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Papa Francesco parla alle Donne - carmelina chiara canta, Sbobinature di Sociologia

riassunto sul libro di Papa Francesco

Tipologia: Sbobinature

2022/2023
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Caricato il 04/09/2023

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Scarica Papa Francesco parla alle Donne - carmelina chiara canta e più Sbobinature in PDF di Sociologia solo su Docsity! Papa Francesco parla alle donne Introduzione Ci sono le donne la chiesa? Che cosa la chiesa pensa di loro? Sono valorizzate e riconosciute per le loro qualità e competenze? Quali ruoli ricoprono nelle strutture della Santa sede? Sono questi alcuni degli interrogativi che hanno guidato la ricerca. Le donne nella Chiesa ci sono e ci sono state sempre e tutte sono diverse tra di loro, sono presenti nella chiesa e aspettano solo di essere riconosciute: hanno bisogno di ruoli istituzionali per uscire dall’ombra e dal nascondimento. Il processo di riconoscimento delle donne non è stato lineare: presenti, attive - ma ignorate in verità - nelle prime comunità cristiane finché , negli ultimi Sinodi, alcune si sono fatti sentire nuovamente chiedendo anche di votare. ecco perché il 13 marzo 2013 hanno visto l’elezione di Papa Francesco come l’occasione di una riforma che le coinvolgesse fin dall’inizio, in particolare lo stesso Papa Francesco ho fatto riferimento alla donna fin dall’inizio del pontificato affermando che la Chiesa ha bisogno della donna, suscitando così nuove attese, speranze e aspettative. Tutte le donne sono popolo di Dio perché i battezzati hanno il diritto di parola e di partecipazione a questo processo, ma le donne che hanno maggiore consapevolezza della loro chiesa come le intellettuali e le teologhe, sono coloro che ne auspicano cambiamenti urgenti. In questi anni la loro presenza in ruoli di responsabilità nelle istituzioni della Santa sede è cresciuta notevolmente, rispetto ai precedenti pontificati, si è ampliato anche lo spazio loro concesso in momenti partecipativi-decisionali, come i sinodi o la loro preparazione. Allo stesso tempo è innegabile che, esista ancora un parziale riconoscimento della maggiore soggettualità delle donne come elemento strutturale della chiesa. “Riforma” è una delle parole ricorrenti nel linguaggio di Papa Francesco: riforma della chiesa, riforma della curia, riforma delle istituzioni ecclesiali, riforma della spiritualità ovvero riforma nella modalità di vivere e trasmettere il Vangelo. Ma ce la faranno le donne a essere presenti nel processo di riforma? Quale peso e accoglienza avranno i loro contributi? Quando si parla delle donne c‟è sempre il rischio di assolutizzare il loro ruolo nel processo che si vuole delineare. Non è così, ma non è vero il contrario: non ci sono solo uomini innovatori. Per 10 capitoli si percorreranno quindi le tappe di “valorizzazione“ e “promozione“ femminile nella chiesa durante il pontificato di Papa Francesco: un cammino affascinante iniziato il 13 marzo 2013, che continua ancora oggi e che si auspica, possa proseguire nel futuro. In linea generale vedremo come nei discorsi del pontefice si designa l’identità della donna delineata come una figura di grande valore, alla quale si deve stima, rispetto e amore. Le qualità che Papa Francesco attribuisce alle donne sono quelle che si riscontrano nelle figure femminili descritte nella Bibbia, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento: l‟ essere madre, fonte di amore, le conferisce la chiave per aprire il suo cuore a tutti gli altri. Il papà si è soffermato molto spesso e con forza nel ribadire tutti i drammi che la donna patisce in quanto vittima di violenza, di sfruttamento e di tratta; nel mondo - soprattutto nelle società patriarcali che negano alle radici i diritti delle donne - ci sono comportamenti, metodi e strutture che non riconoscono i diritti umani in particolare vale per le donne che sono ritenute inferiori e non- persone. Nonostante questo esse sono sempre presenti, generose e impegnate nei vari campi, dai più sofisticati e complessi ai più semplici e umili, nelle professioni e nella vita della Chiesa. 1. Da “ pietre scartate” a “donne sinodali“ nella Chiesa di Papa Francesco. 1. Premessa “ Pietre scartate“ = definizione usata per tutte le donne nella Chiesa. Pietre scartate perché non sempre riconosciute pienamente come donne importanti nella Chiesa. Esclusione, pregiudizio, emarginazione, ostruzionismo: sono termini che esprimono l’immagine dello “scarto“, di qualcosa che è inutile. Eppure anche queste “pietre di scarto”, come ha affermato qualcuno oltre due millenni fa, possono diventare “pietre d’angolo” senza le quali l’intero edificio è destinato a crollare: la chiesa senza le donne è incompleta. Ma questa condizione interessa l’intero universo femminile nelle Chiese e nelle religioni, non solo quelle cristiane. Ma le donne ci sono nella chiesa cattolica? Esse sono presenti in maniera rilevante rispetto agli uomini: ci sono più suore e donne consacrate rispetto ai sacerdoti; ci sono poi le catechiste, che trasmettono la fede ai bambini e ai ragazzi che si preparano i sacramenti; le mamme che educano i propri figli alla fede; coloro, laiche e non, che svolgono il lavoro di cura nelle istituzioni di solidarietà (ospedali, carceri, case famiglia) ; ci sono le donne teologhe.. Le donne oggi sono e fanno Chiesa, eppure sono “invisibili“ nei momenti più importanti e decisivi della vita della chiesa. Dove sono le donne quando un conclave decide l’elezione del nuovo pontefice? Che cosa pensano le donne dei cambiamenti della chiesa? Dove sono nei dibattiti pubblici che interessano l’istituzione ecclesiale? Come affermato dal cardinale Kasper “La Chiesa senza le donne è un corpo mutilato“, è insensato continuare a parlarne, senza ascoltarle. 2. Donne e Chiesa nella post-modernità Il ruolo della donna nella Chiesa va analizzato riflettendo anche sul ruolo della donna nella società. I segnali di cambiamento sul ruolo delle donne erano presenti già dalla fine dell‟800 e nei primi anni del 900: nella società emergevano nuove soggettività, in particolare tra donne e operai e, nei paesi di lingua tedesca (Germania, Austria e Svizzera) il movimento cattolico femminile era molto forte. Un altro problema di cui si discuteva in ambienti cattolici e cristiani fu quello del sacerdozio alle donne, che tuttavia non fu affrontato nel Concilio Vaticano II. 3. Le donne del concilio Ecumenico Vaticano II Concilio Ecumenico Vaticano II Fondato nel 1961 da Papa Giovanni XXIII e dopo la sua morte presieduto dal suo successore papa Paolo VI fino al 1965. Concilio Ecumenico = riunione/insieme di vescovi della chiesa cattolica che esaminano e discutono insieme di questioni dogmatiche e religiose di grande importanza. Es. argomenti riguardanti la vita della Chiesa, la sua apertura e comprensione al mondo moderno e contemporaneo. Per il Papa il mondo era cambiato e il concilio avrebbe fatto i conti con tutti gli aspetti del mutamento sociale. scoraggia e dispera ma accetta con fiducia e speranza, non reagisce con diffidenza aggressività per quello che non comprende ma aspetta con sapienza e ottimismo di conoscere quello che gli accadrà. Nelle situazioni più drammatiche, nei momenti più bui, nella famiglia e nella società le donne sono sempre presenti, non si tirano indietro, anche quando tutti si nascondono vanno via. Come affermato nel Vangelo di Giovanni, Maria “sta”, era lì - come fa la donna per natura. Quando molti amici e seguaci di Gesù, che erano stati presenti nei momenti sereni e gioiosi, sotto la croce sono spariti, lei era presente: la donna con la sua attività di cura e di speranza è presente, silenziosa e forte. Maria è una donna laica, cioè non apparteneva a una famiglia della casta sacerdotale, ed era una donna aperta, senza pregiudizi e stereotipi, senza difese, una donna che vive nel mondo, sempre pronta all’ascolto degli altri ma ferma nelle sue decisioni. 