultura Amore e Psiche del Louvre? Amore e Psiche è una scultura di Antonio Canova , una scultura che ha ispirato scrittori e artisti di ogni risma e che ancora oggi affascina con la sua incantevole scena d’amore. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) la Madonna , al centro della tavola, sovrasta il gruppo. L’angelo è probabilmente lo stesso che aveva dato l’annuncio a Maria, il cui compito è finito in quanto Cristo è nato, ed indica col dito Battista. Le figure sono inserite in un ambiente naturale, pieno di mistero; sono legati da rapporti affettivi e formali. Le immagini non presentano movimenti ben definiti e rivelano una grande tensione spirituale. Leonardo inserisce all’interno del dipinto elementi di grandi dimensioni ed elementi di piccole dimensioni, descritti minuziosamente. Chi furono gli artisti impegnati con Raffaello nella decorazione delle Stanze Vaticane? Quando si sviluppò questo importante cantiere? Le Stanze Vaticane sono quattro ambienti del Palazzo del Vaticano che Giulio Il decise di decorare. Per la decorazione di queste stanze vennero coinvolti numerosi artisti, tra cui ricordiamo Perugino e Lotto, ma nel 1508 il Papa affidò la direzione dei lavori a Raffaello, che si trasferì subito a Roma. L’opera cominciò con La Stanza della Signatura, in cui sono contenute le seguenti composizioni: Disputa del Sacramento, Scuola d’Atene, Parnaso e le Virt’u Cardinali concluse nel 1511. Vengono dunque raffigurate le parti canoniche del sapere universale che però è da ricondurre a Dio. La prima fase di questa decorazione è caratterizzata dalla ricerca di armonia, razionalità e sapere antico.La seconda stanza è La Stanza di Eliodoro, che divenne il manifesto della politica ecclesiastica che Giulio Il cercò di portare avanti, che unisce il potere spirituale a quello temporale. Si nota una maggiore drammaticità nell’azione rispetto alle opere della prima stanza. Nel 1514 Raffaello poté decorare solo una parte della terza stanza, perché ebbe numerosi altri incarichi. Nel frattempo era stato eletto al soglio pontificio papa Leone X, in linea con il progetto politico del suo predecessore. Qui gli affreschi assumono un tono cortigiano e l’opera di Raffaello, l’incendio del Borgo, testimonia il nuovo stile tragico raffaelliano, che si mostra qui lontano dalla naturalezza classica.Raffaello dopo aver lavorato alla terza stanza e dopo aver realizzato 1’impostazione degli affreschi della quarta stanza, lasciò il lavoro delle stanze. L’ultima stanza venne così completata dai suoi collaboratori, tra cui ricordiamo Giulio Romano, Perin del Vega, Giovan Francesco Penni. Inoltre nel 1582 Gregorio XII fece sostituire il soffitto ligneo che venne affrescato dal pittore siciliano Tommaso Laureti. I lavori vennero definitivamente completati nel 1585. Cosa sono le Stanze Vaticane? Da chi vennero realizzate, quando e per volere di chi? Le Stanze Vaticane sono quattro ambienti del Palazzo del Vaticano che Giulio Il decise di decorare. Per la decorazione di queste stanze vennero coinvolti numerosi artisti, tra cui ricordiamo Perugino e Lotto, ma nel 1508 il Papa affidò la direzione dei lavori a Raffaello, che si trasferì subito a Roma. L’opera cominciò con La Stanza della Signatura, in cui sono contenute le seguenti composizioni: Disputa del Sacramento, Scuola d’Atene, Parnaso e le Virtù Cardinali concluse nel 1511. Vengono dunque raffigurate le parti canoniche del sapere universale che però è da ricondurre a Dio. La prima fase di questa decorazione è caratterizzata dalla ricerca di armonia, razionalità e sapere antico. La seconda stanza è La Stanza di Eliodoro, che divenne il manifesto della politica ecclesiastica che Giulio Il cercò di portare avanti, che unisce il potere spirituale a quello temporale. Si nota una maggiore drammaticità nell’azione rispetto alle opere della prima stanza. Nel 1514 Raffaello poté decorare solo una parte della terza stanza, perché ebbe numerosi altri incarichi. Nel frattempo era stato eletto al soglio pontificio papa Leone X, in linea con il progetto politico del suo predecessore. Qui gli affreschi assumono un tono cortigiano e l’opera di Raffaello, l’incendio Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) del Borgo, testimonia il nuovo stile tragico raffaelliano, che si mostra qui lontano dalla naturalezza classica. Raffaello dopo aver lavorato alla terza stanza e dopo aver realizzato 1’impostazione degli affreschi della quarta stanza, lasciò il lavoro delle stanze. L’ultima stanza venne così completata dai suoi collaboratori, tra cui ricordiamo Giulio Romano, Perin del Vega, Giovan Francesco Penni. Inoltre nel 1582 Gregorio XII fece sostituire il soffitto ligneo che venne affrescato dal pittore siciliano Tommaso Laureti. I lavori vennero definitivamente completati nel 1585. Citare i cantieri decorativi più importanti cui Raffaello partecipò durante i suoi soggiorni romani. Raffaello durante il suo periodo romano partecipò, col ruolo di direttore dei lavori, alla realizzazione delle stanze vaticane. I suoi affreschi sono contenuti all’interno delle prime tre stanze, cioè la stanza della Segnatura, la stanza di Eliodoro e la stanza dell’incendio del Borgo, mentre la quarta è stata completata dai suoi collaboratori. Inoltre tra il 1511 e il 1519 lavorò a più riprese anche a villa Farnesina, dove realizza gli affreschi Il Trionfo di Galatea e La Loggia di Psiche, commissionati da Agostino Chigi. Egli gli commissionerà anche l’affresco Sibille e Angeli realizzato nel 1515 in Santa Maria della Pace e la Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo. Chi fu Polidoro da Caravaggio? Polidoro da Caravaggio fu un pittore italiano che si è formato sotto 1’influenza di Raffaello, suo maestro. Partecipò alla decorazione delle Logge Vaticane collaborando con Giovanni da Udine. Egli predilige all’interno delle sue opere la rappresentazione paesaggistica eroica, dovuto al suo stile classicheggiante. Influenzò la produzione locale di Napoli e Messina, ma a causa della perdita di molte opere, è difficilmente computabile il suo contributo. Tra i seguaci di Raffaello, associatosi in seguito con Maturino fiorentino suo coetaneo e abile disegnatore, dietro l'esempio di Baldassarre Peruzzi, insieme con lui decorò molte facciate di case, con scene mitiche e storiche, allegorie, trofei, fregi, con nobiltà classica di concetti e di forme, prontezza di movimento, ricco spirito ornamentale, scienza di rilievo. A loro spettano anche i primi esempi noti di paesaggio classico frescati a colori in S. Silvestro al Quirinale. Vasta fu l'influenza di P., specie per il gusto decorativo, sulla scuola romana, sul Parmigianino e sul conseguente stile eroico classico. Cosa accadde all'arte con il Sacco di Roma? Quando? Nel 1527 Roma viene assediata dalle truppe dei Lanzichenecchi dell’imperatore Carlo V. Questa invasione segnò la fuga di molti artisti dalla città e in tal modo si diffusero gli stilemi della maniera romana in tutte le corti italiane, dando il via al Manierismo, una tendenza artistica basata sull’imitazione, a volte esasperata, dei modelli del Rinascimento italiano, soprattutto Michelangelo e Raffaello. Chi fu Perin del Vaga? Perin del Vaga è lo pseudonimo del pittore fiorentino Pietro Buonaccorsi. Fu collaboratore di Raffaello, dal quale poi si distaccherà come stile; infatti non si focalizza nel mantenere l’armonia e l’equilibrio. Cerca di svolgere al meglio il ruolo di pittore di corte : alleggerisce le forme , rendendole più brillanti e accentuandone la funzione simbolica.Perin del Vega, o Vaga, e a volte Perino, è il soprannome di un manierista italiano, Piero (o Pietro) Buonaccorsi. Il suo stile era conosciuto per la sua Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) dinamicità e per la sua eleganza. I suoi dipinti sono considerati importanti per la mediazione tra la tradizione romana raffaellesca e l'emergere del Manierismo fiorentino; egli mescolava la maniera di Raffaello (1483-1520) e quella del fiorentino Andrea del Sarto (1486-1531). Già durante il corso della sua vita, molte delle sue opere sono state la base per delle incisioni. Tra le sue opere individuali a Roma, ricordiamo la sala di Palazzo Baldassini, un edificio nobiliare nel centro della città. La sua Giustizia di Seleuco, ora agli Uffizi, venne rimossa da qui, insieme all'affresco Tarquinio Prisco fonda il tempio di Giove. Esisteva anche una sua Pietà, nella chiesa di Santo Stefano del Cacco. Dopo la morte di Raffaello, nel 1520, e la peste del 1523, Del Vega ritornò probabilmente a Firenze, dove strinse amicizia con Rosso Fiorentino (1494-1540), e realizzò il cartone preparatorio per il Martirio dei diecimila. Dipinse le decorazioni per la Cappella Paolina e per altre sale di Castel Sant'Angelo, gli affreschi per la chiesa di San Marcello, un monocromo per la Stanza della Signatura in Vaticano, e un cartone preparatorio per la Cappella Sistina. Chi ha lavorato a Palazzo Te? Quando? Con quali esiti? Palazzo Te è un edificio storico e monumentale sito nella città di Mantova. La decorazione di questo palazzo prese avvio nel 1524 ad opera di Giulio Romano. Egli