Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Papato ed Impero nell'XI sec, Appunti di Storia Medievale

come si sono modificati i rapporti tra papato e chiesa dall'età carolingia fino alla svolta nell'XI sec, con l'età gregoriana ed il dictatus papae. riforma della chiesa e lotta per le investiture fino al compromesso di worms nel 1122. conseguenze della riforma

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 29/03/2021

elo-01
elo-01 🇮🇹

4.6

(68)

50 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Papato ed Impero nell'XI sec e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! 1 29 marzo 2021 Papato e Impero nell’XI sec. L’XI sec è stato definito dallo storico Giovanni Tabacco lo zoccolo duro del medioevo, ovvero quel periodo che senza alcuna contestazione non può essere ascritto altrimenti che al medioevo. È il secolo in cui iniziano a delinearsi elementi nuovi che avrebbero caratterizzato lo sviluppo della società europea nei secoli a venire. È il momento in cui vengono a compimento processi precedenti e vengono poste le basi per i futuri sviluppi. È uno snodo fondamentale nella storia, in cui vi è una riforma della chiesa ma è anche il secolo delle Crociate ed il secolo in cui nacquero i comuni, forme locali di gestione del potere, che si affiancano alle signorie nel tratto caratteristico di questo secolo: da un lato la presenza di due grandi poteri universali, Chiesa e Papato, dall’altro un grande particolarismo locale, che ha le due facce della signoria rurale e dei comuni. L’XI sec fu quindi un momento fondamentale, di svolta, e lo fu soprattutto nei rapporti tra l’ordinamento pubblico e quello ecclesiastico, quindi tra sovrano e papa. Già in precedenza c’erano stati momenti di intersezione e di compenetrazione tra potere temporale e potere spirituale, come nell’età carolingia e in quella ottoniana, però queste intersezioni precedenti arrivano a compimento nell’XI sec. In questo processo si possono individuare tre fasi  Carlo Magno e alla dinastia carolingia  questo fu un momento di ambiguità delle istituzioni perché è vero che il papa incoronava l’imperatore però allo stesso tempo si doveva prostrare davanti a lui secondo il rituale bizantino. L’imperatore fu posto a capo di un impero cristiano. L’imperatore in età carolingia è una persona sacra, responsabile davanti a Dio della protezione materiale e della salvezza spirituale del popolo cristiano ed era un tutore del popolo posto ai vertici dell’ordinamento militare e di quello ecclesiastico  Ottone I e la dinastia sassone in questo periodo il modello di riferimento è quello carolingio ma essendo venuta meno l’organizzazione statale si dovette adottare “un atteggiamento constatativo” ovvero un riconoscimento dei poteri pubblici acquisiti dai vescovi al pari di altri signori, constatato ciò il sovrano pretendeva che si riconoscesse che tali diritti fossero propri e che dovevano essere da lui concessi. Quindi i vescovi per poter godere dei diritti regi dovettero riconoscere il sovrano come fonte di autorità e come tutore della Chiesa. Ancora una volta tutta la società guardava al sovrano come elemento di garanzia, l’imperatore è sempre mediatore tra la Chiesa e il popolo ed è sempre vicario di Cristo, “l’unto dal signore”. I sovrani, infatti, adottarono in questo periodo un addobbo sacro ricavato dalla descrizione della Bibbia (mantello, cintura, corona, scettro e globo)  Enrico III ed Enrico IV e la dinastia salica  gli equilibri che si erano creati in passato si rompono e si fanno più complicati anche per l’ingresso di nuove forze: i nuovi poteri locali ma anche l’arrivo dei normanni, che si sarebbero insediati nell’Italia meridionale. Questa fase inizia con un periodo di riforma in cui il papato e l’impero collaborano e che però alla fine coinciderà con un periodo di scontro, la lotta per le investiture, dominato dalla figura di un grande papa Gregorio VII. Questo processo avvenne in concomitanza con le trasformazioni interne ai due sistemi, papato e impero, a causa dell’affermazione dei poteri locali: per la Chiesa il rafforzamento di istituzioni ecclesiastiche locali coincise con l’indebolimento del papato, per l’Impero la forza dei grandi del regno e lo sviluppo di poteri signorili locali coincise con la crisi e con difficoltà interne. Quindi in entrambi i casi i particolarismi locali determinarono dei forti momenti di debolezza. 