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Parafrasi del "Saul" di V. Alfieri, Appunti di Letteratura Italiana

Parafrasi dell'opera il "Saul" di Vittorio Alfieri

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 29/08/2018

marco-baccani
marco-baccani 🇮🇹

4.4

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Scarica Parafrasi del "Saul" di V. Alfieri e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! SAUL PARAFRASI ATTO I Scena Prima DAVID: Onnipotente Dio, vuoi tu che io ponga qui il freno al cammino verso il quale tu mi hai spinto? Io starò qui. Questi sono i monti di Gelboè, ora campo di battaglia dove combattono i Filistei. Ah! Potessi oggi ottenere la morte da mano nemica. Devo invece aspettarmela da Saul. Ah! Crudo e ingrato Saul. Che mi perseguiti per le caverne e per i monti, senza darmi tregua. David era il tuo soldato più valoroso, in me avevi riposto ogni fiducia, mi avevi scelto come sposo per tua figlia Micol. Mi chiesi 200 teste nemiche affinché potessi sposare tua figlia e io te ne portai 400. Ma ben vedo che Saul non è in se stesso da molto tempo: Dio l’ha lasciato in preda ad uno spirito malvagio. Oh cielo! Poveri noi! Cosa siamo se Dio ci lascia soli? Notte, lascia spazio al sole fecondatore di luce e vita. Egli oggi deve essere testimone di un’impresa gloriosa. Tu, Gelboè, sarai famoso fino alle generazioni del più lontano futuro, che diranno:” in questo luogo, David ha consegnato se stesso a Saul”. Esci, Israèl, dalle tue tranquille tende dell’accampamento; esci, re: t’invito a vedere oggi, se io sono ancora capace di combattere in una battaglia campale. Esci, Filiste malvagia; esci e vedrai se la mia spada uccide ancora. Scena seconda GIONATA: Oh! Quale voce risuona? Ascolto una voce, che il mio cuore conosce. DAVID: Chi viene? Facesse subito giorno! Non vorrei mostrarmi come fuggitivo. GIONATA: Chi sei? Che fai intorno alla tenda del re? Parla DAVID: Mi sembra Gionata. Coraggio. Guerriero, viva Israèl, sono io. Tu mi conosci. GIONATA: Cosa ascolto? Ah David solo tu puoi rispondermi cosi. DAVID: Gionata.. GIONATA: Oh cielo! David, amico mio.. DAVID: Oh gloria a te! GIONATA: Sarà vero che tu sia qui a Giolboè? Non temi mio padre? Io tremo per te. DAVID: Cosa vuoi? Io vedi e affrontai da vicino la morte mille volte. Da molto tempo fuggii prima all’ira di tuo padre, ma per un uomo coraggioso il solo timore equivale alla morte. Io non lo tempo più: sarà David colui che starà in sicurezza dentro la foresta? Posso prendermi cura della mia vita mentre voi combattete i vostri nemici? Io vengo per morire. Fra le armi, in campo, per la patria, da uomo forte e coraggioso. Anche per Saul, che pretende ora la mia morte. GIONATA: Oh David pieno di virtù! Tu sei certamente l’eletto di Dio. Dio che ti installa nel cuore sovraumani sentimenti, per fare in modo che tu venissi fino a qui, Dio ti diede una scorta dal cielo. Eppure come ti presenterai ora al re? Egli ti crede fra le schiere dei nemici, oppure finge. Egli ti accusa di essere un traditore ribelle. DAVID: Egli purtroppo, mi obbligava a rifugiarmi tra i miei nemici. Ma se egli impugnano le armi contro di lui, io le impugno per lui finché non saremo vincitori. Egli mi deve dara la mia iniziale ricompensa; odio e morte. GIONATA: Povero padre, al suo fianco c’è chi lo inganna. È il vile e perfido Abner, che gli sta come falso amico sempre intorno. Lo spirito maligno, che si è impossessato del suo cuore, lascia pochi istanti di tregua a Saul; Abner invece non cessa con i suoi inganni. Solo lui è ascoltato da amato, perché egli è il suo amato: un lusingatore maligno, che supera poche virtù, la dipinge a Saul come una persone traditrice. Ma le mie parole e della tua sposa, con il padre, sono invane. DAVID: Oh la mia sposa. Che dolce nome! Dov’è Micol? Mi ama ancora, malgrado il duro e crudele padre? GIONATA: Oh se ella ti ama ancora? È nell’accampamento anche lei! DAVID: Oh cielo, potrò vederla? Oh gioia! Ora è nell’accampamento? GIONATA: Il padre ebbe pietà di lei; non volle lasciarla sola nel suo dolore nella reggia, e lei porta qualche sollievo al padre, sebbene sia sempre triste. Da quando sei lontano la nostra è la casa del pianto. DAVID: Oh mia sposa amata! Il tuo dolce aspetto toglierà ogni angoscia passata, toglierà ogni pensiero di pericolo futuro. GIONATA: Ah se l’avessi vista! Da quando ti ha perso, ogni oggetto faceva crescere il suo dolore, sui capelli spettinati c’era la cenere nei capelli, e sulle guance scavante c’era pianto e pallore. Rimase muta e con il cuore tremante. Di giorno, si inginocchia di fronte al padre mille volte e fra i singhiozzi dice: “Ridammi il mio David, tu già me l’hai dato in sposo”. Si strappa le vesti, bagna con le lacrime le mani del padre e anche lui piange. Chi non piange? Abner, solo lui. E comanda, ce tutta dolorante, venga strappata ai piedi del padre. DAVID: Oh vista, ma cosa mi racconti? GIONATA: Magari non fosse vero! Con il tuo allontanamento sparì la pace, la gloria e il coraggio che gli Ebrei avevano in battaglia: i cori d’israèle erano avviliti. Il Filisteo, che sembrava debole quando tu comandavi l’esercito ebraico, è diventato un avversario fortissimo, da quando non sei più il comandante: e adesso soffriamo le minacce, gli insulti e gli scherni, asserragliati nelle nostre trincee. Cosa ti