riuscì a dare una delle migliori espressioni del Manierismo italiano. Il suo lavoro fu caratterizzato da effetti spaziali, giocosi e illusionistici. I lavori si prolungarono fino al 1535. Giulio sperimentò durante la decorazione di questo palazzo, delle soluzioni architettoniche che fanno percepire le figure come instabili. Commentare le principali imprese decorative di Giulio Romano. Poco prima del sacco di Roma, Giulio Romano si trasferisce a Mantova. Federico Gonzaga gli affidò il compito di rielaborare l’aspetto dell’intera città. La sua più grande impresa fu la costruzione del Palazzo Te, un edificio storico e monumentale sito nella città di Mantova. La decorazione di questo palazzo prese avvio nel 1524. Giulio Romano riuscì a dare una delle migliori espressioni del Manierismo italiano. Il suo lavoro fu caratterizzato da effetti spaziali, giocosi e illusionistici. I lavori si prolungarono fino al 1535. Giulio sperimentò durante la decorazione di questo palazzo, delle soluzioni architettoniche che fanno percepire le figure come instabili, almeno all’esterno. Il palazzo contiene più di venti stanze, affrescate con soggetti provenienti dal mondo classico, per esempio dalle Metamorfosi ovidiane o tratte dall’Asino d’Oro di Apuleio. Nella sala di Psiche per esempio, egli dà ampio spazio alla narrazione espositiva degli eventi, rappresentando episodi in cui è protagonista Psiche che di solito non venivano rappresentati. Tuttavia una delle sale più interessanti è la Sala dei Giganti, in cui unisce le caratteristiche più suggestive della sua maniera ad elementi innovativi. Citare un'opera di Rosso Fiorentinio e rilevarne le peculiari caratteristiche in relazione al contesto storico artistico in cui operò il pittore e in funzione dell'intera sua produzione artistica Rosso Fiorentino, insieme a Pontormo, è considerato uno dei più grandi esponenti del primo manierismo fiorentino. La prima opera attribuita all’artista è L’dssanfe, un affresco contenuto nella Santissima Annunziata, realizzato intorno al 1513. La parte superiore dell’opera rivela in alcuni tratti degli spunti chederivano da Fra’ Bartolomeo, mentre la monumentalità che caratterizza i corpi può essere derivata da Michelangelo. Nella zona inferiore dell’opera notiamo invece 1’influenza di Andrea Del Sarto, soprattutto nei grandi panneggi che avvolgono i personaggi all’interno dell’opera. Nonostante tutti questi riferimenti, 1’opera presenta anche alcuni elementi originali, come la struttura semicircolare degli angeli che corrisponde Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) tono diventa scuro e quindi saturo. Il tonalismo dei pittori veneti permette di creare all’interno delle tele una grande suggestione, come possiamo osservare nella Tempesta di Giorgione. Tra l’altro i pittori veneti cominciano a studiare il tonalismo tra colori complementari che, accostati, diventano più brillanti. Cosa si intende per "Pittura Tonale”? L’incontro tra pittura veneta e Rinascimento avviene grazie alla presenza a Venezia di Antonello da Messina e i suoi contatti con Bellini, che dà luogo ad un nuovo stile, la pittura tonale. Questa nuova tendenza, affermatasi tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, trova la sua massima espressione in Tiziano e Giorgione. La pittura di Tiziano influenzerà molte generazioni successive di pittori. La caratteristica stilistica più importante della pittura veneziana, come abbiamo detto, è il tonalismo. Possiamo dire che il tono di un colore dipende dalla quantità di luce che esso è in grado di riflettere. Dunque se è colpito da molta luce, il colore appare chiaro e insaturo. Se invece è colpito da poca luce, il tono diventa scuro e quindi saturo. Il tonalismo dei pittori veneti permette di creare all’interno delle tele una grande suggestione, come possiamo osservare nella Tempesta di Giorgione. Tra l’altro i pittori veneti cominciano a studiare il tonalismo tra colori complementari che, accostati, diventano più brillanti. Citare un'opera in cui si evidenzi la tecnica del tonalismo ed analizzarne le caratteristiche in relazione al contesto Una delle opere in cui maggiormente emerge la tecnica del tonalismo è la Tempesta di Giorgione. Questo dipinto è caratterizzato da un fascino ambiguo e a tratti inquietante.È la rappresentazione di un paesaggio campestre. Sulla sinistra compaiono alcune rovine classiche e un uomo poggiato ad un bastone, che indossa abiti rinascimentali. A destra è situata una donna che nutre suo figlio al seno.Nell’orizzonte intravediamo una città, in una scena incorniciata dagli alberi. Il cielo si presenta cupo e pieno di nubi, mentre un lampo illumina alcune case. Probabilmente è stata dipinta tra il 1506 e il 1508. Possiamo considerare l’elemento principale dell’opera il paesaggio e l’evento atmosferico in procinto di verificarsi: la tempesta. Per quanto riguarda i colori all’interno dell’opera, notiamo che le parti in primo piano hanno colori caldi tendenti al giallo, mentre in profondità abbiamo colori freddi saturi. C’è un contrasto tra colori complementari: il rosso del gilet dell’uomo e il verde diffuso in quasi tutto il dipinto. La prospettiva accompagna lo sguardo dello spettatore in profondità, e le figure principali, disposte in corrispondenza delle diagonali del quadro, aiutano lo spettatore ad osservare tutte le parti del dipinto. Citare un'opera di Giorgione ed elencarne alcune caratteristiche principali. Una delle opere in cui maggiormente emerge la tecnica del tonalismo è la Tempesta di Giorgione. Questo dipinto è caratterizzato da un fascino ambiguo e a tratti inquietante. È la rappresentazione di un paesaggio campestre. Sulla sinistra compaiono alcune rovine classiche e un uomo poggiato ad un bastone, che indossa abiti rinascimentali. A destra è situata una donna che nutre suo figlio al seno. Nell’orizzonte intravediamo una città, in una scena incorniciata dagli alberi. Il cielo si presenta cupo e pieno di nubi, mentre un lampo illumina alcune case. Probabilmente è stata dipinta tra il 1506 e il 1508. Possiamo considerare l’elemento principale dell’opera il paesaggio e l’evento atmosferico in procinto di verificarsi: la tempesta. Per quanto riguarda i colori all’interno dell’opera, notiamo che le parti in primo piano hanno colori caldi tendenti al giallo, mentre in profondità abbiamo colori freddi saturi. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) C’è un contrasto tra colori complementari: il rosso del gilet dell’uomo e il verde diffuso in quasi tutto il dipinto. La prospettiva accompagna lo sguardo dello spettatore in profondità, e le figure principali, disposte in corrispondenza delle diagonali del quadro, aiutano lo spettatore ad osservare tutte le parti del dipinto. Tiziano e il ritratto: il pittore veneto come affronta questo genere? Evidenti sono quindi i caratteri di romanismo nell’arte tizianesca dei primi anni quaranta pur non avendo mai vissuto l’esperienza diretta di un viaggio nella capitale che avverrà soltanto nel 1545. Il soggiorno avvenne su invito dei Farnese e si protrasse dall’ottobre del 1545 al giugno dell’anno successivo, durante il quale il Vecellio visitò i monumenti e le opere d’arte della città accompagnato, tra gli altri, da Giorgio Vasari e Sebastiano del Piombo. In quei mesi eseguì soprattutto ritratti, come quello di Paolo III Farnese con i nipoti, e altre opere fra cui, la più importante a noi pervenuta, la Danae di Capodimonte [fig. 1] realizzata per il cardinale Alessandro Farnese. Questa tela rappresenta un momento fondamentale nel corso del rinnovato linguaggio di Tiziano dopo la crisi manierista, in una autonoma e nuova libertà d’espressione. L’opera sembra una perfetta sintesi fra influenze centroitaliane e peculiarità veneziane in cui il corpo nudo della dea, di monumentali dimensioni, risponde alle leggi di armonia ed equilibrio classico mentre la corposa tessitura cromatica ne esalta la sensualità. Probabilmente venne iniziata da Tiziano mentre ancora era a Venezia e ad essa si riferisce Giovanni dalla Casa in una lettera al cardinale Farnese quando afferma che il pittore stava per concludere “una nuda che faria venire il diavolo addosso”. L’ambiente artistico romano e in primo luogo Michelangelo, non accolse con entusiasmo il naturalismo sensuale della Danae, tanto più che appare evidente come il valore dell’opera risieda nel procedimento tecnico affidato al colore e privo di un disegno preparatorio, in netto contrasto con il definito e tormentato ductus michelangiolesco. A Tiziano venne comunque accordato il primato in campo ritrattistico grazie alle inarrivabili prove che dette in questo ambito durante il suo soggiorno romano. Citare un'opera della giovinezza e una della maturità di Tiziano sottolineandone le macroscopiche differenze. Prendiamo in considerazione il ritratto giovanile di Tiziano chiamato La schiavona, conservato a Londra. È stato realizzato tra il 1510 e il 1511. La composizione viene del tutto affidata alla stesura dei colori che riescono a modellare le forme. La scelta dei colori è ridotta ma le grandi pennellate e le gradazioni tonali riescono a dare volume all’opera. Nel 1516 egli esegue invece L’assunzione di Maria per l’altare Maggiore della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, elaborata in base ai precetti francescani. I corpi sono maestosi, plastici, coinvolgendo l’osservatore in un evento così reale. Quest’opera rispetto a quella analizzata precedentemente, ha un forte impatto emotivo e si nota la rottura degli schemi tradizionali, attraverso i valori pittorici che mettono in rilievo la dinamicità delle forme. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Cosa si intende per “crisi” in relazione alla produzione di Tiziano? Che effetti hanno prodotto sullo stile dell'artista? Lo stile manierista negli anni Quaranta del Cinquecento approda in Veneto, causando a molti artisti una “crisi” artistica. Tra questi vi è Tiziano, che grazie all’influenza manierista cambia in maniera sensibile il proprio stile, inserendo all’interno della palette dei colori che egli è solito usare tinte fredde. Inoltre rende le figure in modo plastico, accentuando questa plasticità molto di più rispetto al passato. L’attenzione di Tiziano verso gli esiti artistici centroitaliani, sviluppata nel corso del terzo decennio, emerge con forza nel suo stile soprattutto negli anni Trenta. Il continuo confronto con il linguaggio dinamico del Pordenone, il contatto diretto con l’arte romana avvenuta a Mantova grazie alla presenza di Giulio Romano, il soggiorno a Venezia di personaggi come Giuseppe Porta nel 1539 e di Giorgio Vasari nel 1540 indussero Tiziano a meditare sulle conquiste dell’arte al di fuori dell’area lagunare. Naturale fu quindi sperimentare, sulla base della consolidata tradizione veneziana, i nuovi linguaggi appresi, con esiti molto lontani da quelli conseguiti fino a quel momento, inducendo i critici a parlare di “crisi manierista” di Tiziano. La violenta svolta espressiva si manifestò soprattutto nella resa delle superfici, ora fredde come marmo e non più plasmate dal caldo tonalismo cromatico, sottolineate da forti contrasti luministici che ne esaltano la plasticità. L’Incoronazione di spine del 1542-44 oggi a Monaco [fig. 1] mostra i tipici caratteri della maniera nelle forme rese turgide e scultoree, nelle pose forzate e contorte, nella luce radente che illumina i personaggi ammassati sul primo piano della tela, il tutto sullo sfondo di un’architettura a bugnato molto vicina a quella di Palazzo Te. Le stesse suggestioni di derivazione centroitaliana si colgono nei dipinti per il soffitto della chiesa di Santo Spirito, ora in Santa Maria della Salute, e nel San Giovanni Battista delle Gallerie dell’Accademia di Venezia .Nelle prime il gigantismo dei corpi, il drammatico chiaroscuro e l’audace scorcio si rifanno alle opere di Pordenone che aveva concluso, pochi anni prima, una serie di affreschi nel chiostro di Santo Stefano con i medesimi episodi testamentari ripresi da Tiziano. Lo stato di conservazione assai compromesso non permette di cogliere l’effetto di sfondamento voluto dall’artista ed ottenuto in origine attraverso l’illusione di un’apertura sul cielo azzurro, probabilmente affine a quello del San Giovanni Battista, contro cui si evidenziavano le enfatiche pose dei personaggi Localizzare la figura di Sebastiano del Piombo nel tempo e nello spazio. Sebastiano del Piombo È stato un pittore italiano manierista nato a Venezia e realizza le sue opere nel 1510- 1520 circa. Nel 1511 si reca a Roma per decorare la villa Farnesina del banchiere Chigi e poi vi si stabilisce definitivamente e si unisce al circolo di artisti raffaelliani. Successivamente passa sotto l’influenza di Michelangelo Buonarroti con il quale inizia una collaborazione. Nelle sue opere si evincono le influenze da Giovanni Bellini e Giorgione, tanto che alcuni suoi dipinti sono stati spesso attribuiti al Giorgione.Ma l'opera più importante, per funzione e destinazione, realizzata a Venezia dal L. resta la pala di S. Giovanni Crisostomo dell'altar maggiore dell'omonima chiesa, allogata da Caterina Contarini e da suo marito Niccolò Morosini, ma cominciata e condotta a termine dopo la morte di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Medici, Giovanni Battista. Quali sono le caratteristiche della scultura manierista? Chi sono i principali esponenti? Il manierismo si diffonde non solo nella pittura, ma anche nella scultura, dove il modello di riferimento è Michelangelo. La sua statua del David, simbolo degli ideali etici e politici e civili della repubblica fiorentina, rappresentò la sintesi dei principi del Rinascimento. I più grandi scultori dell’epoca della maniera sono: Cellini (famoso per il suo Perseo), Giambologna (famoso per Il Ratto delle Sabine) e Ammannati (autore della Fontana del Nettuno). Nella scultura manierista, le figure si presentano monumentali e particolarmente enfatiche ne11’aspetto, ma al contempo sembrano fragili e deboli.Baccio Bandinelli, nato nel 1488, si mosse nell’orbita michelangiolesca ma propose ben presto nuove spunti artistici. E’ rilevante il fatto che la sua prima formazione avvenne nel campo della pittura mostrandosi particolarmente abile nell’esercizio del disegno di cui rese dotti molti suoi allievi nell’ambito dell’Accademia del Disegno. Degno di nota è anche l’approfondito studio che condusse sulla scultura antica durante il suo soggiorno romano patrocinato dal pontefice mediceo Clemente VII. Fu infatti uno fra i primi, attorno alla metà degli anni venti, a poter trarre copie dal Laocoonte, scoperto nel 1506, o dall’Apollo del Belvedere. Da queste esperienze a stretto contatto con l’antico trasse una peculiare tendenza all’espressione drammatica del dolore che spesso nelle sue sculture si ripropone con forte intensità. Il confronto fra l’originale del Laocoonte e la copia, conservata agli Uffizi [fig. 1], mette in evidenza come il gruppo antico tradotto nel linguaggio di Baccio si scosti sensibilmente dalla realtà: gli elementi del volto, come le cavità degli occhi, le sopracciglia e il naso, si sviluppano in un rilievo eccessivo che li rendono semplici ornamenti e non caratteri reali. Questi aspetti si rilevano anche nell’ Ercole e Caco [fig. 2] tanto da trasformarne le fisionomie in maschere dai tratti fauneschi che mantengono affinità con la scultura antica soltanto nell’espressione veemente di un pathos drammatico Le figure infatti, come nella pittura manierista, si presentano monumentali e pesantemente enfatiche nell’aspetto ma rivelano, al contempo, una sostanziale fragilità e debolezza. Quando l’opera venne scoperta, nel 1534, attirò aspre critiche per queste sue caratteristiche formali soprattutto da parte del collega Cellini che la stroncò duramente. Del 1539 è il Cristo morto sorretto da Nicodemo [fig. 3], oggi conservato alla Ss. Annunziata, progettato come elemento del proprio mausoleo. L’omaggio alla Pietà di Michelangelo in San Pietro, si fa evidente nella struttura anatomica del Cristo e nella delicatezza delle forme ma, il drastico spostamento compositivo dell’asse verticale verso sinistra rivela il carattere manierista della costruzione. Di Baccio va ricordata anche la fama che raggiunse come ritrattista di corte ed in particolare con la realizzazione del Busto di Cosimo I o nel monumento a Giovanni delle Bande Nere. La realizzazione di una fontana di Nettuno in piazza della Signoria fu un’idea di Cosimo fin dagli anni Quaranta quando pensò di commemorare con un simile monumento il potere sul mare ed il merito di aver condotto l’acqua fino al centro di una città spesso carente di risorse idriche come Firenze. La realizzazione venne affidata a Bandinelli ma altri due artisti, fra i più insigni del periodo, come Benvenuto Cellini e Bartolomeo Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Ammannati, vollero presentare un progetto. La morte nel 1559 di Baccio comportò il passaggio dell’incarico a quest’ultimo, grazie al favore espresso dal Vasari. Chi furono i fratelli Zuccari? Taddeo e Federico Zuccari sono i fondatori di una nuova scuola romana, in cui rafforzano l’emulazione di Raffaello, creando rappresentazioni più pacate rispetto a chi prende a modello le opere di Michelangelo. Cercarono di dare avvio ad un processo di semplificazione e di eliminare gli elementi portatori di eccessiva stravaganza. Fondamentale per entrambi fu l’influenza di Barocci. L’apice della carriera di Taddeo si ha con la realizzazione della Donazione di Carlo Magno nella Sala Regia in Vaticano. Federico continuò lo stile del fratello, conobbe l’arte veneta grazie all’amicizia con Andrea Palladio. Viaggia molto, anche fuori dall’Ita1ia e al suo ritorno venne nominato Principe dell?accademia. Citare un'opera di Federico Barocci e rilevarne le peculiari caratteristiche in relazione sia al contesto storico artistico in cui operò il pittore, sia alle evoluzioni stilistiche nel corso della sua intera produzione Federico Barocci è un importante esponente del Manierismo italiano e dell’arte proposta dalla Controriforma. La sua carriera inizia a Roma, dove entra in contatto con San Filippo Neri. Ma poi si allontanò da Roma e si ritirò infine ad Urbino. Nonostante ciò riuscì ad ottenere