2 29 marzo 2021 LA RIFORMA DELL’XI SEC Già alla fine del X sec, ma in maniera più dirompente durante l’XI sec, si fece strada un movimento di riforma della vita del clero e di formale estromissione dei laici dal governo delle chiese. Questo movimento nacque all’interno di ordini religiosi, ma fu fatto proprio anche in ambienti laici, come lo stesso ambiente imperiale. Simbolo di questa riforma fu la lotta contro la simonia e la clerogamia. La clerogamia, o nicolaismo, era il matrimonio dei chierici. Il matrimonio del clero era un’usanza ancora diffusa sebbene fosse stata già condannata e fortemente sconsigliata anche nei secoli precedenti, ed era motivo di dispersione dei beni ecclesiastici, perché nel momento in cui il prete aveva famiglia vi era il rischio di confondere i beni della Chiesa con i beni personali, destinandoli ai propri figli e non alla Chiesa. Altro motivo di depauperamento del patrimonio ecclesiastico era la simonia, ossia la compravendita di cariche ecclesiastiche, ovvero quella pratica che vedeva molti ecclesiastici acquistare la carica ecclesiastica che avrebbero poi assunto. Il termine simonia deriva dalla figura di Simon Mago, personaggio del vangelo, un taumaturgo che volendo aumentare i suoi poteri offrì dei soldi a Simon Pietro per ottenere il dono della guarigione. Nel concreto la simonia significava che molti ecclesiastici, anche di alto rango, pagavano per ottenere le loro nomine, ma anche i proprietari delle chiese private avevano l’abitudine di vendere l’investitura della propria chiesa privata. Chi acquistava il titolo ecclesiastico, per recuperare il proprio denaro, avrebbe dovuto rivendere funzioni e sfruttare sacramenti. L’età della riforma fu un periodo che vide l’Impero ed il papato uniti nella volontà di riformare i costumi ecclesiastici, macchiati da simonia e clerogamia, che creavano un forte sconcerto nei fedeli, suscitando il rifiuto di ricevere la somministrazione degli uffici sacri da parte di clero che veniva giudicato corrotto. Tra gli iniziatori di questa riforma vi è la figura dell’imperatore Enrico III il quale intervenne sul papato con intenti moralizzatori continuando il tradizionale compito imperiale d controllare il buon funzionamento della Chiesa Enrico III depose una serie di papi romani ed elesse dei prelati tedeschi a lui più fedeli come Clemente II e Leone IX, pensando di risolvere la situazione di crisi morale del papato. Roma però non fu totalmente supina a questi interventi e, presso la chiesa di Roma, cominciarono a venire elaborate delle teorie alternative come quelle dell’Universalismo di Roma e del Primato di Pietro, grazie anche al pensiero di grandi intellettuali e teologi come San Pier Damiani ed Umberto di Silva Candida. La riforma appariva comunque quanto mai necessaria per pressioni laicali e popolari, ad esempio a Milano si era diffuso un movimento denominato pataria che era fortemente critico dei confronti del clero simoniaco; le pressioni non furono soltanto da parte dei fedeli ma anche da parte di quel monachesimo riformato più rigoroso, come quello cluniacense o quello rappresentato da figure di eremiti, come Romualdo di Ravenna e Giovanni Gualberto, fondatori di due comunità diventate poi ordini: Camaldoli e Vallombrosa. Roma non poteva obiettivamente trascurare queste pressioni che avevano agli occhi dei fedeli un grande valore. Nel 1046 Enrico III depose ben tre papi romani ed impose un vescovo tedesco che assunse il nome di Clemente II e che importò a Roma il modello della chiesa imperiale, già