stupisce? Agli Istraeliti manca quel David, che è insieme la loro speranza e la loro saggezza. Io, senza la tua guida sento debole la mia destra. Ora che tu sei lontano vedo spesso la mia vita in pericolo.. ora non mi sembra combattare più per il mio signore, per mio padre, per la sposa e per i figli. Tu mi sei più caro di tutte queste cose. DAVID: Mi hai più di quanto io meriti. Ama Dio così. GIONATA: (Parafrasi già fatta nella simulazione) DAVID: Si vuole forse nascondere l’opera di un uomo valoroso? Saul mi vedrà prima del nemico. Io ho la possibilità di confondere ogni cuore più indurito e affrontare prima l’ira del re e poi l’ira delle spade dei miei nemici. Cosa dirà se mi piego a lui come suo servo? Io, sposo di tua figli, ti chiedo perdono di colpe mai commesse: io, tuo primo difensore, in pericolo mortale, mi offro a te come compagno, protezione e vittima. Samuele in Rama, mi accolse, è vero, e mi parlò come padre e sospirò tra le mie braccia. Egli già da tempo amava Saul come un figlio: ma con quale ricompensa? Samuele mi ordirò di essere fedele al re e di amarlo, e di obbedire ciecamente Dio. Le sue ultime parole sono scolpite dentro il mio cuore e le porterò con me nella tomba come segni incancellabili: “Ah misero Saul! Se non torni in te, scenderà su di te l’ira divina”. Ciò mi disse Samuele. Ti salvo Gionata da questo sdegno celeste. Sarai li, saremo tutti spero, anche insieme a Saul se riuscirà a pacificarsi. Ah guai se Dio scaglia la sua tremenda ira. Spesso tu lo sai, che nell’ira tremenda di avevo dubbi o incertezze. Ma ho perduto ormai la mia giovinezza. Ah, se avessi ancora la protezione della possente mano di Dio. E se ci fosse con me il possente e prode David. ABNER: E chi siamo noi? Senza di lui non possiamo più vincere la guerra? Se io credessi ciò, vorrei che sfoderassi la spada e mi trafiggeresti il cuore. David che era la solo ragione di ogni tua sventura. SAUL: Ah no. Le mie sventure derivano da un’altra causa più terribile. E cosa? Vorresti che cada nella miseria? Se io non fossi padre, come purtroppo lo sono, vorrei solo gloria, vittorie e regno? Mi sarei già scagliato precipitosamente tra i nemici, avrei già posto fine alla mia terribile vita, che sto vivendo. Quanti anni sono che non compare sul mio volto un sorriso? I miei figli, che tanto amo, quando mi accarezzano, cresce nel mio cuore un forte sentimento di ira. Sono sempre fiero, impaziente, arrabbiato e agitato. Spiaccio a me stesso e agli altri. Desidero far guerra in pace e in guerra pace. Ho il sospetto che in ogni calice ci sia del veleno. I tappeti provenienti da Assiria mi sembrano trasformati in pungenti spini; provo angoscia durante il sonno e faccio sogni terribili. Cosa più? Cosa credevi? La tromba di guerra provoca in me spavento. Terribile spavento è la tromba per Saul. Ormai la casa di Saul è priva del suo splendore, vedi se ormai Dio sta dalla mia parte. E tu, tu stesso, sei per me leale amico, cugino, possente guerriero, e mio difensore. Ma anche un bugiardo vile di corte, invidioso, astuto nemico e traditore. ABNER: Ora che sei del tutto padrone di te stesso ti viene in mente ogni cosa passata. Ogni tumulto del tuo cuore deriva dai profeti di Rama. Chi ti incoraggiava ad essere lontano da Dio? Samuele, l’audace, torbido, astuto, ambizioso vecchio sacerdote a cui facevano eco gli altri sacerdoti di Rama. Sul tuo capo brillava la corona regale che egli osservava con sguardo invidioso e credeva fosse sua. La teneva quasi sulla sua testa bianca canuta; quando il popolo di Israele ha reso vani i suoi desideri e ha scelto te. Solo questo è il tuo delitto. E per questo Dio si allontanò da te quando tu smettesti di essere il suo sottomesso. All’inizio questo ti turbava il senno: Dio parla e David compiva l’opera. Io non nego la sua bravura nelle armi, ma egli è sempre stato il servo di Samuele. Ed era più propenso all’altare che al campo. Di braccio era un guerriero, ma di cuore era un sacerdote. Guarda la realtà come effettivamente è. Io provengo dalla tua stirpe. Di ogni tua gloria, Abner ne è glorioso. Ma David non può alzarsi se Saul lo calpesterà prima. SAUL: David? Io lo odio. Ma l’ho dato in sposa mia figlia, tu non lo sai! Quando ero giovane, un comune cittadino lontano dal trono e da ogni suo pensiero la notte mi chiamava una voce divina, quella di Dio; ora, da più notti, quella stessa voce è diventata tremenda, mi respinge e tuona come un’onda tempestosa: “Esci Saul, esci”. Samuele, venne prima in sogno, perché prima mi voleva come Dio d’Israele; ora, lo stesso Samuele, lo rivedo in un aspetto completamento diverso. Io su una cupa e orribile valle, lui seduto su un raggiante monte e ai suoi pieni si trova David in ginocchio e gli unge il capo con l’olio sacro del Signore; con l’altra mano, lunga ben 100 cubiti, si estende sul mio capo e mi strappa la corona dalla testa, e la porge sulla testa di David. Ma ci credi? David si prostra pietoso ai suoi piedi e non vuole riceverla. Ed inizia a piangere, gridare che venga riposta di nuovo sul mio capo. Oh vista! Oh David mio! T’u allora mi sei ancora obbediente? Mi sei ancora genero? E figlio? E mio suddito fedele? E amico? Oh che rabbia! Togliermi la corona dal capo? Tu che tanto osassi, Samuele, trema. Chi sei? Chi abbia soltanto il pensiero, muoia. Ahi lasciami. Che io sto già