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Paola Tabet la grande beffa, Sintesi del corso di Antropologia Giuridica

ricerca sullo scambio sessuoeconomico tra i generi

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 20/01/2022

Chris2000uni
Chris2000uni 🇮🇹

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Paola Tabet la grande beffa e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Giuridica solo su Docsity! RIASSUNTO LA GRANDE BEFFA DELLA TABET La grande beffa. Sessualità delle donne e scambio sessuo economico. Il titolo del libro dell’antropologa Paola Tabet, uscito nel 2004 per i tipi di Rubbettino, sembra poter circoscrivere in due espressioni lapidarie quanto sta ribollendo in questi giorni caldi di dibattito intorno all’appello di molte donne italiane per la manifestazione del prossimo 13 febbraio. Sessualità delle donne e scambio sessuo-economico: l’oggetto dell’indignazione, o di una più riflettuta critica, suscitata dagli eventi della politica in stile Arcore, l’esposizione ossessiva del corpo femminile in cambio di denaro e possibilità di accesso alla sfera maschile del potere. La grande beffa: ovvero il sentimento che molte/i di noi percepiscono nel vedere esplodere la protesta delle donne solo ora, nella forma di uno sguardo miope e strabico che etichetta tutto ciò come un fenomeno anomalo di prostituzione che deve essere isolato dalla politica, quella seria. Vale la pena rispolverare gli scaffali di biblioteche e librerie per capirne di più. La tesi centrale del libro di Tabet mostra infatti come le relazioni sessuali implicanti un compenso, tradizionalmente associate alla figura della prostituta, siano in realtà una costante dei rapporti tra i due sessi. Appoggiandosi sull’analisi di società semplici (ovvero prive delle divisioni in classi) e società complesse, storie individuali e fenomeni globali come le migrazioni, l’autrice rileva l’onnipresenza dello scambio sesso-denaro, laddove gli atti sessuali maschili e femminili sono socialmente costruiti come asimmetrici e le relazioni tra i due sessi non reciproche. Vuoi perché le alleanze tra gruppi sono costruite sullo scambio delle donne-oggetto da parte di uomini-soggetti (come ci aveva descritto Lévi-Strauss, ne Le strutture elementari della parentela); vuoi perché l’uomo possiede le risorse economiche non accessibili alla donna che gli permettono di avere relazioni sessuali con più donne; vuoi perché le occidentali leggi del desiderio ci spiegano che l’istinto sessuale maschile è più caldo e irrefrenabile di quello femminile: lo scambio sessuo-economico non è solo il risultato ma lo strumento di un processo generale di subordinazione e controllo delle donne e della loro sessualità. Ciò si presenta anche all’interno di relazioni sessuali perfettamente lecite e insospettabili, come il matrimonio, il fidanzamento, il dating, dove sessualità e altre forme di prestazione relazionale, psicologica o domestica, si confondono e il compenso prende la forma del dono, del mantenimento, della possibilità di godere di beni e vantaggi. Questo continuum sessuo-economico, toccante anche le relazioni delle cosiddette donne oneste, impone dunque una revisione della nozione stessa di prostituta. Tale categoria, intesa come donna che ottiene denaro in cambio di sesso, non è d’altronde dotata di senso in tutte le culture; in certe società, tra cui anche la nostra vecchia e ben radicata società dell’onore, puttana è anche la vittima di uno stupro, individuale o collettivo. Lo scopo di lucro non è il nocciolo della questione, spiega infatti la definizione dell’ Enciclopedia Cattolica del 1953, che designa col termine generale di Prostituzione i «rapporti sessuali fuori del matrimonio come definito dalla chiesa cattolica». Cosa definisce dunque la prostituta? Prostituta è, in generale, colei che partecipa di uno scambio sessuo-economico senza rispettare la regola sociale e politica della non equivalenza degli atti sessuali maschili e femminili, dal momento che la sua prestazione sessuale viene usata al di fuori o contro le strutture di scambio delle donne da parte degli uomini. Così ad esempio chi gestisce la propria sessualità in prima persona, ponendosi come partner diretto della transazione negoziando liberamente gli aspetti del proprio servizio. La prostituta in tal modo, spiega Tabet, «svela le regole del gioco sociale» e può pertanto diventare soggetto di trasgressione, emancipazione e di riappropriazione di sé come soggetto economico e politico; con la consapevolezza tuttavia che tutto ciò fa parte di una grande beffa, quella che artificialmente divide le donne tra sante e puttane, e attraverso questa divisione riproduce incessantemente il controllo maschile sulla condotta e la sessualità delle donne. Analizzando in diverse società le modalità dello scambio sessuo-economico, il libro mostra come la sessualità si configuri non come uno scambio reciproco tra uomini e donne, ma come uno scambio asimmetrico: il sesso in cambio di un pagamento che può avere svariate forme (doni, posti di lavoro, carriera, denaro, status sociale ecc.). La raccolta di saggi Le dita tagliate, di Paola Tabet indaga i modi e le espressioni dei vari scambi che avvengono tra i generi, tra cui quello sessuale. Modi in cui le donne ottengono sì sussistenza. Senza però mai aver ottenuto il controllo delle risorse materiali, simboliche, o dei mezzi repressivi Ho incontrato Paola Tabet per la prima volta nel 2000, o giù di lì. I suoi scritti – oggi rielaborati e ripubblicati in italiano per Ediesse nel testo Le dita tagliate   (2014)  – avevo dovuto scovarli qua e là, in varie lingue. Allora rincorrevo il filo frammentato delle analisi delle prostitute politicizzate, quelle donne, vicine alle persone trans e agli uomini gay, che dalla metà degli anni 70 hanno cominciato a pensare in modo critico alle relazioni di potere economico e sociale, e alla propria posizione al loro interno, e lo hanno fatto insieme alle lesbiche, ma anche alle casalinghe e a molte altre femministe (si vedano su questo anche i lavori di Gail Pheterson, amica di Tabet). E in effetti la chiarezza, la sfacciataggine della prostituzione fornisce al
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