3. La donna, il coraggio e la profezia La donna è coraggiosa. Ne è un esempio Giuditta, una donna del popolo dei medi, contro cui combatte il generale Oloferne; compie un gesto estremo uccidendo il nemico infondendo coraggio e speranza al suo popolo e lo salva: è simbolo di tutte le donne coraggiose, perché, come dice Papa Francesco, le donne sono più coraggiose degli uomini. Giuditta, donna di fede, non agisce per caso ma ha un suo progetto e una sua strategia, guarda lontano, come solo le profetesse sanno fare: è una donna che nel futuro vede la pace. Inoltre le donne diventano tanto più coraggiose quanto più grandi sono la loro sofferenza e il dolore. È il pontefice a ribadirlo, nel corso della sua visita in Iraq, parlando delle donne irachene che hanno sofferto durante la guerra e nonostante ciò sono ancora disposte a donare la vita. 4. La donna è ospitale, generosa e disponibile L’ospitalità e l’apertura nei confronti degli altri, anche sconosciuti e stranieri, è riconosciuto e apprezzato da tutti come caratteristica femminile. Anche la generosità, l’accoglienza e la disponibilità sono qualità femminili che si ravvedono per esempio in Marta e Maria, due donne legate a Gesù da una forte amicizia e devozione. Papa Francesco parla esplicitamente della disponibilità alla carità della donna con le parole di madre Teresa di Calcutta: è nelle “favelas“ che si deve andare a cercare e servire Cristo, nei poveri. 5. La donna, l’armonia, la tenerezza e la bellezza Anche l’armonia e la tenerezza sono qualità femminili, è la donna - afferma il Papà - che insegna agli uomini la tenerezza e l’amore che lei stessa possiede, che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella. Papa Francesco afferma che per l’uomo, la donna “è una cosa differente da tutto quello che aveva, era quello che gli mancava per non essere solo: la donna la scoprì, la vide”. Ma “prima di vederla, l’ha sognata“. Infatti ha detto il Papa, “per capire una donna è necessario sognarla, prima; non la si può capire come tutti gli altri viventi: è una cosa differente, è una cosa diversa“. Proprio “così Dio la fatta: per essere sognata, prima..[…]. Anche Adamo, prima di vederla, l’ha sognata” Nella società se manca la donna “manca anche l’armonia”. La donna aiuta a riscoprire la bellezza nel mondo e rende bello il mondo stesso. Non si parla solo di bellezza fisica ma anche di quella che sprigiona da lei, con serenità, generosità, armonia con la natura e la pace che infonde intorno a lei. Per costruire un mondo bello, ricco di pace e di amore è necessario fare più spazio alle donne. 6. L’intuizione femminile e la “cura” Un’altra qualità riconosciuta alle donne è l’intuizione, caratteristica che le rende umili e modeste: come Maria, che intuisce quello che deve fare e dove andare ma non per merito suo bensì tramite Gesù. La donna è colei che svolge più degli uomini il lavoro di “cura“ delle persone. Nel Vangelo si legge che sono proprio le donne che accompagnano Gesù nel sepolcro, dopo avere avuto cura del suo corpo, cospargendolo di profumi. Le donne sono le prime che vanno a trovare il corpo di Gesù e invece si trovano di fronte a una situazione nuova: sono stupite ma non spaventate. Sono le prime e a credere nella resurrezione e subito si convertono alla nuova realtà: la loro fede è grande! Il giorno dopo la sepoltura di Gesù, sono ancora le donne che continuano la “cura” del corpo del loro Maestro. La cura è anche disponibilità all‟ imprevedibilità dell‟altro che esige sempre amore. Non si aspettavano certamente di trovare questa situazione, ma dopo un attimo di smarrimento si aprono alla novità e sono disponibili ad accogliere qualsiasi evento e spiegazione. La disponibilità alla novità e alla creatività delle donne è una caratteristica del loro stile di vita. Anche guardando agli ambiti del lavoro di cura quotidiana nelle famiglie, troviamo sempre le donne; la maggior parte delle professioni adibite a questo compito è affidato alle donne. Assistono i loro figli, parenti malati preoccupandosi per loro , con la preghiera e l‟accudimento concreto e continuo : l‟ambito della cura è femminile. 7. La donna e la sanità La chiamata alla santità è per tutti. Anche le donne possono essere tante: può sembrare paradossale ribadirlo ma necessario dopo le discriminazioni avvenute nelle varie epoche storiche. La donna vive la santità nella vita quotidiana, nell’ambiente in cui vive, in famiglia come spose, nei conventi, nelle comunità religiose, nei luoghi di lavoro con i piccoli gesti di ogni giorno, nel silenzio della modestia, senza compiere atti eclatanti. Papa Francesco invita a portare a casa l’esempio delle loro virtù, di come riescano a rinunciare alle comodità e ai privilegi della famiglia con amore e compassione. Nel convegno per il 50º della commemorazione di santa Teresa d‟Avila dottore della chiesa, il Papa ne ricorda le qualità di “donna eccezionale” : essa è il punto di riferimento per tutte le donne che con umiltà si aprono all‟azione dello spirito e sono disponibili ai bisogni degli altri. 8. L’amicizia tra donne Le donne instaurano un legame di amicizia, che è un legame di solidarietà e “sorellanza“. Nel mondo antico era molto diffusa l’amicizia tra le donne -parenti, come quella tra le cugine Maria ed Elisabetta. Quando la Madonna ricevuto l’annuncio che sarebbe stata madre di Gesù, riceve l’annuncio che anche sua cugina Elisabetta era incinta “se ne andò in fretta”, non aspettò, ma andò subito ad aiutare la cugina nonostante la sua situazione. Maria, modello per tutte le donne, è disponibile, aiuta e visita le altre donne, gli anziani e bambini. Nella relazione tra donne un posto privilegiato occupa il legame tra madre, figli, nipoti: la vicinanza della mamma per una figlia è veramente un’esperienza unica. 