numerose commissioni e mantenne un alto livello di inventiva. Era membro del terzo ordine francescano e la sua arte venne notevolmente influenzata dalla fede. Una delle sue opere più belle è L’Annunciazione, commissionata da Laura Pontani Coli per la Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Dalla finestra del dipinto possiamo riconoscere le torri del palazzo Ducale di Urbino. Inoltre la figura familiare del gatto a sinistra rende accessibile la scena allo spettatore e lo sposta dalla vita di tutti i giorni in quella evangelica. La Madonna contempla le Scritture mentre appare l’angelo. Maria viene dipinta con un’espressione serena e i suoi vestiti danno molta luminosità all’intera composizione. L’angelo porta in mano un giglio, simbolo di verginità. Questi soggetti sono immersi in una atmosfera idilliaca e molto tenera. Cosa si intende per "Scuola di Fontainebleu"? La scuola di Fontainebleu è un movimento artistico che si sviluppa in Francia nel XVI secolo ad opera del re Francesco I, con 1’intento di creare una corte raffinata, ricca e prestigiosa, che fosse all’altezza delle Corti Rinascimentali italiane. Egli fa ristrutturare un padiglione nella foresta di Fontainebleu. I lavori cominciano nel 1528 e vennero realizzati da artisti rappresentativi del Manierismo italiano, come Rosso Fiorentino, Primaticcio e Penni.Per Scuola di Fontainebleau si intende un movimento artistico sviluppatosi nella Francia del XVI secolo, creato dal mecenatismo dell'allora re di Francia Francesco I, desiderando ricreare una Corte ricca e raffinata, ma anche colta, all'altezza delle delle Corti Rinascimentali, decise, nel 1528, la ristrutturazione di un medievale padiglione da caccia situato nella foresta di Fontainebleau, nei pressi di Parigi, con lo scopo di farlo divenire la sua residenza. I lavori iniziati nel 1528 si protrassero per decenni, durante i regni di vari sovrani, prima sotto la supervisione di Gilles Lebreton, poi sotto Rosso Fiorentino affiancati da Primaticcio, Nicolò dell'Abate, Luca Penni, Benvenuto CelliniJ, acopo Barozzi da Vignola e Sebastiano Serlio. Il Gotico e lo stile tra il Gotico ed il classicheggiante, che fino a quel momento i francesi prediligevano, vennero spazzati, via sostituiti dallo stile del Rinascimento italiano. Cosa si intende per "letteratura artista”? citare alcuni autori attivi durante il Seicento. La letteratura artistica comprende tutti i trattati tecnici, le biografie degli artisti e quella che viene definita letteratura periegetica, cioè le guide che offrono notizie riguardo alla collocazione delle opere artistiche all’interno delle città. Dunque per letteratura artistica intendiamo tutte quelle fonti che, oggi, ci permettono di ricostruire la storia dell’arte, a partire anche dalla vita dell’artista. Due importanti autori all’interno della letteratura artistica sono Bellori e Mancini. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Giovan Pietro Bellori (Roma, 1613-1696) fu uno scrittore, uno storico dell’arte ed un antiquario italiano del Seicento. Possiamo considerare Bellori uno dei biografi di artisti più importanti del XVII secolo. Bellori con la sua opera si oppone alle posizioni Barocche nella riscoperta del Classicismo. Egli consce l’arte grazie al rapporto con molte personalità illustri del tempo, come Giustiniani, Poussin e Sacchi. Frequentò l’Accademia di San Luca. Nel 1664 pronunciò una orazione che aveva come tema l’enunciazione della sua teoria sull’/dea del Bello, attraverso cui cercava di allontanarsi dal Manierismo e di avvicinarsi ai canoni classici di bellezza e natura. Questa teoria viene ripresa nella prefazione della sua opera più importante, Le vite de pittori, scultori e architetti moderni. Egli riconduce la ripresa del bello e la sua riscoperta a Raffaello e a Platone. Si riscontra nel1’autore una parziale condanna dell’esperienza caravaggesca e l’esaltazione della scuola del Carracci. Giulio Mancini (Siena 1559-Roma 1630) fu un collezionista d’arte, un medico e uno scrittore italiano. L’opera per la quale viene ricordato è Considerazioni sulla pittura. Nella prima parte vengono inserite le biografie degli artisti a lui contemporanei mentre nella seconda parte ha come scopo quello di cercare di spiegare le modalità attraverso cui riconoscere una copia o un’opera originale, come deve essere allestita una quadreria e come i dipinti devono essere conservati adeguatamente per evitarne l’usura e le modalità di restauro in caso di rovina. Egli non si pone come un critico dell’arte, ma come un “dilettante pratico ed istruito” e col suo lavoro getta le basi per la creazione della figura dello storico dell’arte moderno e quella del curatore museale. Nella sua opera si concentra anche sulle collezioni e sui collezionisti, trattando del prezzo dei dipinti in base allo stile, all’autore, alle condizioni del dipinto e così via. Col tempo i suoi consigli sui vari aspetti del mondo artistico cominciano a diffondersi e ad acquisire sempre maggiore valore. Delineare la funzione del disegno nell’arte Certamente tutta l’arte del1’antichità presupponeva il disegno, ma è soprattutto a partire dal 1300 in poi, e soprattutto con il Rinascimento, che abbiamo una enorme diffusione della pratica del disegno. In quasi tutte le tecniche artistiche, ma soprattutto quelle pittoriche, il disegno è una fase fondamentale. Il disegno preparatorio può essere fatto in modo diretto, per esempio direttamente sul muro nel caso di un affresco, oppure su un altro supporto. Importante per l’affermazione del ruolo del disegno è la figura di Leonardo da Vinci, che con la sua opera grafica e gli scritti, conferisce molta autorità a questa pratica.. Durante il Quattrocento si perpetra un utilizzo del disegno finalizzato a scopi didattici così come si era definito nel corso del Medioevo: presso una bottega artistica il maestro approntava dei modelli grafici, spesso copie da opere famose, che l’allevio era chiamato a riprodurre per affinare la propria abilità pratica. Spesso questi fogli venivano raccolti in libri -libri di modelli appunto- che fungevano da repertorio cui attingere per riprodurre forme, decori, composizioni. Il concetto di modello si sviluppa poi, soprattutto con l’istituzione delle Accademie cinquecentesche, quale studio dal vero, cioè disegno tratto da un modello reale, in consonanza con la visione antropocentrica rinascimentale. Oltre al corpo nudo maschile, indagato per affinare la perfetta resa anatomica, è anche il mondo della natura ad attrarre l’attenzione dell’artista che non si rifarà più ai repertori suggeriti dalla tradizione più antica ma riprodurrà il dato reale. Il primo a proporre questo tipo di approccio fu Pisanello che ci ha lasciato testimonianze grafiche di grande raffinatezza (fig. 1) utilizzate poi come modelli per dipinti ed affreschi; fu però Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Cosa si intende per pittori "caravaggeschi"? Citare alcuni nomi e chiarire i diversi gruppi in base alla loro provenienza geografica. Per pittori caravaggeschi si intendono quei pittori che furono profondamente influenzati dal1’arte di Caravaggio e decisero di applicarne i dettami. Un gruppo particolare di Caravaggeschi sono i Caravaggeschi di Utrecht, cioè un gruppo di pittori olandesi, attivi appunto ad Utrecht, i cui lavori furono fortemente influenzati dalle opere di Caravaggio. I tre artisti più importanti di questo gruppo sono Baburen, Honthorst e Terbrugghen, i quali soggiornarono a Roma per un periodo. Essi esercitarono una lunga influenza, anche perché furono i fautori dell’arte Barocca in Olanda. Molti Caravaggeschi furono italiani, e tra essi ricordiamo Giovanni Baglione, Lionello Spada, Carlo Saraceni e Caracciolo. Anche in Spagna abbiamo un folto gruppo di pittori che rielabora e ripropone l’arte di Caravaggio. Tra essi ricordiamo: Ribalta, De Ribera, Murillo e Velàsquez. In Francia invece abbiamo de Boulogne, Tournier, Vouet e Vignon. Chi sono i cosiddeHi "Caravaggeschi di Utrecht"? Il secondo decennio vede l’arrivo a Roma anche di altri artisti stranieri che adottano la maniera caravaggesca, studiando le opere del maestro accessibili nelle chiese ma anche in alcune collezioni private, come quella di Vincenzo Giustiniani. Tre nomi fondamentali sono Gerrit von Honthorst, Dirk van Baburen, Hendrik Ter Brugghen, dei quali Giusiniani fu anche mecenate. Riguardo Gerrit von Honthorst i suoi capolavori come la Liberazione di San Pietro dal carcere e il Cristo davanti a Caifa mostrano una interpretazione del luminismo caravaggesco con studio degli effetti della luce nelle tenebre, che costituiscono la peculiarità dell’artista. Già intorno al 1618 sono saldi i suoi legami con l’ordine del Carmelitani, per i quali lavora a Roma e fuori Roma e nella chiesa di Santa Maria della Scala lascia la Decollazione di San Giovanni Battista. . Per Dirk van Baburen e David de Haen, che con lui collaborò nel 1618 nella decorazione della cappella della Pietà di San Pietro in Montorio, l’osservazione delle opere di Caravggio fu il motore di un processo di potenziamento drammatico delle storie sacre, che si avvia a Roma e