presente nell’Italia padana. Inizia quindi una serie di papi tedeschi portatori di un rigore morale nuovo. Questi papi fecero applicare delle procedure nuove sottolineando il primato della sede di Roma, il che significò anche arrivare ad un punto di rottura con la Chiesa d’Oriente  nel 1054 infatti ebbe luogo lo scisma del patriarca della Chiesa di 5 29 marzo 2021 abatiam facere et e contra, divitem episcopatum dividere et inopes unire.» dall'altra parte, dividere le diocesi ricche e unire quelle povere. VIII «Quod solus possit uti imperialibus insigniis.» Che Egli solo può usare le insegne imperiali. IX «Quod solius pape pedes omnes principes deosculentur.» Che solo al Papa tutti i principi devono baciare i piedi. X «Quod illius solius nomen in ecclesiis recitetur.» Che solo il Suo nome sia pronunciato nelle chiese. XI «Quod hoc unicum est nomen in mundo.» Che il Suo nome è il medesimo in tutto il mondo. XII «Quod illi liceat imperatores deponere.» Che ad Egli è permesso di deporre gli imperatori. XIII «Quod illi liceat de sede ad sedem necessitate cogente episcopos transmutare.» Che ad Egli è permesso di trasferire i vescovi secondo necessità. XIV «Quod de omni ecclesia quocunque voluerit clericum valeat ordinare.» Che Egli ha il potere di ordinare un sacerdote di qualsiasi chiesa, in qualsiasi territorio. XV «Quod ab illo ordinatus alii eclesie preesse potest, sed non militare; et quod ab aliquo episcopo non debet superiorem gradum accipere.» Che colui che Egli ha ordinato può dirigere un'altra chiesa, ma non può muovergli guerra; inoltre non può ricevere un grado superiore da alcun altro vescovo. XVI «Quod nulla synodus absque precepto eius debet generalis vocari.» Che nessun sinodo sia definito "generale" senza il Suo ordine. XVII «Quod nullum capitulum nullusque liber canonicus habeatur absque illius auctoritate.» Che un testo può essere dichiarato canonico solamente sotto la Sua autorità. XVIII «Quod sententia illius a ullo debeat retractari et ipse omnium solus retractare possit.» Che una Sua sentenza non possa essere riformata da alcuno; al contrario, Egli può riformare qualsiasi sentenza emanata da altri. XIX «Quod a nemine ipse iudicare debeat.» Che Egli non possa essere giudicato da alcuno. XX «Quo nullus audeat condemnare apostolicam sedem apellantem.» Che nessuno può condannare chi si è appellato alla Santa Sede. XXI «Quod maiores cause cuiscunque ecclesiae ad eam referri debeant.» Che tutte le cause maiores, di qualsiasi chiesa, debbano essere portate davanti a Lui. XXII «Quod Romana ecclesia nunquam erravit nec imperpetuum scriptura testante Che la Chiesa Romana non ha mai errato; né, secondo la testimonianza delle Scritture, mai 6 29 marzo 2021 errabit.» errerà per l'eternità. XXIII «Quod Romanus pontifex, si canonice fuerit ordinatus, meritis beati Petri indubitanter efficitur sanctus testante sancto Ennodio Papiensi episcopo ei multis sanctis patribus faventibus, sicut in decretis beati Symachi pape continetur.» Che il Pontefice Romano eletto canonicamente è senza dubbio alcuno santificato in virtù dei meriti di san Pietro, secondo quanto detto da sant’Ennodio, vescovo di Pavia, confermato da molti santi padri che lo hanno sostenuto, secondo i decreti di san Simmaco papa. XXIV «Quod illius precepto et licentia subiectis liceat accusare.» Che, dietro Suo comando e col suo consenso, i vassalli hanno titolo per presentare accuse XXV «Quod absque synodali conventu possit episcopus deponere et reconciliare.» Che Egli possa deporre o reinsediare vescovi senza convocare un sinodo. XXVI «Quod catholicus non habeatur, qui non concordat Romane ecclesie.» Che colui il quale non è in pace con la Chiesa Romana non sia da considerare cattolico. XXVII «Quod a fidelitate iniquorum subiectos potest absolvere.» Che Egli possa liberare i sudditi dall'obbligo di obbedienza ai principi che hanno imposto il loro potere con la forza. Questo documento provocò delle forti reazioni da parte