9. La donna “contrabbandiera della fede” e messaggera di pace Le donne sono in prima linea nella trasmissione della fede in famiglia, con i propri figli, nella socializzazione religiosa primaria, come catechiste nella trasmissione della fede ai più piccoli, ai ragazzi nella preparazione sacramenti della prima comunione della cresima. Sono “contrabbandiere” di trasmissione e di evangelizzazione - lavorano e dove vanno a lavorare seminano la fede. Tutti i discorsi del pontefice del 1 gennaio di ogni anno fanno riferimento alla donna messaggera di pace; è una madre che custodisce nel silenzio del cuore tante cose, senza voler imporre una sua idea. Sa ascoltare il dolore e i bisogni di tutti e tenerli segreti nel profondo della sua anima, perché mette al centro il benessere della persona. La donna è anche colei che riesce a trasmettere la pace, tanto che Papa Francesco ha affermato che “senza la donna non c’è salvezza“. “ Dalla donna è nato il Principe della Pace” 3. La donna-madre e la relazione con i figli 1. Premessa La donna ama i propri figli di un amore incondizionato, sono la sua stessa vita. Ogni madre ha un rapporto viscerale con i propri figli, nati dal suo grembo, dalla sua carne. Chiunque fa del male un figlio ferisce nel profondo una donna, sua madre. Papa Francesco parla molto spesso della sofferenza delle madri di oggi, spesso umiliate per le sofferenze che patisco i loro figli: figli in carcere, figli scomparsi, poi ci sono le madri costretta ad abortire, le madri che danno in affitto il proprio utero per portare a termine una gravidanza per conto di un’altra donna che desidera un figlio ad ogni costo. Una madre opera sempre per la salvezza e per il miglioramento di qualità della vita dei propri figli. 2. La donna-madre e il figlio L‟ Omelia di Francesco del 1 gennaio 2020 è un’esaltazione della donna per antonomasia, Maria generatrice di umanità: “se vogliamo tessere di umanità le trame dei nostri giorni, dobbiamo ripartire dalla donna” Afferma la Bibbia che ogni uomo è “Nato da donna”, come Gesù è figlio di una donna: esprime che l’essenza dell‟uomo ha radici nella donna. Questa affermazione inoltre significa che il bambino appena nato si rispecchia nel volto della madre, non vede e non riconosce altro che lei ( tutte le correnti della psicologia dell’età evolutiva riconoscono questa relazione materna naturale del piccolo con la madre) Eppure la donna non sempre viene considerata per il suo valore: c‟è spesso una strumentalizzazione del suo corpo nella pubblicità, nella corsa al guadagno e attraverso l‟uso del suo corpo della pornografia. Le madri fanno tanti sacrifici per migliorare la vita dei propri figli ma spesso vengono ostacolate e giudicate da chi ha troppo e non comprende le loro privazioni, ancora prima che nascano i figli, incominciano questo percorso di amore. Ogni donna vorrebbe dare al proprio figlio tutto ciò di cui necessita e desidera il meglio per lui: Come vive una donna quando il proprio figlio nasce in un contesto di povertà e di insicurezza? Le madri a tal proposito sanno vedere la sofferenza nelle situazioni e nello stesso tempo riescono a incoraggiare i loro figli per infondere loro serenità e ottimismo. Riescono così a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e in opportunità di crescita. Si afferma infatti che Dio affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano, alla donna. Si parla quindi di uno “speciale affidamento”, riferendosi alla maternità. Tante cose possono cambiare ma che la maternità rimane prerogativa femminile, è un dato di fatto. È la donna a portare in grembo il figlio. 4. Uguaglianza e differenza: la complementarietà dei generi 1. Premessa Pur ponendo maggiori enfasi alla dimensione femminile, che è il focus di questa ricerca, in questo quarto capitolo si evidenzia come sia proprio la differenza della donna che rende possibile l’uguaglianza e l’armonia dei generi: la donna è uguale all’uomo nella diversità. Nella visione cristiana la donna e l’uomo hanno pari dignità, pur nella differenza. Ciascuno ha caratteristiche e qualità che sono diverse e che rendono incompleti sia l’uomo che la donna. Non uguali, dunque, ma diversi per completarsi l’un l’altro. Per alcuni studiosi la “complementarietà di genere” è una serie di norme sociali, non una dottrina biblica. 2. La donna è uguale all’uomo nella diversità Nel racconto della Genesi si legge che quando Dio si accorge che l’uomo è solo e gli manca qualcosa, crea la donna. Per molto tempo in alcune culture questo ha significato che il posto della donna fosse dopo l’uomo in ordine gerarchico e perciò sottomessa a lui. Un’interpretazione più corretta attribuisce a entrambi la medesima dignità: significa che donna e uomo sono complementari e non possono fare a meno l’uno dell’altro. Inoltre, non solo la donna non è subordinata all’uomo ma non è neppure una copia dell’uomo; sono stati creati entrambi da Dio e sono della stessa “pasta” diversamente modellata. Anzi, il fatto che Dio crei la donna mentre l’uomo dorme vuol dire che la donna deve essere sognata e cercata dall’uomo affinché si realizzi la relazione. La donna è una creazione di Dio, non dell’uomo. Possiamo quindi affermare che tra uomo e donna esiste un rapporto di fiducia e di parità. La reciprocità tra uomo e donna è essenziale per conoscersi entrambi e per la loro realizzazione: l’essere umano è tale nella completezza con l’altro/a. Nella relazione che si instaura tra i due, sul piano affettivo, cognitivo, della fede, della collaborazione nel lavoro, si produce un arricchimento reciproco. Quanto detto non significa negare le differenze tra uomo e donna ma conoscerle favorisce l’arricchimento reciproco. Il Papa evidenzia come la cultura contemporanea ha fatto passi significativi ma forse questa apertura ha generato diversi equivoci: si riferisce a quella che chiama la teoria del gender che, a suo parere, genera confusione e non riesce ad affrontare nel modo giusto il tema della differenza. Si parla del gender come uno “sconosciuto“ un “mostro“, frutto di incubi e frustrazioni dell’uomo per non affrontare con chiarezza il rapporto con l’altro sesso. Inoltre, importante è che uomo e donna devono dialogare, ascoltarsi, conoscersi e aiutarsi nell’amicizia. Il dialogo all’interno della coppia, rispettoso della differenza, può rendere duraturo il legame. Tuttavia la reciprocità non deve nascondere il fatto che la condizione della donna nella società sia ancora sbilanciata. La donna ha una capacità di intuire e comprendere le cose in maniera diversa dagli uomini, con più coraggio e creatività; la donna possiede alcune qualità che la rendono preziosa. È importante valorizzare la donna, e in questo ha grandi responsabilità la Chiesa e tutti i credenti: riscoprire e realizzare la reciprocità nei rapporti tra uomo e donna. Non è da sottovalutare lo stesso impegno dei soggetti, l’uomo e la donna: senza la loro reciprocità tutti gli interventi esterni sono destinati al fallimento. Inoltre il Parlamento Europeo si esprime per quanto riguarda i matrimoni omosessuali e i relativi rapporti di genitorialità. Qui il Papa ribadisce con chiarezza che il matrimonio è un sacramento tra un uomo e una donna. La chiesa non ha il potere di cambiare i sacramenti così come il Dio li hai istituiti. Si deve aiutare tutta questa gente, di orientamento sessuale diverso, sì! Ma non si devono imporre cose, che per la sua natura, nella Chiesa non possono andare. Ciò non significa che nella Chiesa non possono esserci diritti civili che proteggano i cittadini che vogliono associarsi per essere maggiormente garantiti. Le società possono individuare modalità diverse che rispettino i diritti di queste persone. 