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Parafrasi canto II Inferno, Appunti di Italiano

Il documento offre la parafrasi del secondo canto dell'Inferno di Dante Alighieri

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 05/03/2023

Pucci_Simone
Pucci_Simone 🇮🇹

43 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Parafrasi canto II Inferno e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 1. Proemio alla I cantica 2. Timori e dubbi di Dante 3. Conforti di Virgilio: la discesa di Beatrice nel Limbo 4. Conforti di Virglio: Beatrice spiega il perchè della sua venuta 5. Dante si rinfranca Il giorno se ne andava ed il cielo scuro toglieva gli esseri animati che sono in terra dalle loro fatiche; e solo io mi apprestavo a sostenere sia la battaglia del cammino, sia (quella) dell’angoscia, la quale sarà riferita dalla memoria. O muse, o alto ingegno, ora aiutatemi; o memoria che annotasti ciò che io vidi, qui il tuo valore sarà messo alla prova. Io proruppi: “Poeta che mi guidi, guarda se la mia capacità/virtù è sufficiente, prima che tu mi affidi all’arduo viaggio. Tu dici che il padre di Silvio (Enea), essendo ancora in vita, andò nel mondo eterno, e vi stette con il corpo. Però, se Dio fu a lui favorevole, fu perchè stava pensando all’importante conseguenza che da lui sarebbe stata provocata, e questi (Enea) non sembra indegno ad un uomo di sapere; che fu eletto dal padre per giungere nell’empireo per la santa Roma ed il suo impero: la quale ed il quale, a dir la verità, furono stabiliti come il luogo santo dove siede il successore del grande Pietro. Per questo viaggio al quale tu dai vanto, egli intese cose che furono il motivo della sua vittoria e dell’autorità papale. Vi andò poi San Paolo, per recare aiuto a quella fede che è il principio della via per la salvezza. Ma io, perchè devo andarci? O chi lo concede? Io non sono Enea nè Paolo; per questa cosa nè io mi reputo degno nè gli altri mi reputano degno, Perchè, se mi lascio indurre al cammino, temo che la mia venuta sia superba. Sii saggio; capisci meglio di quanto io non dica.” E come è colui che non vuole ciò che (prima) ha voluto e cambia idea con l’avvento di nuovi pensieri, in maniera tale che si distoglie da quello che voleva all’inizio, così mi feci io in quel luogo oscuro, perchè, ripensandoci, condussi a termine l’impresa che all’inizio fu tanto ardua. “Se io ho ben inteso il tuo discorso” rispose l’ombra di quel magnanimo “la tua anima è offesa da pusillanimità; la quale molte volte pervade l’uomo così che lo allontana da una onorata impresa, come quando una bestia scambia per pericolo un’ombra/ come fa una bestia spaventandosi vedendo una falsa veduta. Affinchè tu ti liberi da questo timore, ti dirò perchè io venni e ciò che intesi nel primo momento in cui mi dolsi (sentii dolore) per te. Io ero tra coloro che sono sospesi, e una donna mi chiamò, era beata e bella a tal punto che io le chiesi di comandar (mi). I suoi occhi rilucevano più di una stella/della stella del mattino; e mi cominciò a dire soavemente e pacatamente, con una voce angelica nel suo favellare (parlare): “O anima gentile mantovana, di cui la fama ancora dura nel mondo, e durerà quanto il mondo dura/ la farà andare lontano, il mio amico, non del caso (che mi amò disinteressatamente), sul pendio deserto è messo così in difficoltà nel cammino che si è voltato per la paura; e temo che si sia già smarrito così tanto a tal punto che io mi sia levata tardi al soccorso, a motivo di ciò che ho udito nel cielo riguardo a lui. Ora muoviti e con il tuo parlare forbito/elegante/adornato e con ciò che è necessario alla sua sopravvivenza, aiutalo, cosicchè io ne sia consolata. Io sono Beatrice, colei che ti fa andare; vengo dal luogo dove desidero tornare; mi spinse l’amore, che mi fa parlare. Quando sarò dinanzi al mio signore, spesso mi grazierò/vanterò di te davanti a lui.” Allora tacque, e poi cominciai io: “O unica donna di virtù/ o donna dalla
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