delirando. ABNER: Muoia, David deve solo morire. E con lui devono morire i sogni, le sventure, le visioni e i terrori. Scena Seconda GIONATA: Sia pace con il re. MICOL: E Dio sia con il padre. SAUL: Con me c’è sempre il dolore. Mi svegliavo oggi, prima del solito, in lieta speranza.. ma essa sparì già, come la nebbia nel deserto. Figlio mio, quale piacere dà continuare la battaglia? Temere la sconfitta è che peggio che subirla. Ci sia pure la sconfitta. Oggi si combatterà, io voglio che sia così. GIONATA: Oggi si vincerà. Riprendi la speranza, padre: in te non scesa mai più ragionevolmente la speranza. Rasserena il volto: ho la vittoria nel cuore. Il campo sarà coperto del cadavere dei nostri nemici. E lasceremo questi corpi come esca per i corvi. MICOL: Noi torneremo a breve nella stanza quiete entro la nostra casa. Tu seduto lieto nel tuo letto, vorrai restituire alla vita tua figlia ridandole lo sposo. SAUL: Cosa? Tu non cessi mai di piangere? Sono questi i dolci argomenti che dovrebbero allietare la mente stanca e inaridita di Saul? Tu mi darai sollievo in questo modo? Figlia del pianto vai via, esci, lasciami, spostati. MICOL: Infelice me! Non vorresti che io piangessi? Padre chi mi tieni l’anima immersa nel pianto se non tu? GIONATA: Zitta, vuoi far dispiacere il padre? Saul rallegrati: in campo c’è aria di guerra, di vittoria: con quest’alba una forte volontà di combattere si spande per tutto il campo d’Israele deve diffondersi dal cielo. Nel tuo cuore coraggioso arriverà sicuramente la vittoria. SAUL: Tu forse vorresti rendermi partecipe della tua folle gioia? Quale vittoria? Quale spirito? Dovrete piangere tutti. Oggi, l’antica quercia sarà abbattuta e perciò rivolgerà le sue consumate radici a quell’aria nella quale aveva dispiegato i suoi rami. Tutto è pianto, tempesta, sangue e morte. Le vesti squarciate, le chiome si cospargeranno della cenere dei vili. Si questo è il giorno della fine, il giorno estremo. ABNER: Già più volte te lo dissi. Il suo aspetto inopportuno fa crescere in te doppie angosce. MICOL: E cosa? Noi lasceremo mai il nostro amato genitore? GIONATA: Solo tu pretendi di essere al suo fianco? Che venga lasciato nelle tue mani? SAUL: Che sarà? Sulla faccia dei miei figli c’è lo sdegno? Chi li oltraggia? Tu Abner? Questi sono sangue del mio sangue, non lo sai? Zitto e ricorda… GIONATA: Ah certo noi siamo del tuo stesso sangue e daremo tutto il nostro sangue per te. MICOL: O padre, do ascolto solo ai miei sentimenti personali quando ti chiedo di ridarmi il mio sposo? Ti chiedo colui che è il tuo valoroso difensore, la forza d’Israele, il profondo terrore dei Filistei. Nelle tue ore di dolore piene di inquiete visioni e di tristi presagi non era David che ti porgeva sollievo con il suo canto celeste? Ora dimmi: non era lui il raggio nelle tue tenebre? GIONATA: E io, tu lo sai, io cingo la mia spada al tuo fianco ma dov’è la mia spada se i rumorosi passi di David non mi affiancano? Si parlerà di guerra se David fosse qui? La guerra sarà vinta. SAUL: Oh tempi lontani! I miei giorni gloriosi erano piene di vittorie liete! Ecco, si presentano schierati nella mente le mie vecchie vittorie. Io ritorno dal campo, cosparso di polvere del campo di battaglia e di sudore misto a sangue: io passaggio fra i cadaveri dei superbi nemici sconfitti. Al Signore canto le laudi. Al Signore io? Cosa dico? Dio ha le orecchie di ferro quando si innalza la mia voce. Le mie labbra sono mute. Dov’è la mia gloria? Dove sono i miei nemici? GIONATA: Tu avresti tutto in David… MICOL: Ma non è con te David, con la tua spada tu l’hai cacciato, lo volevi morto. David, tuo figlio; la tua opera più bella; docile, modesto, veloce nell’obbedirti, che l’amavi più dei tuoi figli. Ah padre, lascialo! SAUL: Il pianto è sui miei occhi? Sono lacrime insolite che mi escono? Lasciate asciutti i miei occhi.. ABNER: E’ meglio che ritornate nelle vostre tende. A breve ti mostrerò pronto il tuo esercito schierato in ordine di battaglia. Ora vieni e convinciti che nulla è in David. Scena terza DAVID: Tranne l’innocenza. SAUL: Cosa vedo? MICOL: Oh cielo! GIONATA: Cosa fai? Abner: Audace.. GIONATA: Ah padre.. MICOL: Padre egli è il mio sposo, tu me lo hai dato. SAUL: Oh vista! DAVID: Saul, mio re; tu chiedi il mio capo; lo cerchi da molto tempo; ecco io te lo porto, troncalo è tuo. SAUL: Cosa ascolto? Oh David, David! Un Dio parla in te: qui ti porta ora Dio al mio cospetto. DAVID: Si re, quel Dio che già ad Ela che spingeva me, timido e inesperto ragazzo, a combattere contro quel gigantesco Goliatte pieno d’armi: quel Dio, che accumulava vittorie sulle tue tremendi armi. E quel Dio che, imperscrutabile nei suoi disegni, scelse di valersi del mio ignobile braccio per compiere grandi imprese: ora quel Dio mi porta a te con la vittoria. Ora, considerami come preferisci, ossia un semplice guerriero o come un condottiero, se io sono così valoroso. Cada prima il nemico a terra: le nuvole che si raccolgono intorno al tuo trono si dileguino al soffi o del vento di tramontana: quando il nemico sarà morto, me ne ricompenserai poi uccidendomi. Né un passo allora, né un pensiero dovrà costarti la mia morte. Tu, re, dirai: David sia ucciso, e mi ucciderà presto Abner. Non cingerò ne scudo ne spada; nella reggia del mio signore non mi piacciono le armi dove non c’è