3. Le culture femminili: uguaglianza e differenza Il Papa in un convegno organizzato sulle culture femminili, afferma la necessità di valorizzare le donne affinché si sentano pienamente accettate e non ospiti nei diversi ambiti della vita sociale. Si afferma che la Chiesa stessa è donna. ( la Chiesa infatti è la sposa di Cristo)  In questo convegno, nel primo step si delinea e si aspira ad una consolidata parità e al superamento della subordinazione sociale della donna. La parità dei generi non va affrontata in termini ideologici. Uomo e donna possiedono la medesima natura ma in modalità diverse.  Nel secondo step si parla di “Generatività” . Se ne parla usando verbi come: << desiderare, mettere al mondo, prendersi cura e lasciare andare >> In questo senso si osserva che le donne sono coloro che donano “tempo” più che occupare “spazi”. La donna è fonte di vita, che accoglie per ridare la vita.  Nella terza tappa si parla del corpo femminile: il corpo femminile da un lato richiama la bellezza e l’armonia del creatore e dall’altro le ferite patite quando esso diventa bersaglio di violenza  Nel quarto step invece si parla delle donne e il loro ruolo nella religione e nella Chiesa. Si tratta di valorizzare le donne nei vari ambiti e ruoli della chiesa, senza esclusione alcuna. Le donne devono essere lasciate “libere nelle loro scelte” , libere di assumersi le responsabilità della loro vita privata e pubblica. Nonostante questa voglia di includerle, non è da dimenticare che la famiglia rimane il luogo privilegiato dove la donna può svolgere un ruolo insostituibile. Questo, grazie alle sue doti di tenerezza, armonia, intuizione, dolcezza e amore che sono essenziali per la serenità e la coesione della famiglia. 5. La donna vittima di violenza e di tratta 1. Premessa La violenza si esprime in tanti modi, in molti contesti, in tutti i ceti sociali: a livello verbale, morale, psicologico, fisico, in famiglia, negli ambienti di lavoro, nelle relazioni sociali, nelle comunità religiose e in altri luoghi. La tratta degli esseri umani, è uno dei più gravi reati contro la libertà della persona. E‟ il reclutamento, il rapimento, il trasferimento di persone: è una delle più antiche forme di schiavitù che si è rafforzata con l‟aumento delle migrazioni. Lo sfruttamento avviene con l‟inganno, la violenza e l‟abuso di potere di fronte a una posizione di estrema vulnerabilità della vittima. 2. Le donne vittime di violenza Nella Chiesa, se da un lato c‟è il riconoscimento della dignità e della donna e di tutti gli esseri umani, dall‟altro, spesso in maniera nascosta si ignora il rispetto nei confronti della sua persona e si calpestano i suoi diritti. Papa Francesco si sofferma sui crimini devastanti compiuti dei narcotrafficanti sulle popolazioni indigene in particolare sulle donne. Vi sono differenti forme di violenza di cui sono vittime le donne: omicidi, femminicidio, torture, forme di abusi estremi.. hanno come oggetto il corpo della donna. Non c‟è correlazione però tra l‟amore e la violenza, solo l‟amore malato si trasforma gradualmente in violenza: l‟egoismo, il narcisismo e la mancanza di rispetto per la persona sono tutte tappe che conducono alla violenza. In tante parti del mondo ci sono luoghi degradati e condizioni di povertà estrema, per esempio nei campi profughi e in certe baraccopoli la discriminazione delle donne è sistemica e le donne subiscono impotenti, ogni forma di violenza fisica e sessuale. Si parla però anche di violenza domestica, vissuta nel luogo che per antonomasia è un ambiente d‟amore, e dalla persona che dovrebbe essere il soggetto dispensatore dell‟amore in famiglia. Un‟altra forma di violenza più subdola è quella subita dalle donne che, per povertà sono indotte a dare in affitto il proprio utero. Diversa ma ugualmente traumatica, è quella forma di violenza che prevede la mutilazione dei genitali, in molte culture africane. Sono le più nascoste, ma le violenze psicologiche e verbali provocano l‟annichilimento e la perdita di autostima della persona. Viene posto al Papa un interrogativo: è possibile perdonare chi ha commesso violenza sulle donne? Il Papa risponde non giudica, ma comprende chi non riesce a perdonare… Ma prega e chiede aiuto a Dio, perché Dio è un campione nel cercare una via verso la soluzione - chiedo che lo metta a posto. 3. Le donne vittime di tratta Tra le molte forme di violenza che subiscono le donne, la tratta è una delle peggiori: si approfitta della loro fiducia e ingenuità, pensano che qualcuno le stia aiutando per andare in un altro paese, per lavorare e quando esse si rendono conto dell‟inganno è già troppo tardi per ribellarsi. È un fenomeno diffuso soprattutto tra le donne immigrate. È un fenomeno molto complicato che si intreccia con le strategie di manipolazione della persona e con il potere delle organizzazioni criminali ma talvolta anche da persone vicine dagli stessi familiari e parenti. In queste società cosiddette moderne, si antepone il guadagno economico al rispetto della persona. È inaccettabile pensare che è una donna abbia meno possibilità di una vita dignitosa solo perché donna. Così come è altrettanto ingiusto sia il luogo di nascita o di residenza a determinare minori opportunità di sviluppare le proprie capacità di essere felici. Il Papa si riferisce sia alle donne che agli uomini vittime di tratta, l‟essere umano in generale. “ Restare Joy, nonostante l’orrore” leadership politica. “Il patriarcato rappresenta per molti il modo specifico attraverso il quale si è manifestata storicamente la mascolinità” , ma anche la negata femminilità. Possiamo parlare di cultura patriarcale quando le decisioni che riguardano una coppia, una famiglia, una comunità, un gruppo più ampio sono prese dal maschio che è ritenuto il solo ad avere questo potere per tradizione. Il maschio, il “pater familias” ha potere su tutti gli altri membri, in particolare le donne : considerate inferiori. 2. I diritti delle donne nella Chiesa Nel popolo di Dio ormai prevale la consapevolezza dell‟insufficienza del discorso della Chiesa sui diritti delle donne. La chiesa dovrebbe riconoscere i diritti delle donne prima ancora che lo faccia la società, ma non sempre ciò avviene. È necessaria una presa di coscienza della sottovalutazione delle persone dei comportamenti maschilisti anche all‟interno della chiesa. Nell‟Enciclica “Fratelli tutti”, si fa riferimento alla condizione delle donne che hanno la medesima dignità e diritti degli uomini e si nota l‟incoerenza tra le affermazioni di principio e gli atti concreti. 