prosegue nelle opere successive .Sia Baburen che Honthorst, anche dopo il loro ritorno in patria, nei primi anni Venti, si dedicarono, oltre che alla pittura di storia, al quadro di genere, una tradizione già esistente e molto radicata in Olanda, al cui rinnovamento gli elementi stilistici derivati dal caravaggismo portarono un contributo decisivo. Le mezze figure di suonatori indossano il cappello con le piume e le maniche a strisce dei giovani seduti al tavolo della Vocazione di San Matteo nella cappella Contarelli, cantano rivolti allo spettatore, come nel Suonatore di liuto di Baburen , Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) tradendo la conoscenza dei quadri di Bartolomeo Manfredi e di Nicolas Tournier attraverso i quali viene filtrata l’imitazione del modello più strettamente caravaggesco. Questi aspetti stilistici ravvivano anche dei temi tradizionali, come il banchetto con scene di corteggiamento, uno dei pezzi forti della produzione di Honthorst negli anni Venti e Trenta, nel quale si fondono la raffigurazione di musici, di giovani eleganti che giocano a cartee di fanciulle scollate nella rappresentazione dell’Allegra compagnia . Altro tema che fa ricorso a moduli caravaggeschi è quello della “coppia male assortita”, un tema moraleggiante cinquecentesco, molto diffuso nei Paesi Bassi e che giustapponeva, nell’intento di ridicolizzarne l’unione, uomini e donne di età decisamente diverse .Una rilettura caravaggesca è il metodo con cui si accosta all’opera di Caravaggio il Terbrugghen; la Vocazione di San Matteo e l’Incredulità di San Tommaso dimostrano la meditazione appassionata sulle opere del maestro, l’adozione dei prototipi e del principio di osservazione del “naturale” da parte di questo artista. Quali furono i "generi" artistici che si diffusero nel Seicento? Nel Seicento si sviluppano molti generi detti “minori”, come la natura morta, che consiste nella riproduzione pittorica di oggetti inanimati appartenenti a diverse tipologie, come frutta, strumenti musicali, fiori e così via, le scene di genere, che sono delle rappresentazioni pittoriche che hanno come argomento e delle scene, degli elementi e degli accadimenti che fanno parte della vita quotidiana dell’uomo, come per esempio scene che ritraggono dei mercati, delle feste popolari, le faccende domestiche e così via, oppure ancora le marine. Cosa si intende per "natura morta" e "scena di genere"? La natura morta rientra all’interno dei generi cosiddetti “minori”. Essa consiste nella riproduzione pittorica di oggetti inanimati appartenenti a diverse tipologie, come frutta, strumenti musicali, fiori etc.. Per quanto riguarda la diffusione di questo genere nel XVI e nel XVII secolo, notiamo che nel XVI secolo gli artisti si concentrano sulla rappresentazione di forme ed oggetti provenienti dal mondo naturale, come ad esempio le ghirlande della Villa Farnesina che presenta numerose riproduzioni di diverse forme vegetali. Gli artisti del XVII nutrono un grande interesse nei confronti di questo genere, come dimostrano le opere di Caravaggio e Paolo Porpora. Tra i vari artisti seicenteschi che creano opere appartenenti a questo genere, Evaristo Baschenis si dedicò ad una serie di quadri i cui soggetti principali sono gli strumenti musicali,simbolo del profondo rapporto che esiste tra musica e spiritualità. Anche in Europa si sviluppa la natura morta nel XVII secolo, soprattutto in Francia, Olanda e Spagna. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) La scena di genere invece è una rappresentazione pittorica che ha come argomento e delle scene, degli elementi e degli accadimenti che fanno parte della vita quotidiana dell’uomo, come per esempio scene che ritraggono dei mercati, delle feste popolari, le faccende domestiche e così via. Chi furono gli artisti che per primi si dedicarono al genere paesaggistico? Il genere paesaggistico ha come soggetti degli spazi all’aperto, che possono essere ritratti dalla realtà, inventati oppure ricostruiti attraverso il ricordo o delle bozze. La definitiva accettazione del genere del paesaggio come genere a se stante si ha nel XVI in Olanda, in cui si diffondono le tele di cittadine, campagne, marine e così via. Molti di questi artisti olandesi, tra cui ricordiamo i fratelli Bril, Henri met de Bles, Brueghel, Patinir, risedettero in Italia, ed in particolare a Roma, favorendo la diffusione del genere paesaggistico. Lorrain e Poussin: quale genere di pittura sviluppano nelle loro opere? Riguardo Poussin non si lascia trascinare , dalla moda allora in voga degli ambienti scuri del Caravaggio, ma preferisce seguire la tradizione pittorica veneziana del Cinquecento divenendo tenace e fervido ammiratore dell’opera del Tiziano.Verso il 1630 i più raffinati e colti collezionisti romani iniziano ad apprezzare e valorizzare le opere di Nicolas Poussin;il “Martirio di Sant’Erasmo” , la “Morte di Germanico” , il “Trionfo di Flora” (Parigi, Museo del Louvre), l’”Ispirazione del poeta” e la “Strage degli innocenti”.Ritenuto uno dei massimi rappresentanti del classicismo seicentesco Nicolas Poussin continua a dipingere sino quasi al momento della sua morte che avviene nel 1665. Lorrain si reca Roma giovanissimo per imparare l’arte della pittura. Nel 1626 torna in Francia dove lavora nello studio di Deruet, ma poi ritorna a Roma dove rimarrà fino alla morte (1682). .Dalle sue opere risulta evidente che Lorrain conoscesse profondamente la pittura del Cinquecento relativa al paesaggio e quella a lui contemporanea, ma vi sono in lui altre peculiarità per cui viene collocato al di sopra di una realizzazione paesaggistica di “maniera”.Il “Paesaggio fluviale con un arco di roccia” con la sua sintesi coloristica e compositiva denota un'assoluta padronanza della pittura paesaggistica.Ma nelle opere “Paesaggio con danza di contadini” (Louvre di Parigi), “Paesaggio con satiro danzante e figure” (Museum of Art, Ohio), “Porto con lo sbarco di Cleopatra a Tarso” (Louvre, Parigi), realizzate rispettivamente nel 1639, 1641 e 1642, si evidenzia un luminosità molto più sapiente in cui la luce dà alla natura e alle figure umane un vigoroso accento poetico con patine di gradevole morbidezza. Sono questi, gli elementi che rimarranno sempre presenti anche nelle opere degli anni che verranno: si pensi alla “Marina con Bacco ed Arianna” (1656, Arnot Art Museum, Elmira nello stato di New York) o al “Paesaggio con figure danzanti” (1669 Hermitage, Leningrado), quest’ultimo, un tema molto caro al Lorrain che ripete molto spesso fino a questa data. Spesso Lorrain si inserisce nel filone classicistico che richiama appunto il sopracitato Poussin e di cui il Lorenese subisce sicuramente l’influenza. Quali sono le principali tecniche incisorie che conosci? L’incisione è una tecnica artistica che può essere o in cavo o in rilievo. La tecnica in cavo consiste nell’incidere una matrice di metallo o direttamente (con un bulino, un niello) o attraverso l’utilizzo di acidi, come per esempio l’acquatinta. L’inchiostro della stampa entra all’interno delle tracce lasciate dal bulino o dall’acido. La tecnica in rilievo invece consiste nello scolpire una matrice in altorilievo. Essa anticamente era in legno Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) vaghezza manierista del Cavalier d’Arpino. Il pittore viene definito «d’assai buon gusto (…) tra quei pittori, i quali essendo tutti di valore nella professione, hanno operato con un modo proprio e particolare senza andar per le pedate d’alcuno» n8 e viene affiancato, attraverso un giudizio ben calibrato, a personalità stimate come Roncalli, Passignano, Cigoli, Tempesta e Tassi, considerazione non accessoria che sottolinea, in quel ‘senza andar per le pedate d’alcuno’, come il pittore abbia selezionato un linguaggio ‘temperato’, una ‘maniera propria’ appunto, spesso composita e intermittente in una sorta di meditato melange.Baglione è dunque per elezione antitetico a Caravaggio, che per diversi motivi ma non casualmente, non lo include tra i ‘valent’huomini’, cioè tra coloro che si intendono di pittura, quando afferma: «Io non so niente che ce sia nessun pittore che lodi per buon pittore Giovanni Baglione». Lo stile di Annibale Carracci nella decorazione della Galleria Farnese. Descrizione dell'opera con opportuna contestualizzazione storico artistica A villa Farnese Annibale Carracci decorò la Galleria con un ciclo di affreschi che ha come tema Gli Amori degli dei, che ha come precedente letterario le metamorfosi di Ovidio. Il culmine di questo ciclo di affreschi è dato dal Trionfo di Bacco e Arianna, inquadrato da una falsa cornice architettonica che sembra ricreare lo sfondamento del soffitto verso l’esterno. Modello di riferimento sono certamente Tiziano e Dosso.Nella Galleria Farnese Annibale crea dunque un nuovo e originale modello di decorazione profana, interpretando la tradizione rinascimentale dei grandi complessi ad affresco di Michelangelo e Raffaello. L’opera è salutata fin dal momento della sua prima presentazione pubblica come un capolavoro: questo si coglie nei resoconti dei contemporanei, dagli Avvisi di Roma (una sorta di