pazienza, umiltà, amore, preghiere ed innocenza. Io devo, se vuole il mio Dio, morire come tuo figlio e non come nemico. Il primo padre del nostro popolo era pronto a donare suo figlio sul grande monte; non fece alcun cenno o non disse nulla, ma obbedì solamente: in alto era pronta già una mano per trucidarlo, mentre egli baciava l’altra mano del padre. Saul mi diede la vita, e Saul me la toglie: da lui si udì il mio nome, egli lo disperse: egli mi fece grande, ed egli mi fece nulla. SAUL: Oh! Quale folta spessa nebbia quel dir dagli occhi miei anziani mi libera! Oh come mi suona nel cuore! David, tu da valoroso parli, e tu fosti valoroso. Ma tu mi dispregiasti da una cieca superbia. Ti innalzasti sopra di me; rubasti le mie lodi, le esaltazioni a me spettami e farti bello della mia gloria. E pure se io non fossi stato il tuo sovrano, è lecito a un guerriero giovane disprezzare un guerriero anziano? Tu, che sei Chi dovrebbe mostrarsi meno invidioso di Abner, dal momento ch’egli vale così tanto? Il tuo piano è perfetto, da qualunque parti lo osservi. Io e Gionata ci schiereremo davanti la tenda di Saul. Us passerà oltre l’orsa maggiore, Sadoc con mille guerrieri scelti, salirà il poggio. E tu con i tuoi soldati terrai la parte centrale della battaglia. ABNER: Ciò spetta a te, il luogo è di primaria importanza strategica. DAVID: Io mi pongo a te. Il solo ancora non sale: intanto tieni tutto in ordine. Ma non si odano le trombe di guerra perché mancano 4 ore al tramonto del sole. Soffia un vento da ponente, lo senti; il sole negli occhi e la polvere spinta dal vento saranno a nostro favore. ABNER: Dici bene. DAVID: Ora vai; comanda: non sminuire il tuo nome di capitano, che meriti per valore, con subdoli intrighi di corte. Scena seconda DAVID: L’ordine della battaglia è ingegnoso e intelligente. Ma, a che cosa serve la lungimiranza di capitan, se Abner non possiede l’animo dei soldati? Questo manca ad Abner, e ciò invece Dio me lo concede. Oggi si vinca la battaglia e all’arrivo del giorno nuovo è necessario che io abbandoni nuovamente il re, che non trova pace se io sono al suo fianco. Cosa dico? La mia nuova vittoria sarà per me, agli occhi di Saul, una nuova colpa. Scena terza MICOL: Sposo non lo sai? Il padre si era appena alzato dal banchetto e Abner andò da lui per parlargli un instante. Mentre mi spinsi avanti egli uscì. Il re era già diverso da prima. DAVID: Ma come ti sembro? Cosa disse? MICOL: Egli era tutto per noi, piangeva con noi; ci abbracciavamo a vicenda e si andava augurando che da noi nascesse una stirpe di nuovi eroi per dare sostegno alla sua stirpe. Egli sembrava più padre nelle parole, ora apparve più severo di quanto si addica ad un re. DAVID: Sposa non piangere prima del tempo: Saul è il re, e farà di noi ciò che vorrà. Spera che egli non perda la guerra oggi, altrimenti rivolgerà di nuovo il suo crudele pensiero contro di me. E io sarò costretto a tornare al mio stato miserabile, alla fuga e all’affannosa vita. La mia sola e vera morte è lasciarti e lo dovrò fare. Ahi vana speranza! Nozze infelici! Un altro marito ti avrebbe dato una vita più felice ed io invece te la tolgo. Misero me! Non posso darti un’ampia prole perché sono costretto a fuggire e sempre all’esilio. MICOL: No non saremo più divisi, nessuno mi strapperà mai più dal tuo petto. Non ritorno mai più a quell’orribil vita, in cui io ero priva di te: piuttosto preferisco la morte. Io passavo i lunghi giorni in quella casa del dolore sola e triste. E l’oscurità della sera e della notte mi recava orribili visioni. Ora sul tuo capo pendeva la spada del mio crudele padre e udivo la tua voce piena di dolore, tristezza e umiltà, tali da far cessare ogni altro sdegno; anche se la spada di Saul si trafiggeva il cuore. Ora nei segreti nascondigli di un’oscura caverna tu dormivi su dure pietre; e ad ogni piccolo rumore il cuore ti sobbalzava. E ti spostavi in un’altra caverna, e ancora in un’altra senza mai trovare tranquillità e amici. Eri ansioso, stanco, indebolito e oppresso da una vita crudele. Oh cielo! Posso io ritornare alle angosce, ai dubbi e al palpitare? Non ti lascerò mai più. DAVID: Mi strappi il cuore, basta. Questo è il giorno dedicato al sangue e al pianto. MICOL: Oggi non voglio essere ostacolo alla tua guerra. Io per te non temo la battaglia, perché puoi contare su una difesa di sicura consistenza cioè Dio. Temo però che Abner impedisca o guasti la vittoria. DAVID: Cosa? Ti sembra dubbioso che oggi il re mi abbia affidato la guerra? MICOL: Non udii ciò. Era molto arrabbiato e sussurrava in se stesso qualcosa sui sacerdoti traditori; di sconosciuta gente nel campo e di falsa virtù. Parole interrotte, dolorose, oscure e tremende erano rivolte a chi di David è consorte e di Saul figlia. DAVID: Eccolo, si ascolta. MICOL: Giusto Dio! Soccorri oggi il tuo servo: e confondi Abner, illumina Saul, salva il mio sposo e difendi il tuo popolo. Scena quarta GIONATA: Vieni padre amato e dai tregua ai tuoi pensieri: l’aria aperta e pura ti darà ristoro; vieni e siediti tra i tuoi figli. SAUL: Cosa mi dici ? MICOL: Ah padre! SAUL: Chi siete voi? Chi parlò di aria aperta e pura? Questa? Nella mia mente è presente una nebbia fitta, ombra di morte. Oh guarda; avvicinati a me. Lo vedi? Il sole è attorniato da un alone rosso sangue, annunciatore di morte. Ascolti tu il canto degli uccelli, apportatori di sventura? Si diffonde nell’aria un lugubre pianto che mi percuote e mi costringe a lacrimare. Ma cosa ? piangete pure voi? GIONATA: Oh sommo Dio di Israele, hai così distolto la tua protezione da Saul? Lui, il tuo servo lo lasci ora nelle mani di Satana? MICOL: Padre, hai al tuo fianco la tua figlia prediletta: se tu sei felice ella anche è felice; se tu piangi ella piange. Ma perché piangi ora? La gioia è tornata. SAUL: David, vuoi dire. Ah David, perché non mi abbraccia anche lui con i miei figli? DAVID: Ah padre, il timore mi costringe a stare in disparte per non essere molesto. Perché non puoi leggere nel mio cuore? Io sono sempre con te. SAUL: Tu quindi ami la famiglia di Saul? DAVID: Se io la amo? Oh cielo! Gionata è la pupilla dei miei occhi, non conosco alcun pericolo al mondo, ne me ne curo: e non puoi capire quanto io ami la mia sposa. SAUL: E pure stimi molto te stesso. DAVID: Io, stimarmi? In campo mi ritengo un coraggioso soldato e in corte tuo genero. Ma davanti a Dio non sono nulla. SAUL: Tu mi parli sempre di Dio e pure tu sai da molto tempo che l’astuta ira crudele dei sacerdoti mi ha allontanato da Dio. Pronunci il nome di Dio per oltraggiarmi? DAVID: Io lo nomino per dargli gloria. Perché non credi che egli sia più con te? Lui non sta con chi non lo vuole: ma a chi lo prega e chi ripone tutto se stesso in lui, egli non manca mai? Egli ti chiamò sul trono e ti tenne lì: sei suo se solo a lui ti affidi. SAUL: Chi è che parla dal cielo? Avvolto nella veste bianca sacerdotale, è colui che ora schiude il labbro? Vediamo. Eh no. Tu sei un guerriero e cingi la spada. Ora innoltrati e appressati: che io veda se ora mi parli Samuele o David. Di chi è questa spada? Non è lo stessa che io ti diedi. DAVID: E’ questa la spada che io conquistai con la mia fionda. Spada, che pendeva tagliente sul mio capo ad Ela e vidi balenarmi davanti agli occhi un orribile lampo di morte per mano del gigante Golia. Egli lo stringeva ma il sangue a terra non era il mio ma era il suo. SAUL: Non fù la spada che era appesa come cosa sacra sull’altare a Nob? Non fù avvolto nel mistico Efod e così tolto alla vista dei non addetti al tempio ? Consacrato in eterno a Dio ? DAVID: E’ vero, ma… SAUL: Dunque, perché ce l’hai tu ? chi ha osato dartelo ? Chi.. DAVID: Io te lo dissi. Io giungevo da fuggitivo verso Nob: perché fuggivo tu lo sai. Io fuggivo senza spada nelle vie piene di gente malvagia ed ogni passo rischiavo la morte. Inchinai umilmente la mia fronte nel tabernacolo dove era presente lo spirito di Dio. Dove questa spada che poteva adattarsi al fianco di un uomo mortale, quest’uomo poteva essere certamente David, io la chiesi al sacerdote. SAUL: Ed egli? DAVID: Me la diede. SAUL: E chi era? DAVID: Achimelech. SAUL: Traditore. Vile traditore. Dov’è l’altare? Oh rabbia, tutti malvagi!!! Tutti traditori. Nemici di Dio; voi siete sacerdoti? Anime malvagie in candide vesti, dov’è lo scudo? Dov’è l’altare? Si abbatta. Dov’è la vittima sacrificale, io voglio ucciderla. MICOL: Ah padre!!! GIONATA: Oh cielo!! Cosa fai? Dove corri? Di cosa parli? Placati. Non c’è più l’altare ne vittima, rispetta i sacerdoti di Dio che sempre ti ascoltano. SAUL: Chi mi trattiene? Chi mi costringe a star seduto? Chi mi resiste? GIONATA: Padre. DAVID: Tu aiutalo, grande Dio di Israele. A te si prostra, io da tuo servo ti scongiuro. SAUL: Mi è stata tolta la pace, il potere, il regno, i figli, l’anima, tutto mi è stato tolto! Ahi Saul infelice, chi ti consola? Chi ti sarà da guida o da appoggio? I tuoi figli sono muti, sono duri e crudeli e del loro vecchio Lasciami, chi è più infelice di me? Io l’ho nascosto così bene che nessun uomo può trovarlo, me ne torno da lui. GIONATA: Oh cielo, il padre è di nuovo turbato, egli non trova mai sonno. MICOL: Misera me, cosa gli dirò? Voglio sottrarmi a ciò. Scena seconda SAUL: Chi fugge al mio venire? Tu, donna? MICOL: Signore. SAUL: Dov’è David? MICOL: Non lo so. SAUL: Non lo sai. GIONATA: Padre. SAUL: Cercalo, vai e portamelo! MICOL: Io rintracciarlo, e dove? SAUL: E il re ti parlò e non l’hai obbedito? Scena terza SAUL: Gionata, mi ami? GIONATA: Oh padre, io ti amo: io da molto tempo considero importante la tua gloria; quindi a certi tuoi impeti come figlio io posso oppormi, e talvolta mi impongo. SAUL: Tu spesso trattieni il braccio del padre ma, quella spada che non lasci immergere nel petto di David, rivolgilo pure contro te stesso. Ora conserva David vivo, re di Israele. Non ascolti la voce dentro il tuo cuore che grida? “David sarà il re” David? Sarà prima ucciso. GIONATA: Dio non ti grida nel tuo cuore con la voce più terribile? “il mio diletto è David, egli è l’uomo del signore.” Non lo manifesta in ogni suo atto? La fera invida rabbia di Abner non diventa muta al suo cospetto? Tu stesso che riprendi il dominio di te stesso, al solo suo apparire non vedi i tuoi sospetti sparire, come la nebbia sparisce con i raggi del sole? E quando in te è presente lo spirito maligno, credi tu allora che io ti trattenga il braccio? Dio te lo trattiene. La spada da te è empiamente snudata contro David, potrebbe appena sfiorargli il petto; e saresti costretto a trarla subito indietro. Tu stesso cadresti ai suoi piedi in lacrime, tu padre pentito che non sei ingiusto. SAUL: Purtroppo hai ragione. David