3. Le donne e la cultura patriarcale nella Bibbia Mentalità e comportamenti patriarcali emergono anche nella società descritta nel Vecchio e nel Nuovo Testamento. Gesù viene a capovolgere questa cultura : per lui tutte le donne sono persone, degne di essere amate e di amare e capaci di conversione interiore. Anche le donne del Vangelo vivevano in un contesto caratterizzato da pregiudizi e ostilità nei loro confronti, tanto che venivano considerare peccatrici, meretrici, impure, insomma persone da evitare. Gli uomini, anche lo stesso Gesù, che rivolgevano loro la parola, diventavano anch‟essi oggetto di critiche dalla comunità in cui vivevano. Ancora oggi in molte culture moderne, gli stereotipi creano emarginazione e dividono le stesse donne in maniera dicotomica: donne peccatrici e virtuose; buone o cattive; belle e brutte; fedeli e traditrici; pure e impure etc. Per superare i pregiudizi, anche quelli inconsci è importante che l‟uomo impari ad apprezzare la donna attraverso la conoscenza di una persona femminile concreta a lui vicina, la fidanzata. Solo l‟amore può operare un cambiamento di mentalità e il superamento degli “ idola”. La cultura patriarcale e il maschilismo minano alle radici la crescita armonica della donna, ma è un cammino che ha bisogno di esercizio nella quotidianità. È lo stesso percorso di amore che Dio ha compiuto con il suo popolo. 4. I diritti delle donne migranti Oggi il problema dei diritti si presenta in maniera più drammatica quando si fa riferimento alle donne immigrate, ma la questione è antica. Nella Bibbia vi sono episodi in cui esplicitamente si parla delle donne straniere e dei loro diritti: essi sono generose, altruiste, solidali sebbene non siano sempre valorizzate dagli abitanti e dalla legislazione dei Paesi di accoglienza. 5. L’impegnò per il riconoscono dei diritti delle donne Papa Francesco esorta coloro che si occupano dello sviluppo umano e dei diritti della donna a essere maggiormente coscienti delle competenze e della qualità delle donne: ella ha il dono del discernimento, sana le ferite, si occupa della cura degli altri con tenerezza. Nessuno può ignorare i diritti delle donne, rivolgendosi agli insegnanti, il papa ha richiamato esplicitamente la necessità di educare le nuove generazioni a rispettare i diritti delle donne, dei minori e dei più fragili. L‟educazione delle nuove generazioni deve privilegiare la comprensione del diritto all‟uguaglianza tra donna e uomo. Su questo piano è importante un impegno speciale di tutte le istituzioni ecclesiali, culturali e sociali per un‟educazione al rispetto e all‟uguaglianza di genere. 7. L’impegno della donna nella società e nella chiesa 1. Premessa Abbiamo già detto che la donna è tra le categorie sociali più emarginati e svantaggiate, e che la sua emancipazione passa attraverso la formazione culturale e professionale. Nel discorso del Papa durante l‟assemblea del CIF ( Centro femminile italiano ) si afferma che le donne, responsabili e impegnate nel sociale, lo sono anche all‟interno della comunità ecclesiale, stabilendo un rapporto armonico tra Chiesa e Mondo. Tutto questo è importante in un momento come quello attuale in cui le logiche del profitto, del capitalismo sfrenato e della finanza prevalgono su quelle relazionali e solidaristiche. 2. La donna e l’impegno sociale Affinché le donne possano svolgere al meglio queste attitudini solidaristiche è importante il ruolo della formazione continua soprattutto nei confronti di chi verte in condizioni di estrema emarginazione sociale Il nostro mondo è malato di solitudine, ma camminando e lavorando insieme, attraverso l‟esercizio della solidarietà e della cooperazione si condividono i problemi e le risorse, si sperimentano l‟ottimismo e la fiducia nel futuro - in questo senso la cooperazione è un modo per rendere concreta la speranza nella vita delle persone. Nella società attuale sono molte le persone emarginate e “scartate”: poveri, malati, anziani, disabili, disoccupati, stranieri, le donne lo sono di più: essi sono le prime a soffrire per comportamenti ed eventi che calpestano i loro diritti e la loro dignità. Eppure le donne sono le più impegnate nei contesti sociali: nel volontariato o per esempio nell‟accudimento di persone fragili. Sono tra questi anche le donne rurali, quelle che lavorano nelle campagne e coltivano i prodotti della terra che hanno bisogno di una cura “ gentile” e “manuale”. Questo è un lavoro amorevole, compiuto strappando delicatamente con le mani la pianta dalla terra, svolto senza l‟uso aggressivo delle macchine. I prodotti sono poi distribuiti con metodi cooperative solidaristici a coloro che ne hanno maggiori bisogno. È un lavoro umile, compiuto dalle donne e dalle indigene, nelle zone più povere del mondo, senza alcuna pretesa economica di profitto, solo con lo scopo di aiutare gli altri membri della propria famiglia e della comunità. In particolare poi, le donne sono costrette a fare scelte drammatiche come quelle tra maternità e professione. Sebbene sia ancora lungo il cammino per la promozione della donna, negli ultimi decenni si è avviata un‟apertura alla vita sociale, dove la donna assume i suoi ruoli nel privato e nel pubblico: famiglia e lavoro , grazie alla sua forza morale e spirituale. La famiglia è il luogo privilegiato ma non l’unico, dove si realizza la donna e dove il suo ruolo è insostituibile affinché si vive al suo interno un clima di serenità e di armonia. È possibile concretamente per la donna la doppia realizzazione familiare e professionale? La conciliazione del doppio ruolo” (anche più ruoli ) è uno dei problemi più complessi che oggi una donna deve affrontare quotidianamente. Da un lato svolge il lavoro “esterno” che la emancipa e la realizza e dall‟altro dedica il suo impegno nell‟ambito familiare, al quale non può sottrarsi. Il peso della molteplicità dei ruoli è emerso con maggior evidenza nel periodo della pandemia da COVID-19 quando la donna è stata costretta dallo smart working a rimanere in casa dove ha svolto contemporaneamente non solo il lavoro che prima svolgeva in ufficio ma anche quello della quotidianità domestica e della cura della famiglia, figli, marito e genitori anziani. Si sta delineando un nuovo modello femminile, maggiormente reattivo che sfocerà in prese di posizioni significative nella società e nella comunità ecclesiale. 3. La spiritualità della donna consacrata e il suo impegno nella Chiesa Il modo di condurre la loro esistenza è esso stesso un esempio e una testimonianza straordinaria di santità. Il silenzio della contemplazione e fecondo, pronto all‟accoglienza degli altri. Maria è stata la prima donna che ha “agito“ nel silenzio nella preghiera per accogliere il figlio. È importante per questo che il ruolo della donna nella chiesa sia valorizzato, non si devono solo riconoscere le loro competenze e qualità a livello teorico ma questo riconoscimento deve essere autentico e concreto. Le donne consacrate ( che hanno scelto di rimanere ”in mezzo al mondo”, prendendo i voti di castità, povertà e obbedienza ma rimanendo a contatto con il mondo, per le strade) hanno un compito specifico nel mondo: esse non devono stare lontano dal mondo e ignorare i problemi di coloro che vivono pienamente inseriti nella realtà. Le donne, non solo le consacrate, sono uguali agli uomini non per particolari privilegi ma semplicemente perché “battezzate”. Le suore sono donne attive, sono nel mondo, percorrono tutte le strade conoscono il popolo, come camminavano le donne al seguito di Gesù, lungo le strade, incontrando e parlando con altre donne. 4. La donna è l’impegno nella Chiesa Le donne già sono presenti in ruoli di affiancamento e collaborazione con i sacerdoti in molti ambiti pastorali con famiglie e gruppi e nella riflessione teologica, ma la loro presenza deve essere potenziata e diventare “più capillare e incisiva nella chiesa”. Valorizzare la donna, NON significa che questa debba assumere ruoli che sono tipici dei maschi: l’emancipazione non è voler occupare ad ogni costo spazi che prima erano maschili. La donna nella Chiesa non deve andare a compensare dei ruoli maschili, ma deve avere un suo ruolo - diverso, adeguato alla sua essenza e al suo valore. Società e Chiesa sono due facce della stessa medaglia che si influenzano a vicenda, l‟una lo specchio dell‟altra. I valori di promozione, uguaglianza e rispetto della donna, che sono quelli evangelici possono diventare un motore propulsore anche per la società, affinché la promozione della donna si realizzi in maniera armonica in tutti gli ambiti. 8. La donna e i ministeri: diaconato, sacerdozio, accolitato, lettorato e catechista 1. Premessa Le sue doti intellettive, la sua missione nella famiglia, nella Chiesa e nel mondo, il suo ruolo di madre e di sposa, sono doti apprezzabili e riscontrabili nella figura femminile. In alcuni contesti viene esaltata la superiorità della donna, quando però si deve passare al suo riconoscimento in ruoli apicali nella gestione della Chiesa, cioè ruoli che implicano l‟assegnazione di potere e di piena responsabilità, viene esclusa con motivazioni diverse. La donna, suora, consacrata o laica può svolgere qualsiasi compito nella Chiesa non solo perché è funzionale a una situazione ma semplicemente per le sue capacità e può ricoprire anche ruoli di grande responsabilità. Ma troppo spesso queste sono solo affermazioni, a cui non sempre scaturiscono conseguenze pratiche e riforme strutturali nell‟attribuzione di ruoli specifici all‟interno della Chiesa. 2. Il diaconato femminile della loro dignità ma in virtù dell‟identità della Chiesa: è la Chiesa che ha bisogno delle donne e le deve chiamare al servizio che loro compete. “La domanda da porsi è perciò: di che cosa hanno bisogno le donne e gli uomini oggi?” 4. Il letterato, l’accolitato e il catechista femminili Il ministero dell‟accolitato e del lettorato, istituzionalizza l‟accesso delle donne, oltre che dei fedeli laici a compiti specifici come: la lettura della Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche – il LETTORATO. L‟ ACCOLITATO invece, conferisce al chierico il compito di assistere il sacerdote o il diacono nelle funzioni liturgiche; consente lo svolgimento di un servizio all‟altare, come chierichette o come dispensatrici dell‟Eucaristia (dell‟ostia). In merito all‟accesso delle donne all‟elettorato e all‟accolitato, il processo è stato diverso dagli altri due ministeri prima trattati e si è concluso nel 2021. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II, mentre si ribadiva l‟impossibilità dell‟ordinazione sacerdotale alle donne, si manifestava una certa apertura ai ministeri del lettorato e dell‟accolitato nei confronti delle donne , ministeri non ordinati- laici. I laici di entrambi sessi - in forza del sacramento del Battesimo, potevano accedervi, dopo un‟adeguata formazione. Tutto questo affermato nel Motu proprio Ministeria Quedam: lettera apostolica di Papa Paolo VI, con la quale si rinnovava nella Chiesa Latina la disciplina riguardante la prima tonsura, gli ordini minori e il suddiaconato. La scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all‟opera dell‟evangelizzazione. In sintesi, dopo il concilio Vaticano II, i vescovi hanno permesso alle donne di esercitare molti ministeri laici. Il lettorato e l‟accolitato , che in precedenza erano “ordini minori” nel 1972 con il Motu Proprio di Paolo VI vengono aboliti e creati al loro posto i ministeri istituiti, riservati agli uomini. Nel 1983 con la riforma del Codice di Diritto Canonico, la situazione cambia in quanto uomini e donne potevano assumere quei ruoli, ma le donne solo temporaneamente in quanto non potevano accedere ai ministeri istituiti - ancora una volta sono svantaggiate. Con il Motu Proprio del gennaio 2021 Papa Francesco modifica il Codice di Diritto Canonico per poter annoverare tra le persone che possono accedere al ministero istituito del lettorato e dell‟accolitato non solamente gli uomini ma ufficialmente anche le donne. Ci sono state diverse reazioni: troppo poco per alcuni, un‟innovazione per altri. Una teologa afferma che non bisogna però sottovalutare l‟apertura di Papa Francesco, sebbene si tratti di ministeri non “così appetibili”. Bisogna trarre il meglio da aperture apparentemente insignificanti, in un periodo così complicato, nel quale si ha l‟impressione che tutto venga risucchiato all‟indietro. Un‟altra teologa si esprime in materia, affermando però che il Motu proprio del 2021 di papa Francesco conferma che il diritto canonico si può cambiare. Le donne possono accedere ad alcuni ministeri. Francesco con questo atto fa cadere l’impedimentum sexus, ma è sembrato un contentino. Sappiamo tutti che le donne leggono da anni, in tutti i contesti. Segna un passaggio importante ma è “deludente”, una riduzione delle aspettative con un contentino che non va dentro la catena gerarchica, significa spingere la locomotiva su un binario morto. Anche l‟istituzione del ministero del CATECHISTA, con il Motu Proprio del maggio 2021, rappresenta un tassello nella valorizzazione dei laici in particolare delle laiche. E‟ noto che il/ la catechista svolge la sempre questa missione, che ora diventa un ministero. Come conferma il Motu proprio, il ministero del catechista è stato esercitato fin dall‟inizio, come si legge nel Nuovo Testamento. Tutti i battezzati delle prime comunità cristiane hanno sentito l‟esigenza di insegnare i fondamenti della fede agli altri per la crescita della Chiesa. Nei secoli successivi fino a oggi sono stati moltissimi i laici e in particolare le laiche che hanno svolto questo servizio, con gratuità, competenza, passione e generosità. Ora però diventa ministero istituito. Il pontefice afferma che il concilio Vaticano II ha ribadito il valore dell‟impegno dei laici, nell‟ambito dell‟evangelizzazione. Certamente il vescovo è il primo catechista ma questo compito non può essere svolto senza l‟aiuto di altri battezzati. Esso diventa importante e urgente oggi nel mondo globalizzato e secolarizzato che necessita una nuova evangelizzazione. Laici e laiche che devono essere aiutati in tutti i modi possibili affinché svolgano al meglio questo compito immane. Non ci si può improvvisare catechisti e per questo è necessario da parte del vescovo un “ Rito di istituzione del ministero laicale di Catechista”, pubblicato il 13 dicembre del 2021. Importante la figura del catechista che è prima di tutto un