gazzetta con i racconti più importanti a proposito degli avvenimenti cittadini e delle attività del pontefice e della sua corte) ai racconti dei biografi, come Giovanni Baglione e Giovan Pietro Bellori, anche se pubblicati più tardi. Allo scoprimento della volta era presente anche Pietro Aldobrandini, il cardinal nipote di Clemente VIII; l’ingente cifra che egli avrebbe pagato ad Annibale per un quadretto straordinario, ma di piccole dimensioni, come il Domine quo vadis oggi alla National Gallery di Londra ha fatto pensare che addirittura egli potesse essere coinvolto direttamente nella commissione dell’opera farnesiana o che volesse ricompensare comunque l’artista per l’opera della Galleria. A quanto sappiamo dalle fonti, invece, non certo così generosamente si comportò Odoardo, il suo vero committente, che anzi ricompensò scarsamente Annibale per gli anni così impegnativi trascorsi presso di lui. La delusione portò l’artista a uno stato di prostrazione tale da minare la sua salute e la sua attività. Il fratello Agostino, a cui si deve probabilmente la realizzazione del Trionfo di Galatea/Venere, di temperamento più incline alle discussioni letterarie, aveva già abbandonato il cantiere e muore nel 1601; ma già intorno al 1601, se non prima, Annibale venne raggiunto e coadiuvato da altri artisti bolognesi Come e in quali opere principalmente Annibale Carracci influenza il lavoro di Domenichino? Annibale Carracci, maestro di Domenichino, influenzerà molte delle sue opere. Per esempio nei riquadri con La morte di Adone, Apollo sorregge Giacinto morente e Narciso alla fonte, vediamo come le figure e gli sfondi mostrino un forte legame con l’arte di Annibale Carracci. Chi furono gli allievi dei Carracci? L’Accademia degli Incamminati, fondata dai Carracci, fu il luogo di formazione di molti artisti emiliani del XVII secolo, i quali diventeranno protagonisti dell'arte italiana: Domenichino, Giovanni Lanfranco, Francesco Albani, Guido Reni, Alessandro Tiarini e Sisto Badalocchio. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Quale opera di Guido Reni datata 1609, oggi alla Pinacoteca di Bologna, sancisce l'inizio di uno stile originale e personale? Breve descrizione L’opera conservata alla Pinacoteca di Bologna è la Strage degli Innocenti, in cui viene descritto l’episodio biblico che descrive il massacro dei bambini a Betlemme. È presente un solo piano sul quale su esplica tutta 1’opera. Nella scena ci sono diversi personaggi: due sicari, sei neonati e cinque madri, che reagiscono in modo diverso di fronte alla strage. Infatti una cerca di scappare, un’a1tra di proteggere i bambini, un’altra ancora urla di paura. Vicino l’angolo destro dell’opera sono presenti due cadaveri piccoli. La terra è piena di sangue, vestigia del massacro che si sta compiendo. Notiamo lo stile classico dalla concezione statuaria dei personaggi che presentano fisionomie regolari, i panneggi degli abiti sinuosi e morbidi, mai in disordine. La palette di colori usata prevede essenzialmente colori caldi in primo piano, mentre per lo sfondo vengono scelti colori freddi. Quest’opera è un capolavoro di equilibrio classico. Citare alcune opere di Guido Reni e rilevarne alcune caratteristiche. Lo stile classicista nel Seicento riprende in considerazione l’estetica del mondo classico greco e romano, reinterpretandola in chiave moderna. Uno degli esponenti più illustri di questa corrente è Guido Reni. Una delle sue opere più importanti è la Strage degli Innocenti, in cui viene descritto l’episodio biblico che descrive il massacro dei bambini a Betlemme. È presente un solo piano sul quale su esplica tutta l’opera. Nella scena ci sono diversi personaggi: due sicari, sei neonati e cinque madri, che reagiscono in modo diverso di fronte alla strage. Infatti una cerca di scappare, un’altra di proteggere i bambini, un’altra ancora urla di paura. Vicino l’angolo destro dell’opera sono presenti due cadaveri piccoli. La terra è piena di sangue, vestigia del massacro che si sta compiendo. Notiamo lo stile classico dalla concezione statuaria dei personaggi che presentano fisionomie regolari, i panneggi degli abiti sinuosi e morbidi, mai in disordine. La palette di colori usata prevede essenzialmente colori caldi in primo piano, mentre per lo sfondo vengono scelti colori freddi. Quest’opera è un capolavoro di equilibrio classico. Un’altra opera di Guido Reni è l’Aurora, un affresco sito a palazzo Pallavicini, oppure possiamo ricordare la pala detta Pietà dei Mendicanti. Chi fu Vincenzo Giustiniani? Che tipo di collezione allestì? Cosa scrisse? La collezione Giustiniani fu a Roma una delle collezioni più prestigiose e conosciute mai esistite. La famiglia Giustiniani era una famiglia di mercanti genovesi che arrivò a Roma nel 1566. I principali esponenti di questa famiglia che si dedicarono alla collezione furono i due fratelli Benedetto e Vincenzo Giustiniani, che dopo la morte del padre agirono insieme per arricchire la collezione, almeno fino alla morte del più anziano, il Cardinale Benedetto Giustiniani, avvenuta nel 1621. Proprio quell’anno venne fatto un inventario della collezione che, se confrontato con quello del 1638, ci permette di capire che Vincenzo continuò da solo a curare la collezione. Egli era un uomo molto colto, grande estimatore di opere artistiche e architettoniche. Si dedicò anche alla letteratura artistica, scrivendo Lettera sulla pittura, uno stringato saggio all’interno del quale viene data una classificazione gerarchica della pittura in dodici punti, in un climax ascendente, che illustra una precisa idea del fare artistico. Infatti si parte dal gradino più basso (cioè lo spolvero, una elementare tecnica di preparazione degli affreschi), fino ad arrivare al dodicesimo, che consiste nel saper unire il dipingere di “maniera” e il “dipingere con oggetti naturali davanti”, descritti rispettivamente nel decimo e nell’undicesimo punto della trattazione. Da questa lettera emerge il forte legame tra stile e tecnica. Giustiniani cerca di dare ordine alle implicazioni tecniche e le competenze che sono necessarie a chi vuole esercitare l’arte della pittura. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) La sua scala, anche se sistemata gerarchicamente, non vuole offrire un’opinione sulla dignità dei vari elementi, ma una classificazione sulla quale concorrono tutte le varianti da lui descritte. I suoi scritti gli permisero di acquisire notevole prestigio, come si nota dal fatto che egli venne chiamato per stimare il decoro artistico di alcune opere di Caravaggio, come Morte della Vergine. All’interno della collezione Giustiniani rileviamo intanto la totale assenza di quadri di genere tranne una sola eccezione, cioè un dipinto di Pietro Paolo Bonzi. Prevalgono le pitture di argomento religioso, il cui acquisto venne promosso essenzialmente da Benedetto. Negli anni trenta invece Vincenzo favorì l’acquisto di molte opere a carattere storico, relative non soltanto all’ambito sacro, ma anche a quello profano. Questa collezione conteneva numerose opere di Caravaggio e dei suoi seguaci, e anche di Poussin.Il declino di questa collezione comincia intorno alla metà del Settecento, ad opera, soprattutto, del marchese Vincenzo Giustiniani, omonimo di uno dei massimi promotori della collezione stessa, che a causa di una condotta di vita dissoluta, per recuperare parte del patrimonio perduto, comincerà a vendere le opere d’arte della collezione. Le prime opere d’arte, alcuni dipinti e sculture, vennero cedute a Lucien Bonaparte. Nel 1815 centosessanta dipinti vennero venduti a Federico Guglielmo III re di Prussia. Alcuni lotti giunsero presso la collezione de1 principe di Torlonia, mentre di molte altre purtroppo si sono perse le tracce. Chi ha decorato la cupola di Sant’Andrea della Valle a Roma? Quando? Individuarne l'antecedente cinquecentesco. La cupola di Sant’Andrea della Valle a Roma è stata realizzata da Lanfranco tra il 1625 e il 1627. Il modello di riferimento c’è il Duomo di Parma di Correggio, come possiamo notare dall’utilizzo di nubi concentriche d’oro inframmezzate da squarci inseriti all’interno di uno spazio in cui non esistono norme di misurabilità, che viene movimentato da un moto vorticoso che crea un effetto quasi sovrannaturale. Quale fu la principale impresa decorativa di Guercino? Quando fu realizzata e dove? Una delle imprese decorative di Guercino fu la realizzazione del1’Aurora e della Fama all’interno di villa Ludovisi nel 1621. Guercino si dedica alla pittura di un soggetto allegorico. Questo soggetto ha un precedente, quello di Guido Reni. Ma Guercino non fa riferimento a tale modello e al suo equilibrio compositivo. Il carro squarcia le nuvole notturne e trionfa in una veduta illusionistica. Nelle due lunette laterali sono rappresentati la Notte e il Giorno. L’artista vuole rappresentare non semplicemente il sorgere di un qualunque nuovo giorno, ma allegoricamente l’alba di una nuova era di gloria per la famiglia Ludovisi. Guercino e i Ludovisi. Che grande opera si sviluppò da questo rapporto? L’opera che si sviluppa dal rapporto tra Guercino e Ludovisi è l’Aurora, realizzata come affresco all’interno di villa Ludovisi, conosciuta anche come il casino dell’Aurora. Guercino si dedica alla pittura di un soggetto allegorico. Questo soggetto ha un precedente, quello di Guido Reni. Ma Guercino non fa riferimento a tale modello e al suo equilibrio compositivo. Il carro squarcia le Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) un grande numero di marmi che oggi è conservato al Louvre, come la statua di Paolina Borghese di Antonio Canova e la Danae di Correggio.La villa, e quindi il museo, venne infine acquisita dallo stato italiano nel 1902. Chi fu il Cardinal del Monte? Francesco Maria del Monte (1549-1627) fu un cardinale. Lo ricordiamo per la sua attività di mecenate, legato soprattutto alla figura di Caravaggio, che inserì all’interno della sua protezione e gli permise di ottenere, nel periodo romano dell’artista, molte commissioni. Infatti introduce l’artista in un ambiente di collezionismo elevato. Tra le opere realizzate per del Monte e grazie a lui, ricordiamo I Bari, La Vocazione e Il Martirio. Come si può riassumere il fenomeno delle copie durante il Seicento? Nelle collezioni seicentesche è molto diffuso il fenomeno delle copie. I collezionisti infatti cominciano a richiedere la realizzazione di copie di opere d’arte famose. Questo di verifica perché le dinamiche socio- economiche e culturali che affiorano nella Roma del Seicento, rendono apprezzabile il possesso e l’esibizione della copia di un’opera famosa. Secondo Giulio Mancini per esempio, la copia aveva una duplice qualità: riproporre 1’idea di un grande artista unita alle qualità della pittura di un secondo autore. Altri fattori influirono sulla diffusione di queste copie, soprattutto le logiche di mercato. Infatti i mercanti videro, non a torto, all’interno di questa diffusione delle copie, una grande opportunità di guadagno. Inoltre molti artisti, come ad esempio Rubens, consideravano la realizzazione di una copia un esercizio molto formativo, e per questo furono disposti a realizzarne molte. ”Testimonianze dell'invisibile". Cosa significa? Chi ha parlato in questi termini? Gli studi di Haskell dimostrano come sia possibile utilizzare le logiche del mercato per andare ad analizzare il fenomeno del collezionismo. Questa analisi del mercato porterà alla definizione di Pomian delle testimonianze dell’invisibile. Soprattutto per quanto riguarda i primi decenni del Seicento, vediamo come i quadri diventino un bene, e in quanto tale viene attribuito loro un valore quantificabile. Questo determina un ampliamento del mercato delle opere d’arte a tutte le fasce della società. Certamente non è detto che possedere delle opere d’arte dia vita ad un collezionista, perché per parlare di collezione è necessario un requisito di organicità e unità della collezione. La predisposizione all’acquisto di tele e sculture piò essere legato a motivi religiosi, estetici, o di prestigio sociale. Dunque possiamo dire che a Roma nel Seicento, nasce il moderno mercato dell’arte, all’interno del quale i ceti abbienti non sono più gli unici acquirenti, in quanto tutte le diverse classi sociali si inseriscono all’interno di questo meccanismo. Questo fenomeno viene definito da Pomian una “testimonianza de1l’invisibile” in cui il visibile viene rappresentato dall’utile, mentre 1’invisibile è il significante. Spesso questi due mondi sono antitetici tra loro. Cosa si intende per ”gusto eclesttico”? Per gusto eclettico non s’intende un interesse senza riserve nei confronti di qualsiasi stile, genere o artista. Esso consiste ne11’apprezzare un’opera artistica in se stessa, per la sua bellezza, il suo valore estetico. Quindi il gusto eclettico si riflette nell’apprezzamento di un’opera in quanto manifestazione stessa dell’arte e del bello.Nelle arti figurative, la tendenza a ispirarsi a fonti diverse, accogliendo da ciascuna gli elementi ritenuti migliori (il termine fu dapprima usato per definire la pittura dei Carracci, il cui ideale era rappresentato dalla fusione armonica del disegno di Raffaello, del colore veneto, del chiaroscuro del Correggio). Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) Chi fu Franci Haskell e quale fu il suo nuovo approccio alla storia dell'arte? Il contesto romano riveste una grande importanza nel campo artistico soprattutto nei primi trent’anni del Seicento. Lo storico dell’arte inglese Francis Haskell, approfondisce il connubio tra arte e società all’interno della sua opera Patrono and Painters. A Study in a Relations Between Italian Art and Society in the Age of Baroque. Quello di Haskell è un approccio critico che si basa su un metodo multidisciplinare. La sua indagine prende avvio non dai dipinti e dalle sculture, ma a partire dai collezionisti, dai mecenati. Infatti Haskell riteneva che esistesse un forte legame tra 1’opera d’arte, il suo creatore e l’ambiente in cui viveva, e l’ambiente in cui si svilupparono e operarono i suoi committenti. Haskell dunque supera la concezione dell’arte di Vasari, che si fondava esclusivamente su pittori ed opere, e capovolge il metodo di studio di questa disciplina, che diventa una disciplina che analizza i legami tra le persone e dunque i rapporti umani e sociali, le esigenze personali, il bisogno di affermare il proprio prestigio e anche le esigenze collettive della società. Haskell analizza il collezionismo anche da un punto di vista prettamente economico, legandolo alle logiche di mercato. Un’altra opera importante di Haskell è Mecenati e pittori. Quest’opera è divisa in tre parti: - La prima parte: si occupa di Roma e del pontificato di Urbano VIII e di tutte quelle istanze culturali e i movimenti artistici che modellarono il gusto artistico; - La seconda parte: racchiude la descrizione del declino della città di Roma a causa dell’affermazione di due nuove tipologie di committenti, gli stranieri e i collezionisti provenienti dalla provincia. L’affermazione di queste due tipologie determinò la perdita per Roma di una posizione di centralità all’interno del mondo artistico. Cosa scrisse di importante Francis Haskell, quando? Cosa inaugurò? Il contesto romano riveste una grande importanza nel campo artistico soprattutto nei primi trent’anni del Seicento. Lo storico dell’arte inglese Francis Haskell, approfondisce il connubio tra arte e società all’interno della sua opera Patrono and Painters. A Study in a Relations Between Italian Art and Society in the Age of Baroque. Quello di Haskell è un approccio critico che si basa su un metodo multidisciplinare. La sua indagine prende avvio non dai dipinti e dalle sculture, ma a partire dai collezionisti, dai mecenati. Infatti Haskell riteneva che esistesse un forte legame tra l’opera d’arte, il suo creatore e l’ambiente in cui viveva, e l’ambiente in cui si svilupparono e operarono i suoi committenti. Haskell dunque supera la concezione dell’arte di Vasari, che si fondava esclusivamente su pittori ed opere, e capovolge il metodo di studio di questa disciplina, che diventa una disciplina che analizza i legami tra le persone e dunque i rapporti umani e sociali, le esigenze personali, il bisogno di affermare il proprio prestigio e anche le esigenze Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) collettive della società. Haskell analizza il collezionismo anche da un punto di vista prettamente economico, legandolo alle logiche di mercato. Un’altra opera importante di Haskell è Mecenati e pittori. Quest’opera è divisa in tre parti:La prima parte: si occupa di Roma e del pontificato di Urbano VIII e di tutte quelle istanze culturali e i movimenti artistici che modellarono il gusto artistico; - La seconda parte: racchiude la descrizione del declino della città di Roma a causa de1l’affermazione di due nuove tipologie di committenti, gli stranieri e i collezionisti provenienti dalla provincia. L’affermazione di queste due tipologie determinò la perdita per Roma di una posizione di centralità all’interno del mondo artistico. Cosa si intende per ”galleria" nel contesto collezionistico di primo Seicento? I Camerini, spazi ristretti all’interno di palazzi nobiliari in cui cominciano a formarsi delle grandi collezioni, evolvono in Gallerie. Esse hanno una forma precipua, diversa da quella degli studioli e dei camerini. Infatti la stanza viene sviluppata in lunghezza a discapito della larghezza, assume cioè una struttura funzionale a1l’esposizione di statue e dipinti. In questo periodo fiorisce anche il mercato d’arte che permette la diffusione delle opere in tutte le fasce della società. Ciò determina in cambiamento anche all’interno del sistema di produzione delle tele, che assumono dimensioni più piccole, facilmente trasportabili e adatte ad una ricezione presso un pubblico più numeroso ma meno colto. Le collezioni si fecero sempre più accessibili e, con la Rivoluzione francese, dalle Gallerie si passa ai musei. Quali sono le caratteristiche della pittura Barocca? Estremamente varia e complessa ci appare la pittura dell'età barocca, la chiesa controriformata divenne la principale committente per le opere di pittura. Puntando sulla forza persuasiva del bello, la chiesa trovò nell'arte il modo giusto per ricondurre il mondo cristiano alla fede poichè era in grado di influenzare le emozioni. In questo periodo perciò si intensificano le rappresentazioni di scene sacre soprattutto si dipingono quei soggetti che erano contestati dal pensiero riformatore, per esempio il culto di Maria. Caravaggio introdusse nei suoi dipinti la realtà di tutti i giorni; anche quando dipingeva soggetti religiosi, egli cercava la verità rappresentando le figure di Cristo, della Madonna, degli apostoli, utilizzando come modello persone comuni, come quelle che si potevano incontrare a quel tempo per le strade, facendole emergere da una luce particolare.Questa pittura naturalista si diffuse ben presto in Italia nei primi venti anni del seicento, tra i più importanti rappresentanti ricordiamo pittori come Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi e Battistello Caracciolo, oltre a numerosi stranieri che operavano in Italia, fra cui il pittore francese Valentin de Boulogne e lo spagnolo Jusepe de Ribera. La scuola che si sviluppò intorno ai Carracci invece cerca di tornare ai principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio tipici del Rinascimento. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) affidarono il suo primo incarico indipendente, la progettazione della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Realizzò inoltre le decorazioni della cappella della Trinità. Nel 1642, fu il direttore dei lavori della chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, riconosciuta come la sua opera più grande. Egli si dovette muovere in uno spazio molto ristretto e decise di proporre una forma esagonale con cellette disposte come in un alveare, una soluzione molto particolare ed innovativa che gli garantì molto successo.Francesco Borromini, protagonista del barocco italiano e geniale innovatore delleforme architetttoniche. Coetaneo di Bernini,l’artista, dal carattere introverso e meditativo, costituisce fin dalle letture dei contemporanei quasi l’antitesi alla personalità e all’opera di Bernini, col quale la sua vita e la sua opera si intrecciarono continuamente. Entrato infatti nel cantiere di San Pietro alle dipendenze di Carlo Maderno, Borromini lavorò anche con Gian Lorenzo Bernini al completamento del baldacchino; così come affiancò gli stessi artisti nella costruzione e nei progetti per il palazzo Barberini. Per il palazzo Barberini progettò la scala a chiocciola sulla destra del portico d’ingresso. La prima commissione affidata a Borromini in maniera indipendente arriva nel 1634, quando i Trinitari si rivolgono a lui per la cotruzione della chiesa e del convento dedicati a San Carlo . Alla metà del secolo si colloca l’apice delle realizzazioni architettoniche borrominiane, che progetta, anche per gli interni delle chiese, le decorazioni in stucco delle modanature, non dimenticando mai la qualità artigianale del lavoro di architetto. Nel 1642 l’artista viene nominato architetto dell’archiginnasio, cioè dell’Università di Roma e comincia a progettare, accanto agli edifici cinquecenteschi, il completamento del cortile e la chiesa dedicata a Sant’Ivo. Chi realizzò la decorazione della volta Barberini? Con quali esiti? Quando? La volta Barberini venne realizzata da Pietro da Cortona tra il 1632 e il 1639. Egli crea un affresco monumentale, Il trionfo della divina Provvidenza. Mostra i personaggi che si fanno strumento della volontà divina. È quasi un manifesto del nuovo stile Barocco. È grande più di 400 metri, viene suddiviso attraverso uno schema fluido, non rigido, senza tagli netti e tutte le figure dialogano tra loro. Al centro è posta la Divina Provvidenza, con in mano uno scettro, circondata da un cerchio di luce che indica la sua provenienza divina. Dietro di essa stanno sedute Giustizia, Pietà, Potenza, Verità, Bellezza e Pudicizia, e sopra ritroviamo invece Urania, che simboleggia l’immortalità. Le figure di Crono e le tre Parche alludono al trascorrere del tempo, mentre la Gloria, raffigurata con le chiavi di San Pietro, fa riferimento al Papa. Nell’opera notiamo l’assenza di staticità. Infatti si tratta di un’opera molto dinamica, come se ci trovassimo davanti una grande massa in movimento. Citare almeno un'opera di Pietro da Cortona ed evidenziarne le principali caratteristiche. La volta Barberini venne realizzata da Pietro da Cortona tra il 1632 e il 1639. Egli crea un affresco monumentale, Il trionfo della divina Provvidenza. Mostra i personaggi che si fanno strumento della volontà divina. È quasi un manifesto del nuovo stile Barocco. È grande più di 400 metri, viene suddiviso attraverso uno schema fluido, non rigido, senza tagli netti e tutte le figure dialogano tra loro. Al centro è posta la Divina Provvidenza, con in mano uno scettro, circondata da un cerchio di luce che indica la sua provenienza divina. Dietro di essa stanno sedute Giustizia, Pietà, Potenza, Verità, Bellezza e Pudicizia, e sopra ritroviamo invece Urania, che simboleggia l’immortalità. Le figure di Crono e le tre Parche alludono al trascorrere del tempo, mentre la Gloria, raffigurata con le chiavi di San Pietro, fa riferimento al Papa. Nell’opera notiamo l’assenza di staticità. Infatti si tratta di un’opera molto dinamica, come se ci trovassimo davanti una grande massa in movimento. Cosa si intende per Scuola artistica? Delineare le principali idee teoriche in merito all’arte nel Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) corso del Seicento e i personaggi che le formularono Il concetto di scuola artistica viene definito in uno scritto di Domenichino, un allievo dei Carracci, in cui egli sostiene di aver elaborato per primo questo concetto, che viene inteso come un insieme di preferenze e tendenze, capacità tecniche e culturali che sono possedute da un gruppo regionale di artisti e che vengono trasmesse dai maestri agli studenti che vogliono imparare la disciplina. L’autore distingue tra Scuola Romana, Scuola Veneziana, Scuola Lombarda e Scuola Toscana. Quella Romana è caratterizzata dall’imitazione dell’antico, quella Veneziana imita invece la natura, quella Lombarda viene ricordata per la facilità di imitazione e quella Toscana perché possiede uno stile che viene considerato minuto ed elegante. Per quanto riguarda le idee teoriche sull’arte sviluppatesi nel Seicento, possiamo dire che all’interno della letteratura artistica, si creano diverse correnti di pensiero teorico sull’arte.Da un lato vediamo come si siano create delle teorie classiciste, grazie al lavoro di Bellori e Baglione. Francesco Borromini e San Carlo alle Quattro fontane . Argomentare . Sulla cima del colle Quirinale è possibile ammirare uno dei massimi capolavori architettonici del Barocco romano realizzato da uno dei più straordinari architetti dell’epoca: Francesco Borromini. . La realizzazione del nuovo complesso non era semplice, poiché l’esistenza stessa della chiesa e il poco spazio a disposizione rappresentarono per Borromini un’ardua sfida. Bisogna dire che il risultato fu in grado di superare le iniziali aspettative anche se i lavori durarono per per molto tempo tanto che fu portata a termine solo dopo la sua morte. Indubbiamente si resta incantati davanti alla sua serie di linee ondulate, concave e convesse, disposte su ben due ordini. La facciata è poi impreziosita da statue di angeli e dei santi Carlo Borromeo, Giovanni de Matha e Felice di Valois, fondatore dei Trinitari. Accanto alla facciata, svetta in tutta la sua eleganza il piccolo campanile caratterizzato da coppie di colonne e dalla cuspide a pagoda, tratto caratteristico dell’architettura borrominiana. L’interno della chiesa si presenta raccolto ma molto elaborato: colonne disposte ritmicamente lungo le pareti a delimitare nicchie con statue ed altari, fino alla trabeazione. In alto invece abbiamo la cupola ovale con disegno a cassettoni ottagonali e cruciformi dove si apre su un piccolo lanternino con finestre su ciascun lato. E’ così che Borromini riuscì a esaltare la luminosità prodotta dell’uniforme colorazione bianca dell’edificio. Al di sotto della chiesa, vi è poi la cripta caratterizzata dallo stesso impianto planimetrico, con due cappelle laterali, una delle quali verosimilmente doveva essere destinata a Borromini stesso come luogo di sepoltura , cosa che non accade poiche’ si suicido’. Davanti a tutto questo splendore, ci si dimentica completamente della dimensione assai ridotta dell’edificio, che è molto piccolo: è stata infatti ingegnosamente realizzata con le stesse dimensioni di uno dei pilastri della cupola di San Pietro. In Document shared on www.docsity.com Downloaded by: starla_studentessina (ginevrachele@gmail.com) questa chiesa Borromini seppe magistralmente modulare e plasmare alte e slanciate pareti ondeggianti volte ovviamente a costituire plasticità e dinamismo all’edificio, principio alla base del Barocco romano. Ed è per tutto questo che la piccola ma potente chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane è assolutamente da considerarsi uno dei più alti esempi dell’architettura italiana del 1600. 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