per me è una cosa inspiegabile, la prima volta lo vidi ad Ela ed egli piacque ai miei occhi ma non al mio cuore. Quando inizio ad amarlo un feroce sdegno mi cade addosso e mi divide da lui. Se io lo vedo io lo voglio morto, egli mi disarma, mi riempie di meraviglia, al suo cospetto divento un nulla. Questa certamente è la vendetta per mano di Dio. Ora comincio a conoscerti tremenda mano. Ma cosa? Quale ragione cerco io? Io non offesi mai Dio. Questa è la vendetta dei sacerdoti, egli è uno strumento in mano ai sacerdoti: in Rama egli vide Saul moribondo, egli parlava in nome di Dio, chissà se il santo olio del tabernacolo, dove la mia fronte è stata già unta, non ha già versato sulla testa del traditor David? Forse tu lo sai, parla. Se lo sai, parla. GIONATA: Padre, non lo so: ma se pur lo sapessi io forse non dovrei sentirmi offeso da tutto ciò? Non sono io il tuo primo figlio? Quando sarai morto il trono non è destinato a me? Se io dunque sto in silenzio, chi può lamentarsene? Egli mi supera in coraggio, in virtù, in senno e in tutto: più egli vale più io lo amo. Ora se Dio non diede mai altra prova a David, cosa posso desiderare? Egli è più degno di me, lo proclama condottiero dei suoi sudditi e delle grandi imprese di Dio. Ma intanto io ti giuro che egli è sempre stato un tuo suddito fedele e figlio leale. Ora lascia che Dio disponga del futuro cui mi spetta, ed il tuo cuore nel frattempo è contro Dio e il vero. Non si impunti. Se in Samuel non parlava la potenza divina come avrebbe potuto far tanto per David, con un semplice gesto, un vecchil malato, già prossimo a morire? Tu senti per David quella sconosciuta mistione d’odio e rispetto; al suo nome il campo di battaglia freme (timore da te non conosciuto mai prima)da dove ti viene Saul? Esiste una potenza umana in grado di fare ciò? SAUL: Oh cosa dici? Tu sei il figlio di Saul? Non ti importa nulla del trono? Ma il crudele diritto di chi occupa il trono è sovrano, non lo sai? Distrutta la mia stirpe, strappata dai suoi fondamenti, da colui che usurperà il mio scettro. I tuoi fratelli, i tuoi figli, tu stesso, non rimarrà nulla della mia stirpe. Oh sete insaziabile e malvagia del regno, tu non ce l’hai? Per il regno il fratello uccide il fratello, la madre i figli, la moglie il marito, il figlio il padre. Il trono è pieno di sangue e di ingiustizia. GIONATA: Un uomo si può difendere da un attacco divino? Le minacce e le preghiere possono alleviare l’ira terribile di Dio che abbatte il superbo e passa lievemente sull’umile? Scena quarta ABNER: O re, se io torno davanti a te, prima che scorrano fiumi di sangue del nemico grazie a me, un serio motivo mi spinge a ciò. Il forte David, in cui la vittoria è posta, non c’è chi riesca a trovarlo. Manca un’ora al combattimento stabilito: ascolta, le urla impazienti e coraggiose, le urla dei guerrieri riempire l’aria; e tremare la terra al percuotere degli zoccoli degli impetuosi cavalli: urla, nitriti, gli elmi e le spade risplendere come folgori, e tuoni da mettere coraggio anche al più vile dei soldati. David chi lo vede? Egli non si trova. Ora guarda chi in campo sta al suo posto. Costui che nelle vesti sacerdotali bianche di lino è avvolto, nascosto nel campo, accanto ai Beniamiti si celava tremante. Eccolo, non odi altra ragione che lo guida a tale pericolo. ACHIMELECH: Io dirò la ragione di ciò se l’ira di Dio non me la vieta. SAUL: L’ira del re. Tu dunque la meriti? Machi sei tu? Mi sembra di conoscerti. Appartieni al gruppo menzogniero e superbo dei profeti di Rama? ACHIMELECH: Io vesto l’Efod, io sommo sacerdote, santo ad Aron, che il Signore lo elesse come sacerdote, dopo una lunga serie di altri sacerdoti, io sono il successore, io sto presso l’arca in Nob: l’arca del patto dell’alleanza che tante altre volte stava in mezzo all’accampamento: ora vi appare nascosto, il sacerdote, il sacerdote è una persona estranea dove Saul comanda. Pur lo è dove Israele combatte, se si vince in Dio si vincerà per tutti. Non mi conosci? Quale meraviglia? Conosci te stesso? Hai distolto il tuo cammino dalla strada che conduce a Dio, ti sei allontanato da Dio ed io sono la nel tabernacolo, che è la stanza del grande Dio; là dove, da molto tempo Saul non si vede più. Io sono Achimelech. SAUL: Questo nome mi risuona come quello di un traditore, ora ti riconosco. Al momento opportuno tu giungi al mio cospetto. Ora dimmi, non sei tu colui, che dava asilo all’esiliato David, sicurezza, nutrimento, scampo e armi? E ancora, quali armi! La sacra spada di Golia che appeso in voto a Dio nel tabernacolo, dove tu la toglievi con empia mano. E tu la cingevi a David invece che al tuo re? Tu vieni traditore, nell’accampamento per tradire. Quale dubbio ti affligge? ACHIMELECH: Certamente io vengo a tradirti; poiché io vengo a implorare vittoria da parte delle armi di Dio, che a te la nega. Si sono io che prestai soccorso a David. Ma chi è quel David? Non è egli lo sposo della figlia del re? Non è il più coraggioso fra i più eletti guerrieri? Non è egli il più bello, il più umano, il più giusto dei figli di Israele? Non è egli la tua forza e il tuo coraggio in guerra? Entro la reggia non era lui colui che con il suo canto portava pace nel cuore del Signore? Egli era l’amore delle donzelle, la gioia del popolo, il terrore dei nemici, e colui che io salvai. E tu