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Papato e Fine Medioevo - riassunto completo, Schemi e mappe concettuali di Storia

Riassunto completo su Papato e Fine Medioevo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

In vendita dal 22/06/2023

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Scarica Papato e Fine Medioevo - riassunto completo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! PAPATO E FINE MEDIOEVO Il Papato alla fine del Medioevo Il Papato tenta di consolidare le basi del proprio potere politico Innocenzo III durante il suo pontificato si era mostrato molto determinato nel consolidare il potere papale, rilanciando con forza il suo programma teocratico. Molte delle sue imprese e delle sue iniziative diplomatiche per rafforzare il prestigio e l'autorità della Chiesa ebbero successo; esiti non altrettanto positivi ebbero invece i suoi tentativi di rafforzare le basi territoriali dello Stato pontificio. Nonostante Innocenzo III avesse recuperato l'influenza papale, ancora nel Duecento i papi non erano in grado di esercitare un effettivo controllo su tutti i territori sui quali reclamavano la loro giurisdizione; rimaneva diffuso l'autogoverno da parte dei Comuni , delle comunità rurali, delle signorie territoriali e numerosi feudatari erano ancora abbastanza potenti e indipendenti. Per rendere più efficiente il proprio governo e portare avanti anche una politica di espansione, i successori di Innocenzo III sostennero perciò un ambizioso programma di potenziamento della Curia pontificia, l'organismo amministrativo che gestiva le finanze della Chiesa e la documentazione papale. Presso la Curia lavoravano moltissimi scrittori, funzionari, notai e chierici: qui venivano redatte le missive e i documenti ufficiali del pontefice che raggiungevano ogni angolo dell'Europa cristiana, e qui si esercitava in modo strategico il potere dei cardinali, influenti uomini politici al vertice della gerarchia ecclesiastica. Il successo dei movimenti pauperistici Senonché, proprio la crescita del potere della Curia, sempre più ricca e sfarzosa, scatenò una serie di critiche all'interno del mondo cristiano. In questo contesto ebbero molto successo movimenti pauperistici e idee radicali di riforma, che richiamavano il papa alla rinuncia dei tanti beni terreni acquisiti e chiedevano di tornare a un modello di Chiesa più semplice e vicina ai valori evangelici. La Chiesa, poco disponibile ad accogliere le voci di dissenso interne al mondo cristiano, dichiarò eretiche tali dottrine e cercò di impedirne la diffusione. Nel 1294, l'ascesa al soglio pontificio di Pietro da Morrone, uno schivo eremita, suscitò in molti speranze di rinnovamento. Ma il nuovo papa, che adottò il nome di Celestino V, fu duramente osteggiato dalla gerarchia ecclesiastica, che non intendeva rinunciare alle prerogative acquisite, tanto che, dichiarando di sentirsi inadeguato al compito che gli spettava, rassegnò le dimissioni. Bonifacio Vill e il Giubileo del 1300 Gli succedette il potente cardinale Benedetto Caetani: uomo vulcanico e molto influente presso la Curia, tu eletto nel 1294 con il nome di Bonifacio VIII dopo un solo giorno di conclave. Fiero sostenitore del primato pontificio, egli riprese il programma teocratico di Innocenzo III, e si prodigò senza sosta in un nepotismo sfrenato: durante il suo pontificato i Caetani divennero potentissimi grazie al sostegno dello spregiudicato papa. Bonifacio VIII proclamò il 1300 Anno Santo e indisse il Giubileo, accordando quindi l' indulgenza plenaria a chiunque si fosse recato in pellegrinaggio a Roma entro quell'anno, a condizione che si fosse confessato e avesse visitato, per una serie di giorni stabiliti, le due basiliche di San Pietro e di San Paolo. Durante l'intero anno 1300 una fiumana infinita di pellegrini, mossa dalla speranza di salvare la propria anima, riempi le strade di Roma. Quella moltitudine portò in città anche molto denaro, lasciato come pia offerta alle due basiliche. Con il Giubileo, Bonifacio VIII volle soprattutto dimostrare il suo potere spirituale: come vicario di Cristo, egli soltanto poteva donare la possibilità della salvezza a tutti i cristiani. Lo scontro con la monarchia francese Questo grave conflitto scoppiò tra Bonifacio VIII e Filippo IV il Bello, re di Francia, nipote di Luigi IX. Le controversie presero il via da questioni di finanza pubblica: nel 1296 Filippo il Bello ordinò che anche il clero francese pagasse le tasse alla corona, come tutti gli altri sudditi del regno. Bonifacio VIII si oppose con la bolla Clericis laicos, il re, in risposta alla bolla papale, proibì l'uscita di oro e argento dal regno, in modo che il denaro riscosso dal papa in Francia, non potesse giungere a Roma. La loro lotta si riaccese dopo il Giubileo, nel 1301, quando Filippo il Bello volle processare un vescovo in un tribunale regio anziché in uno ecclesiastico: Bonifacio VIII convocò un concilio per scomunicare e destituire il re e nel 1302, con la bolla Unam Sanctam, ribadì la superiorità del potere spirituale su quello civile.
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