testimone della fede che annuncia, ma altrettanto importanti sono la partecipazione alla vita della comunità cristiana, la preparazione pastorale e teologica e la passione per quello che fa. 5. Conclusioni In definitiva, è ancora vivo il dibattito sulla questione di allargare gli spazi per la presenza femminile nella Chiesa con il diaconato e il sacerdozio: è importante comprendere che la questione del sacerdozio non colloca l‟uomo in una condizione superiore. Si deve garantire però la presenza della donna in tutti quei luoghi in cui si prendono decisioni e nelle strutture sociali della Chiesa, perché si riconosce alle donne una maggiore sensibilità e intuizione sia nella Chiesa che nella società. Prima o poi un altro papa dovrà convocare un nuovo Concilio , stavolta di “padri” e di “madri”, per dire che non è contro la volontà di Cristo accogliere anche le donne in tutti i ministeri ecclesiali fin qui riservati ai maschi. Tuttavia l‟apertura dei ministeri del lettorato, dell‟ accolitato e del catechista alle donne, in quanto battezzate, e la contestuale modifica giuridica ( del Diritto Canonico ), apre uno spiraglio e fanno intravedere l‟inizio di un processo che può condurre verso nuovi orizzonti. 9. L’Empowerment delle donne nella Chiesa al tempo di papa Francesco 1. Premessa Dal 13 marzo 2013, giorno dell‟elezione di Papa Francesco che si è insediato il 19 marzo, fino ad oggi, la presenza delle donne che occupano ruoli di responsabilità nell‟istituzioni vaticane è aumentata notevolmente  chiaro segnale di una precisa volontà del pontefice di valorizzare le competenze e professionalità femminili nella Chiesa. Tuttavia non sono state apportate modifiche significative nell‟ambito del loro ministero, a parte quelle del codice di Diritto Canonico contenute nei due Motu proprio Spiritus Domini del gennaio 2021 che garantisce l‟accesso delle persone del sesso femminile al ministero istituito del lettorato e dell‟accolitato e il Motu Proprio Antiquum Ministerium del maggio 2021 , lettera apostolica con la quale si istituisce il ministero di catechista. 2. L’empowerment delle donne in Vaticano La Commisione Teologica Internazionale , creata da Paolo VI nel 1969 è stata rinnovata, più o meno regolarmente, ogni quinquennio. sulla base di quanto detto, è significativo osservare l‟incremento della presenza femminile nel corso dei pontificati. Nei primi cinque quinquenni ( dal 1969 al 1997 ) con il pontificato di Paolo VI e nei primi anni di quello di Giovanni Paolo II, nelle commissioni non è mai stata presente alcuna donna. Nel sesto quinquennio ( 1997-2009) Giovanni Paolo II ha nominato una sola donna laica, scandinava. Per il settimo quinquennio (2004-2009) Papa Benedetto XVI ha nominato due donne, una suora e una laica, confermate anche per l‟ottavo quinquennio (2009-2014). Nel nono quinquennio (2014-2019), nella commissione nominata da Papa Francesco sono stati designate per la prima volta, cinque donne. Per l‟ultimo quinquennio (2021-2026) Papa Francesco nominato tre donne, 3 suore. È evidente come vi sia stato, durante il pontificato di Francesco un incremento visibile della partecipazione femminile. Significativa è anche la presenza delle donne nell‟Accademia pontificia delle Scienze Sociali. Inoltre nella Commissione di studio sul diaconato femminile, del 2016 sono presenti 5 donne. Nella nuova commissione di studio femminile, rinnovata nel 2020, sono presenti ugualmente cinque donne su 10 membri. Nel corso degli anni sono stati nominati dal pontefice altre donne in diverse strutture della Santa Sede con ruoli diversi:  Nel 2013, Papa Francesco ha fatto la prima nomina di una donna, all‟interno del COSEA , una commissione che avrebbe dovuto fare un “ricognizione” sui conti del Vaticano e fornire al Papa la situazione finanziaria per avviare la riforma della Curia. questa situazione rivelò subito i primi limiti perché vennero divulgati documenti riservati;  Nel 2014, Papa Francesco ha nominato una donna brasiliana come membro della Congregazione per l‟Evangelizzazione dei popoli. È la prima donna ad assumere questo ruolo in una Congregazione, funzione precedentemente riservato a cardinali e vescovi;  Dal 2014-2017 , una donna diventa la prima rettrice nella storia della chiesa a guidare la Pontificia Università “Antonianum” di Roma;  Nel 2016, viene nominata una giornalista donna come vice direttrice della Sala Stampa della Santa sede. È un importante atto che si inserisce nell‟ambito della riforma sul piano della comunicazione vaticana.;  Nel 2017 , Viene nominata dal Papa una donna in qualità di direttrice dei Musei Vaticani: è la prima donna a ricoprire questo incarico;  Dal 2017-2018, il pontefice ha nominato 3 donne come sottosegretarie di “Ministeri vaticani”  Nel 2019 , è stata nominata una donna come consigliera dello Stato della città del Vaticano. Dal marzo 2020 la stessa è stata nominata coordinatrice del gruppo di lavoro sull‟economia della Commissione Vaticana del COVID-19 , per riflettere sulle sfide socio-economiche e culturali post- pandemia e proporre linee guida per affrontarle.  Nel gennaio del 2020 viene nominata una donna come sottosegretario nella segreteria di Stato, responsabile della sezione per i Rapporti con gli Stati - per la prima volta. … e molte altre. Nell‟omelia del 1 gennaio del 2020, Papa Francesco aveva lasciato intendere che il 2020 sarebbe stato un anno importante dal punto di vista dell‟apertura della Chiesa all‟universo femminile in compiti di responsabilità, affermando che la donna “va pienamente associata ai processi decisionali” perché “quando le donne possono trasmettere i loro doni, il mondo si ritrova più unito e più in pace”. Inoltre la partecipazione delle donne al Sinodo dei Vescovi, sebbene senza diritto di voto è comunque indice di apertura. La chiesa deve essere la prima ad iniziare processi di eliminazione di pregiudizi e mentalità patriarcali e avere un ruolo trainante. Già la pubblicazione nel gennaio 2021, del Motu Proprio “Spiritus Domini” è considerato un passo verso una maggiore inclusione femminile: si tocca e modifica il Diritto Canonico e per la prima volta le donne ricevono un Ministero istituzionalizzato. La posta in gioco è alta. complementarietà e dignità della relazione uomo-donna. si precisa che la chiesa promuove la partecipazione e la valorizzazione delle peculiarità maschili e femminili. L’articolo 131 è molto importante perché riafferma la missione della donna e dell‟uomo nella Chiesa e nella società, la valorizzazione delle competenze e delle specificità, anche con la costruzione di “modelli di ruoli guida per la donna nella Chiesa” : tutto questo - insieme alla loro collaborazione nelle attività – deriva loro dal battesimo che pone sullo stesso piano, uomini e donne, laici e ministri ordinati. La Costituzione Apostolica è in vigore dal 5 giugno 2022, per cui è stata già nominata la commissione interdicasteriale per adeguare l‟attuale regolamento della Curia romana alla nuova Praedicate Evangelium. Nel documento si precisa che il nuovo regolamento “dovrà anche rendere più sostenibile ed efficienti rapporti di lavoro nella curia romana e la loro gestione ed offrire gli opportuni criteri per la redazione degli Ordines servandi che ogni istituzione curiale ed ogni ufficio deve avere” 4.Il futuro delle donne nella chiesa Volendo rivolge uno sguardo sintetico al futuro, bisogna far riferimento ad alcuni i battiti, scaturiti dalla pubblicazione di alcuni documenti pontifici, che esplicitamente guardano al futuro delle donne nella chiesa e che hanno come protagonista le stesse. Per esempio per quanto riguarda la questione dell‟Amazzonia: l‟enorme contributo delle donne alla chiesa in Amazzonia deve essere riconosciuto ufficialmente, ma a condizione che i loro servizi ecclesiali non richiedono l‟Ordine sacro: i ruoli delle donne devono essere adeguati allo “stile proprio che la loro impronta femminile” che risulterebbe ridotta se le donne fossero clericalizzate. Ci si domanda quindi “ Se il clericalismo è il flagello di un sacerdozio disfunzionale, quale miglior maniera di affrontarlo che ordinando donne?” Molte riflessioni sono state fatte anche dall’Associazione “ Donne per la Chiesa” , associazione che nasce da un impegno ecclesiale, dalle delusioni, sofferenze e frustrazioni che crescevano e aumentavano la consapevolezza che la donna nella chiesa “ è superiore a tutti ma pari a nessuno” La presidente di questa associazione ha condotto un dialogo con altre donne per riflettere su questo tema, raccogliendo speranze e creatività di donne cattoliche di tutti i continenti. La sociologa, esamina la “disuguaglianza di opportunità” cui sono soggette le vocazioni femminili: si sottovaluta il dolore delle nostre sorelle che sentono la chiamata al sacerdozio e che sono considerate visionarie o isteriche della stessa Chiesa che piange per la mancanza di vocazioni . Da quanto detto è necessario che su tutti questi temi ci sia, oltre a quello teologico e storico anche uno “sguardo sociologico”. Infatti la Sociologia della religione è sempre stata poco sensibile al tema della religiosità della donna e del suo ruolo nella Chiesa. Solo in anni recenti si è sensibilizzato il tema, approfondendo in maniera specifica la religiosità nella prospettiva di genere. Infatti il processo di secolarizzazione che costituisce la cifra della post-modernità ha interessato maggiormente le donne. In particolare si possono riassumere e due le cause di questa secolarizzazione delle donne: 1. La rivoluzione industriale e il lavoro esterno che ha sottratto tempo alla religiosità, soprattutto sul piano della pratica religiosa; 2. La rivoluzione culturale degli anni 60 che ha prodotto un modo nuovo di intendere i rapporti sessuali e la sfera riproduttiva delle donne. La Chiesa di oggi - nel contesto italiano in cui è prevalente la religione cattolica - ha maggiori difficoltà nella pratica religiosa con i giovani e con le donne con un‟istruzione elevata. Poiché la socializzazione religiosa nella realtà italiana in passato è stata svolta dalle donne, è probabile che in futuro le conseguenze sui cambiamenti religiosi dei bambini e dei giovani risentiranno di questa situazione e saranno significative, anche nelle aree italiane dove tradizionalmente il cattolicesimo è stato rilevante. Sebbene le donne siano ancora in maggioranza nella pratica religiosa italiana, le stesse sono le protagoniste del cambiamento religioso e “sono quelle che abbandonano di più la pratica. Raddoppiano quelle che non vi si recano mai, e diminuiscono le praticanti regolari. Un vero capovolgimento”. Bisogna affermare con onestà che la donna è sottovalutata e scartata in tutte le religioni, non solo in quella cattolica: il ruolo della donna nella comunità ebraica così come pure nel mondo islamico, è secondario rispetto a quello degli uomini. Nonostante tanti cambiamenti culturali, ai quali le donne hanno partecipato, le istituzioni ecclesiastiche ancora fanno fatica ad accettare le donne in ruoli di responsabilità. Probabilmente perché non si è lavorato abbastanza sulla formazione del clero che a volte non ha un rapporto equilibrato con le donne perché non è stato educato a interagire con loro attraverso scambi e confronti. 5.“Le donne in sinodalità” Nel processo di cambiamento e di valorizzazione delle donne, il Sinodo in corso può rappresentare un momento importante per attivare i processi di inclusione. Il 16 dicembre 2021 a Roma si è svolto un seminario con l‟obiettivo di fare il punto sul Sinodo che si concluderà nel 2023, attraverso il coinvolgimento delle donne presenti nel Sinodo rappresentanti di diverse culture e Paesi. Ma viene specificato che “il nostro non è un Sinodo, - come quello della Chiesa tedesca , ma un “cammino sinodale” . Non si parlerà per cui di donne, laici, clericalismo. I problemi di fondo della nostra gente sono altri: la solitudine, l‟educazione dei figli, la chiesa madre che educa, i problemi di chi non arriva in fondo al mese perché non ha un lavoro, i problemi di fragilità delle famiglie che rischiano di disgregarsi. I temi del celibato obbligatorio, del sacerdozio delle donne, non sono i problemi fondamentali che in questo momento attanagliano la Chiesa e l‟umanità. Ma una Chiesa che cerca di vivere uno stile sinodale non può tralasciare di riflettere sulla condizione e il ruolo della donna al suo interno e, conseguentemente, nella società più generale. Si parla infatti guardando avanti, di “ donne nella sinodalità”, cioè donne che pensano di capovolgere la piramide che esiste oggi nella Chiesa. Le donne intellettuali, le donne modeste, le donne singole, le donne sposate, le teologhe, le religiose sono pronte a tracciare le strade in molti campi: l‟ambito dei diritti umani, la giustizia, la pace e la riconciliazione, le politiche sociali, la leadership, la famiglia, l‟educazione. Le “donne in sinodalità” pensano da una diversa prospettiva i carismi e l‟ecumenismo: la dimensione femminile del sacerdote non è un ufficio o una funzione. È una qualità interna della donna che si esprime in vari modi. Le “donne in sinodalità” pensano a partire da un nuovo stile di leadership. È una leadership del servizio, espresso con la governance di uomini e donne. Le “donne in sinodalità” pensano in termini di dibattito e confronto: per esempio sul tema dell‟accesso delle donne ai ministeri ordinati. È necessario rimuovere gli ostacoli canonici che bloccano l‟accesso di laici e perciò delle donne a posizioni di responsabilità che non richiedono l‟ordinazione. Infine, le “donne in sinodalità” pensano a partire dalla realizzazione della cultura dell‟incontro. Il dialogo costruttivo tra uomini e donne di differenti confessioni e convinzioni religiose permettono una cultura dell‟incontro da raggiungere insieme. Il Sinodo può rappresentare davvero un luogo di riflessione e di esperienza per le donne, un luogo di lavoro in comune con tutte le altre componenti della Chiesa al fine di realizzare il passaggio da “pietre scartate” a “donne sinodali”. La nostra missione, in quanto “donne in sinodalità” è essere la voce di tutti.
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