stesso agli onori di un tempo non lo restituivi? Non lo sceglievi a guidare la battaglia, a portare vittoria nel campo, a rimuovere il timore della sconfitta che Dio ti ha posto nel cuore? Se condanni me condannerai te stesso. SAUL: Da dove deriva la vostra pietà? In voi sacerdoti crudeli è sempre presente la sete di sangue. A Samuel sembrava un grande delitto il fatto che io non abbia ucciso Agag, con lei armi catturato in battaglia. Un potente guerriero di generosa indole e generoso nel prodigarsi per difendere il suo popolo. Misero me!! Egli veniva dinnanzi a me in potenti catene: teneva nobile fierezza, anche se vinto ed insultato e non chiedeva pietà. Egli sembrava pieno di coraggio davanti al fiero Samuel: egli immergeva per ben tre volte con la sua mano sacerdotale, la spada nel suo petto inerme. Sono queste le vostre vili battaglie. Ma, contro il proprio re innalza la superba testa, in voi trova sostegno, scudo e protezione. Vi occupate di tutto tranne del vostro sacro mistero. Chi siete? Chi siete voi? Stirpe malnata, e crudele, che ride dei nostri pericoli al riparo; che siete avvolti nella veste bianca e non avete abilità a combattere; noi che tra il sangue, il terrore e la morte, per le spose, per i figli e per voi stessi viviamo sempre pessimi giorni. Voi siete codardi, meno delle donne oziose con il vile bastone sacerdotale, con profezie preparate ad arte, vorreste fermare le nostre spade, e noi? ACHIMELECH: E tu cosa sei? Sei il re della terra: ma davanti a Dio chi è il re? Saul rientra in te, non sei tutt’altro che polvere. Io non sono nulla per me, ma sono fulmine, turbine e tempesta se Dio scende in me. Quel Dio che ti creò; il quale occhio è vigile su di te. Dov’è Saul? Prendi le parti di Agag e tu prendi la via dell’infedeltà. Dai castigo ad un re perverso e non alla spada del nemico? E una spada ferisce anche se il Signore non vuole? Le vendette di Dio saranno eterne e le affida al Filisteo non meno che ad Israele. Trema Saul, già in alto tra le nubi nere vedo innalzarsi l’angelo della morte con ali di fuoco. Già con una mano snuda, egli ferisce con la spada rovente il capo bianco e ti afferra l’iniqua testa. Trema Saul. Vedi chi ti spinge a morire: costui, questo è Abner, il quale cuore ha sempre sospettato di lui; che da re guerriero ti riduce come un bambino. Tu, folle, dalla tua reggia stai rimuovendo la protezione di Dio. Dov’è la casa di Saul? Nell’acqua, già crolla, già cade e in cenere torna e non c’è più nulla. SAUL: Profeta delle mie sventure, che non sono le tue. Non hai previsto prima di venire nell’accampamento, che qui morirai: io te lo predico. E lo faccio eseguire da Abner. Io mi fido di Abner, ora vai, cambia ogni ordine del crudele David che nasconde un tradimento. Domani si combatterà al nascer del sole, il sole sarà testimone della mia grande vittoria di guerra. Io vedo il pensiero maligno di David, scegliere l’ora del tramonto per attaccare il nemico, come per alludere alla mia vecchiaia. Ma si vedrà. Lo spirito di ogni mio guerriero si sente rinvigorito dalle tue minacce; sono io il comandante domani, per tutto il giorno, per la grande strage che farò, sarà insufficiente. Abner, conducilo e al mio cospetto e che venga ucciso. GIONATA: Oh cielo! Padre, che fai? Padre! SAUL: Taci. Egli venga ucciso e che il suo vile sangue ricada sui filistei. ABNER: La morte è già con lui. SAUL: padre? Egli sta fuori dalla sua reggia tra le sofferenze e gli affanni della guerra: nessuna dolcezza è necessaria al triste vecchio. Resta insieme al suo pianto, al suo dolore e alla sua rabbia. Tu solo riesci a placarlo, tu lo servi e tu solo riesci a tenerlo in vita. Egli mi vuole morto, io invece lo voglio salvo, felice, e vincitore, ma tremo oggi per lui. Tu, prima che sposa, eri figlia; e non ti è concesso amarmi più del dovuto. Anche se io riuscissi a fuggire, cos’altro desideri perora? Non sottrarti al già abbastanza afflitto misero padre. Appena mi metterò in salvo, te lo farò sapere immediatamente; e spero che staremo di nuovo insieme. Ora anche se mi addolora lasciarti, devo farlo. E pure, come posso lasciarti? MICOL: Ahi lasciarmi! Che io ti perda ancora? Posso lasciarti ritornare ai passati dolori, alla vita errante, ai pericoli, alle solitarie grotte? Se io almeno fossi con te allevierei i tuoi mali dividendoli. DAVID: Ti prego, per il nostro amore, se c’è bisogno te lo comando, uno che ti ama come me. Ora non devi ne più seguirmi senza recarmi sicuramente danno. Se Dio mi vuole salvo non devo più indugiar. L’ora avanza e nessuno potrà spiarci dalla tenda e malignamente svelarci. Conosco molto bene questi monti e riuscirò a sottrarmi ad ogni uomo. Ora dammi l’ultimo abbraccio. Dio resti con te e tu rimani con tuo padre, finchè Dio ti ricongiunga al tuo sposo. MICOL: L’ultimo abbraccio? E che io non muoia? Mi sento strappare il cuore dal petto. DAVID: E io? Smettila di piangere. Dio mettimi le ali ai piedi, fammi fuggire rapidamente. Scena seconda MICOL: Egli fugge? Oh cielo! Io lo seguirò. Ma quali possenti catene possono trattenermi? Non posso seguirlo, egli si sottrae alla mia vista. Appena mi alzo, non vuole che io lo segua. Io l’ho perduto un’altra volta. Chissà quando potrò rivederlo? Misera donna, che sposa sei ? che nozze furono le tue? No, non rimarrò mai più al fianco del mio malvagio padre. Io voglio seguirti mio sposo. Pure se io lo seguo lo farò uccidere purtroppo. Come farò a celare il mio procedere lento nella sua rapida fuga? Ma il suono che ascolto è quello delle armi di battaglia? Ascolto bene, il rumore cresce e nell’aria si ode anche il suono di trombe, il correre dei cavalli. Oh cielo! Che sarà? Saul non comandò la guerra prima dell’alba. Chi sa? Il mio Gionata, i fratelli, ohimé! Forse sono in pericolo. Ascolto innalzarsi dalla tenda del padre pianti, urli e gemiti profondi? Misero padre, che io mi appresti ad andare da lui. Oh vista! Egli stesso viene a me in un misero aspetto. Ah padre!! Scena terza SAUL: Ombra arrabbiata e tremenda , fermati, lasciami! Vedimi, mi prostro ai tuoi piedi. Ahi! Dove fuggo? Dove mi nascondo? Oh terribile e feroce ombra, fermati! Ma ella è sorda alle mie preghiere. Mi incalza. Apriti o terra!! Inghiottimi vivo. Ah il crudele sguardo dell’orribile ombra mi fissa. MICOL: Da cosa fuggi? Nessuno ti segue. Oh padre, non mi vedi, non mi riconosci? SAUL: Oh sommo e santo sacerdote, vuoi che io mi fermi qui? Oh Samuele, vero padre mio, tu me lo imponi? Ecco, mi inchino al tuo sovrano comando. Mi ha già incoronato re di Israele, l’ornasti di segni della regalità; togligli ora ogni ornamento regale; ora calpestalo. Ora già vedo pendere sui miei occhi la spada infuocata e tremenda di Dio. Tu che puoi, allontanala, non da me ma dai miei figli. I figli che sono innocenti del mio fallire. MICOL: Oh stato mentale! In cui non l’ho mai visto così. I tuoi occhi non sono più capaci di vedere la realtà. SAUL: Oh gioia! Hai la pace sul volto? Oh Samuele, accetti le mie preghiere? Io dai tuoi piedi mi sollevo, se prima non togli la crudele vendetta dai miei figli. Cosa dici? Oh voce! “David era pure tuo figlio, lo perseguitasti e lo volevi morto” di quale colpa mi accusi? Fermati! Sospendi ora. Dov’è David? Cercatelo, che egli ritoni qui. A suo piacere mi uccida e regni, egli abbia pietà dei miei figli e regni. Ma sei inesorabile? Hai l’occhio tinto di sangue, la mano e la spada infuocata dalle ampie narici spiri una torbida fiamma e contro di me la scagli. Già mi brucia. Dove fuggo? Da questa parte scapperò. MICOL: Come farò a trattenerti e a ricondurti alla realtà? Ah ascoltami, ora sei… SAUL: Ma no, un gran fiume di sangue mi impedisce il passo. Oh vista atroce!! Su entrambe le rive sono ammonticchiati gran quantità di cadaveri uccisi a poco. Tutto è morte, da qui fuggirò. Che vedo? Chi siete voi? ”siamo i figli di Achimelech. Sono io Achimelech. Muori Saul, muori.” Chi grida? Ah lo ricordo: egli gronda di sangue fresco, ed egli si beve il mio sangue. Chi mi trattiene? Chi mi afferra per la testa? Tu Samuele? Cosa disse? Che tra poche ore tutti saremo morti? Solo io sarò con te, ma i figli…dove sono io? Le ombre sparirono tutte all’istante. Cosa disse? Dove sono io? Che fai? Chi sei? Che fragore ascolto? Mi sembra di battaglia, e pure ancora non fa giorno. Si, è il fragore di battaglia. Datemi l’elmo, lo scudo e la lancia, le armi del re, io voglio morire ma in battaglia. MICOL: Padre, che fai? Quietati. Sono tua figlia. SAUL: Voglio le armi. Quale figlia? Ora obbediscimi. La lancia, l’elmo e lo scudo sono i miei figli. MICOL: Io non ti lascio. SAUL: Le trombe di guerra squillano più forte? Presto si vada, a me basta solo la mia spada, là corro, dove sta la morte che io cerco. Scena quarta ABNER: O re infelice!! Dove corri? Questa notte è terribile. SAUL: Ma perché? ABNER: All’improvviso il nemico ci assalì e noi siamo completamente sconfitti. SAUL: Sconfitti? E tu traditore, tu vivi ancora? ABNER: Io? Io vivo per salvarti. Ora qui i Filiastei dilagano, dobbiamo schivare il loro primo violento assalto. Tra poco farà gorno, tu stai quassù più in alto tra i miei pochi soldati, trarrò… SAUL: Che io viva dove il mio popolo muore? MICOL: Vieni, il fragore cresce e si inoltra. SAUL: Gionata, i figli miei fuggono anche loro? Mi abbandonano? ABNER: Oh cielo! I tuoi figli non fuggirono, ahi miseri!! SAUL: Intendo, ora cadono tutti morti… MICOL: I fratelli. ABNER: Non hai più figli. SAUL: Chi altro mi rimane? Tu sola ormai, ma non rimani a me, ormai da lungo tempo ho tutto fermo nel mio cuore ed è giunta la mia ora. Abner, questo è l’ultimo dei miei comandi. Ora conduci mia figlia in un luogo sicuro. MICOL: No padre, mi avvinghierò a te, contro una donna la spada nemica non potrà toccarmi. SAUL: Oh figli!!! Ora taci, non farmi piangere, il re vinto non piange. Abner, vai e salvala. Ma se ella cadesse nelle mani dei nemici non dire che è figlia di Saul ma dì loro che è la sposa di David e la devono rispettare. Vai corri. ABNER: Se io valgo qualcosa sarà salva lo giuro, ma da molto tempo tu pure.. MICOL: Oh padre!! Io non voglio lasciarti. SAUL: Io lo voglio, io sono ancora il tuo re. Passatemi le armi, Abner corri, se è necessario trascinala con la forza. MICOL: Padre, è per sempre? Scena quinta SAUL: Oh figli miei!!! I fui padre, ora sono solo re, non ti restano ne amici ne servi. Sei paga dell’inesorabile ira di Dio? Ma tu resti o spada per l’ultima necessità, tu vieni. Ecco già le grida degli insolenti vincitori, agli occhi già splendono su di me le loro fiaccole ardenti e le mille spade. Empia Filiste mi ritroverai, ma almeno sono morto qui da re.
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