dell’imperatore tanto che nel 1076 Enrico IV depose Gregorio VII. A quel punto Gregorio VII rispose utilizzando gli stessi principi del Dictatus Papae: sciolse i vassalli di Enrico IV dal vincolo di fedeltà. Questo era per Enrico IV un grande problema e quindi si sottopose ad una penitenza: i tre giorni di penitenza scalzo nella neve a Canossa nel gennaio del 1077 davanti al pontefice, a Matilde di Canossa e Ugo di Cluny, padrino del re. Il papa fu così costretto a perdonare Enrico IV. 7 29 marzo 2021 Nel 1080 Gregorio VII ribadì la scomunica di Enrico IV ed allora Enrico IV fa nominare un antipapa Clemente III. Il 1084 vede un periodo molto difficile per Gregorio VII perché Roma rimase esposta ed i pontefici si trovarono senza appoggi. Gregorio VII fu poi costretto a fuggire e morì a Salerno nel 1085. Dopo la morte di Gregorio VII la lotta per le investiture non ebbe fine, anzi durò ancora per una quarantina d’anni. A Gregorio VII successe prima Vittorio III e poi nel 1087 papa Urbano II. Venne rinsaldata l’alleanza coi normanni e venne concessa l’apostolica legazia sull’isola siciliana: il diritto dei re siciliani di rappresentare il papato in tutta una serie di arti. A questo punto la questione delle investiture si sposta dall’Italia alla Francia e all’Inghilterra. Nel frattempo, mentre Urbano II indiceva vari concili riformatori, si ebbe la proclamazione della Prima Crociata nel 1095 , durante un’assemblea a Piacenza. Quest’invito rivolto alla società cristiana venne anche per cercare di restituire al papato, che si trovava in una fase di difficoltà, un po’ di prestigio, mettendosi a capo di un’iniziativa del tutto nuova e ammantata di grande prestigio. Enrico IV sarebbe stato detronizzato dal proprio figlio Enrico V che avrebbe portato avanti la lotta per le investiture, che a quel punto si era trasformata in un continuo tentativo di raggiungere un accordo sulla questione dell’elezione dei vescovi. Un primo compromesso si raggiunse a Sutri nel 1111 con Enrico V e Pasquale II e fu una soluzione del tutto atemporale, in quanto il papa avrebbe restituito i beni e le funzioni pubbliche ricevuti dalla Chiesa da parte dell’imperatore e l’imperatore avrebbe rinunciato all’investitura dei vescovi. Questo compromesso venne giudicato malissimo da molti prelati, in particolare dai prelati tedeschi, e segnò la fine di tutti quei progetti pauperistici da parte che erano iniziati con la riforma. Contestato e sconfessato questo compromesso passarono altri undici anni perché se ne raggiungesse un altro a Worms, nel 1122, tra Enrico V e Callisto II: con questo compromesso l’imperatore avrebbe rinunciato all’investitura ma avrebbe presenziato all’elezione dei vescovi tedeschi, ai quali avrebbe assegnato le regalie con lo scettro. In Germania l’investitura dei vescovi sarebbe avvenuta prima della consacrazione episcopale, mentre in Italia dopo. CONSEGUENZE Worms significò la restaurazione dell’autorità gerarchica e la tendenza a disconoscere ai laici qualsiasi ruolo ecclesiastico: affermò quella monarchia papale che Gregorio VII aveva iniziato. La riforma dell’XI sec portò quindi   Al centralismo romano, il papa divenne un monarca rispetto al resto delle diocesi. Quel primato onorifico divenne qualcosa di fatto  All’affermazione del ruolo monarchico del papato  All’estromissione del laicato dalla chiesa  Alla desacralizzazione del re, che fino ad ora aveva il ruolo di Vicarius Cristi ma che a questo punto viene privato di tutte quelle prerogative sacre che lo avevano caratterizzato prima  Alla diffusione delle eresie, perché il passaggio dalla riforma alla lotta per le investiture lasciò insoddisfatti tutti coloro che avevano motivato anche nel laicato il sostegno del movimento di riforma e con l’affermazione ancora più forte di prima del papato tutta questa volontà di rinnovamento radicale si trasformò in un atteggiamento antiromano ed antigerarchico ed ecco
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved